GPII 1987 Insegnamenti - Canonizzati 16 martiri giapponesi - Città del Vaticano (Roma)

Canonizzati 16 martiri giapponesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I nuovi santi parlano all'Europa, all'Asia, all'intera Chiesa

Testo:

"Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate... ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,18-19).


1. Oggi la Chiesa ascolta ancora una volta queste parole di Cristo riferite dall'evangelista Matteo. Sono state pronunciate da Gesù in Galilea, sulla montagna, dove erano riuniti gli apostoli. Non sono semplicemente parole di congedo, ma che contengono l'affidamento di una missione. Cristo se ne va dopo aver compiuto il suo compito messianico sulla terra. E nello stesso tempo egli rimane: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

La terza domenica d'ottobre è chiamata Giornata missionaria. In tale domenica tutta la Chiesa ascolta queste parole di Gesù con una particolare emozione. Essa si rende conto di essere tutta intera missionaria, di essere tutta intera "in statu missionis". E non può essere diversamente. Proprio questo fatto è messo in rilievo dall'ultimo Concilio.


2. Oggi, qui in piazza San Pietro, i vescovi, riuniti nel Sinodo ascoltano con particolare attenzione queste parole del mandato missionario. Il Sinodo riguarda la missione dei laici nella Chiesa. Alla Giornata missionaria sono stati invitati i rappresentanti dei catechisti di tutti i Paesi e Continenti. Prima di tutto dei Paesi missionari.

Insieme con tutti i pastori della Chiesa qui presenti, vi saluto, cari fratelli e sorelle. Il messaggio missionario di Cristo pronunziato sulla montagna in Galilea è giunto e continua a giungere in modo speciale a voi. Siete proprio voi che realizzate, in grande misura, il carattere missionario della Chiesa. Uniti ai vostri vescovi e sacerdoti, partecipate alla grande, attuale e sempre rinnovata opera di evangelizzazione del mondo.

A voi si riferiscono le parole del Salmo che l'apostolo Paolo ha applicato agli operai del Vangelo della prima generazione: "Per tutta la terra è corsa la loro voce, fino ai confini del mondo le loro parole" (Rm 10,18).


3. Le sentirono come rivolte a sé, tre secoli fa, i missionari martiri, che stamani la Chiesa iscrive solennemente nell'albo dei santi. Fra di loro c'erano anche dei laici: un filippino e due giapponesi. Con coraggio seppero dare il loro contributo perché l'annuncio del Vangelo giungesse "fino ai confini del mondo".

Queste parole risuonano oggi per tutti voi che servite la causa del Vangelo in terra di missione. In particolare per voi laici, della cui vocazione e missione nella Chiesa si sta interessando il Sinodo nel corso di queste settimane.

L'apostolato missionario dei laici è frutto di una fede aperta alla testimonianza della parola: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti sarai salvo" (Rm 10,9).

Sarai salvo forse solamente tu? No certamente. Ecco, Dio "è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano... Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (Rm 10,12-13). Chiunque!... La salvezza è per tutti.

"Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini" (cfr. 1Tm 2,4). La messe è veramente grande. E' sconfinata.

Voi, cari fratelli e sorelle, siete chiamati dai Signore della messe. E la vostra vocazione e il servizio sono senza prezzo. Insostituibili.

Ascoltiamo ancora una volta l'incalzare delle domande che l'Apostolo ci pone nella Lettera ai Romani in relazione all'opera missionaria della prima generazione della Chiesa: "Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15).


4. Ascoltiamo tutti le parole dell'Apostolo. Ascoltatele specialmente voi, missionari e missionarie, religiosi e laici. Ascoltatele voi catechisti e catechiste. Queste domande dell'apostolo Paolo si riferiscono direttamente a voi.

Parlano di voi. La Chiesa dei nostri tempi fa totalmente sue le domande contenute in questo brano della Lettera ai Romani. L'attuale vescovo di Roma le porta nel suo cuore secondo l'esempio dell'Apostolo.

E facendosi eco delle parole apostoliche, proclama insieme con i vescovi sinodali, qui presenti, la lode della vostra missione, lode che troviamo già nell'Antico Testamento, nel libro del profeta Isaia (Is 52,7): "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi!".


5. "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi!" (Is 52,7).

