GP2 Discorsi 2004 125

125 il Sig. Cardinale FIORENZO ANGELINI
Presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari

1. Ho appreso con piacere che Ella si recherà ad inaugurare il Centro socio-sanitario “Casa S. Volto di Gesù”, che la benemerita Congregazione delle Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, assecondando la Sua ispirazione e la Sua guida, ha realizzato sulla collina di Magura nella città di Bacau. Rivolgo il mio cordiale saluto a Lei, al Vescovo di Iasi, Mons. Petru Gherghel, ai venerati Fratelli nell’Episcopato, come pure alle Autorità civili, religiose e militari, ai sacerdoti, alle persone consacrate e ai laici, che prenderanno parte al significativo evento.

Con la mente e col cuore mi reco spiritualmente in Romania, Nazione a me molto cara, ricordando con viva commozione la memorabile visita che ebbi la gioia di compiervi nel 1999. Pellegrino di fede e di speranza, fui allora accolto con grande calore dal Presidente e dalle Autorità statali, da Sua Beatitudine il Patriarca Teoctist e da tutto il popolo della venerabile Chiesa Ortodossa di Romania. Un abbraccio particolarmente fraterno ricevetti dai Vescovi e dalle dilette Comunità cattoliche, di rito sia bizantino che latino.

2. La nuova struttura assistenziale, con annesso luogo di culto dedicato a Gesù eterno Sacerdote, è destinata ad accogliere persone anziane e inabili, a cominciare dai sacerdoti. Si tratta di un importante servizio in favore di quanti si trovano in situazioni di povertà o di malattia e non hanno familiari in grado di far fronte ai loro bisogni. L’iniziativa costituisce, pertanto, una concreta risposta al comandamento divino di amare Dio e il prossimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (cfr
Mc 12,29-31). Al tempo stesso, essa reca un solidale apporto alle necessità del Paese che, uscito dal giogo comunista, sta riorganizzando la sua vita economica e sociale.

Mi è caro esprimere, in questa circostanza, il mio vivo apprezzamento a Lei, Signor Cardinale, alla Superiora Generale ed alle Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, come pure a quanti hanno sostenuto e concretamente realizzato tale provvida opera. Essa si pone quale significativo aiuto ai poveri, ai malati e agli anziani, testimoniando in maniera fattiva quella “fantasia della carità”, a cui ho invitato la Chiesa nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (cfr n. 50).

3. Attraverso la dedizione di quanti opereranno nella nuova struttura, tante persone potranno sperimentare la tenerezza provvidente del Padre celeste. Auspico che gli sforzi compiuti in vista di questo importante servizio sociale suscitino nella comunità dei discepoli di Cristo rinnovati propositi di solidarietà e di generosa cooperazione in una Nazione, come la Romania, che è posta quale ponte fra l’Oriente e l’Occidente.

Con tali sentimenti, mentre invoco copiose ricompense celesti su quanti hanno cooperato in ogni modo alla costruzione dell’importante Centro socio-sanitario, di cuore imparto a Lei, Venerato Fratello, ed alle persone presenti alla solenne inaugurazione l’implorata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 13 Maggio 2004

GIOVANNI PAOLO II



AGLI AMBASCIATORI


IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE COLLETTIVA


DELLE LETTERE CREDENZIALI


Giovedì, 27 maggio 2004




Eccellenze,

126 1. Vi accolgo con gioia in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri Paesi: Suriname, Sri Lanka, Mali, Yemen, Zambia, Nigeria e Tunisia. Vi ringrazio per avermi trasmesso le parole cortesi dei vostri Capi di Stato, e vi chiedo, a mia volta, di volere esprimere loro i miei voti deferenti per la loro persona e per la loro alta missione al servizio del loro Paese. Attraverso voi saluto anche i Responsabili della società civile e le Autorità religiose delle vostre nazioni, e tutti i vostri compatrioti. Colgo l'occasione della vostra presenza in Vaticano per indirizzare i miei voti ferventi alla comunità cattolica dei vostri rispettivi Paesi e i miei cordiali auspici a tutti i vostri concittadini.

2. Da tutti i continenti giungono continuamente informazioni inquietanti sulla situazione dei diritti dell'uomo, le quali indicano che alcune persone, uomini, donne e bambini, vengono torturate e profondamente lese nella loro dignità, in contrasto con la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo (cfr art. 5). È l'intera umanità che viene così ferita e offesa. Poiché ogni uomo è nostro fratello nell'umanità, non possiamo tacere dinanzi a simili abusi, che non sono tollerabili. Spetta a tutti gli uomini di buona volontà, sia che essi abbiano delle responsabilità, sia che siano semplici cittadini, fare di tutto per il rispetto di ogni essere umano.

