GP2 Discorsi 2004 171

171 Il Papa si unisce alla vostra preghiera; e, mentre vi incoraggia a rendere con franchezza la vostra testimonianza a Cristo, di cuore tutti vi benedice.



"EL COMPROMISO, LA CARTA EUROPEA


DEI GIOVANI CRISTIANI D’EUROPA


"Europa: ritrova te stessa. Sii te stessa!"
(Giovanni Paolo II, Santiago de Compostela, 1982)

"Giovani, costruite con coraggio l'Europa della speranza,
fedele alle proprie radici, terra di accoglienza, di solidarietà, di pace per tutti".
(Giovanni Paolo II, Piana di Montorso 1995)




IL NOSTRO CAMMINO

Siamo venuti pellegrini a Santiago de Compostela da diversi Paesi d’Europa. Abbiamo riflettuto insieme sul nostro essere testimoni di Cristo per un’Europa della speranza. L’abbiamo fatto in un luogo che sta alle radici dell’identità europea: sulla tomba di Giacomo apostolo i popoli si sono incontrati ed hanno imparato a conoscersi e a convivere.

All’indomani della seconda guerra mondiale - nel 1948 - migliaia di giovani di tutta Europa qui si incontrarono per sognare insieme un futuro di pace, uniti dalla stessa fede. Molti dei loro sogni sono divenuti realtà; altri sono ancora da realizzare. Noi vogliamo raccogliere questa eredità, per dare un’anima cristiana al processo di integrazione europea. Per questo siamo convinti che si debba dar credito ai giovani e permettere loro di essere protagonisti dello sviluppo del continente, aprendo loro spazi di responsabilità nella vita politica, sociale, economica ed ecclesiale.

Vogliamo un’Europa accogliente, solidale, che sia rispettosa, comprensiva e capace di integrazione, che lavori per la pace e la libertà, e sia consapevole del proprio passato. Pensiamo un’Europa fondata sui valori della generosità e del dono di sé, dell’interiorità e della ricerca sincera della verità.

Crediamo nella centralità della dignità della persona, chiediamo il rispetto del diritto alla vita, pensiamo che lo sviluppo di ogni individuo debba realizzarsi nel seno di una vera famiglia.

Riteniamo che tali valori vadano protetti dalla minaccia dell’individualismo, del consumismo, del relativismo etico, della superficialità…




I PASSI DA COMPIERE

172 L’Europa di domani dovrà affrontare numerose sfide: come giovani cristiani ci sentiamo interpellati in maniera particolare da alcune di esse.

Mobilità e dialogo interculturale

Viviamo in un mondo sempre più piccolo, nel quale ci spostiamo velocemente, scambiandoci cultura e formazione secondo linguaggi nuovi ed originali. Molti giovani si spostano per studio o lavoro; altri per turismo; altri perché cercano una "terra promessa". Noi vogliamo che ciò non sia occasione di disorientamento o di conflitto, ma dia la possibilità di ritrovare se stessi nel confronto con gli altri.

Crediamo che sia necessario costruire una cultura "europea", per poter collaborare tra le nazioni del continente e dialogare con le culture dell’est e del sud del mondo.

Ci impegniamo ad accogliere ogni persona, a valorizzare le occasioni di contatto tra i popoli che già abbiamo a disposizione e a creare nuove reti di relazioni, che aiutino a superare le barriere culturali, sviluppando la comprensione reciproca attraverso i linguaggi dell’arte, della musica, dello sport, della religione…

Educazione, formazione e occupazione

Esistono consolidate e positive esperienze di scambio studentesco, che fanno intravedere un futuro sistema di formazione continentale. Riconosciamo anche la tendenza ad una maggiore mobilità dei giovani lavoratori a livello europeo. Desideriamo un mercato comune di idee libere ed accessibili, in un sistema educativo scolastico capace di far crescere integralmente la persona, nelle dimensioni umana, culturale, sociale e spirituale, e capace di accompagnare i giovani nelle nuove modalità di accesso al lavoro.

Ci impegniamo a promuovere una cultura dei valori umani e cristiani, a far crescere la coscienza europea negli ambienti formativi, e a diventare educatori per le future generazioni.

Famiglia

Nell’esperienza di molti giovani, la famiglia ha un ruolo fondamentale come nucleo di stabilità e scuola di valori per la propria crescita personale. Altri invece, vivono – spesso con sofferenza - l’instabilità dei legami affettivi. Noi desideriamo un’Europa in cui i figli possano crescere in un ambiente sereno, garantito e promosso da adeguate politiche familiari, particolarmente attente alle giovani coppie di sposi.

In quanto cittadini, ci impegniamo a tutelare la famiglia fondata sul matrimonio; in quanto figli, ci impegniamo a viverla come luogo di convivenza rispettosa tra le generazioni; in quanto giovani, ci impegniamo a educarci al dono reciproco ed a costruire legami giocati sulla responsabilità per l’altro e per la comunità in cui si vive.

