GP2 Discorsi 2005 25

IOANNES PAULUS II


                                                                        Marzo 2005

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DELLA VEGLIA DI PREGHIERA


DEGLI UNIVERSITARI


Carissimi giovani universitari!


1. A tutti voi, riuniti nell’Aula Paolo VI per una veglia mariana, rivolgo il mio cordiale saluto. Non posso essere presente in mezzo a voi, ma vi sono ugualmente vicino con l’affetto e la preghiera.

Estendo il mio saluto ai vostri coetanei che, in occasione della III Giornata europea degli universitari, partecipano all’incontro mediante speciali collegamenti televisivi. Bari in Italia, e poi Berlino, Bucarest, Lisbona, Zagabria, Londra, Tirana, Madrid, Kiev: l’Europa è idealmente coinvolta in questo importante momento di preghiera e di riflessione in preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo proprio nel cuore del Continente europeo, a Colonia.

2. Sono lieto che, come studenti, abbiate voluto offrire il vostro specifico contributo alla preparazione di così significativo appuntamento della gioventù mondiale con questa vostra riunione, che ha come tema: "La ricerca intellettuale come via per incontrare Cristo". Non c’è contraddizione tra la fede e la ragione. Lo dimostra pure l’esperienza dei santi Magi, che giunsero a Betlemme utilizzando entrambe queste dimensioni dello spirito umano: l’intelligenza, che scruta i segni, la fede che conduce ad adorare il mistero. Per affrontare il lungo e faticoso viaggio alla ricerca del Messia non bastava la ragione, ci voleva anche la fede nel segno della stella per arrivare alla meta. La speranza e l’ardente desiderio dei Magi non furono vani. A Betlemme cercarono il Bambino Gesù e, una volta giunti dinanzi a Lui, l’intelligenza ebbe bisogno della fede per riconoscere in quell’umile Figlio dell’uomo l’atteso Messia preannunciato dai profeti lungo l’Antico Testamento.

3. Carissimi giovani, siate sempre animati dall’anelito di scoprire la verità della vostra esistenza. La fede e la ragione siano le due ali che vi conducono verso Cristo, verità di Dio e verità dell’uomo. In Lui troverete la pace e la gioia. Sia Cristo il centro dell’intera vostra esistenza. E’ questo il mio più sincero auspicio, che formulo di cuore per tutti, accompagnandolo con l’assicurazione della preghiera.

In questo primo sabato del mese vi affido, in modo speciale, alla guida materna di Maria Santissima: sia Lei ad insegnarvi come seguire fedelmente Gesù fino alla Croce e sperimentare la gioia della Risurrezione.

26 Con questi sentimenti, vi benedico tutti. Buona Pasqua e buon cammino verso Colonia!

Dal Policlinico Gemelli, 5 Marzo 2005

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CORSO PROMOSSO


DALLA PENITENZIERIA APOSTOLICA




Carissimi Fratelli!

1. Con grande gioia rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, che partecipate al Corso sul Foro interno, organizzato dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica. Uno speciale saluto va al Signor Cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, ai suoi Collaboratori, come pure ai Penitenziari delle Basiliche dell’Urbe che svolgono un servizio quanto mai prezioso ed importante.

Il Corso sul Foro interno riscuote interesse fra i giovani sacerdoti alunni delle Università e Atenei Pontifici e costituisce un appuntamento formativo di notevole interesse, che pone in luce la necessità di un continuo aggiornamento teologico, pastorale e spirituale dei presbiteri, ai quali è "affidato il ministero della riconciliazione" (cfr 2Co 5,18).

2. Aiutano a meglio comprendere il valore di questo singolare ministero sacerdotale le pagine evangeliche proposte alla nostra attenzione dalla liturgia, in questo tempo di Quaresima. Esse mostrano il Salvatore mentre converte la Samaritana ed è per lei fonte di gioia; guarisce il cieco nato e diventa per lui sorgente di luce; risuscita Lazzaro, e si manifesta come vita e risurrezione che vince la morte, conseguenza del peccato. Il suo sguardo penetrante, la sua parola e il suo giudizio di amore illuminano la coscienza di quanti incontra, provocando in loro conversione e rinnovamento profondo.

