GPII 1979 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico - Santo Domingo (Repubblica Dominicana)

Al Corpo Diplomatico - Santo Domingo (Repubblica Dominicana)

Testo: Eccellenze, Signore e Signori.

Non volevo che alla mia breve visita in questo Paese mancasse questo incontro con voi, che per molti e vari motivi meritate una speciale attenzione da parte del Papa.

Avete voluto venire a rendermi omaggio con rispetto e adesione in veste di Rappresentanti dei vostri rispettivi Paesi, come detentori, a diversi livelli, dell'Autorità della Nazione Dominicana, come persone vincolate alla Santa Sede da legami particolari, o come esponenti del mondo culturale.

A tutti esprimo il mio vivo riconoscimento per la vostra presenza benevola, e il mio apprezzamento profondo per le vostre rispettive funzioni. Vi auguro ogni bene per i vostri incarichi, che possono e devono avere un chiaro orientamento di servizio al bene comune, alla causa della convivenza umana, al benessere della società civile e, per molti, anche della Chiesa. Molte grazie.

Data: 1979-01-25

Data estesa: Giovedì 25 Gennaio 1979.





Al clero e ai religiosi - Santo Domingo (Repubblica Dominicana)

Titolo: Se hai incontrato Cristo annuncialo in prima persona

Testo: Carissimi fratelli e sorelle! Sia benedetto il Signore che mi ha condotto qui, su questo suolo della Repubblica Dominicana, donde fortunatamente, a gloria e lode di Dio in questo Nuovo Continente, spunto anche il giorno della salvezza. Ho desiderato venire in questa cattedrale di Santo Domingo per stare un momento in mezzo a voi, amatissimi sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e seminaristi, proprio per manifestare il mio speciale affetto per tutti voi, sui quali si fondano le migliori speranze del Papa e della Chiesa, perché vi possiate sentire più gioiosi nella fede, di modo che il vostro orgoglio di essere quello che siete trabocchi per causa mia (cfr. Ph 1,25).

Soprattutto pero desidero unirmi a voi per ringraziare Dio. Un grazie a lui per la crescita e lo zelo di questa Chiesa, che possiede numerose e belle iniziative e che mostra tanto impegno nel servizio di Dio e degli uomini. Rendo grazie a Dio con immensa allegrezza - e per riprendere le parole dell'apostolo Paolo - "per la parte che avete avuto nell'annunciare la buona novella dal primo giorno fino ad oggi; sicuro inoltre di una cosa: che colui che dette principio alla buona impresa sarà anche colui che la porterà a compimento, fino al giorno del Messia Salvatore Gesù" (Ph 1,3ss).

Mi farebbe molto piacere poter disporre di maggior tempo per potermi trattenere con voi, conoscere i vostri nomi, e ascoltare dalle vostre labbra "ciò che trabocca dal cuore" (Mt 12,34), ciò che di meraviglioso avete sperimentato nel vostro animo - "fecit mihi magna qui potens est" (Lc 1,49): Colui che è potente ha fatto grandi cose di me - essendo stati fedeli all'incontro col Signore. Da parte sua un incontro di preferenza.

E' questo precisamente l'incontro pasquale con il Signore, che desidero proporre alla vostra riflessione, per ravvivare maggiormente la vostra fede e il vostro entusiasmo in questa celebrazione eucaristica; un incontro personale, vivo, a occhi spalancati, con cuore palpitante, con Cristo risorto (cfr. Lc 24,30), deve essere l'obiettivo del vostro amore e di tutta la vostra vita.

Invece succede talvolta che la nostra sintonia di fede con Gesù si indebolisce e si attenua - cosa che subito viene notata dal popolo fedele che ne resta contagiato di tristezza - perché lo portiamo dentro di noi, ma in modo alle volte confuso con le nostre inclinazioni e ragionamenti umani (cfr. Lc 15), senza far brillare tutta la grandiosa luce che racchiude per noi. In qualche occasione parliamo forse di lui, un po' influenzati da alcune premesse e varianti, oppure da alcuni dati di sapore sociologico, politico, psicologico, linguistico, invece di far derivare i criteri-base della nostra vita e della nostra attività da un Vangelo vissuto con integrità, con gioia, con quella confidenza e con quella immensa speranza che racchiude la Croce di Cristo.

Una cosa è ben chiara, fratelli carissimi: la fede in Cristo risorto non è il risultato di una conoscenza tecnica o frutto di un bagaglio scientifico (cfr. 1Co 1,26). Ciò che a noi si chiede è che annunciamo la morte di Gesù e proclamiamo la sua risurrezione (Sacra Liturgia). Gesù vive. "Dio lo ha risuscitato rompendo i legami della morte" (He 2,24). Ciò che all'inizio fu un tremulo mormorio tra i primi testimoni, si trasformo subito in una gioiosa esperienza di vita reale con colui "con il quale abbiamo mangiato e bevuto... dopo che risuscito da morte" (He 10,41-42). Si, Cristo vive davvero nella Chiesa, sta in noi tutti, portatori di speranza e di immortalità.

