GP2 Discorsi 2004 102


AI PARTECIPANTI ALLA IV RIUNIONE


DEL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA GENERALE


DELLA II ASSEMBLEA SPECIALE


PER L’EUROPA DEL SINODO DEI VESCOVI


Venerdì, 14 maggio 2004




Carissimi Fratelli nell'Episcopato!

1. Rivolgo a tutti voi il mio saluto particolarmente lieto in questo tempo pasquale, mentre siete convenuti a Roma per la quarta riunione del Consiglio Speciale per l'Europa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

Vi esprimo la mia gratitudine per il lavoro che svolgete a favore della Collegialità episcopale, offrendo al Successore di Pietro il sostegno del vostro prudente consiglio e della vostra carità pastorale.

Insieme con voi, oggi, ho la gioia di salutare Mons. Nikola Eterovic, che ho recentemente chiamato a svolgere, come Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, questo speciale servizio verso il ministero petrino e la collegialità dei Pastori della Chiesa.

2. E’ la prima volta che vi riunite dopo la promulgazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, successiva alla 2ª Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. Vostro scopo è di riflettere sulla sua recezione e adoperarvi per un’auspicata migliore diffusione, conoscenza e applicazione di tale importante documento, nato nel clima sinodale della Chiesa peregrinante in questa nostra Europa.

La vostra riunione si svolge in un momento particolare, caratterizzato dal recente allargamento dell'Unione Europea. La Chiesa Cattolica auspica che tale processo continui fino a raggiungere i confini geografici del continente, abbracciandone tutti i popoli. Essi, infatti, oltre ad avere forti legami storici, condividono gli stessi valori culturali e religiosi.

3. Un'Europa dei popoli, unita nel rispetto della legittima pluralità che arricchisce le singole Nazioni, piccole e grandi, in un aperto processo di scambio dei doni. Un'Europa in cui viene rispettata la dignità trascendente della persona umana, il valore della ragione, della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e della distinzione tra politica e religione (cfr Ecclesia in Europa, 109). Questa Europa, fondata sul diritto, intesa a rispettare i valori umani e cristiani ed orientata alla solidarietà a favore di tutti i suoi membri, soprattutto dei più bisognosi, diventerà un continente di prosperità e di pace, il cui esempio sarà stimolante per altri Popoli e per altre Nazioni.

103 La Chiesa Cattolica, forte del messaggio di pace e di speranza che le offre il Signore risorto, non si stancherà di riproporre tale ideale ai popoli europei in questo importante momento della loro storia, impegnandosi, per quanto è di sua competenza, nella messa in pratica di questo nobile progetto, affinché diventi sorgente di un futuro migliore per tutti i suoi abitanti e per l'intera umanità.

4. Affido il compimento di questi generosi propositi all'intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della speranza, affinché l'Europa, ritrovando se stessa, sia in grado di costruire un futuro migliore per tutti i suoi cittadini, nel rispetto dei diritti di Dio e dell'uomo, e diventi sempre più un continente di prosperità e di pace.

In segno di comunione collegiale e di gratitudine per il vostro prezioso servizio, anche in qualità di membri del Consiglio Speciale per l'Europa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, vi imparto ben volentieri la Benedizione Apostolica.


A S.E. IL SIGNOR EMILE LAHOUD,


PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL LIBANO


Sabato, 15 maggio 2004




Signor Presidente,

Accolgo con gioia Vostra Eccellenza e porgo a Lei, come a tutta la delegazione che l'accompagna, un cordiale benvenuto.

Serbando un lieto ricordo della mia visita apostolica nel suo caro Paese, formulo voti cordiali per la sua persona e per tutti i suoi compatrioti. Chiedo a Dio di aiutare tutti i libanesi a consolidare l'unità della loro Nazione, nella concordia e nel rispetto di tutti coloro che la compongono, e auspico che la canonizzazione di un figlio della vostra terra, P. Nimatullah Al-Hardini sia, per i suoi concittadini, un esempio di vita fraterna. Prego Dio di sostenere anche gli sforzi di tutti gli uomini di buona volontà a favore della pace, specialmente nella regione del Medio Oriente, tanto provata da violenze inaccettabili.