Viviamo in una società che sembra spesso aver smarrito il senso di Dio e del peccato. Più urgente si fa, pertanto, in questo contesto, l’invito di Cristo alla conversione, che presuppone la consapevole confessione dei propri peccati e la relativa domanda di perdono e di salvezza. Il sacerdote, nell’esercizio del suo ministero, sa di agire "nella persona di Cristo e sotto l’azione dello Spirito Santo", e per questo deve nutrire in sé gli stessi sentimenti di Lui, aumentare in se stesso la carità di Gesù maestro e pastore, medico delle anime e dei corpi, guida spirituale, giudice giusto e misericordioso.

3. Nella tradizione della Chiesa la riconciliazione sacramentale è sempre stata considerata in stretta relazione con il banchetto sacrificale dell’Eucaristia, memoriale della nostra redenzione. In quest’anno, particolarmente dedicato al Mistero eucaristico, mi pare quanto mai utile richiamare la vostra attenzione sul vitale rapporto esistente tra questi due Sacramenti.

Già nelle prime comunità cristiane si avvertiva la necessità di prepararsi con una degna condotta di vita a celebrare la frazione del pane eucaristico, che è "comunione" con il corpo ed il sangue del Signore, e "comunione" (koinonia) con i credenti che formano un solo corpo, perché nutriti dello stesso corpo di Cristo (cfr 1Co 10 1Co 16-17).

Quanto utile è ricordare le esortazioni di Paolo ai fedeli di Corinto, i quali prendevano alla leggera la celebrazione della "cena eucaristica", non attenti al senso profondo del memoriale della morte del Signore e alle sue esigenze di comunione fraterna (cfr 1Co 11,17 ss.)! Le sue parole di grande severità ammoniscono anche noi ad accostarci all’Eucaristia con autentici atteggiamenti di fede e di amore (cfr ibid., 11,27-29).

Nel rito della Santa Messa molti elementi sottolineano quest’esigenza di purificazione e di conversione: dall’atto penitenziale iniziale alle preghiere per ottenere il perdono, dal segno della pace, alle preghiere che i sacerdoti e i fedeli recitano prima della comunione. Solo chi ha sincera coscienza di non aver commesso un peccato mortale può ricevere il corpo di Cristo. Lo dice chiaramente il Concilio di Trento quando afferma che "nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto possa ritenersi contrito, si accosti alla santa Eucaristia senza avere premesso la confessione sacramentale" (Sessione XIII, cap. 7; DS 1646-1647). E questo continua ad essere l’insegnamento della Chiesa anche oggi (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1385, Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1385, e Lett. ap. Ecclesia de Eucharistia, nn. 36-37).

27 4. Carissimi fratelli, siate solleciti nel celebrare voi stessi il Mistero eucaristico con purezza di cuore e amore sincero. Il Signore ci ammonisce a non diventare tralci recisi dalla vite. Con chiarezza e semplicità predicate la retta dottrina circa la necessità del sacramento della Riconciliazione per accostarsi alla comunione, quando si è consapevoli di non essere nella grazia di Dio. Al tempo stesso incoraggiate i fedeli a ricevere il corpo e il sangue di Cristo per essere purificati dai peccati veniali e dalle imperfezioni, in modo che le Celebrazioni eucaristiche risultino gradite a Dio e ci associno all’offerta della Vittima santa ed immacolata, con il cuore contrito ed umiliato, confidente e riconciliato. Siate per tutti ministri assidui, disponibili e competenti del sacramento della Riconciliazione, vere immagini del Cristo, santo e misericordioso.

Maria, Madre di misericordia, aiuti voi e tutti i sacerdoti ad essere "strumenti" docili della misericordia e della santità di Dio. Renda ogni presbitero consapevole dell’alta missione che è chiamato a compiere con purezza di cuore e docilità all’azione dello Spirito Santo, per riversare sul mondo, con la fantasia e l’ardore della carità, il dono che egli stesso sull’altare riceve.

Con tali sentimenti, tutti di cuore vi benedico.

