GP2 Discorsi 2004 218


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA DIOCESI DI DANZICA (POLONIA)


Giovedì 4 Novembre 2004




Do un cordialissimo benvenuto a tutti: i pellegrini dall’Arcidiocesi di Gdansk, dalla Diocesi di Tarnów e dalle altre parti. Ringrazio l’Arcivescovo Tadeusz [Goclowski] per gli auguri e le espressioni di benevolenza pronunziate a nome di tutti coloro che sono qui radunati. Sono grato in modo particolare per le preghiere che alzate a Dio secondo le intenzioni legate al mio servizio alla Sede di San Pietro.

Ci raduna qui il ricordo si San Carlo Borromeo . Ieri sono passati 420 anni dalla sua morte. Egli è stato un zelante vescovo, riformatore della Chiesa dopo il Concilio di Trento, un grande sostenitore dei poveri. La sua pietà si è fondata sull’amore della croce di Cristo e del mistero della Sua morte e risurrezione. Quest’amore si è espresso nella cura per la devota celebrazione della Santa Messa e nell’adorazione di Cristo presente nell’Eucaristia.

Lo ricordo all’inizio dell’Anno dell’Eucaristia, affinché l’esempio di S. Carlo sia per tutti noi ispirazione nel vivere questo particolare periodo. Faccia ardere in noi l’amore per il Salvatore, che ha voluto rimanere con noi sotto le specie del pane e del vino.

Ancora una volta vi ringrazio per la visita. Portate il mio saluto alle vostre diocesi, alle parrocchie e alle case. Dio vi benedica!

Sia lodato Gesù Cristo!


AI PARTECIPANTI ALLA IX RIUNIONE


DEL CONSIGLIO POST-SINODALE DELLA SEGRETERIA


GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI


PER L’ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AMERICA


219
Venerdi, 5 novembre 2004




Venerabili Fratelli nell’Episcopato!

1. Con gioia vi accolgo e vi do il benvenuto, in occasione della nona riunione del Consiglio post-sinodale della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per l’Assemblea Speciale per l’America.

Questi vostri incontri, coordinati dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, che ringrazio per le gentili parole rivoltemi, vi permettono di verificare gli sforzi compiuti per attuare gli insegnamenti contenuti nell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America. Vi danno inoltre modo di "monitorare" le mete raggiunte e i progressi delle Chiese particolari nel Continente americano, la cui quotidiana esistenza è caratterizzata da molteplici e variegate situazioni politiche, sociali ed economiche. Vi ringrazio e vi incoraggio a continuare in questo servizio collegiale al Successore di Pietro nel governo pastorale dell’intero Popolo di Dio.

2. Proprio a partire dell’esperienza sinodale, sono state promosse dai Vescovi diverse iniziative pastorali finalizzate ad accrescere la comunione di quanti vivono in America, applicando gli orientamenti dell’Esortazione apostolica post-sinodale. Mi limito qui a ricordare: i "Congressi Americani Missionari" (C.A.M.), le "Riunioni dei Vescovi della Chiesa in America" e la celebrazione di Nostra Signora di Guadalupe, Madre ed Evangelizzatrice dell’America, come festa liturgica comune a tutto il Continente.

Molto rimane ancora da fare per consolidare l’identità cristiana del Continente. Se infatti il cattolicesimo predomina in America Latina, negli altri Paesi è più consistente la presenza di altre confessioni cristiane. Tale diversità, se vissuta nella carità che affratella, sarà stimolo al dialogo ecumenico, senza che ciò incrini nei cattolici "la ferma convinzione che soltanto nella Chiesa cattolica vi sia la pienezza dei mezzi di salvezza stabiliti da Gesù Cristo" (Ecclesia in America, 73).

3. Tra le sfide del momento presente, oltre all’azione nefasta delle sette, devono annoverarsi altre difficoltà come, ad esempio, le conseguenze negative della globalizzazione, specialmente quando si attribuisce valore assoluto all’economia; la crescente urbanizzazione con l’inevitabile sradicamento culturale; il commercio e il consumo di droga; le moderne ideologie che ritengono superato il concetto di famiglia fondata sul matrimonio; il progressivo aumento del divario tra ricchi e poveri; le violazioni dei diritti umani; i movimenti migratori e il complesso problema del debito estero. Che dire poi della cultura della morte, che si esprime in molteplici forme, quali la corsa agli armamenti e l’esecranda pratica della violenza scatenata dalla guerriglia e dal terrorismo internazionale?

4. Ecco, cari e venerati Fratelli, alcune pressanti sfide per la Chiesa in America. Grazie a Dio, il popolo cristiano può contare su molte risorse per continuare con rinnovata speranza la sua missione. Può contare innanzitutto sulla fede, dono che non solo ha formato l’identità cristiana del Continente, ma, lungo la storia, si è manifestato nei principi e negli ideali morali che hanno alimentato la cultura dei suoi popoli.

Un altro grande dono, che la grazia divina ha suscitato in America, è la pietà popolare, profondamente radicata nelle sue diverse nazioni. Questa peculiare caratteristica del popolo americano, convenientemente orientata, purificata e arricchita con gli elementi genuini della dottrina cattolica, potrà risultare utile strumento per aiutare i credenti ad affrontare in modo adeguato le sfide della secolarizzazione.

