GP2 Discorsi 2003 351


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELL’ARCIDIOCESI DI NAPOLI


Sabato, 6 dicembre 2003




352 1. Benvenuti, carissimi pellegrini dell’Arcidiocesi di Napoli! Vi saluto tutti con affetto.

Saluto anzitutto e ringrazio il vostro Pastore, il Signor Cardinale Michele Giordano, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti e della vostra spirituale vicinanza in occasione del mio venticinquesimo di Pontificato. A lui rinnovo i miei fraterni auguri per il cinquantesimo di sacerdozio che ha recentemente celebrato, formulando cordiali voti di proficuo ministero pastorale.

Saluto i Vescovi Ausiliari e le Autorità civili, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i giovani e le famiglie presenti all’odierno incontro. Il pensiero va poi all’intera vostra Città, posta, come ha ben ricordato l’Arcivescovo, a crocevia dei popoli che hanno costruito la storia del continente europeo.

2. Ripenso con viva simpatia alla visita che il Signore mi ha dato di compiere a Napoli nel novembre di tredici anni or sono. Dai vari appuntamenti con le componenti sociali e religiose ho tratto l’impressione d’una Città segnata, sì, da difficoltà e problematiche, ma ricca di risorse interiori e capace di alti gesti di coraggio e di generosità.

In particolare, ripenso all’incontro con le migliaia di ragazzi e ragazze nello stadio "San Paolo" e alla "Mostra d’Oltremare", ai quali ebbi a dire: "Tocca a voi, giovani testimoni della civiltà dell’amore, portare soprattutto ai vostri coetanei l’annuncio della speranza evangelica, perché in voi già vive la Chiesa del prossimo millennio" (Insegnamenti XIII/2 [1990], 1076).

3. Riprendo ancor oggi queste parole e le indirizzo idealmente all’intera vostra Arcidiocesi.

Annunciare e testimoniare il "vangelo della speranza" fa parte del mandato missionario di ogni comunità cristiana. Si tratta d’una priorità ben presente nei vostri piani pastorali, che indicano la famiglia e i giovani come linee portanti dell’azione apostolica diocesana.

"Assieme per la missione": ecco la parola d’ordine che vi unisce in uno sforzo teso a far risuonare nella città di Napoli "l’annuncio della speranza cristiana".

Perché la vostra azione evangelizzatrice sia efficace è necessario che non cessiate mai di trarre linfa vitale da un’intensa vita di preghiera. E’ anche necessario che le parrocchie, come è stato pure sottolineato in un vostro recente Convegno, diventino sempre più "famiglie di famiglie", scuole permanenti di fede e di orazione, case di comunione e di incontro, di dialogo e di apertura al territorio.

Il Signore guidi i vostri passi con la potenza del suo Spirito. Vi protegga la Vergine Maria, Regina del Rosario, ed interceda per voi san Gennaro, vostro augusto Patrono.

Nell’assicurarvi un costante ricordo al Signore, di cuore tutti vi benedico.



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


A CHIARA LUBICH, FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI


IN OCCASIONE DEL 60° ANNIVERSARIO


DELLA NASCITA DEL MOVIMENTO


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Gentile Signorina

CHIARA LUBICH

Fondatrice del Movimento dei Focolari

1. Il 7 dicembre prossimo, vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione, il Movimento dei Focolari celebrerà il 60° anniversario della sua nascita. In questa circostanza sono lieto di farLe giungere l’espressione dei miei cordiali rallegramenti e della mia spirituale vicinanza a codesta grande Famiglia spirituale, diffusa ormai in molte parti del mondo.

In modo particolare, desidero salutare con animo grato Lei, che ne è la fondatrice. L’"Opera di Maria" è nata, infatti, con la speciale consacrazione a Dio, che Ella fece a Trento proprio alla fine del 1943, e da allora essa è andata crescendo tutta orientata all’Amore di Dio e al servizio dell’unità nella Chiesa e nel mondo.

2. In sintonia col Magistero della Chiesa – penso specialmente al Concilio Vaticano II e all’Enciclica Ecclesiam suam del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI – le Focolarine e i Focolarini si sono fatti apostoli del dialogo, quale via privilegiata per promuovere l’unità: dialogo all’interno della Chiesa, dialogo ecumenico, dialogo inter-religioso, dialogo con i non credenti.

In questi sessant’anni, quanti mutamenti sociali rapidi e sconvolgenti hanno segnato la vita del mondo! L’umanità è diventata sempre più interdipendente e, perseguendo interessi passeggeri, ha talora smarrito i propri valori di riferimento ideale. Ed ora rischia di ritrovarsi quasi "senz’anima", senza cioè il fondamentale principio unificatore di ogni suo progetto ed attività.