Dal Policlinico Gemelli, 8 Marzo 2005

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


A SUA ALTEZZA REALE LA PRINCIPESSA


KHÉTÉVANE BAGRATION DE MOUKHRANI


AMBASCIATORE DELLA GEORGIA PRESSO LA SANTA SEDE




Altezza!

1. Le faccio pervenire un saluto cordiale, nel momento in cui Ella presenta le Lettere con le quali è stata nominata Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Georgia presso la Santa Sede. Mi spiace molto che non mi sia possibile, a causa della mia convalescenza, riceverLa personalmente, per formulare i migliori voti nel momento in cui si accinge ad iniziare la Sua missione. Le chiedo di far giungere il mio augurio al Signor Presidente Mikhail Saakashvili, unitamente all'assicurazione della mia preghiera per la prosperità e la pace dell'intera Nazione georgiana.

In questa occasione mi è gradito ricordare l'omaggio, che ho rivolto all'inizio stesso della Visita pastorale compiuta nel Suo Paese nel 1999, al ricco patrimonio cristiano della Georgia. Esprimo la mia ferma convinzione che i valori spirituali e culturali, presenti nella tradizione del Popolo georgiano, non mancheranno di svolgere un ruolo importante nel promuovere una nuova fioritura di civiltà sulle radici del passato cristiano della Georgia e nel favorire il consolidamento di una società degna della vostra nobile Nazione (cfr Tbilisi, Discorso all'arrivo, 8 novembre 1999).

2. La Georgia, da quando ha intrapreso la strada dell'indipendenza e della ricostruzione nazionale, ha dovuto affrontare molte e spesso durissime sfide, che hanno messo alla prova la generosità e lo spirito di sacrificio dei cittadini nel servizio al bene comune. Oltre al difficile compito di istituire robuste strutture politiche ed economiche, i Georgiani hanno dovuto affrontare l’impegno di mantenere saldo il senso dell’unità, pur nell’apertura verso la più ampia Comunità europea e internazionale. Come l'esperienza di molte Nazioni negli ultimi vent'anni ha dimostrato, far fronte a tali sfide non è possibile se non grazie ad un saggio e prudente equilibrio fra le esigenze dell'unità e il rispetto per le legittime diversità.

Pertanto ciò di cui s’avverte maggiormente il bisogno è lo sviluppo di un solido modello di unità nella diversità, fermamente ancorato all'esperienza storica che è propria del Paese, ma aperto allo stesso tempo all'arricchimento che scaturisce dal dialogo e dalla cooperazione con gli altri. “Il mondo d'oggi”, infatti, “ci sfida... a conoscerci e a rispettarci l'un l'altro nella e mediante la diversità delle nostre culture” (Tbilisi, Discorso ai Rappresentanti del mondo della scienza e della cultura, 9 novembre 1999). Solo in questo modo il cammino sarà aperto, ad ogni livello della vita sociale, economica e culturale, ad un futuro di solidarietà, di comprensione e di pace.

3. La Chiesa Cattolica in Georgia è desiderosa di offrire il proprio contributo alla rinascita spirituale della Nazione e al progresso del bene comune, non soltanto attraverso l'adempimento della sua specifica missione religiosa, ma anche attraverso il suo impegno in opere di carità e nella promozione di scambi culturali e di opportunità educative a favore dei giovani, che sono il futuro della Georgia.

Anche se i Cattolici georgiani sono una minoranza, voglio assicurarLa del loro fervido desiderio di operare, in uno spirito di collaborazione e di pieno rispetto, con i loro fratelli e sorelle ortodossi, come pure con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per edificare un futuro di libertà, di giustizia e di armonia sociale. Oggi più che mai i credenti sono chiamati ad unire le forze per porre le basi solide di un autentico rinnovamento sociale, contribuendo alla formazione delle coscienze su vie di pace e di rispetto per l'inviolabile dignità e per i diritti di ogni persona, e cooperando al tempo stesso per l'eliminazione alla radice di ogni forma di ostilità, di pregiudizio e di discordia.

