GP2 Discorsi 2004 208

INCONTRO CON I PARTECIPANTI AL RADUNO PROMOSSO DALLA AGESCI


(ASSOCIAZIONE GUIDE E SCOUT CATTOLICI ITALIANI)


E DEL MASCI (MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI)



Sabato, 23 ottobre 2004




209 1. Vi saluto con affetto, cari membri del MASCI e dell’AGESCI, che celebrate anniversari importanti delle vostre Associazioni e vi do il benvenuto in questa Piazza. La vostra presenza così numerosa rallegra il mio cuore.

Nel ringraziare cordialmente coloro che si sono fatti interpreti dei vostri sentimenti, saluto in particolare i Vescovi, gli assistenti ecclesiastici e i responsabili che vi seguono con dedizione e competenza.

2. Oggi avete voluto rinnovare la vostra "Promessa" davanti al Papa, ed io sono lieto di essere testimone del vostro proposito di essere fedeli a Dio che vi chiama a vivere la comunione e l’amicizia con Lui; fedeli a voi stessi, nella ricerca e nella realizzazione del progetto che il Padre, nel suo amore, ha elaborato per ciascuno; fedeli verso il prossimo, che attende da voi il dono di un impegno pienamente umano e cristiano.

In questo impegno di fedeltà vi è di aiuto la Legge scout, mediante la quale, come il vostro fondatore, Lord Baden-Powell, amava dire, voi potete rendere possibile l’impossibile.

3. Il Papa guarda a voi con fiducia e con speranza, e vi accompagna nella grande avventura della vita con la sua preghiera e la sua simpatia.

A voi, coccinelle e lupetti, chiedo di fare ogni giorno "del vostro meglio" per crescere gioiosamente nel Cerchio e nel Branco, scoprendo le meraviglie del creato.

Esorto voi, guide ed esploratori, ad "essere sempre pronti" per il bene, mentre fate con il Reparto l’esperienza della responsabilità ed imparate ad essere membri attivi della comunità ecclesiale e di quella civile a cui appartenete.

Chiedo a voi, scolte e rovers, di impegnarvi a fare del verbo "servire" il motto della vostra vita, nella convinzione che il dono di voi stessi è il segreto che può rendere bella e feconda l’esistenza.

4. Penso infine a voi che ricoprite nell’Associazione il ruolo difficile ed esaltante di Capi. A voi è affidata la responsabilità di accompagnare nel cammino della vita tanti fanciulli, ragazzi e giovani, che attendono da voi di essere aiutati a crescere armoniosamente, per contribuire all’edificazione di un mondo d’amicizia e di solidarietà.

Siate uomini e donne che, facendo riferimento al Vangelo di Gesù, sanno educare altri a vivere nella libertà e nella responsabilità, a "nuotare contro corrente" per vincere la tentazione dell’individualismo, della pigrizia, del disimpegno.

5. Come sapete, cari amici, tutta la Chiesa è entrata da qualche giorno nell’Anno dell’Eucaristia. Vi invito a fare del mistero del "Corpo donato" e del "Sangue versato" un punto costante di riferimento nelle vostre scelte quotidiane.

210 La celebrazione domenicale dell’Eucaristia nelle vostre parrocchie e nelle uscite di Unità vi veda attenti e partecipi nell’ascolto e nell’animazione, e sia sorgente ed alimento costante del vostro impegno.

6. "Duc in altum", AGESCI! "Duc in altum", MASCI! Non abbiate paura di avanzare con fantasia, sapienza e coraggio sulle strade dell’educazione delle giovani generazioni. Il futuro del mondo e della Chiesa dipende anche dalla vostra passione educativa.

Carissimi, con questi sentimenti affido tutti voi, le vostre Unità e le vostre famiglie all’intercessione della Madonna della Strada e di San Giorgio, vostro Patrono, e a tutti imparto di cuore la mia Benedizione.


ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE SUORE TERZIARIE CAPPUCCINE DELLA SACRA FAMIGLIA


Lunedì, 25 ottobre 2004




Alle Sorelle Capitolari,
Terziarie Cappuccine della Sacra Famiglia

1. Sono lieto di salutarvi con affetto in occasione del XX Capitolo Generale, che si celebra in coincidenza con il 150° anniversario della nascita del vostro Fondatore, il venerabile Monsignor Luis Amigó y Ferrer. Sono due eventi significativi che ci offrono l'opportunità di conferire nuovo vigore all'esperienza spirituale del proprio carisma e di dare impulso alla vostra caratteristica missione evangelizzatrice.

Di fatto, il ricordo del Fondatore è un nuovo invito a imitare quel desiderio di vivere santamente, seguendo Gesù da vicino, che si fece completamente povero per far giungere agli uomini la ricchezza della misericordia divina (cfr He 2,17-18). Da parte sua, oltre a rafforzare la fedeltà allo spirito originale, il Capitolo Generale ha la missione di renderlo presente in modo appropriato al momento attuale, discernendo quello che "lo Spirito suggerisce alle varie comunità" (Tertio Millennio adveniente TMA 23) e cercando il modo più adeguato di rendere testimonianza e annunciare Cristo nel mondo di oggi, sempre più globalizzato, come indica il motto scelto per le riflessioni capitolari.

Saluto con affetto Madre Julia Apesteguía Mariaezcurrena, appena eletta per l'incarico di Superiora Generale, come pure Madre Ligia Elena Llano, che ha svolto questo servizio negli ultimi anni. Saluto anche le nuove consigliere e voi altre sorelle capitolari, che rappresentate le diverse circoscrizioni dell'Istituto, attualmente presente in Europa, Asia, America e Africa. Vi chiedo di trasmettere la mia stima alle vostre Sorelle che seguono con interesse i lavori capitolari e vi accompagnano con la loro preghiera.

2. Desidero esprimere la sincera riconoscenza della Chiesa per la vostra opera a favore dei più bisognosi, degli anziani e dei malati, dei giovani e dei bambini bisognosi di protezione, educazione, gioia di vivere e di credere in Cristo. Allo stesso tempo, condivido con voi la speranza nel futuro, in quella storia che vi resta da costruire, poiché "lo Spirito vi proietta (nel futuro) per fare con voi ancora grandi cose" (Vita consecrata VC 110).

Sono grandi cose, in realtà, proprio perché prolungano la missione e lo stile di Gesù, che rende degna ed eleva l'umanità mediante il sacrificio di se stesso, l'abnegazione, l'accompagnamento fraterno e la piena fiducia nella forza di Dio. Per il vostro iter spirituale sapete che la salvezza vera, quella che non ha limiti e non viene meno nel tempo, si ottiene solo con la redenzione, anche se ciò contrasta con una mentalità che, spesso, tiene conto solo della promozione e del successo immediato.

211 3. Vi invito, pertanto, a intensificare ogni giorno di più l'unione con Cristo mediante la contemplazione e la preghiera assidua e a dare vitalità alle vostre opere imitando il suo atteggiamento redentore, poiché "quanto più si vive di Cristo, tanto meglio si può servire negli altri, spingendosi fino agli avamposti della missione, e assumendo i più grandi rischi" (Vita consecrata VC 76). Inoltre, partendo da una profonda e ricca esperienza interiore, sarà più facile trasmettere l'attrazione che Gesù suscita nelle nuove generazioni, insinuando in esse la voce penetrante della vocazione, come quella dei discepoli chiamati perché "stessero con lui e anche per mandarli a predicare" (Mc 3,14).

Affido i lavori capitolari e le attività volte a commemorare il 150° anniversario della nascita del vostro Fondatore a Maria, maestra ineguagliabile nell'accompagnare il Figlio Divino fino alla Croce e nel rendere presente con gioia il suo trionfo glorioso in mezzo alla comunità cristiana, così come lo accolse e lo fece crescere in seno alla Santa Famiglia.