Su Vostra Eccellenza, sulla sua famiglia, sul caro popolo libanese e sui suoi dirigenti invoco l'abbondanza delle Benedizioni divine.


ALLA SIGNORA DORA BAKUYIANNIS


SINDACO DI ATENE (GRECIA)


Sabato, 15 maggio 2004




Sono lieto di accoglierla, Signora Sindaco, e di dare il benvenuto a lei, come pure alla delegazione che l'accompagna.

Esprimo l'augurio che la prossima celebrazione dei Giochi Olimpici nella sua città sia una manifestazione di fratellanza per tutti i partecipanti e un messaggio di pace e di incontro per quanti vi assisteranno come spettatori in tutto il mondo. In questo spirito, invoco su di lei e su tutti gli organizzatori di questa festa le Benedizioni divine.


AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO


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Sabato, 15 maggio 2004




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, che siete venuti da diverse regioni del mondo per partecipare all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Saluto il Presidente, Mons. Michael Louis Fitzgerald, e lo ringrazio per le parole che a nome vostro gentilmente mi ha rivolto. Saluto il Segretario e gli altri collaboratori del Pontificio Consiglio e quanti hanno preparato questo importante incontro, con il quale si intende celebrare il 40° anniversario dell'erezione del Dicastero, avvenuta il 19 maggio 1964.

La decisione del mio venerato predecessore, il servo di Dio Paolo VI, scaturì - come egli stesso annotò - "dall'atmosfera di unione e di attesa che ha nettamente caratterizzato il Concilio Vaticano II" (Discorso al Collegio dei Cardinali, 23.VI.1964). E dal Concilio stesso, soprattutto dalla Dichiarazione Nostra Aetate, questo nuovo Organismo ricevette le linee guida per la sua attività diretta a promuovere i rapporti con persone di altre religioni.

2. Nei quarant’anni trascorsi, il Dicastero ha assolto con zelante impegno il proprio servizio ecclesiale, trovando positive rispondenze e fruttuose convergenze in tante Diocesi, come pure in Chiese e Comunità cristiane di differenti denominazioni.

L'importanza del lavoro che voi svolgete è stata, altresì, percepita dalle non poche organizzazioni di altre religioni, che hanno avuto in passato e continuano ad intrattenere tuttora proficui contatti col vostro Pontificio Consiglio, e con voi condividono diverse iniziative di dialogo. Occorre intensificare tale fruttuosa cooperazione, orientando l’attenzione su tematiche di comune interesse.

3. Gli anni a venire vedranno la Chiesa ancora più impegnata a rispondere alla grande sfida del dialogo interreligioso. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte ho avuto modo di rilevare che il millennio da poco iniziato si colloca nella prospettiva di un "più spiccato pluralismo culturale e religioso" (n.
NM 55). Il dialogo è pertanto importante e deve continuare, in quanto "fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa", in "intimo legame" con l'annuncio del Cristo e, allo stesso tempo, da esso distinto, senza confusioni e strumentalizzazioni (Lett. enc. Redemptoris missio RMi 55). Nel promuovere tale dialogo con i seguaci di altre religioni, va però evitato ogni relativismo e indifferentismo religioso, sforzandosi di offrire a tutti con rispetto la gioiosa testimonianza della "speranza che è in noi" (cfr 1P 3,15).

4. Come osservavo nella Novo millennio ineunte, il dialogo interreligioso è, altresì, importante per "mettere un sicuro presupposto di pace" e far sì che "il nome dell'unico Dio" diventi "sempre di più, qual è, un nome di pace e un imperativo di pace" (n. 55). In virtù del "ministero della riconciliazione" loro affidato da Dio (cfr 2Co 5,18), i cristiani sanno di poter contribuire all'edificazione della pace nel mondo, lasciandosi animare dall'amore per tutti gli uomini e per ogni uomo, ricercando con coraggio la verità, coltivando una profetica sete di giustizia e di libertà. A questo sforzo va sempre congiunta una perseverante, umile e fiduciosa preghiera a Dio. La pace, infatti, è anzitutto dono divino da implorare instancabilmente.

