GPII 1978 Insegnamenti - Ai pellegrini polacchi - Città del Vaticano (Roma)




Messaggio del papa per i cinquant'anni dell'UNDA - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Radio e televisione per il progresso dell'uomo

Al Reverendo Agnellus Andrew, OFM, Presidente dell'UNDA.

In questi primi giorni di ministero come successore di Pietro, siamo lieti di rivolgere un messaggio di congratulazioni e una benedizione all'Associazione cattolica Internazionale per la Radio e la Televisione e ai suoi rappresentanti riuniti a Colonia per la celebrazione del cinquantesimo anniversario di fondazione.

E' un compito gradito, che ci accingiamo ad assolvere con la più viva convinzione. Abbiamo seguito da vicino gli eventi che si sono succeduti negli ultimi due mesi alla Santa Sede, e siamo pienamente consapevoli del ruolo che radio e televisione rivestono nella vita del mondo e nella vita della Chiesa, e della capacità dimostrata dai mezzi di comunicazione nell'unire i popoli esaltando avvenimenti che toccano profondamente la loro vita. Ci rendiamo conto della bontà del Signore, che ha voluto mettere a nostra disposizione questi doni straordinari.

Inoltre - e cogliamo volentieri l'occasione per parlarne - siamo molto grati alle diverse reti radiotelevisive che in questi giorni hanno permesso ai figli e alle figlie della Chiesa di conoscere il volto e di udire la voce del loro nuovo Padre, Servitore e Pastore e di fare, come in effetti è stato, l'immediata conoscenza della sua persona. Rivolgiamo un sentito ringraziamento ad ognuno dei produttori e dei tecnici che hanno in qualche modo contribuito a rendere possibile al Papa di parlare direttamente alla Chiesa e al mondo, e di dare in tal modo personalmente l'assicurazione del nostro amore e del nostro vivo impegno nel servizio pastorale.

Con affetto e gratitudine particolare ci felicitiamo con l'UNDA per questo anniversario, ed è nostro vivo desiderio che i rappresentanti dei 109 Paesi, riuniti a Colonia ospiti dei nostri amati fratelli, il Cardinale Joseph Höffner e i Cardinali della Conferenza Episcopale tedesca, sappiano che il Papa prende parte, insieme con loro, a questa festosa celebrazione. Insieme a loro, noi ringraziamo Dio Onnipotente per le grazie e i doni degli ultimi cinquant'anni, e condividiamo i loro sentimenti di gratitudine nei confronti dei Vescovi tedeschi per il generoso aiuto e l'appoggio che sempre hanno voluto dare all'UNDA dal 1928, anno della sua fondazione a Colonia, fino ad oggi.

Ricordiamo le parole della Rivelazione: "Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime" (Ap 2,19).

Sappiamo bene che le parole "servizio e costanza" risvegliano nel vostro animo il pensiero di coloro che, impegnati come voi nello stesso campo, lavorano ancora oggi con grande coraggio e abnegazione in situazioni di grave difficoltà, non senza opposizioni e persecuzioni. Sappiate che il Papa è con voi, condivide le vostre preoccupazioni per loro e partecipa alle vostre preghiere, ed è fiero di loro e pieno di ammirazione per ciò che fanno, così come lo siete voi. Possa infondere loro coraggio il pensiero che il supremo termine di confronto è la Croce, e che il loro impegno non resterà senza frutto.

Noi non dimentichiamo la lealtà e la fedele dedizione che in questi cinquant'anni l'UNDA ha mostrato nei confronti della Sede di Pietro, offrendo ai nostri predecessori un contributo reale ed efficace. Ed essi hanno manifestato la loro fiducia nei confronti dell'Associazione, non esitando a far ricorso alla competenza dei suoi membri per stilare i decreti e i regolamenti che disciplinano le comunicazioni sociali nell'ambito della Chiesa.

Troviamo menzionati nello Statuto dell'UNDA, là dove sono elencati i suoi scopi, due termini che possono senz'altro costituire il punto di partenza della futura attività dell'Associazione. Essi sono: "Apostolico" e "Professionale". Questo anniversario deve essere non soltanto l'occasione per festeggiare le conquiste fatte, ma - come potete ben comprendere - l'opportunità per riesaminare la vostra disponibilità e il vostro entusiasmo come membri di questa associazione internazionale. E' il momento di approfondire le motivazioni.