3. Oggi faccio appello alla coscienza dei nostri contemporanei. In effetti, è la coscienza degli uomini che deve essere educata affinché cessino per sempre le violenze insopportabili che gravano sui nostri fratelli nell'umanità, e affinché tutti gli uomini si mobilitino per il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona. Non potremo vivere nella pace e il nostro cuore non potrà essere in pace fino a quando gli uomini non saranno trattati degnamente. È nostro dovere essere solidali con tutti. La pace non potrà giungere se non ci mobilitiamo tutti, in particolare voi, che siete diplomatici, affinché ogni uomo del pianeta sia rispettato. Solo la pace consente di sperare nel futuro. Per questo, la vostra missione è di essere al servizio dei rapporti fraterni tra le persone e tra i popoli.

4. Formulo, pertanto, per i vostri Governi e per tutti gli abitanti dei vostri Paesi, come pure per l'intera umanità, voti di pace. Nel momento in cui incominciate la vostra nobile missione presso la Santa Sede, vi porgo i miei migliori auspici, invocando l'abbondanza delle Benedizioni divine su di voi, sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sulle nazioni che rappresentate.


AI DELEGATI DELLA CITTÀ DI SAN PIETROBURGO


Giovedì, 27 maggio 2004




Signor Presidente, Onorevoli Signori!

Il cortese e apprezzato gesto che vi ha condotti oggi in questa casa mi giunge particolarmente gradito. Esso vuole testimoniare i sentimenti di reciproca attenzione e di intensi rapporti che san Pietroburgo e la Sede Apostolica hanno intrattenuto nel corso dei tre secoli dalla fondazione della città. Siate i benvenuti!

La ringrazio, Signor Presidente, per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome anche dei presenti e dell’intera Assemblea Legislativa della vostra splendida città, adagiata sulle rive della Neva. Accolgo con riconoscenza la medaglia commemorativa del vostro terzo centenario, che oggi mi consegnate.

A san Pietroburgo, porta che introduce nel grande Paese della Federazione Russa, tutto parla del fecondo dialogo culturale, spirituale, artistico e umano fra l’occidente e l’oriente d’Europa. Formulo l’auspicio che tale costruttivo atteggiamento di apertura continui ad esercitare il suo positivo influsso a tutto vantaggio della reciproca comprensione fra genti di tradizioni umane, religiose e spirituali diverse.

Nell’invocare su di voi e sui vostri concittadini l’abbondanza del benedizioni di Dio, formulo voti di serena prosperità e di pace all’amata città di san Pietroburgo.


A S.E. IL SIGNOR ANTON ROP


PRIMO MINISTRO DELLA REPUBBLICA DI SLOVENIA


Venerdì, 28 maggio 2004




127 Signor Primo Ministro,
Signore e Signori!

1. Mi è gradito porgere il mio benvenuto a Lei e alla Delegazione che L’accompagna. L’odierna Sua visita avviene dopo l’atto solenne dello scambio degli Strumenti di Ratifica dell’Accordo intervenuto fra la Slovenia e la Santa Sede su alcuni temi giuridici di comune interesse. Mentre La ringrazio per le gentili espressioni che mi ha rivolto, Le chiedo di recare il mio saluto deferente al Signor Janez Drnovšek, Presidente della Repubblica.

2. L’Accordo che oggi è entrato in vigore testimonia l’impegno della Repubblica di Slovenia di mantenere buoni rapporti con la Sede Apostolica. Questi rapporti sono fondati sul mutuo rispetto e sulla leale collaborazione a vantaggio di tutti gli abitanti del vostro Paese, che da poco è entrato a far parte dell’Unione Europea. So che la Slovenia desidera contribuire al comune impegno di fare dell’Europa una vera famiglia di Popoli in un contesto di libertà e di mutua cooperazione, salvaguardando al tempo stesso la propria identità culturale e spirituale.

Signor Primo Ministro, sono certo che la Slovenia potrà offrire questo suo apporto in modo efficace, perché può fare riferimento anche ai valori cristiani, che costituiscono parte integrante della sua storia e della sua cultura. A questi valori resti sempre fedele!