105 La Vergine Maria accompagni il lavoro del vostro Pontificio Consiglio e renda fruttuoso ogni vostro progetto. Da parte mia vi assicuro un ricordo nella preghiera, e di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

INCONTRO CON I PELLEGRINI CONVENUTI


PER LA CANONIZZAZIONE DEL BEATO LUIGI ORIONE



Sabato, 15 maggio 2004




1. Con grande gioia questa sera vi incontro, carissimi Fratelli e Sorelle, che rappresentate l’intera famiglia del Beato Luigi Orione.

Saluto i Signori Cardinali, i Vescovi, le autorità e quanti hanno voluto presenziare a questa festa. Un particolare pensiero rivolgo al Direttore Generale dell’Istituto, don Roberto Simionato, che ha voluto farsi interprete dei sentimenti di ognuno di voi.

Saluto poi le varie componenti della Famiglia orionina: Figli della Divina Provvidenza, Piccole Suore missionarie della Carità, laici consacrati e associati nel Movimento Laicale Orionino, devoti e pellegrini provenienti dall’Europa, dall’Africa, dall’Asia e dalle Americhe.

Un saluto speciale ai giovani e ai numerosi disabili presenti, che mi offrono l'occasione di abbracciare idealmente tutti gli ospiti delle vostre case, che don Orione considerava suoi "tesori" e "perle" preziose. Un grato saluto va anche alla Rai, che offre a tanti italiani sparsi nel mondo la possibilità di unirsi a questa manifestazione.

2. Graditissima sorpresa è stata ascoltare poc'anzi la voce di don Orione. Quanti cuori ha consolato quella voce, quante persone ha consigliato! A tutti ha indicato la via del bene.

Umile e ardimentoso, in tutta la sua vita fu sempre pronto e chino sui bisogni dei poveri, tanto da onorarsi dell’epiteto di "facchino della Divina Provvidenza".

La sua testimonianza resta attualissima. Il mondo troppo spesso dominato dall'indifferenza e dalla violenza ha bisogno di chi, come lui, "colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo e di odio" (Scritti, 62,99). Occorrono buoni Samaritani pronti a rispondere al "grido angoscioso di tanti nostri fratelli che soffrono e anelano a Cristo" (ivi, 80,170).

3. Cari Fratelli e Sorelle, don Orione intuì con chiarezza che la prima opera di giustizia è dare Cristo ai popoli perché "è la carità che tutti edifica, tutti unifica in Cristo e nella sua Chiesa" (ivi, 61,153).

Sta qui il segreto della santità, ma anche della pace che ardentemente auspichiamo per le famiglie, per i popoli. Interceda don Orione, in particolare, per la pace in Terra Santa, in Iraq e nelle altre regioni del globo, sconvolte da guerre e conflitti sanguinosi.

106 Ci rivolgiamo ora alla Madonna, di cui il vostro Fondatore fu sempre devotissimo, perché continui a proteggere la Piccola Opera della Divina Provvidenza, chiamata ad annunciare e testimoniare il Vangelo agli uomini del terzo millennio.

A tutti la mia Benedizione.
* * *


Al termine del discorso alla famiglia orionina, prima di recitare l’Atto di Consacrazione alla Madonna della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Giovanni Paolo II ha pronunciato le parole che seguono:

Vorrei ancora qui ricordare un Figlio spirituale di Don Orione, che ho conosciuto in Polonia...era Monsignor Bronis»aw Dbrowski, Segretario Generale dell’Episcopato polacco. Lo ricordo sempre con grande simpatia e riconoscenza, perché ci ha insegnato, in quei tempi difficili, che occorre essere coraggiosi, umili e forti. Sia pace alla sua anima. Tutti vi ringrazio ancora una volta.

ATTO DI CONSACRAZIONE ALLA MADONNA


(Santo Padre)

1. Maria, Madre di Cristo e della Chiesa,
mentre contempliamo accanto a Te nella gloria
Luigi Orione, padre dei poveri
e benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata,
Ti consacriamo la Piccola Opera della Divina Provvidenza,
107 che è opera tua fin dall’inizio.
Ai tuoi piccoli figli e figlie dona, o Madre,
quell’inesauribile capacità di amare
che scaturisce dal Cuore squarciato del Crocifisso.
Dona loro fame e sete di carità apostolica
sull’esempio del Fondatore, che sospirava: Anime, anime!