28 In tale contesto desidero formulare l’auspicio di un dialogo costruttivo fra la Chiesa Cattolica e le Autorità di governo, affinché alla comunità cattolica sia assicurata un’adeguata protezione legale nell'esercizio della propria missione.

4. Sono questi i sentimenti con i quali Le porgo i miei auguri accompagnati dalla preghiera, nel momento in cui Ella assume le Sue alte responsabilità. Sono certo che l'adempimento dei Suoi compiti contribuirà ad un ulteriore rafforzamento delle relazioni amichevoli fra la Georgia e la Santa Sede. In questa prospettiva assicuro la costante disponibilità dei miei collaboratori ad offrirLe ogni desiderato aiuto nell’espletamento della Sua esigente missione.

Su di Lei e sul Popolo georgiano invoco cordialmente le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

Dal Policlinico Gemelli, 9 marzo 2005

GIOVANNI PAOLO II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI CHIERICI MARIANI




Carissimi Fratelli!

1. Sono lieto di rivolgervi il mio beneaugurante saluto, in occasione del Capitolo generale del vostro Istituto. È questo un evento di grazia che costituisce per voi un forte richiamo a tornare alle radici della vostra Congregazione e ad approfondire il vostro carisma, cercando di discernere i modi più idonei per viverlo nell'attuale contesto socio-culturale. Vi incoraggio a proseguire sulla strada della fedeltà al vostro ricco patrimonio spirituale. Solo, infatti, grazie ad un vivo fervore ascetico, trasfuso nelle opere apostoliche, potrete realizzare appieno la vostra vocazione, e vi sarà possibile vedere moltiplicarsi i frutti di santità e di operosità missionaria nelle vostre attività.

In quest'anno, particolarmente dedicato al mistero dell'Eucaristia, fate ancor più di questo mirabile Sacramento il centro della vostra esistenza personale e comunitaria, ponendovi con docilità alla scuola della Vergine Santa, "Donna eucaristica". Sia Lei ad aiutarvi a raggiungere una sempre più intima comunione con Cristo e vi ottenga "il dono di un'obbedienza pronta, di una povertà fedele e di una verginità feconda" (Giornata della vita consacrata, 2 Febbraio 2005).

Se arderà nel vostro cuore un fervido amore per l’Eucaristia e per la Madonna rendete i santuari nei quali in diverse parti del mondo prestate il vostro apprezzato servizio, sempre più veri "cenacoli" di preghiera e di accoglienza. In essi i pellegrini che vi accorrono potranno sperimentare la consolante intimità con Cristo e saranno incoraggiati a seguirne con gioia le orme.

2. Cari Fratelli! Voi appartenete ad un Istituto religioso che annovera tra i suoi membri religiosi esemplari, che hanno servito la Chiesa in svariati campi, trovandosi non di rado in situazioni difficili e rischiose. Non sono pochi i vostri confratelli che hanno percorso fino in fondo la strada dell’intrepida testimonianza cristiana. Basti ricordare figure come Rositsa Antonio Leszczewicz, Giorgio Kaszyra, Fabiano Abrantowicz e Andrea Cikota. Sostenuti dalla testimonianza di questi vostri Confratelli, fedeli discepoli di Cristo e generosi operai del Vangelo, non abbiate paura di affrontare le sfide del nostro tempo.

Intensificate il vostro slancio apostolico, impegnandovi con rinnovato entusiasmo nel promuovere le vocazioni sacerdotali e religiose e preparando adeguatamente gli aspiranti del vostro Istituto ad essere generosi operai nella vigna del Signore. Cresca pure la vostra collaborazione pastorale con i fedeli laici, dedicando speciale cura ai giovani e ai bisognosi, agli emarginati e agli anziani. Per tutti siate apostoli e testimoni della Misericordia Divina.

Fedeli, inoltre, al carisma che vi contraddistingue, siate figli devoti dell’Immacolata Concezione. Sono passati pochi mesi da quando la Chiesa ha celebrato il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine. Com’è noto, il vostro Fondatore, il Venerabile Servo di Dio Stanislao di Gesù Maria Papczynski, ha saputo diffondere e difendere con coraggio la verità dell'Immacolata Concezione prima ancora che fosse definita come dogma di fede. Seguite fedelmente il suo esempio e propagate attorno a voi la devozione mariana.

