GPII 1987 Insegnamenti - A giovani artisti svedesi - Città del Vaticano (Roma)

A giovani artisti svedesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo desidera essere vostro amico e compagno nella vita

Cari amici, sono molto felice di avere l'opportunità di salutare un gruppo così folto di visitatori svedesi. Do il benvenuto a ciascuno di voi qui presenti insieme a S.E. l'ambasciatore della Santa Sede. Questa visita al Vaticano vi ricordi la lunga storia di contatti tra il vostro paese e questa città, il luogo del martirio degli apostoli Pietro e Paolo, e possa incrementare l'amicizia e la compagnia cristiana che ci unisce nel Signore Gesù Cristo.

In modo particolare sono lieto di ricevere questa visita da giovani artisti che hanno rappresentato una commedia tratta dalla vita di santa Brigida, patrona della Svezia e fondatrice dell'ordine delle Brigidine. Questa donna eccezionale, che fu stimata e venerata specialmente per la sua gentilezza e la sua dolcezza, nel corso della sua vita visse in grande familiarità con Dio. In lui ella pose tutta la sua fiducia e devozione, cerco la sua volontà nelle sue imprese. La sua vita ci parla della supremazia della fede e dell'amore nei nostri rapporti con Dio e dell'umile servizio al quale siamo chiamati per aiutare i nostri fratelli e sorelle nel bisogno.

Prego perché nelle vostre giovani vite ci sia spazio per la riflessione e la meditazione sulla vita e l'opera di Gesù Cristo, affinché il termine cristiano abbia per voi un autentico significato. Gesù Cristo desidera essere vostro amico e compagno sulla strada della vita. Vi chiama a condividere più pienamente nella comunità di salvezza dando espressione nelle vostre vite ai valori del suo regno di giustizia, pace e amore.

Desidero anche incoraggiarvi nelle vostre attività artistiche. Possiate sempre dare lode a Dio con i vostri talenti a servizio della bellezza e nella promozione dell'armonia tra i popoli.

Alle suore Brigidine qui presenti esprimo il mio sostegno e il mio incoraggiamento nella vostra consacrazione religiosa. Voi siete particolarmente impegnate nella contemplazione, all'opera liturgica e all'ospitalità ecumenica. In questo onorate il santissimo Salvatore e abbracciate i bisogni del mondo prestandoli all'amore della divina Provvidenza. Nella prospettiva della fede, questo è un apostolato molto efficace e richiede che la vostra vita di preghiera sia sostenuta dalla carità interiore e dal sincero dono di sé. In questo Anno mariano intensificherete la vostra imitazione di Maria che diede forza alla prima comunità cristiana che, nelle parole degli Atti, era spontaneamente devota alla preghiera (cfr. Ac 1,14).

A tutti voi estendo i miei cordiali auguri. Per mezzo vostro saluto le vostre famiglie e i vostri concittadini. Prego per la vostra felicità e per il miglioramento dell'unità dei cristiani tra voi.

1987-10-31 Data estesa: Sabato 31 Ottobre 1987




Messaggio al 18° Congresso mondiale dell'Apostolato del mare - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La dignità del lavoro degli uomini del mare

Testo:

Al mio venerabile fratello card. Bernardin Gantin, presidente della Pontificia Commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo.

Con quest'invocazione di preghiera invio cordiali saluti a lei e agli altri cardinali e vescovi presenti al 18° Congresso dell'Apostolato del mare.

Saluto in maniera particolare i navigatori, i lavoratori pastorali e i cappellani dell'Apostolato marittimo riuniti a Mombasa, in Kenya, per quest'assemblea Internazionale. Il vostro programma di preghiera, riflessione e deliberazione è un evento di primaria importanza per dare nuovo impeto al vostro specifico servizio pastorale di uomini e donne la cui vita e il cui lavoro sono connessi con il mare.

