GP2 Discorsi 2003 172

IOANNES PAULUS II



AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE DI:


GIACOMO ALBERIONE


MARCO D'AVIANO


MARIA CRISTINA BRANDO


EUGENIA RAVASCO


MARIA DOMENICA MANTOVANI


GIULIA SALZANO


Lunedì, 28 aprile 2003

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Religiosi e Religiose,
173 Fratelli e Sorelle nel Signore!

1. Sono lieto di ritrovarmi con voi, che avete preso parte ieri alla solenne cerimonia delle Beatificazioni in Piazza San Pietro. Abbiamo la gradita possibilità, questa mattina, di soffermarci ancora una volta a contemplare le meraviglie che Iddio ha compiuto nei nuovi Beati, a voi particolarmente cari. Con affetto saluto ognuno di voi e vi ringrazio per la vostra presenza.

2. Mi rivolgo anzitutto alla numerosa e variegata Famiglia Paolina e a quanti dal Piemonte, dall'Italia e dal mondo hanno voluto rendere onore al beato Giacomo Alberione. Nel cuore di questo eletto sacerdote della Diocesi di Alba rivisse quello dell'apostolo Paolo, conquistato da Cristo e proteso ad annunciarlo quale "Via, Verità e Vita". Attento ai segni dei tempi, Don Alberione non soltanto aprì all'evangelizzazione i moderni "pulpiti" della comunicazione sociale, ma concepì la sua opera come un'azione organica all'interno della Chiesa e al suo servizio. Da questa intuizione sgorgarono in tutto ben dieci Istituti, che continuano con lo stesso spirito l'opera da lui iniziata. Don Alberione dal Cielo aiuti la sua Famiglia ad essere, come egli voleva, "san Paolo vivo oggi".

3. Saluto, ora, i cari Padri Cappuccini e quanti esultano per la beatificazione di Padre Marco d'Aviano, con un particolare pensiero per i pellegrini venuti dall'Austria e accompagnati dall'Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Christoph Schönborn.

Marco d'Aviano è un esempio per la coraggiosa azione apostolica, apprezzata da tutti, e per la preghiera, fedele alla più genuina tradizione francescana e cappuccina. I suoi interventi in campo sociale, sempre finalizzati al bene delle anime, costituiscono un incoraggiamento anche per i cristiani di oggi a difendere e promuovere i valori evangelici. Il beato Marco d'Aviano protegga l'Europa, perché possa costruire la sua unità non trascurando le comuni radici cristiane.

4. Mi dirigo, poi, con affetto alle Figlie spirituali di Maria Cristina Brando, che hanno ricevuto dalla fondatrice un impegnativo programma di vita e di servizio ecclesiale: quello cioè di unirsi a Cristo che si immola per l'umanità nell'Eucaristia, e di trasfondere poi il loro amore verso Dio nell'umile e quotidiano servizio ai fratelli bisognosi.

La Vergine Maria, alla cui protezione la nuova Beata volle affidare le Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato, vegli sempre su voi, carissime Religiose, affinché, mantenendo integro il vostro carisma, possiate condividere la preziosa eredità ricevuta con le nuove generazioni.

5. Mi unisco, inoltre, alle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e a tutti coloro che si rallegrano per la beatificazione di Madre Eugenia Ravasco. Sentitasi chiamata a "fare del bene per amore del Cuore di Gesù", la nuova Beata si trasformò in apostola ardente e infaticabile, in educatrice zelante dei giovani in particolare delle ragazze, alle quali non ebbe timore di proporre mete alte di vita cristiana. Raccomandava agli educatori di seguire la "pedagogia dell'amore", e additò come elementi da non trascurare nella formazione della gioventù il rispetto sommo dell'alunno e della sua libertà, la discrezione, la comprensione, la gioia e la preghiera. Amava ripetere che insegnare è compiere una missione evangelica. Dal Cielo Madre Eugenia continui a sostenere quante proseguono la sua benefica opera nella Chiesa.