173 Cittadinanza e partecipazione

L’Unione Europea è stata il frutto di un fecondo lavoro politico, che ha permesso l’armonizzazione di sistemi giuridico-economici tra paesi molto diversi. Desideriamo che sia sempre più promosso il coinvolgimento "dal basso" dei cittadini europei, e dei giovani in particolare.

Ci impegniamo a superare un’impostazione individualistica in tema di diritti dell’uomo, a riconoscere, sviluppare e valorizzare la presenza delle persone dentro a quelle realtà intermedie di partecipazione sociale (famiglie, associazioni, comunità religiose, organizzazioni…) che sono luoghi in cui la democrazia si sperimenta e matura.

Pace e sviluppo

La volontà di pace, che ha fatto nascere l’Unione Europea, rimane ancor oggi la sua vocazione. Noi giovani europei sappiamo che le nostre scelte influenzano il presente e il futuro del resto degli abitanti del pianeta. Vogliamo che la persona e la sua dignità siano sempre al centro dei processi di sviluppo sociale, economico, culturale e ambientale, in un’Europa che promuova la pace e la giustizia sulla scena globale.

Ci impegniamo ad assumere stili di vita sostenibili, e ad educarci alla gestione non violenta dei conflitti. Ci impegniamo a valorizzare quelle esperienze di volontariato e di cooperazione internazionale che possono contribuire alla formazione dei nuovi cittadini europei.

Informazione

Noi giovani europei abbiamo a disposizione crescenti possibilità e numerosi strumenti di accesso all’informazione. Esistono però alcuni problemi: dalla mancanza di un’informazione europea, alla scarsa tutela della libertà e della verità, in nome di interessi economici, politici o nazionalistici. Desideriamo un’informazione trasparente, nei mezzi di comunicazione e nelle relazioni tra istituzioni pubbliche e cittadini, che ci aiuti a sentirci Europei.

Ci impegniamo ad educarci nell’uso dei media, a creare gli spazi necessari per l’analisi critica delle informazioni che riceviamo e favorire l’accesso a tutto ciò che permetta una maggiore conoscenza della realtà degli altri Paesi del continente.




I COMPAGNI DI VIAGGIO

Di fronte alla grandezza di queste prospettive, sentiamo la necessità di sollecitare la compagnia dei nostri coetanei e delle persone di buona volontà, a cui facciamo una proposta.

Agli altri giovani cristiani

174 Siate contenti di essere cristiani! Come l’apostolo Giacomo, siate testimoni di Cristo a fatti e a parole, vivendo con gioia nella Chiesa, e aiutandola a camminare al passo con i tempi.

Preparatevi seriamente, con la preghiera, lo studio, il coinvolgimento personale, ad essere una presenza significativa nel quartiere, nella parrocchia, nelle associazioni, nel mondo del lavoro… Senza paure o complessi, siate "giovani nella Chiesa, cristiani nel mondo".

A tutti gli altri giovani

Insieme, senza pregiudizi, possiamo realizzare una "rivoluzione pacifica" per costruire un’Europa più democratica, più giusta e che sia espressione della società civile.

Vi proponiamo di mettere la persona al centro di ogni progetto, scommettendo e credendo nel suo pieno sviluppo.

Vi offriamo Cristo come riferimento e modello di vita, capace di dare senso all’esistenza e di saziare la sete di felicità.

Agli adulti

Non abbiate paura di essere adulti! Abbiamo bisogno di persone che ci accompagnino e siano modelli di vita.

Vogliamo stabilire un dialogo per condividere esperienze e desideri, per collaborare insieme, coscienti del fatto che saremo noi a portare avanti la costruzione dell’Europa.

Vi chiediamo di fidarvi dei giovani e di sostenerci, lasciandovi provocare dalla nostra giovinezza.

Sappiamo che gli altri continenti guardano all’Europa e ai suoi giovani, in attesa di una risposta coraggiosa alle sfide che il terzo millennio propone all’umanità. Sentiamo che, con l’aiuto di Dio riusciremo a costruire l’Europa della speranza, rispondendo alla chiamata di Cristo con lo stesso entusiasmo dell’apostolo Giacomo: lo possiamo!

Monte do Gozo
7 agosto 2004



SALUTO DEI GIOVANI AL SANTO PADRE


Santo Padre,

175 siamo una rappresentanza di giovani europei.

Abbiamo pensato, scritto e ora le consegniamo questo messaggio dei giovani cristiani d’Europa.

Si tratta di un breve atto di impegno che esprime il nostro sentire, ideale e concreto, di cittadini e credenti della comunità europea.

