GPII 1987 Insegnamenti - Radiomessaggio alla nazione americana - Castel Gandolfo (Roma)

Radiomessaggio alla nazione americana - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Attendo con gioia il momento del mio ritorno negli Stati Uniti

Testo:

Cari americani, saluto tutti voi con gioia e affetto: cattolici, protestanti ed ebrei; tutti i credenti e anche i non credenti. Saluto tutti voi nell'amore di Dio, non vedo l'ora di essere con voi di nuovo.

Otto anni fa feci la mia prima visita pastorale alla vostra nazione.

Ricordo vivamente il calore e la gentilezza con le quali mi deste il benvenuto! Mi rallegro ardentemente di ritornare nella vostra grande terra! Un importante tema è stato proposto per la mia seconda visita: Unità di lavoro nel servizio. Ci porta a considerare i modi nei quali i discepoli di Gesù Cristo possono servire il mondo con atti di altruismo. Il Concilio Vaticano II ci ricorda le gioie e le speranze, le angosce e le ansietà degli uomini e delle donne del nostro tempo. "Specialmente quelli che sono poveri o in qualche modo afflitti" sono le gioie e le speranze, le angosce e le ansietà di tutti i discepoli del Signore.

Questo tema ci porta anche a considerare un'altra realtà: intendo la crescita nell'unità che ha luogo tra i discepoli di Cristo precisamente attraverso il servizio che essi rendono agli altri. Per mezzo dei loro ministri e degli apostolati l'unità della Chiesa cresce e si fortifica L'apostolo Paolo condivide con noi questa visione quando parla in questo modo della comunità dei discepoli del Signore: "E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio..." (Ep 4,11-13).

In questo spirito, allora, ritorno da voi nella vostra amata terra, un Papa pellegrino, che desidera unirsi a voi nel celebrare queste nobili opere di servizio, nella costruzione della nostra unità nel Signore. Dio che è Padre di tutti noi benedica abbondantemente gli Stati Uniti ora e nei giorni che verranno.

Ci conduca ancora una volta insieme nella verità e nella pace, nella giustizia, nell'amore e nel servizio.

1987-08-29 Data estesa: Sabato 29 Agosto 1987




Lettera al Cardinale Macharski - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria, segno di speranza e di consolazione

Testo:

Al mio venerabile confratello, card. Franciszek Macharski, legato pontificio presso il Congresso Internazionale mariologico-mariano 1987 a Kevelaer.

"Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio" (2Co 1,3-4).

Con queste parole di consolazione l'apostolo Paolo ha incoraggiato i primi cristiani e, allo stesso tempo, ha sottolineato che l'unica vera fonte di questa consolazione è Dio stesso, che opera attraverso Gesù Cristo nello Spirito Santo. Anche Maria di Nazaret ha sperimentato questa consolazione, poiché è stata scelta da Dio Padre come Madre del Salvatore ed è così divenuta anche "Consolatrice degli afflitti". Proprio con questo titolo viene venerata a Kevelaer, dove siete riuniti per celebrare solennemente il 10° Congresso mariologico e il 17° Congresso mariano internazionale.

Per questa occasione saluto innanzitutto te, venerabile cardinale di Cracovia, che mi rappresenti in queste celebrazioni; quindi il vescovo di Münster, che vi offre la sua generosa ospitalità insieme al rettore del Santuario, inoltre gli altri pastori che vengono da diversi Paesi, la Pontificia Accademia Mariana Internazionale responsabile per tali congressi, tutti i partecipanti al Congresso: teologi e pellegrini di tutto il mondo fra cui anche fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane e tutti coloro che seguono direttamente o da lontano questo importante avvenimento ecclesiale.

Vorrei unirmi spiritualmente a voi, cari fratelli cristiani, in questo incontro internazionale; esso si svolge in felice coincidenza con l'Anno mariano, che ho proclamato per la Chiesa di Roma e per tutte le Chiese locali del mondo in preparazione al grande Giubileo dei duemila anni dalla nascita di Cristo.

