GP2 Discorsi 2003 363


AL TERZO GRUPPO DI VESCOVI


DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI FRANCIA


Giovedì, 18 dicembre 2003

Signor Cardinale,

Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

1. In questo tempo d'Avvento, durante il quale la Chiesa attende nella speranza la venuta del Salvatore, sono lieto di accogliervi, Vescovi e Amministratore Diocesano, giunti dalla Provincia ecclesiastica di Marseille, e Arcivescovo di Monaco, e vi saluto cordialmente. Come l'Apostolo Paolo, siete venuti per "consultare Cefa" (Ga 1,18), per rafforzare i vincoli di comunione che vi uniscono a lui e per presentare la vita delle vostre Diocesi, evangelizzate dalla fede e dall'audacia missionaria dei testimoni dei primi secoli. Ringrazio il Cardinale Bernard Panafieu, Arcivescovo di Marseille, per le sue parole: esponendo le realtà pastorali della vostra provincia, le sue ricche speranze e il suo dinamismo pastorale ma anche i vostri interrogativi e le vostre preoccupazioni di pastori, egli ha espresso il vostro comune desiderio di radicare il vostro servizio apostolico in un'accoglienza sempre più grande della grazia di Dio e in un'intimità sempre più profonda con Cristo, al servizio del popolo di Dio che vi è stato affidato. Auspico che il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli e i vostri incontri con i diversi organismi della Curia vi permettano di ripartire rafforzati nel desiderio di proseguire con gioia la vostra missione apostolica.

2. Al termine del Grande Giubileo dell'Incarnazione, ho invitato tutta la Chiesa a ripartire da Cristo, con lo slancio della Pentecoste e con rinnovato entusiasmo, esortando ciascuno dei suoi membri a camminare in modo più risoluto sulla via della santità, attraverso una vita di preghiera e un ascolto sempre più attento e appassionato della Parola di Dio. È dal rinnovamento della vita spirituale dei pastori, dei fedeli e delle intere comunità che scaturirà un nuovo slancio pastorale e missionario. In questa prospettiva - ed è questo ciò di cui desidero parlarvi oggi - le persone che sono impegnate nella vita consacrata hanno un ruolo primordiale da svolgere. La vita consacrata in ogni sua forma, antica e nuova, è un dono di Dio per la Chiesa. Dobbiamo domandare instancabilmente al Signore di chiamare uomini e donne a seguirlo in una vita interamente donata. Le vostre relazioni quinquennali mostrano un generoso impegno delle vostre Chiese diocesane per quanto riguarda la vita consacrata, di cui mi compiaccio. Nella dinamica dell'evento di grazia quale è stato il Sinodo sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, e basandomi sull'Esortazione apostolica Vita consecrata, che ne ha raccolto i frutti, desidero ribadire con forza e convinzione la necessità della vita consacrata per la Chiesa e per il mondo. Infatti, una Diocesi senza comunità di vita consacrata sarebbe privata "di tanti doni spirituali, appropriati luoghi di ricerca di Dio, specifiche attività apostoliche e metodologie pastorali, rischierebbe di trovarsi grandemente indebolita in quello spirito missionario che è proprio della maggioranza degli Istituti" (Vita consecrata VC 48). Vi chiedo innanzitutto di trasmettere a tutti gli Istituti e a tutte le Congregazioni la profonda stima e i saluti affettuosi del Successore di Pietro, assicurandoli della mia preghiera e invitandoli a non perdere la speranza nel Signore, che non abbandona mai il suo popolo.

