GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi Nigeriani in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Sicché Cristo per la fede abiti nei vostri cuori e voi siate ben radicati e fondati nell'amore" (Ep 3,16-17).


2. E' una gioia per me in questo momento richiamare alla memoria il vivo ricordo della mia visita apostolica in Nigeria circa cinque anni fa. Durante la mia visita potei vedere in prima persona la fede del vostro popolo. Il mio breve viaggio mi riempi di speranza per il futuro di evangelizzazione nel vostro paese. Come ricorderete, era con la speranza che la mia venuta desse inizio a una nuova èra di evangelizzazione in Nigeria che io intrapresi la mia visita pastorale. Sono compiaciuto nell'apprendere che essa fu causa di un nuovo impeto missionario e di un maggior orgoglio nel popolo per la sua identità cristiana, e nella scoperta di un bisogno di maggior unità a tutti i livelli dell'azione pastorale.

E' mia incessante preghiera che lo zelo per l'evangelizzazione continui ad animare l'intera Chiesa in Nigeria. Desidero lodare le numerose e coraggiose iniziative da voi già intraprese per proclamare il Vangelo e vi incoraggio, amati fratelli, a rinnovare i vostri sforzi nel grande compito dell'evangelizzazione che costituisce la missione essenziale della Chiesa; è la sua vocazione, è la sua più profonda identità (cfr. EN 14).

Come vi ricordavo nel corso della mia visita pastorale, "In pratica la vocazione della Chiesa all'evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. Significa accettare la chiamata di Cristo alla conversione e accettare le domande inerenti alla fede predicata da Gesù.

Intesa in questa maniera, l'evangelizzazione implica un processo di purificazione e di cambiamento interiore che influisce sulle Chiese locali.

Significa conversione per la salvezza: la comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva, una comunione di preghiera, un centro di carità che diffonde l'interesse per i poveri e i malati, i solitari, gli abbandonati, gli handicappati, i lebbrosi, quanti sono deboli nella fede e quelli che hanno bisogno di essere sostenuti e cercano qualcuno che mostri loro l'amore di Cristo" (Lagos, 15 febbraio 1982).


3. Miei cari fratelli: venite da diverse regioni della Nigeria. Portate con voi le speranze e le aspirazioni, le gioie e le preoccupazioni dei vostri preti, dei religiosi e dei laici. Condividendo, come noi facciamo, una comune responsabilità pastorale per queste vostre Chiese locali, desidero riflettere con voi brevemente su una questione di capitale importanza, cioè sulla vostra unità e sull'azione dei vescovi. L'episcopato è un ministero nella varietà dei ministeri della Chiesa (LG 18). Comunque, il ministero episcopale è unicamente dotato di poteri sacri e sacramentali per svolgere un servizio di guida nella Chiesa, come Cristo stabili che i suoi apostoli e i loro successori facessero dopo il suo ritorno al Padre. Cristo diede ai suoi apostoli un chiaro esempio di come secondo lui essi dovessero esercitare la loro autorità. Conscio della loro umana debolezza Cristo pregava che essi venissero rafforzati dallo Spirito Santo, dai fratelli e in particolare da Pietro. Il Signore disse a Pietro: "Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando ti sarai ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32).


4. Il Collegio dei vescovi serve l'unità della Chiesa in modo speciale. Il costante tema sottinteso nell'insegnamento del Concilio Vaticano II sull'episcopato è l'unità, un'unità dei vescovi con il successore di Pietro, dei vescovi tra di loro e dei vescovi con i religiosi e i laici. Come afferma il Concilio: "E' dovere di tutti i vescovi promuovere e salvaguardare l'unità di fede e la disciplina comune all'intera Chiesa... e di favorire ogni attività comune all'intera Chiesa, specialmente gli sforzi nel diffondere la fede e far spuntare la luce della piena verità su tutto il popolo" (LG 23).

Anche quando un vescovo agisce da solo, provvede a portare avanti la redenzione di tutti. perciò predicando Cristo, presiedendo alla liturgia e amministrando una Chiesa locale, il suo ministero influisce anche sulle altre Chiese locali. Il messaggio, il culto, l'amministrazione: tutto coinvolge i vescovi in realtà che vanno molto al di là dei limiti delle loro diocesi.