Infine, la Chiesa in America è stata arricchita con il dono di una peculiare sensibilità sociale, specialmente verso i poveri, che si manifesta in una profonda solidarietà tra le persone e tra i popoli. Ricordo che proprio i Padri sinodali dell’Assemblea Speciale per l’America segnalarono l’opportunità di preparare un "Catechismo della Dottrina Sociale Cattolica", suggerimento che ho voluto accogliere nell’Esortazione apostolica post-sinodale e che recentemente è stato realizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con la pubblicazione del "Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa".

5. Carissimi Fratelli, auguro pieno successo ai vostri lavori, sui quali invoco la protezione di Nostra Signora di Guadalupe, Madre dell’America. A Lei chiedo che la Chiesa in quel Continente possa fiorire e accrescere i suoi frutti di santità, di sincera conversione a Cristo, di salda comunione e di solidarietà.

220 Con questi sentimenti, benedico voi, le vostre Comunità e l’intero Continente, e prego Iddio perché la sua unità cresca sempre più ancorata alla fede cristiana.


AI MEMBRI DEL "POPE JOHN PAUL II CULTURAL CENTER"


Venerdì, 5 novembre 2004




Gentile Cardinale Maida,
Cari Amici in Cristo,

Sono lieto di salutare i Dirigenti del "Pope John Paul II Cultural Center" in occasione del vostro pellegrinaggio annuale in Vaticano. Vi ringrazio per il sostegno che date al lavoro del Centro volto a promuovere il dialogo tra il mondo della fede e quello della cultura. È mio auspicio che il Centro contribuisca a portare la verità del Vangelo e la sapienza della tradizione della Chiesa a incidere sulle grandi questioni che forgiano la società contemporanea.

Possa il vostro pellegrinaggio alla Città Eterna condurre tutti voi a un'unione più profonda con il Signore e con la Sua Chiesa! A voi e alle vostre famiglie imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.




AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELL’ORDINE DEGLI AGOSTINIANI RECOLLETTI


Venerdì, 5 novembre 2004

Al Capitolo Generale degli Agostiniani Recolletti


1. Sono lieto di ricevervi cordialmente, Presidente e altri partecipanti al Capitolo Generale degli Agostiniani Recolletti, in rappresentanza delle diverse Province dell'Ordine. Desidero esprimervi il ringraziamento della Chiesa per la testimonianza di vita come consacrati e per l'attività apostolica portata avanti nei 18 Paesi di tre continenti dove siete presenti.

Il Capitolo è un momento decisivo per la vita dell'Ordine, in quanto deve assicurare la fedeltà al proprio patrimonio spirituale in modo creativo, affinché risplenda maggiormente nel nostro tempo il tesoro della vostra spiritualità e missione specifiche. È anche espressione eminente dell'unità che deve regnare fra tutti i religiosi attorno a una stessa vocazione e missione nella Chiesa. Vi invito, pertanto, a vivere in questo clima di unità e di carità fraterna, per dare l'esempio a tutte le altre Comunità ed essere testimoni nella Chiesa e dinanzi all'umanità della ricchezza spirituale che lo Spirito ha effuso su voi "per l'utilità comune" (1Co 12,7).

2. Vi esorto a tenere particolarmente presente nelle vostre riflessioni e deliberazioni la chiave che ho indicato per ogni programma apostolico e spirituale: "partire da Cristo"; "questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio" (Novo Millennio ineunte NM 29). Lo comprendete bene per la vostra stessa consacrazione religiosa, che vi associa al sacrificio di Cristo in modo particolare. La vita spirituale profonda, tanto vincolata nella vostra tradizione all'osservanza e alla contemplazione, all'interiorità e alla ricerca instancabile di Dio, è sempre il punto di partenza dell'autentico rinnovamento e l'anima di ogni iniziativa apostolica.

221 Nulla può sostituire questa intima esperienza della fede per realizzare la vostra vocazione di essere profeti del Regno di Dio. In effetti, "è proprio la qualità spirituale della vita consacrata che può scuotere le persone del nostro tempo ... trasformandosi così in affascinante testimonianza" (Vita consecrata VC 93). Lo è anche all'inizio del terzo millennio, facendo chiarezza nella confusione che può provocare un mondo sempre più globalizzato, irradiando pace e speranza in tante situazioni convulse, manifestando la bellezza ineffabile di Dio dinanzi alla carenza di valori supremi e dando prova del suo amore per ogni essere umano, creato a sua immagine, anche se spesso sfigurato e vittima di una mentalità distruttrice, non solidale ed escludente. Riflettendo nel vostro essere e nel vostro agire Colui che è "luce del mondo" (Jn 8,12), servirete la Chiesa e l'umanità, che ha sempre fame di Dio.