Se avete quindi incontrato Cristo, vivete Cristo, vivete con Cristo! Annunciatelo in prima persona, come autentici testimoni: "Per me la vita è Cristo" (Ph 1,21). Sta proprio qui anche la vera liberazione: proclamare Gesù libero da legami, presente negli uomini, trasformati, fatti nuova creatura. Perché invece alle volte la nostra testimonianza risulta vana? Perché presentiamo Gesù senza tutta la forza seduttrice della sua Persona; senza rivelare le ricchezze del sublime ideale che comporta il seguirlo; perché non sempre arriviamo a mostrare una convinzione tradotta in termini di vita, a riguardo del valore stupendo del nostro donarci alla causa ecclesiale che serviamo.

Fratelli e sorelle, è importante che gli uomini vedano in noi i dispensatori dei misteri di Dio (cfr. 1Co 4,1), i testimoni credibili della sua presenza nel mondo. Pensiamo frequentemente che Dio, quando ci chiama, non ci chiede solo una parte della nostra persona, ma ci chiede tutta la nostra persona e tutte le energie vitali, per annunciare agli uomini la gioia e la pace della nuova vita in Cristo, per guidarli all'incontro con lui. Perciò sia nostra prima cura cercare il Signore, e una volta incontratolo, costatare dove e come vive, rimanendo con lui tutto il giorno (cfr. Jn 1,39). Rimanendo con lui, in modo speciale, nell'Eucaristia, ove Cristo si dona a noi; e nella preghiera, mediante la quale noi ci diamo a lui. L'Eucaristia deve completarsi e prolungarsi nelle nostre faccende quotidiane come un "sacrificio di lode" ("Messale Romano", I Preghiera Eucaristica). Nella preghiera, nel tratto fiducioso con Dio nostro Padre, discerniamo meglio dove sta la nostra forza e dove sta la nostra debolezza, perché lo Spirito viene in nostro aiuto (cfr. Rm 8,26). Il medesimo Spirito ci parla e ci immerge piano piano nei misteri divini, nei disegni di amore per gli uomini, che Dio realizza mediante la nostra disponibilità a servirlo.

Come san Paolo, durante la riunione eucaristica a Troade, anch'io continuerei a parlare con voi fino a mezzanotte (cfr. Ac 20,6ss). Avrei ancora molte cose da dire, ma che non posso dire ora. Intanto vi raccomando di leggere attentamente ciò che ho detto recentemente al clero, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, in Roma. Quel discorso allargherà l'orizzonte di questo incontro, che continuerà con altri discorsi simili, nei prossimi giorni. Che il Signore e Maria Santissima, nostra dolce Madre, vi accompagnino sempre e riempiano la vostra vita di un grande entusiasmo nel servizio della vostra altissima vocazione ecclesiale.

Continuiamo adesso la Messa, ponendo sulla tavola delle offerte il nostro desiderio di vivere la nuova vita, le nostre necessità e le nostre suppliche, le necessità e le suppliche della Chiesa e della Nazione dominicana.

Poniamo pure i lavori e i frutti della III Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano a Puebla.

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Al barrio "Los Minas" - Santo Domingo (Repubblica Dominicana)

Titolo: Vedo in voi la presenza del Signore che soffre

Testo: Amatissimi figli del quartiere "Los Minas".

Dal primo momento della preparazione del mio viaggio nel vostro paese ho messo in luogo prioritario una visita a questo quartiere, per poter incontrarmi con voi.

E ho voluto venire proprio qui perché si tratta di una zona povera, affinché abbiate l'opportunità - a maggior diritto - di essere con il Papa. Egli vede in voi una presenza più viva del Signore, che soffre nei fratelli più bisognosi, che continua a proclamare beati i poveri di spirito, quelli che patiscono per la giustizia e sono puri di cuore, lavorano per la pace, hanno compassione e mantengono la speranza in Cristo Salvatore.

Ma nell'invitarvi a coltivare questi valori spirituali ed evangelici, desidero farvi pensare alla vostra dignità di uomini e di figli di Dio. Voglio incoraggiarvi ad essere ricchi in umanità, in amore per la famiglia, in solidarietà con gli altri. Allo stesso tempo vi esorto a sviluppare sempre di più le possibilità che avete di ottenere una situazione di maggiore dignità umana e cristiana.

Ma non finisce qui il mio discorso. La vista della vostra realtà deve far pensare a tanti a quello che può essere realizzato per rimediare efficacemente alla vostra condizione.

A nome di questi nostri fratelli, chiedo a quanti possono farlo di aiutarli a vincere la loro attuale situazione, affinché, soprattutto con una migliore educazione, perfezionino le loro menti e i loro cuori, e siano artefici della loro propria elevazione e di un più proficuo inserimento nella società.

Con questo urgente appello alle coscienze, il Papa incoraggia i vostri desideri di promozione umana e benedice con grande affetto voi, i vostri figli e familiari, tutti gli abitanti del quartiere.

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Congedo da Santo Domingo (Repubblica Dominicana)

Testo: Signor Presidente.

Con profondo sentimento da parte mia, giunge il momento di lasciare questa terra amata della Repubblica Dominicana, dove la brevità della mia permanenza è stata compensata da una grande abbondanza di intensi momenti religiosi e umani.

Ho potuto ammirare alcune bellezze del Paese, fra i suoi monumenti storico-religiosi, e soprattutto ho potuto constatare con profonda soddisfazione il senso religioso e umano dei suoi abitanti.