Sicuramente la dottrina della collegialità non deve restringere alla propria diocesi lo speciale ministero del vescovo. La Chiesa locale deve sempre essere oggetto del servizio del vescovo. Attraverso il loro vescovo, uniti nella comune fratellanza di tutti i vescovi con il successore di Pietro, ogni membro delle Chiese locali viene assicurato del suo posto nella Chiesa universale.


5. L'episcopato è dato alla Chiesa da un'istituzione divina del Signore precisamente per la sua unità. Contemplando questa divina verità, è mia fervente preghiera che la fraternità che voi condividete come vescovi della Nigeria serva a favorire le vostre azioni in armonia, a livello della vostra Conferenza episcopale Nazionale. E' nell'esercizio della vostra fraternità, in tutte le sue manifestazioni, che compite il ministero per il vostro popolo, confermate la fede dei vostri fratelli vescovi e conservate la fede in Cristo attraverso Pietro.

Inoltre attraverso la vostra fratellanza vescovile nella fede e nell'amore voi provvedete alle necessarie condizioni per il progresso della Chiesa in Nigeria, come pure per il suo concreto impatto con la società civile nel vostro paese, con i nostri fratelli cristiani separati e con i membri delle religioni non cristiane.


6. Sono conscio delle attuali difficoltà che incontrate predicando il Vangelo e nel portare avanti un dialogo con i seguaci di altre religioni. Siete chiamati ogni giorno, come vescovi, ad essere segno dell'amore di Gesù Cristo a tutti gli individui e gruppi di qualsiasi religione. Specialmente in Nigeria, dove esiste un numero pressoché uguale di musulmani e cristiani e molti aderenti a religioni tradizionali africane, vi incoraggio "a riaffermare il mandato della Chiesa cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo. Non ci possono essere questioni di scegliere uno e ignorare o rifiutare l'altro. Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della fede sia difficile, bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, il quale fonda questa fede, delle ragioni della nostra speranza e della sorgente del nostro amore" (Discorso al Segretariato per i non cristiani, 28 aprile 1987).

L'insegnamento del Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con i non cristiani e i musulmani a sforzarsi sinceramente per una reciproca comprensione. Sono chiamati a cooperare nel compito di assicurare la pace e la giustizia sociale, la libertà e i diritti umani a nome di tutto il popolo (cfr. NAE 3). Il nostro dialogo con i musulmani significa una prontezza a cooperare con gli altri per il miglioramento dell'umanità, e un impegno a ricercare insieme la vera pace.


7. Miei cari fratelli, desidero prendere con voi in considerazione l'importante ruolo della famiglia cristiana, "la Chiesa domestica", nell'evangelizzazione della società nigeriana e nella costruzione del regno di Dio. Già esiste nella vostra cultura un grande senso del legame familiare che può aiutare molto la visione cristiana della vita matrimoniale in una comunità di amore coniugale. Nelle parole del Concilio Vaticano II, "gli sposi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, danno significato e partecipano al mistero di quell'unità di amore fecondo che esiste tra Cristo e la sua Chiesa (cfr. Ep 5,32). Gli sposi si aiutano così l'un l'altro ad attenersi alla santità nella loro vita matrimoniale e nella crescita ed educazione dei loro figli" (LG 11).

Disprezzando le pratiche di poligamia e divorzio, accettate da molte persone oggi, non dovete mai stancarvi di proclamare la verità del matrimonio.

Come un "dono reciproco di due persone, questa intima unione, come anche il dono dei figli, impone una totale fedeltà agli sposi e sostiene un'unità indissolubile tra loro" (GS 48). così voi siete chiamati a insistere perché la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata dalla sua unità e anche dalla sua indissolubilità. La famiglia cristiana esercita il suo ruolo come una comunità evangelizzatrice nella società nigeriana credendo nel Vangelo, maturando costantemente nella fede e proclamando la buona novella della salvezza attraverso la testimonianza di un'esemplare vita cristiana. Una tale testimonianza di vita della famiglia cristiana è un atto iniziale di evangelizzazione che allo stesso tempo ha bisogno di essere accompagnato dalla proclamazione del regno di Dio e della persona di Gesù Cristo.

Riguardo al ruolo della famiglia cristiana Papa Paolo VI scriveva: "La famiglia, come la Chiesa, deve essere un luogo dove il Vangelo è trasmesso e dal quale il Vangelo si irradia. In una famiglia conscia della missione, tutti i membri evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non solo comunicano il Vangelo ai loro figli, ma dai loro figli essi stessi possono ricevere il Vangelo così profondamente come lo vivono loro. E una tale famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dei vicini di cui fa parte" (EN 71).