29 3. Pensando alla missione che siete chiamati a svolgere in diverse parti del mondo e in vari ambienti sociali, vorrei rivolgervi le parole che ho scritto nella Lettera apostolica Mane nobiscum Domine: "Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo Corpo e del suo Sangue, non si può tenere solo per sé la gioia provata. L'incontro con Cristo continuamente approfondito nell'intimità eucaristica suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare" (n. 24).

"Pro Christo et Ecclesia": continui ad essere questo il programma della vostra Famiglia religiosa alla quale auguro una messe abbondante di frutti apostolici. Assicuro a tal fine un costante ricordo nella preghiera, mentre imparto volentieri la mia Benedizione al nuovo Superiore Generale, al suo Consiglio, ai membri del Capitolo Generale e a tutta la vostra Congregazione, come pure ai vostri Cooperatori.

Dal Policlinico Gemelli, 10 Marzo 2005

IOANNES PAULUS II



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA TANZANIA

IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"


Cari Fratelli Vescovi,

1. Mi rincresce di non potervi ricevere in Vaticano questa volta, tuttavia vi porgo un affettuoso benvenuto, Pastori della Chiesa in Tanzania, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum. Vi saluto tutti dal Policlinico Gemelli, dove offro le mie preghiere e le mie sofferenze per voi, ai quali in questi giorni mi sento particolarmente vicino. Rivolgendomi a voi per la prima volta in questo nuovo millennio, in considerazione dei vostri rapporti quinquennali, desidero parlare con voi di tre parti integranti del vostro ministero pastorale: sollecitudine per la famiglia, sollecitudine per il clero e sollecitudine per il bene comune della società nella vostra regione.

2. Il mondo può imparare molto dall'alto valore attribuito alla famiglia quale elemento edificante della società africana. Oggi la Chiesa è chiamata a dare una priorità speciale alla pastorale della famiglia a motivo dei grandi cambiamenti culturali che si stanno verificando nel mondo moderno. Le nuove idee e i nuovi stili di vita proposti devono essere valutati attentamente alla luce del Vangelo affinché vengano tutelati i valori essenziali per la salute e il benessere della società (cfr Ecclesia in Africa, n. 80). Per esempio, la pratica ingiusta di legare programmi di assistenza economica alla promozione della sterilizzazione e della contraccezione vanno avversati strenuamente. Tali programmi sono "affronti alla dignità della persona e della famiglia" (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 234) e minacciano di minare l'interpretazione cristiana autentica della natura e dello scopo del matrimonio.

Secondo il disegno del Creatore, il sacro vincolo del matrimonio simboleggia la nuova ed eterna alleanza sancita nel sangue di Cristo (cfr Familiaris consortio FC 13). Uno e indissolubile per natura, il matrimonio resta aperto alla generazione di nuova vita, mediante la quale gli sposi cooperano all'opera creatrice di Dio. Quali maestri autentici della fede, continuate a proclamare questi principi e a edificare la Chiesa nel vostro Paese quale Famiglia di Dio (cfr Ecclesia in Africa, n. 92). Solo così, si possono gettare fondamenta salde per il futuro della società africana e, di fatto, della Chiesa locale.

La promozione degli autentici valori familiari è tanto più urgente a motivo del terribile flagello dell'AIDS che affligge il vostro Paese e così tanto il continente africano.

La fedeltà in seno al matrimonio e l'astinenza al di fuori di esso sono gli unici metodi sicuri per limitare l'ulteriore diffusione dell'infezione. La trasmissione di questo messaggio deve essere l'elemento chiave della risposta della Chiesa all'epidemia. Mi duole in particolare considerare le molte migliaia di bambini rimasti orfani a causa di questo virus impietoso. La Chiesa svolge un ruolo vitale nell'offrire il sostegno e la compassione necessari a queste vittime innocenti, tragicamente private dell'amore dei loro genitori.