Con questi sentimenti e auspici, e invocando l'intercessione dei Beati martiri della famiglia Amigoniana, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a tutte le Sorelle della Congregazione, come pure a quanti, condividendo lo stesso spirito, collaborano alle vostre opere apostoliche.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI ANGLICANA DI ROCHESTER (GRAN BRETAGNA)


Lunedì, 25 ottobre 2004




Cari amici della Diocesi anglicana di Rochester,

Sono lieto di salutarvi mentre svolgete un pellegrinaggio da Roma all'Inghilterra in occasione della celebrazione del millequattrocentesimo anniversario dell'ordinazione di san Giusto, primo Vescovo di Rochester. Seguite le orme di sant'Agostino di Canterbury e di san Giusto, che furono inviati dal mio grande predecessore san Gregorio a predicare il Vangelo nel vostro Paese. Che il vostro pellegrinaggio costituisca un'opportunità di arricchimento spirituale e di incoraggiamento a perseverare lungo la via della piena comunione. Vi accompagno con le mie preghiere e la mia benedizione.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI DI BYDGOSZCZ (POLONIA)


Martedì, 26 ottobre 2004

Saluto cordialmente il Vescovo Mons. Jan, le autorità civili, gli abitanti di Bydgoszcz, nonché il clero e i fedeli della diocesi. Siete in pellegrinaggio a Roma per ringraziare Dio per la fondazione della vostra diocesi, e contemporaneamente per esprimere il legame che collega ogni Chiesa locale con la Santa Sede e con il Successore di Pietro.


Sono lieto che l’istituzione della nuova diocesi sia stata accolta con gioia e che vi adoperiate in ogni modo, affinché sorgano tutte le strutture necessarie per il suo buon funzionamento. Spero che i vostri sforzi e la stretta collaborazione dei sacerdoti, delle comunità religiose e di tutti i fedeli con il vescovo portino abbondanti frutti. Insieme impegnatevi per lo sviluppo spirituale di tutti e cercate di tutelare particolarmente coloro che esigono la cura della Chiesa.

Mi unisco a voi nel ringraziamento, chiedo a Dio che colmi delle grazie necessarie la vostra comunità diocesana, e vi benedico di cuore. Portate questa benedizione alle vostre case e ai vostri ambienti. Che essa abbracci anche la gioventù, i bambini, e soprattutto i sofferenti.

Grazie per la vostra visita.


AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA,


ON.LE ROMANO PRODI


212
Giovedì, 28 ottobre 2004




Signor Presidente!

1. La saluto molto cordialmente - insieme alle distinte Personalità che La accompagnano - e La ringrazio per questa gentile visita.

La Sua presenza a Roma, in questi giorni, è motivata dal solenne atto della firma del trattato costituzionale europeo, da parte dei venticinque Stati a cui ora si estende l'Unione Europea. Il luogo prescelto - quello stesso in cui nel 1957 nacque la Comunità Europea - riveste un chiaro valore simbolico: chi dice Roma, dice, infatti, irradiazione di valori giuridici e spirituali universali.

2. La Santa Sede ha favorito la formazione dell'Unione Europea, ancor prima che si strutturasse giuridicamente, e ne ha poi seguito con attivo interesse le varie tappe. Essa si è anche sempre sentita in dovere di esprimere apertamente le giuste attese di un grande numero di cittadini cristiani d'Europa, che chiedevano il suo interessamento.

Per questo la Santa Sede ha ricordato a tutti come il Cristianesimo, nelle sue varie espressioni, abbia contribuito alla formazione di una coscienza comune dei Popoli europei ed abbia dato un grande apporto a plasmare la loro civiltà. Riconosciuto o meno nei documenti ufficiali, è questo un dato innegabile che nessuno storico potrà dimenticare.

3. Oggi desidero, in particolare, felicitarmi con Lei, Signor Presidente, per l'opera svolta durante il Suo mandato a guida della Commissione Europea, e al contempo formulo l’auspicio che le difficoltà sorte in questi giorni a riguardo della nuova Commissione possano trovare una soluzione di rispetto reciproco in spirito di concordia fra tutte le istanze interessate.

Signor Presidente, su di Lei e sulle Personalità che La accompagnano invoco la benedizione del Signore, così come su tutti i Rappresentanti degli Stati convenuti a Roma per l'imminente firma del trattato costituzionale, e su tutti i Popoli d'Europa.