Ci siamo confrontati su alcune sfide che riguardano il nostro continente: dal dialogo interculturale alla pace e allo sviluppo, dalla famiglia alla cittadinanza, dall’educazione all’occupazione.

Sono temi che ci coinvolgono personalmente e che richiedono la nostra intelligenza e passione. Per questo abbiamo deciso di affrontarli e di leggerli attraverso la chiave interpretativa della speranza, come lei ha indicato nella Ecclesia in Europa e come nel 1995 chiese di fare ai giovani riuniti a Loreto in occasione dell’incontro "Eur-hope".

In questi dieci anni abbiamo cercato di raccogliere quell’invito a "costruire un’Europa della Speranza". E’ cresciuta la nostra coscienza di cittadini europei, abbiamo sognato un’Europa di Speranza che adesso stiamo percorrendo realmente.

In agosto siamo stati a Santiago de Compostela, in Spagna, al pellegrinaggio dei giovani europei e abbiamo scritto questo messaggio; stiamo andando a Loreto, dove lo presentiamo ai partecipanti all’incontro nazionale dell’Azione Cattolica Italiana; ci mettiamo in cammino verso la GMG di Colonia, in Germania. Là condivideremo questo messaggio con tutti i giovani del mondo. Chiediamo la Sua santa benedizione di Padre.

Guardare l’Europa con speranza significa guardare al mondo intero con speranza, rispondendo alla chiamata di Cristo con lo stesso entusiasmo dell’apostolo Giacomo: LO POSSIAMO!


AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI PUERI CANTORES

E AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA SANTA CECILIA

Sabato 4 settembre 2004

176
1. Mi rivolgo ora a voi, carissimi Responsabili e soci dell'Associazione Italiana Santa Cecilia, riuniti a Roma per un Convegno sul canto gregoriano nella liturgia, in occasione del XIV centenario della morte di san Gregorio Magno. Vi porgo il mio cordiale saluto ed esprimo grato apprezzamento per l'impegno che ponete nel campo della musica sacra, sempre attenti agli insegnamenti del Magistero.

Così facendo, voi offrite un valido contributo all'attuazione della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Nel rinnovarvi il mio incoraggiamento, benedico di cuore voi tutti e l'intera Associazione, come pure i numerosi cantori che oggi e domani animeranno le celebrazioni in Vaticano.

Mesdames, Messieurs,

2. Je suis heureux de vous accueillir et de vous saluer, vous qui représentez la Fédération internationale Pueri Cantores et qui êtes réunis en assemblée générale à Rome.

Je me réjouis que, grâce à votre association, des milliers d’enfants et de jeunes dans le monde prennent part à la beauté de la liturgie, contribuant ainsi à «exprimer de manière adéquate le Mystère accueilli dans la plénitude de la foi de l’Église et selon les indications pastorales convenables données par l’Autorité compétente» (Ecclesia de Eucharistia, n. 50). Je vous encourage vivement à garder le souci de la formation de ces jeunes, pourqu’ils soient, par leur chant, des membres actifs de l’Église et de vrais témoins de l’Évangile du Christ.

Je vous accorde de grand coeur la Bénédiction apostolique.

Traduzione italiana del saluto pronunciato in lingua francese:

Signore e Signori,

2. Sono felice di accogliere e di salutare voi, che rappresentate la Federazione internazionale Pueri Cantores e che siete riuniti in assemblea generale a Roma.

Sono lieto che, grazie alla vostra associazione, migliaia di bambini e di giovani nel mondo partecipino alla bellezza della liturgia, contribuendo così a "esprimere adeguatamente il Mistero colto nella pienezza di fede della Chiesa e secondo le indicazioni pastorali convenientemente offerte dall'Autorità competente" (Ecclesia de Eucharistia, n.
EE 50). Vi incoraggio vivamente a continuare a preoccuparvi della formazione di questi giovani, affinché siano, attraverso il loro canto, membri attivi della Chiesa e testimoni autentici del Vangelo di Cristo.

Vi imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II


AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA BEATIFICAZIONE


DI PIETRO TARRÉS I CLARET


Martedì 7 settembre 2004

Saluto con affetto l'Arcivescovo di Barcellona e gli altri Vescovi della Catalogna che, accompagnati da molti pellegrini, hanno partecipato alla beatificazione del medico e sacerdote Pietro Tarrés i Claret, due vocazioni inscindibili in lui.


177 La vita del nuovo Beato, piena di una profonda devozione alla Madre di Dio, era incentrata su Gesù, al quale si è abbandonato totalmente come apostolo della gioventù, in modo particolare in seno alla Federazione dei Giovani Cristiani di Catalogna e all'Azione Cattolica.

Pietro Tarrés continua ad essere un esempio per i medici, poiché amava il malato come persona, aiutandolo a lenire o a sopportare il dolore. Allo stesso tempo, quale uomo dal cuore indiviso e per la sua dedizione instancabile ai fedeli e ai diversi apostolati che gli sono stati affidati, è anche un modello per i sacerdoti di oggi.