La preoccupazione della Chiesa per il benessere spirituale dei navigatori e delle loro famiglie è espressa in larga misura nel vostro mandato, e nel vostro saggio resoconto. Il tema del vostro Congresso "L'Apostolato del mare e la dignità del lavoro marittimo alla luce di "Laborem Exercens"" offre un ampio spunto per i vostri studi e le vostre discussioni. La dedizione, il sacrificio personale, la pronta disponibilità che il compito del navigatore comporta è un lavoro di amore che riflette la vicinanza e la compassione di Gesù stesso, che spesso il Vangelo mette in contatto con la gente e specialmente i pescatori che vivevano e lavoravano presso il Mare di Galilea. All'inizio di quest'anno ebbi il privilegio di parlare ai navigatori del Mar Baltico riuniti a Gdynia. Là ricordai che il mare parla alle genti "del bisogno di incontrarsi l'un l'altro e di lavorare con gli altri. Parla del bisogno di solidarietà, sia tra gli esseri umani che tra le nazioni" (11 giugno 1987, n. 2). La solidarietà è un concetto che gli uomini di mare comprendono molto bene, ed è un aspetto importante dell'"Apostolatus maris", che offre innumerevoli opportunità di incontro con così tante persone di differenti fedi, culture e ambienti.

Per mezzo di voi, riuniti a Mombasa, saluto i navigatori del mondo e le loro famiglie. Ho in mente sia i navigatori in alto mare, sia quelli dei laghi e dei fiumi. I mari e le vie d'acqua hanno una decisiva influenza sulla realizzazione della loro vocazione cristiana e umana, sulla formazione delle loro personalità e dei loro modi di vedere. Per molti la forza e la vastità del mare sono un aiuto per un contatto con Dio. Prego che coloro che lavorano sul mare siano sempre attenti alle loro famiglie, essendo da esse separati per mesi. Prego che la pace e l'amore di Dio regnino nelle loro case in un'atmosfera di mutua fiducia. La mia ardente speranza è che i navigatori rispondano sempre più al servizio pastorale cristiano offerto loro in diversi porti attraverso i centri Stella Maris e gli Apostolati del mare, portati oggi avanti in collaborazione con il ministero di altre Chiese cristiane.

Maria, Stella del Mare, sotto la cui protezione avete posto il vostro Apostolato, continui a intercedere per voi e renda fruttuoso questo Apostolato.

Chiedo a Dio di benedire tutti coloro che sono impegnati nell'Apostolato del mare, insieme ai marinai e alle loro famiglie che sono loro speciale preoccupazione.

1987-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1987




Omelia per tre beatificazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fratel Arnould, suor Ulrika e suor Blandine

Testo:

1. "Abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi" (Ap 7,2).

Nella solennità di Tutti i Santi la liturgia ci parla con l'immagine dell'Apocalisse. Ecco, l'angelo che possiede il sigillo di Dio vivente. Ed ecco, una grande folla "di ogni nazione, razza, popolo e lingua", che sta in piedi "davanti al trono e davanti all'Agnello". Tutti costoro sono uniti ai cori degli angeli nell'inno di gloria e di ringraziamento. Figli e figlie di tutte le nazioni, generazioni, popoli e lingue annunciano la gioia della salvezza, che hanno trovato per sempre in Dio per opera dell'Agnello. Infatti, tutti costoro "sono passati attraverso la grande tribolazione. E tutti "hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell'Agnello" (Ap 7,9 Ap 7,14).

Oggi il libro dell'Apocalisse ci fa rileggere la verità della loro intera via terrestre: la verità che brilla sulla fronte dei servi di Dio come sigillo dell'eterna salvezza. Il sigillo della santità.


2. Soltanto Dio può imprimere il sigillo della santità nel cuore dell'uomo. La liturgia della solennità odierna unisce la visione di questo sigillo dell'Apocalisse al Vangelo delle otto Beatitudini. Ciò che ha il suo definitivo compimento in Dio, tre volte santo, scende fino alla dimensione della vita umana sulla terra. Diventa la via, su cui Dio stesso è passato come vero uomo. Diventa la via dei poveri di spirito, la via degli umili, la via di coloro che sono tristi - di coloro che hanno sete della giustizia - di coloro che sono misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace - la via di coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia. E' la via, sulla quale Dio stesso è passato come vero uomo. La via su cui è passato il Cristo. E passando su di essa ha impresso sulla vita umana il sigillo delle otto Beatitudini. Questo è il sigillo della santità.