Possa l'Unione Europea esprimere sempre il meglio delle grandi tradizioni dei suoi Stati membri, operare attivamene in campo internazionale per la pace tra i Popoli, ed offrire un aiuto generoso per la crescita dei Popoli più bisognosi degli altri continenti.


ALLA DELEGAZIONE


DELLA SOCIETÀ EDITRICE "LA SCUOLA" DI BRESCIA


Giovedì, 28 ottobre 2004




Cari Fratelli e Sorelle!

213 1. Sono grato al Signore per questo incontro. E' nel suo nome che vi saluto tutti con gioia ed affetto. Ringrazio il Presidente dell'Editrice "La Scuola" per le parole con cui ha interpretato i comuni sentimenti e rivolgo uno speciale pensiero al Cardinale Giovanni Battista Re e al Vescovo di Brescia, Mons. Giulio Sanguineti, che vi accompagnano.

Avete voluto venire a Roma presso la Tomba dell’apostolo Pietro per concludere nel modo più alto le manifestazioni per l'anno centenario della Società Editrice "La Scuola". Fondata nel maggio 1904 da un gruppo di laici cattolici, fra i quali il padre del Papa Paolo VI, Giorgio Montini, e da alcuni sacerdoti, la vostra Istituzione ha attraversato l'intero secolo cercando di rimanere sempre fedele, pur nel mutare delle situazioni sociali e culturali, al disegno e agli scopi dei fondatori.

2. Ringrazio insieme con voi il Signore, datore di ogni bene, per aver ispirato questa iniziativa e per averla sostenuta in giorni difficili, come quelli del bombardamento aereo che si abbatté sull’Editrice durante la seconda guerra mondiale e la distrusse. Con l’aiuto di Dio ed il coraggio di tante persone generose fu possibile ricominciare. A loro, come pure a quanti nel corso di un secolo hanno dato il loro contributo di lavoro e di idee, va il mio apprezzamento riconoscente.

Una speciale parola di plauso voglio riservare, poi, a quanti hanno collaborato perché l'Editrice rimanesse fedele agli ideali delle origini. Come sapete, essa fu pensata e voluta come uno strumento per assicurare alla scuola italiana l'ispirazione cristiana. Impresa non facile, considerati gli orientamenti di non piccola parte della cultura attuale. Ma voi continuate sulla strada intrapresa. La verità di Cristo, presentata con rispetto delle posizioni altrui e testimoniata con la coerenza della propria vita, è un bene per tutti gli operatori scolastici: genitori e figli, insegnanti e studenti, scuole statali e non statali.

3. Il centenario che state celebrando è occasione anche per gettare lo sguardo sul futuro. Non mancano prove e problemi. La Chiesa fa grande affidamento su di voi nel preparare le opportune proposte per la formazione scolastica delle nuove generazioni. In comunione con il vostro Vescovo e in cordiale dialogo con la comunità cattolica italiana, continuate ad essere seminatori di speranza, restando fedeli agli ideali dei fondatori.

L'Editrice "La Scuola" è stata sempre guardata e seguita con fiducia, affetto e apprezzamento dai miei Predecessori nel corso del Novecento. Mi unisco a loro di vero cuore. Faccio mio l’auspicio che esprimeva il Papa Paolo VI il 28 giugno 1965, quando ricevette in speciale Udienza i responsabili di allora. Tributando un caloroso riconoscimento alla loro consumata perizia pedagogica ed alla viva sensibilità per i problemi scolastici più moderni, li esortava "non solo alla conservazione dell'efficienza raggiunta, ma all'audacia altresì di nuovi sviluppi e di nuove conquiste" (Insegnamenti 3 (1965), pag. 381).