Il Beato Tarrés non ha mai perso l'amore per il sacrificio, essendo in tal modo un luminoso esempio per coloro che, anche in mezzo a tante difficoltà, consacrano la vita alla causa del Regno di Dio attraverso un servizio generoso ai fratelli più bisognosi.

Raccomandando tutti voi all'intercessione del nuovo Beato, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


AL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DI SCHÖNSTATT


IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DEL SANTUARIO


E DEL CENTRO INTERNAZIONALE DI SCHÖNSTATT A ROMA


Giovedì, 9 settembre 2004




Cari Fratelli e Sorelle,
del Movimento Internazionale di Schönstatt!

1. Con gioia vi porgo il benvenuto qui a Castel Gandolfo. In questi giorni, nella Città Eterna, avete partecipato all'inaugurazione del santuario Matri Ecclesiae. La creazione di un Centro Internazionale di Schönstatt a Roma evidenzia e approfondisce il legame del vostro movimento con il Successore di Pietro e con la Madre Chiesa. Ringrazio il Presidente del Presidio Generale per le cordiali parole che mi ha rivolto. Esse dimostrano come i diversi rami del vostro movimento si lasciano infiammare dall'Apostolato nel mondo di oggi e dall'ideale di santità cristiana.

2. Nel vostro movimento cresce la responsabilità per la società e per la penetrazione dello spirito del Cristianesimo nei rapporti sociali. Ho sempre cercato di risvegliare questa responsabilità per il mondo nella nostra Chiesa. Per questo, desidero rafforzarvi in questo compito che può assumere molteplici forme. Ne fa parte anche l'impegno concreto per la vita, proprio nel pericolo e nella minaccia rappresentati da una cultura della morte sempre più diffusa, come dimostra in modo terribile la pratica dell'aborto. Tutti i fedeli sono esortati a dare quei "segni di luce" di cui il mondo ha sempre bisogno.

L'impegno di Schönstatt è rivolto in particolare alla famiglia quale cellula primaria della Chiesa, della cultura e della società. Secondo il consiglio del vostro fondatore, date alla croce e all'immagine di Maria un posto privilegiato nelle vostre case affinché divengano "santuari domestici della Chiesa" (cfr Familiaris consortio FC 55), dove Maria opera come madre ed educatrice.

Così Maria, quale "Madre di Dio pellegrina", giunge fino agli uomini affinché sperimentino il suo amore materno.

178 La nostra Chiesa necessita di una rivitalizzazione della vita di fede e dell'opera apostolica. In questo impegno sono uniti tutti i movimenti spirituali e le comunità ecclesiali che lo spirito di Dio ha suscitato alla soglia del terzo millennio. Essi sono una risposta della Provvidenza alle numerose sfide del nostro tempo.

3. Il vostro nuovo santuario romano è dedicato a Maria, Madre della Chiesa. L'Ancilla Domini vi accompagni e vi guidi nel vostro servizio alla Chiesa affinché attraverso di esso possano divenire sempre più visibili i tratti della Mater Ecclesiae quale Corpo di Cristo.

Per questo imparto a voi e a quanti appartengono alla vostra ampia famiglia nel mondo, la mia Benedizione Apostolica.


AI VESCOVI DELLA REGIONE ECCLESIASTICA


DI PENNSYLVANIA E NEW JERSEY (U.S.A.)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Sabato, 11 settembre 2004



SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli Vescovi,


Con grande affetto vi saluto, Vescovi della regione ecclesiastica di Pennsylvania e New Jersey. Il Cardinale Rigali ha ricordato che oggi ricorre il terzo anniversario degli attacchi terroristici agli Stati Uniti. Vi assicuro della mia vicinanza al popolo americano e mi unisco a voi nel pregare affinché abbia fine la piaga del terrorismo e cresca la civiltà dell'amore.

Le nostre riflessioni, oggi, sono incentrate sull'esercizio, da parte del Vescovo, del sacro potere, che deve essere sempre radicato nell'autorità morale di una vita modellata dalla sua partecipazione alla consacrazione e alla missione di Cristo. Questo esige da noi uno stile pastorale ispirato all'esempio di Cristo, il Buon Pastore, e volto a promuovere la santità, la comunione e la missione nella comunità ecclesiale.

Cari Fratelli, mentre guidate le Chiese affidate alle vostre cure, possiate trovare sapienza e forza per mezzo dell'intercessione di Maria Immacolata, Patrona del vostro Paese! A tutti voi imparto cordialmente la mia Benedizione Apostolica come pegno di gioia e di pace nel Signore.