Penso in particolare al Continente europeo, che conta una bimillenaria tradizione cristiana. All’inizio di un nuovo millennio s’impone con urgenza il dovere di un rinnovato impegno da parte dei credenti per rispondere alle sfide della nuova evangelizzazione. In quest’ottica, un ruolo importante è affidato ai Movimenti ecclesiali, tra i quali occupa un posto di rilievo quello dei Focolari. Fedeli all’azione vivificante dello Spirito Santo, i nuovi Movimenti ecclesiali costituiscono un dono prezioso per la Chiesa, che li incoraggia e li invita a svolgere la loro profetica azione sotto la guida dei Pastori, per l’edificazione dell’intero Popolo di Dio.

3. Nell’associarmi, pertanto, al comune rendimento di grazie a Dio per le grandi cose da Lui compiute in questi sessant’anni, affido i membri dell’"Opera di Maria" e le molteplici attività che essi svolgono alla materna protezione di Maria Santissima. Incoraggio tutti a seguire fedelmente Cristo e ad abbracciare con Lui il mistero della Croce per cooperare, con il dono della propria esistenza, alla salvezza del mondo.

Con tali sentimenti, di cuore invio a Lei, ai suoi collaboratori e all’intero Movimento dei Focolari la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 4 Dicembre 2003

IOANNES PAULUS II



OMAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA

PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

354
Lunedì, 8 dicembre 2003




1. Regina della pace, prega per noi!

Nella festa della tua Immacolata Concezione
torno a venerarti, o Maria,
ai piedi di quest’effigie, che da Piazza di Spagna consente
al tuo sguardo materno di spaziare su questa antica,
e a me tanto cara, città di Roma.

Sono venuto qui, stasera, a renderti l’omaggio
della mia devozione sincera. E’ un gesto nel quale
si uniscono a me, in questa Piazza, innumerevoli romani,
il cui affetto mi ha sempre accompagnato
355 in tutti gli anni del mio servizio alla Sede di Pietro.

Sono qui con loro per iniziare il cammino
verso il cento cinquantesimo anniversario del dogma
che oggi celebriamo con gioia filiale.

2. Regina della pace, prega per noi!

A Te si volge il nostro sguardo con più forte trepidazione,
a Te ricorriamo con più insistente fiducia
in questi tempi segnati da non poche incertezze e timori
per le sorti presenti e future del nostro Pianeta.

A Te, primizia dell’umanità redenta da Cristo,
finalmente liberata dalla schiavitù del male e del peccato,
356 eleviamo insieme una supplica accorata e fidente:
Ascolta il grido di dolore delle vittime
delle guerre e di tante forme di violenza,
che insanguinano la Terra.

Dirada le tenebre della tristezza e della solitudine,
dell’odio e della vendetta.
Apri la mente e il cuore di tutti alla fiducia e al perdono!

3. Regina della pace, prega per noi!

Madre di misericordia e di speranza,
ottieni per gli uomini e le donne del terzo millennio
il dono prezioso della pace:
357 pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli;
pace soprattutto per quelle nazioni
dove si continua ogni giorno a combattere e a morire.

Fa’ che ogni essere umano, di tutte le razze e culture,
incontri ed accolga Gesù,
venuto sulla Terra nel mistero del Natale
per donarci la "sua" pace.
Maria, Regina della pace,
donaci Cristo, pace vera del mondo!




AI SEMINARISTI


DEL SEMINARIO MAGGIORE DI RADOM (POLONIA)


Martedì, 9 dicembre 2003

Do un cordiale benvenuto a tutti. Sono lieto che posso accogliere il Seminario Maggiore della Diocesi di Radom, in un certo senso in restituzione della visita. Certo, coloro che ho incontrato a Radom già da tempo hanno lasciato il Seminario e oggi servono la Chiesa come sacerdoti con lunga esperienza. Tuttavia una nota caratteristica d’ogni comunità è una storica e spirituale continuità, che costituisce la sua ricchezza. Mi sia pertanto permesso di porre nelle vostre mani e nelle mani del vostro Vescovo il ringraziamento per il benvenuto, che nell’anno 1991 mi ha dato il vostro Seminario nella sua nuova sede, che ho avuto occasione di benedire. Ringrazio S. E. Zygmunt Zimowski per le parole che mia ha appena rivolto. Do il benvenuto ai Vescovi ausiliari e al Vescovo emerito. Sono lieto che tutti i Vescovi di Radom paternamente accompagnino i seminaristi nel loro pellegrinaggio alle soglie apostoliche. Saluto anche il rettore, i formatori, i padri spirituali, i professori, nonché i laici collaboratori del Seminario e le altre persone che vi accompagnano.