6. Con viva cordialità saluto voi, carissime Piccole Suore della Sacra Famiglia, che esultate per l'elevazione alla gloria degli altari della vostra cofondatrice, Madre Maria Domenica Mantovani. Saluto i fedeli della diocesi di Verona, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Flavio Roberto Carraro, come pure i pellegrini provenienti da diverse regioni d'Italia e da varie parti del mondo.

Alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret, Maria Domenica Mantovani, seguendo il fondatore, il beato Giuseppe Nascimbeni, volle fare di se stessa un dono totale a Dio per il bene dei fratelli. Da lei apprendete, carissimi, a rispondere con prontezza alla voce di Dio, che chiama ogni battezzato a tendere alla santità nelle ordinarie circostanze della vita d'ogni giorno.

7. Il mio pensiero va, infine, a voi, carissimi Fratelli e Sorelle che esultate per la beatificazione di Giulia Salzano, e specialmente alle Suore Catechiste del Sacro Cuore, da Lei fondate. Con indomito coraggio, la beata Salzano seppe indirizzare la sua azione educativa a tutte le categorie di persone, senza distinzione di età, ceto sociale, professione, anticipando in un certo senso le istanze della nuova evangelizzazione additate alla Chiesa dal Concilio Vaticano II.

174 Auguro a voi, suoi figli e figlie spirituali, di percorrere con gioia le orme da lei tracciate, pronte ad affrontare ogni sacrificio pur di portare a compimento la missione che Iddio vi affida.

8. Carissimi Fratelli e Sorelle! Questi nuovi Beati aiutino tutti voi a "prendere il largo" (cfr
Lc 5,4), fidandovi, come essi hanno fatto, delle parole di Cristo. E la Vergine Maria, che ognuno dei sei Beati ha teneramente venerato, vi aiuti a portare a compimento l'opera in voi iniziata dallo Spirito Santo.

Con questi sentimenti e auspici, vi benedico di cuore, insieme con le vostre comunità, le vostre famiglie e le persone a voi care.


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA


Martedì, 29 aprile 2003




Signor Cardinale,
cari Membri della Pontificia Commissione Biblica!

1. Con molta gioia vi accolgo in quest'incontro che si svolge in occasione della vostra annuale sessione romana di lavoro, nella quale portate a progressiva e organica maturazione le ricerche che ognuno ha compiuto. Ringrazio il Card. Joseph Ratzinger, che ha voluto farsi interprete dei comuni sentimenti.

Due motivi rendono quest’incontro particolarmente caro: la ricorrenza del centenario dell'istituzione della vostra Commissione e il tema al quale state lavorando in questi anni. La Pontificia Commissione Biblica serve la causa della Parola di Dio secondo gli obiettivi che le sono stati fissati dai miei predecessori Leone XIII e Paolo VI. Essa ha camminato con i tempi, condividendone disagi e ansie, preoccupandosi di individuare nel messaggio della Rivelazione la risposta che Dio offre ai gravi problemi che di epoca in epoca turbano l’umanità.

2. Uno di questi è l'oggetto della vostra attuale ricerca. L’avete riassunto nel titolo "Bibbia e morale". E’ sotto gli occhi di tutti una situazione che ha del paradossale: l'uomo di oggi, deluso da tante risposte insoddisfacenti alle fondamentali domande del vivere, sembra aprirsi alla voce che proviene dalla Trascendenza e si esprime nel messaggio biblico. Contemporaneamente però egli mostra sempre più insofferenza alle richieste di comportamenti in armonia con i valori che da sempre la Chiesa presenta come fondati nel Vangelo. Si assiste allora ai più vari tentativi di slegare la rivelazione biblica dalle proposte di vita più impegnative.

A questa situazione l'ascolto attento della Parola di Dio ha risposte da dare, che trovano la loro espressione piena nell’insegnamento di Cristo.

Cari Professori e studiosi, desidero confortarvi nella vostra fatica, assicurandovi che essa è quanto mai utile per il bene della Chiesa. Perché i frutti del vostro lavoro siano abbondanti, vi assicuro la mia preghiera e vi accompagno con l’Apostolica Benedizione.

