GP2 Discorsi 2004 79

79 4. La finalità essenziale della Chiesa consiste, oltre che nella glorificazione del Dio trinitario, nel trasmettere i beni salvifici affidati da Gesù Cristo agli Apostoli - il suo Vangelo e i suoi sacramenti - ad ogni generazione dell'umanità bisognosa della verità e della salvezza. Questo ricevere dal Signore e trasmettere agli uomini la salvezza è precisamente il modo in cui la Chiesa realizza e porta a compimento se stessa nel corso della storia.

Poiché questo processo di trasmissione, quando si sviluppa per il tramite degli organi legittimi, è guidato dallo Spirito Santo conformemente alla promessa di Gesù Cristo, esso stesso acquista un significato teologico, soprannaturale. Dunque, quanto si è verificato nel corso della storia a livello di sviluppi della dottrina, della vita sacramentale e dell'ordinamento della Chiesa, in sintonia con la tradizione apostolica, deve essere considerato come sua organica evoluzione. Perciò la storia della Chiesa si manifesta quale luogo opportuno a cui attingere per conoscere meglio la verità stessa della fede.

5. Da parte sua, la Santa Sede ha sempre incoraggiato le scienze storiche attraverso le sue istituzioni scientifiche, come testimonia, fra l'altro, la fondazione, avvenuta cinquant'anni fa ad opera di Papa Pio XII, di codesto Pontificio Comitato di Scienze Storiche.

La Chiesa è, infatti, vivamente interessata alla conoscenza sempre più approfondita della propria storia. A questo scopo, oggi più che mai è necessario un insegnamento accurato delle discipline storico-ecclesiastiche soprattutto per i candidati al sacerdozio, come raccomandava il decreto Optatam totius del Concilio Vaticano II (cfr n. 16). Per applicarsi con successo allo studio della tradizione ecclesiastica, però, sono assolutamente indispensabili solide conoscenze delle lingue latina e greca, senza le quali rimane precluso l'accesso alle fonti della tradizione ecclesiastica. Solo con il loro ausilio è possibile anche oggi riscoprire la ricchezza dell'esperienza di vita e di fede che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, è venuta accumulando nei duemila anni trascorsi.

6. La storia insegna che ogniqualvolta nel passato si è acquisita una nuova conoscenza delle fonti, sono state poste le basi per una nuova fioritura della vita ecclesiale. Se "historia magistra vitae", come afferma l’antica espressione latina, la storia della Chiesa può ben essere detta "magistra vitae christianae".

Auguro, pertanto, che il presente Convegno imprima nuovo slancio agli studi storici. Ciò assicurerà alle nuove generazioni una conoscenza sempre più profonda del mistero della salvezza operante nel tempo, e susciterà in un numero sempre più ampio di fedeli il desiderio di attingere a piene mani alle fonti della grazia di Cristo.

Con questo auspicio invio a Lei, Monsignore, ai Relatori ed ai partecipanti al Convegno la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 16 Aprile 2004

IOANNES PAULUS II



AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA


Martedì, 20 aprile 2004




Signor Cardinale,
cari Membri della Pontificia Commissione Biblica!

80 1. Sono lieto di accogliervi ancora una volta in occasione della vostra annuale Assemblea plenaria. Un saluto particolare desidero rivolgere al Presidente, il Signor Cardinale Joseph Ratzinger, che ringrazio per l’interessante presentazione dei vostri lavori.

2. Vi siete nuovamente radunati per approfondire un argomento molto importante: il rapporto tra Bibbia e morale. Si tratta di un tema che riguarda non soltanto il credente, ma in un certo senso ogni persona di buona volontà. Infatti, attraverso la Bibbia, Dio parla e rivela se stesso e indica la base solida e l'orientamento sicuro per il comportamento umano. Conoscere Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, riconoscere la sua infinita bontà, sapere con animo grato e sincero che “ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce” (
Jc 1,17), scoprire nei doni che Dio ci ha dati i compiti che ci ha affidati, agire ben consapevoli della nostra responsabilità nei suoi confronti - ecco alcuni degli atteggiamenti fondamentali di una morale biblica.

3. La Bibbia ci presenta ricchezze inesauribili di questa rivelazione di Dio e del suo amore nei riguardi dell'umanità. Il compito del vostro comune impegno è quello di facilitare al popolo cristiano l'accesso a questi tesori.