3. I principali collaboratori del Vescovo nello svolgimento della sua missione sono i sacerdoti della Diocesi, dei quali il Vescovo è chiamato a essere padre, fratello e amico (cfr Direttorio sul Ministero Pastorale dei Vescovi, n. 76). Aiutandoli a crescere in santità e nell'impegno incondizionato alla sequela, cercate di suscitare in loro un anelito autentico al Regno di Dio.

Continuate a incoraggiarli nelle loro capacità, sosteneteli nelle difficoltà e metteteli in grado di soddisfare le esigenze della vita sacerdotale oggi. So che attribuite valore alla formazione sacerdotale e all'esigenza di affidare questo compito ai vostri migliori sacerdoti. Senza tralasciare gli aspetti intellettuali e pastorali della formazione, vi chiedo sempre di esercitare un particolare controllo sulla formazione spirituale. Solo un impegno alla preghiera, radicato in una comprensione matura della configurazione personale del sacerdote a Cristo, permetterà a quest'ultimo di praticare il generoso dono di sé nella carità pastorale alla quale è chiamato (cfr Pastores dabo vobis PDV 23). Parimenti, garantendo che tutti i sacerdoti ricevano un'appropriata formazione permanente, li aiutate a "ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mani" (2Tm 1,6).

30 4. Quale Conferenza Episcopale, avete già compiuto passi importanti per combattere la privazione materiale che affligge così tanti membri del vostro popolo. Il successo della vostra iniziativa nell'organizzare il Forum Internazionale del 2002 è chiaramente evidenziato nell'intenzione proclamata dal Governo di utilizzare le sue conclusioni nella formulazione della politica pubblica.

Questa cooperazione fra Stato e Chiesa su questioni di grande interesse sociale è lodevole, ed è auspicabile che altri seguano il vostro esempio in quest'area. Ho fiducia nel fatto che continuerete a esercitare pressioni per ottenere misure concrete volte ad alleviare la povertà e ad aumentare il livello dell'educazione affinché i poveri siano messi in grado di aiutare se stessi e di aiutarsi reciprocamente.

Il vostro Paese ha già contribuito in modo significativo a creare pace e stabilità nell'Africa orientale. In passato ho menzionato la generosità con cui avete dato una casa a migliaia di persone in fuga dalla persecuzione nei loro Paesi (cfr Discorso all'Ambasciatore della Tanzania presso la Santa Sede, 11 gennaio 1997) e vi esorto a continuare a estendere questa accoglienza ai vostri fratelli e alle vostre sorelle sofferenti, seguendo l'esempio di Cristo. In tal modo, vi dimostrerete loro autentici vicini. Una sfida futura consisterà nel mantenere e rafforzare rapporti rispettosi con la comunità musulmana, in particolare nell'arcipelago dello Zanzibar. Un impegno serio al dialogo interreligioso e una salda volontà di cooperare per risolvere i problemi sociali ed economici del vostro Paese saranno per altre nazioni un esempio luminoso dell'armonia che dovrebbe esistere fra diversi gruppi etnici e religiosi.

5. Cari Fratelli Vescovi, guardando fiduciosi al futuro, pregate affinché lo Spirito Santo vi guidi nei preparativi della Seconda Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi e le gioie e i dolori, i dispiaceri e le speranze dei popoli del vostro continente trovino una eco nei cuori di tutti i seguaci di Cristo (cfr Gaudium et spes
GS 19). Cercate sempre di evangelizzare la cultura del vostro popolo in modo che Cristo parli dal cuore delle vostre Chiese locali con una voce autenticamente africana.

Prego affinché quest'anno dell'Eucaristia possa essere per voi "occasione preziosa per una rinnovata consapevolezza del tesoro incomparabile che Cristo ha affidato alla sua Chiesa" (Mane nobiscum, Domine, n. 29). Affidando voi e i vostri sacerdoti, diaconi, religiosi e laici all'intercessione di Maria, Stella dell'Evangelizzazione, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di grazia e forza nel suo Figlio, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Dal Policlinico Gemelli, 11 marzo 2005

IOANNES PAULUS II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI GIOVANI DI ROMA E DELLE DIOCESI DEL LAZIO






Adoro Te devote, latens Deitas!