175                                                                    Maggio 2003


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI


Venerdì, 2 maggio 2003

Signor Presidente,

Distinti Membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali,

Sono lieto di salutarvi in occasione della vostra Nona Sessione Plenaria ed estendo i miei migliori auspici al vostro lavoro durante questi giorni di discussione incentrati sul tema del "governo della globalizzazione". Sono fiducioso che la perizia e l'esperienza che ognuno di voi apporta a questo incontro aiuteranno a gettare luce sul modo migliore per guidare e disciplinare la globalizzazione a beneficio dell'intera famiglia umana.

In effetti, i processi mediante i quali capitali, beni, informazioni, tecnologie e conoscenze oggi vengono scambiati e circolano in tutto il mondo spesso eludono i meccanismi tradizionali di controllo messi in atto dai Governi nazionali e dalle agenzie internazionali. Gli interessi particolari e le domande del mercato spesso prevalgono sulla preoccupazione per il bene comune. Questo tende a lasciare i membri più deboli della società senza una protezione adeguata e può costringere interi popoli e culture a una ardua lotta per la sopravvivenza.

Inoltre è preoccupante assistere a una globalizzazione che inasprisce le condizioni dei bisognosi, che non contribuisce in modo sufficiente a risolvere situazioni di fame, povertà e disuguaglianza sociale, che non salvaguarda l'ambiente naturale. Questi aspetti della globalizzazione possono suscitare reazioni estreme, portando al nazionalismo eccessivo, al fanatismo religioso e perfino ad atti di terrorismo.

Tutto questo è ben lontano dal concetto di una globalizzazione eticamente responsabile capace di trattare tutti i popoli come interlocutori paritari e non come strumenti passivi. Pertanto, non possono esservi dubbi sul bisogno di linee guida che collochino la globalizzazione saldamente al servizio dello sviluppo umano autentico - lo sviluppo di ogni persona e di tutta la persona - nel pieno rispetto dei diritti e della dignità di ognuno.

Appare quindi evidente che il problema non è la globalizzazione di per sé. Piuttosto, le difficoltà nascono dalla mancanza di meccanismi efficaci per darle una giusta direzione. La globalizzazione deve essere inserita nel contesto più ampio di un programma politico ed economico che miri al progresso autentico dell'intera umanità. In tal modo, servirà l'intera famiglia umana, non apportando più benefici solo a pochi privilegiati ma promovendo il bene comune di tutti. Così, il vero successo della globalizzazione sarà valutato nella misura in cui permetterà a ogni persona di godere dei beni fondamentali che sono l'alimentazione e la casa, l'educazione e il lavoro, la pace e il progresso sociale, lo sviluppo economico e la giustizia. Non è possibile raggiungere questo obiettivo senza la guida della comunità internazionale e una regolamentazione adeguata da parte delle istituzioni politiche di tutto il mondo.

In effetti, nel mio Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2003, ho osservato che è giunto il tempo "nel quale tutti devono collaborare alla costituzione di una nuova organizzazione dell'intera famiglia umana" (n. 6), un'organizzazione che sia in una posizione tale da poter far fronte alle nuove esigenze di un mondo globalizzato. Questo non significa creare uno "super-Stato globale", ma continuare il processo già in corso per accrescere la partecipazione democratica e promuovere la trasparenza e la responsabilità politica.

La Santa Sede è pienamente consapevole delle difficoltà di ideare meccanismi concreti per la giusta regolamentazione della globalizzazione, non ultimo a causa della resistenza che tale regolamentazione riscontrerebbe in certe sfere. Tuttavia, è fondamentale che si compia un progresso in tale direzione, e che ogni sforzo si basi sulle immutabili virtù sociali della verità, della libertà, della giustizia, della solidarietà, della sussidiarietà e, soprattutto, della carità, che è la madre e la perfezione di ogni virtù cristiana e umana.