Augurandovi un fruttuoso proseguimento dei vostri studi, invoco su di voi e sul vostro lavoro la luce dello Spirito Santo e imparto a tutti la mia affettuosa Benedizione.




AI SOCI DEL CIRCOLO S. PIETRO


Venerdì, 23 aprile 2004


Carissimi Soci del Circolo S. Pietro!

1. Sono lieto di accogliervi e di cuore vi saluto. Estendo il mio pensiero ai vostri familiari e a quanti cooperano con voi nelle diverse vostre attività caritative. Saluto con affetto il vostro Assistente spirituale, Mons. Ettore Cunial, come pure il vostro Presidente, il Marchese Marcello Sacchetti, che ringrazio per le parole gentilmente rivoltemi a nome dei presenti.

Preziosa è la missione che compite con ammirevole zelo apostolico. Andando incontro ai poveri, recando sollievo ai malati e ai sofferenti, testimoniate in maniera concreta quella “fantasia della carità”, a cui ho invitato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (cfr n. 50).

L’obolo di San Pietro, che come ogni anno siete venuti a consegnarmi, costituisce un ulteriore segno di questa apertura ai fratelli in difficoltà. Esso è, al tempo stesso, una concreta partecipazione all’impegno della Sede Apostolica di rispondere alle crescenti urgenze della Chiesa specialmente nei Paesi più poveri.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, mi è gradito ancora una volta manifestare il mio vivo apprezzamento per il vostro impegno, animato da convinta fedeltà e adesione al Successore di Pietro. Voi lo alimentate sostando ogni giorno in preghiera e in ascolto della Parola di Dio. E’ importante soprattutto che la vostra esistenza sia centrata sul mistero dell’Eucaristia. Il segreto dell’efficacia di ogni nostro progetto è la fedeltà a Cristo. Questa è la testimonianza dei Santi. Penso, in particolare, ai Servi di Dio che domenica prossima avrò la gioia di proclamare Beati. Seguendo il loro esempio, ciascuno di voi intensifichi il proprio slancio missionario, pronto a farsi “buon Samaritano” di quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di abbandono.

Vi accompagni anche la Vergine Maria con la sua materna protezione. Da parte mia, vi assicuro di pregare per voi qui presenti, per quanti vi affiancano nelle varie vostre attività e per coloro che incontrate nel vostro quotidiano apostolato, mentre con affetto vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI


DELL’ARCIDIOCESI DI ROUEN (FRANCIA)


81
Sabato, 24 aprile 2004




Cari Giovani,

Sono lieto di accogliervi questa mattina, nel corso di questa Udienza speciale. Saluto Padre Christian Nourrichard, amministratore diocesano.

Siete venuti a Roma per vivere una settimana di ritiro e di vita fraterna. Prego in modo speciale per coloro che riceveranno la Confermazione lunedì. Invito tutti voi a fare del vostro pellegrinaggio un tempo di rafforzamento spirituale. Potrete discernere la volontà del Signore, che vuole aiutarvi a condurre un'esistenza bella; la vostra vita interiore riceverà un nuovo afflato. Non abbiate paura di aprire il vostro cuore e di consentire a Cristo di parlarvi. Imparate a prendervi regolarmente del tempo per la preghiera e per la meditazione del Vangelo.

Affidando tutti voi alla Vergine Maria, vi incoraggio a proseguire la vostra ricerca come Chiesa, e di cuore imparto la Benedizione Apostolica a voi, come pure ai sacerdoti, ai seminaristi, alle religiose e ai laici che vi accompagnano.


AI RAPPRESENTANTI


DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI


Lunedì, 26 aprile 2004




Signor Cardinale!
Illustri Rappresentanti
dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani!

1. Sono lieto di porgervi un cordiale benvenuto in quest’incontro, che si colloca nel contesto delle celebrazioni per il centenario della nascita del Professor Giorgio La Pira. Saluto ciascuno di voi e le Città che qui rappresentate. Saluto, in modo speciale, il Cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, come pure il Sindaco di questa Città e Presidente dell’ANCI, il Signor Leonardo Domenici, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto facendo riferimento al servizio reso da Giorgio La Pira alla causa della fraterna convivenza tra le nazioni. In proposito, ho apprezzato che proprio per ricordare in modo tangibile il suo sforzo teso a favorire l’amicizia tra i popoli che si richiamano ad Abramo - ebrei, cristiani e islamici - la vostra Associazione ha deciso di offrire un aiuto concreto al Caritas Baby Hospital di Betlemme.