1. Carissimi giovani di Roma e delle Diocesi del Lazio, il vostro incontro nella Basilica di San Giovanni in Laterano per adorare l’Eucaristia, in quest’anno ad essa dedicato, vuole essere un’occasione per meglio prepararvi alla Giornata Mondiale della Gioventù. Desidero unirmi spiritualmente a voi ed esprimervi tutto il mio affetto: so che voi mi siete sempre vicini e non vi stancate di pregare per me. Vi saluto e ringrazio di cuore.

Saluto con gratitudine il Cardinale Vicario, i Vescovi, i sacerdoti e le religiose che vi accompagnano, come pure quanti hanno organizzato questo vostro importante momento di riflessione e di preghiera.

2. “Adoro Te devote, latens Deitas!”. Eleviamo insieme lo sguardo a Gesù Eucaristia; contempliamolo e ripetiamogli insieme queste parole di san Tommaso d’Aquino, che manifestano tutta la nostra fede e tutto il nostro amore: Gesù, Ti adoro nascosto nell’Ostia!

In un’epoca segnata da odi, egoismi, desideri di false felicità, da decadenza dei costumi, assenza di figure paterne e materne, instabilità in tante giovani famiglie e da tante fragilità e disagi di cui non pochi giovani sono vittime, noi guardiamo a Te, Gesù Eucaristia, con rinnovata speranza. Nonostante i nostri peccati, confidiamo nella tua divina Misericordia. A Te ripetiamo con i discepoli di Emmaus: “Mane nobiscum Domine!”, “Rimani con noi Signore!”. Nell’Eucaristia Tu restituisci al Padre tutto ciò che da Lui proviene e si realizza così un profondo mistero di giustizia della creatura verso il Creatore. Il Padre celeste ci ha creati a sua immagine e somiglianza; da Lui abbiamo ricevuto il dono della vita, che tanto più riconosciamo preziosa dal momento del suo inizio fino alla morte, quanto più è minacciata e manipolata.

31 Noi Ti adoriamo, Gesù, e Ti ringraziamo perché nell’Eucaristia si rende attuale il mistero di quell’unica offerta al Padre che Tu hai compiuto duemila anni fa con il sacrificio della Croce; sacrificio che ha redento l’intera umanità e tutto il creato.

3. “Adoro Te devote, latens Deitas!

Ti adoriamo, Gesù Eucaristia! Adoriamo il tuo corpo ed il tuo sangue donati per noi e per tutti in remissione dei peccati: o Sacramento della nuova ed eterna Alleanza!

Mentre Ti adoriamo, come non pensare alle tante cose che dovremmo fare per darti gloria? Al tempo stesso, però, come non dare ragione a san Giovanni della Croce, che soleva dire: “Quelli che sono molto attivi e che pensano di abbracciare il mondo con le loro prediche e con le loro opere esteriori ricordino che sarebbero di maggior profitto per la Chiesa e molto più accetti a Dio, senza parlare del buon esempio che darebbero, se spendessero almeno la metà del tempo nello starsene con Lui in orazione”?

Aiutaci, Gesù, a capire che per “fare” nella tua Chiesa, anche nel campo tanto urgente della nuova evangelizzazione, occorre imparare innanzitutto ad “essere”, a stare cioè con Te in adorazione, nella tua dolce compagnia. Solo da un’intima comunione con Te scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera.

Una grande Santa, che entrò nel Carmelo a Colonia, santa Benedetta Teresa della Croce, al secolo Edith Stein, amava ripetere: “Membra del corpo di Cristo, animati dal suo Spirito, noi ci offriamo vittime con Lui, per Lui, in Lui e ci uniamo all’eterna azione di grazie”.

4. “Adoro Te devote, latens Deitas!”. O Gesù, Ti chiediamo che ogni giovane qui presente desideri unirsi a Te in un’eterna azione di grazie e s’impegni nel mondo di oggi e di domani per essere costruttore della civiltà dell’amore.