8. Ringrazio tutti voi, amati fratelli, per la vostra dedizione come pastori al gregge che è stato affidato alla vostra cura. Richiamo alla mente in questo momento i sacrifici eroici di molti missionari devoti che nel secolo scorso hanno predicato il Vangelo in Nigeria e sostenuto i fedeli nel dare una testimonianza sempre più autentica all'insegnamento di Cristo e della sua Chiesa. Le loro vite esemplari hanno ispirato molti giovani nigeriani ad offrire se stessi a Cristo nel sacerdozio e nella vita religiosa.

Nella vostra fatica quotidiana al servizio del Vangelo, desidero affidare ognuno di voi all'intercessione di Maria, Regina degli apostoli, chiedendole di assistervi. E nell'amore di Gesù suo Figlio imparto la mia apostolica benedizione a voi e al vostro clero, ai religiosi e ai fedeli.

1987-09-03 Data estesa: Giovedi 3 Settembre 1987




Per i 500 anni dalla morte di san Nicola da Flüeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Intercessore e pioniere della pace

Testo:

Al mio venerabile fratello Johannes Vonderach, vescovo di Chur.

"Da così tante generazioni è spiritualmente presente tra voi un uomo che con tutta la sua vita terrena ha riproposto la verità della vita eterna in Dio".

Queste parole, pronunciate da me il 14 giugno 1984 durante la celebrazione eucaristica a Flüeli, sembrano per me avere un senso nuovo, mentre oggi rivolgo attraverso di te, caro confratello, questo breve messaggio di saluto a tutti coloro che si sono riuniti qui per la solenne celebrazione eucaristica in occasione del 500° anniversario della morte di san Nicola da Flüeli - chiamato Fratello Klaus - o che sono collegati con voi da lontano.

I miei pensieri vanno a tutto il popolo svizzero che ha memoria di quel 21 marzo 1487, allorché il santo cittadino e pacificatore mori dopo una settimana di sofferenze. Questo amico di Dio, la cui testimonianza di vita arriva fino ai nostri giorni, è presente in spirito nelle chiese e cappelle che sono dedicate a lui o che conservano la sua memoria; nelle immagini e negli scritti che lasciano irradiare il suo volto pacifico e allo stesso tempo serio; nei canti e nelle preghiere che annunciano il suo essere cristiano. Varie creazioni della fede e della pietà vogliono invitare a meditare sulla vita e la morte, la preghiera e l'azione del patrono svizzero e ad imitare il suo esempio. Nella mia predica di tre anni fa vi ho richiamato alla coscienza la responsabilità alla pace nel piccolo e nel grande, al continuo compito di accoglienza vicendevole, alla rinuncia santificante a una parte del benessere materiale a favore dei deboli e dei poveri lontani e vicini. Al consiglio del fratello Klaus, "non rendete troppo ampio il recinto" ho aggiunto l'invito: "non temete di guardare al di là del recinto, fate vostre le preoccupazioni degli altri popoli e porgete attraverso i confini una mano che aiuta".

Oggi voglio ricordarvi quelle parole nel ricordo del giorno della morte di san Nicola da Flüeli; desidero ripetere la preghiera del salmista: "Insegnaci a contare i nostri giorni (o Dio), e giungeremo alla sapienza!" (Ps 89,12).

Noi tutti abbiamo bisogno di questo cuore saggio, se vogliamo ricevere risposta alle urgenti domande della vita, se cerchiamo soluzioni per vecchi e nuovi problemi, se dobbiamo far fronte a difficoltà a livello personale e sociale, se dobbiamo scegliere il vero e il giusto nel continuo cambiamento delle opinioni e atteggiamenti. Solo chi attinge la "forza dal profondo", dal profondo della fede, della speranza e dell'amore, può ottenere un cuore saggio. Chi si immerge nell'incommensurabile mistero di Dio e rimane unito al triplice ...... di Dio nella preghiera ottiene un cuore saggio.

Con la fiducia nell'intercessione della beata Vergine Maria e Madre di Dio preghiamo il giusto e misericordioso Dio: "Fa' che riconosciamo sempre più con fratello Klaus e la sua pia moglie Dorothea, che la vera riconciliazione e la pace duratura provengono solo da te".

Ho espresso questa domanda qui sulla tomba di san Nicola da Flüeli. La rinnovo oggi insieme a voi e imparto a tutti di cuore la mia particolare benedizione apostolica.