2. Vi esprimo il mio cordiale apprezzamento per questo generoso gesto, che ben onora la memoria di Giorgio La Pira, figura eminente della politica, della cultura e della spiritualità del secolo appena trascorso.

82 Davanti ai potenti della Terra espose con fermezza le sue idee di credente e di uomo amante della pace, invitando gli interlocutori a uno sforzo comune per promuovere tale bene fondamentale nei vari ambiti: nella società, nella politica, nell’economia, nelle culture e tra le religioni.

Nella teoria e nella prassi politica, la Pira avvertiva l’esigenza di applicare la metodologia del Vangelo, ispirandosi al comandamento dell’amore e del perdono. Rimangono emblematici i “Convegni per la pace e la civiltà cristiana”, che promosse a Firenze dal 1952 al 1956, allo scopo di favorire l’amicizia tra cristiani, ebrei e musulmani.

3. In una lettera all’amico Amintore Fanfani, egli scriveva parole di una sorprendente attualità: “I politici sono guide civili, cui il Signore affida, attraverso le tecniche mutevoli dei tempi, il mandato di guidare i popoli verso la pace, l’unità, la promozione spirituale e civile di ciascun popolo e di tutti insieme” (22 ottobre 1964).

Quella di La Pira fu una straordinaria esperienza di uomo politico e di credente, capace di unire la contemplazione e la preghiera all’attività sociale e amministrativa, con una predilezione per i poveri e i sofferenti.

Carissimi Sindaci, possa questa sua luminosa testimonianza ispirare le vostre scelte e azioni quotidiane! Seguendo l’esempio di Giorgio La Pira, ponetevi generosamente al servizio delle vostre comunità, con una speciale attenzione alle fasce giovanili, favorendone anche il progresso spirituale. Non mancate di coltivare quei valori umani e cristiani che formano il ricco patrimonio ideale dell’Europa. Esso ha dato vita a una civiltà che nel corso dei secoli ha favorito il sorgere di società autenticamente democratiche. Senza fondamenti etici la democrazia rischia di deteriorarsi nel tempo e persino di scomparire.

Grazie al contributo di tutti, il sogno di un mondo migliore può divenire realtà. Conceda Iddio all’umanità di vedere realizzata questa profezia di pace!

Accompagno questo auspicio con la preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.


AGLI OFFICIALI DELLA CONGREGAZIONE


PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA


(DEI SEMINARI E DEGLI ISTITUTI DI STUDI)


Martedì, 27 aprile 2004




Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle!

83 1. Sono davvero felice che abbiate voluto celebrare il venticinquesimo anniversario dell’importante Costituzione apostolica Sapientia christiana, alla quale ho apposto la firma quasi all’inizio del mio Pontificato. E’ una Costituzione che mi sta molto a cuore, perché riguarda da vicino l’esercizio del “munus docendi” della Chiesa. Il “compito di insegnare” riveste un’importanza particolare nella realtà odierna, contrassegnata, da una parte, da un progresso tecnico impressionante e, dall’altra, dalle più varie contraddizioni, scissioni e tensioni.

In realtà, il Vangelo esercita il suo effetto benefico e durevole soltanto nella misura in cui, attraverso il suo continuo annuncio - “opportune importune” (cfr
2Tm 4,2) -, influenza i modi di pensare e penetra la cultura in profondità (cfr Cost. ap. Sapientia christiana, Proemio I). Ora, è questa l’alta vocazione che distingue le Università e Facoltà ecclesiastiche: adoperarsi con tutta la loro forza a ricongiungere ed unire il mondo della scienza e della cultura alla verità della fede, per far riscoprire l’ordine salvifico del piano divino nella realtà di questo mondo.

2. Mi rallegro del crescente numero di Centri ecclesiastici d’insegnamento accademico. La loro prima missione rimane l’approfondimento e la trasmissione del Mistero divino, che Cristo ci ha rivelato. E’ lo Spirito Santo, effuso nella Chiesa, che ci introduce in tale Mistero e che ci guida a penetrarlo mediante lo studio sempre più profondamente (cfr He 6,4).

Rivestono peculiare prestigio e responsabilità, tra le Facoltà ecclesiastiche, quelle di Teologia, di Diritto canonico e di Filosofia, "attesa la loro particolare natura ed importanza per la Chiesa" (Cost. ap. Sapientia christiana, art. 65). Ma, oltre a queste discipline fondamentali, le Facoltà ecclesiastiche ricoprono tanti altri campi, come quello della Storia ecclesiastica, della Liturgia, delle Scienze dell’educazione, della Musica sacra.