3. Il progredire nella vita soprannaturale, fondato sulla preghiera assidua e sulla partecipazione ai sacramenti, è una premessa fondamentale per un'azione apostolica feconda. In particolare l'Eucaristia, che è presenza reale di Cristo stesso nella storia umana. È anche "sorgente ed epifania" di questa comunione fraterna (cfr Mane nobiscum Domine, n. 21) che deve regnare nelle vostre comunità ed essere un messaggio vivente di concordia in un mondo dominato spesso dalla rivalità e dal conflitto.

Avete percepito in seno all'Ordine, come una novità, la presenza di comunità in Paesi molto diversi e il progressivo aumento di religiosi provenienti da diverse nazioni. Ciò costituisce indubbiamente una sfida, ma anche una stupenda opportunità per giungere alle radici del senso comunitario, che non si basa su affinità umane, ma s'ispira al mistero della Trinità.

In tal senso, la vita condivisa fraternamente nelle comunità è come una prova continua di una comunione che, dall'alto, sa coniugare armoniosamente la diversità di caratteri personali e di tradizioni proprie di ogni Paese. È la comunione di quanti si alimentano dello stesso Pane, rimangono uniti per il desiderio instancabile di ricercare Dio e si fondono nell'impegno di servire incondizionatamente il Vangelo. Di fatto, Cristo, essendo la "verità tutta intera" (Jn 16,13), contiene tutta la varietà di forme in cui la sua luce si riflette nella molteplicità della realtà umana.

4. Prego lo Spirito Santo di concedervi i suoi doni in abbondanza, affinché nei diversi lavori capitolari possiate discernere quello che Egli stesso "suggerisce alle varie comunità" (Tertio Millennio adveniente TMA 23), vi dia forza per affrontare le sfide, presenti e future, e costanza nel vostro abnegato impegno apostolico, che la Chiesa apprezza, vi continua a chiedere e per il quale ringrazia.

A poco più di 75 anni di solenne consacrazione dell'Ordine alla Santissima Vergine Maria, pongo nelle sue mani lo svolgimento del Capitolo e il progresso spirituale di tutti i vostri Confratelli, e allo stesso tempo vi benedico tutti di cuore.


AI DIRIGENTI E AI SOCI


DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ROMA


Sabato, 6 novembre 2004


Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con vivo piacere vi accolgo quest’oggi, in occasione del cinquantesimo di fondazione della Banca di Credito Cooperativo di Roma. Do il mio benvenuto a ciascuno di voi e ai vostri familiari. Estendo il mio cordiale saluto a tutti coloro che operano nelle varie sedi e filiali del vostro Istituto di Credito. Saluto e ringrazio, in modo particolare, il vostro Presidente, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti. Egli ha voluto ricordare lo spirito che fin dall’inizio ha animato e continua a sostenere tante iniziative di bene promosse dalla vostra Banca nel Lazio e in altre parti d’Italia.

2. Quando, cinquant’anni or sono, nacque la Banca di Credito Cooperativo di Roma era ben chiaro l’intendimento dei suoi fondatori di voler rendere alla società un servizio di solidarietà e di mutualità, ispirandosi ai principi e agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. Questa vostra Banca è oggi notevolmente cresciuta e tante prospettive si aprono per il suo futuro. Auspico di cuore che, grazie al contributo di tutti, essa possa proseguire nel suo cammino, avendo sempre presenti le esigenze del bene comune.

3. Un particolare ringraziamento vorrei esprimere a Lei, Signor Presidente, ed ai suoi Collaboratori per l’attenzione che il vostro Istituto di Credito riserva alle comunità ecclesiali, alle parrocchie, specialmente a quelle rurali, e alle opere di promozione umana gestite da enti ecclesiastici o da comunità religiose. Aiutando le attività della Chiesa voi contribuite a diffondere il Vangelo e a consolidare la cultura dell’amore. Continuate a svolgere la vostra attività facendo tesoro dell’esperienza maturata nelle strutture cattoliche del Credito Cooperativo. Come credenti, siate sempre consapevoli che, per assolvere fedelmente il vostro compito, dovete coltivare un assiduo contatto personale con Cristo.

222 In ogni tempo, ma specialmente in questa nostra epoca, occorre che i cristiani siano in ogni campo fermento di autentico rinnovamento sociale e lievito di speranza evangelica. A tal fine può esservi utile sussidio per la formazione e per la testimonianza cristiana anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, recentemente pubblicato.

Carissimi Fratelli e Sorelle, affido a Maria ciascuno di voi, le vostre famiglie e le molteplici attività della vostra Banca. Da parte mia, vi assicuro un ricordo nella preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.


AI PARTECIPANTI ALLA SESSIONE PLENARIA


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE


Lunedì, 8 novembre 2004




Signore e Signori,
Cari amici,

1. È con particolare piacere che vi saluto, distinti membri della Pontificia Accademia delle Scienze. Ringrazio il vostro Presidente, il professor Nicola Cabibbo, per il cordiale messaggio di saluto e i buoni auspici che mi ha trasmesso a vostro nome.

Gli incontri dell'Accademia sono sempre stati un'occasione di arricchimento reciproco e, in alcuni casi, sono sfociati in studi di grande interesse per la Chiesa e per il mondo della cultura. Queste iniziative hanno contribuito a un dialogo più fecondo fra la Chiesa e la comunità scientifica. Confido nel fatto che condurranno a un'indagine sempre più accurata sulle verità di scienza e sulle verità di fede, che alla fine convergono nell'unica Verità che i credenti riconoscono in tutta la sua pienezza sul volto di Gesù.