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli Vescovi,

1. Con affetto fraterno vi do il benvenuto, Vescovi della regione ecclesiastica della Pennsylvania e del New Jersey, in occasione della vostra visita quinquennale alle tombe dei santi Pietro e Paolo. Quest'anno, durante i nostri incontri ad Limina ho esortato voi e i vostri fratelli Vescovi degli Stati Uniti a riflettere con me sul significato del ministero affidatoci quali "veri e autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori" (Christus Dominus CD 2). Oggi, le nostre considerazioni vertono sul munus regendi, il potere di governo per mezzo del quale i successori degli Apostoli sono stati scelti dallo Spirito Santo come custodi del gregge e Pastori della Chiesa di Dio (cfr At Ac 20,28).

Come attesta la tradizione costante della Chiesa, l'autorità apostolica è una forma di servizio al Corpo di Cristo. In quanto tale, può essere ispirata soltanto dall'amore autosacrificale del Signore ed essere plasmata su di esso. Il Signore è giunto fra noi come servo (cfr Mc 10,45) e, dopo essersi abbassato a lavare i piedi dei suoi discepoli, ha ordinato loro di fare come aveva fatto lui (cfr Jn 13,15).

179 L'esistenza di un diritto e di un dovere di governo inequivocabili affidati ai successori degli Apostoli è parte essenziale della costituzione della Chiesa voluta da Dio (cfr Lumen gentium LG 18). In quanto potere ministeriale, concesso per l'edificazione del Corpo (cfr 2Co 10,8), questa sacra potestas deve essere considerata come uno dei doni gerarchici (cfr Lumen gentium LG 4), offerti alla Chiesa dal suo divino Fondatore e quindi elemento costitutivo di quella Tradizione sacra che comprende tutto ciò che è stato trasmesso a partire dagli Apostoli quale strumento per preservare e promuovere la santità e la fede del Popolo di Dio (cfr Dei Verbum ). La Storia dimostra ampiamente che l'esercizio fermo e saggio di questa autorità apostolica, soprattutto i momenti di crisi, ha permesso alla Chiesa di preservare la sua integrità, la sua indipendenza e la sua fedeltà al Vangelo di fronte a minacce provenienti sia dall'interno sia dall'esterno.

2. Partendo dalla ricca riflessione sul munus regendi episcopale, nell'occasione del Concilio, e alla luce delle sfide poste dalla nuova evangelizzazione, il recente Sinodo dei Vescovi ha insistito sul bisogno urgente di ricuperare una comprensione più autenticamente "apostolica" dell'ufficio episcopale. Il Vescovo è soprattutto un testimone, un maestro e un modello di santità e un amministratore prudente dei beni della Chiesa. Il potere sacro che egli legittimamente esercita dovrebbe essere radicato nell'autorità morale di una vita totalmente improntata alla sua condivisione sacramentale della consacrazione e della missione di Cristo.

Infatti, "in tutto ciò che viene detto e fatto dal Vescovo deve essere rivelata l'autorità della parola e dell'agire di Cristo" (Pastores gregis, n. 43). Di conseguenza "la valorizzazione dell'autorità del Vescovo non si esprime nelle esteriorità, ma nell'approfondimento del significato teologico, spirituale e morale del suo ministero, fondato nel carisma dell'apostolicità" (Ibidem). I Vescovi, in quanto successori degli Apostoli, devono essere valutati non solo per l'autorità e il potere sacro, ma soprattutto per la loro vita e la loro testimonianza apostoliche.

Durante i nostri incontri, molti di voi hanno espresso preoccupazione per la crisi di fiducia nei responsabili della Chiesa, provocata dai recenti scandali legati ad abusi sessuali, per la richiesta generale di affidabilità nel governo della Chiesa a ogni livello e per i rapporti fra Vescovi, clero e laicato. Sono convinto che oggi, come in qualsiasi altro momento cruciale della storia, la Chiesa troverà le risorse per un autentico rinnovamento di sé nella saggezza, nel discernimento e nello zelo di Vescovi eccezionali per la loro santità. Riformatori santi come Gregorio Magno, Carlo Borromeo e Pio X compresero che la Chiesa viene autenticamente "ri-formata" soltanto se si rivolge alle proprie origini con una riappropriazione consapevole della tradizione apostolica e una rivalutazione purificatrice delle sue istituzioni alla luce del Vangelo. Nelle attuali circostanze della Chiesa in America, ciò implicherà un discernimento spirituale e una critica di certi stili di governo che, pur nel nome di una legittima sollecitudine per una buona "amministrazione" e una responsabile supervisione, possono correre il rischio di allontanare il Pastore dai membri del suo gregge e di offuscare la sua immagine di padre e fratello in Cristo.