1987-09-03 Data estesa: Giovedi 3 Settembre 1987




Ad un gruppo di fedeli senegalesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il pellegrinaggio ai Luoghi santi fortifichi la vostra fede

Testo:

Cari fratelli e sorelle del Senegal.

E' con molta gioia che vi accolgo oggi in occasione del vostro pellegrinaggio in Terra Santa, a Roma e a Lourdes, sotto la guida di mons. Adrien Théodore Sarr, vescovo di Kaolak che sono felice di salutare qui con voi.

Si può descrivere la vita cristiana come un cammino verso Dio. così, ogni volta che andiamo in pellegrinaggio manifestiamo ciò che noi siamo: un popolo che va incontro al suo Dio, ben cosciente di essere solo un nomade su questa terra. Si, il pellegrinaggio è un gesto religioso essenziale. Voi avete appena visitato il paese di Gesù: la vostra fede sarà stata stimolata. Ora i passaggi del Vangelo che ascolterete a Messa saranno per voi ancora più evocatori, poiché avete camminato sulle orme di Gesù e avete pregato proprio là dove egli ha vissuto.

Mi congratulo con voi per essere venuti a Roma a raccogliervi sui luoghi in cui l'apostolo Pietro e i nostri avi nella fede hanno dato la prima testimonianza del loro attaccamento personale a Cristo. A Roma ci si ricrea nell'amore della persona di Cristo, secondo l'esempio di Pietro, di Paolo e dei primi cristiani. A Roma si prende maggiormente coscienza della Chiesa universale, la cui comunità cristiana è parte integrante e la cui unità è specialmente affidata al successore di Pietro, in unione con tutti i suoi fratelli nell'episcopato.

Il vostro pellegrinaggio di fede si prolunga ora fino a Lourdes, un luogo in cui Maria continua a guidare i suoi figli verso Cristo. Nel corso dell'Anno mariano, vogliamo ancor più affidare a lei i progetti che sbocciano nei nostri cuori, perché come lei sappiamo metterci risolutamente alla scuola di Cristo. Tutte queste visite ai luoghi nei quali hanno vissuto numerosi santi, vi faranno meglio scegliere, in definitiva, che la nostra fede cristiana, lungi dal restare una dottrina astratta, ci mette in relazione personale con il Dio vivente e anche con quelli che hanno vissuto nella sua amicizia, la Vergine e i santi.

Nella fede si arricchiscono anche le nostre relazioni con i nostri fratelli e sorelle della Chiesa e della famiglia umana.

Fortificati da queste esperienze che avete appena fatto, cari fratelli e sorelle, una volta tornati, possiate sviluppare relazioni sempre più fraterne gli uni con gli altri in una stima reciproca. Con i vostri pastori continuate a costruire la Chiesa di Cristo nel vostro paese, e continuerete a instaurare o ad affermare un clima di pace tra tutti i vostri concittadini, nel rispetto dell'identità religiosa e delle condizioni di vita culturale delle persone e dei gruppi.

Di cuore vi do la mia benedizione apostolica e benedico tutti quelli che vi sono cari.

1987-09-04 Data estesa: Venerdi 4 Settembre 1987




All'ordinazione di tre vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Andate verso gli uomini per annunciare il regno di Dio

Testo:

1. "Andate!... E dite: "E' vicino a voi il regno di Dio"".

Queste parole dell'odierno Vangelo secondo Luca, con le quali Cristo invia in missione i settantadue discepoli, rivivono con la stessa incisività e lo stesso vigore in questa eucaristia, durante la quale tre nostri fratelli saranno aggregati al Collegio degli apostoli.

"Andate!". L'episcopato è, si può dire, il sacramento della missione. E perciò queste parole sono rivolte quest'oggi direttamente a voi, carissimi fratelli Beniamino, René e Giulio; ma, attraverso voi, giungono al cuore di tutti per farci riflettere sulla grande responsabilità, e sul più grande dono, che sono affidati da Cristo ai pastori della sua Chiesa, anzi a tutta la Chiesa: andare verso gli uomini per annunciare il regno di Dio.

Il Signore Gesù vi manda per una missione di salvezza, che continua e prolunga nel mondo la sua stessa presenza, iniziata con l'Incarnazione, e che applica ed estende, pur nella diversità delle funzioni come delle situazioni ecclesiali, i frutti della sua redenzione a tutto il genere umano.