2. Ricordati, Vergine Santa,
dell’umile Famiglia religiosa che,
dopo intensa e prolungata preghiera
davanti alla tua Immagine venerata,
don Orione regalò alla Chiesa.
108 Tu hai voluto avvalerti della Piccola Opera,
chiamandone i figli e le figlie all'altissimo privilegio
di servire Cristo nei poveri.
Li hai voluti animati da carità ardente
e fiduciosi nella tua Divina Provvidenza.
Mai si estingua in loro il sacro fuoco
dell’amore a Dio e al prossimo.

3. Dona loro amore devoto per il Successore di Pietro,
obbedienza solerte verso i Vescovi,
generosa disponibilità nel servizio alla comunità cristiana.
Rendili sensibili alle necessità del prossimo,
109 attenti e premurosi verso i fratelli più poveri e abbandonati,
verso i reietti e quanti sono considerati
come rifiuti della società.
Fa’ che le figlie e i figli di don Orione,
sorretti da un amore senza limiti per Cristo,
sappiano accogliere con misericordia inesauribile
ogni forma di umana miseria,
manifestando amore e compatimento per tutti.

4. Dona, o Maria, alla Famiglia orionina
un cuore grande e magnanimo, che sappia
arrivare a tutti i dolori e asciugare tutte le lacrime.
110 Spargi copiose le tue grazie su quanti
con fiducia a Te ricorrono in ogni necessità.
Che la vita della Piccola Opera della Divina Provvidenza
sia consacrata a dare Cristo al popolo
e il popolo a Cristo.

(Santo Padre)

5. Maria, luminosa Stella del mattino
posta da Dio sull’orizzonte dell’umanità,
stendi benigna il tuo manto su noi,
pellegrini nelle strade del tempo
tra molteplici rischi ed insidie,
111 e intervieni in nostro soccorso
adesso e nell’ora della nostra morte.

Amen!


A S.E. IL SIGNOR RICARDO MADURO JOEST


PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI HONDURAS


Lunedì, 17 maggio 2004




Signor Presidente,

Sono molto lieto di riceverla e le porgo il mio più cordiale benvenuto, mentre la ringrazio della sua visita, formulando i miei migliori auspici per la sua persona e per l'altissima missione al servizio del popolo honduregno. In tale occasione desidero rinnovare il mio affetto per gli abitanti del suo Paese, che ricordo sempre nelle mie preghiere, e chiedo a Dio che benedica ciascuno di loro, le famiglie e i diversi gruppi sociali affinché possano vivere un presente sereno e un futuro pieno di speranza, costruendo una società basata sulla giustizia e sulla pace, sulla fraternità e sulla solidarietà, che favorirà il progresso integrale di tutti, in modo particolare dei meno fortunati.

Su Sua Eccellenza, sui suoi collaboratori di Governo e su tutto il cattolico popolo dell'Honduras, invoco ogni genere di benedizione di Dio provvidente e misericordioso, per intercessione della Santissima Vergine di Suyapa, tanto venerata in questa amata Nazione.

UDIENZA AI PELLEGRINI CONVENUTI PER LA CANONIZZAZIONE DI:

ANNIBALE MARIA DI FRANCIA;

JOSEP MANYANET Y VIVES;

NIMATULLAH KASSAB AL-HARDINI;

PAOLA ELISABETTA CERIOLI;

GIANNA BERETTA MOLLA

Lunedì, 17 maggio 2004

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Dopo la solenne celebrazione di ieri, in cui ho avuto la gioia di proclamare sei nuovi Santi, sono lieto di incontrare voi, legati da speciali vincoli di affetto spirituale a cinque di essi: Annibale Maria di Francia, Josep Manyanet y Vives, Nimatullah Kassab Al-Hardini, Paola Elisabetta Cerioli e Gianna Beretta Molla.

112 Nel rivolgervi il mio cordiale saluto, vorrei ora insieme con voi soffermarmi a riflettere brevemente sulla devozione mariana di questi Santi.

2. Annibale Maria di Francia si onorava di portare fin dal Battesimo il nome della Madonna, che amava chiamare "Mamma mia". Verso di Lei nutriva una devozione tenerissima e ardente, e La invocava quale Madre della Chiesa e Madre delle vocazioni. Volle che l’Immacolata fosse considerata "Superiora assoluta, immediata ed effettiva" dalle Figlie del Divino Zelo e dai Rogazionisti, da lui fondati, raccomandandone la devozione come segreto di santità e speciale gloria dei due Istituti.