E la motivazione basilare del vostro lavoro è l'evangelizzazione del genere umano, che esige una chiara ed esplicita proclamazione di salvezza in Gesù Cristo, la proclamazione del suo insegnamento, della sua vita, delle sue promesse, del suo regno e del suo ministero come Figlio del Dio vivente e Figlio di Maria (cfr. Paolo VI EN 22 EN 27). Strumento di questa evangelizzazione deve essere un uso estremamente competente e professionale della radio, della televisione e dei mezzi audiovisivi. E all'evangelizzazione è naturalmente legato il progresso di tutto il genere umano, l'evoluzione integrale degli uomini e delle donne del mondo intero. Questo è uno scopo nobile e profondamente cristiano, e il Papa condivide la vostra convinzione che ciò si raggiunga soltanto con un

professionalismo che non ammette superficialità e improvvisazione. Questa esigenza scaturisce dal rispetto che si deve a Dio e dalla considerazione che si deve al pubblico.

Se vi impegnerete a diffondere questa considerazione e questo rispetto fra tutti i vostri membri, e ad incoraggiare questo atteggiamento in tutti coloro che sono legati professionalmente a voi, sia all'interno che al di fuori della vostra Associazione, lavorerete per il raggiungimento di un altro importante scopo dell'UNDA, e cioè per garantire la presenza di un vero spirito umano e cristiano in tutte le attività legate ai mezzi di informazione.

Non abbiate dubbi: il vostro impegno e i vostri sforzi sono necessari nel mondo d'oggi. La Chiesa ha bisogno di voi, vi apprezza, ha fiducia in voi e conta sul vostro specifico contributo al servizio della fede cattolica. E in occasione di questo anniversario, il nuovo pastore della Chiesa vi abbraccia, vi ringrazia per quanto avete fatto in passato e riconferma per il futuro la sua fiducia nel vostro ruolo. Vi benedice nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1978-10-25 Data estesa: Mercoledi 25 Ottobre 1978


Alla Federazione Internazionale degli Uomini cattolici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimonianza apostolica in spirito d'amore e di servizio

Cari amici.

la Federazione Internazionale degli Uomini cattolici "Unum Omnes", che riunisce le Associazioni nazionali di più di trenta Paesi di diversi continenti, celebra quest'anno il trentesimo anniversario della sua fondazione. E' una gioia, all'inizio del mio pontificato, quella di rivolgermi per la prima volta ad una Organizzazione internazionale cattolica chiamata a dare un contributo importante alla missione della Chiesa, cioè all'evangelizzazione e all'animazione cristiana del mondo. Gioia nel prendere particolare contatto con la vostra Federazione che ha sempre svolto le sue attività in una grande fedeltà alla Chiesa, in stretta comunione con la Gerarchia ed avendo attenzione costante alle aspirazioni e ai problemi attuali. Desidero soltanto sottolineare, oggi, alcune caratteristiche delle Organizzazioni nazionali, membre della Federazione, e della Federazione stessa nella prospettiva di approfondimento e di rinnovamento.

La vostra Federazione è una Organizzazione internazionale di uomini adulti. Mettendo prima di tutto in rilievo questo aspetto non si tratta di sminuire la partecipazione così importante delle donne, dei giovani e dei ragazzi stessi nella missione della Chiesa, nei numerosi campi della vita sociale ed ecclesiale. Ma si tratta di insistere sulla necessità della presenza attiva nel mondo degli uomini cattolici adulti, sulla necessità della loro testimonianza cristiana e della loro azione apostolica, perché la Chiesa, come lievito, penetri realmente tutta la società umana, strutturata come essa è, e segnata da tante ideologie estranee allo spirito del Vangelo.