Con non minore stima ed affetto anch’io vi incoraggio a proseguire nel vostro lavoro e, assicurandovi uno speciale ricordo nella preghiera, di cuore tutti vi benedico.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA E


AL CONGRESSO MONDIALE PROMOSSO


DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE


Venerdì, 29 ottobre 2004




Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

214 1. Sono lieto di accogliervi in questa speciale Udienza. Saluto anzitutto i membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che in questi giorni ha tenuto la sua Assemblea Plenaria, tesa ad individuare i modi migliori per quella nuova evangelizzazione del sociale tanto necessaria ed urgente.

Un saluto affettuoso va ai partecipanti al Primo Congresso Mondiale degli Organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace. Facendo tesoro della dottrina sociale della Chiesa, voi, carissimi, avete riflettuto sulle forme più adeguate per l'annuncio del Vangelo nella complessa realtà del nostro tempo.

Saluto in modo speciale il Cardinale Renato Raffaele Martino e lo ringrazio per le parole di augurio che mi ha rivolto a nome di tutti.

2. E’ stato appena pubblicato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, uno strumento in grado di aiutare i cristiani nel loro quotidiano impegno di rendere più giusto il mondo, nella prospettiva evangelica di un vero umanesimo solidale. La dottrina sociale “fa parte essenziale del messaggio cristiano” (Centesimus annus
CA 5) e va sempre meglio conosciuta, diffusa integralmente e testimoniata con una costante e coerente azione pastorale.

In particolare, in un tempo come il nostro caratterizzato dalla globalizzazione della questione sociale, la Chiesa invita tutti a riconoscere e ad affermare la centralità della persona umana in ogni ambito e manifestazione della socialità.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! La dottrina sociale della Chiesa interpella soprattutto voi, cristiani laici, a vivere nella società come una “testimonianza a Cristo Salvatore” (Centesimus annus CA 5) e vi apre agli orizzonti della carità. Questa, infatti, è l’ora della carità, anche della carità sociale e politica, capace di animare, con la grazia del Vangelo, le realtà umane del lavoro, dell' economia, della politica, disegnando le strade della pace, della giustizia e dell'amicizia tra i popoli.

Questa è l'ora di una rinnovata stagione di santità sociale, di santi che manifestino al mondo e nel mondo la perenne ed inesauribile fecondità del Vangelo.

Carissimi fedeli laici, operate sempre per la giustizia e la pace. Vi accompagni e vi protegga Maria, la fedele discepola di Cristo. Nell’assicurarvi la mia preghiera, di cuore tutti vi benedico.




A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR MOHAMMAD JAVAD FARIDZADEH,


AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DELL'IRAN


Venerdì, 29 ottobre 2004




Signor Ambasciatore!

1. Sono lieto di porgerLe il benvenuto, Eccellenza, in occasione della presentazione delle Lettere che L'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario presso la Santa Sede della Repubblica Islamica dell'Iran.

215 La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto e Le sarei grato se volesse trasmettere l’espressione della mia gratitudine a sua Eccellenza il Signor Seyed Mohammad Khatami, Presidente della Repubblica, per i voti che mi ha fatto pervenire attraverso di Lei.

Le relazioni diplomatiche che esistono fra il Suo Paese e la Santa Sede da cinquant'anni, come ha sottolineato all'inizio di quest'anno il convegno tenutosi presso l'Università Gregoriana, attestano il desiderio di conoscenza reciproca e la volontà comune di favorire attraverso i nostri scambi una cultura di pace.