3. Saludo ahora con afecto a los peregrinos de lengua española que habéis venido para participar en la canonización de San José Manyanet, sacerdote español que en el siglo XIX fue instrumento elegido para promover el bien de la familia junto con la educación de los niños y los jóvenes.

El fijó su corazón en la Sagrada Familia. El "Evangelio de la familia", vivido por Jesús en Nazaret junto a María y José, fue el motor de la caridad pastoral del Padre Manyanet e inspiró su pedagogía. Buscó, además, que la Sagrada Familia fuera conocida, venerada e imitada en el seno de las familias. Ésta es su herencia, y con sus palabras, en su lengua materna catalana os digo hoy, a vosotros, religiosos y religiosas fundados por él, a los padres y madres de familia, a los alumnos y exalumnos de sus centros: "Feu un Natzaret de les vostres llars, una Santa Família de les vostres famílies". Que us hi ajudi la intercessió de sant Josep Manyanet! (traduzione in lingua spagnola: ¡Haced un Nazaret de vuestros hogares, una Santa Familia de vuestras familias. Que os ayude la intercesión de San José Manyanet!).

Traduzione italiana del discorso in pronunciato in lingua spagnola:

[3. Saluto ora con affetto voi pellegrini di lingua spagnola che siete venuti per partecipare alla canonizzazione di San José Manyanet, sacerdote spagnolo che nel secolo XIX è stato strumento eletto per promuovere il bene della famiglia insieme all'educazione dei bambini e dei giovani.
Egli ha riposto il suo cuore nella Santa Famiglia. Il "Vangelo della famiglia", vissuto da Gesù di Nazareth insieme a Maria e a Giuseppe, è stato il motore della carità pastorale di Padre Manyanet e ha ispirato la sua pedagogia. Inoltre, ha fatto in modo che la Santa Famiglia fosse conosciuta, venerata e imitata in seno alle famiglie. Questa è la sua eredità e con le sue parole, nella sua lingua madre catalana, dico oggi, a voi, ai religiosi e alle religiose da lui fondate, ai padri e alle madri di famiglia, agli alunni e agli ex alunni dei suoi centri: "Fate delle vostre case una Nazareth, delle vostre famiglie una Santa Famiglia. Che San José Manyanet interceda per voi!]

4. La récitation du Rosaire a rythmé les journées de saint Nimatullah Al-Hardini dès son enfance. Tout au long de sa vie, il a trouvé dans la Mère de Dieu, l’Immaculée-Conception, le modèle même de fidélité au Christ à laquelle il aspirait. À l’exemple de Marie de Nazareth veillant sur l’enfant divin, il a vécu ses voeux monastiques dans la patience et la discrétion, s’abandonnant totalement à la volonté divine.

Puisse son témoignage éveiller en nous tous un amour sincère et filial de Marie, notre Mère et notre protectrice!

Traduzione italiana del discorso in pronunciato in lingua francese:

[4. La recita del Rosario ha scandito le giornate di san Nimatullah Al-Hardini sin dalla sua infanzia. Nel corso di tutta la sua vita, egli ha trovato nella Madre di Dio, l'Immacolata Concezione, il modello stesso della fedeltà a Cristo alla quale aspirava. Secondo l'esempio di Maria di Nazareth che veglia sul Bambino divino, egli ha vissuto i suoi voti monastici nella pazienza e nella discrezione, abbandonandosi completamente alla volontà divina.
113 Possa la sua testimonianza suscitare in tutti noi un amore sincero e filiale per Maria, nostra Madre e nostra protettrice!]

5. Paola Elisabetta Cerioli, sposa e madre, ma privata in breve tempo dei figli e del marito, si unì al mistero di Maria Addolorata e della sua maternità spirituale. Si dedicò allora all’accoglienza dei bambini orfani e poveri ispirandosi alla Santa Famiglia di Nazaret. Alla scuola di Maria, seppe trasformare l’amore naturale in quello soprannaturale, lasciando che Dio dilatasse il suo cuore di madre.

Che il suo esempio continui a parlare a tanti cuori di spose, di madri, di anime consacrate!