3. Rivolgo ancora una volta il mio pensiero affettuoso e l’assicurazione della mia costante preghiera al caro Popolo sloveno, che con grande gioia ho visitato due volte. Iddio lo aiuti a progredire costantemente sulla via dello sviluppo e della pace. Iddio benedica la cara Slovenia!

Con tali sentimenti, volentieri imparto a Lei e ai Suoi concittadini la mia Benedizione.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE VII)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 28 maggio 2004




Cari Fratelli Vescovi,

1. Con gioia e affetto fraterno vi do il benvenuto, Vescovi delle province ecclesiastiche di Indianapolis, Chicago e Milwaukee, in occasione della vostra visita quinquennale ad limina Apostolorum. Che questi giorni di riflessione e preghiera al centro della Chiesa vi confermino nella vostra testimonianza a Gesù Cristo "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8) e alla "parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati" (Ac 20,32).

Nelle mie costanti riflessioni con voi e con i vostri Fratelli Vescovi sull'esercizio dell'ufficio episcopale, desidero ora passare dalla missione di santificazione affidata ai Successori degli Apostoli alla missione profetica che essi compiono quali "araldi della fede e dottori autentici che predicano la fede" (Lumen gentium LG 25) nella comunione di tutto il Popolo di Dio. Esiste infatti una relazione intrinseca fra santità e testimonianza cristiana. Mediante la rinascita nel Battesimo "tutti i fedeli formano un sacerdozio santo e regale, offrono a Dio ostie spirituali per mezzo di Gesù Cristo e annunziano le grandezze di colui che li ha chiamati per trarli dalle tenebre e accoglierli nella sua luce meravigliosa" (Presbyterorum ordinis PO 2 cfr 1P 2,9). Ogni cristiano, nello svolgimento di questa missione profetica, si è assunto la responsabilità personale della verità divina rivelata nel Verbo Incarnato, trasmessa nella tradizione viva della Chiesa e resa manifesta nello sforzo dei credenti di diffondere la fede e di trasformare il mondo per mezzo della luce e della forza del Vangelo (cfr Redemptor hominis RH 19).

128 2. Questa "responsabilità della verità" esige dalla Chiesa una testimonianza diretta e credibile del Deposito della Fede. Richiede una comprensione corretta dell'atto di fede stesso quale consenso pieno di grazia alla Parola di Dio che illumina la mente e rafforza lo spirito affinché si innalzi verso la contemplazione della verità non creata, perché conoscendo e amando Dio, uomini e donne possano giungere anche alla piena verità su se stessi (cfr Fides et ratio, proemio). Una proclamazione efficace del Vangelo nell'attuale società contemporanea occidentale dovrà confrontarsi direttamente con lo spirito diffuso di agnosticismo e di relativismo che ha suscitato dubbi sulla capacità della ragione di conoscere quella verità, che sola soddisfa la ricerca infaticabile di significato da parte del cuore umano. Al contempo, bisogna difendere fermamente la Chiesa in quanto essa è, in Cristo, il ministro autentico del Vangelo e "colonna e sostegno" della sua verità salvifica (cfr 1Tm 3,15 Lumen gentium LG 8).

Per questo motivo, la nuova evangelizzazione esorta a una presentazione priva di ambiguità della fede quale virtù soprannaturale per mezzo della quale siamo uniti a Dio e giungiamo a condividere la sua conoscenza, in risposta alla Sua Parola rivelata. La presentazione di una interpretazione autentica dell'atto di fede, che sottolinei le dimensioni cognitiva e fiduciaria, contribuirà al superamento di approcci meramente soggettivi e faciliterà un apprezzamento profondo del ruolo della Chiesa, proponendo con autorevolezza "la fede in cui credere e da mettere in pratica" (cfr Lumen gentium LG 25). Un elemento essenziale del dialogo ecclesiale con la società contemporanea deve essere anche una corretta presentazione, nella catechesi e nella predicazione, del rapporto fra fede e ragione. Ciò porterà a una comprensione più feconda delle dinamiche spirituali della conversione quali l'obbedienza alla parola di Dio, la disponibilità agli "stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,5) e la sensibilità al sensus fidei soprannaturale per mezzo del quale "il popolo di Dio, sotto la guida del sacro magistero, al quale fedelmente si conforma, aderisce indefettibilmente "alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi"" (Lumen gentium LG 12).