L'odierna canonizzazione del beato Lorenzo Ruiz e dei suoi compagni martirizzati nei pressi di Nagasaki tra il 1633 e 1637, costituisce un'eloquente conferma di queste parole. Sedici uomini e donne portarono testimonianza, con le loro eroiche sofferenze e la morte, al loro credo nel messaggio di salvezza in Cristo che li ha raggiunti dopo essere stato proclamato di generazione in generazione sin dal tempo degli apostoli. Nelle loro sofferenze, il loro amore e l'imitazione di Gesù ha raggiunto il suo compimento, e la loro conformazione a Gesù, l'unico mediatore, fu portata alla perfezione. "Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione" (Rm 6,5).

Questi santi martiri diversi per origine, lingua, razza e condizione sociale, sono uniti l'un l'altro con l'intero popolo di Dio nel mistero di salvezza di Cristo, il Redentore. Insieme a loro, anche noi qui riuniti con i padri sinodali da quasi ogni paese del mondo cantiamo all'Agnello la nuova canzone del Libro dell'Apocalisse: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprire i suoi sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra" (Ap 5,9-10).

Il messaggio dei martiri della suprema fedeltà a Cristo parla all'Europa con il suo comune fondamento cristiano lasciato dagli apostoli Pietro e Paolo: Europa che è stata un vivaio di missionari per duemila anni.

Parla alle Filippine, che sono il luogo dell'immediata preparazione e rafforzamento della fede per undici dei nuovi santi. I filippini che, come ho sottolineato in occasione della canonizzazione dei martiri a Manila nel 1981, dall'essere evangelizzati sono diventati degli evangelizzatori nel grande compito di portare il Vangelo ai popoli dell'Asia. Questo compito di evangelizzazione possa incominciare nelle famiglie filippine, seguendo l'esempio di Lorenzo Ruiz, marito e padre di tre bambini, che per primo collaboro con i padri a Manila, e condivise il loro martirio a Nagasaki, e che ora è il primo santo filippino canonizzato. I santi martiri parlano alla Chiesa in Giappone, particolarmente all'arcidiocesi di Nagasaki, alla Chiesa in Taiwan e a Macao e a tutti i fedeli di Cristo in Asia. Possa l'esempio e l'intercessione dei nuovi santi aiutare a diffondere la verità cristiana e l'amore da un capo all'altro di questo vostro continente!


6. In questa Giornata mondiale delle missioni la Chiesa proclama solennemente la santità di questi sacerdoti domenicani missionari, dei loro cooperatori, di due giovani donne membri del Terz'ordine domenicano, che sono stati arrestati e uccisi a motivo della loro opera di evangelizzazione.

Nel corso del Sinodo dei vescovi sul ruolo e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, un padre di famiglia filippino, due laici giapponesi, tutti impegnati nella catechesi, sono onorati per la loro fedeltà totale alla grazia del loro battesimo, così come dei religiosi domenicani dei quali fa parte il francese Guglielmo Courtet. Tutta la Chiesa di Dio gioisce della loro vittoria.

La Chiesa in Italia, in Francia, in Spagna, a Taiwan, in Macao, nelle Filippine e in Giappone è colma di ammirazione e di gioia per la buona novella annunciata dalla passione e dalla morte di questi valorosi discepoli di Gesù Cristo, "il testimone fedele, il primo nato tra i morti" (Ap 1,5). Con la testimonianza della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, i nuovi santi parlano oggi a tutta la Chiesa; la coinvolgono e la stimolano nella sua missione evangelizzatrice. Infatti secondo il decreto conciliare "Ad Gentes" (AGD 5), per compiere la sua missione, la Chiesa, "obbediente all'ordine di Cristo mossa dalla grazia dello Spirito Santo e dalla carità diventa pienamente presente a tutti gli uomini e a tutti i popoli per condurli, con l'esempio della sua vita, con la predicazione, con i sacramenti e gli altri mezzi di grazia, alla fede, alla libertà, alla pace di Cristo".


7. Un cordiale e speciale saluto alla Chiesa che è in Giappone fondata sulla testimonianza dei martiri. I nuovi santi parlano ancora oggi a tutti i missionari che, sollecitati dal mandato di Cristo, "andate e insegnate a tutte le genti" (Mt 28,19), sono andati per le strade del mondo per annunciare la buona novella della salvezza a tutti gli uomini, in special modo ai più bisognosi.