Rivolgo un particolare saluto ai cattolici tedeschi, che costituiscono la Chiesa ospite, e rivolgo un sentito e grato ringraziamento a quanti si sono occupati dell'organizzazione dei due Congressi sia all'interno che all'esterno. I vostri antenati, che hanno accolto il messaggio salvifico del Vangelo e hanno riconosciuto in Gesù Cristo l'unico vero Redentore dell'uomo, hanno anche accolto nel loro cuore la Madre del Signore come loro Madre spirituale, come segno di speranza e di consolazione "Consolatrix afflictorum"), come esempio e modello per ogni discepolo di Cristo.

La venerazione di Maria fin dall'inizio ha caratterizzato in modo particolare la vostra vita di cristiani. Quando la vostra Chiesa locale celebrava la memoria del Signore nell'attesa della sua venuta nella gloria, ha sempre meditato e valorizzato i molteplici legami della vita e dell'opera di Maria con l'opera di salvezza di Cristo e con il cammino della sua Chiesa (cfr. RMA 47). La vostra tradizione mariana ispirata dagli insegnamenti delle sacre Scritture e dei Padri, le ha conferito il titolo speciale di "Unsere Liebe Frau" ("Nostra Amata Signora"); questo titolo speciale ha profondamente impregnato i pensieri e i sentimenti dei fedeli nel corso dei secoli ed è diventato loro molto familiare.

San Bonifacio, missionario e apostolo del vostro Paese, insieme alla proclamazione del Vangelo ha divulgato l'affettuosa venerazione di quella Donna che tutte le generazioni chiameranno beata (cfr. Lc 1,48). Dalla fede dei vostri antenati sono sorti nel corso dei secoli i grandi luoghi di pellegrinaggio mariani, dove generazioni di fedeli hanno voluto incontrare il Signore Gesù Cristo e la sua santa Madre, i numerosi santuari che fino ai giorni nostri costituiscono una "geografia" particolare di fede cristiana e di devozione mariana (cfr. RMA 28). Tutte le basiliche, le cattedrali e le cappelle dedicate alla Madre di Dio parlano del ruolo e dell'importanza particolare di Maria nell'opera di salvezza di Cristo. La discepola perfetta del Signore, immagine e modello della Chiesa, non ha esercitato soltanto un influsso importante sulla teologia, ma ha ispirato anche molti altri campi della cultura umana, come la musica e la pittura, l'architettura e la scultura, la letteratura e l'arte popolare. Le opere mariologiche di famosi teologi del vostro popolo si distinguono in genere per la loro profonda conoscenza della dottrina della fede, per le equilibrate asserzioni dogmatiche, come vengono attinte dalle fonti bibliche e patristiche, e, non da ultimo, per la loro prudenza ecumenica. Da questo sicuro fondamento spirituale si è sviluppata una fioritura di bellissimi inni, canti e preghiere per la liturgia e la devozione popolare, che sono familiari e cari al popolo di Dio fino ai nostri giorni.

E' nostra speranza che questa immagine luminosa di una Madre comune di tutti i fedeli cristiani di oggi possa contribuire a far superare le diversità e le fratture ancora esistenti fra le Chiese e le comunità cristiane e a creare un'unità più perfetta fra tutti i cristiani del vostro paese e quelli di tutto il mondo.

Con lo sguardo rivolto verso questo obiettivo e guidati da questa luce siete venuti a Kevelaer, invitati dalla Chiesa locale, e siete stati cordialmente accolti. In questo luogo oltre tre secoli fa si è sviluppata una forma di devozione mariana, che il popolo tedesco ha diffuso anche in altri luoghi. Qui, nella regione del basso Reno, in vicinanza geografica e storica con altri Paesi dell'Europa settentrionale, soprattutto con quelli dell'odierno Benelux, questo luogo di pellegrinaggio ha condotto, a partire dal 1642, molte generazioni di pellegrini pieni di fede e speranza davanti a Maria, la "Consolatrice degli afflitti". Dopo la generale catastrofe della seconda guerra mondiale, vennero da qui i primi segnali di pace e di riconciliazione fra i popoli che fino allora erano stati nemici. Io stesso ho avuto recentemente la grande gioia di sostare in questo luogo di grazia e di chiedere a Maria di proteggere e di intercedere per gli uomini nelle loro diverse condizioni di vita.