2. "Andate!". Questa missione di salvezza è anzitutto un "ministero per la misericordia" (2Co 4,1), come ci ha ricordato Paolo nella seconda Lettura: la misericordia "che ci è stata usata", scegliendoci e inviandoci come suoi rappresentanti e servitori; ma anche quella misericordia, che ha abbracciato tutta l'umanità per farne un'unica famiglia, il santo popolo di Dio: "Dite: "E' vicino a voi il regno di Dio"" (Lc 10,9).

Con questa misericordia il Padre ci guarda e ci abbraccia, poiché vi ha salvati mediante la morte e la risurrezione di Cristo, nella potenza dello Spirito Santo: "Noi infatti - continua san Paolo - non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore... E Dio, che disse "Rifulga la luce dalle tenebre", rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" (2Co 4,5-6). Accettando questa missione, voi vi rendete i primi cooperatori della misericordia divina, i banditori - mediante il ministero della Parola e la celebrazione della divina liturgia - della salvezza che è giunta, e deve ancora giungere, a tutti gli uomini. "La Chiesa deve rendere testimonianza alla misericordia di Dio rivelata in Cristo, nell'intera sua missione di Messia, professandola in primo luogo come verità salvifica di fede e necessaria a una vita coerente con la fede, poi cercando di introdurla e di incarnarla nella vita sia dei suoi fedeli sia, per quanto possibile, in quella di tutti gli uomini di buona volontà. Infine... implorandola di fronte a tutti i fenomeni del male fisico e morale, dinanzi a tutte le minacce che gravano sull'intero orizzonte della vita dell'umanità contemporanea" ("Dives in misericordia", VII DM 13-14).


3. Ma voi diventate anche tra i primi responsabili della missione salvifica, che Cristo, fondatore e capo della Chiesa, ha confidato come patrimonio irrinunciabile ad essa e ai suoi pastori. A voi è perciò rivolta in modo particolare la parola di Ezechiele; "O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella" (Ez 33,7).

Anche da voi, dalle vostre parole, dal vostro ministero dipenderà la salvezza del popolo di Dio. Non siete spettatori dall'esterno, come del resto non lo è mai ogni sacerdote investito della grazia dell'Ordine, ma, d'ora in avanti, sarete coinvolti in prima persona in quell'intervento salvifico, per cui Dio interpella ciascuno e ciascuna dei suoi figli e figlie, e li pone di fronte alla responsabilità di rispondere alla sua chiamata. Questa risposta dipenderà in gran parte anche da voi - anche se la responsabilità ultima, dice Ezechiele, è un fatto del tutto personale, interiore, di cui ognuno risponde per sé solo: "Ti ho costituito sentinella... L'empio morirà per la sua iniquità, ma della sua morte chiedero conto a te. Ma se l'avrai ammonito,... tu sarai salvo" (cfr. Ez 33,7-9).

Tale responsabilità è legata al triplice "munus" del vescovo, poiché il ministero di ammaestrare, santificare e governare il popolo di Dio non ha altro scopo che portare "allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13). Poiché il vescovo - come ci ricorda il Vaticano II - "dovrà rendere conto a Dio delle anime (dei fedeli), con la preghiera, la predicazione e con ogni opera di carità, abbia cura di loro e anche di quelli che non sono ancora dell'unico gregge, e li consideri come raccomandatigli nel Signore. Poiché egli, come l'apostolo Paolo, è debitore a tutti, sia pronto ad annunziare il Vangelo a tutti".


4. In testa ai poteri che vi sono conferiti, la missione che ricevete oggi vi stabilisce totalmente al servizio della Chiesa. "Ciò che noi proclamiamo, non è noi stessi, è questo: Gesù Cristo è Signore, e noi siamo i vostri servitori a causa di Gesù (2Co 4,5).

L'amore per le anime si traduce in una sola parola: servizio. Come il Cristo, che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita per una moltitudine" (Mt 20,28). Come il Cristo "obbediente fino alla morte e alla morte sulla croce" (Ph 2,8). Come Maria, Regina dell'universo perché "ancella del Signore" (Lc 1,38): così come l'ho scritto nell'enciclica "Redemptoris Mater" (RMA 41), ella "è divenuta la prima tra coloro che "servendo Cristo negli altri conducono i loro fratelli nell'umiltà e nella pazienza fino al Re di cui si può dire che servirlo è regnare, ed ella ha pienamente attinto a questo stato di libertà reale che è proprio ai discepoli di Cristo: servire che vuol dire regnare".