2. L'Assemblea Plenaria di quest'anno, dedicata alla scienza e alla creatività, solleva importanti questioni legate profondamente alla dimensione spirituale dell'uomo. Attraverso la cultura e l'attività creativa, gli esseri umani hanno la capacità di trascendere la realtà materiale e di "umanizzare" il mondo che li circonda. La Rivelazione insegna che uomini e donne sono creati a "immagine e somiglianza di Dio" (cfr Gn 1,26) e quindi possiedono una dignità speciale che permette loro, mediante il proprio lavoro, di riflettere l'azione creativa di Dio (cfr Laborem exercens LE 4).

Veramente, devono essere "co-creatori" con Dio, utilizzando la proprie conoscenze e le proprie abilità per plasmare un cosmo in cui il disegno divino sia costantemente volto al compimento (cfr Gaudium et spes GS 34). Questa attività umana trova la sua espressione privilegiata nella ricerca del sapere e nell'indagine scientifica. In quanto realtà spirituale, questa creatività deve essere esercitata in maniera responsabile. Esige rispetto per l'ordine naturale e, soprattutto, per la natura di ogni essere umano, in quanto l'uomo è suo soggetto e suo fine.

La creatività che ispira il progresso scientifico si esprime soprattutto nella capacità di affrontare e risolvere questioni e problemi sempre nuovi, molti dei quali hanno ripercussioni planetarie. Uomini e donne di scienza sono sfidati a porre questa creatività sempre più al servizio della famiglia umana, operando per migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta e promuovendo lo sviluppo integrale della persona umana, sia materialmente sia spiritualmente. Se la creatività scientifica deve giovare al progresso umano autentico, deve rimanere estranea a qualsiasi forma di condizionamento finanziario o ideologico per potersi dedicare soltanto alla ricerca spassionata della verità e al servizio disinteressato all'umanità. La creatività e le nuove scoperte dovrebbero riunire la comunità scientifica e le popolazione del mondo in un clima di cooperazione che privilegi la condivisione generosa del sapere rispetto alla competitività e agli interessi individuali.

3. Il tema del vostro incontro invita a una riflessione rinnovata sulle "vie della scoperta". Esiste infatti una profonda logica interna al processo di scoperta. Gli scienziati si avvicinano alla natura sapendo di affrontare una realtà che non hanno creato, ma ricevuto, una realtà che lentamente si rivela alla loro paziente indagine. Essi percepiscono, spesso solo implicitamente, che la natura contiene un Logos che invita al dialogo. Lo scienziato cerca di porre le giuste domande alla natura, mantenendo al contempo di fronte ad essa un atteggiamento di umile ricettività e perfino di contemplazione. Lo "stupore" che ha dato vita alla prima riflessione filosofica sulla natura e alla scienza stessa, non viene assolutamente meno con le nuove scoperte. Infatti, aumenta costantemente e spesso suscita un timore reverenziale per la distanza che separa la nostra conoscenza della creazione dalla pienezza del suo mistero e della sua grandezza.

223 Gli scienziati contemporanei, di fronte all'esplosione di nuovo sapere e di nuove scoperte, percepiscono spesso di trovarsi al cospetto di un orizzonte vasto e infinito. Infatti, si può affermare che la generosità inesauribile della natura, con le sue promesse di scoperte sempre nuove, indichi, al di là di se stessa, il Creatore che ce l'ha data come un dono i cui segreti restano da esplorare. Nel tentativo di comprendere questo dono e di utilizzarlo saggiamente e bene, la scienza si imbatte costantemente in una realtà che gli esseri umani "trovano". In ogni fase della scoperta scientifica, la natura è qualcosa di "dato". Per questo motivo, la creatività e il cammino lungo le vie della scoperta, così come tutti gli sforzi umani, vanno visti definitivamente sullo sfondo del mistero della creazione stessa (cfr Laborem exercens LE 12).

4. Cari membri dell'Accademia, ancora una volta offro i miei buoni auspici oranti per la vostra opera volta al progresso del sapere e compiuta a beneficio della famiglia umana. Che questi giorni di riflessione e di dibattito siano una fonte di arricchimento spirituale per tutti voi. Nonostante le incertezze e la fatica che ogni tentativo di interpretare la realtà implica, non solo nelle scienze, ma anche nella filosofia e nella teologia, le vie della scoperta sono sempre vie orientate alla verità.

Chiunque cerchi la verità, che ne sia consapevole o meno, percorre un cammino che alla fine conduce a Dio, che è la Verità stessa (cfr Fides et ratio, n. 16, 28). Che il vostro dialogo umile e paziente con il mondo della natura rechi i frutti di scoperte sempre nuove e di un apprezzamento rispettoso delle sue meraviglie segrete! Su di voi e sulle vostre famiglie invoco di cuore le benedizioni di Dio di sapienza, gioia e pace.


