GPII 1987 Insegnamenti - Ai seminaristi nella cattedrale - San Antonio (Stati Uniti)

Ai seminaristi nella cattedrale - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: Accettare con generosità le esigenze radicali del Vangelo

Testo:

"Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è terra santa" (Ex 3,5).


1. Queste parole di Dio segnarono per Mosè l'inizio di un nuovo modo di vivere. Il posto dove stava era terra santa, perché si trovava alla presenza terribile di Dio onnipotente. E stando su quella terra santa, senti una voce che lo chiamava a una speciale missione di servizio al popolo di Dio. Da quel momento in poi la vita di Mosè sarebbe radicalmente cambiata. D'ora in poi avrebbe posto la sua vita al servizio del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. La propria vita non sarebbe più stata sua. Egli avrebbe condotto il popolo eletto dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della terra promessa. Nell'incontrare Dio sulla terra santa, nel parlare con lui, nell'ascoltare le sue chiamate al servizio, Mosè giunse a una nuova comprensione di se stesso e si dedico in modo più profondo a Dio e al suo popolo. La missione di Mosè inizio sotto il segno della santità di Dio.

Cari fratelli e sorelle nel Signore: è per me una gioia profonda essere con voi oggi in questa storica cattedrale di san Fernando, il più antico santuario-cattedrale degli Stati Uniti. E' con profonda gratitudine a Dio che incontro voi, che vi preparate a servire il Signore come sacerdoti e religiosi, voi, che in modo unico e straordinario avete sentito come Mosè la voce di Dio chiamarvi a quella terra santa di una speciale vocazione nella Chiesa. Voi siete stati alla terribile presenza del Signore e l'avete sentito chiamarvi per nome. E ascoltando la sua voce con devoto discernimento avete gioiosamente iniziato la vostra formazione al sacerdozio o alla vita religiosa.


2. Una vocazione nella Chiesa, dal punto di vista umano, inizia con una scoperta, con il ritrovamento della perla di grande valore. Scopri Gesù: la sua persona, il suo messaggio, la sua chiamata. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato oggi, riflettiamo sulla chiamata di Gesù ai primi discepoli. La prima cosa che fece Andrea dopo aver incontrato Gesù fu di cercare suo fratello Simone e di dirgli: "Abbiamo trovato il Messia!". In seguito Filippo, allo stesso modo, cerco Natanaele e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret" (cfr. Jn 1,35-51).

Dopo la scoperta iniziale, segue un dialogo attraverso la preghiera, un dialogo tra Gesù e colui che ha ricevuto la chiamata, un dialogo che va oltre le parole e si esprime nell'amore. Le domande sono una parte importante di tale dialogo. Per esempio, nel racconto evangelico della chiamata dei discepoli, ci viene detto che "quando Gesù si fu voltato ed ebbe visto che lo seguivano domando loro: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbi (che significa maestro), dove abiti?".

"Venite e vedrete", rispose" (Jn 1,38-39).

Quel che inizia come una scoperta di Gesù conduce a una maggiore comprensione e dedizione attraverso un devoto processo di domande e discernimento.

Nel corso di tale processo, le nostre ragioni sono purificate. Ci troviamo di fronte a scottanti domande, quali: "Che stai cercando?" E ci ritroviamo persino a fare le domande di Gesù, come fece Natanaele: "Come mi conosci?" (Jn 1,48). Solo dopo aver riflettuto con sincerità e onestà nel silenzio dei nostri cuori iniziamo a convincerci che il Signore ci sta realmente chiamando.

Anche allora, tuttavia, il processo di discernimento non è terminato.

Gesù dice a noi quel che disse anche a Natanaele: "Vedrai cose maggiori di queste!" (Jn 1,50). Per tutto il corso della vita, dopo aver fatto una sacra e immutabile promessa e dopo aver iniziato a servire in modo attivo il Signore, abbiamo ancora bisogno del dialogo di preghiera che approfondirà costantemente la conoscenza e l'amore per il nostro Signore Gesù Cristo.

Cari studenti che vi preparate al sacerdozio e cari aspiranti alla vita religiosa: voi fate parte di una lunga schiera di persone che hanno dato interamente se stesse per amore del regno di Dio, e che hanno partecipato al sacrificio di nostro Signore e sono entrate nella sua vittoria pasquale. Per generazioni un grande numero di generosi sacerdoti e religiosi che si sono messi al servizio della Chiesa nel Texas sono giunti con gli emigranti da terre straniere, o sono venuti da fuori quali missionari.

Desidero esprimere la mia gratitudine al Signore per il contributo offerto all'edificazione della Chiesa in questi luoghi. Al tempo stesso lodo il Signore per la messe, per tutti voi e per il crescente numero di vocazioni manifestatesi in questo luogo, e prego con fervore affinché questa crescita aumenti.

Come tutti coloro che vi hanno preceduto, dovrete subire delle prove. La vostra fedeltà sarà al sicuro solo quando invocherete la forza del Signore, solo quando confiderete nella grazia di Cristo. Se Cristo sarà il centro della vostra vita, l'unico per il quale vivrete e morirete, il vostro generoso servizio ai vostri fratelli e sorelle non conoscerà limiti. Amerete quelle persone che vi costa amare, ed arricchirete il mondo con il Vangelo di Cristo.


3. Vorrei rivolgermi ora ai seminaristi. Cari fratelli il Cristo: come uomini che si preparano all'ordinazione sacerdotale, è importante che abbiate una chiara comprensione della vocazione alla quale vi sentite chiamati affinché la vostra promessa di eterna fedeltà possa essere pronunciata responsabilmente e mantenuta fedelmente. La vostra vita sacerdotale vi unirà strettamente all'Eucaristia; sarete ministri dei misteri di Dio; sarete destinati a predicare e insegnare nel nome della Chiesa.