Grande impegno è stato posto, negli anni recenti, per rispondere ai bisogni attuali: si è dedicata particolare attenzione, ad esempio, alla bioetica, agli studi islamistici, alla mobilità umana ecc. In questo senso non posso che incoraggiare le iniziative che mirano ad approfondire i legami che esistono tra la Rivelazione divina e le aree sempre nuove del sapere nella realtà odierna.

3. Oggi, più che mai, le Università e Facoltà ecclesiastiche devono giocare un ruolo nella “grande primavera” che Dio sta preparando per il Cristianesimo (cfr Enc. Redemptoris missio RMi 86). L’uomo contemporaneo è più attento a certi valori: la tutela della dignità della persona, la difesa dei deboli e degli emarginati, il rispetto della natura, il rifiuto della violenza, la solidarietà mondiale ecc. Alla luce della Costituzione apostolica Sapientia christiana, le Istituzioni accademiche della Chiesa sono impegnate a coltivare questa sensibilità in linea con il Vangelo, la Tradizione e il Magistero. E’ noto quanto il mondo contemporaneo sia minacciato da fratture sempre più profonde, per esempio, tra paesi ricchi e paesi poveri. Sono spaccature che hanno alla loro base l’allontanamento dell’uomo da Dio.

In varie Encicliche, ho cercato di indicare la strada per realizzare la riconciliazione in profondità tra la fede e la ragione (cfr Fides et ratio), tra il bene e il vero (cfr Veritatis splendor ), tra la fede e la cultura (cfr Redemptoris missio ), tra le leggi civili e la legge morale (cfr Evangelium vitae ), tra l’Occidente e l’Oriente (cfr Slavorum apostoli), tra il Nord e il Sud (cfr Centesimus annus ), ecc. E’ necessario che le istituzioni culturali ecclesiastiche accolgano questi insegnamenti, li studino, li applichino e ne sviluppino le conseguenze. In sintonia con la loro vocazione, esse possono così contribuire a guarire l’uomo dalle sue paure e dalle sue lacerazioni interne.

4. Sono ben note le attuali insidie dell’individualismo, del pragmatismo, del razionalismo, che si estendono persino negli ambiti che hanno il compito della formazione. Le istituzioni culturali ecclesiastiche si sforzeranno di unire sempre l’ubbidienza della fede all’“audacia della ragione” (Fides et ratio, 48), lasciandosi guidare dallo zelo della carità. I docenti non devono dimenticare che l’attività dell’insegnamento è inseparabile dall’impegno dell’approfondimento della verità, in particolare della verità rivelata. Essi, pertanto, non devono dissociare il rigore della loro attività universitaria dall’apertura umile e disponibile alla Parola di Dio, scritta o trasmessa, sempre ricordando che l’interpretazione autentica della Rivelazione è stata affidata “al solo Magistero vivo della Chiesa”, il quale esercita tale compito nel nome di Gesù Cristo (Cost. Dei Verbum DV 10).

5. In questo venticinquesimo anniversario della Costituzione apostolica Sapientia christiana, voglio ringraziare calorosamente tutti coloro che sono coinvolti nel portare avanti la missione ecclesiastica dell’insegnamento e della ricerca scientifica nella Chiesa: i rettori, decani e presidi di Università e Facoltà ecclesiastiche, i corpi docenti e il personale ausiliare, nonché la Congregazione per l’Educazione Cattolica e, al suo interno, l’Ufficio per le Università. A ciascuno va l’espressione della mia riconoscenza per tutto il lavoro svolto con generosa dedizione.

Incoraggio tutti a proseguire nella loro importante missione di evangelizzazione per mezzo dell’intelligenza della Rivelazione, continuando a perseguire quella “sintesi vitale” delle verità rivelate e dei valori umani che è costitutiva della “sapienza cristiana” (Cost. ap. Sapientia christiana, Proemio I). Di essa il mondo di oggi ha tanto bisogno.

Mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera per il vostro lavoro, volentieri imparto a tutti ed a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE IV)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


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Giovedì, 29 aprile 2004




Cari Fratelli Vescovi,

1. A voi, Vescovi delle province ecclesiastiche di Baltimore e di Washington, "amati da Dio e santi per vocazione" (
Rm 1,7), porgo un cordiale saluto nel Signore. Possano il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Pietro e Paolo e questa visita al Successore di Pietro rafforzarvi nella fede cattolica, che giunge dagli Apostoli (cfr Preghiera Eucaristica I), e nella gioiosa testimonianza della grazia di Cristo Risorto!

Quest'anno, nei miei incontri con i diversi gruppi di Vescovi degli Stati Uniti che compiono la loro visita ad limina Apostolorum, desidero riflettere sul mistero della Chiesa e, in particolare, sull'esercizio del ministero episcopale. Auspico che queste riflessioni possano servire da punto di partenza per la vostra meditazione e la vostra preghiera personale, e contribuire, in tal modo, a un discernimento pastorale utile per il rinnovamento e l'edificazione della Chiesa negli Stati Uniti.

Iniziamo, dunque, con una riflessione sul munus sanctificandi del Vescovo, vale a dire il servizio alla santità della Chiesa di Cristo, che egli è chiamato ad offrire come annunciatore del Vangelo, come amministratore dei misteri di Dio (cfr 1Co 4,1), e come padre spirituale del gregge affidato alle sue cure.

2. La missione di santificazione del Vescovo trae le sue origini dalla santità indefettibile della Chiesa. Poiché "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa" (Ep 5,25-26), essa è stata dotata di santità infallibile, divenendo a sua volta "in Cristo e per mezzo di Cristo [...] la fonte e l'origine di ogni santità" (Lumen gentium LG 47). Questa verità fondamentale della fede, riaffermata ogni volta che si recita il Credo, deve essere compresa e apprezzata più chiaramente da tutti i membri del Corpo di Cristo, poiché è una parte fondamentale della consapevolezza di sé della Chiesa e la base della sua missione universale.

Il credere, da parte della Chiesa, nella propria santità, è, prima di ogni altra cosa, un'umile confessione della fedeltà misericordiosa di Dio al suo piano di salvezza in Cristo. Vista in questa luce, la santità della Chiesa diventa una fonte di gratitudine e di gioia per il dono completamente gratuito della redenzione e della nuova vita che abbiamo ricevuto in Cristo attraverso la predicazione apostolica e i sacramenti della nuova ed eterna Alleanza. Rinati nello Spirito Santo e resi figli adottivi del Padre nel suo Figlio prediletto, siamo divenuti un regno di sacerdoti, una nazione santa (cfr Ex 19,6 Ap 5,10), chiamati a offrire noi stessi "come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (Rm 12,1), in intercessione per l'intera famiglia umana.

Al contempo, la santità della Chiesa in terra rimane reale ancorché imperfetta (cfr Lumen gentium LG 8). La sua santità è sia un dono sia una chiamata, una grazia costitutiva e un invito alla fedeltà costante a tale grazia. Il Concilio Vaticano II, come fondamento del suo programma per il rinnovamento della testimonianza di Cristo data dalla Chiesa al mondo, ha proposto a tutti i battezzati l'alto ideale della chiamata universale alla santità di Dio. Il Concilio ha riaffermato che "tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (Lumen gentium LG 40) e ha invitato ogni membro della Chiesa a un onesto riconoscimento del peccato e del bisogno di una conversione costante sul cammino della penitenza e del rinnovamento.

La grandezza della visione di fede dell'infallibile santità della Chiesa e il riconoscimento realistico della peccaminosità dei suoi membri deve ispirare tutti a un maggiore impegno alla fedeltà nella vita cristiana. In particolare, invita noi, come Vescovi, a un discernimento costante circa l'orientamento e il fine della nostra attività come ministri della grazia di Cristo. La sfida posta a noi e all'intera Chiesa sia dal Concilio sia dal Grande Giubileo rimane più che mai valida: la vita di ogni cristiano e tutte le strutture della Chiesa devono essere chiaramente ordinate alla ricerca della santità.

3. La ricerca della santità personale deve essere centrale alla vita e all'identità di ogni Vescovo. Egli deve riconoscere il proprio bisogno di essere santificato mentre si dedica alla santificazione degli altri. Il Vescovo stesso è innanzitutto e prima di tutto un cristiano - vobiscum sum Christianus (cfr S. Agostino, Sermo 340.1) - chiamato all'obbedienza della fede (cfr Rm 1,5), consacrato dal battesimo e dotato di vita nuova nello Spirito Santo. Allo stesso tempo, per la grazia della sua ordinazione e il carattere sacro che essa conferisce, ogni Vescovo fa le veci di Cristo stesso e agisce nella Sua persona (cfr Lumen gentium LG 21). Pertanto, egli è chiamato a percorrere uno specifico cammino di santità (cfr Pastores gregis, n. 13): l'anima del suo apostolato deve essere quella carità pastorale che conforma il suo cuore al cuore di Cristo in un amore sacrificale per la Chiesa e per tutti i suoi membri.