Attraverso l'imposizione delle mani, cari fratelli, sarete in modo speciale conformati a Cristo, all'imitazione di Maria, ed è perché voi siete destinati a consacrarvi ormai corpo e anima al servizio della Chiesa: "Noi siamo i vostri servitori a causa di Gesù" (2Co 4,5).

Cari fratelli Beniamino, René e Giulio: "Andate", dunque, "e dite: "Il regno di Dio è vicino a voi" (Lc 10,3-9). Andate ad annunciare la misericordia; siate le sentinelle che chiamano il popolo di Dio a radunarsi. Servite nella libertà regale che è propria dei discepoli di Cristo. "Andate!".


5. Fratello Beniamino dalla diocesi di Vittorio Veneto, ove avesti come modello di vescovo mons. Albino Luciani, passato attraverso la collaborazione diretta alla Santa Sede sia qui al centro che in varie Nunziature Apostoliche, per 17 anni, vieni ora inviato alla Repubblica Centroafricana e al Ciad come rappresentante del Papa e servitore della Santa Sede. Sono popolazioni a me particolarmente care, anche perché sempre ricordo la sia pur breve sosta, che compii a Bangui il 14 agosto 1985, circondato dall'affetto profondo dei cristiani e dalla stima sincera di autorità e di popolo. Dovrai aiutare quelle Chiese missionarie a corrispondere con sempre intatta generosità ed entusiasmo, pur fra difficoltà di ogni genere, alla loro vocazione, a crescere nella carità, nella libertà e nella giustizia, promovendone la costante elevazione umana e sociale. La tua è essenzialmente la missione, di cui ci ha parlato la parola di Dio in questa liturgia, un andare infaticabile senza badare a sacrifici, per annunziare la pienezza che è in Cristo.

Egli ti sarà accanto lungo quegli ardui sentieri. Sii per quelle comunità "ambasciatore di Cristo come se Dio stesso esortasse per tuo mezzo" (cfr. 2Co 5,20)! 6. Caro fratello René, venuto dalla tua diocesi natale di Angers, di questo Anjou vigoroso e cattolico hai apportato anche tu, da vent'anni una collaborazione di qualità alla Segreteria di Stato compiendo un servizio ininterrotto e fedele.

Ormai tu ti consacrerai soprattutto alla sollecitudine pastorale della comunità di lingua francese a Roma, con tutta la ricchezza delle sue attività culturali e spirituali, come rettore della prestigiosa chiesa di san Luigi dei Francesi. Si apre davanti a te un cammino essenzialmente pastorale che non mancherà di apportare incessanti problemi alla tua dedizione e anche una continua sfida, per rispondere alle domande, esigenti a colpo sicuro di coloro che ricorreranno al tuo ministero. Sii per loro la voce di Dio, il servitore fedele di Cristo, l'amico sincero di tutti.


7. Fratello Giulio: oltre ad altri servizi nella Curia Romana, come vicedirettore della sala stampa della Santa Sede, hai offerto la tua collaborazione alla Chiesa.

Hai potuto compiere un'esperienza vitale, e perciò ti ho voluto affidare la cara diocesi di Alba, in Piemonte. La storia di quella Chiesa risale al IV secolo, e la presenza evangelica vi ha suscitato solide tradizioni cristiane, che si esprimono in un clero generoso e in un laicato consapevole del proprio posto nella Chiesa e nella società, in un vivo afflato missionario, in una bella fioritura di famiglie religiose, tra le quali i figli e le figlie di don Alberione, il cui influsso travalica i confini della diocesi. Tante e così complesse energie impegneranno le tue cure di pastore. Ti attende il nuovo campo di lavoro, ove saprai impiegare il tuo equilibrio umano, le tue doti sacerdotali e la tua esperienza. Va', sicuro e fiducioso, sii la guida sollecita di quella diocesi.


8. "Andate". L'ordinazione di nuovi vescovi, inseriti nel collegio dei successori degli apostoli, è un atto costitutivo della Chiesa "in statu missionis"; ne è la testimonianza viva e costante, come è altresi certezza e sicurezza per l'avvenire.

"La messe è molta" (Lc 10,2). Andando verso il popolo di Dio che vi attende, voi vi mettete sulle orme di Gesù, il primo "mandato", di colui che, incarnandosi sotto il cuore immacolato di Maria santissima, per opera dello Spirito Santo, ha camminato per le vie dell'uomo: per elevarlo fino a Dio, ricomporre in lui l'immagine divina deturpata dal peccato, restituirlo all'amicizia e alla filiazione del Padre.