3. La Chiesa guarda oggi con adorazione verso Dio, tre volte Santo. Allo stesso tempo rende grazie per tutti quei suoi figli e figlie, che sono stati segnati dal sigillo delle otto Beatitudini: il sigillo della santità che Cristo ha posto accanto a tante vie della vita umana in terra. "Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28).

Che cosa potrebbe esserci di più grande ristoro per la Chiesa, già qui in terra, del riconoscere i frutti della santità negli uomini? Nei suoi figli e figlie che seguono Cristo sulla via delle otto Beatitudini? 4. Fra i discepoli, segnati con il sigillo della santità, oggi ho la gioia di proclamare beato il fratello Arnould: egli si è lasciato scegliere dallo "Spirito Santo santificatore, unificatore", egli che diceva: "Bisogna andare a cercare nel cuore di nostro Signore lo Spirito Santo sulla terra".

La santità si è fermata in lui in una vita povera, nel lavoro intrapreso molto giovane per aiutare la sua famiglia: fino all'età adulta, il futuro fratello delle Scuole Cristiane risponde pienamente alla sua vocazione di cristiano, proseguendo la sua formazione malgrado gli ostacoli. Egli vive intensamente la sua fede e sa esserne un testimone convincente intorno a sé. Povero, accetta la prova, è felice di avanzare con passo sicuro verso il regno di Dio.

Con semplicità, Jules Rèche entra nella condizione di religioso laico.

Divenuto fratello Arnould, mette in pratica le sue qualità naturali di educatore: con giudizio sicuro si rivela un esempio d'equilibrio: invita i suoi alunni a sviluppare le loro conoscenze intessendo buone relazioni umane e conducendo una vita spirituale esigente. La sua influenza è dovuta sia alla coscienza professionale che alla sua dedizione generosa e alla profondità della sua fede.

Il suo modo d'essere un "cuore puro" al quale è dato di "vedere Dio", è un'ascesi austera, una vita di preghiera che ha colpito i suoi fratelli, è l'offerta di se stesso in unione con la passione di Cristo, è la sua familiarità con la parola di Dio che lo nutre, è la gioia di servire Dio, è l'azione di grazia che egli chiamava "una vera preghiera d'amore". Secondo la testimonianza di un partecipante a un ritiro spirituale "la sua calma, la sua prudenza, la sua luce, il suo silenzio", fratello Arnould le attingeva dalla presenza costante dello Spirito Santo in lui. Noi lo invochiamo affinché il maestro spirituale che fu nel secolo scorso sostenga oggi i suoi fratelli nella loro vita consacrata all'educazione sotto tutte le forme.

E noi gli chiediamo di aiutare i giovani a diventare dei cristiani adulti, felici di riconoscere i figli di Dio, ricercando secondo lo spirito delle Beatitudini, la giustizia e la pace.


5. Anche suor Ulrika Nisch dell'ordine delle Suore della Santa Croce di Ingebohl fa parte di quella "grossa schiera di tutte le nazioni e stirpi, popoli e lingue che in bianche vesti" stanno davanti al trono di Dio. Anch'essa ha vissuto "la grande angustia" di una vita dura e provata nella quale riluceva il suo amore e la sua fedeltà a Cristo in maniera suprema. perciò essa porta ora "il sigillo del Dio vivente" sulla fronte e può essere ascritta alla comunità di tutti i santi di Dio.

Possiamo beatificare suor Ulrika Nisch poiché nei trentun anni della sua vita terrena si sono adempiute le condizioni poste dalle beatitudini del Vangelo.

Chi conosce la sua vita, sa della grossa povertà della sua infanzia, del suo servizio umile, delle prove del suo corpo malato, del periodo buio trascorso nella preghiera. Queste dure esperienze portarono suor Ulrika a una purezza di cuore che faceva scorgere nelle più piccole cose la mano benevola di Dio e da lui riceveva in ogni momento della vita in ringraziamento filiale. Era veramente povera di fronte a Dio. L'amore di Dio non trovo così nessun ostacolo nel suo pensiero, nel suo sentimento e nel suo volere: aveva un "cuore puro", al quale era già nella vita terrena concesso di "guardare a Dio" in unione mistica. Una preghiera continua accompagnava il suo lavoro e il suo riposo notturno: "tutto era divenuto in lei preghiera", testimonia un osservatore pieno di stupore.