3. La Parola di Dio non va incatenata (cfr 2Tm 2,9), anzi, deve risuonare nel mondo in tutta la sua verità liberatrice come Parola di grazia e di salvezza. Se, di fatto, "Cristo, che è il nuovo Adamo, svela l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (Gaudium et spes GS 22), allora tutti gli sforzi della Chiesa devono concentrarsi e dirigersi a questo unico scopo: far conoscere e amare Cristo ovunque quale "via, verità e vita" (Jn 14,5). Ciò richiederà un profondo rinnovamento del senso missionario profetico di tutto il Popolo di Dio e la mobilitazione consapevole delle risorse della Chiesa in un'evangelizzazione che permetta ai singoli cristiani di dare ragione della speranza che è in loro (cfr 1P 3,15) e alla Chiesa di parlare coraggiosamente con voce unanime nell'affrontare le grandi questioni morali e spirituali che interpellano gli uomini e le donne del nostro tempo.

La Chiesa negli Stati Uniti, con la sua rete impressionante di istituzioni caritative ed educative, deve rispondere alla sfida di una evangelizzazione della cultura, in grado di trarre dalla sapienza del Vangelo "cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). È chiamata a rispondere alle profonde necessità e aspirazioni religiose di una società che corre sempre più il pericolo di dimenticare le sue radici spirituali e che cede a una visione del mondo meramente materialistica e senz'anima. Raccogliere questa sfida, tuttavia, richiederà una lettura realistica ed esaustiva della fede cattolica e la preparazione in particolare dei giovani al dialogo con i loro coetanei sul messaggio evangelico e sulla sua importanza per l'edificazione di un mondo più giusto, umano e pacifico. È soprattutto l'ora dei fedeli laici che, per la loro vocazione specifica di plasmare il mondo secolare secondo il Vangelo, sono chiamati a svolgere la missione profetica della Chiesa evangelizzando le varie sfere della vita familiare, sociale, professionale e culturale (cfr Ecclesia in America, n. 44).

4. In queste riflessioni sulla missione profetica della Chiesa, non posso fare a meno di esprimere il mio apprezzamento per gli sforzi che i Vescovi americani hanno compiuto a partire dal Concilio Vaticano II, sia come singoli individui sia come Conferenza Episcopale cattolica degli Stati Uniti, contribuendo a un dibattito informato e rispettoso su importanti questioni che riguardano la vita della vostra nazione. In tal modo, la luce del Vangelo ha illuminato questioni sociali controverse quali il rispetto per la vita umana, i problemi di giustizia e di pace, l'immigrazione, la difesa dei valori familiari e la santità del matrimonio. Questa testimonianza profetica, resa mediante argomenti tratti non solo dalle convinzioni religiose che i cattolici condividono con molti altri americani, ma anche dai principi della retta ragione e del diritto, è un servizio significativo al bene comune in una democrazia come la vostra.

Cari Fratelli Vescovi, nell'esercizio quotidiano del vostro ministero di insegnamento vi incoraggio a garantire che la spiritualità di comunione e di missione trovi espressione in un impegno sincero da parte di ogni credente e di ogni istituzione ecclesiale per la proclamazione del Vangelo come "l'unica risposta pienamente valida ai problemi e alle speranze che la vita pone a ogni uomo e a ogni società" (Christifideles laici CL 34). La professione della religione cattolica esige da ogni fedele una testimonianza concreta della verità del Vangelo e i requisiti oggettivi della legge morale. Mentre vi adoperate per compiere la vostra missione di apostoli di annunziare la parola, insistere in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonire, rimproverare, esortare (cfr 2Tm 4,2), possiate essere sempre più uniti nello spirito, operare instancabilmente per permettere al gregge affidato alla vostra sollecitudine pastorale di essere testimone di speranza, araldo del Regno di Dio ed edificatore della civiltà dell'amore che soddisfa le aspirazioni più profonde del cuore umano!

Con questi sentimenti affido voi, tutto il clero, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese particolari all'intercessione amorevole della Beata Vergine Maria e imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.


ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA


Sabato, 29 maggio 2004




Monsignor Presidente,
cari Sacerdoti alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica!

1. Sono lieto di accogliervi in speciale Udienza, a conclusione del vostro anno accademico, e tutti vi saluto con affetto. Saluto in primo luogo il Presidente, Mons. Justo Mullor García, al quale manifesto viva gratitudine per essersi fatto interprete dei comuni sentimenti di affetto e di filiale adesione al Successore dell’apostolo Pietro. A lui rinnovo cordiali voti augurali per il XXV anniversario di ordinazione episcopale.