3. Le relazioni quinquennali delle diverse Diocesi francesi sottolineano la crisi che la vita consacrata attraversa nel vostro Paese, caratterizzata, in modo più evidente nelle Congregazioni apostoliche, dalla diminuzione progressiva e costante del numero dei membri dei diversi Istituti presenti nel territorio e dai deboli ingressi nei noviziati. Questa crisi influenza anche la fisionomia di un grande numero di comunità, i cui membri invecchiano, con conseguenze inevitabili sulla vita degli Istituti, sulla loro testimonianza, sul loro governo e anche sulle scelte legate alle loro missioni e alla destinazione delle loro risorse. Alcuni Istituti sono perfino obbligati a raggrupparsi in federazioni al fine di poter continuare ad esistere, cosa non sempre facile da realizzare vista la storia diversa delle comunità. Affinché questi tentativi di raggruppamento possano davvero riuscire, è bene incentrarsi nuovamente sui carismi di fondazione e ricordare che la vita religiosa è per la missione della Chiesa e si fonda su Cristo, il quale chiama a donarsi completamente a lui, nella prospettiva ricordata da san Paolo: è Dio che fa crescere qualsiasi cammino (cfr 1Co 3,4). Ora più che mai per rispondere ai cambiamenti, qualunque essi siano, i responsabili degli Istituti di vita consacrata devono essere attenti alla formazione permanente dei loro membri, in particolare a livello teologico e spirituale.

Numerose Congregazioni anziane hanno voluto operare con coraggio al fine di approfondire il loro carisma, nonché per rinnovare le loro opere, avendo cura, in modo del tutto particolare, di ascoltare con grande disponibilità le nuove chiamate dello Spirito e a ricercare, insieme alle Diocesi, le urgenze spirituali e missionarie del momento. Fa piacere constatare che i carismi degli Istituti, i cui membri stanno invecchiando in Europa, continuano a rispondere alle attese profonde di molti giovani giunti dall'Africa, dall'Asia o dall'America Latina, i quali desiderano consacrarsi con generosità al Signore. Sono lieto, inoltre, di constatare che alcune Congregazioni si preoccupano di proporre il loro carisma ai laici di tutte le età e di tutte le condizioni, e di associarli alla loro missione, offrendo loro in tal modo la possibilità di costruire la loro vita cristiana su una spiritualità specifica e solida, e di impegnarsi ulteriormente nel servizio dei loro fratelli. Un simile cammino non manca di incidere in modo positivo anche sulla vita stessa degli Istituti.

4. Vi incoraggio, dunque, a non lesinare sforzi per "promuovere la specifica vocazione e missione della vita consacrata, che appartiene stabilmente e fermamente alla vita e alla santità della Chiesa" (Pastores gregis, n. 50). Attraverso la loro eloquente testimonianza di consacrazione nella sequela di Cristo casto, povero e servitore, al centro delle realtà umane nelle quali sono inseriti, i membri degli Istituti di vita consacrata rimangono, per il mondo e per la Chiesa, dei segni profetici; attraverso la loro vita manifestano l'amore di Dio per tutti gli uomini, mantenendo viva nella Chiesa l'esigenza di riconoscere il volto di Cristo nel volto dei poveri. Invitano, inoltre, le comunità diocesane a prendere sempre più coscienza del carattere universale della missione della Chiesa e ricordano loro l'urgenza di cercare innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, nonché una fratellanza sempre più grande tra gli uomini.

Consentitemi di salutare il lavoro incomparabile svolto dalle persone consacrate in Francia e nei Paesi più poveri del pianeta, soprattutto in Africa, continente verso il quale la vostra regione è naturalmente rivolta, come avete appena ricordato, nell'ambito della solidarietà con gli esclusi, con i bambini illetterati, con i giovani di strada, con le persone che vivono l'esperienza drammatica della precarietà o della povertà, con le persone malate di Aids o colpite da altre pandemie, o ancora con gli immigrati e i profughi. Non dimentico, inoltre, tutte le persone consacrate che lavorano nell'ambito di un servizio sociale, nel campo della sanità e dell'educazione, nel territorio nazionale e altrove nel mondo. Non potrò mai incoraggiare abbastanza i responsabili delle Congregazioni a non trascurare e a non abbandonare troppo rapidamente questi luoghi fondamentali in cui si trasmettono i valori umani e il Vangelo, e dove può anche farsi sentire la chiamata a seguire Cristo e a partecipare alla vita ecclesiale. Mentre la loro visibilità oggi è meno evidente, le comunità, tuttavia proseguono con coraggio la loro missione, inserendosi nel tessuto della società, facendo parte di organismi di solidarietà ed essendo promotori attivi del dialogo interreligioso, al quale siete particolarmente attenti. So con quanta pazienza le persone consacrate si donano, nel nome stesso della loro consacrazione al Signore, mostrando una grande attenzione per le persone più povere ed escluse, in una società che troppo spesso le ignora. Nella solidarietà quotidiana con quanti sono feriti dalla vita, esse sono i protagonisti indispensabili della fantasia della carità alla quale ho chiamato tutte le comunità cristiane alla fine del Grande Giubileo. Questa dimensione della carità verso i più poveri e i più piccoli è un pegno della credibilità di tutta la Chiesa: la credibilità del suo messaggio, ma anche la credibilità delle persone che, essendo state catturate da Cristo e avendolo contemplato, sono capaci di riconoscerlo sul volto di coloro con cui egli ha voluto identificarsi e di manifestare la compassione di Cristo per ogni essere umano (cfr Novo Millennio ineunte NM 49).