Tutta pervasa da Dio, Ulrika Nisch diventava sempre più ricettiva al suo amore che pervase tutte le sue azioni esteriori e rendeva preziosi anche i più semplici servizi alle persone che la circondavano. In sua presenza le persone si sentivano "come in paradiso". Veramente è beata poiché non uso violenza alcuna, ma si affido esclusivamente alla potenza di un "amore senza misura". così suor Ulrika poté essere misericordiosa, senza ferire, poté dare senza pretendere nulla indietro; poté rendere ricchi, pur essendo povera. "Attraverso suor Ulrika ricevetti una nuova anima", asserisce una donna che ebbe un destino molto duro e che a fianco di quell'ordine di suore seppe aprirsi di nuovo a Dio e agli uomini.

Proprio coloro che hanno trovato presso la nostra nuova beata amore vero e disinteressato, sono stati i primi che hanno considerato preziosa e grande questa vita apparentemente modesta. Hanno riconosciuto che in lei si sono adempiute le condizioni poste dalle beatitudini di Gesù. Il Signore stesso ha impresso a suor Ulrika Nisch il sigillo di beata.


6. Accanto alla beata suor Ulrika Nisch la Chiesa pone oggi un'altra religiosa, beata suor Blandine Merten della Congregazione delle Orsoline di Ahrweiler-Calvarienberg. Entrambe le due nuove beate sono legate da una comune chiamata al cosiddetto "piccolo cammino" verso la perfezione cristiana.

"Dio non ha bisogno di grandi opere eccezionali; egli vuole solo amore!". Questa espressione di suor Blandine ci dà la chiave del segreto della sua vita santa. Essa compiva ciò che le veniva ordinato da studentessa, insegnante o religiosa con dedizione e coscienziosità. Il più profondo motivo di ciò era il suo amore a Dio e agli uomini. La sua devozione e la sua modestia, la sua dolcezza e purezza la fecero apparire come un "angelo" alle persone che le stavano vicino.

Dopo aver ricevuto un'educazione religiosa dalla sua famiglia suor Blandine pose sempre al centro della sua vita la santa Eucaristia, la parola di Dio e la preghiera. Univa all'adempimento fedele dei suoi doveri professionali come insegnante un'instancabile tensione verso la personale santità. Ciò la porto a voler realizzare il suo servizio a Dio e agli uomini in maniera ancor più perfetta attraverso una vita dedicata a Dio in convento. Entrando nell'ordine apostolicamente attivo delle Orsoline la nostra beata pensava di poter aiutare nel modo migliore i giovani a crescere secondo il volere di Dio e di poterli guidare a una vita ispirata dal cristianesimo. Si dedico a questo apostolato anche come religiosa con tutte le proprie forze. Essa amava restare inosservata, tuttavia divenne un esempio per tutti. Nel suo disinteressato servizio al prossimo suor Blandine si dedica nello stesso tempo a Dio, al quale si era consacrata come offerta nella sua professione di fede. Dio ha accolto la sua coraggiosa offerta di tutta la sua vita e l'ha condotta, già dopo undici anni di vita religiosa, al compimento attraverso una sofferenza sopportata umilmente.

Suor Blandine non ha fatto nulla di speciale nella sua vita; ma ha compiuto i suoi doveri di ogni giorno in maniera particolare. Dopo la sua morte, la vita santa e il suo operato hanno cominciato a risplendere sempre più luminosamente, così che oggi la Chiesa la può mostrare solennemente come beata da imitare: agli insegnanti, agli educatori, ai religiosi, come a tutti i credenti che nel fedele e quotidiano adempimento dei doveri e nell'amore al prossimo seguono tranquillamente e segretamente Cristo e tendono alla perfezione cristiana.

Le due beate, suor Ulrika Nisch e suor Blandine Merten, che la Chiesa oggi riconosce solennemente come membri della sua schiera infinita di tutti i santi, siano per noi d'ora in avanti intercessori e ci diano coraggio, così che anche noi possiamo giungere alla magnificenza di figli di Dio.


7. "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti" (Ps 23,1).

La solennità di Tutti i Santi riconferma e mette in evidenza in modo particolare la verità delle parole del salmista. Si! Dio-Creatore dell'universo ha dato all'uomo la terra e il mondo visibile. L'uomo è diventato padrone del creato e non cessa di esserlo.