176 Cari Membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, vi ringrazio anticipatamente per il discernimento che il vostro incontro apporterà alla questione presa in esame, e prego affinché lo Spirito Santo guidi e illumini le vostre deliberazioni. A tutti voi imparto con gioia la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e forza nel Signore Risorto.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SPAGNA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Aeroporto Internazionale di Madrid-Barajas

Sabato, 3 maggio 2003




Maestà,
Signori Cardinali,
Signor Presidente e distinte Autorità,
Signori Vescovi,
Carissimi Fratelli e Sorelle,

1. Con intensa emozione giungo di nuovo in Spagna nel mio quinto Viaggio Apostolico in questa nobile e amata Nazione. Saluto molto cordialmente tutti, coloro che sono qui presenti e quanti seguono questa cerimonia attraverso la radio o la televisione, rivolgendo loro con molto affetto le parole del Signore risorto: "La pace sia con voi".

Auspico per ognuno la pace che solo Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ci può dare; la pace che è opera della giustizia, della verità, dell'amore, della solidarietà; la pace di cui i popoli beneficiano solo quando seguono i dettami della legge di Dio; la pace che fa sentire gli uomini e i popoli fratelli gli uni degli altri.

La pace sia con te, Spagna!

177 2. Ringrazio Sua Maestà il Re Juan Carlos I per la sua presenza qui, insieme alla Regina, e in modo particolare per le parole che mi ha rivolto nel darmi il benvenuto a nome del popolo spagnolo. Ringrazio anche per la loro presenza il Presidente del Governo e le altre Autorità civili e militari, ed esprimo loro il mio apprezzamento per la collaborazione offerta alla realizzazione dei diversi momenti di questa visita.

Saluto con affetto il Signor Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid e Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, i Signori Cardinali, gli Arcivescovi e i Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate e gli altri fedeli che formano la comunità cattolica, quasi due volte millenaria, di questo Paese. Siete il popolo di Dio che peregrina in Spagna! Un popolo che nel corso della sua storia ha dato tante volte prova di amore a Dio e al prossimo, di fedeltà alla Chiesa e al Papa, di nobiltà di sentimenti, di dinamismo apostolico. Grazie a tutti, quindi, per questa cordiale accoglienza.

3. Domani avrò la gioia di canonizzare cinque figli di questa terra.Essi seppero accogliere l'invito di Gesù Cristo, "Sarete miei testimoni", proclamandolo con la loro vita e con la loro morte. In questo momento storico sono luce nel nostro cammino per vivere con coraggio la fede, per rinvigorire l'amore verso il prossimo e per proseguire con speranza la costruzione di una società basata sulla serena convivenza e sull'elevazione morale e umana di ogni cittadino. Seguo sempre con vivo interesse le vicissitudini della Spagna. Constato con soddisfazione il suo progresso per il benessere di tutti. Il processo di sviluppo di una nazione deve fondarsi su valori autentici e permanenti, che mirano al bene di ogni persona, soggetto di diritti e di doveri, dal primo istante della sua esistenza e accoglienza nella famiglia, e nelle successive tappe del suo inserimento e della sua partecipazione alla vita sociale.

Questo pomeriggio mi incontrerò con i giovani e attendo con gioia quel momento che mi permetterà di entrare in contatto con quanti sono chiamati a essere i protagonisti dei tempi nuovi. Ho piena fiducia in loro e sono sicuro che hanno la volontà di non deludere né Dio, né la Chiesa, né la società dalla quale provengono.

4. In questi momenti decisivi per il consolidamento di un'Europa unita, desidero evocare le parole con cui a Santiago de Compostela mi congedavo al termine del mio primo viaggio apostolico in terra spagnola nel novembre 1982. Da lì esortavo l'Europa con un grido pieno di amore, ricordandole le sue ricche e feconde radici cristiane: "Europa: ritrova te stessa. Sii te stessa.... ravviva le tue radici". Sono sicuro che la Spagna apporterà la ricca eredità culturale e storica delle sue radici cattoliche e i propri valori per l'integrazione di un'Europa che, a partire dalla pluralità delle sue culture e rispettando l'identità dei suoi Stati membri, ricerca un'unità fondata su criteri e principi nei quali prevalga il bene integrale dei suoi cittadini.

5. Imploro dal Signore per la Spagna e per il mondo intero una pace che sia feconda, stabile e duratura, come pure una convivenza nell'unità, in seno alla meravigliosa e varia diversità dei suoi popoli e delle sue città.

Per intercessione della Vergine Immacolata e dell'Apostolo Giacomo, Dio benedica la Spagna!