Sono ricordi indimenticabili che mi accompagneranno e continueranno a farmi presente le belle giornate vissute in questa culla del cattolicesimo nel Nuovo Mundo.

Grazie, Signor Presidente, per le innumerevoli attenzioni che mi sono state prestate e per la sua presenza in questo momento. Grazie a tutto l'amato popolo Dominicano per la sua entusiastica accoglienza, per le sue costanti prove di amore nei confronti del Papa e per la sua fedeltà alla fede cristiana.

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Nella Cattedrale di Città del Messico (Messico)

Testo: Cari fratelli nell'Episcopato e carissimi figli.

Da appena qualche ora ho toccato per la prima volta, con profonda commozione, questa terra benedetta. E ora mi capita la fortuna di questo incontro con voi, con la Chiesa e col popolo messicano, in questo che vuol essere il giorno del Messico.

E' un incontro che ha avuto inizio con il mio arrivo in questa bellissima città; si è allargato mentre attraversavo le strade e le piazze, si è intensificato al mio ingresso in questa Cattedrale. Ma è proprio qui, nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico, ch'esso trova il suo culmine.

Poniamo questo incontro sotto la protezione della Madre di Dio, la Vergine di Guadalupe, che il popolo messicano ama con la più profonda devozione.

A voi tutti, Vescovi di questa Chiesa; a voi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, membri degli Istituti secolari, laici dei movimenti cattolici e di apostolato; a voi bambini, giovani, adulti, anziani; a voi tutti, messicani, che possedete uno splendido passato di amore a Cristo, pur in mezzo alle prove; a voi che portate nel profondo del cuore la devozione alla Vergine di Guadalupe, il Papa vuole parlare proprio a voi di qualche cosa che è, e deve essere sempre più, una vostra essenza cristiana e mariana: la fedeltà alla Chiesa.

Fra tanti titoli attribuiti alla Vergine durante i secoli dall'amore filiale dei cristiani, ve ne è uno di significato molto profondo: Vergine fedele, la "Virgo fidelis"! Che significato ha questa fedeltà di Maria? Quali sono le dimensioni di questa fedeltà? La prima dimensione si chiama ricerca. Maria fu fedele anzitutto quando, con amore, si mise a cercare il senso profondo del disegno di Dio in lei e per il mondo. "Quomodo fiet?" (Come avverrà questo?), chiedeva Maria all'Angelo dell'Annunciazione. Già nell'Antico Testamento il senso di questa ricerca si traduce in una espressione di rara bellezza e di straordinario contenuto spirituale: "cercare il volto del Signore". Non ci sarà fedeltà se non ci sara nella radice questa ardente, paziente e generosa ricerca; se non si troverà nel cuore dell'uomo una domanda, per la quale solo Dio offre risposta, dico meglio, per la quale solo Dio è la risposta.

La seconda dimensione della fedeltà si chiama accoglienza, accettazione.

Il "quomodo fiet?", sulle labbra di Maria, si trasforma in un "fiat". Che ciò avvenga, sono pronto, accetto: questo è il momento cruciale della fedeltà, momento nel quale l'uomo percepisce che mai comprenderà totalmente il come; che ci sono nel disegno di Dio più zone di mistero che di evidenza; che l'uomo, per quanto si sforzi, mai riuscirà a capirlo totalmente. A questo punto, l'uomo accetta il mistero, gli dà un luogo nel suo cuore, così come "Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19 cfr. Lc 2,51). E' il momento nel quale l'uomo si abbandona al mistero, non con la rassegnazione di qualcuno che capitola di fronte a un enigma, o a un assurdo, ma piuttosto con la disponibilità di chi si apre per essere abitato da qualcosa - da Qualcuno! - più grande del proprio cuore.

Questa accettazione si compie definitivamente attraverso la fede, che è appunto l'adesione di tutto l'essere al mistero che si rivela.

La terza dimensione della fedeltà è la coerenza. Vivere in accordo con quanto si crede. Ordinare la propria vita con l'oggetto della propria adesione.

Accettare piuttosto incomprensioni e persecuzioni, ma non permettere mai dissociazioni tra ciò che si vive e ciò che si crede: questo è la coerenza. Qui si trova forse il nucleo più intimo della fedeltà.

Ma ogni fedeltà deve passare per la prova più esigente: quella della perseveranza. Perciò la quarta dimensione della fedeltà è la costanza. E' facile esser coerente per un giorno o per alcuni giorni. E' difficile e importante esser coerente per tutta la vita. E' facile esser coerente nell'ora dell'entusiasmo, è difficile esserlo nell'ora della tribolazione. Perciò può chiamarsi fedeltà solo una coerenza che dura per tutta la lunghezza della vita. Il "fiat" di Maria nell'Annunciazione ritrova la sua pienezza nel "fiat" silenzioso ch'essa ripete ai piedi della Croce. Esser fedele significa non tradire nelle tenebre ciò che si è accettato in pubblico.

Fra tutti gli insegnamenti che la Vergine dà ai suoi figli del Messico, forse proprio il più bello e il più importante è questa lezione di fedeltà: è questa fedeltà che il Papa si compiace di scoprire e che attende dal popolo messicano.