Le giovani generazioni, che hanno sete di assoluto, hanno bisogno di testimoni audaci che li chiamino a vivere il Vangelo e a mettersi con generosità al servizio dei loro fratelli. Vi invito a non trascurare mai l'esperienza e il carisma profetico delle persone consacrate, sentinelle della speranza, testimoni dell'assoluto e della gioia del dono totale di sé. Lo Spirito le spinge a porsi al fianco degli emarginati delle nostre società e a operare per rimettere in piedi l'uomo spezzato, contribuendo così all'edificazione della carità in ogni Chiesa particolare.

364 5. Per una migliore armonizzazione della pastorale, è importante anche che il dialogo istituzionale con gli Istituti di Vita consacrata, a livello sia nazionale, tra la Conferenza dei Vescovi di Francia e le due Conferenze dei Superiori maggiori, sia diocesano, tra il Vescovo o il suo delegato e i responsabili locali delle Congregazioni, consenta un'autentica concertazione e scambi fecondi; in tal modo, ogni Istituto di vita consacrata, pur conservando il carattere specifico del suo carisma, del suo modo di vivere, delle priorità proprie, sarà inserito sempre meglio in maniera organica nella Chiesa diocesana. Ciò è fondamentale nel momento in cui le vostre Chiese diocesane vivono delle evoluzioni a livello pastorale con un certo numero di riordinamenti legati alle nuove realtà della missione, nonché ai cambiamenti culturali.

Attraverso le attività che gli Istituti di Vita consacrata svolgono in seno alla società, mi preme sottolineare la parte prominente che essi hanno nella ricerca intellettuale nel vostro Paese. I religiosi in Francia sono spesso stati dei fari in questo campo, soprattutto nella la prima metà del ventesimo secolo, in ambito filosofico e teologico, preoccupandosi di mettere in evidenza le ragioni che devono guidare il comportamento e gli impegni dei nostri contemporanei, e facendo emergere il senso dell'esistenza. Contribuendo con pertinenza alla ricerca della verità, essi possono favorire un rinnovamento della vita intellettuale e allacciare rapporti fecondi con i pensatori attuali, che affrontano le questioni fondamentali del nostro tempo o che lavorano nella ricerca. Desidero inoltre menzionare gli Istituti o le Congregazioni che operano nell'ambito dell'informazione, della radio o della televisione.Essi partecipano al dibattito pubblico, dando in un confronto sano e necessario, un contributo specificamente cristiano alle grandi decisioni che modellano il futuro della società, e condividendo anche le loro convinzioni di fede.

6. Nelle vostre Diocesi, la vita consacrata ha molteplici volti, facendo coesistere comunità antiche e nuove. Da parte loro, le Comunità nuove, grazie alle energie degli inizi, danno indubbiamente un nuovo slancio alla vita consacrata come pure alla missione pastorale nelle Diocesi. Possiedono un'audacia che talvolta manca agli Istituti che esistono da più tempo. Contribuiscono a rinnovare al vita comunitaria, la vita liturgica e l'impegno nell'evangelizzazione in numerosi ambiti.