129 Estendo il mio saluto a tutti coloro che fanno parte della Pontificia Accademia Ecclesiastica, e particolarmente a quanti si dedicano alla vostra formazione, cari alunni che provenite da varie nazioni. Un deferente pensiero invio anche ai Pastori delle vostre rispettive diocesi, ringraziandoli per avervi destinati a questo peculiare servizio pastorale.

2. Come ha poc’anzi ricordato il vostro Presidente, il nostro incontro si svolge alla vigilia della Pentecoste, solennità liturgica che pone in luce la vocazione missionaria della Chiesa. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, gli Apostoli partirono pieni di coraggio e di entusiasmo da Gerusalemme, ed iniziarono a percorrere il mondo annunciando la Buona Novella. Da allora non ha mai cessato di risuonare tra gli uomini quest’annuncio: Cristo, Figlio unigenito di Dio, è il Salvatore dell’uomo, di ogni uomo e di tutto l’uomo.

Con lo scorrere dei secoli, l’evangelizzazione si è fatta confronto con culture diverse, e, specialmente di recente, anche dialogo con le istituzioni civili nazionali ed internazionali.

Cari alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica, in questo contesto si inserisce la vostra specifica partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Mantenendosi in contatto con il Papa, le Rappresentanze Pontificie sono chiamate a rappresentarlo presso le Comunità ecclesiali dei Paesi dove si trovano ad operare, presso i governi delle nazioni e gli organismi internazionali. Ciò esige dal personale di tali Missioni capacità di dialogo, conoscenza dei vari popoli, delle loro espressioni culturali e religiose, come pure delle loro legittime attese. Vi è indispensabile, al tempo stesso, un’adeguata formazione teologica e pastorale, e soprattutto una fedeltà matura e totale a Cristo. Solo se vi manterrete uniti a Lui con la preghiera e la costante ricerca della sua volontà, il vostro lavoro sarà proficuo e sentirete pienamente realizzato il vostro sacerdozio.

3. Cari alunni, vi auguro di mantenere acceso nella mente e nel cuore il fuoco vivificante dello Spirito Santo, che in questi giorni ardentemente imploriamo, e di essere testimoni di pace e di amore dovunque la Provvidenza divina vi condurrà.

La Vergine Maria vegli su di voi e vi renda miti e coraggiosi apostoli del suo divin Figlio. Mai le difficoltà frenino la vostra generosa dedizione a Cristo e alla sua Chiesa.

Io vi assicuro un quotidiano ricordo nella preghiera e con affetto vi benedico insieme alle vostre famiglie e a quanti vi sono cari.




ALLE PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLE MONACHE DI BETLEMME,


DELLA VERGINE MARIA E DI SAN BRUNO


Lunedì, 31 maggio 2004

Care Sorelle della Famiglia monastica di Betlemme,

dell'Assunzione della Vergine e di san Bruno,

Sono lieto di accogliervi in occasione del vostro Capitolo Generale. Saluto in modo particolare Suor Isabelle, vostra Priora, come pure i membri del Consiglio Generale. Porgo inoltre un cordiale benvenuto ai membri del Consiglio del ramo maschile della vostra Famiglia monastica, presenti al vostro fianco. In questo tempo di Pentecoste, auspico che lo Spirito vi confermi nella vostra missione specifica e vi illumini nelle decisioni che dovrete prendere. Ravvivando la vostra sete di attingere alla fonte del vostro carisma fondatore, il Soffio di Dio vi consentirà di entrare in un'intimità sempre più grande con Cristo, fonte dell'efficacia della vostra testimonianza e motore della vostra carità fraterna!

130 Attraverso un'umile e audace fedeltà, nel silenzio che caratterizza la vostra vita nascosta, siete sostenute dalla preghiera della Vergine Maria. Per mezzo della vostra vita contemplativa, elevate il mondo a Dio e ricordate agli uomini del nostro tempo il posto che il silenzio e la preghiera hanno nell'esistenza.

Che san Bruno, sentinella infaticabile del Regno che verrà, interceda affinché rimaniate vigili nella preghiera, montando "una guardia santa e perseverante, nell'attesa del ritorno del Maestro, per aprirgli quando busserà" (cfr Lettera a Raoul, n. 4)! Invito soprattutto la vostra famiglia monastica, che nel suo titolo porta il nome di Betlemme, luogo natale dell'Emmanuele, a intensificare la sua preghiera per il Medio Oriente, implorando il Signore affinché conceda la grazia della pace e della riconciliazione a tutti gli abitanti di questa regione ferita dalla violenza.