Nella mia patria si suol dire: "Polonia sempre fidelis". Voglio poter dire ugualmente: "Messico semper fidelis", sempre fedele! Di fatto la storia religiosa di questa Nazione è una storia di fedeltà; fedeltà ai semi di fede seminati dai primi missionari; fedeltà a una religiosità semplice ma radicata, sincera fino al sacrificio; fedeltà alla devozione mariana; fedeltà esemplare al Papa. Non era per me necessario venire fino al Messico per conoscere questa fedeltà al Vicario di Cristo, perché già da molto tempo lo sapevo; pero ringrazio il Signore di poterla sperimentare nel fervore della vostra accoglienza.

In quest'ora solenne vorrei invitarvi a consolidare questa fedeltà, a irrobustirla. Vorrei invitarvi a tradurla in una intelligente e forte fedeltà alla Chiesa oggi. Quali saranno le dimensioni di questa fedeltà se non le medesime della fedeltà di Maria? Il Papa che vi visita, si aspetta da voi un generoso e nobile sforzo per conoscere sempre meglio la Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha voluto esser soprattutto un Concilio sulla Chiesa. Prendete nelle vostre mani i documenti conciliari, specialmente la "Lumen Gentium", studiateli con amorosa attenzione, con spirito di preghiera, per scoprire ciò che lo Spirito ha voluto dire sulla Chiesa. così potrete rendervi conto che non vi è - come alcuni pretendono - una "nuova chiesa", diversa od opposta alla "vecchia chiesa", bensì che il Concilio ha voluto rivelare con maggiore chiarezza l'unica Chiesa di Gesù Cristo, con aspetti nuovi, ma sempre la stessa nella sua essenza.

Inoltre il Papa si attende da voi una leale accettazione della Chiesa.

Non sarebbero fedeli in questo senso coloro che rimanessero troppo attaccati ad aspetti accidentali della Chiesa, validi nel passato ma oggi superati. Ma non sarebbero neppure fedeli coloro che, in nome di un profetismo poco illuminato, si gettassero all'avventurosa ed utopica costruzione di una Chiesa cosiddetta del futuro, disincarnata da quella presente. Dobbiamo rimaner fedeli alla Chiesa che, nata una volta per sempre dal disegno di Dio, dalla Croce, dal sepolcro aperto del Risorto e dalla grazia della Pentecoste, nasce di nuovo ogni giorno, non dal popolo o da altre categorie razionali, bensì dalle medesime fonti dalle quali nacque alla sua origine. Essa nasce oggi per costruire con tutte le genti un popolo desideroso di crescere nella fede, nella speranza, nell'amore fraterno.

Il Papa da voi attende anche la piena coerenza della vostra vita con la vostra appartenenza alla Chiesa. Questa coerenza significa avere coscienza della propria identità di cattolici e di manifestarla, con totale rispetto, ma anche senza tentennamenti e timori. La Chiesa oggi ha bisogno di cristiani disposti a dare chiara testimonianza della propria condizione, e che assumano la propria parte nella missione della Chiesa nel mondo, come fermento di religiosità, di giustizia, di promozione della dignità dell'uomo, in tutti gli ambienti sociali, cercando di dare al mondo un supplemento di anima, perché risulti un mondo più umano e fraterno, dal quale si guardi verso Dio.

Il Papa spera ugualmente che la vostra coerenza non sia effimera, ma costante e perseverante. Appartenere alla Chiesa, vivere nella Chiesa, essere Chiesa, è oggi qualcosa di molto esigente. Talvolta non costa tanto la persecuzione chiara e diretta, ma può costar molto il disprezzo, l'indifferenza, l'emarginazione. Inoltre è facile e frequente il pericolo della paura, della stanchezza, della insicurezza. Non lasciatevi vincere da queste tentazioni.

Non permettete che per qualcuno di questi sentimenti debba venir meno il vigore e l'energia spirituale del vostro "essere Chiesa", questa grazia che bisogna chiedere e che bisogna esser pronti a ricevere con grande povertà interiore, e che bisogna esser pronti a rivivere ogni giorno, e sempre con maggior fervore e con maggiore intensità.

Cari fratelli e figli: in questa Eucaristia che sigilla un incontro del Servo dei servi di Dio con l'anima e la coscienza del popolo messicano, il nuovo Papa cercherà di raccogliere dalle vostre labbra, dalle vostre mani, e dalle vostre vite, un impegno solenne, per offrirlo al Signore. Impegno delle anime consacrate, dei bambini, giovani, adulti e anziani, di gente colta e di gente semplice, di uomini e donne, di tutti: l'impegno della fedeltà a Cristo, alla Chiesa di oggi. Mettiamo sull'altare questa intenzione e questo impegno.

La Vergine fedele, la Madre di Guadalupe, dalla quale impariamo a conoscere il disegno di Dio, la sua promessa e la sua alleanza, ci aiuti con la sua intercessione a rendere fermo questo impegno e adempierlo sino alla fine della nostra vita, fino al giorno in cui la voce del Signore ci dirà: "Vieni, servo buono e fedele; entra nella gioia del tuo Signore" (Mt 25,21 Mt 25,23).

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Ai fedeli messicani - Città del Messico (Messico)

Titolo: Parole di saluto

Testo: Amatissimi figli.