Una tale situazione è, senza dubbio, paragonabile a quella che devono avere conosciuto san Domenico o san Francesco. Le nuove Comunità religiose rappresentano un'opportunità per la Chiesa. Aiutate dai Vescovi, ai quali spetta di essere vigili, esse hanno ancora bisogno di maturare, di radicarsi e talvolta di organizzarsi secondo le regole canoniche vigenti e preoccupandosi della prudenza. Che tutti ricordino che lo spirito di dialogo, di collaborazione fraterna al servizio di Cristo e della missione deve sempre prevalere! Senza spirito di competizione né antagonismo, le Comunità religiose di antica tradizione saranno in tal modo stimolate dal carisma a loro proprio, e le Comunità nuove ricorderanno che esse "non sono alternative alle precedenti istituzioni, le quali continuano ad occupare il posto insigne che la tradizione ha loro assegnato (...). Gli antichi Istituti, tra cui molti passati attraverso il vaglio di prove durissime, sostenute con fortezza lungo i secoli, possono arricchirsi entrando in dialogo e scambiando i doni con le fondazioni che vengono alla luce in questo nostro tempo" (Vita consecrata
VC 62). Invito tutti a dare prova di carità fraterna e a compiere i passi necessari, affinché tutte le forze concorrano, insieme, all'unità del Corpo di Cristo e alla condivisione della missione. Da parte loro, i responsabili delle nuove Comunità continueranno a essere vigili nel discernimento delle vocazioni, a livello umano e spirituale. A tal fine, sarà loro interesse appoggiarsi su persone che abbiano una pratica certa nel discernimento, si negli Istituti sia nelle Chiese locali, preoccupandosi di separare ciò che emerge dal foro esterno e dal foro interno, secondo la lunga pratica prudenziale della Chiesa. Nel rispetto dell'autonomia propria di ciascuna comunità religiosa, spetta, tuttavia, ai Vescovi di accogliere, per quanto sia possibile, di assistere e di sostenere l'insieme degli Istituti religiosi presenti nella Diocesi, e a questi ultimi di collaborare con fiducia, ognuno secondo il proprio carisma, alla missione della Chiesa diocesana. In ogni tempo, ma ancor più nei periodi difficili, è opportuno che tutti i fedeli si uniscano per edificare la Chiesa e per essere, nel mondo, i segni visibili dell'unità del popolo di Dio intorno ai Pastori. La missione della Chiesa diocesana vi guadagnerà in coesione e in slancio apostolico.

7. Siete in molti a sottolineare il ruolo importante che le Comunità di vita contemplativa svolgono nelle vostre Diocesi, a titolo di testimonianza e di preghiera, elevando il mondo a Dio e partecipando nel mistero di Cristo e della Chiesa alla missione, secondo l'esempio di santa Teresa di Lisieux. Questi luoghi privilegiati di irradiamento e di accoglienza contribuiscono alla fecondità apostolica delle parrocchie, dei movimenti e dei servizi, e sono per molti giovani e adulti dei punti di riferimento e degli spazi nei quali possono trovare degli orientamenti solidi per costruire e rafforzare la loro vita umana e spirituale, e per un'esperienza forte dell'Assoluto di Dio, nonché dei porti di pace e di silenzio in una società trepidante. Molti giovani hanno trovato nei monasteri il tempo per mettersi all'ascolto delle chiamate di Dio e per prepararsi a rispondervi. I monasteri svolgono un ruolo prezioso anche per i Vescovi e per i sacerdoti, che possono recuperarvi le loro forze spirituali e trovarvi dei legami fraterni. So che queste Comunità sono ben inserite nelle Diocesi, accogliendo in particolare sempre più persone che compiono dei ritiri, numerosi gruppi di bambini e di giovani venuti per riflettere sulla loro fede, per imparare a pregare o per prepararsi a ricevere uno dei Sacramenti della Chiesa. In questa prospettiva, esorto le comunità monastiche a essere particolarmente attente alla richiesta di formazione spirituale degli uomini e delle donne del nostro tempo, soprattutto dei giovani. Sono lieto di apprendere che, in numerosi monasteri, pur conservando la clausura, monaci e monache si preoccupano di essere delle guide spirituali per le persone che bussano alla porta delle loro case. Auspico che le Comunità oranti e contemplative proseguano la loro testimonianza in seno alle Diocesi, invitando i fedeli a radicare la loro vita e la loro azione nella preghiera, fonte di ogni slancio missionario.