D'altra parte come raggiungere tutti questi uomini, spesso così impegnati e assorbiti dalle loro responsabilità o preoccupazioni terrene, che trascurano o dimenticano la dimensione religiosa della loro vita? Non è grazie ad altri uomini, simili a loro, impegnati come loro, ma che, senza tregua, cercano e adorano Dio, seguono e servono Gesù Cristo? Come non auspicare che ovunque nel mondo, uomini cattolici di ogni condizione sociale, con mansioni di responsabilità ad ogni livello, possano unirsi in associazioni apostoliche, ben inserite nelle parrocchie e nelle città, per trovarvi la solida formazione cristiana che è loro necessaria per aiutarsi e prepararsi a portare una vera testimonianza apostolica adeguata ai bisogni del momento presente e animata da spirito di amore, di servizio e di rinnovamento secondo il Vangelo? Questo inserimento locale chiede evidentemente scambi e accordi sul piano diocesano, nazionale e internazionale.

La vostra Federazione e le organizzazioni che ne fanno parte sono cattoliche. E' uno dei caratteri essenziali di queste associazioni d'azione cattolica, messo ben in luce dal recente Concilio: per seguire "in unione particolarmente stretta con la gerarchia, scopi propriamente apostolici... nell'ordine dell'evangelizzazione, della santificazione degli uomini e la formazione cristiana delle loro coscienze, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti" (AA 20). La Santa Sede apprezza altamente questo profondo senso ecclesiale della Federazione e vi incoraggia vivamente a conservarlo a tutti i livelli.

Infine, è fondamentale che la vostra Federazione offra costantemente ai propri membri la formazione appropriata perché essi possano assumere pienamente le loro responsabilità di laici, poiché, in un mondo minacciato dalla secolarizzazione, essi devono svolgere un'azione secolare cristiana, cercando il regno di Dio mediante la gestione delle cose temporali (cfr. LG 31).

Il tema studiato nella presente assemblea, "i diritti dell'uomo", è un segno del vostro desiderio di essere molto presenti nella realtà sociale del nostro tempo. Questo studio, svolto alla luce del Vangelo, si propone obiettivi concreti: l'impegno personale e l'azione concertata dei cristiani in vista di promuovere, difendere e far rispettare questi diritti nella società umana. Nel medesimo tempo esso contribuirà ad accrescere l'irradiamento della Chiesa mediante l'azione dei suoi membri laici.

Auguro che i lavori della vostra assemblea siano assai fruttuosi. Vi ringrazio per il lavoro compiuto a servizio della Chiesa in questi trent'anni perseguito nella fede, speranza e carità. Io domando al Signore di guidarvi e benedico di cuore voi che siete qui presenti, con i vostri collaboratori, così pure tutti i membri della Federazione e i loro familiari.

Permettetemi di aggiungere una parola in inglese per mettere in evidenza la mia gioia di essere oggi con la Federazione Internazionale degli uomini cattolici. Desidero esprimere la mia ammirazione per la vostra consacrazione alla

causa del Signore Gesù. Attraverso il Battesimo e la Confermazione siete stati chiamati da lui a partecipare alla missione della sua Chiesa, alla sua propria missione di salvezza. E il Papa è profondamente grato per tutto quanto state facendo perché venga il Regno di Dio, Regno di verità e di vita, di gioia e di grazia, di giustizia, di amore e di pace. Egli è commosso di avere la vostra partecipazione al Vangelo di Cristo.

Affido le vostre attività a Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, chiedendole di conservarvi saldi nella fede nel suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, così che il mondo "possa vedere le vostre opere buone e rendere gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16). Con la mia apostolica benedizione.

Data: 1978-10-28 Data estesa: Sabato 28 Ottobre 1978


All'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Rosario, preghiera così semplice e così ricca

Cari fratelli e sorelle.

Ecco che c'incontriamo di nuovo come una settimana fa per recitare insieme l'"Angelus". E' passata presto questa settimana, ricca di importanti incontri e visite.

Oggi, ultima domenica di ottobre, desidero attirare la vostra attenzione sul Rosario. Ottobre infatti è in tutta la Chiesa il mese dedicato al Rosario.

Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. In questa preghiera ripetiamo molte volte le parole che la Vergine Maria udi dall'Arcangelo e dalla sua parente Elisabetta. A queste parole si associa tutta la Chiesa. Si può dire che il Rosario è, in certo modo, un commento-preghiera dell'ultimo capitolo della costituzione "Lumen Gentium" del Vaticano II, capitolo che tratta della mirabile presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Difatti, sullo sfondo delle parole "Ave, Maria", passano davanti agli occhi dell'anima i pincipali episodi della vita di Gesù Cristo. Essi si compongono nell'insieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso - potremmo dire - il Cuore della sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della fwmiglia, della nazione, della Chiesa e dell'umanità. Vicende personali e quelle del prossimo, e in modo particolare di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana.

Durante le ultime settimane ho avuto modo di incontrare molte persone, rappresentanti di varie nazioni e di ambienti diversi, come pure di varie chiese e comunità cristiane. Voglio assicurare che non ho mancato di tradurre questi rapporti nel linguaggio della preghiera del Rosario, perché tutti potessero ritrovarsi nel cuore della preghiera che dà a tutto una piena dimensione.

In queste ultime settimane ho avuto, come pure la Santa Sede, numerose prove di benevolenza da parte degli uomini di tutto il mondo. La mia gratitudine voglio tardurla in decine del Rosario per poter esprimerla in preghiera, oltre che in un modo umano; in questa preghiera così semplice e così ricca. Esorto tutti cordialmente a recitarla.

Ieri pomeriggio sono stato nelle grotte della Basilica Vaticana a celebrare la Messa per il trigesimo della morte del mio predecessore, Papa Giovanni Paolo I; e ieri ricorreva - come ben sapete - anche il ventesimo anniversario dell'elezione di Papa Giovanni XXIII, la cui figura paterna è sempre viva nel cuore dei fedeli.

Giovanni XXIII è stato un papa che ha molto amato e che è stato immensamente amato. Ricordiamolo nella preghiera e, soprattutto, cerchiamo di mettere in pratica la preziosa eredità degli insegnamenti che egli ci ha lasciato con la sua parola, col suo esempio di fedeltà alla tradizione e di aggiornamento, con la sua vita e con la sua pia morte.

Data: 1978-10-29 Data estesa: Domenica 29 Ottobre 1978


Ai fedeli pellegrini al santuario della Mentorella (Roma)

Titolo: La preghiera, autentica libertà dello spirito

Fin dall'inaugurazione del Concilio Vaticano II ho avuto la possibilità di soggiornare più volte a Roma, sia per i lavori conciliari sia per altri impegni affidatimi da Papa Paolo VI.

In occasione di tali miei soggiorni a Roma, ho spesso visitato il santuario della Madonna della Mentorella. Questo luogo, nascosto tra i monti, mi ha affascinato in modo particolare. Da esso si può spaziare e ammirare la magnifica visione del paesaggio italiano. Vi sono stato anche qualche giorno prima dell'ultimo Conclave. E se oggi ho nuovamente desiderato di ritornarvi, è per varie ragioni, che ora esporro.

Prima pero voglio scusarmi coi miei collaboratori, con l'amministrazione locale e con coloro che si sono occupati di questo volo, perché col mio arrivo ho recato loro un fastidio in più. Nello stesso tempo saluto cordialmente tutti gli abitanti del vicino Guadagnolo e tutti coloro che si sono radunati qui da altre vicine località. Saluto i custodi di questo santuario, i Padri polacchi della Risurrezione, e anche il clero dei dintorni con il loro vescovo, Monsignor Guglielmo Giaquinta.

Leggiamo nel Vangelo di san Luca che Maria, dopo l'annunciazione, si reco tra le montagne per visitare la sua parente Elisabetta. Arrivata ad Ain-Karin, mise tutta la sua anima nelle parole del cantico, che la Chiesa ricorda ogni giorno nei Vespri: "Magnificat anima mea Dominum" (L'anima mia magnifica il Signore). Ho desiderato di venire qui, tra queste montagne, per cantare dietro le orme di Maria il "Magnificat".