Costoro, con il loro messaggio e il loro martirio, parlano ai catechisti, agli agenti della pastorale, ai laici, a cui la Chiesa sta dedicando particolare attenzione e sollecitudine nel presente Sinodo dei vescovi. Costoro ci ricordano che "morire per la fede è un dono concesso solo ad alcuni; ma vivere la fede è una chiamata diretta a tutti" (Discorso a Manila, 18 febbraio 1981, n. 5).

La grande famiglia domenicana, e in particolare la Provincia del Santo Rosario che celebra il quarto centenario dalla sua creazione, riceve oggi con legittimo orgoglio, fra i suoi santi, questi martiri, dei quali alcuni furono legati in modo particolare al Collegio di San Tommaso da Manila. Questo centro, divenuto oggi un'Università, così come altre benemerite istituzioni ecclesiali, hanno contribuito in modo notevole alla formazione e allo sviluppo della Chiesa nel lontano oriente. I missionari che oggi vengono canonizzati si rivolgono a tutti i fedeli cristiani in questa Giornata di preghiera per le missioni, e li esortano a ravvivare la propria coscienza missionaria.

"Tutti i cristiani - ci dice il Concilio -, ovunque vivano, sono obbligati a manifestare con l'esempio della propria vita e la testimonianza della parola, l'uomo nuovo di cui si sono rivestiti attraverso il battesimo" (AGD 11). Ogni battezzato deve sentirsi, inoltre, sollecitato dalla propria vocazione alla santità. In ciò i nuovi santi devono servirci da modello da perseguire con una donazione senza limiti nei confronti della chiamata di Dio. Uno di loro, il padre Lucas dello Spirito Santo, scriveva: "Il dono che apprezzo di più, è quello di avermi inviato su questa terra in compagnia di così grandi servi di Dio, fra i quali alcuni già gioiscono in lui, e altri posseggono un gran tesoro davanti alla sua Maestà divina" (Lettera al padre Miguel Ruiz, 28 settembre 1630).


8. "Venite, saliamo sul monte del Signore... perché ci indichi le sue vie" (Is 2,3). così parla il profeta Isaia nella sua visione. E questa visione si realizza quando Cristo risorto sale insieme con gli apostoli sul monte in Galilea. Dice loro: "Andate... ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 2,19-20).

Questo "tutto", è il Vangelo dell'amore e della pace. Isaia non profetava forse sul mutamento delle spade in vomeri e delle lance in falci, perché gli uomini non si esercitino più nell'arte della guerra? (cfr. 2,4). Egli annunciava le vie di un vero progresso dei popoli, già qui sulla terra, e nello stesso tempo le vie della salvezza eterna che è il futuro e definitivo destino dell'uomo in Dio.


9. A voi tutti, quindi, mi rivolgo, a voi che mi ascoltate qui oggi, e a tutti voi che faticate nel campo della Chiesa missionaria in tutto il mondo: la vostra consolazione e speranza sia il Vangelo dell'amore e della pace.

"Venite... Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore" (Is 2,3 Is 2,5). Si. Camminiamo infaticabilmente! Cristo cammina con noi!

1987-10-18 Data estesa: Domenica 18 Ottobre 1987




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vitalità dei laici in missione segno dello sviluppo della Chiesa3084

1. La nostra preghiera mariana assume, oggi, un respiro particolarmente ampio nella prospettiva della "Giornata missionaria mondiale". La ricorrenza ribadisce l'attualità e l'urgenza dell'impegno missionario. Mentre esprimo profonda gratitudine a quanti, nelle varie parti del mondo, dedicano le loro energie alla causa dell'evangelizzazione, desidero sottolineare, in consonanza col tema del Sinodo dei vescovi, l'importanza vitale del servizio che i laici svolgono "nelle missioni e per le missioni".

Già il Concilio, parlando delle giovane Chiese, ha precisato che "fin dal periodo di fondazione di una Chiesa, bisogna dedicare ogni cura alla formazione di un maturo laicato cristiano" In occasione delle mie visite pastorali a molte di queste giovani Chiese, ho avuto la gioia di constatare che l'indirizzo conciliare si sta realizzando. Sono sempre più numerosi i laici che, nei consigli pastorali o nell'esercizio dei vari ministeri istituiti o nelle associazioni e movimenti, collaborano attivamente e in modo qualificato con i vescovi e i sacerdoti in diverse iniziative di apostolato. Questa vitalità del laicato nelle missioni è un consolante segno che la Chiesa si sviluppa nello spirito, voluto dal Signore, di comunione e collaborazione.