ALLE SUORE CARMELITANE MISSIONARIE TERESIANE


Martedì, 9 novembre 2004




Alle Suore Carmelitane
Missionarie Teresiane
partecipanti
al XIII Capitolo Generale

1. Sono molto lieto di avere questo incontro con voi, che state celebrando il XIII Capitolo Generale, momento tanto importante nella vita della Congregazione per discernere la volontà di Dio, ravvivare la fedeltà al carisma fondazionale e cercare il modo migliore di rispondere, a partire dalla propria vocazione e missione, alle sfide di questi primi anni del terzo millennio.

Saluto con affetto Suor Luisa Ortega Sánchez, eletta di recente Superiora Generale, le sue Consigliere e le altre collaboratrici dirette, così come le altre partecipanti al Capitolo. Esprimo sincera gratitudine a Suor Pilar Timoneda Armengol, Superiora Generale durante i due mandati precedenti, e vi invito a trasmettere alle comunità dei diversi Paesi, insieme alle decisioni prese, la vostra esperienza capitolare, con la sua profondità spirituale, il senso di fraternità e la gioia suscitata dal vivere in modo pieno e gioioso il carisma ispirato dal fondatore, il beato Francisco Palau i Quer.

Come dice il motto capitolare, si tratta di promuovere in tutte le vostre Sorelle una vera "passione per la Chiesa: Dio e il prossimo", affinché ogni comunità arricchisca la propria Chiesa particolare e renda visibili le meraviglie di Dio "con il linguaggio eloquente di un'esistenza trasfigurata, capace di sorprendere il mondo" (Vita consecrata VC 20).

224 2. Nel programma di vita e di azione per i prossimi anni si deve ricordare che "la missione, prima di caratterizzarsi per le opere esteriori, si esplica nel rendere presente al mondo Cristo stesso mediante la testimonianza personale. È questa la sfida, questo il compito primario della vita consacrata" (Ibidem, n. 72). E, a cosa possiamo ispirarci per rendere presente Cristo, se non a quel grande Mistero dove Cristo è "realmente" presente, qual è l'Eucaristia? Tutti gli aspetti dell'Eucaristia "si rannodano in un aspetto che più di tutti mette alla prova la nostra fede: è il mistero della presenza "reale"" (Mane nobiscum Domine, n. 16).

Ho ricordato a tutta la Chiesa il carattere centrale e insostituibile dell'Eucaristia per la vita cristiana, per essere fedeli alla vocazione alla santità. Lo ricordo anche a voi ora, sicuro che, per la vostra tradizione contemplativa teresiana, lo comprenderete molto bene e farete di questo Santissimo Sacramento l'asse della vita spirituale e l'ispiratore di ogni progetto apostolico e missionario. Di fatto, in esso troverete Cristo; costituisce quindi un punto di incontro privilegiato per le anime innamorate di Lui (cfr Ibidem, n. 18).

3. Chiedo a Nostra Signora del Monte Carmelo, per intercessione del vostro beato Fondatore, che non cessiate di mostrare ogni giorno a "tutti i credenti la presenza, già in questo mondo, dei beni celesti" (Lumen gentium
LG 44), e che aumenti fra le nuove generazioni il numero di coloro che riconoscono la voce dello Spirito quando li chiama a una vita interamente consacrata a Dio.

Con questi auspici, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo con piacere a tutte le Carmelitane Missionarie Teresiane.


AI PARTECIPANTI ALLA NONA SEDUTA PUBBLICA


DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE


Martedì, 9 novembre 2004




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Ambasciatori,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di farvi pervenire uno speciale saluto in occasione della nona Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, momento culminante delle molteplici attività promosse nel corso di quest’anno.

Saluto, in particolare, il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, e lo ringrazio per la dedizione con cui attende a questo compito. Estendo il mio saluto ai Signori Cardinali, ai Vescovi, agli Ambasciatori, ai sacerdoti e ai rappresentanti delle Pontificie Accademie qui presenti, come pure a coloro che non hanno voluto mancare a questo incontro.

225 2. L’odierna Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie tocca un tema quanto mai significativo: la Via pulchritudinis come itinerario privilegiato per l'incontro tra la fede cristiana e le culture del nostro tempo, e come strumento prezioso per la formazione delle giovani generazioni.

In duemila anni di storia, la Chiesa ha percorso in tanti modi la via della bellezza attraverso opere d'arte sacra, che hanno accompagnato la preghiera, la liturgia, la vita delle famiglie e delle comunità cristiane. Splendidi capolavori architettonici, dipinti, sculture e miniature, opere musicali, letterarie e teatrali, insieme ad altre opere d'arte a torto considerate ‘minori’, costituiscono autentici tesori, che ci fanno comprendere, attraverso il linguaggio della bellezza e dei simboli, la profonda sintonia che esiste tra fede e arte, tra creatività umana e opera di Dio, autore di ogni autentica bellezza.

3. Potrebbe l'umanità di oggi godere di un così vasto patrimonio artistico se la comunità cristiana non avesse incoraggiato e sorretto la creatività di numerosi artisti proponendo loro, come modello e fonte di ispirazione, la bellezza di Cristo, splendore del Padre?