6. Anche Gianna Beretta Molla nutrì una profonda devozione verso la Madonna. Il riferimento alla Vergine è ricorrente nelle lettere al fidanzato Pietro e nei successivi anni della sua vita, specialmente quando fu ricoverata per l’asportazione del fibroma, senza mettere in pericolo la creatura che portava in grembo. Fu proprio Maria a sostenerla nell’estremo sacrificio della morte, a conferma di quanto lei stessa aveva sempre amato ripetere: "Senza l’aiuto della Madonna in Paradiso non si va".

7. Carissimi, vi aiutino questi nuovi Santi a far tesoro della loro lezione di vita evangelica. Seguitene le orme e imitatene, in modo particolare, la filiale devozione alla Vergine Maria, per progredire sempre, alla sua scuola, sulla via della santità.

Con questo auspicio, che accompagno con la preghiera, rinnovo a tutti voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.


AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA


DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE


DEI MIGRANTI E DEGLI ITINERANTI


Martedì, 18 maggio 2004




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!

1. Sono lieto di incontrarmi con voi in occasione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. A tutti rivolgo il mio cordiale saluto. Un pensiero speciale indirizzo al vostro Presidente, il Cardinale Stephen Fumio Hamao, e lo ringrazio per le cortesi parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti. Saluto il Segretario e i collaboratori del Dicastero, complimentandomi per il loro lavoro che riguarda un settore sempre più importante della Comunità mondiale.

Anche il tema del vostro attuale incontro, “Il dialogo interculturale, interreligioso ed ecumenico nel contesto delle odierne migrazioni”, sottolinea l’attualità e l’importanza del servizio che il vostro Pontificio Consiglio è chiamato a svolgere in questo momento storico.

114 2. La comunità cristiana è chiamata oggi a confrontarsi con situazioni profondamente mutate rispetto al passato. Una di queste è certamente il massiccio fenomeno migratorio, che si presenta connotato a volte da tragedie che scuotono le coscienze. Da questo fenomeno è sorto il pluralismo etnico, culturale e religioso, che caratterizza in genere le odierne società nazionali.

Il confronto con la realtà attuale delle migrazioni rende urgente, da parte delle comunità cristiane, un rinnovato annuncio evangelico. Ciò chiama in causa l'impegno pastorale e la testimonianza della vita di tutti: clero, religiosi e laici.

3. Se, infatti, “globalizzazione” è il termine che, più di ogni altro, connota l'odierna evoluzione storica, anche la parola “dialogo” deve caratterizzare l’atteggiamento, mentale e pastorale, che tutti siamo chiamati ad assumere in vista di un nuovo equilibrio mondiale. Il consistente numero di circa duecento milioni di migranti lo rende anche più urgente.

L'integrazione sul piano sociale e l'interazione su quello culturale sono diventate dunque il presupposto necessario per una vera convivenza pacifica tra le persone e le nazioni. Ciò è richiesto come non mai prima d'ora dal processo di globalizzazione, che unisce in modo crescente i destini dell'economia, della cultura e della società.

4. Ogni cultura costituisce un approccio al mistero dell'uomo anche nella sua dimensione religiosa e ciò spiega, come afferma il Concilio Vaticano II, perché alcuni elementi di verità si trovino anche fuori del messaggio rivelato, perfino presso quei non credenti che hanno il culto di alti valori umani, pur non conoscendone la sorgente (cfr Gaudium et spes
GS 92). E' necessario perciò accostarsi a tutte le culture con l'atteggiamento rispettoso di chi è cosciente che non ha solo qualcosa da dire e da donare, ma anche molto da ascoltare e ricevere (cfr Messaggio per la Giornata della Pace 2001, 12).

Tale atteggiamento non è solo un’esigenza imposta dalle trasformazioni del nostro tempo, ma è necessario affinché l'annuncio del Vangelo possa giungere a tutti. Da qui la necessità del dialogo interculturale: si tratta di un processo aperto che, assumendo quanto di buono e di vero vi è nelle diverse culture, fa sì che vengano tolti alcuni ostacoli sul cammino della fede.

Simile dialogo comporta un cambiamento profondo di mentalità e anche di strutture pastorali, per cui tutto quello che i pastori investiranno in formazione spirituale e culturale, anche attraverso incontri e confronti interculturali, va nella direzione del futuro, e costituisce un elemento della nuova evangelizzazione.