Questo è un luogo in cui, in modo particolare, l'uomo si apre di fronte a Dio. Luogo dove - lontano da tutto, ma anche nello stesso tempo vicino alla natura - si parla confidenzialmente con Dio stesso. Si sente nell'intimo quella che è la chiamata personale dell'uomo. E l'uomo deve dar gloria a Dio Creatore e Redentore; deve, in qualche modo, diventare voce di tutto il creato per dire in suo nome: "Magnificat". Deve annunziare i "magnalia Dei", le grandi opere di Dio e, nello stesso tempo, esprimere se stesso in questa sublime relazione con Dio, perché nel mondo visibile solo lui può farlo.

Questo luogo, durante i miei soggiorni a Roma, mi ha aiutato molto a pregare. E perciò anche oggi ho desiderato venire qui. La preghiera, che in vari modi esprime il rapporto dell'uomo col Dio vivo, è anche il primo compito e quasi il primo annuncio del Papa, così come è la prima condizione del suo servizio nella Chiesa e nel mondo.

Durante questi pochi giorni trascorsi dal 16 ottobre, ho avuto la fortuna di sentire dalla bocca di persone autorevoli parole che confermano il risveglio spirituale dell'uomo moderno. Queste parole - e ciò è significativo - sono state pronunciate soprattutto da laici, che ricoprono alte cariche nella vita politica di varie nazioni e popoli. Molte volte hanno parlato dei bisogni dello spirito umano che non sono inferiori a quelli del corpo. Nello stesso tempo hanno indicato, in primo luogo, la Chiesa come capace di soddisfare a questi bisogni.

Quanto dico ora sia una prima umile risposta a tutto ciò che ho sentito: la Chiesa prega, la Chiesa vuole pregare, desidera essere al servizio del più semplice e insieme splendido dono dello spirito umano, che si realizza nella preghiera. La preghiera è infatti la prima espressione della verità interiore dell'uomo, la prima condizione dell'autentica libertà dello spirito.

La Chiesa prega e vuole pregare per ascoltare la voce interiore dello Spirito divino, affinché lui stesso possa in noi e con noi parlare coi gemiti inesprimibili di tutto il creato. La Chiesa prega e vuole pregare per rispondere ai bisogni del profondo dell'uomo, che talvolta è così ristretto e limitato dalle condizioni delle contingenze della vita quotidiana, da tutto ciò che è temporaneo, dalla debolezza, dal peccato, dall'abbattimento e da una vita che appare senza senso. La preghiera dà un senso a tutta la vita, in ogni suo momento, in ogni circostanza.

perciò il Papa, come Vicario di Cristo in terra, desidera anzitutto unirsi a tutti coloro che tendono all'unione con Cristo nella preghiera dovunque essi siano, dovunque si trovino. Come un beduino nella steppa, o le carmelitane o i cistercensi nella profonda clausura, o l'infermo sul letto di un ospedale nelle sofferenze dell'agonia, o un uomo in attività, nella pienezza della vita, o individui oppressi e umiliati... Dappertutto.

La Madre di Cristo ando verso la montagna per dire il suo "Magnificat".

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo accettino la preghiera del Papa in questo santuario e accordino i doni dello Spirito a tutti coloro che pregano.

Data: 1978-10-29 Data estesa: Domenica 29 Ottobre 1978


Ai partecipanti al III congresso internazionale della famiglia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La responsabilità della famiglia nell'educazione umana e cristiana

E' oggi una gioia per il Papa incontrare padri e madri di famiglia, tanto coscienti delle loro responsabilità di educatori cristiani. Ed è una grazia il veder emergere oggi nella Chiesa numerose iniziative a sostegno della famiglia.

Non ho bisogno, davanti a voi, di insistere sul ruolo primario della famiglia nell'educazione umana e cristiana. Il recente Concilio, in molti suoi testi, ha messo felicemente in rilievo la missione dei genitori "primi e principali educatori" difficilmente sostituibili (GE 3).

E' per essi un diritto naturale, perché hanno dato la vita ai loro figli. E' anche il miglior modo di assicurare un'educazione armoniosa, in rapporto al carattere tutto originale delle relazioni genitori-figli, e dell'atmosfera di affetto e di sicurezza che i genitori possono creare, nel rinnovamento del loro proprio amore (cfr. GS 52). La maggior parte delle società civili ha dovuto riconoscere il ruolo particolare e necessario dei genitori nella prima educazione.