3. A questo proposito, il Sinodo dei Vescovi ha riconosciuto l'attuale necessità per ogni Vescovo di sviluppare "uno stile pastorale sempre più aperto alla collaborazione di tutti" (Pastores gregis, n. 44), fondato su una chiara comprensione del rapporto fra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei battezzati (cfr Lumen gentium LG 10). Sebbene il Vescovo stesso rimanga responsabile delle decisioni autorevoli che è chiamato a prendere nell'esercizio del suo governo pastorale, la comunione ecclesiale "suppone anche la partecipazione di tutte le categorie di fedeli, in quanto corresponsabili del bene della Chiesa particolare che essi stessi formano" (Pastores gregis, loc. cit.). Nell'ambito di una sana ecclesiologia di comunione, l'impegno a creare strutture migliori di partecipazione, consulenza e responsabilità comune non va considerato erroneamente come una concessione a un modello "democratico" e secolare di governo, ma come un requisito intrinseco dell'esercizio dell'autorità episcopale e uno strumento necessario per rafforzare tale autorità.

4. L'esercizio del munus regendi è volto sia a radunare il gregge nell'unità visibile di una singola professione di fede vissuta nella comunione sacramentale della Chiesa sia a guidare quel gregge, nella diversità dei suoi doni e delle sue vocazioni, verso una meta comune: la proclamazione del Vangelo fino agli estremi confini della terra. Ogni atto di governo ecclesiastico, di conseguenza, deve essere rivolto alla promozione della comunione e della missione. In vista, dunque, del loro fine e del loro scopo comuni, i tre munera dell'insegnamento, della santificazione e del governo sono chiaramente inseparabili e compenetrati: "Il Vescovo, quando insegna, al tempo stesso santifica e governa il popolo di Dio; mentre santifica, anche insegna e governa; quando governa, insegna e santifica" (Pastores gregis, n. 9; cfr Lumen gentium LG 20-27).

L'esperienza insegna che quando si dà la priorità soprattutto alla stabilità esteriore, l'impeto alla conversione personale, il rinnovamento ecclesiale e lo zelo missionario possono andare perduti e può nascere un falso senso di sicurezza. Il periodo doloroso dell'autoesame provocato dagli eventi degli ultimi due anni recherà frutti spirituali solo se condurrà tutta la comunità cattolica in America a una comprensione più profonda della natura e della missione autentiche della Chiesa e a un impegno più intenso per far sì che la Chiesa nel vostro Paese rifletta, in ogni aspetto della sua vita, la luce della grazia e della verità di Cristo. Qui, posso solo esprimere ancora una volta la mia convinzione profonda che i documenti del Concilio Vaticano II debbano essere studiati con attenzione e presi a cuore da tutti i fedeli poiché tali testi normativi del Magistero costituiscono la base di un autentico rinnovamento ecclesiale in obbedienza alla volontà di Cristo e in conformità alla Tradizione apostolica della Chiesa (cfr Novo Millennio ineunte NM 57).

5. Cari Fratelli, mentre guidate le Chiese particolari affidate alla vostra sollecitudine pastorale, possiate trovare quotidianamente conforto, sostegno e forza nel clero, nei religiosi e nei laici che servite. Il ministero al quale siete stati chiamati è esigente e anche gravoso, tuttavia è anche fonte di immensa gioia spirituale ed è un servizio indispensabile alla crescita dei discepoli di Cristo in fede, speranza e carità. Con grande affetto affido tutti voi alle preghiere di Maria, Madre della Chiesa, e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.


AI VESCOVI DELLA NUOVA ZELANDA


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Lunedì, 13 settembre 2004


Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,

180 1. "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signore" (2Co 4,5). Con queste significative parole di san Paolo vi porgo il mio cordiale benvenuto, Vescovi della Nuova Zelanda, e ringrazio il Vescovo Browne per i cortesi sentimenti che ha espresso a vostro nome. Li ricambio calorosamente e vi assicuro delle mie preghiere per voi e per quanti sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra prima visita ad Limina in questo nuovo millennio si svolge in occasione del rendimento di grazie a Dio per l'immenso dono della fede in Gesù Cristo, tanto apprezzato dai popoli del vostro Paese (cfr Ecclesia in Oceania, n. 1). Quella stessa fede, per la quale i santi Pietro e Paolo hanno versato il proprio sangue, fin dai primi secoli vide la Chiesa di Roma come "il riferimento ultimo della comunione" (Pastores gregis, n. 57). Venendo per vedere Pietro (cfr Ga 1,18) da una nazione insulare tanto distante, attestate la forza di quella comunione che "tutela le legittime varietà e nello stesso tempo veglia perché la particolarità non solo non nuoccia all'unità, ma la serva" (Pastores gregis, n. 57).