5. I processi di mondializzazione non solo chiamano la Chiesa al dialogo interculturale, ma anche a quello interreligioso. Infatti l'umanità del terzo millennio ha urgente bisogno di ritrovare comuni valori spirituali, su cui fondare il progetto di una società degna dell'uomo (cfr Centesimus annus CA 60).

Tuttavia, l’integrazione tra popolazioni appartenenti a culture e a religioni diverse non è mai priva di incognite e di difficoltà. Ciò vale, in particolare, per la immigrazione di credenti musulmani, i quali pongono problemi specifici. E' necessario che i pastori si assumano, a questo riguardo, precise responsabilità promuovendo una sempre più generosa testimonianza evangelica dei cristiani stessi. Il dialogo fraterno e il rispetto reciproco non costituiranno mai un limite o un impedimento all'annuncio del Vangelo. L'amore e l'accoglienza costituiscono, anzi, di per sé la prima e più efficace forma di evangelizzazione.

E' necessario, quindi, che le Chiese particolari si aprano all'accoglienza, anche con iniziative pastorali d'incontro e di dialogo, ma soprattutto aiutando i fedeli a superare i pregiudizi ed educandoli a diventare, anch'essi, missionari ad gentes nelle nostre terre.

6. La presenza, sempre più numerosa, di immigrati cristiani non in piena comunione con la Chiesa Cattolica offre altresì alle Chiese particolari nuove possibilità per la fraternità e il dialogo ecumenico, spingendo a realizzare, lontano da facili irenismi e dal proselitismo, una maggiore comprensione reciproca fra Chiese e Comunità ecclesiali (cfr Erga migrantes caritas Christi, 58; Direttorio per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo, 107).

115 L’attuale entità delle migrazioni induce a riflettere sulla condizione del Popolo di Dio, in cammino verso la patria del cielo. Lo stesso movimento ecumenico può essere così inteso come un grande esodo, un pellegrinaggio, che si mescola e si confonde con gli esodi attuali di popolazioni alla ricerca di una condizione di vita meno precaria. In questo senso l’impegno ecumenico costituisce un ulteriore incentivo ad accogliere fraternamente persone che hanno modi di vivere e di pensare diversi da quelli che sono per noi abituali. Fenomeno migratorio e movimento ecumenico diventano così uno stimolo, nei rispettivi ambiti, verso una migliore intesa umana.

Invocando l’aiuto di Dio sui vostri lavori, il cui svolgimento affido alla protezione della Vergine Santissima, a tutti imparto la mia Benedizione.


AL PRIMO MINISTRO DEL PORTOGALLO


S.E. IL SIGNOR JOSÉ MANUEL DURÃO BARROSO


Martedì, 18 maggio 2004




Signor Primo Ministro,
Cardinale Patriarca,
Illustri Signori e Signore!

È stato appena firmato il nuovo Concordato, che conferma i sentimenti di stima reciproca che animano le relazioni tra la Santa Sede e il Portogallo. Porgo il mio cordiale benvenuto a Vostra Eccellenza Durão Barroso, ai membri della Delegazione officiale e all'Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede. Saluto, inoltre, il Cardinale José Policarpo, il Nunzio Apostolico e i membri della Conferenza Episcopale che hanno partecipato a questa solenne cerimonia.

Mentre esprimo il mio profondo apprezzamento per l'attenzione che il Governo e l'Assemblea della Repubblica portoghese hanno dimostrato verso la missione della Chiesa, culminata con l'odierna firma, auspico che il nuovo Concordato favorisca un'intesa sempre migliore tra le autorità dello Stato e i Pastori della Chiesa per il bene comune della Nazione. Con questi sentimenti e auspici invoco su tutti voi, sulle vostre famiglie e sul vostro popolo la Benedizione di Dio Onnipotente.




AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA


IL SIGNOR ALEKSANDER KWASNIESKI


Martedì, 18 maggio 2004




Illustre Signor Presidente,
Illustri Signori e Signore!