2. Come non ricordare, in questo contesto, l'apporto di quella benemerita schiera di apostoli laici che sono i catechisti? Si deve riconoscere che essi "danno un contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (AGD 17). Sotto la guida dei sacerdoti, i catechisti si impegnano con sacrificio a proporre la dottrina evangelica e a organizzare gli esercizi liturgici e le opere di carità (cfr. CIC 785). Anche ai catechisti va la mia gratitudine insieme con l'incoraggiamento a continuare generosamente il loro servizio tanto prezioso.


3. Una speciale menzione è doveroso riservare a un'altra schiera di laici che presta il proprio servizio in terra di missione. Intendo riferirmi a quei laici cristiani volontari che, in forza di una vocazione interiore, vanno nelle missioni e si dedicano, per un certo numero di anni, a diversi lavori svolgendoli con competenza, in spirito di servizio e in comunione con i pastori. Anch'essi sono mandati dalla Chiesa. Anche a loro viene consegnato il Crocifisso come ideale e sostegno. Desidero che essi sappiano che il Papa è loro vicino e li esorta ad essere sempre e prima di tutto autentici testimoni della loro fede ed espressione concreta dello scambio di carità tra le Chiese.

Per intercessione di Maria, stella dell'evangelizzazione, e dei martiri iscritti stamani nell'albo dei santi, affido a Cristo Signore, primo missionario del Padre, tutta la comunità ecclesiale, perché cresca nella consapevolezza di essere missionaria e continui a dare una fattiva cooperazione ai generosi annunciatori del Vangelo.

[Prima di guidare la preghiera dell'Angelus:] Rivolgo un affettuoso pensiero ai membri dell'Azione cattolica di diverse Nazioni, convenuti a Roma per un incontro internazionale di riflessione e di preghiera, durante il Sinodo dei vescovi sulla missione dei laici nella Chiesa, e qui presenti. Auspico di vero cuore che continuiate a testimoniare, nel mondo in cui operate, il Cristo, in comunione con tutta la Chiesa e in particolare con i suoi pastori, guardando alla Vergine santissima Madre di Dio, come a modello di fede e di generosità.

Un cordiale saluto anche ai partecipanti al Convegno Nazionale del Movimento "Pro Sanctitate". Carissimi, perseverate nell'impegno che il Movimento a cui appartenete vi propone, ben convinti che la "cultura della spiritualità" - tema del vostro incontro - non solo è possibile nella società moderna, ma è anzi doverosa e assolutamente necessaria. Siate fervidi assertori e testimoni del valore della spiritualità cristiana in tutti gli ambiti delle vostre attività.

1987-10-18 Data estesa: Domenica 18 Ottobre 1987




Ai pellegrini filippini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Imitare san Lorenzo Ruiz, testimone di fede e di amore

Testo:

Sua eminenza, vostra eccellenza, cari amici filippini, cari fratelli e sorelle.

Durante la mia visita alla vostra nazione il 18 febbraio del 1981, l'intera nazione Filippina gioi della beatificazione di sedici martiri, tra i quali il primo beato filippino. Oggi, avete il primo santo nato nella vostra terra: san Lorenzo Ruiz. Questo è proprio un giorno di gioia e di felicità per la nazione e per la Chiesa nella vostra terra.

E' un tempo di devota gratitudine a Dio per tutti quelli che vedono in questo nuovo santo e i suoi compagni europei e asiatici molti dei quali sono legati, in un modo o nell'altro, alla vostra nazione, il più alto riconoscimento del lavoro di evangelizzazione iniziato circa 450 anni fa. Attraverso quel lavoro di evangelizzazione e conversione, Gesù Cristo divenne un filippino. E' entrato nei cuori dei vostri avi. Ha condiviso le speranze, le sofferenze di tutti gli eventi drammatici della storia della vostra nazione. La sua grazia ha trasformato la vita. Il suo messaggio di salvezza ha plasmato la vostra cultura. Egli non ha esitato a chiamare l'umile figlio di Benondo, di Manila "extra muros", ad entrare con lui nel grande mistero della sua passione e morte redentrice, non nella sua terra, ma lontano, in Giappone, come un seme trasportato in un altro campo all'inizio di un'altra pagina eroica nella storia dell'evangelizzazione in Asia.