Contemporaneamente la stessa terra, questo mondo visibile, è uno spazio, in cui si rivela all'uomo la santità come traguardo della via e senso ultimo della vita in terra. Il salmista si chiede: "Chi salirà il monte del Signore, / chi starà nel suo luogo santo? (Ps 23,3).

La Chiesa gioisce oggi della gloria di Tutti i Santi, gioisce della elevazione dei nuovi beati. Infatti nient'altro, più della santità dei figli e delle figlie degli uomini, rivela quel "sigillo" del Dio vivente" (Ap 7,2), impresso sul volto del creato.

Davvero! "Del Signore è la terra e quanto contiene"! Davvero! Amen!

1987-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1987




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria, "Madre della speranza" e "Regina di tutti i santi"

Testo:

1. "Rallegriamoci tutti nel Signore, in questa solennità di Tutti i Santi!". E' con rinnovata letizia che oggi ci rivolgiamo alla "Regina di tutti i santi" nel giorno in cui, in un solo ricordo, celebriamo nella luce di Dio, la Madre della Chiesa e tutti coloro che in cielo costituiscono la Chiesa trionfante.

Onoriamo colei che, umile e silenziosa, visse quaggiù nel costante adempimento della volontà di Dio e ora è glorificata da Dio tra gli angeli e i santi. Onoriamo i nostri fratelli, che nella loro vita terrena hanno testimoniato il Cristo, e ora, nella gloria del cielo, godono il premio della visione di Dio.

Rallegriamoci con colei che, "ancella del Signore" seppe dire il suo "si" in ogni momento del pellegrinaggio terreno, e ora, "umile ed alta più che creatura", indica a noi tutti la via del cielo. Rallegriamoci con tanti nostri fratelli che ci hanno preceduto, percorrendo la nostra stessa strada dall'esilio alla Patria.


2. Domani, 2 novembre, lo sguardo del nostro spirito si proietterà ancora oltre l'orizzonte del tempo per incontrare nella preghiera i nostri cari defunti. Questa sera celebrero la santa Messa al cimitero del Verano, offrendo il divin Sacrificio per tutti coloro che nel mondo, sotto ogni cielo, ci hanno preceduto nel cammino verso la patria. Faro memoria di essi pregando il Signore perché "conceda ad essi il refrigerio, la luce e il riposo".

Il mio ricordo andrà in particolare a tutti coloro che hanno lasciato questa vita a causa della malvagità degli uomini, dell'ingiustizia, dell'oppressione, della violenza, o a seguito di disastrose calamità naturali.

Preghero perché Dio, Padre buono, conceda a tutti questi nostri fratelli la gioia e la pace eterna.


3. Anche voi visiterete i cimiteri per ricordare i vostri morti e per testimoniare loro un affetto che dura oltre la morte: portate i fiori e i ceri, ma portate loro soprattutto, nello spirito della comunione dei santi, il sollievo e l'aiuto della preghiera.

Ci viene, dai nostri cari defunti, una parola di certezza e di speranza: con la morte, "la vita viene cambiata non tolta e, dissolta la casa di questo esilio terreno, ci è preparata un'abitazione eterna nel cielo".

Mentre professiamo questa verità della fede cattolica, rivolgiamoci alla Vergine santissima, Madre del Salvatore, e Madre nostra, perché interceda per i nostri defunti e sia sempre accanto a ciascuno di noi, lei "Consolatrice degli afflitti", "Madre della speranza" e "Regina di tutti i santi".

[Omissis: saluti a vari gruppi]

1987-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1987




Omelia per i defunti - Cimitero del Verano (Roma)

Titolo: La chiamata della verità e del bene sale oltre la morte

Testo:

Il Salmo della liturgia della festa di oggi ci fa rivolgere i pensieri verso la terra: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti. E' lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita" (Ps 23,1-2).

Nel giorno odierno, e ancor più domani, guardiamo a questa terra come allo spazio della vita e della morte dell'uomo. Oggi, e tanto più con la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, ci rendiamo maggiormente consapevoli che questo spazio in diversi luoghi è coperto dalle tombe, nelle quali riposano i corpi degli uomini. In questo modo di generazione in generazione viene riaffermata la verità delle parole pronunciate dal Creatore al primo Adamo: "Polvere tu sei e in polvere tornerai" (Gn 3,19).