Perché tuttavia la bellezza rifulga nel suo pieno splendore, deve essere unita alla bontà e alla santità di vita; occorre cioè far risplendere nel mondo, attraverso la santità dei suoi figli, il volto luminoso di Dio buono, mirabile e giusto.

E' quanto chiede Gesù ai suoi discepoli nel Discorso della Montagna: “Cosi risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (
Mt 5,16). La testimonianza dei cristiani, se vuole incidere anche nell’odierna società, non può non nutrirsi di bellezza per diventare eloquente trasparenza della bellezza dell'amore di Dio.

4. Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Accademici ed Artisti! E’ proprio questo il vostro compito: alimentare l’amore per tutto ciò che è autentica espressione del genio umano, nonché riflesso della bellezza divina.

Nella Lettera agli Artisti ho avuto modo di sottolineare che dalla vostra collaborazione “la Chiesa si augura una rinnovata «epifania» di bellezza per il nostro tempo e adeguate risposte alle esigenze proprie della comunità cristiana” (n. 10). Siate sempre consapevoli di questa vostra missione e il Signore vi aiuti a portarla a compimento in modo efficace.

A tutti gli Accademici, e specialmente ai Membri della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, esprimo il grato apprezzamento per l'attività svolta ed auspico che, con l’apporto di tutti, venga promosso un nuovo umanesimo cristiano, capace di percorrere la via dell'autentica bellezza, ed additarla a tutti come itinerario di dialogo e di pace tra i popoli.

5. Sono ora lieto, su proposta del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, di attribuire il Premio annuale delle Pontificie Accademie all’Abbazia Benedettina di Keur Moussa, in Senegal, dove i Benedettini provenienti dall'Abbazia madre di Solesmes si sono messi in ascolto delle tradizioni dell'Africa, conservando fedelmente, allo stesso tempo, il patrimonio liturgico ricevuto dalla tradizione della Chiesa.

Desidero, inoltre, offrire una Medaglia del Pontificato alla Scuola di Cinematografia “Ipotesi Cinema”, fondata e diretta dal Maestro Ermanno Olmi, per la sua pedagogia fondata sull’autentico umanesimo, come pure al Coro Interuniversitario di Roma, diretto dal Maestro Don Massimo Palombella, per il servizio reso al culto divino e alla cultura musicale.

Affido ciascuno di voi e le varie Istituzioni a cui appartenete alla materna protezione della Vergine Maria, che invochiamo come Tota Pulchra, la “Tutta Bella”. Vi assicuro un ricordo nella preghiera e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.


ALLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL'OCEANO INDIANO


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


226
Martedì, 9 novembre 2004




Cari Fratelli nell'Episcopato,
Cari fratelli nel sacerdozio,

1. È con gioia che vi accolgo oggi mentre realizzate la vostra visita ad limina. Ho così l'opportunità di rivolgermi in particolare a voi, Pastori della Chiesa nelle Isole dell'Oceano Indiano. Il nostro incontro è una manifestazione della comunione tra i Vescovi e la Sede di Pietro. "Non è semplicemente una reciproca informazione, ma soprattutto l'affermazione e il consolidamento della collegialità ... nel corpo della Chiesa, per la quale si ha l'unità nella diversità" (Esortazione Apostolica Pastores gregis, n. 57). Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza episcopale, Monsignor Gilbert Aubry, Vescovo di Saint-Denis de la Réunion, per le parole fraterne che mi ha rivolto a nome vostro, esprimendo il vostro fedele attaccamento al Successore di Pietro.

Dalla vostra ultima visita, diversi cambiamenti si sono verificati nella vostra Conferenza episcopale. La costituzione del Vicariato apostolico di Rodrigues, distaccato dalla Diocesi dell'Isola Maurizio, è un segno della vitalità della Chiesa nella vostra regione. Saluto cordialmente Monsignor Alain Harel, Vicario apostolico di questa nuova circoscrizione, come pure Monsignor Denis Wiehe, nuovo Vescovo delle Seychelles. La vostra presenza mi permette di sentirmi vicino a tutti i vostri diocesani. Tornando a casa, trasmettete ai popoli delle vostre isole il mio caloroso saluto, assicurando ognuno della mia preghiera e del mio affetto. Che, con l'abbondanza dei suoi doni, il Signore sia per tutti una fonte vivificante di speranza e di amore fraterno!

2. Nella diversità delle situazioni umane e religiose che costituiscono la realtà della vostra regione, tenendo anche conto delle distanze considerevoli che separano le vostre Diocesi, un'autentica spiritualità di comunione è per voi particolarmente indispensabile. Essa non può che spronarvi a rafforzare i vostri vincoli e a sviluppare collaborazioni fra voi. Sono lieto di sapere che i vostri scambi e le vostre consultazioni all'interno della Conferenza episcopale (CEDOI) vi aiutano a evitare l'isolamento e a sentirvi parte attiva della vita della Chiesa universale. "L'avant-Cedoi", che vi permette di ritrovarvi con sacerdoti, religiosi e religiose, come pure con i laici della vostra regione, per riflettere sui temi pastorali più importanti, apporta un autentico sostegno ai Pastori; consente anche ai fedeli di ampliare i propri orizzonti e di aprirsi alla diversità della Chiesa, dimostrando che la sua vita e la sua missione riguardano tutti.