Dopo aver ricevuto il saluto di benvenuto del Signor Cardinale José Salazar e del Signor Arcivescovo di questa città, Monsignor Ernesto Corripio, ho appena concluso la celebrazione della mia prima Messa in terra messicana, offerta in questa Cattedrale Metropolitana.

Sono molto contento di trovarmi qui con voi e saluto tutti e ciascuno, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi, la persone adulte, i padri e le madri di famiglia. Ma il mio saluto giunga specialmente cordiale ai giovani, ai bambini, agli anziani e ai malati.

Sappiate che il Papa ha pregato durante la Messa per tutte le vostre intenzioni, chiedendo al Signore che vi conduca per il cammino della rettitudine morale, dell'amore a Cristo e alla Chiesa, che vi dia consolazione se avete qualche motivo di tristezza e di dolore, e vi conceda di vivere con autenticità la vostra vita cristiana.

Soprattutto in questi giorni in cui saremo vicini, pregate anche voi per il Papa e per la Chiesa. E imploriamo con fervore la Vergine di Guadalupe che ci aiuti nel nostro cammino e sia la nostra guida verso suo Figlio e fratello nostro, Gesù.

A tutti voi il Papa dà con grande affetto la sua benedizione.

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Al Corpo Diplomatico - Città del Messico (Messico)

Titolo: Rispettare i diritti dell'uomo

Testo: Eccellenze, Illustrissimi membri del Corpo Diplomatico.

Mi piace veramente che in mezzo ad un programma così fitto della mia visita al Messico, ci sia questo incontro di saluto ad un gruppo così distinto di persone come è il Corpo Diplomatico accreditato in questa Città del Messico.

Sono molte le occasioni nelle quali la Santa Sede ha dimostrato la sua alta stima e apprezzamento per la funzione dei Rappresentanti diplomatici. L'ho fatto anch'io all'inizio del mio pontificato. E ripeto volentieri oggi davanti a voi la mia positiva valutazione di questo nobile compito, quando è messo al servizio della grande causa della pace, dell'intesa fra le nazioni, dell'avvicinamento tra i popoli e di uno scambio mutuamente proficuo in tanti campi dell'interdipendenza nella comunità internazionale.

Voi e io, Signori, abbiamo anche una preoccupazione comune: il bene dell'umanità e l'avvenire dei popoli e di tutti gli uomini. Se la vostra missione è in primo luogo la difesa e la promozione dei legittimi interessi delle vostre rispettive nazioni, l'interdipendenza ineludibile che vincola ogni giorno di più tutti i popoli del mondo, invito tutti i diplomatici a farsi, con spirito sempre nuovo ed originale, artefici della comprensione tra i popoli, della sicurezza internazionale e della pace tra le nazioni.

Voi sapete molto bene che tutte le società umane, nazionali e internazionali, saranno giudicate in questo campo della pace per l'apporto che avranno dato allo sviluppo dell'uomo e al rispetto dei suoi diritti fondamentali.

Se la società deve garantire in primo luogo l'esercizio di un autentico diritto all'esistenza e a un'esistenza degna, non potrà essere separata da questo diritto un'altra esigenza ugualmente fondamentale, che potremmo chiamare il diritto alla pace e alla sicurezza.

Infatti, ogni essere umano aspira alle condizioni della pace che permetteranno uno sviluppo armonioso delle generazioni future, al riparo dal flagello terribile che sarà sempre la guerra, al riparo dal ricorso alla forza o ad altra forma di violenza.

Garantire la pace a tutti gli abitanti del nostro pianeta vuol dire cercare, con tutta la generosità e la dedizione, con tutto il dinamismo e la perseveranza di cui sono capaci gli uomini di buona volontà, tutti i mezzi concreti atti a promuovere le relazioni pacifiche e fraterne, non solo sul piano internazionale, ma anche sul piano dei diversi continenti e regioni, nei quali sarà alle volte più facile conseguire risultati, che, non per essere limitati, saranno meno importanti. Le realizzazioni di pace sul piano regionale costituiranno in effetti un esempio e un invito per l'intera comunità internazionale.

Vorrei esortare ciascuno di voi e, attraverso di voi, tutti i responsabili delle nazioni che rappresentate, ad eliminare il timore e la sfiducia, e a sostituirla con la mutua fiducia, con la vigilanza accogliente e con la collaborazione fraterna. Questo nuovo clima nei rapporti fra le nazioni renderà possibile la scoperta di zone d'intesa spesso insospettate.

Permettete al Papa, a questo umile pellegrino della pace che sono io, di riproporre alla vostra attenzione l'appello che feci a tutti i responsabili della sorte delle nazioni nel mio messaggio per la giornata della pace: non esitate ad impegnarvi personalmente per la pace con gesti di pace, ciascuno nel proprio ambito e nella propria sfera di responsabilità. Date vita a gesti nuovi e audaci che siano manifestazioni di rispetto, di fraternità, di fiducia e di accoglienza.

Per mezzo di questi gesti impegnerete tutte le vostre capacità personali e professionali al servizio della grande causa della pace. E vi prometto che, nel cammino della pace, troverete sempre Dio che vi accompagna.

Nel contesto di questo appello, vorrei parteciparvi un desiderio particolare. Mi riferisco al numero crescente di rifugiati in tutto il mondo e alla situazione tragica in cui si trovano i rifugiati nel sud-est asiatico.