Sul piano internazionale la "Dichiarazione dei diritti del fanciullo", che è quanto meno il segno di un larghissimo consenso, ha ammesso che il fanciullo "deve, per quanto possibile, crescere sotto la salvaguardia e sotto la responsabilità dei suoi genitori" (principio 6). Auspichiamo che questo impegno si traduca sempre di più nei fatti, soprattutto durante l'Anno internazionale del Fanciullo che inizierà presto.

Ma non è sufficiente affermare e difendere questo principio del diritto dei genitori. Bisogna soprattutto preoccuparsi di aiutarli a compiere bene questo mestiere difficile dell'educazione nei tempi moderni. In questo campo, la buona volontà, l'amore stesso non sono sufficienti. C'è un modo di fare che i genitori devono acquistare, con la Grazia di Dio, anzitutto fortificando le loro convinzioni morali e religiose, dando l'esempio, riflettendo anche sulla loro esperienza, tra di loro, con gli altri genitori, con educatori esperti, con sacerdoti. Si tratta di aiutare i fanciulli e gli adolescenti "a sanamente apprezzare i valori morali e accettarli con una adesione personale e altrettanto a conoscere e amare Dio più perfettamente" (GE 1).

Questa educazione del loro discernimento, della loro volontà e della loro fede è tutta un'arte; l'atmosfera familiare deve essere fatta di confidenza, di dialogo, di fermezza, di rispetto comprensivo della libertà nascente: tutte cose che permettono una iniziazione progressiva all'incontro col Signore e alle abitudini che onorano già il fanciullo e preparano l'uomo di domani. Possano i vostri fanciulli acquisire nelle vostre famiglie una "prima esperienza di Chiesa e di autentica vita umana in società" (cfr. GE 3). Vi riuscirà così di introdurli, a poco a poco, nelle comunità educative più ampie della famiglia. Ecco allora il dovere di accompagnare gli adolescenti con un amore paziente, nell'esperienza e, senza dimettersi, cooperare con gli altri educatori.

Così, affermati nella loro identità cristiana per affrontare come si conviene un mondo pluralista, spesso indifferente, talvolta ostile alle loro convinzioni, questi giovani possono diventare forti nella fede, servire la società e prendere parte attiva alla vita della Chiesa, in comunione con i loro Pastori e mettendo in opera gli orientamenti del Concilio Vaticano II.

Che l'esempio e la preghiera della Vergine Madre vi aiuti nella vostra magnifica missione! Io sono felice di benedire le vostre famiglie e di incoraggiare, oltre le vostre persone, tutti i genitori e associazioni di genitori preoccupati dell'educazione cristiana.

Data: 1978-10-30 Data estesa: Lunedi 30 Ottobre 1978


Messaggio per il 50° anniversario dell'OCIC - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il cinema per la promozione dei valori umani e cristiani

Al Sig. Abbé Lucien Labelle, Presidente dell'Organizzazione Cattolica Internazionale del Cinema.

All'inizio del nostro pontificato siamo felici di associarci al giubileo d'oro dell'Organizzazione Cattolica Internazionale del Cinema, celebrato all'Aia.

La presenza ecclesiale che questa istituzione cerca di assicurare nel cuore della vasta produzione cinematografica, merita in effetti di essere incoraggiata, per aiutare i nostri contemporanei e tutta la società a beneficiare realmente, sui piani umano e spirituale, dello sviluppo di questo settore importante, e a superare i rischi che esso comporta. Voi potete egualmente aiutare la Chiesa a comprendere meglio e ad utilizzare le risorse di questa "settima arte" per la sua missione di salvezza.

E' merito dei nostri predecessori di averne compreso la portata e di avere saputo suscitare l'attenzione particolare dei cristiani sulla creatività cinematografica. Questa azione non tardo a ricevere l'incoraggiamento della Santa Sede per situarla al piano della Chiesa universale: pensiamo in specie al Papa Pio XII, che manifesto una grande sollecitudine in questo campo (cfr. Discorsi ai rappresentanti dell'industria cinematografica italiana, 21 giugno 1955, in AAS 47 (1955) 501-512). E il Concilio Vaticano II è venuto a chiarificare e a stimolare questo apostolato delle comunicazioni sociali, ponendo le basi dell'Istruzione pastorale "Comunione e progresso". Voi avete ragione nel ricavarne di continuo il dinamismo e gli orientamenti che comportano le vostre responsabilità.