Il Sinodo dei Vescovi più recente ha sostenuto che la santificazione oggettiva, che deriva dall'ordinazione e dall'esercizio del ministero episcopale, deve coincidere con la santificazione soggettiva, nella quale il Vescovo, con l'aiuto della grazia di Dio, deve progredire costantemente (cfr Pastores gregis, n. 11). Pertanto, il principio unificatore del ministero del Vescovo deve essere la sua contemplazione del volto di Cristo e la sua proclamazione del Vangelo della salvezza: un'interazione dinamica di preghiera e di lavoro che arricchirà spiritualmente sia la sua attività esterna, sia la sua vita interiore.

85 4. Il Sinodo, in effetti, ha sfidato i Vescovi a diventare ascoltatori della parola di Dio sempre più attenti attraverso la preghiera quotidiana e la lettura contemplativa delle Sacre Scritture. Infatti, per il rinnovamento della Chiesa nella santità è fondamentale che il Vescovo non sia soltanto qualcuno che contempla; egli deve essere anche insegnante della via della contemplazione (cfr Pastores gregis, n. 17). La sua preghiera deve essere alimentata soprattutto dall'Eucaristia: "non solo quando sta davanti al popolo di Dio come sacerdos et pontifex, ma pure quando dedica parte anche abbastanza prolungata del proprio tempo all'adorazione davanti al Tabernacolo" (cfr Ibidem, n. 16). Affinché questa preghiera trovi il proprio culmine e il proprio compimento nell'Eucaristia, deve essere alimentata anche dal ricorso regolare al Sacramento della Penitenza e, in modo speciale, dalla celebrazione della Liturgia delle Ore. La sua intera vita di preghiera, sia personale sia liturgica, diventerà in tal modo una fonte di fecondità apostolica, poiché viene presentata al Padre nello Spirito Santo come intercessione per l'intero Corpo di Cristo.

Per questa ragione, il Vescovo certamente coltiverà una spiritualità ecclesiale, "perché tutto nella sua vita è orientato all'edificazione amorosa della Santa Chiesa" (Pastores gregis, n. 11). All'inizio del recente Sinodo dei Vescovi, ho voluto collegare questo atteggiamento di servizio alla comunità ecclesiale all'adozione di uno stile di vita che imiti la povertà di Cristo, e ho invitato i Vescovi a "verificare a che punto nella Chiesa sia la conversione personale e comunitaria ad una effettiva povertà evangelica" (Omelia di apertura, 30 settembre 2001, n. 3). Adesso incoraggio voi e i vostri fratelli Vescovi a compiere un tale discernimento riguardo all'esercizio pratico del ministero episcopale nel vostro Paese, al fine di assicurare che esso venga visto sempre più chiaramente come una forma di servizio sacrificale in mezzo al gregge di Cristo. Questo certamente porterà frutti abbondanti, donando una maggiore libertà interiore nell'esercizio del ministero, una testimonianza più evangelica di Gesù Cristo, che "ha compiuto la sua opera di redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni" (Lumen gentium
LG 8), e una maggiore solidarietà con le lotte e le sofferenze dei poveri.

5. Sono profondamente convinto che, in una Chiesa chiamata costantemente al rinnovamento interiore e alla testimonianza profetica, l'esercizio dell'autorità episcopale deve essere costruito sulla testimonianza della santità personale.La grande sfida della nuova evangelizzazione, alla quale la Chiesa è chiamata nei tempi attuali, esige una credibilità che derivi dalla fedeltà personale al Vangelo e alle esigenze del discepolato cristiano. Nelle memorabili parole di Paolo VI, "è dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità" (Evangelii nuntiandi EN 41).