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SPAGNA

INCONTRO CON I GIOVANI

SALUTO INIZIALE DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Base Aérea de Cuatro Vientos a Madrid

Sabato, 3 maggio 2003




Cari giovani, cari amici: sono di nuovo con voi. Ci conosciamo da altri incontri, come anche quello in Canada, a Toronto. Abbraccio ognuno di voi.

1. Vi saluto con affetto, giovani di Madrid e della Spagna! Molti di voi sono venuti da lontano, da tutte le Diocesi e le regioni del Paese e dell'America e di altri Paesi del mondo. Sono profondamente commosso per la vostra calorosa e cordiale accoglienza. Vi confesso che desideravo molto questo incontro con voi.

178 Vi saluto e vi ripeto le stesse parole che ho rivolto ai giovani nello stadio Santiago Bernabéu, durante la mia prima visita in Spagna, più di venti anni fa: "Siete la speranza della Chiesa, non meno che della società... Continuo a credere nei giovani, in voi" (3 novembre 1982, n. 1).

Vi abbraccio con grande affetto, e insieme a voi saluto anche i Vescovi, i sacerdoti e gli altri collaboratori pastorali che vi accompagnano nel vostro cammino di fede.

Ringrazio per la loro presenza le Loro Altezze Reali, il Principe delle Asturie, i Duchi di Lugo e i Duchi di Palma, come pure le Autorità del Governo spagnolo.

Desidero ringraziare anche Monsignor Braulio Rodríguez, Presidente della Commissione Episcopale di Apostolato Secolare, e i giovani Margarita e José, per le cordiali parole di benvenuto che mi hanno rivolto a nome di tutti i presenti. Saluto anche l'Arcivescovo Manuel Estepa, Ordinario Militare, e le Autorità Militari che ci ospitano in questa Base Aerea.

2. Cari giovani, nella vostra esistenza deve brillare la grazia di Dio, la stessa che risplendette in Maria, la piena di grazia.

Opportunamente avete voluto meditare in questa veglia i misteri del Rosario, mettendo in pratica l'antica massima spirituale: "A Gesù per Maria". Indubbiamente nel Rosario impariamo da Maria a contemplare la bellezza del volto di Cristo e a sperimentare la profondità del suo amore. Nel cominciare questa preghiera volgiamo quindi lo sguardo alla Madre del Signore e chiediamole di guidarci fino a suo Figlio Gesù:

"Regina dei cieli, rallegrati!
Cristo, che hai portato nel grembo,
è risorto! Alleluia!"

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN SPAGNA

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


Base Aérea de Cuatro Vientos a Madrid

Sabato, 3 maggio 2003




179 1. Condotti per mano dalla Vergine Maria e accompagnati dall'esempio e dall'intercessione dei nuovi Santi, abbiamo percorso nella preghiera diversi momenti della vita di Gesù.

Il Rosario, in effetti, nella sua semplicità e profondità, è un vero compendio del Vangelo e conduce al cuore stesso del messaggio cristiano: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (
Jn 3,16).

Maria, oltre a essere la Madre vicina, discreta e comprensiva, è la migliore Maestra per giungere alla conoscenza della verità attraverso la contemplazione. Il dramma della cultura attuale è la mancanza di interiorità, l'assenza di contemplazione. Senza interiorità la cultura è priva di contenuto, è come un corpo che non ha ancora trovato la sua anima. Di cosa è capace l'umanità senza interiorità? Purtroppo conosciamo molto bene la risposta. Quando manca lo spirito contemplativo non si difende la vita e si ricompone tutto ciò che è umano. Senza interiorità l'uomo moderno mette in pericolo la sua stessa integrità.

2. Cari giovani, vi invito a far parte della "Scuola della Vergine Maria". Ella è modello insuperabile di contemplazione ed esempio mirabile di interiorità feconda, gioiosa, che arricchisce. Vi insegnerà a non separare mai l'azione dalla contemplazione, così contribuirete meglio a trasformare in realtà un grande sogno: la nascita della nuova Europa dello spirito. Un'Europa fedele alle sue radici cristiane, non chiusa in se stessa, ma aperta al dialogo e alla collaborazione con gli altri popoli della terra; un'Europa consapevole di essere chiamata a essere faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo, decisa a unire i suoi sforzi e la sua creatività al servizio della pace e della solidarietà fra i popoli.