2. La Nuova Zelanda possiede un'orgogliosa eredità, impregnata di ricca diversità culturale. Tuttavia, come molti altri Paesi, soffre attualmente per gli effetti di un secolarismo senza limiti. Questa "rottura fra Vangelo e cultura" (Evangelii nuntiandi EN 20) si manifesta in una "crisi del senso" (cfr Fides et ratio, n. 81): la distorsione della ragione da parte di particolari gruppi di interesse e l'individualismo esagerato sono esempi di questa prospettiva di vita che trascura la ricerca del fine ultimo e del significato dell'esistenza umana. Infatti, i vostri stessi resoconti indicano inequivocabilmente la necessità urgente del messaggio liberatorio di Cristo in una società che sperimenta le tragiche conseguenze dell'eclissi del senso di Dio: l'allontanamento dalla Chiesa, una vita familiare minata, la facilitazione dell'aborto e della prostituzione, una visione fuorviata della vita che ricerca il piacere e il successo piuttosto che la bontà e la saggezza.

Di fronte a tali inquietanti sviluppi, i neozelandesi si aspettano da voi che siate uomini di speranza, che predicano e insegnano con passione lo splendore della verità di Cristo che scaccia le tenebre e illumina l'autentico cammino di vita. Sappiate che il Signore stesso vi è vicino! Ascoltate la sua voce: "Coraggio, sono io, non temete!" (Mc 6,50). Con il vostro cuore e con la vostra mente fermamente saldi in Cristo, confido nel fatto che condurrete gli altri dalle limitazioni del pensiero superficiale alla radiosità dell'amore di Dio. Infatti, è soltanto contemplando la bellezza insondata del destino ultimo dell'umanità, ossia la vita eterna nei Cieli, che la moltitudine di gioie e di dolori quotidiani si può spiegare adeguatamente, permettendo alle persone di affrontare le sfide della vita con la fiducia che scaturisce dalla fede e dalla speranza.

3. Tutti i fedeli di Aotearoa, attraverso la loro vocazione battesimale, sono chiamati a condividere la vostra testimonianza della speranza che è nella Chiesa (cfr 1P 3,15). Non esiste modo migliore per farlo che attraverso la partecipazione gioiosa al culto. La Messa domenicale, oltre che assolvimento di un obbligo solenne, è una gloriosa epifania della Chiesa nella quale il santo Popolo di Dio, condividendo attivamente e pienamente la stessa celebrazione liturgica (cfr Dies Domini, n. 34), testimonia il "giorno supremo della fede", "un giorno indispensabile", "il giorno della speranza cristiana!".

La scarsa osservanza della Messa domenicale, di cui avete parlato con profonda preoccupazione, affievolisce la luce della testimonianza della presenza di Cristo nel vostro Paese. Quando la domenica diviene subordinata al concetto popolare di "fine settimana" ed è ingiustamente dominata dall'intrattenimento e dallo sport, le persone, piuttosto che essere veramente santificate e rivitalizzate, rimangono intrappolate nella ricerca inesorabile e priva di senso di novità e non sperimentano la freschezza dell'"acqua viva" di Cristo (Jn 4,11). A questo proposito, citando le parole della Lettera agli Ebrei, mi unisco a voi nell'esortare urgentemente i laici della Nuova Zelanda, e in particolare i giovani, a restare fedeli alla celebrazione della messa domenicale: "manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza... non disertando le nostre riunioni... ma esortandoci a vicenda" (He 10,23-25).

4. Dalla sua sacra liturgia, la Chiesa trae forza e ispirazione per la propria missione evangelizzatrice. Ciò è stato espresso con chiarezza durante il Sinodo per l'Oceania: "Lo scopo per cui si è con Gesù è di partire da Gesù, sempre contando sulla sua potenza e sulla sua grazia" (Ecclesia in Oceania, n. 3). Questa dinamica, articolata durante la Preghiera dopo la Comunione e il Rito Conclusivo di ogni Messa (cfr Dies Domini, n. 45), conduce ogni cristiano al compito dell'evangelizzazione della cultura. È un dovere che nessun singolo credente può ignorare. Inviati dal Signore stesso nella vigna, ossia nella casa, nella scuola, sul posto di lavoro, nelle organizzazioni civiche, i discepoli di Cristo non hanno tempo per stare "sulla piazza disoccupati" (Mt 20,3) né possono essere tanto assorbiti dagli aspetti interni della vita parrocchiale da essere distratti dal comandamento di evangelizzare gli altri attivamente (cfr Christifideles laici CL 2). Spronati dalla parola e rafforzati dal Sacramento, i seguaci di Gesù devono ritornare alla loro "vigna" ardenti dal desiderio di "parlare" di Cristo e di "mostrarlo" al mondo (cfr Novo Millennio ineunte NM 16).