Di tutto cuore, vi imparto volentieri un'affettuosa Benedizione Apostolica, che estendo a tutte le Suore della vostra famiglia monastica, ai membri del ramo maschile e a tutte le persone che vi sono vicine.

CELEBRAZIONE MARIANA

PER LA CONCLUSIONE DEL MESE DI MAGGIO IN VATICANO

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II

LETTE DA S.E. MONS. LEONARDO SANDRI


Grotta della Madonna di Lourdes nei Giardini Vaticani

Lunedì, 31 maggio 2004

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Desidero unirmi spiritualmente a voi, che prendete parte al tradizionale incontro mariano, a conclusione del mese di maggio in Vaticano. Rivolgo il mio cordiale saluto al Signor Cardinale Francesco Marchisano, come pure agli altri Cardinali e Presuli, ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, e a tutti i presenti. Ringrazio quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo suggestivo momento di preghiera.

2. Il mese di maggio termina con la festa liturgica della Visitazione: secondo mistero gaudioso, che infonde nei cuori un soffio sempre nuovo di speranza. L’incontro tra Maria ed Elisabetta è tutto animato dallo Spirito Santo, che riempie di letizia le madri e fa sussultare il profeta nascituro. Quest’anno, poi, celebriamo tale festa all’indomani della Pentecoste, e ciò fa pensare al vento dello Spirito, che sospinge Maria e con lei la Chiesa sulle strade del mondo, per recare a tutti Cristo, speranza dell’umanità.

3. Anche le fiammelle delle candele, che avete portato nelle mani durante la processione, stanno a significare la speranza che Cristo, morto e risorto, ha donato all’umanità. Carissimi Fratelli e Sorelle, siate sempre portatori di questa luce. Anzi, come raccomanda il Signore ai discepoli, siate voi stessi luce (cfr Mt 5,14) nelle vostre case, in ogni ambiente e in ogni circostanza della vita. Siatelo con la vostra fedele testimonianza evangelica, ponendovi ogni giorno alla scuola di Maria, perfetta discepola del suo Figlio divino.

Lei stessa vi ottenga questo dono dal Maestro interiore, che è lo Spirito Santo. Lo domando anch’io per voi al Signore, mentre vi rinnovo il mio affettuoso saluto e di cuore tutti vi benedico.

131 Dal Vaticano, 31 Maggio 2004

GIOVANNI PAOLO II


Giugno 2004



AI MEMBRI DEL SINODO PERMANENTE


DELLA CHIESA CATTOLICA UCRAINA


Giovedì, 3 giugno 2004




Signor Cardinale,
venerati Fratelli nell’Episcopato!

1. Sono lieto di questo incontro con voi, che qui rappresentate la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, i suoi Pastori, i religiosi e le religiose, come anche tutti i suoi fedeli.

Ringrazio Lei, Signor Cardinale, per le gentili espressioni rivoltemi a nome dei Confratelli, e desidero assicurare che sono vicino a voi con l’affetto, con la preghiera, con l'ammirazione più profonda per la vitalità della vostra Chiesa e per la fedeltà che l’ha distinta nel corso dei secoli.

Ricca delle eroiche testimonianze, rese anche nel recente passato, essa si sta impegnando in programmi pastorali che vedono la collaborazione generosa e concorde del clero e dei laici per un’efficace opera di evangelizzazione, favorita dal clima di libertà che oggi si respira anche nel vostro Paese.

2. Per questi motivi condivido la vostra aspirazione, ben fondata anche nella disciplina canonica e conciliare, ad avere una piena configurazione giuridico-ecclesiale. La condivido nella preghiera e anche nella sofferenza, attendendo il giorno stabilito da Dio nel quale potrò confermare, quale Successore dell'apostolo Pietro, il frutto maturo del vostro sviluppo ecclesiale. Nel frattempo voi sapete bene che la vostra richiesta si sta studiando seriamente, anche alla luce delle valutazioni di altre Chiese cristiane.

Questa attesa non sia freno al vostro coraggio apostolico né motivo di spegnere od attenuare la gioia dello Spirito Santo che anima e sprona Lei, caro Cardinale Husar, come anche i suoi fratelli Vescovi, insieme con i sacerdoti, i religiosi e i fedeli ad un sempre più intenso impegno nell'annuncio del Vangelo e nel consolidamento della vostra tradizione ecclesiale.