La meditazione sulla morte va di pari passo con la meditazione sul peccato, perché la morte, secondo le parole della rivelazione divina, è entrata nel mondo col peccato (cfr. Rm 5,12). così dunque "...del Signore è la terra e quanto contiene", e si sa che è piena di molte ricchezze, sottoposte al dominio dell'uomo. Tuttavia la prospettiva di quel dominio dell'uomo sulla terra è interrotta in modo inevitabile dalla necessità della morte.


2. Il Concilio Vaticano II, al termine dell'ampia descrizione della situazione dell'uomo nel mondo contemporaneo, pone queste domande: "Che cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Che cosa valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Che cosa reca l'uomo alla società e cosa può attendersi da essa? Che cosa ci sarà dopo questa vita?" (GS 10).

Sono, queste, domande eterne, domande fondamentali; ogniqualvolta, nei primi giorni di novembre, ci ritroviamo presso le tombe di coloro che ci hanno lasciati, esse tornano sempre di nuovo a interpellarci.


3. Il Salmo dell'odierna liturgia ci mostra l'uomo non come un essere che "scende" in terra, ma come un essere che "sale" verso Dio. Infatti domanda: "Chi salirà il monte del Signore, / chi starà nel suo luogo santo? / Chi ha mani innocenti e cuore puro, / chi non pronunzia menzogna" (Ps 23,3-4).

In questo contesto, che cosa è e come si fa sentire nell'uomo questa chiamata che sale oltre la morte e oltre la tomba? E' la chiamata della verità e del bene. La sfida della coscienza e della libertà. La sfida dell'amore. Questa chiamata, in ultima analisi, è "la ricerca del volto di Dio" (cfr. Ps 23,6).

L'uomo non solo cerca la giustizia definitiva mediante le opere della vita che trascorre in terra, non solo cerca "benedizione da Dio, sua salvezza", ma cerca Dio stesso. "Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" ((Ps 23,5 Ps 23,6).


4. Oggi ci troviamo qui tra le tombe. Innumerevoli antichi abitanti di Roma hanno trovato posto in questo cimitero per il riposo dopo la morte. Mentre ci troviamo tra queste tombe, pensiamo al tempo stesso a tutti i cimiteri, nei quali oggi e domani i vivi si incontrano con i morti.

In questi luoghi della terra viene riconfermata la verità sull'uomo come l'essere che scende nella tomba insieme con la morte. Ma in questi stessi luoghi la Chiesa predica la verità sull'uomo come l'essere che "sale" verso Dio. L'essere che "cerca il volto di Dio".

In questa ricerca viene riaffermata definitivamente la parola del salmista: "Del Signore è la terra...". Si, la terra appartiene al Signore. Ed egli l'ha fatta per l'uomo, come luogo di ascensione verso di lui! 5. Scrive l'Apostolo prediletto: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Jn 3,1). E il fatto che in Gesù Cristo siamo figli di Dio, spiega la ragione sostanziale della nostra ascensione verso Dio. Come può un figlio o una figlia non cercare la casa del Padre? Come può non cercare il suo volto? Scrive ancora san Giovanni: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio; ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato" (1Jn 3,2).

"Non ancora...?". Che cosa sono tutte queste tombe e i cimiteri sulla terra intera? Sono luoghi del non-ancora. Ma il non-ancora non significa né termine, né delusione... Le tombe e i cimiteri sulla terra intera sono luoghi di attesa! 6. Scrive l'Apostolo Giovanni: "Sappiamo pero che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". così dunque, attraverso la storia di tutti gli uomini, attraverso la loro vita e la loro morte, si sviluppa nella storia dell'universo creato il mistero dell'immagine e della somiglianza di Dio, di cui parlano le prime pagine del Libro della Genesi.

"L'uomo... immagine e somiglianza di Dio" (cfr. Gn 1,27).

"Saremo simili a lui...". "Lo vedremo così come egli è".


7. E perciò presso le tombe dei nostri morti imploriamo dal Signore la Luce.

Questa Luce ci manca sulle vie del pellegrinaggio della vita terrestre. Non vediamo qui il volto di Dio. Pellegriniamo mediante la fede.