Esposti non soltanto ai rischi di un viaggio non senza pericoli, ma anche al rifiuto della loro richiesta di asilo o a una lunga attesa prima di ricevere la possibilità di cominciare una nuova vita in un paese disposto ad accoglierli. La soluzione di questo tragico problema è responsabilità di tutte le nazioni, e desidero che le organizzazioni internazionali competenti possano contare sulla comprensione e sull'aiuto dei paesi di tutti i continenti, soprattutto di un continente come l'America Latina che ha fatto sempre onore alla sua tradizione secolare di ospitalità, per affrontare apertamente questo problema umanitario.

Permettetemi dunque di incoraggiarvi in questo compito, coscienti come siete del profondo senso di etica professionale che deve accompagnare questo servizio sacrificato, spesso incompreso alla società.

Perché Dio benedica i vostri sforzi, le vostre persone e famiglie, invoco la protezione dell'Onnipotente.

Data: 1979-01-26

Data estesa: Venerdì 26 Gennaio 1979.





Nella Basilica di Guadalupe - Messico

Titolo: Salve, Madre del Messico, Madre dell'America Latina

Testo:

1. Ave Maria! E' motivo, per me, di grande gioia, cari fratelli nell'Episcopato e amatissimi figli, il fatto che i primi passi del mio pellegrinaggio, quale successore di Paolo VI e di Giovanni Paolo I, m'abbiano condotto proprio qui. Mi conducono a te, Maria, in questo Santuario del popolo messicano e di tutta l'America Latina, ove da tanti secoli si manifesta la tua maternità.

Ave, Maria! Pronuncio con grande amore e rispetto queste parole, così semplici e pur tanto meravigliose. Nessuno, mai, potrà porgerti un saluto più stupendo di quello che già ti rivolse un giorno l'Arcangelo Gabriele, nel momento dell'Annunciazione.

"Ave, Maria, gratia plena, Dominus Tecum". Ripeto queste parole che, nel mondo intero, tanti cuori custodiscono e tante labbra pronunciano. Noi, qui presenti, le ripetiamo insieme, consapevoli che si tratta delle parole, precisamente, con le quali Dio stesso, per il tramite del suo messaggero, ha salutato te, la Donna promessa nell'Eden, scelta fin dall'eternità per essere la Madre del Verbo, Madre della divina Sapienza, Madre del Figlio di Dio.

Salve, Madre di Dio!

2. Tuo Figlio, Gesù Cristo, è nostro Redentore e Signore. E' nostro Maestro. Tutti noi, qui riuniti, siamo suoi discepoli. Siamo i successori degli Apostoli, di coloro ai quali il Signore ha ingiunto: "Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20).

Noi, oggi qui riuniti, il successore di Pietro e i successori degli Apostoli, possiamo attestare che tali parole hanno avuto, su questa terra, meraviglioso compimento.

In effetti, l'opera evangelizzatrice del Nuovo Mondo, iniziatasi nel

1492, reco la fede al Messico appena una ventina d'anni più tardi. Di poco posteriore è la creazione della prima sede arcivescovile, retta da Giovanni da Zumarraga, cui fan seguito altre figure di evangelizzatori i quali dilateranno il cristianesimo verso più ampi orizzonti.

Altre epopee religiose, non meno ricche di gloria, hanno scritto nell'emisfero meridionale uomini della levatura di un san Toribio da Mogrovejo, e molti altri ancora, che pure meriterebbero di essere qui ricordati.

La fede ando propagandosi sempre più, tanto che, alla fine del primo secolo di evangelizzazione, si potevano contare oltre 70 sedi vescovili, con quattro milioni di cristiani. Impresa singolare, che si protrarrà a lungo, tanto che oggi, dopo cinque secoli di evangelizzazione, giunge ad abbracciare quasi la metà dell'intera Chiesa Cattolica, la quale, radicata nella cultura del popolo latinoamericano, è entrata a far parte della sua stessa identità.

Mentre su queste terre si andava attuando il mandato di Cristo, e con la grazia del Battesimo si moltiplicavano i figli dell'adozione divina, ecco apparire la Madre.

In effetti, a te, Maria, il Figlio di Dio e Figlio tuo, dall'alto della croce, ha indicato un uomo, esclamando: "Ecco il tuo figlio" (Jn 19,26). In quell'uomo, egli affidava a te ogni altro uomo, affidava a te ciascuno di noi. E tu, che nel momento dell'Annunciazione hai riassunto nelle semplici parole: "Eccomi, sono l'ancella del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38) l'intero programma della tua vita, tu abbracci tutti, a tutti ti accosti, cerchi tutti maternamente. Trova, così, compimento quanto è stato dichiarato nell'ultimo Concilio, riguardo alla tua presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa.

Perseveri in modo meraviglioso nel mistero di Cristo, tuo Figlio unigenito, perché tu sei sempre e ovunque vi siano uomini suoi fratelli, ovunque sia la Chiesa.


2a. I primi missionari, infatti, giunti in America, provenienti da regioni di antica tradizione mariana, insieme ai rudimenti della fede cristiana vanno insegnando l'amore a te, Madre di Gesù e di tutti gli uomini. E, da quando l'indio Giovanni Diego parlo della dolce Signora del Tepeyac, tu, Madre di Guadalupe, sei entrata in maniera decisiva nella vita cristiana del popolo messicano.