358 Ho iniziato con il pensiero sulla storica e spirituale continuità del Seminario. Occorre quindi almeno brevemente abbracciare con il pensiero tutta l’eredità, dalla quale il vostro Seminario è sorto e della quale è erede. Sapete bene che gli inizi del vostro Seminario provengono dalla Diocesi di Cracovia. Ad essa apparteneva Sandomierz nel 1635, quando il rev. Mikolaj Leopoldowicz diede inizio al nuovo Seminario Maggiore. Esso allora fu pensato non solo come una casa di formazione, ma anche come un centro scientifico. Nel corso dei decenni, spesso per iniziativa dei Vescovi e dei canonici di Cracovia, furono create le cattedre di teologia scolastica, di diritto canonico, di bibbia e di storia della Chiesa. Esse dovevano servire per una versatile preparazione del clero per la Diocesi di Cracovia.

Parlo di questa connessione con Cracovia per rilevare le comuni radici, vuol dire anche la comune eredità, che ci collega. Sicuramente essa contiene il retaggio della fede e del coraggio di San Stanislao, della saggezza e della magnanimità di Giovanni da Kety, dello zelo e della misericordia di Pietro Skarga e di tanti altri grandi sacerdoti delle nostre terre. Occorre ritornare sempre a quest’eredità di santità e di dedizione sacerdotale a Cristo, alle Chiesa e ai fedeli, affinché le moltitudini dei sacerdoti di oggi possano fruttuosamente continuare la loro opera.

La fine del XVIII° secolo, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, ha legato il vostro Seminario con Kielce, fino alla creazione della Diocesi di Sandomierz, nel 1818. Due anni dopo, esso poté ritornare a Sandomierz. I tempi moderni hanno portato prima un parziale collegamento con Radom e, alla fine, la fondazione di un Seminario separato per questa Diocesi. Esprimo la mia grande riconoscenza a S. E. Mons. Edward Materski per la fatica di creare la Diocesi, alla quale ha assicurato l’esistenza di una così importante istituzione qual è il Seminario Maggiore. Sono lieto che questa comunità – nuova, ma con una ricca tradizione – si consolidi e cresca. Credo ardentemente che ne usciranno buoni pastori sul modello di Cristo.

So che in questo anno di formazione vi accompagna il motto: “Imita ciò che celebrerai” - “Imitare quod tractabis”. E’ un invito che ognuno di voi, seminaristi – se Dio vorrà – ascolterà durante la liturgia delle ordinazioni. Solitamente esso viene riferito ai misteri che si racchiudono nell’Eucaristia e nella sua celebrazione. In realtà il più profondo contenuto di questa chiamata sembra scaturire direttamente dalle parole di Cristo: “Fate questo in memoria di Me” (
Lc 22,19). E la “memoria di Cristo” è l’intera Sua vita terrena, ma soprattutto la sua pasquale conclusione. Come non vedere il legame tra questa chiamata e il gesto umile e pieno d’amore della lavanda dei piedi nel Cenacolo: “Capite che cosa vi ho fatto? (…) Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come io ho fatto” (Jn 13,12 Jn 13,15). Come non riferirlo all’invito pieno di potenza: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi” – parole che il giorno seguente vennero a completarsi sul legno della croce. Ecco la totale dedizione di se stesso nell’amore al Padre e agli uomini. Tale dedizione verrà richiesta da voi da parte di Dio e da parte degli uomini, quando la Chiesa vi chiamerà: “Imita ciò che celebrerai”. E allora, bisogna che ricordiate che nella “memoria di Cristo” si iscrive anche la risurrezione e la Pentecoste. Non vi abbandoni la fede che sui cammini del mondo esce con voi il Risorto stesso, il quale vi ha equipaggiato della potenza dello Spirito Santo. Allora la vostra dedizione a Dio e agli uomini non sarà un peso, ma una fiduciosa e gioiosa partecipazione all’eterno sacerdozio di Cristo. Già oggi preparatevi a questo atto di affidamento che è legato all’assumere la responsabilità per la “memoria di Cristo”.