2. Lei ha ricordato, Signor Ambasciatore, le preoccupazioni del Suo Paese dinanzi al deteriorarsi della situazione internazionale e di fronte alle minacce che, a diversi livelli, gravano sull'umanità. Per giungere a un ordine internazionale equilibrato, soprattutto dinanzi al terrorismo che vuole imporre la sua legge, la volontà di costruire un futuro comune che garantisca la pace per tutti presuppone l'impegno degli Stati a dotarsi di strumenti stabili, efficaci e riconosciuti, come l'Organizzazione delle Nazioni Unite e le altre Organizzazioni internazionali. Quest’azione a favore della pace implica anche un'azione coraggiosa contro il terrorismo e per costruire un mondo nel quale tutti possano riconoscersi figli dello stesso Dio Onnipotente e misericordioso. Certamente l'edificazione della pace presuppone la fiducia reciproca, per accogliere l'altro non come una minaccia ma come un interlocutore, accettando parimenti i vincoli e i meccanismi di controllo che implicano gli impegni comuni quali i trattati e gli accordi multilaterali, nei diversi ambiti delle relazioni internazionali che concernono il bene comune dell'umanità, come il rispetto dell'ambiente, il controllo del commercio delle armi e della non proliferazione delle armi nucleari, la tutela dei bambini, i diritti delle minoranze. Da parte sua, la Santa Sede non lesinerà sforzi per convincere i responsabili degli Stati a rinunciare in ogni occasione alla violenza o alla forza e a fare sempre prevalere il negoziato come mezzo per superare i dissidi e i conflitti che possono sorgere fra le nazioni, i gruppi e gli individui.

3. L'impegno a favore dell'uomo si fonda per i credenti sulla fede nel Dio unico, che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, e che ha rivelato agli uomini la sua volontà. Per i cristiani questo dialogo, necessario fra gli uomini al fine di riuscire a stabilire fra di loro rapporti di fraternità e di amore reciproco, è fondamentalmente una risposta al dialogo che Dio stesso ha già avviato con l'uomo rivelandogli la sua Parola e proponendogli la sua Alleanza. Come Lei ha sottolineato, Signor Ambasciatore, è nostro dovere di credenti annunciare ai nostri contemporanei i valori fondamentali espressi nella religione, che garantiscono, attraverso la legge naturale, segno dell'impronta di Dio nell'uomo, la dignità di ogni persona umana e che regolano i rapporti degli uomini con i loro simili. Come ho tante volte ricordato, i fedeli cattolici, da parte loro, si preoccupano in ogni circostanza di rendere testimonianza a favore di una cultura della vita, che rispetti l'essere umano dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, e che garantisca la difesa dei suoi diritti e dei suoi doveri imprescindibili. Fra questi diritti fondamentali figura in primo piano il diritto alla libertà religiosa, che è un aspetto essenziale della libertà di coscienza e che rivela proprio la dimensione trascendente della persona. La Santa Sede conta sul sostegno delle Autorità iraniane per permettere ai fedeli della Chiesa cattolica presenti in Iran, come agli altri cristiani, la libertà di professare la loro religione e per favorire il riconoscimento della personalità giuridica delle istituzioni ecclesiastiche, agevolando così il loro lavoro in seno alla società iraniana. Di fatto, la libertà di culto non è che un aspetto della libertà religiosa, che deve essere la stessa per tutti i cittadini di un Paese.

4. Come ho spesso ricordato, «le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1º gennaio 2002, n. 12). Esse devono anche dialogare per conoscersi meglio, per apprezzare le loro reciproche ricchezze e per collaborare al bene comune dell'umanità.

Mi rallegro, in particolare, per lo svolgimento di un incontro regolare di dialogo ad alto livello tra cristiani e musulmani nel Suo Paese, sotto l'egida del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e delle Autorità religiose sciite iraniane. Sono certo che questa iniziativa permetterà di migliorare sempre più le relazioni tra i credenti, sulla base del rispetto mutuo e della fiducia reciproca.

5. Attraverso di Lei, sono lieto di poter salutare le comunità cattoliche di diverso rito che vivono in Iran, e che assicurano con i loro fratelli ortodossi la continuità della presenza cristiana da secoli. Auspico che i cristiani, i quali hanno sempre nutrito il desiderio di vivere in buoni rapporti con i musulmani, approfondiscano sempre più le esigenze del dialogo della vita quotidiana, attraverso i diversi aspetti della vita sociale comune. Desidero anche ricordare quanto conti ai miei occhi la possibilità effettiva per ognuno, nel rispetto delle leggi del Paese, di esprimere liberamente le proprie convinzioni religiose, di riunirsi con i propri fratelli per celebrare il culto dovuto a Dio, come anche di garantire, attraverso la catechesi, la trasmissione dell'insegnamento religioso ai bambini, e il suo approfondimento presso i giovani e gli adulti. So che i fedeli cattolici sono attaccati al loro Paese e hanno a cuore di partecipare attivamente al suo sviluppo in tutti gli ambiti della vita sociale.