Il Congresso Mariologico si occupa quest'anno del culto mariano nel 19° e nel 20° secolo fino al Concilio Vaticano II escluso. Le numerose relazioni già disponibili mostrano ancora una volta come la verità su Maria e sulla sua opera materna sia profondamente legata alla vita della Chiesa pellegrina. Il Congresso Mariano, il 17° in ordine di tempo, fornisce poi un'ulteriore prova di questo legame, poiché il suo tema è: "Maria, Madre dei fedeli". Questo tema attuale ci ripropone la Madre del Signore come modello della Chiesa, che è comunità dei fedeli. Nel suo pellegrinaggio terreno verso l'ultimo giorno in cui viene il Signore la Chiesa cammina lungo la via, che la Vergine Maria ha percorso prima di essa, quando cresceva nella fede e veniva unita sempre più intimamente alla vita del suo Figlio. E' nella forza di questa fede, che Maria ha abbracciato la sua missione nella storia della salvezza diventando così un modello per tutti i cristiani, un modello per la missione di salvezza di tutta la Chiesa.

Il Congresso Mariologico e il Congresso Mariano debbono completarsi a vicenda e vengono quindi sempre celebrati insieme, poiché secondo l'intenzione dei loro promotori e organizzatori, la meditazione di fede deve condurre alla preghiera, così come la preghiera deve suscitare una più ampia riflessione.

Un importante argomento di entrambi i Congressi, che è stato chiesto anche dai nostri fratelli separati ed è già annoverato fra i temi principali, verrà trattato dalla sezione ecumenica. La partecipazione attiva dei fratelli e delle sorelle di altre Confessioni cristiane, così come degli ortodossi, è motivo di gioia e di incoraggiamento. Gli incontri, caratterizzati dalla serietà e dal senso di responsabilità, che si sono tenuti a partire dal 1955 hanno tanto accresciuto e approfondito la comprensione gli uni per gli altri, che ora è più facile valutare e discutere i differenti punti di vista nella dottrina e nella prassi della fede che ancora ci dividono, ma è anche più facile trovare ciò che ci avvicina e ciò su cui esiste identità di vedute. Il traguardo più importante finora raggiunto è forse il consenso sul fatto che Maria occupa un ruolo importante in tutta l'economia della salvezza, e che gioverà a tutta la Chiesa, quando questo posto viene definito nel modo più ampio possibile alla luce delle Scritture sacre e della tradizione interpretativa. Il serio proposito di approfondire ulteriormente quanto fin qui abbiamo raggiunto insieme è motivo di giustificata speranza.

Il tema di Maria, la Madre di tutti, invita a guardare in modo nuovo oltre e al di là delle divisioni. Sono fermamente convinto di questo. Di fronte ai nuovi problemi e alle nuove sfide anche la Chiesa di oggi ha bisogno di un esame approfondito e attuale del ruolo della Madre di Dio nei disegni di salvezza di Dio per il nostro tempo. Sul non facile cammino della fede dei nostri giorni i fedeli hanno il diritto anche a questo speciale nutrimento spirituale. Che i due Congressi di quest'anno possano riuscire, nell'ambito delle loro possibilità, a soddisfare questa attesa.

In questo Anno mariano il vostro incontro rappresenta un momento speciale di grazia e di luce. Dinanzi alle angosce e alle insicurezze del mondo di oggi possiate suscitare un segno di fiducia e speranza cristiana mentre vivete questi giorni aperti all'opera dello Spirito Santo, disponibili a comprendervi l'un l'altro, desiderosi di riconciliarvi e di aprirvi l'un l'altro la via. Per tutto ciò imparto a tutti voi, in profonda unione spirituale e con la pia intercessione di nostra Madre Maria, la mia speciale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, il 29 agosto 1987.