Voi, da oggi, sarete ancor più strettamente associati alla sua missione: "nella situazione attuale - ha dichiarato il Vaticano II - in cui va profilandosi una nuova condizione per l'umanità, la Chiesa, che è sale della terra e luce del mondo, è chiamata in maniera più urgente a salvare e a rinnovare ogni creatura, affinché tutte le cose in Cristo siano instaurate e gli uomini in lui costituiscano una sola famiglia e un solo popolo di Dio" (AGD 1). Questo vi aspetta, fratelli.

"Andate!... E dite: "E' vicino a voi il regno di Dio"". Amen.

1987-09-05 Data estesa: Sabato 5 Settembre 1987




Visita alla Cattedrale - Albano (Roma)

Titolo: L'umanità cammini verso il nuovo avvento sull'esempio di Maria

Carissimi fratelli e sorelle della diocesi di Albano! Sono molto lieto di questa inaugurazione dell'Anno mariano nella vostra Cattedrale e nella vostra diocesi. Già tutto il mondo è al corrente di questa inaugurazione perché avete scelto la Radio Vaticana per dare notizia a tutta la Chiesa che qui, in Albano, si incomincia quel cammino spirituale a cui l'Anno mariano è dedicato dovunque, in tutta la Chiesa e in ogni Chiesa.

Questo cammino spirituale, che è un cammino continuo, dura da secoli e si ripete in ogni generazione, si ripete in diversi luoghi e in diversi paesi e continenti; c'è veramente una geografia mariana in questo mondo e questa geografia mariana è molto densa anche qui nella vostra diocesi di Albano, come dimostrano queste immagini appena presentate dal vostro vescovo.

Le parole del Concilio Vaticano II, che costituiscono il punto nodale dell'enciclica "Redemptoris Mater" e, nello stesso tempo, guidano tutta l'iniziativa dell'Anno mariano nella Chiesa, ci parlano della Vergine in cammino, un cammino spirituale. In questo cammino, che è cammino della fede, cammino dell'amore e dell'unione con suo Figlio, in questo cammino spirituale lei, Madre di Cristo, "Salvatoris Mater", "Redemptoris Mater", precede tutta la Chiesa. La Chiesa la segue e noi cerchiamo di seguirla specialmente in questi anni, in questi decenni che ci avvicinano all'anno duemila dalla nascita di Cristo.

Così cerchiamo di vivere il nostro nuovo avvento, avvento della Chiesa, avvento dell'umanità con Maria, come con Maria si è vissuto il primo avvento, quello che precedette da vicino la nascita di Gesù a Betlemme.

La Vergine: ecco, questo è il pensiero centrale, questa immagine della Vergine, della Madonna, che ci precede, che ci precede nel cammino spirituale. Ci vuole ricordare per la nostra epoca quella verità, vuole farci rivedere questa precedenza mariana, questo suo cammino. Quando guardiamo le bellissime immagini potremmo pensare che la Madre di Cristo la Madonna santissima sia qualche cosa di statico. Invece il Concilio ci dice, la fede ci insegna che è diverso, che essa è piena di dinamismo, di dinamismo spirituale, che proviene dallo Spirito Santo, dallo Spirito Santo che ha plasmato profondamente la sua anima, il suo spirito umano, femminile, verginale.

Ecco, questo cammino è necessario agli uomini della nostra epoca. Si deve ricordare questo cammino; tanti pensano che la vita terrena non abbia la sua finalità escatologica, che noi viviamo in una realtà tutta materiale, composta da tanti beni materiali, da tanti lavori materiali, e credono che non ci sia via di uscita.

Lo si deve ricordare proprio in questa epoca in cui tante persone, tanti ambienti perdono questa dirittura, perdono questa consapevolezza, questa certezza: noi camminiamo verso Dio. Ci voleva la presenza di Maria in cammino, non solamente attraverso le immagini, anche se bellissime, ma statiche. In cammino. Dobbiamo far camminare tutte queste immagini della Madonna e soprattutto dobbiamo far camminare i nostri spiriti intorno a lei, con lei, ricordando che la vita umana è in cammino, in cammino spirituale; un cammino che ci dirige verso la meta soprannaturale, verso la meta eterna, verso la meta divina.