8. Conosco la generosità di molti giovani nelle vostre Diocesi, certo che il Signore continua ad agire nel loro cuore affinché possano rispondere con generosità alle sue chiamate specifiche. Desidero, oggi, incoraggiarli a non aver paura di donarsi a Cristo povero, casto e obbediente, nella vita consacrata, cammino di gioia e di libertà autentica, e ripetere loro con forza e convinzione: "Se avvertite la chiamata del Signore, non respingetela! Inseritevi, piuttosto, coraggiosamente nelle grandi correnti di santità, che insigni sante e santi hanno avviato al seguito di Cristo. Coltivate gli aneliti tipici della vostra età, ma aderite prontamente al progetto di Dio su di voi, se Egli vi invita a cercare la santità nella vita consacrata" (Vita consecrata VC 106). Possano le Diocesi, da parte loro, non mancare mai di chiamare alla vita consacrata!

Vi invito ad avere sempre uno sguardo vigile e un'attenzione rinnovata per i giovani che desiderano impegnarsi nella vita religiosa. La loro esperienza ecclesiale è spesso recente. È dunque fondamentale offrire loro una solida formazione umana, intellettuale, morale, spirituale, comunitaria e pastorale, che li prepari a consacrarsi totalmente a Dio nella sequela Christi.In questo spirito, gli inter-noviziati istituiti consentono di formare insieme un numero maggiore di giovani, dando un dinamismo evidente al loro cammino e consentendo loro di conoscersi e di confortarsi nella loro scelta di vita. Molte Congregazioni hanno accolto anche dei giovani stranieri, provenienti dall'Africa, dall'Asia o dall'America Latina. Ciò costituisce un segno evidente del carattere universale della Chiesa. Avete però una viva consapevolezza delle difficoltà che questo può comportare, in particolare la possibile attrazione della vita occidentale a scapito della missione nella loro Chiesa locale. Non potrò mai invitare abbastanza le Congregazioni a istituire delle case di formazione nei Paesi in cui le vocazioni sono più numerose, in modo da non isolare in maniera troppo brutale i giovani dal loro ambiente culturale, nella prospettiva di prepararli alla loro missione specifica nel loro Paese, dove i bisogni sono numerosi.

9. Al termine del nostro incontro, cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, desidero incoraggiarvi a proseguire con ardore e zelo l'appassionante missione di guidare il popolo che il Signore vi ha affidato. La Chiesa ha più che mai bisogno di testimoni autentici che manifestino che la radicalità evangelica è fonte di gioia e di libertà. Portate ai sacerdoti, ai diaconi e a tutti i laici delle vostre Diocesi il mio pensiero affettuoso e la mia fervente preghiera, ribadendo loro la mia fiducia e il mio incoraggiamento per il lavoro che svolgono al servizio della Chiesa. Rinnovo i miei cordiali saluti a tutte le persone consacrate: ai contemplativi, ai membri delle Congregazioni e degli Istituti di vita religiosa apostolica, degli Istituti secolari, delle Società di vita apostolica e delle nuove Comunità, ribadendo loro la mia stima per l'insostituibile testimonianza di gratuità, di fraternità e di speranza che offrono non solo alla Chiesa, ma anche a tutta la società, rimanendo i segni profetici dell'amore del Signore che vuole trasformare il cuore dell'uomo per renderlo sempre più conforme alla sua vocazione. Assicuro della mia vicinanza spirituale anche i religiosi e le religiose anziani o malati che, attraverso la loro testimonianza di santità e di preghiera, come pure attraverso la loro esperienza e la loro sapienza, partecipano largamente alla fecondità missionaria dei loro Istituti e di tutta la Chiesa. Che Maria, che ha accolto Cristo in una risposta d'amore e di dono totale alla volontà del Padre, vi sostenga con la sua sollecitudine materna! Il mio pensiero affettuoso va anche a tutte le persone che, nel corso delle settimane passate, sono state colpite dalle gravi inondazioni nel Sud della Francia. Vi chiedo di portare loro le assicurazioni della mia preghiera e della mia vicinanza spirituale. A tutti voi e a tutti i vostri diocesani, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.