3. Amati giovani, sapete bene quanto mi preoccupi la pace nel mondo. La spirale della violenza, del terrorismo e della guerra provoca, anche ai nostri giorni, odio e morte. La pace, lo sappiamo, è prima di tutto un dono dall'Alto che dobbiamo chiedere con insistenza e che dobbiamo inoltre costruire tutti insieme mediante una profonda conversione interiore.

Per questo oggi desidero esortarvi a essere operatori e artefici di pace.Rispondete alla violenza cieca e all'odio disumano con l'affascinante potere dell'amore. Vincete l'inimicizia con la forza del perdono. Mantenetevi lontani da ogni forma di nazionalismo esasperato, di razzismo e di intolleranza. Testimoniate con la vostra vita che le idee non si impongono, ma si propongono. Non vi lasciate mai scoraggiare dal male! Per questo avete bisogno dell'aiuto della preghiera e del conforto che nasce da un'amicizia intima con Cristo. Solo così, vivendo l'esperienza dell'amore di Dio e irradiando la fraternità evangelica, potrete essere i costruttori di un mondo migliore, autentici uomini e donne pacifici e pacificatori.

4. Domani avrò la gioia di proclamare cinque nuovi Santi, figli e figlie di questa nobile Nazione e di questa Chiesa. Essi "sono stati giovani come voi, pieni di energia, di sogni e di voglia di vivere.

L'incontro con Cristo ha trasformato la loro vita... Per questo, sono stati capaci di trascinare altri giovani, loro amici, e di creare opere di preghiera, evangelizzazione e carità che ancora durano" (Messaggio dei Vescovi spagnoli in occasione del viaggio apostolico del Santo Padre, n. 4).

Cari giovani, andate con fiducia incontro a Gesù! E come i nuovi Santi, non abbiate paura di parlare di Lui! Poiché Cristo è la risposta vera a tutte le domande sull'uomo e sul suo destino. È necessario che voi giovani diveniate apostoli dei vostri coetanei. So bene che ciò non è facile. Molte volte proverete la tentazione di dire come il profeta Geremia: "Ahimé, Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane" (Jr 1,6). Non perdetevi d'animo, perché non siete soli: il Signore non smetterà mai di accompagnarvi, con la sua grazia e con il dono del suo Spirito.

5. Questa presenza fedele del Signore vi rende capaci di assumere l'impegno della nuova evangelizzazione, alla quale tutti i figli della Chiesa sono chiamati. È un compito di tutti. In esso i laici hanno un ruolo da protagonisti, specialmente gli sposi e le famiglie cristiane; tuttavia l'evangelizzazione richiede oggi con urgenza sacerdoti e persone consacrate. È questa la ragione per cui desidero dire a ognuno di voi, giovani: se senti la chiamata di Dio che ti dice "seguimi" (Mc 2,14 Lc 5,27), non farla tacere. Sii generoso, rispondi come Maria offrendo a Dio il sì gioioso della tua persona e della tua vita.

Vi do la mia testimonianza: sono stato ordinato sacerdote quando avevo 26 anni. Da allora ne sono trascorsi 56. Allora, quanti anni ha il Papa? Quasi 83! Un giovane di 83 anni! Guardando indietro e ricordando quegli anni della mia vita, vi posso assicurare che vale la pena dedicarsi alla causa di Cristo e, per amore a Lui, consacrarsi al servizio dell'uomo. Vale la pena dare la vita per il Vangelo e per i fratelli! Quante ore abbiamo fino a mezzanotte? Tre ore. Solo tre ore alla mezzanotte e poi alla mattina.

180 6. Per concludere desidero invocare Maria, la stella luminosa che annuncia il sorgere del Sole che nasce dall'Alto, Gesù Cristo:

Ave, Maria, piena di grazia!
Questa sera ti prego
per i giovani della Spagna,
giovani pieni di sogni
e speranze.