San Lorenzo Ruiz chiama i cattolici filippini di oggi a sostenere e a rafforzare la consacrazione battesimale della loro nazione. Il suo esempio vi sollecita a incontrare le fede del presente con la stessa forza di carattere e fede in Dio con le quali egli affronto la suprema prova d'amore. In modo speciale san Lorenzo Ruiz chiama le famiglie filippine a crescere in dignità, armonia e responsabilità come "Chiesa domestica", dove ognuno impara ad essere al servizio di tutti, testimoniando la sacralità della vita umana ad ogni livello e in ogni condizione. Per tutto questo dobbiamo pregare Dio con l'intercessione di Maria, per la quale avete una grande devozione, e con l'intercessione dei martiri appena canonizzati.

Desidero salutare ognuno di voi presente a questo atto commemorativo. Do il benvenuto ai rappresentanti del governo filippino: i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici che sono venuti dalle Filippine e da altre parti del mondo per celebrare questa grande occasione. Saluto i figli e figlie di san Domenico: i rappresentanti della università di San Tommaso a Manila: lo staff degli studenti del Pontificio Collegio Filippino, e tutti voi presenti qui, presso la tomba di san Pietro.

Per mezzo del vostro nuovo santo, Gesù Cristo rinnova la sua chiamata a perseverare nel vero lavoro di evangelizzazione. La fede si basa non sulla verità dell'uomo, ma sul potere di Dio (cfr. 1Co 2,5). Dovete guardare Gesù Cristo e alla grazia del nostro Padre celeste per la luce e il coraggio di proclamare "Il disegno di Dio nella sua totalità" (Ac 20,27). Il segno che appartenete a Dio è che il suo amore è stato versato nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (cfr. Rm 5,5).

Dio onnipotente benedica tutti voi, con le vostre famiglie i vostri amici, i vostri bambini i vostri ammalati e tutti coloro che abbisognano della vostra cura e solidarietà. Dio benedica i Filippini.

1987-10-18 Data estesa: Domenica 18 Ottobre 1987




Ai vari gruppi di fedeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I nuovi santi, anime che hanno consacrato a Dio la propria vita

Testo:

Il mio saluto si rivolge innanzitutto a voi, pellegrini di lingua italiana, e in special modo a voi che siete venuti dalla Sicilia per unirvi alla numerosa schiera di fratelli d'altri Paesi nel rendere omaggio ai nuovi santi martiri, uno di essi appartiene alla vostra terra: san Giordano Ansalone nacque infatti a Santo Stefano Quisquina, in diocesi di Agrigento. Saluto il vescovo di quella città mons. Luigi Bommarito, e i vescovi della regione qui presenti.

La vostra Chiesa è in festa perché vede presentato alla venerazione e imitazione dei credenti uno dei suoi figli, la cui vita è caratterizzata dalla singolare vocazione al martirio. San Giordano chiese di poter morire per Cristo, come predicatore del Vangelo, allorché impetro e ottenne dalla Vergine la guarigione da una grave infermità. Entro nell'Ordine domenicano proprio con l'intenzione di divenire missionario in Giappone dove la Chiesa era perseguitata.

Terminata la preparazione, fu mandato dai superiori dapprima in Spagna, e di qui nelle Filippine dove per sei anni fu apostolo tra i malati cinesi di Manila. Parti per il Giappone nel 1632 e due anni dopo fu imprigionato. Dal 4 agosto al 17 novembre del 1634, giorno della sua morte, si mantenne incrollabilmente fermo nella fede, in mezzo a tormenti lunghi e strazianti accettando con fortezza, senza tentennamenti, il dolore e la morte. Egli porto così a compimento il proposito di essere nel sacrificio in tutto simile a Cristo suo maestro.

Vi invito a riflettere su questo esempio. Se rimaniamo attoniti nel considerare tanto ardore, che affronta con lucidità e gioia l'evidente rischio della vita pur di non venire meno all'anelito di predicare il Vangelo a ogni creatura, dobbiamo sentirci stimolati a raccogliere il messaggio del suo zelo apostolico, per farlo nostro, imitando la prontezza della sua volontà nell'obbedienza ai disegni di Dio fino al sacrificio supremo.

Affido alla vostra riflessione questo modello, con l'auspicio che susciti in voi propositi di fede coraggiosa, desiderio di testimonianza, generosa accettazione del servizio alla parola del Vangelo. L'incomparabile lezione di amore a Cristo e di dedizione alla diffusione della sua conoscenza è il vero messaggio che il nuovo santo martire lascia alla Chiesa e alla vostra Comunità in particolare. Siatene degni! A tutti voi la mia benedizione.