“Imita ciò che celebrerai”. Il servizio pastorale di un sacerdote è costituito da una diversità di azioni, delle quali – come dice il Concilio – l’Eucaristia è fonte e culmine (cfr GS 5). Di qualunque genere esse siano, l’invito ad imitare il loro più profondo senso è sempre attuale e giusto. Se un sacerdote celebra il Battesimo – il sacramento della giustificazione – non è questo anche il suo compito, essere testimone della grazia giustificante in ogni sua azione? Se prepara i giovani al sacramento della Cresima, che rende capaci di partecipare alla missione profetica della Chiesa, non dovrebbe lui stesso essere prima un fedele portatore del Vangelo? Quando dà la assoluzione e richiama alla fedeltà, non dovrebbe lui stesso chiederla ed essere un esempio di fedeltà? E’ così quando insegna, benedice i matrimoni, quando accompagna i malati e prepara alla morte, quando incontra le famiglie – sempre dovrebbe essere il primo testimone di ciò che è il contenuto del suo servizio.

Umanamente non è facile adempiere un simile compito. E’ proprio per questo che bisogna cercare l’aiuto di Colui che manda gli operai nella Sua messe (cfr Mt 9,38). Nella vostra vita di oggi, e soprattutto nel sacerdozio, non manchi mai il posto per la preghiera. Sì, fate ogni sforzo per prepararvi il meglio possibile ai compiti sacerdotali mediante un solido studio della dottrina - non solo teologica, ma anche di altre discipline che vi aiuteranno nel contatto con l’uomo odierno - oppure mediante l’apprendere una prassi pastorale, ma basate questa preparazione sul solido fondamento della preghiera. Vi pongo questo sui cuori: siate uomini di preghiera, e riuscirete a imitare quello che celebrerete.

Vi affido tutti alla Patrona del Vostro Seminario, l’Immacolata Madre di Dio. Vi accompagni e vi protegga, e vi porti tutte le grazie di cui abbisognate per una buona preparazione al sacerdozio. Vi benedico tutti di cuore: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.


AI PELLEGRINI POLACCHI


GIUNTI DA ZAKOPANE E DALLA REGIONE DI PODHALE


Martedì, 9 dicembre 2003






Saluto cordialmente voi, graditi ospiti provenienti da Zakopane e dalla regione di Podhale. Ringrazio voi che, come ogni anno, venite dal Papa eseguendo canti natalizi, musica delle montagne, e portando doni. Oltre al vostro amore e alla vostra dedizione mi portate i bellissimi alberi di Natale che sanno di Polonia. Ringrazio il Reverendo Decano per gli auguri espressi a nome di tutti voi. Li ricambio di cuore.

Fra pochi giorni vedremo brillare la luce della notte di Betlemme e di nuovo sentiremo il messaggio dell'angelo: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" (Lc 2,10-11). Questa luce e questo messaggio siano sempre presenti nei cuori di tutti affinché la speranza e la gioia vincano ogni timore. Per questo prego e questo auguro a tutti voi qui presenti, montanari polacchi, e a tutti i connazionali.

Dio sia lodato perché in Vaticano, nella Sala Clementina ho potuto sentire i canti natalizi polacchi.

Dio vi benedica!

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI MILITARI DELL'AERONAUTICA MILITARE ITALIANA


359
Festa della Madonna di Loreto

Mercoledì, 10 dicembre 2003






Dalla finestra dello Studio privato il Santo Padre benedice i Militari dell'Aeronautica Militare Italiana, in occasione della festa della Madonna di Loreto, Patrona dell'Arma

Carissimi Ufficiali e Avieri dell’Aeronautica Militare Italiana!

Benvenuti! Vi saluto tutti cordialmente, a cominciare dall’Ordinario militare Mons. Angelo Bagnasco, e dal capo di Stato Maggiore della vostra Arma.

La festa della vostra celeste Patrona, mi offre l’opportunità di invitarvi a volgere sempre lo sguardo alla Madonna di Loreto. Sia lei il modello a cui fare costante riferimento, e la guida sicura della vostra esistenza. Invocatela con fiducia in ogni situazione: sarà per voi sostegno, conforto e speranza.

Colgo l’occasione per augurare un felice e Santo Natale a voi e alle vostre famiglie. A tutti imparto la mia Benedizione!




AI NUOVI AMBASCIATORI IN OCCASIONE


DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA


DELLE LETTERE CREDENZIALI


Venerdì 12 dicembre 2003






Eccellenze,

1. Sono lieto di accogliervi mentre presentate le Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi: Danimarca, Singapore, Qatar ed Estonia. Ringraziandovi per le cortesi parole dei vostri Capi di Stato che mi avete trasmesso, vi chiedo di voler esprimere loro i miei rispettosi auspici per la loro persona e per la loro alta missione al servizio del loro popolo. Attraverso voi, saluto le Autorità civili e religiose dei vostri Paesi e tutti i vostri compatrioti, chiedendovi di trasmettere loro i miei cordiali e ferventi auguri.