Essi sono le sentinelle
del mattino,
il popolo delle beatitudini;
sono la speranza viva
della Chiesa e del Papa.

Santa Maria,
Madre dei giovani,
181 intercedi affinché siano
testimoni di Cristo Risorto,
apostoli umili e coraggiosi
del terzo millennio,
araldi generosi del Vangelo.

Santa Maria,
Vergine Immacolata,
prega con noi,
prega per noi. Amen.


ALLE NUOVE RECLUTE


DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA


Martedì, 6 maggio 2003




Signor Comandante della Guardia Svizzera,
182 Signor Cappellano,
Cari amici della Guardia Svizzera,
Care giovani Guardie,

1. Vi accolgo con gioia, in occasione del giuramento delle nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia. Saluto il vostro nuovo Comandante, il Colonnello Elmar Theodor Mäder, e il nuovo Comandante in seconda, il Tenente Colonnello Jean Daniel Pitteloud, che hanno generosamente accettato questo servizio. Ringrazio anche le Autorità svizzere, sempre rappresentate in questa festa, e saluto di tutto cuore le famiglie e i parenti delle giovani reclute, venuti per colmarli del loro affetto e della loro amicizia. Esprimo la mia più viva gratitudine a tutti i membri della Guardia Svizzera Pontificia, per la loro lealtà al Successore di Pietro e per la qualità del lavoro che svolgono, vegliando sull'ordine e sulla sicurezza nel territorio del Vaticano, ma anche accogliendo con gentilezza i numerosi pellegrini che richiedono ogni giorno il loro aiuto.

2. Care giovani Guardie, questo pomeriggio voi presterete giuramento di servire il Papa, per vegliare particolarmente sulla sicurezza della Sua persona e della Sua residenza. Da parte mia, sono ogni anno testimone riconoscente di questo impegno, come pure della fedeltà e della generosità dei giovani Svizzeri nell'assicurare tale servizio, col quale manifestano l'attaccamento dei cattolici del vostro Paese alla Chiesa e alla Santa Sede. Vi ringrazio profondamente e vi invito a meditare l'esempio dei vostri predecessori, di cui alcuni sono giunti sino al dono della vita per compiere la missione loro affidata di difendere il Successore di Pietro.

3. Rivolgendomi a tutti i fedeli della Chiesa, all'inizio del terzo millennio ho esortato (cfr Novo millennio ineunte ) a "prendere il largo" (cfr
Lc 5,4). Allo stesso modo incoraggio voi, care Guardie, ad attingere più profondamente alla ricchezza della vita cristiana. Dio vi offre la possibilità di scoprire un Paese nuovo. Tuttavia il Signore dona anche la possibilità di accogliere, nei pellegrini, quasi tutto il mondo: essi vengono da ambiti di vita molto diversi per pregare presso le tombe degli Apostoli. Aprite quindi il vostro cuore all'incontro con gli altri! Questo incontrarsi aiuta a crescere nell'umanità e a comprendersi sempre più come fratelli. Cercate di vivere tra voi una buona e sincera amicizia, aiutandovi reciprocamente nelle difficoltà e condividendo con gli altri le vostre gioie.

Siate sempre aperti alla chiamata del Signore per discernere ciò che Lui si aspetta da voi, oggi e in futuro! Fate degli anni di servizio presso la Guardia Svizzera Pontificia un vero tempo di formazione cristiana. Questi anni vi possono aiutare a diventare servitori ancora migliori del Signore! Sono questi i buoni auspici che rivolgo a ognuno di voi, e che affido all'intercessione di Maria, nostra Madre celeste.

Imparto a tutti di cuore la mia Benedizione Apostolica.




AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO


"IL COMPITO DEI PRESBITERI


NELLA CATECHESI IN EUROPA",


PROMOSSO DAL CONSIGLIO


DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA


Giovedì, 8 maggio 2003




Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio!

1. Benvenuti! Vi sono grato per la vostra visita e a ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto. In modo speciale, saluto Mons. Amedée Grab, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Saluto Mons. Cesare Nosiglia, Delegato del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee per la catechesi, gli altri Presuli, il Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa e tutti i presenti.