AD UNA DELEGAZIONE DI GIURISTI


DEL COMITATO PROMOTORE DEGLI STUDI


IN ONORE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL XXV ANNO DI PONTIFICATO


Venerdì, 19 dicembre 2003






Distinti Signori!

1. Con grande piacere Vi accolgo quest’oggi per la presentazione di un esemplare del volume che raccoglie riflessioni e commenti di eminenti cultori del diritto su argomenti di grande interesse. Vi ringrazio perché, in occasione del mio XXV di Pontificato, avete voluto realizzare quest’iniziativa, che ha visto la partecipazione di quattrocentoventi giuristi di varie parti del mondo, tra cui illustri studiosi di religione ebraica e musulmana. Vi accomuna tutti la convinzione che per tutelare l’uomo e la sua dignità, come pure per perseguire il bene comune e l’intesa tra i popoli, l’unica strada da percorrere è di far valere la “forza” dello ius, nel doveroso rispetto di ogni persona, a qualunque cultura, lingua e religione appartenga.

365 2. E’ quanto anch’io ho voluto sottolineare nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, ricordando al tempo stesso l’importanza e l’urgenza di educare alla pace. Auspico vivamente che questa vostra opera contribuisca a meglio evidenziare il fondamentale dovere della tutela dei diritti umani, i pregi ma anche i limiti della globalizzazione, il valore dell’integrazione europea e della pace.

Vi rinnovo la mia riconoscenza per questo vostro accurato studio e, mentre formulo fervidi voti augurali per le imminenti Feste di Natale e per il Nuovo Anno, di cuore benedico Voi, le vostre famiglie e i vostri cari.




AD UNA RAPPRESENTANZA DI RAGAZZI


DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA (ACR)


Venerdì, 19 dicembre 2003




Carissimi ragazzi e ragazze dell’Azione Cattolica Italiana!

Anche quest’anno siete venuti a trovarmi, in occasione del Santo Natale: grazie per questa vostra gradita visita. Saluto con grande affetto ognuno di voi, insieme alla Presidente nazionale della vostra Associazione e all’Assistente Generale. Voi qui rappresentate tutti i vostri amici dell’Azione Cattolica Ragazzi, ai quali invio il mio più cordiale saluto.

Mancano pochi giorni al Natale, questa grande festa che ci ricorda la nascita di Gesù. Duemila anni orsono Egli è venuto nel mondo per salvare l’intera umanità, e costantemente viene a visitarci. La Madonna, che a Betlemme lo ha dato alla luce, vi aiuti ad accoglierlo con generosità. Cristo porta in dono la pace. Chiedo a voi, cari ragazzi, di farvi messaggeri della sua pace nelle vostre famiglie e tra i vostri coetanei.

Tornando a casa portate i miei auguri natalizi anche ai vostri cari e non dimenticatevi di pregare per il Papa.

Di cuore vi benedico!




ALLA CURIA ROMANA


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE


DEGLI AUGURI NATALIZI


Lunedì, 22 dicembre 2003




Signori Cardinali,
distinti Membri della Curia e Prelatura Romana!

366 1. All’approssimarsi del Natale si fa più intenso l’invito della Liturgia: Descendit de caelis Salvator mundi. Gaudeamus!

E’ un invito al gaudio dello spirito, di cui la Liturgia spiega il perché: “E’ disceso dal cielo il Salvatore del mondo”. A Betlemme, in una povera grotta, è nato il Messia atteso e invocato dai profeti: il Figlio di Dio è divenuto uno di noi. Maria continua ad offrirlo agli uomini di ogni epoca e di ogni cultura: Egli è nato, infatti, per la salvezza di tutti.