Certamente l'OCIC non ha un compito facile per essere pienamente fedele alla sua vocazione, e le modalità della sua azione possono essere talvolta apprezzate in modo diverso, poiché la sensibilità personale si rifà ad un aspetto o all'altro. Ora questa istituzione ecclesiale deve accogliere e promuovere i saggi del cinema moderno con la lucidità e la comprensione che tale arte specifica richiede, e coestensivamente deve testimoniare liberamente i valori umani e spirituali richiesti dall'etica cristiana, spesso richiamati dal Magistero. Noi teniamo a esprimervi la riconoscenza della Chiesa per il lavoro che è stato compiuto in questo senso. Ma il giubileo della vostra Organizzazione deve soprattutto dare uno slancio verso i compiti futuri. Noi, da una parte, speriamo che le diverse istanze miglioreranno ancora di più la competenza e la qualità apostolica del loro servizio. E d'altra parte, ci auguriamo che esse trovino sempre di più, tra esse e insieme alla Santa Sede, la concertazione che conferirà alla loro azione la forza di un impegno cattolico di più ampia apertura. Noi giudichiamo che sia bene affidare alla vostra meditazione qualche punto fondamentale.

Parlare di cinematografo significa anzitutto evocare il settore così complesso della creatività e della produzione delle pellicole. Si tratta di un vero dialogo che deve qui stabilirsi tra la Chiesa e il mondo del cinema: voi già ne siete e potrete esserne sempre di più gli artefici qualificati ed efficaci.

Possiate contribuire a suscitare una mentalità nuova, che accetta che le priorità siano poste senza ambiguità! Ecco qualche tema che potrebbe essere oggetto di una riflessione approfondita con i registi e con gli attori: cercano essi la promozione degli autentici valori umani? Danno essi il posto che compete ai valori religiosi e specificamente cristiani? Voi potete almeno insistere perché questi non siano omessi né sottovalutati. Quale responsabilità per la Chiesa, e anche quale speranza, incoraggiare di continuo una produzione cinematografica umanamente degna di tale nome! Un'altra serie di riflessioni oggi si imporrebbe, benché essa tocchi un problema delicato, retto dalla legge del commercio: gli organi di distribuzione delle pellicole tengono sufficientemente conto della dignità e delle convinzioni dei destinatari? In realtà, alcuni Paesi tecnicamente avanzati troppo spesso diffondono - e alcune giovani nazioni sembra che accettino troppo facilmente - una quantità di realizzazioni cinematografiche discutibili, senza preoccuparsi delle diversità culturali, etniche e storiche degli spettatori.

Ma la pastorale dell'OCIC deve dirigersi ancora di più sulla formazione degli educatori e degli utenti, per permettere ad essi di beneficiare con discernimento delle sequenze che sono ad essi proposte, e di intervenire da competenti presso i responsabili.

Infine, la sfida dell'evangelizzazione, così bene posta in risalto dai due recenti Sinodi dei Vescovi, dovrebbe anche suscitare iniziative più numerose in questo campo cinematografico. Si tratta di creare delle pellicole, anche se modeste e di breve durata, per testimoniare direttamente la fede della Chiesa.

Hanno visto la luce già molte realizzazioni interessanti - e noi ce ne felicitiamo

con gli autori -, ma le comunità cristiane nonostante la povertà dei loro mezzi non dovrebbero esitare ad investire di più in questo settore così importante, nell'area della "civiltà dell'immagine". Nel passato i nostri santuari si riempivano di mosaici, di pitture, di sculture religiose per insegnare la fede.

Avremo noi abbastanza vigore spirituale e genio per creare "immagini efficaci" e di grande qualità, così adatte alla cultura d'oggi? Si tratta non solo del primo annuncio della fede in un mondo spesso molto secolarizzato, o della catechesi per approfondire questa fede, ma anche dell'inculturazione del messaggio evangelico a livello di ciascun popolo, di ciascuna tradizione culturale.