116 Do loro il mio cordiale benvenuto. Il nostro incontro odierno si svolge in circostanze particolari. Si unisce, infatti, con il sessantesimo anniversario della battaglia di Monte Cassino. Ogni polacco ricorda con orgoglio quel combattimento, che, grazie all’eroismo dell’esercito comandato dal generale Anders, aprì agli alleati la strada per la liberazione dell’Italia e per la sconfitta degli invasori nazisti. Al cimitero militare di Monte Cassino si trovano tombe sulle quali furono poste croci latine e greche, e anche lapidi con la stella di Davide. Lì riposano gli eroi caduti, uniti dall’ideale di lottare per “la nostra e la vostra libertà”, che comprende in sé non soltanto l’amore per la propria Patria, ma anche la sollecitudine per l’indipendenza politica e spirituale di altre nazioni. Tutti sentirono il dovere di opporsi ad ogni costo non soltanto alla sopraffazione fisica dei singoli e delle nazioni, ma anche al tentativo di annientare le loro tradizioni, le loro culture e la loro identità spirituale.

Parlo di questo per ricordare che, nell’arco dei secoli, il patrimonio culturale e spirituale dell’Europa fu formato e difeso perfino a costo della vita da coloro che confessarono Cristo e da coloro che nel loro credo religioso si richiamano ad Abramo. Sembra che il ricordo di ciò sia necessario nel contesto della formazione delle fondamenta costituzionali dell’Unione Europea, nella quale recentemente è stata inserita anche la Polonia. Il sangue dei nostri connazionali versato a Monte Cassino è oggi un forte argomento nella discussione su quale forma spirituale dare all’Europa. La Polonia non può dimenticarlo e non può far a meno di ricordare ciò a coloro che, nel nome della laicità delle società democratiche, sembrano dimenticare il contributo del cristianesimo nell’edificazione della loro propria identità.

Voglio esprimere il mio apprezzamento al Signor Presidente e alle Autorità della Repubblica di Polonia, perché non risparmiano sforzi per difendere la presenza dei valori cristiani nella Costituzione Europea. Ho fiducia che tali iniziative diano un proficuo risultato. Di tutto cuore auguro ciò alla Polonia e a tutta l’Europa.

Sono informato circa le difficoltà politiche vissute attualmente in Polonia. Spero che vengano superate con tempestività. Confido che ciò avverrà in modo che tutti, e specialmente i più poveri, le famiglie numerose, i disoccupati, i malati e gli anziani possano sentirsi al sicuro nella nostra Patria. E’ un compito difficile. Perciò auguro a Lei, Signor Presidente, di aver forze e coraggio sufficienti, per poter orientare in modo opportuno, sia nell’ambito dello Stato polacco che in quello dell’Unione Europea, gli sforzi di tutti coloro che si assumono la responsabilità per la forma dell’Europa e del mondo di oggi.

A tutti i miei Connazionali assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore li benedico.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DEL 40° ANNIVERSARIO DEL PONTIFICIO


CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTER-RELIGIOSO


Al venerato Fratello

Mons. MICHAEL L. FITZGERALD
Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso

La fausta ricorrenza del 40° anniversario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso, istituito il 19 maggio 1964 dal mio Predecessore di v.m. il Papa Paolo VI con la Lettera Apostolica Progrediente Concilio, mi offre la gradita opportunità di unirmi spiritualmente alle manifestazioni che il Dicastero da Lei presieduto ha organizzato per la circostanza.

Porgo il mio saluto cordiale a quanti sono riuniti nell’Aula Paolo VI e partecipano al concerto del Gen Rosso “Per il dialogo tra i popoli”, ringraziando gli organizzatori, gli artisti e i musicisti per la sensibilità dimostrata verso la promozione dell’incontro di culture diverse mediante il dialogo e il reciproco rispetto. Il mio pensiero beneaugurante si estende a quanti si associano alle celebrazioni attraverso la radio o la televisione.

L’evento odierno si svolge, inoltre, a pochi giorni dall’avvenuta entrata nell’Unione Europea di 10 nuovi Paesi del nostro Continente, ricchi di un significativo patrimonio spirituale, civile e religioso nelle loro millenarie tradizioni. Voglia il Signore che la nuova Europa sappia conservare e approfondire i valori che l’hanno resa grande, riconoscendone la sorgente principale nella linfa vitale del Vangelo.


GP2 Discorsi 2004 102