Né meno presente sei stata in altri luoghi, dove i tuoi figli ti invocano con teneri nomi, quali nostra Signora dell'Altagracia, dell'Aparecida, di Lujan e altri ancora, altrettanto affettuosi, con cui in ogni nazione, perfino in ogni lembo di terra, i popoli latino-americani ti esprimono la loro devozione più profonda, mentre tu li proteggi nel loro pellegrinaggio di fede.

Salve, Madre di Dio Il Papa, che proviene da un Paese nel quale le tue immagini - una specialmente, quella di Jasna Gora - sono pure segno della tua presenza nella vita della nazione, lungo la sua difficile storia, è particolarmente sensibile a questo segno della tua presenza qui, nella vita del Popolo di Dio nel Messico, nella sua storia, anch'essa non facile, e a volte perfino drammatica.

Ma tu sei presente altresi nella vita di tanti altri popoli e nazioni dell'America Latina, presidio e guida non solo nel loro passato remoto e recente, ma anche nel momento attuale, con le sue incertezze e le sue ombre.

Il Papa sente, nell'intimo del suo cuore, quali vincoli speciali leghino te a questo popolo, e questo popolo a te; questo popolo, che affettuosamente ti chiama "la Morenita". Questo popolo e di riflesso tutto questo immenso Continente vive la sua unità spirituale in virtù della tua maternità: tu sei una Madre che, col suo amore, crea, conserva e rinforza l'unione tra i suoi figli.

Salve, Madre del Messico! Madre dell'America Latina!

3. Noi ci troviamo qui, in quest'ora insolita e stupenda della storia del mondo.

Siamo giunti qui, consapevoli di trovarci in un momento cruciale.

Con questa riunione di Vescovi, desideriamo ricollegarci alla precedente Conferenza dell'Episcopato Latino-americano, tenutasi, or sono dieci anni, a Medellin, in concomitanza col Congresso Eucaristico di Bogota, e alla quale ha partecipato Papa Paolo VI, di imperitura memoria. Siamo qui venuti, non tanto per riprendere in esame, dopo dieci anni, lo stesso problema, quanto per studiarlo in una nuova prospettiva, in un luogo e in un momento storico nuovi.

Come punto di partenza, intendiamo prendere quanto è contenuto nei documenti e nelle risoluzioni di quella Conferenza. Ma vogliamo anche, in base alle esperienze di questi dieci anni, allo sviluppo del pensiero e alla luce delle esperienze di tutta la Chiesa, compiere un giusto e necessario passo in avanti.

La Conferenza di Medellin si è tenuta poco dopo la chiusura del Vaticano II, il Concilio del nostro secolo, allo scopo di riprenderne le impostazioni e i contenuti essenziali, per poi applicarli e farne forza orientatrice nella situazione concreta della Chiesa Latino-americana.

Senza il Concilio, non sarebbe stata possibile la riunione di Medellin, la quale ha voluto essere un impulso di rinnovamento pastorale, un nuovo "spirito" di fronte al futuro, in piena fedeltà ecclesiale nell'interpretazione dei segni dei tempi in America Latina.

L'intento evangelizzatore era ben chiaro e si manifesta nei sedici temi affrontati riuniti poi in tre grandi capitoli fra loro complementari: promozione umana, evangelizzazione e crescita nella fede, Chiesa visibile e sue strutture.

Con la sua opzione per l'uomo latino-americano visto nella sua integrità, col suo amore preferenziale ma non esclusivo per i poveri, col suo incoraggiamento ad una liberazione integrale degli uomini e dei popoli, Medellin, la Chiesa colà presente, fu un appello di speranza verso mete più cristiane e più umane.

Aiutaci ad insegnare la verità Ma dieci anni sono trascorsi e in questo tempo si sono sentite interpretazioni, a volte contraddittorie, non sempre corrette, non sempre benevole nei riguardi della Chiesa. La Chiesa, perciò, cerca le vie che le consentano di comprendere più profondamente e di compiere con maggiore impegno la missione affidatale da Cristo Gesù.

Grande importanza hanno avuto, in proposito, le sessioni del Sinodo dei Vescovi svoltesi nel corso di questi anni, soprattutto quella del 1974, centrata appunto sull'Evangelizzazione, e le cui conclusioni ha poi fatte proprie, in forma viva e stimolante, l'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" di Paolo VI.

Questo è il tema che poniamo oggi sul nostro tavolo di lavoro, proponendoci di studiare "L'evangelizzazione oggi e nel futuro dell'America Latina".

Trovandoci in questo santo luogo per dare inizio ai nostri lavori, si presenta ai nostri occhi il Cenacolo di Gerusalemme, luogo dell'istituzione dell'Eucaristia. Allo stesso Cenacolo fecero ritorno gli Apostoli dopo l'Ascensione del Signore, per potere, uniti in preghiera con Maria, la Madre di Cristo, preparare i loro cuori a ricevere lo Spirito Santo, nel momento in cui nasceva la Chiesa.

Noi pure veniamo qui a tale scopo, noi pure attendiamo la discesa dello Spirito Santo, che ci indichi le vie dell'evangelizzazione, per le quali la Chiesa deve continuare e rinascere nel nostro grande Continente.