La "Luce eterna" splenda su coloro che hanno già portato a termine il pellegrinaggio terreno mediante la fede. Che in questa Luce vedano Dio "come egli è".

Che diventi per loro accessibile il volto di colui che "abita una luce inaccessibile"! (1Tm 6,16). Che li abbracci e li penetri la luce della gloria di Dio! Amen.

1987-11-01 Data estesa: Domenica 1 Novembre 1987




Dopo il rito di beatificazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimoni fedeli di vita evangelica

Testo:

Cari fratelli e sorelle! Con fraterno affetto vi saluto in questo rinnovato incontro qui in Vaticano che mi dà la sperata opportunità di annunciarvi la mia profonda gioia per la beatificazione di due vostri compatrioti. Suor Ulrika e suor Blandine Merten, l'una suora in cucina, l'altra insegnante: entrambe beate, poiché hanno spalancato la loro vita e il loro agire senza riserve all'amore di Dio, perché hanno donato il loro cuore ricolmo di Dio ai fratelli che cercano e che soffrono, perché hanno accettato con forza e fiducia la loro vita talvolta dura e l'hanno resa come meglio potevano fruttuosa per il regno di Dio. A questo punto desidererei prevenire un possibile malinteso: non la loro umile provenienza, non la loro debole salute, non il loro svolgere compiti umili e nascosti le ha portate alla beatificazione, bensi la forza spirituale proveniente dalla sorgente della nostra fede, con la quale hanno accettato con coscienza queste condizioni ostili e le hanno trasformate in una vita piena e preziosa. Non sono fuggite di fronte alle situazioni faticose della loro vita, le hanno al contrario affrontate con l'aiuto di Dio nella preghiera e nell'abnegazione. Con questo non si sono ritirate nel loro mondo spirituale interiore, soddisfatte di loro stesse, ma hanno generosamente fatto dono, secondo l'esempio di Cristo, dei ricchi tesori accumulati nel loro cuore per grazia di Dio. Al loro fianco hanno ripreso vigore persone oppresse e si sono sentite "come in paradiso": esse hanno potuto sperimentare concretamente quale potenza abbia un amore acceso da Dio. Dalla cerchia di tale persona che hanno ricevuto ricchi doni giungono anche i primi testimoni che raccontano la loro esperienza di amore autentico e incondizionato stando vicino a suor Ulrika e suor Blandine. Il loro giudizio è il fondamento della conferma della Chiesa: si, queste due vite hanno un valore perpetuo davanti a Dio e una esemplare importanza per tutti noi.

Cari fratelli cristiani! Quando lo scorso maggio parlai di fronte al duomo di Spira della radici cristiane dell'Europa e della pace mondiale, della libertà di religione e della riunificazione dei cristiani, ho intuito tra gli ascoltatori una domanda: Cosa posso fare, io singolo, per questa grossa sfida del nostro tempo? Posso dare un contributo? La mia risposta risuono così: Si, tu come singolo puoi far muovere qualcosa, poiché ogni decisione buona, ogni pronta accettazione di un compito inizia sempre nel singolo uomo. Rimane comunque il fatto che i singoli sforzi devono venir intrecciati insieme per poter influire maggiormente: "Il si di una singola persona, espresso con magnanimità e mantenuto fedelmente nel proprio ambiente può infatti portare a incrementare cambiamenti profondi verso il bene a livello ecclesiastico e sociale" (Discorso del 4 maggio 1987, n. 9).

I beati e i santi sono quelle persone che muovono qualcosa nell'ambito di vita personale, talvolta completamente nascosto e modesto, che accendono un fuoco vivo, che sanno entusiasmare, tutto ciò spesso come nel caso delle due beate di oggi senza immaginare effetti più ampi. Già il compiere fedelmente e con fermezza i propri doveri di ogni giorno può avere risultati molto considerevoli.