Vi chiedo, venerati Fratelli, di portare ai vostri fedeli l’espressione del mio vivo ricordo e l’assicurazione della mia costante preghiera, insieme con la Benedizione Apostolica, che di gran cuore imparto a voi e a tutti i membri della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONE XIII)


IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Venerdì, 4 giugno 2004

132
Cari Fratelli Vescovi,


1. "Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola degli uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio che opera in voi che credete" (
1Th 2,13). Con queste parole di san Paolo vi porgo un affettuoso benvenuto, Vescovi della Chiesa del Colorado, del Wyoming, dello Utah, dell'Arizona, nel New Mexico e del Texas occidentale, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Sviluppando la mia riflessione sul munus propheticum del Vescovo, desidero riflettere oggi sul vostro compito urgente di evangelizzare la cultura.

2. La Chiesa, certa della sua competenza di portatrice della Rivelazione di Gesù Cristo (cfr Fides et ratio), dalla Pentecoste intraprende il proprio pellegrinaggio proclamando: "Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). La sua fiducia si basa sul sapere che questo messaggio ha origine in Dio stesso. Nella sua bontà e saggezza Dio è entrato nella storia umana affinché noi, attraverso suo Figlio, la somma totale della Rivelazione, condividessimo la Sua vita divina (cfr Dei verbum, DV 2). Quindi la dinamica fondamentale della missione profetica della Chiesa è di mediare il contenuto di fede nelle diverse culture, permettendo alle persone di venire trasformate dalla forza del Vangelo che permea il loro modo di pensare, i loro modelli di giudizio e le loro norme di comportamento (cfr Sapientia christiana, Prefazione I).

L'osservazione del mio predecessore, Papa Paolo VI, che "la rottura fra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma del nostro tempo" è evidente oggi come "crisi di significato" (cfr Fides et ratio, n. 81). Posizioni morali ambigue, la distorsione della ragione da parte di particolari gruppi di interesse e l'assolutizzazione della dimensione soggettiva, sono solo alcuni esempi di una prospettiva di vita che non ricerca la verità e abbandona la ricerca del fine ultimo e del significato dell'esistenza umana (cfr Ibidem, n. 47). Contro l'oscurità di questa confusione, la luce della verità che proclamate apertamente (2Co 4,2) risplenderà come diakonia di speranza, guidando gli uomini e le donne a comprendere il mistero della propria vita in modo coerente (cfr Ibidem, n. 15).

3. In quanto ministri di verità, con il coraggio che vi è stato trasmesso dallo Spirito Santo (cfr Pastores gregis, n. 26), la vostra testimonianza predicata e viva del "sì" straordinario di Dio all'umanità (cfr 2Co 1,20) appare un segno di forza e di fiducia nel Signore e genera nuova vita nello Spirito. Oggi alcuni ritengono che il cristianesimo sia schiacciato dalle strutture e incapace di rispondere alle esigenze spirituali delle persone. Tuttavia, lungi dall'essere qualcosa di meramente istituzionale, il centro vivo della vostra predicazione del Vangelo è l'incontro con nostro Signore stesso. Infatti, solo conoscendo, amando e imitando Cristo possiamo, con Lui, trasformare la Storia facendo sì che i valori evangelici esercitino un'influenza sulla società e sulla cultura.

È chiaro allora che tutte le vostre attività debbano essere rivolte alla proclamazione di Cristo. Infatti, il vostro dovere di integrità personale rende contraddittoria qualsiasi separazione fra vita e missione. Inviati nel nome di Cristo quali Pastori per la cura di alcune porzioni del Popolo di Dio, dovete crescere con loro come una sola mente e un solo corpo nello Spirito Santo (cfr Pastores gregis, n. 43). Vi esorto, dunque, a essere vicini ai vostri sacerdoti e al vostro popolo: imitate il Buon Pastore che conosce il suo gregge e chiama ognuno per nome. Ispirati dai grandi Pastori che vi hanno preceduto, con san Carlo Borromeo, la vostra frequentazione e il vostro ascolto dei sacerdoti e dei fedeli e il vostro contatto diretto con gli emarginati saranno quasi anima episcopalis regiminis. In questo modo, estendete il vostro insegnamento mediante l'esempio concreto di umile fede e servizio, incoraggiando negli altri il desiderio di vivere una vita di autentica sequela.