Cari Fratelli, le vostre lettere pastorali sono un bell'esempio del modo in cui cercate coscienziosamente di presentare la verità di Cristo nella pubblica arena. I rapporti cordiali che avete diligentemente instaurato con le autorità governative vi permettono, se necessario, di restare saldi nella valutazione delle loro deliberazioni. A questo proposito, vi incoraggio a continuare a garantire che le vostre dichiarazioni trasmettano con chiarezza la totalità dell'insegnamento magisteriale della Chiesa. Fra le numerose sfide che attualmente dovete affrontare a questo proposito c'è la necessità di difendere la santità e l'unicità del matrimonio. Stabilita dal Creatore con una sua natura e un suo scopo, preservata dalla legge morale naturale e presente in tutte le culture, l'istituzione del matrimonio implica necessariamente la complementarità di marito e moglie che partecipano all'attività creativa di Dio procreando e crescendo i propri figli. I coniugi meritano giustamente un riconoscimento legale specifico e categorico da parte dello Stato, mentre qualsiasi tentativo di eguagliare il matrimonio ad altre forme di coabitazione viola il suo ruolo unico nel piano di Dio per l'umanità.

5. Nel contesto dell'evangelizzazione della cultura, desidero riconoscere il contributo eccezionale delle vostre scuole cattoliche. Il loro sviluppo ha arricchito la fede della comunità cristiana e ha contribuito alla promozione dell'eccellenza nella nazione. Tuttavia, il valore delle vostre scuole non può essere valutato solo in cifre. Le scuole cattoliche oggi devono essere agenti attivi di evangelizzazione al centro della vita parrocchiale! A questo scopo, mi rivolgo direttamente ai giovani, sinceri e generosi fedeli della Nuova Zelanda: affrontate la vostra educazione religiosa con entusiasmo! Ascoltate la voce di Gesù che vi chiama a condividere la vita della sua famiglia, la Chiesa! Prendete il vostro posto nella vita parrocchiale!

Quello della catechesi e dell'educazione religiosa oggi è un apostolato gravoso. Ringrazio e incoraggio quei numerosi laici, uomini e donne, che, insieme ai religiosi, con dedizione incondizionata, cercano di garantire che "i battezzati... prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto" (Gravissimum educationis GE 2). In quanto Vescovi, avete l'importante dovere di aiutare gli insegnanti ad approfondire la loro personale testimonianza di Gesù Cristo fra i giovani e ad aumentare la disponibilità a insegnare ai bambini a pregare, rendendo così più grande il proprio contributo alla natura e alla missione specifiche dell'educazione cattolica. Ciò richiede, in particolare agli insegnanti specializzati, una solida preparazione teologica e spirituale che sia in armonia con quella dei vostri sacerdoti. Ciò evidenzia anche la necessità di assicurare che le vostre cappellanie di educazione superiore siano fonti vibranti di efficace catechesi. In quest'occasione, desidero anche fare un appello particolare ai religiosi di vita apostolica: rafforzate il vostro impegno per l'apostolato educativo e scolastico! In luoghi in cui i giovani sono facilmente attratti dal cammino della verità e dalla libertà autentica, la testimonianza dei consigli evangelici da parte della persona consacrata è un dono meraviglioso e insostituibile.

6. Cari Fratelli, avete promosso assiduamente la collaborazione alla vostra guida della Chiesa in Nuova Zelanda, rendendo possibile a "tutti percorrere insieme il cammino comune di fede e missione" (Pastores gregis n. 44). La collaborazione autentica non indebolisce mai il diritto e il dovere chiari e inequivocabili di governo che appartiene al munus episcopale, ma piuttosto è uno dei frutti della sua pienezza. So che siete generosamente assistiti dai vostri sacerdoti per il cui altruismo e per il cui impegno pastorali rendo grazie a Dio, unendomi a voi. Assicurateli del fatto che i fedeli cristiani dipendono da loro e li apprezzano grandemente. Parimenti, religiosi, sacerdoti, fratelli e sorelle devono essere incoraggiati poiché cercano di promuovere la comunione ecclesiale per mezzo della propria presenza e del proprio apostolato cooperativi nelle vostre Diocesi. La vita consacrata è un dono centrale della Chiesa e manifesta la bellezza profonda della vocazione cristiana all'amore altruista e sacrificale. In sintonia con gli sforzi volti a promuovere una "cultura di vocazione", esorto i religiosi a proporre di nuovo ai giovani l'ideale di consacrazione e di missione che si ritrova nei vari stati di vita ecclesiale, i quali esistono "affinché il mondo creda" (Jn 17,21).

7. Con affetto e gratitudine fraterna vi offro queste riflessioni e vi incoraggio a condividere i frutti del carisma di verità che lo Spirito vi ha concesso. Uniti nella proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo e guidati dall'esempio dei Santi, proseguite con speranza! Invocando su di voi l'intercessione di Maria, "Stella della Nuova Evangelizzazione", imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e ai sacerdoti, religiosi e laici delle vostre Diocesi.


GP2 Discorsi 2004 171