1987-09-19 Data estesa: Sabato 19 Settembre 1987




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma) - L'apporto specifico dei laici nella parrocchia


Carissimi fratelli e sorelle! 1. Desidero dedicare la riflessione di oggi all'apporto che i fedeli laici sono chiamati a dare alla vita e ai compiti della Chiesa particolare, nella quale sono incorporati. Vi è, a tale proposito, un'espressione molto significativa nel documento conciliare, che li riguarda: "All'interno delle comunità della Chiesa - leggiamo nel decreto sull'apostolato dei laici - la loro azione è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia" (AA 10). Si tratta, per così dire, di un prolungamento indispensabile del servizio compiuto dai presbiteri.


2. E' un'affermazione radicale, la cui portata può essere rettamente intesa e tradotta in pratica nella luce della "ecclesiologia di comunione", che anima tutti gli insegnamenti conciliari. La diocesi, infatti, è definita "una porzione del popolo di Dio", che costituisce una "Chiesa particolare, nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica" (CD 11). La parrocchia, a sua volta, "è come la cellula della diocesi" (AA 10).

Qui gli ideali e gli impegni apostolici della Chiesa trovano il loro ambiente naturale. Se i laici non vi fossero associati, sarebbe messa in ombra la loro identità ecclesiale. Con la loro attiva partecipazione, sia attraverso le forme istituzionalizzate sia mediante una giusta "creatività", la comunità cristiana prende sempre più matura consapevolezza di essere Chiesa.

La presenza dei laici nei consigli pastorali diocesani e parrocchiali, l'incremento delle iniziative apostoliche nei più diversi settori - catechistico, liturgico, caritativo, missionario, di promozione umana - hanno segnato, a giudizio comune, una tappa notevole nell'attuazione di quella "pastorale d'insieme", che è richiesta dal nostro tempo. Esistono dunque buone premesse per risolvere gli ulteriori problemi posti dall'evolvere della situazione ecclesiale.


3. L'apporto dei laici non può che essere specifico, e, prima ancora, nella parrocchia, grazie all'iniziazione battesimale, essi vengono avviati alle prerogative della vocazione cristiana. E' naturale che sentano di dover mettere a frutto tanta ricchezza innanzitutto li, nel proprio ambiente.

E' ancora il Vaticano II a sottolineare che "la parrocchia offre un esempio luminoso di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano e inserendole nell'universalità della Chiesa" (AA 10). Il mio predecessore Paolo VI ha bene sintetizzato queste realtà, quando ha detto che la parrocchia "è la nostra prima e normale famiglia spirituale, risultante... dalla virtù generatrice d'uno specifico ministero pastorale e dall'efficacia coesiva d'una stessa fede e di una stessa carità" ("Insegnamenti di Paolo VI", vol. VII, 1969, p. 1203).

L'assemblea generale del Sinodo dei vescovi avrà certamente modo di approfondire questa tematica vitale. Sui suoi lavori, che avranno inizio ai primi di ottobre, invochiamo la protezione della Vergine santa. [Omissis: saluti a vari gruppi]

1987-08-30 Data estesa: Domenica 30 Agosto 1987




A ufficiali e sottufficiali - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Saluto ai componenti il 31° Stormo dell'Aeronautica

Testo:

Signor comandante, signori ufficiali e sottufficiali.


1. Ben volentieri vi rivolgo la mia parola, lieto di poter così rinnovare le espressioni del mio apprezzamento per l'impegno e la perizia con cui, anche in questo recente periodo, avete agevolato il mio servizio pastorale. La vostra collaborazione mi ha, infatti, consentito di raggiungere in modo rapido e sicuro quelle località italiane, dove ero chiamato dalle necessità del mio ministero, per rendere testimonianza alla fedeltà di Dio, servendo la sua parola di sapienza e di giustizia; e per confortare nella fede, che la carità rende operosa. Ho potuto così svolgere quel dialogo di salvezza, che favorisce un adulto atteggiamento religioso e un rapporto maturo con Cristo e con quanto egli ha insegnato.