Sono questi i sentimenti che provo nel corso di questo consueto e desiderato appuntamento di fine d’anno. Il Cardinale Decano a nome vostro mi ha formulato fervidi voti augurali per le imminenti festività, sullo sfondo delle celebrazioni per il XXV di Pontificato. Lo saluto e lo ringrazio, come pure saluto tutti voi, Signori Cardinali, Vescovi e Prelati, comprendendo in un solo atto di riconoscenza e di affetto gli Officiali e Collaboratori della Curia Romana, del Vicariato di Roma e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Sono spiritualmente vicino a tutti voi, grato per il lavoro che prestate a servizio di questa Cattedra di Pietro, ciascuno secondo le proprie competenze e i propri incarichi. Gesù che nasce vi ricolmi dei suoi doni di grazia e di bontà, e vi ricompensi per la quotidiana fatica, che svolgete spesso nel silenzio e nel nascondimento. Fatevi interpreti di questi miei sentimenti con i sacerdoti, i religiosi e i laici che collaborano con voi.

2. Ritorno con la mente al primo incontro con i Membri della Curia Romana, che ebbe luogo il 22 dicembre - proprio come oggi - del 1978. Venticinque anni fa!

Desidero dirvi subito, carissimi Fratelli, che durante questi anni ho potuto ammirare con gratitudine l’intelligenza e la dedizione con cui prestate il vostro servizio al Successore di Pietro. Vos estis corona mea, vi dicevo allora con san Paolo (cfr
Ph 4,1). Lo ripeto volentieri quest’oggi, perché voi “siete diventati ad un titolo specialissimo miei ‘congiunti’ secondo quella comunione trascendente… che si chiama ed è la vita ecclesiale” (Insegnamenti, I, 1978, p. 394).

Come avrei potuto adempiere i compiti affidatimi senza la vostra fedele collaborazione? Ricordo con animo riconoscente tutti coloro che, durante gli anni passati, si sono avvicendati nelle rispettive mansioni. Per quanti il Signore ha già chiamato a sé prego ogni giorno, invocando per loro la meritata ricompensa.

3. Unico è il fine per il quale tutti insieme ci affatichiamo: annunciare il Vangelo di Cristo per la salvezza del mondo. E’ missione che vogliamo compiere con spirito di fede e con animo disposto al sacrificio, se necessario, fino alla “passio sanguinis”, di cui parla sant’Agostino. Siamo infatti, come osserva il Vescovo d’Ippona, a servizio di un gregge comprato non con l’oro né con l’argento, ma col sangue di Cristo (cfr Sermo 296, 4: Discorsi V, Città Nuova, p. 326).

Mai, pertanto, venga meno nel nostro ministero la fedeltà a Colui che ci ha intimamente associati al suo sacerdozio! Al centro della nostra esistenza ci sia sempre e solo Lui: Cristo! Con il passare degli anni si fa sempre più profonda in me questa consapevolezza: Gesù ci domanda di essere suoi testimoni, preoccupati unicamente della sua gloria e del bene delle anime.

Questo ho voluto porre in evidenza nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, come pure nelle Esortazioni post-sinodali Ecclesia in Europa e Pastores gregis, promulgate nel corso del 2003. A questo ho mirato nel pubblicare di recente la Lettera apostolica Spiritus et Sponsa nel quarantesimo anniversario della Sacrosanctum Concilium e il Chirografo per il centenario del Motu proprio “Tra le sollecitudini” sulla musica sacra.

E non è forse l’amore per Cristo che ha spinto in ottobre il Collegio dei Cardinali a raccogliersi - insieme con i Presidenti delle Conferenze Episcopali ed i Patriarchi - per un’ampia e approfondita riflessione sulle esigenze odierne dell’evangelizzazione?

367 L’amore per Cristo ha pure guidato i Viaggi Apostolici che quest’anno ho effettuato in Spagna, in Croazia, in Bosnia ed Erzegovina e nella Repubblica Slovacca. La consapevolezza dell’anelito di Cristo per l’unità dei credenti - “ut unum sint” (Jn 17,22) - mi ha infine spinto a intensificare i contatti ecumenici con i rappresentanti delle venerate Chiese ortodosse, con il Primate della Comunione Anglicana e con esponenti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, in particolare di quelle operanti in Europa.