Benvenuti a Roma! Ieri e stato un giorno glorioso per la Chiesa del Giappone. Sono stati canonizzati i 16 martiri del Giappone, di cui 9 giapponesi.

Per questo mi congratulo con voi.

Mi ricordo della visita pastorale che ho fatto a Nagasaki 6 anni fa.

Allora ero commosso della profonda fede dei cattolici i quali sotto una burrasca di neve partecipavano tutti indomiti e perseveranti alla Messa all'aperto, veramente degni discendenti dei martiri di Nagasaki. "Sanguis martyrum semen christianorum".

Anche voi, seguendo il buon esempio dei vostri precursori nella fede, cercate di testimoniare la fede cattolica a costo della vita divenendo apostoli dell'evangelizzazione in mezzo ai vostri connazionali giapponesi. Alla fine io benedico con tutto il cuore ciascuno di voi e le vostre famiglie.

Un caro saluto infine ai pellegrini degli Agostiniani Recolletti spagnoli e a quelli provenienti da varie Province religiose dell'Ordine dei Frati Predicatori. Una delle sante canonizzate ieri, Maddalena di Nagasaki, prima di essere Terziaria domenicana, appartenne alla Famiglia spirituale degli Agostiniani Recolletti: mentre tutti gli altri santi furono, in vari modi, membri della Famiglia domenicana.

Si comprende, quindi, carissimi fratelli e sorelle, la vostra presenza qui oggi. E ben comprensibile è la vostra gioia, alla quale partecipa tutta la Chiesa. E' la gioia di veder confermati la bontà della vostra scelta di vita in ordine alla piena attuazione del messaggio evangelico. I santi ieri canonizzati illuminano di luce ancor più chiara la bellezza del vostro ideale e sono un aiuto in più, in vista del suo conseguimento. Di cuore tutti vi benedico.

Vorrei salutare molto cordialmente il gruppo dei pellegrini francesi che sono venuti ad onorare san Guglielmo Courtet. La vostra presenza, con mons. Louis Boffet, vescovo di Montpellier e con padre Etienne Solvetti, provinciale dei Domenicani di Tolosa, testimonia la vostra fedeltà al vostro illustre compatriota.

La sua memoria infatti è stata viva nel corso degli ultimi secoli a Serignan dove egli è nato, a Béziers, a Tolosa, a Saint-Maximin e in altre città ancora. Ci si ricorda che lo stesso padre Lacordaire lo invocava con fiducia.

Potete essere felici di vedere esaltata davanti a tutta la Chiesa la figura di questo religioso. Entrato nella Congregazione domenicana riformata d'Occitania, immediatamente Guglielmo Courtet ebbe il desiderio di partire in missione. L'esempio dei Gesuiti martirizzati in Giappone l'aveva segnato. Molto naturalmente quindi, dopo alcuni anni di studio, di vita religiosa e di insegnamento teologico, accetta con entusiasmo di raggiungere la Provincia del Santo Rosario a Manila. Alla sua partenza scrive a uno dei fratelli domenicani: "Mi glorierei sempre... di essere schernito, anche crocifisso... per la verità, secondo l'esempio di Gesù Cristo. Pregare Dio che gli piaccia rendermi degno di questo grande bene..." (Lettera al fr. Adriani, 30 agosto 1628).

Penetrato da una spiritualità centrata sulla croce del Redentore, approda in Giappone nove anni più tardi. Certamente desidera predicarvi il Vangelo e non cerca la morte. Ma la sua predicazione infatti sarà "imitare il Figlio di Dio e i santi in verità" secondo le sue parole. Il dono che egli fa è la sua costanza nel corso di un anno di prigione di tortura, è la sua fedeltà a Cristo fino all'ora in cui tutto è consumato.

San Guglielmo Courtet raggiunge la corte dei santi francesi e dei santi domenicani. Possa ispirare e sostenere con la sua intercessione, voi suoi fratelli dell'Ordine, e voi suoi compatrioti, nel proseguimento dello slancio missionario che ha tanto segnato la vostra storia, nel coraggio della testimonianza evangelica intorno a voi ogni giorno! Che aiuti a suscitare oggi delle vocazioni! Che la sua santità sia per tutti voi un segno di speranza! E che Dio vi benedica.