Mi è anche gradito manifestarvi la mia riconoscenza, conferendo ad alcuni di voi delle onorificenze. Questo vuole essere un ulteriore, concreto segno della mia stima e del mio compiacimento per il lavoro che svolgete con dedizione egregia.


2. La vostra presenza, carissimi, mi suggerisce un pensiero, che desidero comunicarvi affinché il nostro incontro non sia solamente una gioiosa circostanza da ricordare, ma un momento di riflessione, che alimenti un'esistenza ispirata dai principi evangelici.

La vostra vita implica un vasto patrimonio di virtù, quali la lealtà, il senso del dovere, la fedeltà e lo spirito di abnegazione nel servizio del bene comune. Custodite genuina questa ricchezza mediante una fede, che altro non esige se non di essere vissuta con forte adesione, con sincera pietà, con salda dirittura morale.

Considerate come il Redentore è stato veramente e pienamente uomo, con quale autenticità ha agito come uomo, svelando la Misericordia senza confini del Padre e rendendo noto il suo amore, che genera e sorregge una socialità libera e vera. Pertanto, cari fratelli, crescete nella conoscenza e nell'imitazione di Gesù, per testimoniare che non vi è separazione tra l'esistenza umana e la realtà trascendente di Cristo.

Perché il mio augurio di progresso nella fede e di cristiana prosperità possa felicemente compiersi, affido alla Beata Vergine di Loreto, vostra patrona, le persone e le aspirazioni al bene di ciascuno di voi e dei vostri familiari, mentre invoco su tutti l'abbondanza dei favori divini. Con questi voti di vero cuore vi imparto la benedizione apostolica.

1987-08-30 Data estesa: Domenica 30 Agosto 1987









Al Pontificio Collegio Inglese - Rocca di Papa (Roma)

Titolo: In occasione della Plenaria dell'ARCIC II

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

Vi saluto in nome di Nostro Signore Salvatore Gesù Cristo. Desidero esprimere il mio apprezzamento per il gentile invito del card. Willebrands ad essere con voi oggi, qui nella residenza estiva del Pontificio Collegio Inglese, così vicino alla mia residenza di Castel Gandolfo, in occasione di questa sessione plenaria della Seconda Commissione Internazionale Anglicana e Romano Cattolica.

Questo incontro mi richiama alla mente quel giorno del 1982 quando soggiornai a Canterbury su invito dell'arcivescovo Runcie. Fu allora che si istitui, con un mandato, questa Commissione per esaminare tutte quelle questioni che sono sul cammino per una più piena comunione tra Romano Cattolici e Anglicani.

Con la pubblicazione di "Salvezza e Chiesa" la Commissione ha condiviso i frutti delle sue fatiche sondando le controversie della Riforma. Il vostro attuale studio sulla teologia di comunione è pure di grande importanza. Spero che perseguendo questo argomento potrete discernere più chiaramente i passi verso quell'unità che è volontà di Cristo per i suoi discepoli.

Il cammino del dialogo è lungo, ma non dobbiamo perderci d'animo. Lo Spirito Santo ci ha chiamati ad un compito ecumenico e ci sosterrà con la sua grazia. Dobbiamo trarre ispirazione e forza dalle parole del profeta: "Tutto questo hai udito e visto; non vorresti testimoniarlo? Ora ti faccio udire cose nuove e segrete che tu nemmeno sospetti. Ora sono create e non da tempo; prima di oggi tu non le avevi udite, perché tu non dicessi "Già lo sapevo" (Is 48,6-7).

Queste parole di Isaia ricordano l'umiltà richiesta a coloro che vogliono cercare l'unità lungo la strada segnata da Dio. Dobbiamo rispondere con cuore aperto alla sua grazia, quella grazia che ci chiama alla conversione, a nuova conoscenza e a nuova vita.

Amici miei: vi assicuro le mie preghiere per voi stessi e per l'importante lavoro nel quale siete impegnati. Dio illumini le vostre menti e benedica le vostre deliberazioni, cosicché possiate discernere la sua volontà e conoscere la sua proposta.

"A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen".