Una riflessione particolare ci è suggerita dal tema che le Istanze internazionali hanno scelto per l'anno venturo: la promozione del fanciullo. I fanciulli e i giovani sono in realtà i fruitori privilegiati, e anche i più esposti, di fronte ai fatti e misfatti della produzione cinematografica. Il recente Sinodo li ha anche considerati quali destinatari della catechesi, a titolo speciale. Voi saprete accordare ad essi un posto speciale nella vostra sollecitudine.

In questo 50° anniversario, noi auguriamo all'OCIC una fruttuosa attività, in comunione profonda con i Vescovi e l'intera Chiesa. E con tutto il cuore impartiamo ai membri di questa Organizzazione, e a tutti quelli che operano con essi, perché il cinema serva il progresso umano e spirituale dei loro fratelli, la nostra benedizione apostolica.

Data: 1978-10-31 Data estesa: Martedi 31 Ottobre 1978


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vita oltre la morte nel disegno della salvezza

Oggi domando, in modo del tutto particolare, a voi qui riuniti per recitare con me l'"Angelus", che vi fermiate un momento a riflettere sul mistero della liturgia del giorno.

La Chiesa vive in una grande prospettiva. Questa prospettiva l'accompagna sempre, la plasma continuamente e la indirizza verso l'eternità. La liturgia del giorno evidenzia la realtà escatologica, realtà che scaturisce da tutto il piano di salvezza e insieme dalla storia dell'uomo, realtà che dà il senso ultimo all'esistenza stessa della Chiesa e alla sua missione.

perciò viviamo con tanta intensità la solennità di Tutti i Santi, come pure il giorno di domani: la Commemorazione di tutti i defunti. Questi due giorni racchiudono in sé, in modo particolare, la fede nella "vita eterna" (le ultime parole del "Credo" apostolico).

E benché questi due giorni mettano dinanzi agli occhi della nostra anima l'ineluttabilità della morte, essi, nello stesso tempo, danno una testimonianza della vita.

L'uomo che secondo le leggi della natura è "condannato a morte", l'uomo che vive nella prospettiva dell'annientamento del suo corpo, quest'uomo esiste, in pari tempo, nella prospettiva della vita futura ed è chiamato alla gloria.

La solennità di Tutti i Santi mette dinanzi agli occhi della nostra fede tutti coloro che hanno già raggiunto la pienezza della loro chiamata all'unione con Dio. Il giorno che commemora i defunti fa convergere i nostri pensieri verso coloro che, lasciato questo mondo, attendono nell'espiazione di raggiungere quella pienezza d'amore che l'unione con Dio richiede.

Si tratta di due giorni grandi per la Chiesa, che, in un certo modo, "prolunga la sua vita" nei suoi santi e anche in tutti coloro che per mezzo del servizio alla verità e all'amore si sono preparati a questa vita.

E perciò la Chiesa, nei primi giorni di novembre, si unisce in modo particolare al suo Redentore che, tramite la sua morte e la sua risurrezione, ci ha introdotto nella realtà stessa di questa vita. E nello stesso tempo ha fatto di noi "un regno di sacerdoti" per suo Padre.

E' proprio oggi che anch'io, nel raccoglimento, ringrazio il Signore per i trentadue anni di sacerdozio che cadono appunto nella solennità di Tutti i Santi.

E perciò, alla nostra comune preghiera aggiungero una particolare intenzione per le vocazioni sacerdotali nella Chiesa di tutto il mondo. Mi rivolgo a Cristo perché chiami molti giovani e dica loro: "Vieni e seguimi". E chiedo ai giovani di non opporsi, di non rispondere: "no". A tutti domando di pregare e di collaborare per le vocazioni.

La messe è grande.

La festività di Tutti i Santi ci dice proprio quanto abbondante sia la messe.

Non la messe della morte, ma della salvezza.

Non la messe del mondo, immagine passeggera, ma la messe di Cristo, che dura nei secoli.

Data: 1978-11-01 Data estesa: Mercoledi 1 Novembre 1978


GPII 1978 Insegnamenti - Ai pellegrini polacchi - Città del Vaticano (Roma)