Mentre meditiamo nella fede sul disegno di Dio per una famiglia umana riconciliata e resa una cosa sola in Cristo, di cui la Chiesa è sacramento e presagio profetico, possiamo vedere sempre più chiaramente il rapporto inscindibile tra la santità e la missione della Chiesa (cfr Redemptoris missio RMi 90). Parte fondamentale della nuova evangelizzazione, pertanto, deve essere un nuovo zelo di santità, che ispiri tutte le nostre iniziative e trovi espressione pratica in un rinnovamento della fede e della vita cristiana. Non trascuriamo l'invito profetico rivolto all'intera Chiesa attraverso l'esperienza del Grande Giubileo: la Chiesa è chiamata a offrire una vera "educazione alla santità", adattata alle esigenze di tutti, e ad assicurare che ogni comunità cristiana diventi un'autentica scuola di preghiera e di santificazione personale (cfr Novo Millennio ineunte NM 33).

6. Questa, dunque, è la grande sfida che si pone alla Chiesa all'alba del nuovo millennio e il cammino sicuro per il suo autentico rinnovamento interiore. Mentre la comunità cattolica negli Stati Uniti cerca, sotto la vostra guida, di cogliere questa sfida, vi assicuro delle mie preghiere affinché voi e tutto il clero, i religiosi e i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali, possiate crescere ogni giorno nella santità e diventare vero lievito del Vangelo nella società americana.

Cari Fratelli, nei vostri sforzi per svolgere il vostro esigente ministero di santificazione nella Chiesa in America, siete benedetti nell'avere uno straordinario modello di santità episcopale in san John Neumann, che ha speso la sua vita in un servizio generoso e umile al suo gregge. Ispirati dal suo esempio e guidati dalle sue preghiere, possiate voi crescere ogni giorno nella grazia del vostro ministero, così da esercitare sempre l'ufficio perfetto della carità pastorale (cfr Lumen gentium LG 41). Affidandovi alla sua intercessione, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica in pegno di gioia e di pace nel Signore.


ALLA DELEGAZIONE


DELLA CITTÀ DI DUBROVNIK (CROAZIA)


Giovedì, 29 aprile 2004


Venerato Fratello nell’Episcopato,
Signora Sindaco,
Cari Fratelli e Sorelle!

1. Vi accolgo con grande gioia. Benvenuti!

86 Il motivo di questa vostra visita è la consegna del documento relativo alla cittadinanza onoraria, che la Città di Dubrovnik ha voluto conferirmi a conferma dei legami profondi e plurisecolari che la uniscono ai Papi e per ricordare la Visita pastorale che ho avuto la gioia di compiere il 6 giugno dell’anno scorso. Ricordo ancora con emozione i vari momenti di quel mio Pellegrinaggio apostolico durante il quale proprio a Dubrovnik ho proclamato beata un’illustre figlia della Croazia: Maria di Gesù Crocefisso Petkovic, originaria di Blato in Korcula.

2. Mi torna alla mente che al termine della Santa Messa celebrata in tale circostanza ebbi a rivolgere uno speciale grazie alla diletta Città. Rinnovo pure ora questo mio vivo ringraziamento per la calorosissima ospitalità.

Sono altrettanto grato e lieto che mi abbiate voluto annoverare tra i Cittadini dell’antica e bella Dubrovnik, autentica perla dell’Adriatico croato, centro di cultura millenaria permeata dalla fede cattolica e segnata da costante fedeltà ai Successori di Pietro, anche in tempi molto difficili. Possa tale patrimonio culturale e religioso svilupparsi e crescere anche in futuro, portando abbondanti frutti a vantaggio della stessa Dubrovnik e dell’intera nazione croata.

3. Sugli abitanti di Dubrovnik e su quelli della Contea di Dubrovnik-Neretva, come pure su tutti i Croati veglino la Santissima Madre di Dio, invocata come Madonna del Grande Voto Battesimale Croato, San Giuseppe e San Biagio.

Iddio benedica Dubrovnik, da oggi pure mia città, e tutta la terra croata.

Siano lodati Gesù e Maria!




AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI


Venerdì, 30 aprile 2004




Eminenze,
Eccellenze,
Gentili Membri dell'Accademia,

1. Saluto tutti voi con affetto e stima, mentre celebriamo il decimo anniversario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Ringrazio il vostro nuovo Presidente, la Professoressa Mary Ann Glendon, e le offro i miei cordiali buoni auspici mentre inizia il suo servizio. Al contempo, esprimo la mia profonda gratitudine al Professor Edmond Malinvaud per la sua dedizione al lavoro dell'Accademia nello studio di questioni tanto difficili come il lavoro e la disoccupazione, le forme di disuguaglianza sociale, e la democrazia e la globalizzazione. Sono grato anche a Monsignore Marcelo Sánchez Sorondo, per i suoi sforzi per rendere il lavoro dell'Accademia accessibile a un pubblico più vasto attraverso le risorse delle comunicazioni moderne.