La suora di cucina, la donna di casa e la madre, l'insegnante, il redattore, l'assistente sociale, l'artigiano, l'ingegnere, l'imprenditore, il cappellano e il vescovo: ognuno di noi dovrebbe prendere sul serio i propri compiti e i propri doveri e compierli con coscienza. Poiché ogni singola fatica che noi facciamo, ogni parola che pronunciamo, può costruire e aiutare, può creare vita e diventare un esempio. La maggior parte delle richieste che noi facciamo agli altri, ai vicini, ai coniugi, ai colleghi riguardano in parte noi stessi: tu sei di volta in volta il primo, dal quale la cosa dipende. Coinvolgi altre persone, in modo da rendere la tua vita preziosa e benefica.

Questo è proprio il messaggio incoraggiante di suor Ulrika e suor Blandine. Accettiamo come ringraziamento la loro testimonianza di vita per i nostri compiti. Questo sia anche il mio cordiale augurio per voi tutti con la grazia di Dio e la mia speciale benedizione apostolica.

1987-11-02 Data estesa: Lunedi 2 Novembre 1987




A pellegrini francesi e ai fratelli delle Scuole cristiane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Che nuove vocazioni proseguano nell'impegno del nuovo beato

Testo:

Cari fratelli e sorelle, all'indomani della beatificazione del fratello Arnould, sono felice di accogliere numerosi fratelli delle Scuole Cristiane di molti paesi con il loro superiore generale, fratello John Johnston, e i pellegrini venuti soprattutto dalla regione francese in cui ha vissuto Jules Rèche, guidati da mons.

Jacques Menager, arcivescovo di Reims. A tutti esprimo il mio più cordiale saluto.

Con il vostro pellegrinaggio voi rendete grazie alla personalità senza pari del fratello Arnould, che onora il vostro Istituto e la vostra regione. Ma la beatificazione non ci rivolge verso il passato: quello che la Chiesa propone come modello ci invita a riprendere la nostra strada con un ardore rinnovato dalla sua ispirazione.

Oggi, la presenza di un gruppo di giovani, gli alunni dei Fratelli, mette in evidenza il fatto che noi guardiamo verso l'avvenire. Si, voi giovani scoprite la figura del fratello Arnould; pensando specialmente a voi, vorrei evocare alcuni aspetti della sua personalità che sono anche dei richiami per oggi.

Siamo colpiti dalla personalità di questo ragazzo che, molto giovane, lavora duramente con le proprie mani, che sviluppa le sue conoscenze da solo e irradia una fede profonda. Che egli vi ispiri il rispetto di tutte le forme di lavoro, il coraggio dello sforzo personale per progredire intellettualmente, per maturare la vostra fede e testimoniarla nel vostro ambiente scolastico, nelle vostre parrocchie, nei vostri gruppi giovanili nelle vostre famiglie! Costruite la vostra personalità su un fondamento sicuro, nella comunità educativa.

E' necessario ricordare che il fratello Arnould è un modello per gli educatori? La sua concezione di una formazione completa proseguita fino all'età adulta può ispirare le scuole cattoliche di oggi. Che i maestri abbiano la stessa preoccupazione di rigore, di pedagogia attenta alla persona, di coerenza nella formazione dello spirito, del cuore e della volontà! Uno dei segreti del fratello Arnould era una vita di preghiera intensa.

Anche come catechista egli manifestava la vera coerenza tra la sua vita interiore e ciò che egli insegnava: lo si sentiva appassionato del Vangelo. Fin dai suoi anni di lavoro manuale egli era un cristiano esemplare. Fratello delle Scuole cattoliche, egli approfondi ancora la sua esperienza spirituale, conducendo un'esistenza molto attiva: che egli ispiri oggi i suoi fratelli! Che susciti presso i giovani le vocazioni necessarie affinché l'opera educativa sia proseguita con lo stesso ardore evangelico in numerosi paesi dove lavorano i fratelli! Invoco l'intercessione del beato fratello Arnould su tutti coloro che conservano vivente il suo ricordo, nella sua regione, per i discepoli di Giovanni Battista La Salle e i loro alunni.

Possiate tutti ascoltare la sua esortazione: "Voi dovete agire con la grazia, e far vedere che voi siete condotti dal movimento dello Spirito di Dio"! E che Dio vi benedica!

1987-11-02 Data estesa: Lunedi 2 Novembre 1987




Ai vescovi del Senegal in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siano le vostre Chiese esempio di coesione e universalità

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


GPII 1987 Insegnamenti - A giovani artisti svedesi - Città del Vaticano (Roma)