Desidero ora rivolgere la parola ai cari fratelli nell'episcopato, degnissime autorità e amatissimi fratelli e sorelle venuti dalla Spagna per onorare i nuovi santi che ieri, Giornata mondiale delle missioni, ho avuto la gioia di proclamare davanti alla Chiesa universale. I 16 martiri canonizzati appartengono alla missione domenicana spagnola del Giappone, che fu fondata nel 1602 nell'Isola di Kinshu dai religiosi della provincia del Rosario. I quattro domenicani spagnoli vengono dalla Castiglia, da Leon e dai Paesi Baschi. Spinti da un ardente spirito missionario, e seguendo le orme degli esploratori Urdaneta e Legazpi, incontrarono nuovi popoli e culture per portar loro i messaggio evangelico. Tutti costoro erano religiosi consacrati pienamente a Dio. I loro conventi erano centri di una intensa vita spirituale e apostolica che non poteva non esprimersi in vocazioni missionarie.

San Telmo a San Sebastian; Santo Domingo a Vitoria, Leon e Benavente (Zamora) così come tanti altri conventi della Provincia spagnola, furono centri dell'irradiazione missionaria iniziata con la scoperta dell'America. Numerosi religiosi si offrirono con entusiasmo alla nuova provincia missionaria del Rosario per portare il Vangelo all'Estremo Oriente; fra costoro i nuovi santi domenicani furono religiosi di vita esemplare culminata nel martirio. Secondo lo spirito di san Domenico, unirono l'osservanza delle Costituzioni e l'apostolato tra i filippini nativi, allo studio della parola di Dio, insegnando nel benemerito Collegio di San Tommaso di Manila. Da li partirono per il Giappone spinti dal desiderio di annunciare la buona novella di salvezza, anche se con grande rischio per le loro vite.

Ma, come scrive sant'Agostino, "sono molti coloro che soffrono nelle tribolazioni; soffrono la stessa pena ma non per la stessa causa... il martire è tale non tanto per la pena quanto per la causa" ("Sermone 327", 1-2).

E' inoltre motivo di gioia per tutta la Chiese, in particolare per la Chiesa in Spagna, l'esaltazione all'onore dell'altare di questi esemplari figli che incrementano il numero di tanti uomini e donne che sono l'onore della Chiesa cattolica e della nobile nazione spagnola.

Fra i rimanenti compagni di martirio, merita una menzione particolare il primo santo canonizzato delle Filippine, il secolare Lorenzo Ruiz, di Manila. A questo riguardo è una felice coincidenza la presente celebrazione del Sinodo dei vescovi sulla missione del laico nella Chiesa e nel mondo. Questo protomartire secolare filippino, insieme agli altri quattro secolari giapponesi, si presenta come modello di carità e santità perfetta, segnata con la croce di Cristo.

Che la gioiosa celebrazione che ci ha riunito, serva da stimolo e incoraggiamento per ravvivare, nei pastori e fedeli di Spagna, la vocazione missionaria che scrisse nella storia tante gloriose pagine, facendo della fede cattolica una parte, essenziale dell'anima della vostra gente e della sua proiezione nel mondo.

Benedico tutti di cuore.

1987-10-19 Data estesa: Lunedi 19 Ottobre 1987




Per il nuovo anno accademico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'eredità apostolica sintesi della sapienza e dell'umiltà

Testo:

1."Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra" (Mt 11,25).

Desideriamo che queste parole, pronunziate da Cristo quando - come annota l'evangelista - "esulto nello Spirito Santo" (cfr. Lc 10,21), diventino per noi motivo ispiratore nel giorno in cui inauguriamo un nuovo anno accademico. In tale giorno ci ritroviamo uniti insieme. Come vescovo della Chiesa che è in Roma sento un particolare bisogno di questa comunità, di quest'assemblea eucaristica, e traggo perciò una particolare gioia da questa inaugurazione.

La prima parola, in questo nuovo anno di lavoro iniziato dagli Atenei ecclesiastici, sia di Cristo, proprio questa parola: "Ti benedico, o Padre".


2. Le parole dell'odierna liturgia contengono una lode della sapienza, dell'intelligenza, della scienza. Questa lode è proclamata dall'autore del Libro del Siracide il quale ci pone davanti agli occhi un uomo dotato di questi attributi, che sono insieme grandi doni di Dio. L'autore biblico scrive: "Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato. I popoli parleranno della sua sapienza, l'assemblea proclamerà le sue lodi" (Si 39,9-10).