Vi auguro, carissimi una buona celebrazione di questo Anno mariano nella diocesi di Albano, come auguro la stessa finalità alla Chiesa intera, universale.

Abbiamo bisogno di una Vergine pellegrinante per ricordare che tutti siamo pellegrini.

Ringrazio anche il vostro vescovo per le parole che mi ha rivolto, per l'assicurazione delle vostre preghiere, specialmente durante la mia visita pastorale negli Stati Uniti che si avvicina. Mi raccomando anch'io alle vostre preghiere. Vi benedico di cuore".

1987-09-05 Data estesa: Sabato 5 Settembre 1987




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Affidato a Maria il prossimo pellegrinaggio negli Stati Uniti

Testo:

1. Durante, la mia visita pastorale in alcune diocesi degli Stati Uniti, che inizierà giovedi prossimo e che vorrei raccomandare alle vostre preghiere, si svolgerà a Kevelaer, in Germania, il Congresso internazionale mariologico e mariano sul tema "Maria, Madre dei fedeli".

Accettando nella fede la sua personale missione come madre di Cristo, Verbo divino e Figlio dell'uomo, Maria è diventata un modello per ogni cristiano, che ella accompagna sulle strade del mondo; così il tema del Congresso ci invita a meditare più a fondo sul ruolo benefico di Maria nella missione salvifica della Chiesa nel mondo, e a coglierne i frutti per la vita quotidiana del nostro tempo.

Vi chiedo pertanto di pregare con me, affinché le intenzioni e i lavori del prossimo Congresso di Kevelaer, sotto la protezione della nostra celeste Madre, siano benedetti e sostenuti dallo Spirito Santo per il bene della Chiesa universale e di tutto il mondo.


2. Il pensiero va anche al Santuario mariano intitolato a Maria consolatrice degli afflitti, presso il quale avviene il Congresso. Come è noto, circa 350 anni or sono un mercante senti l'impulso interno di costruire, accanto a una croce che già esisteva sulla strada di Kevelaer, appunto, un'edicola con l'immagine della Madonna con il Bambino Gesù. A questo scopo si servi di una semplice cartolina con la riproduzione dell'immagine della Madonna di Lussemburgo, che gli era diventata cara.

Eccole dunque insieme, la croce di Gesù e la Madonna santissima: da allora in poi, un lungo pellegrinaggio di fedeli si sarebbe diretto a lei, portando con sé tante afflizioni personali, familiari, sociali: "Sancta Maria, consolatrix afflictorum, ora pro nobis" - Santa Maria, consolatrice degli afflitti, prega per noi! A questi pellegrini così numerosi sia dalla Renania e dalla Westfalia sia anche dalla vicina Olanda e addirittura dal Belgio, ho voluto aggiungermi anch'io, quando, nel maggio di quest'anno, ho visitato Kevelaer, e ho affidato là, alla materna protezione di Maria, tutta la Chiesa nelle varie componenti del popolo di Dio; le famiglie, la gioventù, i lavoratori, e specialmente le persone più sole o trascurate, gli ammalati, gli anziani.

A Maria affido anche ora la Chiesa e il servizio pastorale che mi appresto a rendere ad essa col pellegrinaggio negli Stati Uniti. Mi sia vicina la Vergine santa e guidi i miei passi tra quei suoi figli d'oltreoceano, verso i quali vado nel nome di Cristo. [Omissis: saluti a vari gruppi] Annunciata una veglia per il Sinodo del 3 ottobre Nel contesto degli inviti a pregare per il prossimo Sinodo dei vescovi, che sono andato ripetutamente rivolgendo nelle scorse settimane, desidero segnalare fin d'ora che la sera del 3 ottobre presiedero la veglia di preghiera della gioventù che si terrà in piazza San Pietro insieme con i padri sinodali. E' un'iniziativa che intende accompagnare i primi passi del Sinodo e imprimere uno slancio tonificante alle sue riflessioni mediante la luce dello Spirito Santo e la protezione di Maria, Regina del rosario, invocati da tutto il popolo di Dio.

Mi è caro già da oggi invitare a quel convegno orante i fedeli di Roma e i pellegrini che si troveranno nella Città eterna, mentre confido che l'iniziativa possa trovare cordiale corrispondenza nell'ambito delle celebrazioni per l'Anno mariano nelle Chiese particolari.

1987-09-06 Data estesa: Domenica 6 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi Nigeriani in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)