2. La fine dell'anno civile è un tempo propizio per analizzare la situazione del mondo e gli eventi di cui siamo testimoni. Come tutti i diplomatici, voi vi impegnate a creare dei legami tra le persone e tra i Paesi, favorendo in tal modo la pace, l'amicizia e la solidarietà tra i popoli. Lo fate a nome dei vostri Governi, che si preoccupano della globalizzazione della fratellanza e della solidarietà, con la certezza che ciò che unisce gli uomini è più importante di ciò che li divide. Il futuro dei popoli e la speranza del mondo richiedono il rispetto di questi valori umani fondamentali.

360 3. Per uno sviluppo duraturo, come pure per la stabilità internazionale e la credibilità stessa delle istanze di governo, nazionali e internazionali, occorre che tutti i protagonisti della vita pubblica, in particolare negli ambiti della politica e dell'economia, abbiano un senso morale sempre più acuto nella gestione degli affari pubblici, avendo come fine fondamentale il bene comune, che è più che la somma dei beni individuali. Rivolgo dunque un appello a tutte le persone di buona volontà chiamate a servire il loro Paese, affinché s'impegnino sempre a mettere le loro competenze al servizio dei loro compatrioti, e, più in generale, della comunità internazionale!

4. In questo tempo in cui gli uomini del mondo intero si scambieranno auguri di pace e di felicità, sin da ora esprimo questi stessi auguri a voi, ai vostri Governi e a tutti gli abitanti dei vostri Paesi, come anche a tutta l'umanità. Mentre iniziate la vostra nobile missione presso la Santa Sede, vi offro i miei migliori auspici, invocando l'abbondanza delle Benedizioni divine su di voi, sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sulle nazioni che rappresentate.


AI PROMOTORI, AGLI ORGANIZZATORI E AGLI ARTISTI


DEL CONCERTO "NATALE IN VATICANO"


Venerdì, 12 dicembre 2003

Illustri Signori, Gentili Signore!


Sono lieto di incontrarmi con voi, in occasione del concerto di “Natale in Vaticano”, manifestazione organizzata per sostenere la costruzione di nuove chiese, specialmente nelle zone di periferia della città di Roma.

Formulo fervidi auspici affinché possiate raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissi. Desidero, al tempo stesso, porgere a ciascuno dei promotori, degli organizzatori e degli artisti un cordiale augurio per le Festività natalizie ormai imminenti. Natale ricorda che il Figlio di Dio, assumendo la natura umana, si è fatto compagno di viaggio dell’uomo di ogni tempo. Possa questa festa, tanto sentita dalle famiglie, diventare occasione propizia per sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio.

Accompagno questi voti con una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri cari e a quanti seguono il concerto attraverso la televisione.

Buon Natale a tutti!


A DIVERSI GRUPPI DI PELLEGRINI


Sabato, 13 dicembre 2003




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono veramente lieto di incontrarvi e a ciascuno rivolgo un cordiale benvenuto.

361 Saluto, in primo luogo, il Presidente, Onorevole Mario Pescante, e i membri dei 49 Comitati Olimpici Europei, che prendono parte all’Assemblea annuale del Comitato Olimpico Internazionale. Colgo questa occasione per sottolineare, ancora una volta, il valore e l’importanza dello sport, specialmente nella formazione della gioventù. L’Europa è la culla dello sport moderno, che discende dalle esercitazioni agonistiche degli antichi Greci, improntate al reciproco rispetto ed amicizia. Il noto motto delle Olimpiadi moderne "Citius, Altius, Fortius"continui ad improntare la pratica sportiva delle nuove generazioni.

2. Saluto, poi, il gruppo dell’Associazione Italiana Ottici e quello dell’Associazione Italiana per la Ricerca delle malattie oculari. La vostra patrona Santa Lucia, di cui oggi celebriamo la festa, vi aiuti a svolgere con sempre grande impegno la vostra attività in favore di coloro che hanno problemi di vista. Si tratta di un importante servizio che rendete alla società.

3. Rivolgo, inoltre, il mio pensiero a voi, membri del gruppo "Interdis", e vi ringrazio per l’odierna visita. Vi sono grato anche per il generoso sostegno che date alle iniziative di carità del Papa, in favore dei più bisognosi.

Carissimi, nell’avvicinarsi del Santo Natale, formulo a voi e ai vostri familiari fervidi auguri e assicuro per ciascuno un ricordo nella preghiera. Di cuore tutti vi benedico.