1987-09-02 Data estesa: Mercoledi 2 Settembre 1987




Ai partecipanti al campionato Mondiale di atletica - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Portate entusiasmo e vigore nello staio della convivenza umana

Testo:

Cari giovani atleti.


1. Vi ringrazio per questa visita in occasione del Campionato mondiale di atletica che si tiene a Roma. Sono felice di incontrarvi e di darvi il benvenuto in amicizia, e vi auguro ogni successo nelle vostre competizioni. Sono contento di salutare e anche di ringraziare in particolare modo i membri del Consiglio della Federazione Internazionale degli Amatori dell'Atletica, il Consiglio della Federazione Italiana di Atletica, tutti i membri delle Organizzazioni Sportive Internazionali, i capi, gli allenatori e gli atleti dei 167 paesi che prendono parte a questo Campionato. Una speciale parola di benvenuto, ispirata nel felice ricordo di incontri simili a questo, va ai veterani dello sport, a tutti i partecipanti alle competizioni passate, venuti al presente incontro per onorare lo sport e ammirare le prestazioni dei nuovi campioni.

Desidero anche salutare i giornalisti e i rappresentanti della stampa e della televisione, promotori di informazione e interesse nel mondo dello sport tra la gente di tutte le età e specialmente tra i giovani. Una particolare parola di ringraziamento va al dottor Primo Nebiolo per il suo cordiale discorso e per il dono della medaglia d'oro del Campionato.


2. L'incontro di quest'anno coincide con il 75° anniversario della Federazione Internazionale Animatori dell'Atletica. Desidererei perciò rivolgere i miei migliori auguri alla Federazione e lodare voi per il vostro lavoro. Voi non solo coordinate e sviluppate le discipline atletiche all'interno degli stati membri, ma vi sforzate anche di creare, attraverso incontri internazionali di sport, delle opportunità per la creazione di amicizia, fratellanza e comprensione tra i popoli.

La Chiesa dà un volonteroso aiuto a tali iniziative. Il Concilio Vaticano II osserva a questo riguardo che i popoli vengono arricchiti nella comprensione reciproca "anche per mezzo di esercizi fisici e per mezzo dello sport, che può aiutare... a sviluppare relazioni amichevoli tra i popoli di tutte le classi, paesi e razze" (GS 61).


3. Noi tutti sappiamo che lo sport è un esercizio altamente disciplinato del corpo umano. Cerca di sviluppare le facoltà fisiche di una persona, come la forza e la capacità di sopportare un lavoro per l'armonia dei movimenti e dell'azione.

Attraverso lo sport noi ci sforziamo di raggiungere l'eccellenza fisica, per mezzo dell'allenamento e delle pratiche necessarie. Il suo scopo è la perfezione in un dato evento, come anche il superamento di certi record, come è appena successo durante queste competizioni. Comunque c'è un'altra dimensione nell'attività sportiva. Sport è anche un importante momento per garantire l'equilibrio e il totale benessere della persona. In un'era che ha testimoniato il sempre crescente sviluppo di varie forme di automazione, specialmente sul posto di lavoro, riducendo l'uso delle attività fisiche, molte persone sentono la necessità di trovare forme appropriate di esercizio fisico che aiutino a ritrovare un salutare equilibrio della mente e del corpo. E da qui sgorga quello speciale interesse e attenzione agli eventi sportivi, che oggi attraggono grandi masse alle competizioni atletiche di ogni genere.

Questo fenomeno espone voi atleti a considerevoli pressioni psicologiche poiché la gente tende a esaltarvi come eroi, come modelli umani, che ispirano ideali di vita e azione, specialmente tra i giovani. E questo fatto vi pone al centro di un particolare problema sociale ed etico. Siete osservati da molta gente che si aspetta che voi siate persone eminenti, non solo durante le competizioni atletiche, ma anche quando voi siete fuori dal campo sportivo. Vi è chiesto di essere esempio di virtù umane, oltre alle vostre doti di forza fisica e resistenza.


4. Per questa ragione esistono certi valori nella vostra vita che non possono essere dimenticati. Questi valori vi metteranno su quel chiaro sentiero che deve essere seguito perché raggiungiate il fine ultimo della vita.