4. Centrale per il nuovo impulso alla vita cristiana, alla quale ho chiamato tutta la Chiesa (cfr Novo Millennio ineunte NM 29), è la testimonianza profetica inequivocabile da parte degli uomini e delle donne consacrati alla pienezza della verità di Cristo. Originando dalla natura radicale della loro sequela di Cristo, questa testimonianza profetica dei religiosi è contrassegnata dalla loro profonda convinzione del primato con cui Dio e le verità del Vangelo plasmano la vita della Chiesa e dal loro impegno ad assistere la comunità cristiana nell'elevazione di tutti i settori della società civile mediante quelle verità.

Sulla scia del crescente secolarismo e della crescente frammentazione del sapere (cfr Fides et ratio, n. 81) sono sorte "nuove forme di povertà", in particolare nelle culture che godono di benessere materiale, che riflettono una "disperazione del non senso" (Istruzione Ripartire da Cristo: un rinnovato impegno della Vita Consacrata nel Terzo Millennio, n. 35). La sfiducia nella capacità dell'essere umano di conoscere, l'accettazione di "verità parziali e provvisorie" (Fides et ratio, n. 5) e la ricerca insensata di novità, tutto ciò evidenzia il compito sempre più difficile di trasmettere alle persone, in particolare i giovani, una comprensione del fondamento e del fine autentici della vita umana.

Di fronte a queste tragiche pecche dello sviluppo sociale, la meravigliosa schiera di carismi propri di ogni Istituto religioso deve essere posta al servizio della conoscenza e della realizzazione totali del Vangelo di Gesù Cristo che solo "svela anche pienamente uomo e all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (Gaudium et spes GS 22). Di particolare importanza nelle culture dominate dal secolarismo è l'impegno dei religiosi all'apostolato di "carità intellettuale". La carità "al servizio dell'intelligenza", mediante la promozione dell'eccellenza nelle scuole, l'impegno nel sapere, l'articolazione del rapporto fra fede e cultura, "garantiranno che i principi fondamentali sui quali si fonda una società civile degna della persona umana, siano rispettati ovunque" (Istruzione, op. cit. n. 38), anche nelle aree politica, giuridica e educativa.

5. La nascita della missione profetica dei laici è uno dei tesori della Chiesa nel terzo millennio. Il Concilio Vaticano II ha giustamente considerato nel dettaglio il dovere dei laici di "cercare il segno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (Lumen gentium LG 31). Tuttavia, è anche vero che negli ultimi quaranta anni, mentre l'attenzione politica alla soggettività dell'uomo si è concentrata sui diritti individuali, nella pubblica arena c'è stata una riluttanza crescente a riconoscere che tutti gli uomini e tutte le donne ricevono la loro dignità essenziale e comune da Dio e con essa la capacità di muoversi verso la verità e la bontà (cfr Centesimus annus CA 38). Staccati da questa visione di unità fondamentale e di scopo di tutta la famiglia umana, i diritti a volte si riducono a esigenze egoistiche: la diffusione della prostituzione e della pornografia in nome di una scelta adulta, l'accettazione dell'aborto in nome dei diritti delle donne, l'approvazione di unioni fra persone dello stesso sesso in nome dei diritti degli omosessuali.

Di fronte a questo pensiero erroneo, ma diffuso, dovete fare tutto il possibile per incoraggiare i laici alla loro "responsabilità speciale" per "evangelizzare la cultura... e promuovere valori cristiani nella società e nella vita pubblica" (Pastores gregis, n. 51). Forme secolari false di "umanesimo" che esaltano gli individui in un modo che li rende autentici idoli (cfr Christifideles laici CL 5) si possono contrastare soltanto con la riscoperta della autentica e inviolabile dignità di ogni persona. Questa dignità sublime si manifesta in tutto il suo splendore quando vengono considerati l'origine e il destino della persona. Creati da Dio e redenti da Cristo, siamo chiamati a essere "figli del Figlio" (cfr Ibidem, n. 37). Così, dico di nuovo al Popolo degli Stati Uniti, è il Mistero Pasquale di Cristo l'unico sicuro punto di riferimento per tutta l'umanità nel suo pellegrinaggio alla ricerca di unità e di pace autentiche! (cfr Ecclesia in America, n. 70).

133 6. Cari Fratelli, con affetto e gratitudine fraterna vi offro queste riflessioni e vi incoraggio a condividere i frutti del carisma di verità che lo Spirito vi ha concesso. Uniti nella proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo e guidati dall'esempio dei santi, continuate con speranza! Invocando su di voi l'intercessione di Maria "Stella della Nuova Evangelizzazione", imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica su di voi e sui sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Diocesi.


GP2 Discorsi 2004 125