AI MEMBRI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI DEL SUDAN


Lunedì, 15 dicembre 2003




Cari Fratelli Vescovi,

1. "Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo" (2Th 3,16). In questo momento decisivo per il vostro Paese, mentre due decenni di violento conflitto e di spargimento di sangue sembrano essere pronti a cedere il passo alla riconciliazione e alla pacificazione, saluto voi, membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Sudan, con queste parole dell'Apostolo Paolo, parole di conforto e di rassicurazione, parole fondate sul Verbo che è "la vita e la luce degli uomini" (cfr Jn 1,4), Gesù Cristo, nostra speranza e nostra pace.

Questi giorni della vostra visita ad limina Apostolorum sono momenti privilegiati di grazia, durante i quali rafforziamo i vincoli di comunione fraterna e di solidarietà che ci uniscono nel compito di dare testimonianza alla Buona Novella della salvezza. Mentre riflettiamo insieme su questa missione ricevuta dal Signore e sulle particolari implicazioni che essa ha per voi e per le vostre comunità locali, desidero ricordare due audaci testimoni della fede, due persone sante, le cui vite sono intimamente legate alla vostra terra: santa Giuseppina Bakhita e san Daniele Comboni. Sono certo che l'esempio di fermo impegno e di carità cristiana offerto da questi due devoti servi del Signore possa gettare una grande luce sulle realtà attuali che la Chiesa nel vostro Paese deve affrontare.

2. Sin da piccola, santa Giuseppina Bakhita ha sperimentato la crudeltà e la brutalità con cui l'uomo può trattare i suoi simili. Rapita e venduta come schiava quando era ancora bambina, ha conosciuto fin troppo bene la sofferenza e la vittimizzazione che tuttora affliggono innumerevoli uomini e donne nella sua patria, in tutta l'Africa e nel mondo. La sua vita ispira la ferma determinazione di operare in modo efficace per liberare le persone dall'oppressione e dalla violenza, assicurando che la loro dignità sia rispettata nel pieno esercizio dei loro diritti. È questa stessa determinazione che deve guidare la Chiesa in Sudan oggi, mentre la nazione compie la transizione dall'ostilità e dal conflitto alla pace e alla concordia. Santa Bakhita è una splendente fautrice dell'emancipazione autentica. La sua vita mostra chiaramente che il tribalismo e le forme di discriminazione basate sull'origine etnica, sulla lingua e sulla cultura non fanno parte di una società civile e non hanno assolutamente alcun posto nella comunità dei credenti.

La Chiesa nel vostro Paese è profondamente consapevole delle difficoltà e del dolore che colpiscono coloro che fuggono dalla guerra e dalla violenza, in particolare le donne e i bambini, e non mobilita solo le proprie risorse nell'aiutare a far fronte alle loro necessità, ma attinge anche alla generosità di volontari e benefattori esterni. Particolarmente degno di nota, a questo proposito, è il lavoro di Sudanaid, l'agenzia di assistenza nazionale a cui soprintende il Dipartimento per gli Aiuti e lo Sviluppo della vostra Conferenza Episcopale, che giustamente gode di larga stima per i diversi progetti caritativi in cui è impegnata. Fratelli, vorrei suggerire che una base solida per cercare una rappresentanza della Chiesa nel processo di normalizzazione attualmente in corso può essere proprio l'assistenza, tanto necessaria, che essa offre ai numerosi rifugiati e profughi, che sono stati costretti ad allontanarsi dalle loro case e dalle loro terre familiari.

Inoltre, i numerosi contributi che la Chiesa offre alla vita sociale e culturale del vostro Paese possono aiutarvi a instaurare rapporti più stretti e positivi con le istituzioni nazionali. Già ora, la presenza di cristiani nel Governo attuale e la riattivazione della Commissione per il Dialogo Interreligioso consentono di constatare una esitante apertura da parte delle guide civili. Dovete fare tutto il possibile per incoraggiare ciò, anche mentre insistete affinché il pluralismo religioso, così come viene garantito dalla Costituzione del Sudan, sia rispettato.

362 Un corollario importante, a questo proposito, è il vostro dovere di affrontare le questioni importanti che riguardano la vita sociale, economica, politica e culturale del Paese (cfr Ecclesia in Africa, n. 110). Come ben sapete, spetta alla Chiesa parlare senza ambiguità a nome di coloro che non hanno voce e essere fermento di pace e di solidarietà, soprattutto laddove questi ideali sono più fragili e minacciati. Come Vescovi, le vostre parole e le vostre azioni non devono mai essere l'espressione di preferenze politiche individuali, ma devono sempre rispecchiare l'atteggiamento di Cristo il Buon Pastore.