Primariamente in essi è il significato religioso dell'esistenza umana.

Lo sport, come voi ben sapete, è un'attività che implica molto di più che il solo movimento del corpo: richiede l'uso dell'intelligenza e la disciplina della volontà. Manifesta, in altre parole, la meravigliosa struttura della persona umana creata da Dio come essere spirituale, un'unità del corpo e dello spirito.

L'attività atletica può aiutare ogni uomo e ogni donna a ricordare quel momento in cui Dio creatore diede origine alla persona umana, il capolavoro della sua creazione. Come ci dice la Scrittura: "Allora il Signore Iddio formo l'uomo dalla polvere della terra e alito nelle sue narici un soffio vitale, e l'uomo divento un essere vivente" (Gn 2,7). Ci viene ricordato che persino le leggi dello sport appartengono a un certo ordine, che è quello di tutta la creazione. L'osservanza di questo ordine è la condizione del successo. Anche se questa verità verrà messa da parte e non considerata nel mondo dello sport, che continui a risplendere sempre più chiaramente. Poiché l'attività atletica non è mai separata dalle attività dello spirito.

Se lo sport è ridotto al culto del corpo umano, dimenticando la supremazia dello spirito, o se intralciasse il vostro sviluppo morale e intellettuale, allora perderebbe il suo vero significato e, a lungo andare, diventerebbe persino nocivo alla vostra salute e alla piena crescita della persona umana. Siete dei veri atleti se vi preparate assumendo continuamente le dimensioni spirituali della vostra persona per uno sviluppo armonioso di tutti i talenti umani.


5. La mia preghiera per voi giovani, è che cresciate sempre nel rispetto dei valori autenticamente umani dello sport, ringraziando Dio creatore che vi ha dotato di talenti straordinari, talenti che possono essere usati per lavorare per la vera pace e la comprensione fraterna tra tutti i popoli della terra.

Che questo vostro incontro serva a questo meritevole scopo. Affido al Signore tutte le più nobili speranze e aspirazioni e invoco la divina benedizione su tutti voi, sulle vostre famiglie e su tutte le persone a voi care.

Rivolgo un particolare saluto a voi tutti, dirigenti, tecnici e atleti italiani, e a quanti hanno collaborato all'organizzazione di questi Campionati mondiali a Roma, e insieme desidero esprimere il mio sincero compiacimento per la cordiale ospitalità con cui avete accolto i vostri amici provenienti da tante parti del mondo.

Siate sempre fautori del vero spirito sportivo, considerando lo sport come una scuola di allenamento per il corpo, ma soprattutto di virtù umane e quindi come impegno costruttivo di fortezza, di temperanza, di prudenza, di giustizia. La luce del progetto di Dio sull'uomo aggiunge valore a tutto questo, orientando la libertà verso una migliore saggezza per incoraggiare ciascuno a crescere e a maturare nello spirito. Sappiate, dunque, rispettare questo richiamo che anche nello sport è presente, affinché tutti i valori umani siano in esso esaltati.

A tutti voi la mia benedizione.

Desidero ora rivolgere un particolare saluto nella loro lingua ai responsabili delle organizzazioni sportive e agli atleti, provenienti dai diversi paesi dell'America latina e della Spagna, che partecipano ai Campionati Mondiali di Atletica a Roma. Nel dare a loro il mio più cordiale benvenuto a questo incontro, desidero incoraggiarli a fare dello sport un mezzo di superamento e competizione leale che sia fonte di autentica umanità per la promozione dei valori supremi della persona come creatura di Dio. Vi chiedo che, tornando ai vostri paesi d'origine, portiate anche il saluto del Papa ai vostri familiari e compagni nell'attività sportiva.