87 2. Il tema che state studiando attualmente, ossia i rapporti tra le generazioni, è strettamente connesso alle vostre ricerche sulla globalizzazione. In passato, la cura dei genitori da parte dei figli adulti era data per scontata. La famiglia era il luogo primario di una solidarietà inter-generazionale. Vi era la solidità del matrimonio stesso, dove i coniugi si prendevano a vicenda nel bene e nel male e si impegnavano ad assistersi reciprocamente per tutta la vita. Questa solidità della coppia sposata si estendeva ben presto ai figli, la cui educazione esigeva un legame forte e duraturo. Questo, a sua volta, portava alla solidarietà tra i figli adulti e i genitori anziani.

Attualmente, i rapporti tra le generazioni stanno subendo significativi cambiamenti a causa di diversi fattori. In molte aree vi è stato un indebolimento del vincolo matrimoniale, che spesso viene percepito come semplice contratto tra due individui. Le pressioni di una società consumistica possono far sì che la famiglia sposti l'attenzione dall'ambiente domestico al luogo di lavoro o a una varietà di attività sociali. I bambini, talvolta, vengo percepiti, anche prima della loro nascita, come un ostacolo alla realizzazione personale dei genitori, oppure vengono visti come un oggetto da scegliere tra tanti altri. I rapporti inter-generazionali, pertanto, ne vengono influenzati, poiché molti figli adulti ora lasciano allo Stato o alla società in generale la cura dei loro genitori anziani. Anche l'instabilità del vincolo matrimoniale in certi ambienti sociali ha portato alla crescente tendenza, da parte dei figli adulti, a distanziarsi dai genitori e a delegare a terzi l'obbligo naturale e il comandamento divino di onorare il padre e la madre.

3. Data l'importanza fondamentale della solidarietà per costruire società umane sane (cfr Sollicitudo rei socialis
SRS 38-40), incoraggio i vostri studi relativi a queste significative realtà ed esprimo il mio auspicio che possano portare a una comprensione più chiara dell'esigenza di una solidarietà che attraversi le generazioni e unisca gli individui e i gruppi nell'assistenza e nell'arricchimento reciproci. Sono fiducioso che le vostre ricerche in questo ambito daranno un contributo prezioso allo sviluppo della dottrina sociale della Chiesa.

Occorre prestare una particolare attenzione alla situazione precaria di molte persone anziane, che varia a secondo delle nazioni e delle regioni (cfr Evangelium vitae EV 44 Centesimus annus, n. 33). Molte di loro hanno risorse o pensioni insufficienti, alcune soffrono di malattie fisiche, mentre altre non si sentono più utili o si vergognano di avere bisogno di cure particolari, e troppe si sentono semplicemente abbandonate. Questi aspetti diventeranno ancor più evidenti, poiché il numero degli anziani aumenta e la popolazione stessa invecchia in seguito alla diminuzione delle nascite.

4. Nell'affrontare queste sfide, ogni generazione e gruppo sociale ha un ruolo da svolgere. Occorre prestare particolare attenzione alle rispettive competenze dello Stato e della famiglia nella costruzione di una solidarietà efficace tra le generazioni. Nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà (cfr Centesimus annus CA 48), le autorità pubbliche devono preoccuparsi di riconoscere gli effetti di un individualismo che, come i vostri studi hanno già dimostrato, può influire seriamente sui rapporti tra le diverse generazioni. Da parte sua, anche la famiglia, come origine e fondamento della società umana (cfr Apostolicam actuositatem AA 11 Familiaris consortio FC 42), ha un ruolo insostituibile nel costruire la solidarietà intergenerazionale. Non vi è un'età in cui si cessa di essere padre o madre, figlio o figlia. Abbiamo una responsabilità speciale, non solo verso coloro ai quali abbiamo fatto il dono della vita, ma anche verso coloro dai quali questo dono lo abbiamo ricevuto.

Cari Membri dell'Accademia, mentre proseguite il vostro importante lavoro, vi offro i miei buoni auspici oranti e cordialmente invoco su di voi e sui vostri cari le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.


GP2 Discorsi 2004 79