Noi pure, oggi, e nei prossimi giorni, desideriamo perseverare nella preghiera con Maria, Madre del nostro Signore e Maestro: con te, Madre della speranza, Madre di Guadalupe.4. Permetti dunque che, in questo momento solenne, io, Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Papa, e i miei fratelli nell'episcopato, che rappresentano la Chiesa del Messico e di tutta l'America Latina, affidiamo e offriamo a te, ancella del Signore, tutto il patrimonio del Vangelo, della croce, della risurrezione, di cui noi tutti siamo testimoni, apostoli, maestri e Vescovi.

Oh Madre! Aiutaci ad essere fedeli dispensatori dei grandi misteri di Dio. Aiutaci ad insegnare la verità che tuo Figlio ha annunciato, e ad estendere l'amore, che è il principale comandamento e il primo frutto dello Spirito Santo.

Aiutaci a confermare nella fede i nostri fratelli, aiutaci a diffondere la speranza nella vita eterna. Aiutaci a custodire i grandi tesori racchiusi nelle anime del popolo di Dio, che ci è stato affidato.

Regina della pace Ti offriamo tutto questo popolo di Dio. Ti offriamo la Chiesa del Messico e di tutto il Continente. Te l'offriamo come cosa tua. Tu, che hai toccato nell'intimo i cuori dei tuoi fedeli attraverso il segno della tua presenza, la tua immagine nel Santuario di Guadalupe, fa' di questi cuori la tua dimora, anche in futuro. Che tu sia come uno di essa nelle nostre famiglie, nelle parrocchie, nelle missioni, nelle diocesi, in mezzo a tutti i popoli.

E fa' questo per mezzo della Santa Chiesa, la quale, imitando te, Madre, desidera essere a sua volta una buona Madre, assistere le anime in tutte le loro necessità, annunciando il Vangelo, amministrando i Sacramenti, salvaguardando la vita delle famiglie mediante il Sacramento del matrimonio, riunendo tutti nella comunità eucaristica per mezzo del santo Sacramento dell'Altare, accompagnando tutti amorosamente dalla culla al passo verso l'eternità.

O Madre! Suscita nelle giovani generazioni la disponibilità al servizio esclusivo di Dio. Implora per noi numerose vocazioni locali al sacerdozio e alla vita religiosa.

O Madre! Corrobora la fede di tutti i nostri fratelli e sorelle del laicato, affinché, in ogni campo della vita sociale, professionale, culturale e politica, operino secondo la verità e la legge che tuo Figlio ha proclamato all'umanità, per condurre tutti alla salvezza eterna e per rendere, in pari tempo, la vita sulla terra più umana, più degna dell'uomo.

La Chiesa, che opera nelle nazioni americane, la Chiesa in Messico, vuole, con tutte le sue forze, servire questa causa sublime con rinnovato spirito missionario.

O Madre! Fa' che sappiamo servirla secondo verità e giustizia. Fa' che noi stessi abbiamo a seguire questa via e a condurre anche gli altri, senza mai deviare, né far deviare, per sentieri tortuosi.

Ti offriamo e ti affidiamo tutti costoro, e quanto è oggetto della nostra responsabilità pastorale, confidando che tu sia sempre con noi e ci aiuti a realizzare quello che tuo Figlio ci ha comandato (cfr. Jn 2,5).

Con illimitata fiducia in te, io, Giovanni Paolo II e tutti i miei fratelli nell'Episcopato del Messico e dell'America Latina, vogliamo associarti con vincoli ancora più stretti al nostro ministero, alla Chiesa e alla vita delle nostre Nazioni.

Desideriamo mettere nelle tue mani tutto il nostro avvenire, e quello dell'evangelizzazione nell'America Latina.

Regina degli Apostoli! Accetta la nostra sollecitudine a servire senza riserve la causa del tuo Figlio, la causa del Vangelo e quella della pace, fondata sulla giustizia e sull'amore tra gli uomini e tra i popoli.

Regina della pace! Salva le nazioni e i popoli di tutto il Continente, che in te tanto confidano; salvali dalle guerre, dall'odio e dalla sovversione.

Fa' che tutti, governanti e sudditi, imparino a vivere in pace, si educhino alla pace, facciano quanto esige la giustizia e il rispetto dei diritti di ogni uomo, affinché si consolidi la pace.

Accetta questo nostro slancio fiducioso, o Serva del Signore. La tua materna presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa si converta in fonte di gioia e di libertà per ciascuno e per tutti; fonte di quella libertà per cui "Cristo ci ha liberati" (Ga 5,1); fonte, infine, di quella pace che il mondo non può dare, ma che solo da Cristo procede (cfr. Jn 14,27).

Finalmente, o Madre, ricordando e confermando il gesto già compiuto dai miei predecessori Benedetto XIV e Pio X, i quali ti hanno proclamata patrona del Messico e di tutta l'America Latina, ti presento, a nome di tutti i tuoi figli messicani e latino-americani, un diadema, affinché tu li tenga sotto la tua protezione, li custodisca nella concordia e nella fedeltà a Cristo tuo Figlio.

Amen.

Data: 1979-01-27

Data estesa: Sabato 27 Gennaio 1979.






GPII 1979 Insegnamenti - Al Corpo Diplomatico - Santo Domingo (Repubblica Dominicana)