Un saluto cordiale anche ai partecipanti di lingua portoghese a questo Campionato: atleti e comitive. Insieme alla miglior fortuna, io vi auguro che vi accompagnino nella vita - grande e nobile competizione di bontà e onestà - l'amore, la speranza l'energia e l'entusiasmo con i quali siete venuti a queste prove. Lo sport, valore di genuina promozione personale e sociale, sarà un cammino di pienezza umana se inquadrato in un ideale, intessuto di nobili ragioni di essere e di lottare per il superamento, per una vita migliore, per la dignità della persona umana alla luce del progetto di Dio creatore e di Cristo redentore dell'uomo. Che l'impegno, fatto di brio, coraggio, temperanza e giustizia, con i quali gareggiate ora, sbocchino nel grande stadio della convivenza in solidarietà, partecipazione, condivisione, dialogo e comunione fra uomini fratelli, affinché splenda la pace nella famiglia umana: è ciò che vi auguro, con la benedizione apostolica.

In questo momento vorrei rivolgere un saluto molto cordiale agli atleti di lingua francese e alle personalità che li accompagnano. Vi ringrazio di essere venuti qui, all'incontro con il Papa. Lo sport che voi praticate al più alto livello fa di voi dei testimoni della compiutezza dell'uomo, poiché voi ricercate il dominio di voi stessi con una disciplina esigente, voi aspirate a progredire superando continuamente i vostri limiti. Siatene felici e credete fermamente che la Chiesa apprezza vivamente lo sport; essa augura, in particolare, che voi prendiate parte a delle competizioni seguite nel mondo intero, che voi siate chiaramente coscienti delle vostre responsabilità di fronte ai giovani, che vi ammirano: che essi trovino in voi degli esempi trascinanti per una vita sana e generosa. Che Dio vi aiuti nelle gare sportive e nella vostra vita personale nel corso di questi campionati e sulle strade del vostro avvenire.

Saluto di cuore anche gli sportivi e gli accompagnatori, gli allenatori e gli organizzatori dei paesi di lingua tedesca. Auguro a tutti voi per le vostre competizioni in questo Campionato di atletica leggera che l'elevata tensione fisica e morale del periodo di preparazione trascorsa in questi intensi giorni si trasformi in gioia e serenità: per alcuni, poiché fanno parte dei fortunati vincitori, per altri, poiché hanno riportato una buona prestazione, per altri ancora, poiché hanno potuto vivere e concorrere in una buona squadra e con tanti compagni di tutto il mondo. Date il vostro meglio in questi giorni, non solo in forza muscolare e in velocità, ma anche il vostro meglio a livello interiore e in maturità umana. In questo senso: Buon successo.

1987-09-03 Data estesa: Giovedi 3 Settembre 1987




Ai vescovi Nigeriani in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Episcopato viene da Dio come speciale servizio di unità

Testo:

Cari fratelli nel nostro Signore Gesù Cristo, con piacere do a voi il benvenuto, membri della Conferenza episcopale della Nigeria, per questo momento privilegiato di comunione collegiale durante la vostra visita "ad limina". La nostra assemblea di oggi dà testimonianza alla verità che nostro Signore Gesù volle che Pietro e gli altri apostoli formassero un collegio apostolico per rimanere congiunti in legami di unità, carità e pace (cfr. LG 22). Siamo riuniti qui nel nome di Gesù, il "Buon Pastore" (1P 5,4) della Chiesa e il Signore e Salvatore di tutti noi. Attraverso di lui e nello Spirito Santo ringraziamo e lodiamo il Padre per le abbondanti grazie e benedizioni concesse alla Chiesa in Nigeria. Il potere del Vangelo ha messo le radici nei cuori dei fedeli e ha reso la Chiesa capace di crescere.

Le parole di saluto che il card. Ekanden ha rivolto a me a nome vostro e di tutti i vostri preti, religiosi e fedeli sono state apprezzate profondamente.

Ciascuno di voi rappresenta i membri della sua Chiesa locale e perciò io desidero porgere i miei cordiali saluti e la certezza del mio ricordo nella preghiera a tutto il popolo di Dio affidato alla vostra cura pastorale. Nelle parole di san Paolo "Prego affinché Dio vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente corroborati nell'uomo interiore per mezzo del suo Spirito.


GPII 1987 Insegnamenti - Radiomessaggio alla nazione americana - Castel Gandolfo (Roma)