6. Signor Ambasciatore, mentre inizia ufficialmente la Sua missione presso la Sede Apostolica, Le esprimo i miei voti migliori per il nobile compito che L'attende. Sia certo che troverà qui, presso i miei collaboratori, l'accoglienza attenta e la comprensione cordiale di cui potrà aver bisogno.

Su Vostra Eccellenza, sui Suoi collaboratori, sui Suoi congiunti e sull'intero Popolo iraniano invoco di tutto cuore l'abbondanza delle Benedizioni dell'Onnipotente.




AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CIPRO


Sabato, 30 ottobre 2004




Signor Presidente,

216 è un piacere per me salutarLa in occasione della Sua visita in Vaticano. Le chiedo di trasmettere i miei cordiali auspici al popolo della Sua nazione, che è sempre stato così profondamente fedele al messaggio cristiano.

Incoraggio Lei e i Suoi concittadini negli sforzi che state compiendo per promuovere il dialogo e la tolleranza fra i diversi gruppi etnici e religiosi nel vostro Paese.

Infatti, è soltanto mediante l'impegno alla comprensione e al rispetto reciproco che si possono risolvere tensioni a lungo sostenute e giungere all'unità basata su principî di solidarietà e di giustizia. Prego affinché Dio Onnipotente imparta a voi e a tutto il popolo di Cipro i doni della pace e dell'armonia.


AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO


DEI MINISTRI DELLA POLONIA


Sabato, 30 ottobre 2004


Signor Primo Ministro,
Signor Ministro,
Illustri Signori!

Il mio cordiale benvenuto a tutti. Sono lieto di potervi ricevere in un momento così importante per la Polonia e per l’Europa. Ieri ha avuto luogo la cerimonia della firma del Trattato Costituzionale dell’Unione Europea. E’ un evento che in un certo senso conclude il processo dell’allargamento della Comunità a quegli Stati che sempre hanno cooperato alla formazione delle fondamenta spirituali ed istituzionali del Vecchio Continente, ma che durante gli ultimi decenni sono rimasti per così dire ai margini di esso. La Sede Apostolica e io personalmente abbiamo cercato di sostenere tale processo affinché, l’Europa potesse respirare pienamente con due polmoni: con lo spirito dell’Occidente e dell’Oriente.

Ho fiducia che, pur mancando nella Costituzione Europea un esplicito riferimento alle radici cristiane della cultura di tutte le nazioni che compongono oggi la Comunità, i valori perenni elaborati sul fondamento del Vangelo dalle generazioni di coloro che ci hanno preceduto continueranno ad ispirare gli sforzi di coloro che si assumono la responsabilità della formazione del volto del nostro continente. Spero, che questa struttura, che in fondo è una comunità di libere nazioni, non soltanto farà il possibile per non privarle del loro patrimonio spirituale, ma anche lo custodirà come fondamento dell’unità. Come ho detto a Gniezno nell’anno 1997, non è possibile costruire una durevole unità "separandosi dalle radici dalle quali sono cresciuti i paesi d’Europa e dalla grande ricchezza della cultura spirituale dei secoli passati". "Non ci sarà l’unità dell’Europa fino a quando essa non si fonderà nell’unità dello spirito".

Come Papa, sono grato ai Governi e al Parlamento polacchi per la comprensione di questa sfida e per averla accolta. Ringrazio il Signor Primo Ministro per l’assicurazione, espressa nella lettera, che "il Governo polacco farà di tutto perché la nuova Costituzione dell’Unione Europea sia intesa nello spirito dei valori europei, alla base dei quali c’è la visione cristiana dell’uomo e della politica come servizio dedicato all’uomo stesso e a tutta la comunità".

Le auguro, Signor Primo Ministro, che la piena dedizione di tutte le persone alle quali Lei ha affidato dei compiti nel Governo della Repubblica di Polonia, come anche di coloro che esercitano il potere legislativo e giudiziario, con la compartecipazione dell’intera società, permetta nel più breve tempo possibile di portare frutti abbondanti, per la prosperità di tutti i Polacchi.