Metta Te al centro della sua vita: Ti adori e Ti celebri. Cresca la sua consuetudine con Te, o Gesù Eucaristia! Ti riceva, partecipando con assiduità alla Santa Messa la domenica e, se possibile, ogni giorno. Da questa intensa frequentazione nascano impegni di donazione libera della vita a Te, che sei piena e vera libertà. Scaturiscano sante vocazioni al sacerdozio: senza il sacerdozio non c’è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della Chiesa. Crescano numerose vocazioni alla vita religiosa; sboccino generose vocazioni alla santità, che è la misura alta della vita cristiana ordinaria, specialmente nelle famiglie: di questo oggi più che mai la Chiesa e la società hanno bisogno.

5. O Gesù Eucaristia, Ti affido i giovani di Roma, del Lazio e del mondo intero: i loro sentimenti, i loro affetti, i loro progetti. Te li presento per le mani di Maria, tua e nostra Madre.
Gesù, che ti sei offerto al Padre: amali!
Gesù, che ti sei offerto al Padre: sana le ferite del loro spirito!
32 Gesù, che ti sei offerto al Padre, aiutali ad adorarti nella verità e benedicili. Ora e sempre.
Amen!

A tutti con affetto imparto la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 15 Marzo 2005

GIOVANNI PAOLO II


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO INTERNAZIONALE "UNIV 2005"




Il Messaggio è stato letto dal Sostituto della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Leonardo Sandri nell’Aula Paolo VI, ai partecipanti all’Incontro Internazionale "UNIV 2005" sul tema: "Progettare la cultura: il linguaggio della musica".

Carissimi giovani!

1. Sono lieto di porgere un cordiale benvenuto a tutti voi, che siete venuti da diverse parti del mondo per partecipare all’appuntamento annuale dell’UNIV. Saluto ciascuno con affetto, e vi invito a profittare dell’opportunità di questo soggiorno romano per crescere nella conoscenza e nell’amore verso Gesù Cristo. Saluto coloro che vi accompagnano; in modo speciale, saluto il Vescovo Prelato dell’Opus Dei, Mons. Javier Echevarría Rodríguez, che prende parte al vostro incontro.

A partire dagli studi universitari, voi vi impegnate a costruire una nuova cultura, rispettosa della verità dell’uomo e della società. In questo Congresso internazionale affrontate precisamente il tema: "Progettare la cultura", concentrandovi sul linguaggio della musica.

2. La musica, come tutti i linguaggi artistici, avvicina l’uomo a Dio, il quale ha preparato per coloro che lo amano cose "che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo" (1Co 2,9). Ma allo stesso tempo, l’arte può a volte veicolare una concezione dell’uomo, dell’amore, della felicità che non corrisponde alla verità del disegno di Dio. Occorre pertanto operare un sano discernimento. Ripeto a voi quanto ho scritto per i giovani del mondo intero nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù: "Non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale!" (n. 5). Tocca anche a voi, carissimi giovani, rinnovare i linguaggi dell’arte e della cultura. Sia pertanto vostro impegno alimentare in voi il coraggio per non accettare comportamenti e svaghi che siano all’insegna dell’eccesso e del rumore.

3. Come vi viene ricordato nelle molteplici attività di formazione promosse dalla Prelatura dell’Opus Dei sotto la guida del Vescovo Prelato, ogni persona, di qualsiasi condizione e stato, è chiamata ad incontrare Cristo nella propria esistenza, ogni giorno. La vocazione dei fedeli laici - voi lo sapete bene - è di tendere alla santità, animando cristianamente le realtà temporali. Ed allora, pure per voi, cari studenti e docenti universitari, come amava ripetere San Josemaría, il lavoro e lo studio devono essere "una continua orazione, con le stesse parole appassionate, ma ogni giorno con una musica diversa. E’ missione molto nostra trasformare la prosa di questa vita in endecasillabi, in poesia eroica" (San Josemaría Escrivá, Solco, n. 500).

Maria Santissima vi aiuti a incontrare suo Figlio Gesù nella liturgia di questa Settimana Santa, e nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. La Vergine Madre di Dio, Donna Eucaristica, conduca ciascuno di voi alla gioia dell’incontro con Cristo.


GP2 Discorsi 2005 25