A voi, cari Fratelli, vorrei ripetere ancora una volta una delle mie convinzioni profonde: per coloro che Cristo ha istituito come Pastori della sua Chiesa è particolarmente necessario un impegno spirituale fondato sulla contemplazione del volto del Signore e sull'annuncio del Vangelo. Siate costanti nel mantenere la vostra vita spirituale alimentandovi della parola vivente ed efficace della Scrittura e della Santa Eucaristia, nutrimento della vita eterna (cfr Pastores gregis, n. 13). Ciò vi consentirà anche di proporre a tutti i vostri diocesani di condurre una vita spirituale sempre intensa, fondamento di un'esistenza autenticamente cristiana.

3. In questo spirito, invito il popolo cristiano a vivere l'Anno dell'Eucaristia, nel quale siamo appena entrati, come un tempo forte di incontro con Cristo. Auspico pertanto che i fedeli scoprano in questo tesoro incomparabile che Gesù ci ha lasciato la gioia e la felicità della presenza amorevole del Salvatore. Che vi assaporino con fervore la bontà di Dio per gli uomini! Che tutti vi trovino luce e forza per la vita quotidiana nel mondo, nell'esercizio della loro professione, nelle situazioni più diverse, nella loro testimonianza di fede, come pure per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia (cfr Lettera Apostolica Mane nobiscum Domine, n. 30). L'Anno dell'Eucaristia è anche un tempo propizio per riscoprire il significato della domenica e la necessità di santificarla, in particolare attraverso la partecipazione regolare alla Messa domenicale. La comunità cristiana riunita, acquistando una rinnovata consapevolezza del fatto che l'Eucaristia che la costituisce le è stata donata "per la vita del mondo" (
Jn 6,51), vi troverà un nutrimento che permetterà a ognuno dei suoi membri di vivere della vita stessa del Signore Gesù, come pure di attingervi un nuovo slancio missionario. Prolungando la celebrazione, l'adorazione eucaristica, fonte inesauribile di santità, costituirà l'occasione per i fedeli di entrare in un dialogo sempre più intimo con il Signore.

4. La formazione dei futuri sacerdoti è una sfida importante per la Chiesa. Vi preoccupate dell'intero processo di formazione di coloro che il Signore chiama, e avete voluto che questa potesse poco a poco essere dispensata nella vostra regione, avvicinando così i seminaristi alle realtà pastorali nelle quali dovranno servire. Il seminario "Notre-Dame de la Trinité", nell'isola Maurizio, assicura già ai giovani i primi anni di formazione. Incoraggio calorosamente il gruppo dei formatori nel suo prezioso servizio, affinché il seminario sia il luogo di un discernimento serio delle vocazioni e di un'autentica formazione comunitaria al ministero sacerdotale. Vi invito anche a rivalorizzare la pastorale delle vocazioni, e a farne una preoccupazione fondamentale delle vostre Diocesi, affinché, mediante la preghiera e l'attenzione ai giovani, tutti i fedeli contribuiscano alla nascita e alla maturazione delle vocazioni, aiutando i bambini e gli adolescenti a discernere la chiamata del Signore. Quanto a voi, abbiate l'audacia di invitare i giovani a seguire Cristo e poi di accompagnarli lungo tutto il loro cammino!

Cari Fratelli, uno dei vostri doveri principali nei confronti dei vostri sacerdoti è quello di vegliare sulla loro vita spirituale, in modo che il loro ministero trovi un fondamento solido nell'incontro personale con Cristo, soprattutto attraverso la preghiera assidua e i sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza. È anche un invito pressante che vi viene fatto a stare loro vicini, mediante l'accoglienza, l'ascolto, l'amicizia condivisa, affinché nessuno si senta isolato o incompreso. A ognuno di loro, come anche ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e ai seminaristi, trasmettete il saluto cordiale e affettuoso del Papa, che li invita a essere sempre più testimoni della santità di vita, provando un'ardente passione per l'annuncio del Vangelo. Rivolgo loro il mio vivo incoraggiamento nel servizio alla Chiesa. Il loro impegno fra i più poveri è una bella testimonianza resa alla carità di Cristo verso i più piccoli dei suoi fratelli.

5. Nelle vostre relazioni quinquennali sottolineate che la richiesta e anche la necessità della formazione della fede dei laici sono presenti nelle vostre comunità diocesane. Indubbiamente i bisogni sono diversi, a seconda delle circostanze nelle quali i fedeli vivono. Tuttavia, in generale, è indispensabile che i cristiani abbiano una formazione religiosa salda per procedere lungo il difficile cammino dell'impegno nella sequela di Cristo. La presenza di credenti di altre religioni, ma anche l'attività delle sette, devono spronare i discepoli di Cristo a utilizzare ogni mezzo per rafforzarsi nella fede, non facendosi portare da qualsiasi vento di dottrina (cfr Ep 4,14), al fine di potere rendere testimonianza della speranza che li fa vivere (cfr 1P 3,15).