183 Quest'incontro di Vescovi e responsabili della catechesi nei vari Paesi d'Europa offre la possibilità di riflettere sulle urgenze e le sfide della nuova evangelizzazione nel continente europeo. Ringrazio tutti voi, incaricati di coordinare la catechesi, per l'impegno con cui vi dedicate a un compito così vitale per la crescita delle Comunità cristiane. In esse, come in quelle dell'epoca apostolica, occorre che i credenti siano "assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli" (Ac 2,42).

2. Il tema dell'incontro - "I presbiteri e la catechesi in Europa" - richiama il dono e il compito primario dei Vescovi e dei presbiteri: quello cioè dell'edificazione della Chiesa mediante l'annuncio della Parola di Dio e l'insegnamento catechistico.

"Il sacerdote - ho ricordato nella Pastores dabo vobis – è anzitutto ministro della Parola di Dio... mandato ad annunciare a tutti il Vangelo del regno" (n. 26). Oggi il ministero del presbitero allarga sempre più i suoi confini in ambiti pastorali che arricchiscono la comunità cristiana, ma rischiano a volte di disperdere la sua azione in mille impegni e attività. La sua presenza nella catechesi ne risente e può ridursi a momenti saltuari poco incisivi per la stessa formazione dei catechisti. Sull'esempio dell'apostolo Paolo (cfr Rm 1,14), egli deve invece sentire, come un debito verso tutto il popolo di Dio, quello di trasmettere il Vangelo e di farlo con la più attenta preparazione teologica e culturale.

Nota il Direttorio Generale per la Catechesi: "L'esperienza attesta che la qualità della catechesi di una comunità dipende, in grandissima parte, dalla presenza e dall'azione del sacerdote" (n. 225).

3. In quanto primo catechista nella comunità, il presbitero, specialmente se parroco, è chiamato ad essere il primo credente e discepolo della Parola di Dio, e a dedicare un'assidua cura al discernimento e all'accompagnamento delle vocazioni per il servizio catechistico. Come "catechista dei catechisti", non può non preoccuparsi della loro formazione spirituale, dottrinale e culturale.

In una prospettiva di comunione, il sacerdote sarà sempre consapevole che il ministero di catechista a servizio del Popolo di Dio gli deriva dal suo Vescovo, al quale è legato indissolubilmente dal sacramento dell'Ordine e da cui ha ricevuto il mandato di predicare e di insegnare.

Il riferimento al magistero del Vescovo nell'unico presbiterio diocesano e l'obbedienza agli orientamenti, che in materia di catechesi ogni Pastore e le Conferenze Episcopali emanano per il bene dei fedeli, sono per il sacerdote elementi da valorizzare nell'azione catechistica. In questa prospettiva assumono peculiare rilievo lo studio e l'utilizzo del Catechismo della Chiesa Cattolica, indispensabile vademecum offerto ai sacerdoti, ai catechisti e a tutti i fedeli, per guidare la catechesi su vie di un'autentica fedeltà a Dio e agli uomini del nostro tempo.

4. "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Questo comando del Signore è rivolto a ogni battezzato, ma rappresenta per i Vescovi e i sacerdoti "il principale dovere" (Lumen gentium LG 25). Come Cristo buon Pastore, il presbitero è sollecitato ad aiutare la comunità perché viva in una tensione missionaria permanente. La catechesi in famiglia, nel mondo del lavoro, nella scuola e nell'Università, attraverso i mass-media e i nuovi linguaggi, coinvolge presbiteri e laici, parrocchie e movimenti. Tutti sono chiamati a cooperare alla nuova evangelizzazione, per mantenere e rivitalizzare le comuni radici cristiane. La fede cristiana rappresenta il più ricco patrimonio a cui i popoli europei possono attingere per realizzare il loro vero progresso spirituale, economico e sociale.

Maria, Stella della nuova evangelizzazione, faccia sì che anche le riflessioni e gli orientamenti maturati in questi giorni servano a favorire nelle vostre Chiese un rinnovato impegno catechistico. Per parte mia, vi assicuro un ricordo nella preghiera, mentre vi benedico tutti di cuore insieme alle Comunità dalle quali provenite.




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