217 Dio guidi la nostra Patria verso un felice futuro, dia la grazia della saggezza a coloro su cui grava la responsabilità per le sue sorti e benedica tutti i suoi abitanti!

Grazie della visita e di ogni benevolenza.




AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLE FAMIGLIE RELIGIOSE FONDATE


DAL BEATO LUIGI GUANELLA


30 Ottobre 2004


Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia vi accolgo e vi ringrazio per questa speciale visita, che si colloca a conclusione delle celebrazioni centenarie della vostra presenza in Roma.

Saluto il Superiore Generale dei Servi della Carità, don Nino Minetti, e la Superiora Generale delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, suor Giustina Valicenti, che ringrazio per le cortesi parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti. Rivolgo, poi, il mio saluto ai rappresentanti del Movimento Laicale Guanelliano, degli amici dell’Opera e delle comunità parrocchiali di Roma affidate ai Religiosi Guanelliani. Un pensiero particolare dedico agli ammalati e alle persone diversamente abili che sono presenti.

2. Cento anni fa il beato Luigi Guanella entrava in Roma, con alcuni collaboratori, "per fare un po’ di bene a vantaggio del prossimo". Da allora voi, cari membri della sua famiglia spirituale, non avete cessato di seguirne le orme, fedeli allo stile del Fondatore, che amava dire: "Il bene bisogna farlo bene". Ed anche ora, cercando di essere "buoni samaritani" dei poveri, voi gestite opere all’avanguardia e rispondenti alle mutate esigenze dei tempi con un apostolato caritativo multiforme.

Che dire poi della cura da voi riservata ai malati terminali? Da sempre la morte e il morire costituiscono una sfida non priva di angoscia per l’uomo. Fondando la "Pia Unione del Transito di san Giuseppe" per i morenti, don Guanella ha saputo suscitare una corrente di preghiere per aiutare quanti stanno per varcare la soglia dell’eternità.

3. Dal vostro beato Fondatore avete appreso che, per dare amore ai fratelli, occorre attingerlo alla fornace della carità divina, grazie a un contatto costante con Cristo nella preghiera. Vi animi quel forte spirito di fede che faceva ripetere a don Guanella: "E’ Dio che fa, noi siamo solo strumenti della Provvidenza".

La presenza in questi giorni a Roma delle sue spoglie mortali vi sia di incoraggiamento ad imitare le sue virtù, per tendere con tutte le forze alla "misura alta" della vita cristiana, che è la santità.

Vi protegga e vi accompagni in questo cammino la Vergine Maria. Nell’assicurarvi il mio ricordo nella preghiera, con affetto benedico voi qui presenti e l’intera Famiglia Guanelliana.

Novembre 2004



A S.E. IL DOTTOR AYAD ALLAWI


PRIMO MINISTRO DELL' IRAQ


218
Mercoledì, 4 novembre 2004

Eccellenza,


Sono lieto di darLe il benvenuto in Vaticano e di assicurarLa della mia costante vicinanza al popolo iracheno, così dolorosamente provato dalle tragiche sofferenze degli anni recenti. Prego per tutte le vittime del terrorismo e della violenza sfrenata, per le loro famiglie e per tutti coloro che generosamente lavorano per la ricostruzione del Suo Paese.

Desidero incoraggiare gli sforzi compiuti dal popolo iracheno per creare istituzioni democratiche che siano veramente rappresentative e impegnate a difendere i diritti di tutti, nel pieno rispetto della diversità etnica e religiosa, che è sempre stata fonte di arricchimento per il Suo Paese. Sono fiducioso che la comunità cristiana, presente in Iraq dai tempi apostolici, darà il proprio contributo alla crescita della democrazia e alla costruzione di un futuro di pace nella regione.

Su di Lei e sul Suo Seguito e su tutto l'amato popolo dell'Iraq invoco di cuore le abbondanti Benedizioni di Dio Onnipotente.




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