227 Siate attenti all'urgenza di comunicare la Parola di Dio agli uomini nella loro propria cultura, affinché il Mistero di Cristo venga annunciato e accolto da tutti, di modo che ognuno senta parlare la sua propria lingua (cfr Ac 2,6). L'inculturazione del messaggio evangelico è in effetti un compito molto importante, perché gli uomini e le donne di ogni nazione e di ogni cultura possano andare incontro a Cristo e camminare lungo le vie del Vangelo. Gli sforzi che avete compiuto in tal senso contribuiscono al radicamento reale della fede nelle vostre isole, rispondendo anche a una sfida essenziale dell'evangelizzazione.

6. L'impegno dei fedeli nella vita sociale è caratterizzato dalla diversità delle situazioni dei vostri Paesi. Ovunque è possibile, i laici devono svolgere il ruolo che corrisponde loro nella costruzione della nazione. È loro dovere apportare il proprio contributo affinché l'uomo assuma la sua piena dimensione di creatura di Dio. L'insegnamento sociale della Chiesa è un aiuto prezioso per il servizio al bene comune e alla dignità integrale dell'uomo, soprattutto facendo comprendere quali sono le condizioni di vita più giuste e più fraterne in seno alla società.

Perché i popoli possano progredire pacificamente, il dialogo interreligioso è parimenti una necessità. In alcune delle vostre isole, i credenti di altre religioni sono numerosi, a volte largamente maggioritari, e io so che la presenza dei cristiani è lì in generale ben accolta e apprezzata. Umile luce in mezzo a quei popoli, alla maniera dei fari dell'Oceano, essi possono essere per gli uomini di buona volontà segni che indicano il cammino della fraternità e della concordia, rendendo così testimonianza al Vangelo.

7. L'attenzione alle famiglie e al loro sviluppo armonioso costituisce una delle vostre priorità pastorali. Nella vostra regione, come in numerose regioni del mondo, i cambiamenti della società contribuiscono a rendere fragili le strutture familiari. È quindi necessario ricordare il significato e il valore del matrimonio e della famiglia nel disegno di Dio. Le famiglie cristiane devono essere testimoni autentici della presenza di Cristo che le accompagna e le sostiene nella loro vita quotidiana. Di fatto, esse hanno come missione di "custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa" (Esortazione Apostolica Familiaris consortio FC 17). Allo stesso tempo, sono il luogo privilegiato di formazione dei giovani e di trasmissione dei valori morali e spirituali. Vi incoraggio dunque vivamente a promuovere una pastorale familiare efficace, annunciando con vigore l'insegnamento del Vangelo sulla famiglia e sul matrimonio, proponendo ai giovani l'educazione necessaria alla comprensione e all'accettazione delle esigenze che ne derivano, preoccupandosi di accompagnarli prima e dopo la celebrazione del matrimonio. Una sollecitudine particolare deve essere rivolta alle coppie in difficoltà, alle famiglie disgregate, come pure alle persone che vivono situazioni matrimoniali dolorose.

8. Vegliare sempre più sull'educazione dei giovani alla fede è un tema più che mai attuale. La loro formazione umana e spirituale è un'urgenza per rispondere alle sfide della testimonianza evangelica oggi e in futuro. Vi invito a sviluppare una pastorale che susciti fra i giovani l'entusiasmo per Cristo e per il servizio ai loro fratelli. Vi troveranno salde ragioni per fondare la loro vita sulla speranza che dà loro il Signore Gesù e la capacità di amare come Lui. Che tutte le persone generosamente impegnate nella catechesi si preoccupino di essere prima di tutto esempi vivi dell'insegnamento che hanno ricevuto come missione di trasmettere nella fedeltà alla Chiesa.

Ai giovani della vostra regione auspico di lasciarsi trasformare dall'incontro con Gesù, che va verso di loro per farne autentici testimoni del suo Vangelo e per condurli alla felicità vera. Che si lascino sempre trascinare da Lui lungo le vie della fede, capaci di comunicare ai loro fratelli l'esperienza del Dio vivo che hanno vissuto!

9. Cari Fratelli, al termine del nostro incontro, rivolgo a ognuno di voi, come anche al caro Cardinale Jean Margéot, Vescovo emerito di Port-Louis, il mio incoraggiamento più cordiale per il vostro ministero di Pastori incaricati di annunciare il Vangelo ai popoli dell'Oceano Indiano. Che i cristiani delle vostre Diocesi siano sempre più consapevoli della loro responsabilità missionaria personale e comunitaria!

Vi affido con piacere all'intercessione dei Beati protettori della vostra Conferenza episcopale, Jacques-Désiré Laval, Fra' Scubilion e Victoire Rasoamanarivo. Con la loro vita esemplare, sono segni di speranza e modelli per coloro che seguono Cristo lungo le vie della fede. Invocando la protezione della Vergine Maria, Stella del Mare, su tutti i diocesani e sui popoli dell'Oceano Indiano, vi imparto un'affettuosa Benedizione Apostolica.

GP2 Discorsi 2004 218