3. Tenendo presente questa immagine del Buon Pastore, desidero ora rivolgere la mia attenzione alla figura di san Daniele Comboni, il quale, come sacerdote e Vescovo missionario, ha lavorato instancabilmente per far conoscere e accogliere Cristo in Africa centrale, incluso il Sudan. San Daniele si è preoccupato profondamente che gli africani svolgessero un ruolo importante nell'evangelizzare il continente, e ha avuto l'ispirazione di redigere un piano missionario per la regione, un "piano per la rinascita dell'Africa", che prevedeva l'aiuto da parte degli stessi popoli indigeni. Nel corso della sua attività missionaria, non ha consentito alle grandi sofferenze e alle numerose difficoltà che ha dovuto sopportare, come le privazioni, lo sfinimento, la malattia e la diffidenza, di distoglierlo dal compito di predicare la Buona Novella di Gesù Cristo.

Il Vescovo Comboni, inoltre, è stato un grande fautore dell'inculturazione della fede. Si è impegnato molto per conoscere le culture e i linguaggi delle popolazioni locali che serviva. In tal modo, è riuscito a presentare il Vangelo nei modi e conformemente alle usanze che i suoi ascoltatori prontamente comprendevano. In modo molto reale, per noi, oggi, la sua vita è un esempio che dimostra chiaramente che "l'evangelizzazione della cultura e l'inculturazione del Vangelo sono parte integrante della nuova evangelizzazione e sono, perciò, un compito proprio dell'ufficio episcopale" (Pastores gregis, n. 30).

Fratelli, questo stesso fervore apostolico, questo zelo missionario e questa profonda preoccupazione per la salvezza delle anime devono distinguere anche il vostro ministero come Vescovi. Rendete vostro primo e principale dovere quello di prendervi cura del gregge che vi è stato affidato, vegliando sul suo benessere spirituale e fisico, trascorrendo del tempo con i fedeli, in particolare con i vostri sacerdoti e i religiosi nelle vostre Diocesi. Il ministero pastorale del Vescovo, infatti, "si esprime in un "essere per" gli altri fedeli che non lo sradica dal suo "essere con" loro" (Pastores gregis, n. 10).

In tutto ciò, il vostro deve essere un invito, gentile e tuttavia insistente, alla conversione, quella del cuore e della mente. La fede giunge a maturazione quando i discepoli di Cristo vengono educati e formati nella conoscenza profonda e sistematica della sua persona e del suo messaggio (cfr Catechesi tradendae
CTR 19). Pertanto, la formazione permanente dei laici è una priorità della vostra missione di predicatori e insegnanti. La formazione spirituale e dottrinale deve essere volta ad aiutare i fedeli laici a svolgere il loro ruolo profetico in una società che non sempre riconosce o accetta la verità e i valori del Vangelo. Ciò vale in modo particolare per i vostri catechisti: questi servitori impegnati del Verbo hanno bisogno di una formazione adeguata, sia spirituale sia intellettuale, nonché di un sostegno morale e materiale (cfr Ecclesia in Africa, n. 91).

Sarebbe utile, inoltre, approntare e mettere a disposizione un catechismo semplice nel linguaggio del popolo.Similmente, testi adeguati nelle lingue locali potrebbero essere preparati e distribuiti, come mezzo per presentare Gesù a coloro che non conoscono il messaggio cristiano e come strumento per il dialogo interreligioso. Questo potrebbe risultare particolarmente utile nelle aree esenti dalla legge della Shari'ah, soprattutto nella capitale federale Khartoum. A questo riguardo desidero anche incoraggiarvi a riprendere i vostri sforzi per istituire un'Università cattolica a Khartoum. Una tale istituzione consentirebbe al grande contributo che la Chiesa offre nell'ambito dell'educazione elementare e secondaria di dare frutti anche in quello dell'educazione superiore. Un'Università cattolica, inoltre, vi sarebbe di grande aiuto nell'adempiere il vostro compito di assicurare che vi siano insegnanti adeguatamente formati per impartire un'istruzione cattolica nelle scuole pubbliche.

4. Passando ora a quanti vi assistono più da vicino nel vostro ministero pastorale, vi esorto a prendervi cura dei vostri sacerdoti con un amore speciale, e a considerarli collaboratori preziosi e amici (cfr Christus Dominus CD 16). La loro formazione deve essere tale da far sì che siano pronti a mettere da parte qualsiasi ambizione terrena al fine di agire in persona Christi. Sono chiamati a essere distaccati dalle cose materiali e a dedicarsi al servizio degli altri attraverso il dono totale di sé nel celibato. Il comportamento scandaloso deve essere sempre indagato, affrontato e corretto. Con l'amicizia e il sostegno fraterno vostro e dei loro fratelli nel sacerdozio, per i vostri presbiteri sarà più facile dedicarsi interamente, nella castità e nella semplicità, al loro ministero di servizio.