4. L’Europa! Non posso non notare che il Continente europeo ha attraversato quest’anno e continua a vivere una fase cruciale della sua storia, mentre allarga i confini ad altri popoli e nazioni. E’ importante che l’Europa, arricchita nel corso dei secoli del tesoro della fede cristiana, confermi queste sue origini e ravvivi queste radici.Il contributo più importante che i cristiani sono chiamati a dare alla costruzione della nuova Europa è anzitutto quello della loro fedeltà a Cristo e al Vangelo.

L’Europa ha bisogno in primo luogo di santi e di testimoni. Le cerimonie di beatificazione e di canonizzazione, celebrate nel corso dell’anno, hanno permesso di additare, come modelli insigni da imitare, alcuni figli e figlie dell’Europa. Basti ricordare Madre Teresa di Calcutta, icona del Buon Samaritano, che è divenuta per tutti, credenti e non credenti, messaggera di amore e di pace.

5. Essere testimoni di pace; educare alla pace! Ecco un altro impegno quanto mai urgente per questo nostro tempo, che vede ancora addensarsi all’orizzonte rischi e minacce per la serena convivenza dell’umanità. La solenne commemorazione dell’Enciclica Pacem in terris del Beato Giovanni XXIII, nel quarantesimo di promulgazione, ci ha fatto rivivere l’ottimismo, permeato di speranza cristiana, di quel grande Pontefice in momenti non meno difficili dei nostri. La pace resta possibile anche oggi e, se possibile, essa è doverosa. Ho voluto ripeterlo nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace.

Il Bambino di Betlemme, che ci prepariamo ad accogliere nel mistero del Natale, rechi nel mondo il dono prezioso della sua pace. Ce l’ottenga Maria, al cui Santuario di Pompei mi sono recato in pellegrinaggio lo scorso mese di ottobre, per coronare in modo solenne l’Anno del Rosario.

Con questi sentimenti porgo i miei auguri a voi tutti per le prossime Festività Natalizie e per il Nuovo Anno, mentre di cuore vi benedico. Buon Natale!



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AL PATRIARCA DI VENEZIA, EM.MO CARD. ANGELO SCOLA,


IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE


DELL’ISTITUTO DI DIRITTO CANONICO SAN PIO X


Al venerato Fratello
ANGELO Card. SCOLA
Patriarca di Venezia

Si compie quest'anno il centenario dell'elezione del mio venerato Predecessore San Pio X al soglio pontificio. Tra le iniziative con cui codesto Patriarcato ha voluto onorare la memoria del Santo Pontefice, Patriarca di Venezia dal 1893 al 1903, significativa è la creazione dell'Istituto di Diritto Canonico San Pio X - recentemente eretto dalla Congregazione dell'Educazione Cattolica e aggregato alla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce - con il quale si intende riprendere la tradizione degli studi canonistici curati dal Patriarca Sarto.

Il nuovo Istituto fa parte dello Studium Generale Marcianum, iniziativa con cui la Chiesa in Venezia vuole approfondire e promuovere quella dimensione educativa e culturale che è intrinseca all'opera di evangelizzazione. Durante la mia visita in codesta Diocesi, nel 1985, ebbi l'occasione di ricordare che «con questa città, ricca di cultura, è in piena sintonia un'istituzione come l'università che, per eccellenza, attraverso la ricerca, riflette criticamente sulla realtà della natura e dell'esperienza storica dell'uomo per arricchirne il patrimonio di valori, ossia per produrre nuova cultura» (Discorso all'Università Cà Foscari, 17 giugno 1985). Non poteva mancare a questo appello la comunità cristiana. Attraverso lo Studium Generale Marcianum i fedeli potranno offrire il loro contributo nella ricerca scientifica, nell'insegnamento e nello studio ai vari livelli dell'educazione, in dialogo aperto e costruttivo con tutti gli interlocutori sociali e culturali. In questo modo la Chiesa che è in Venezia vuole rispondere alla singolare vocazione civile, culturale e artistica. che la Provvidenza le ha affidato lungo il corso della sua gloriosa storia


GP2 Discorsi 2003 363