Per mezzo di queste parole della liturgia tutti siamo chiamati a partecipare in modo creativo alla grande opera dell'intelligenza, della conoscenza, della scienza, della sapienza. Sono chiamati a questo simultaneamente i professori e gli studenti, i docenti e i discepoli ciascuno nel modo che gli è proprio. Questa chiamata si rinnova all'inizio di ogni anno accademico.


3. E' Gesù che benedice il Padre, Signore del cielo e della terra, parla nello stesso tempo delle cose che, nascoste ai sapienti e agli intelligenti, sono rivelate invece ai piccoli (cfr. Mt 11,25). L'apostolo Paolo sembra andare oltre in questa direzione, quando scrive ai Corinzi: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i forti" (1Co 1,27).

Così, alla soglia di un nuovo anno accademico, ci troviamo dinanzi a un particolare paradosso. Siamo chiamati a partecipare alla grande opera dell'intelletto umano, della conoscenza, della scienza, della sapienza umana, e nello stesso tempo siamo come prevenuti a non fermarci soltanto alla dimensione umana di quest'opera. Siamo chiamati sulla via dei "piccoli" del Vangelo. Secondo le parole dell'Apostolo, proprio ciò che "è stolto" nel mondo, diventa sinonimo della via che conduce al Signore; sinonimo di elezione.


4. Il periodo degli studi, così come il periodo di preparazione al sacerdozio, oppure alla professione religiosa, è tempo per affrontare con coerenza questo grande paradosso. Esso non comporta, in realtà, una grande contraddizione. Non vi è una contraddizione tra tutto ciò che l'uomo è in grado di conoscere con l'intelletto e ciò che, oltre a questo, Dio vuole dire all'uomo nella sua Parola.

Vuole dirlo, perché così gli piace (cfr. Mt 11,26).

Cristo dice: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27). Siamo quindi chiamati alla conoscenza come frutto del lavoro intellettuale, dell'imparare, e insieme come frutto del simultaneo aprirci al mistero di Dio. Una tale conoscenza è compimento della Sapienza.


5. L'odierna liturgia contiene ancora un altro appello, che è in un certo senso parallelo a quello precedente. Il salmista dice "Con tutto il cuore ti cerco: / non farmi deviare dai tuoi precetti. / Conservo nel cuore le tue parole / per non offenderti con il peccato. / Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia / più che in ogni altro bene" (Ps 11810-11 Ps 14).

Così dunque in questa grande opera che iniziamo alla soglia dell'anno nuovo, deve essere presente l'uomo intero: l'intelletto e il cuore; l'intelletto e la volontà. Quest'opera, infatti, è nello stesso tempo istruzione e educazione. E' scienza ed ascesi. Bisogna mantenere un equilibrio organico tra l'uno e l'altro aspetto. Bisogna fare costantemente una sintesi.


6. Una tale sintesi è esigente, ma è ad un tempo attraente. Si può applicare ad essa ciò che Gesù dice del "giogo": "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti e dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,29-30).

Quante cose ha detto Cristo in queste parole! Quanto profondamente ha caratterizzato la via sulla quale ci chiama! La sintesi della sapienza e dell'umiltà è l'eterna eredità dei discepoli del divin Maestro: "Imparate da me".


7. Che cosa dobbiamo augurarci reciprocamente in occasione dell'odierno avvio dell'anno accademico? Che cosa dobbiamo augurare a quanti si impegnano nello stesso lavoro nelle varie Università ecclesiastiche sparse in ogni parte del mondo? Penso che tutto sia contenuto in queste parole: "Imparate da me".

Quest'anno, che sta per iniziare, ci aiuti a diventare maggiormente discepoli di Cristo. Ci aiuti tutti: quelli che insegnano e quelli che sono discepoli. Tutti e ciascuno. Gesù dice "Venite a me, voi tutti". Muoviamoci, dunque, e andiamo! Voglio affidare questo nuovo anno accademico, a Roma e dappertutto nel mondo, in modo speciale a colei che la Chiesa venera come "Sedes Sapientiae".

1987-10-20 Data estesa: Martedi 20 Ottobre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Canonizzati 16 martiri giapponesi - Città del Vaticano (Roma)