Naturalmente gli atteggiamenti e le inclinazioni di un autentico pastore devono essere nutriti nel cuore dei futuri presbiteri molto prima dell'ordinazione. È questo il fine della formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale offerta nel Seminario. Gli orientamenti contenuti nella mia Esortazione Apostolica Post-sinodale Pastores dabo vobis saranno preziosi per valutare i candidati e per migliorare la loro formazione. Al contempo, occorre prendere delle misure per assicurare che l'adeguata formazione sacerdotale prosegua dopo l'ordinazione, specialmente nei primi anni di ministero.

Nella vita di fede delle vostre comunità, gli Istituti religiosi e missionari continuano a svolgere un ruolo decisivo. Pur rispettando la legittima autonomia interna stabilita per le comunità religiose, il Vescovo deve aiutarle ad adempiere, in seno alla Chiesa locale, il loro dovere di testimoniare la realtà dell'amore di Dio per il suo popolo. Come Pastori del gregge di Cristo, dovete insistere su un attento discernimento circa l'adeguatezza dei candidati alla vita religiosa e aiutare i Superiori a offrire una formazione spirituale e intellettuale solida, sia prima sia dopo la professione.

5. Nell'adempiere ai vostri numerosi doveri, voi e i vostri sacerdoti dovete essere sempre attenti ai bisogni umani e spirituali della vostra gente. Non si devono mai spendere tempo e risorse per le strutture diocesane o parrocchiali o per i progetti di sviluppo a scapito delle persone; tali strutture o progetti, inoltre, non devono mai ostacolare il contatto personale con coloro che Dio ci ha chiamato a servire. Equità e trasparenza devono essere i tratti indispensabili che caratterizzano tutte le questioni finanziarie, mentre occorre compiere ogni sforzo possibile per assicurare che i contributi vengano davvero utilizzati per i fini ai quali sono destinati. La missione pastorale della Chiesa e il dovere dei suoi ministri "non di essere serviti ma di servire" (cfr Mt 20,28) devono sempre essere la preoccupazione prevalente.

I concetti del servizio e della solidarietà, inoltre, possono fare molto per favorire una maggiore cooperazione ecumenica e interreligiosa. Un'iniziativa specifica che potrebbe aiutare ad accelerare il progresso in questo ambito è l'istituzione di un'agenzia per coordinare i diversi programmi volti a dare assistenza e aiuto umanitario nelle diverse regioni del Paese. Questo coordinamento indubbiamente servirebbe ad aumentare l'efficacia di tali programmi e potrebbe perfino rivelarsi utile al fine di allacciare contatti per il rilascio dei permessi governativi necessari per recarsi in alcune aree. La Conferenza dei Vescovi Cattolici del Sudan potrebbe sostenere e promuovere attivamente una simile agenzia per il coordinamento. Sul modello dell'intesa già esistente nel Sud del Sudan con alcuni membri della Comunione Anglicana, l'agenzia sarebbe aperta ai rappresentanti delle altre denominazioni cristiane e delle altre religioni, incluso l'Islam, favorendo così un clima di fiducia reciproca attraverso la cooperazione comune negli ambiti dell'assistenza educativa e umanitaria.

363 6. Cari Fratelli Vescovi, le parole che oggi vi rivolgo intendono offrire un incoraggiamento nel Signore. Sono consapevole delle vostre fatiche quotidiane e del grande dolore e della sofferenza che il vostro popolo tuttora vive: ancora una volta, assicuro voi e loro delle mie preghiere e della mia solidarietà. Insieme a tutti voi, imploro il Dio della pace affinché conceda che il processo di dialogo e di negoziazione attualmente in corso abbia successo, di modo che la verità, la giustizia e la riconciliazione possano nuovamente regnare in Sudan. Affido voi e le vostre Diocesi all'amorevole sollecitudine di Maria, Regina degli Apostoli, e all'intercessione celeste dei santi Giuseppina Bakhita e Daniele Comboni. In questo tempo di Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare la nascita del nostro Salvatore, possiate voi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese locali, essere rinnovati nella speranza che scaturisce dalla "buona novella di una grande gioia" proclamata a Betlemme! A tutti voi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


GP2 Discorsi 2003 351