L'Eucaristia è la ragione principale del sacerdozio ordinato. Come dissi nella lettera del Giovedi Santo del 1980 (n. 2): "Per mezzo dell'Ordinazione... noi sacerdoti siamo uniti all'Eucaristia in modo singolare ed eccezionale. In un certo senso deriviamo da essa ed esistiamo per essa". Nessun lavoro tra quelli che noi svolgiamo quali sacerdoti è così importante. La celebrazione dell'Eucaristia è il miglior modo per servire i nostri fratelli e sorelle poiché è la sorgente e il centro del dinamismo della loro vita cristiana.

Quanto è dunque decisivo, per la nostra felicità e perché un ministero sia fecondo, coltivare un amore profondo per l'Eucaristia. Durante i vostri giorni di seminario un integrale studio teologico della natura del mistero eucaristico e un'accurata conoscenza delle norme liturgiche vi forniranno un'ottima preparazione per alimentare la partecipazione completa, consapevole e attiva della comunità alla liturgia. Il futuro sacerdote è chiamato a riflettere e professare con il Concilio Vaticano II che "tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essi sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo" (PO 5).

Il compito di predicare il Vangelo riveste nel sacerdozio suprema importanza. E poiché, come dice san Paolo, "la fede dipende dalla predicazione e la predicazione si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,17), la formazione in seminario deve essere volta ad alimentare una profonda comprensione della parola di Dio così come viene vissuta e proclamata dalla Chiesa. Ricordate sempre le parole del profeta Geremia: "Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore" (Jr 15,16).

Affinché la vostra predicazione porti frutto nelle vite di quelli che servite, dovrete coltivare nella vostra mente e nel cuore un'autentica adesione interiore al magistero della Chiesa. Poiché, come ci ha ricordato il Concilio, "il compito dei sacerdoti non è di insegnare una propria sapienza, bensi di insegnare la parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità" (PO 4).

Il sacerdote ha bisogno di conoscere le vere condizioni di vita delle persone che serve, e deve vivere fra di loro come un vero fratello in Cristo. Non può mai separarsi dalla comunità. Tuttavia in un certo senso come dice l'apostolo Paolo, nelle parole stesse della Scrittura, egli è separato in quanto "prescelto per annunziare il Vangelo di Dio" (Rm 1,1). Nella sua identità sacerdotale egli è destinato a un servizio speciale - un servizio unico - verso il corpo di Cristo.

Per questo il Concilio Vaticano II ha parlato in questi termini: "così i presbiteri del Nuovo Testamento in forza della propria chiamata e della propria vocazione, sono in un certo modo segregati in seno al popolo di Dio; ma non per rimanere separati da questo stesso popolo o da qualsiasi uomo, bensi per consacrarsi interamente all'opera per la quale il Signore li assume. Essi non potrebbero essere ministri di Cristo se non fossero testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena" (Rm 1,3). Ognuno di voi è chiamato ad abbracciare liberamente il celibato per amore di Gesù e del suo regno, per poter diventare un "uomo per gli altri". Se è modellato sul generoso amore divino e umano di Gesù per suo Padre e per ogni uomo, donna e bambino, il vostro celibato rappresenterà un'elevazione della vostra vita, un vincolo più stretto con il popolo di Dio, un desiderio di darsi senza riserve.

Con l'abbracciare il celibato nell'ambito del sacerdozio, vi state impegnando in un amore più profondo e universale. Soprattutto il celibato rappresenta il dono di voi stessi a Dio. Sarà la risposta, in Cristo e nella Chiesa, ai doni della creazione e della redenzione. Vorrà dire prender parte a un livello sempre più profondo della libertà e della generosità umana, alla morte e alla risurrezione di Gesù. Parlando da un punto di vista umano questo sacrificio è difficile a causa delle nostre debolezze di uomini: senza preghiera è impossibile.

Da parte vostra richiederà anche disciplina, sforzo e un amore perseverante. Ma nel vostro dono del celibato a Cristo e alla sua Chiesa, anche il mondo sarà in grado di vedere il significato della grazia divina e la potenza del mistero pasquale. Questa vittoria dovrà essere sempre visibile nella vostra gioia.

Il Concilio ha posto l'accento sull'essenziale differenza fra il sacerdozio ordinato e quello di tutti i battezzati, e ha prescritto una formazione sacerdotale da attuare nei seminari, distinta da altri tipi di formazione (cfr. LG 10; OT 4). Al centro di questa differenza essenziale è la verità che Gesù ha dato ai Dodici con l'autorità di proclamare il Vangelo, celebrare l'Eucaristia, rimettere i peccati e provvedere alla cura pastorale della comunità.

Tale autorità è data per un compito realmente specifico e, attraverso l'Ordinazione, è condivisa dai successori degli apostoli e dai loro collaboratori nel sacerdozio ordinato. Viene data per un particolare ministero di servizio da assolvere avendo per modello il Figlio dell'uomo che venne a servire. Il ministero del sacerdote ordinato è essenziale per la vita e lo sviluppo della Chiesa; è un servizio essenziale al resto della Chiesa. E' ovvio che quanti si preparano a questo ministero specifico avranno speciali esigenze e necessità che differiscono da quella del resto della comunità.

Tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare alla sua missione in ragione del loro Battesimo e Cresima. Per i sacerdoti il miglior modo di assistere e di incoraggiare gli altri nel servizio del Vangelo è quello di essere loro stessi fedeli al proprio ministero sacerdotale nella Chiesa. "perciò i presbiteri, sia che si dedichino alla preghiera e all'adorazione, sia che predichino la Parola, sia che offrano il sacrificio eucaristico e amministrino gli altri sacramenti, sia che svolgano altri ministeri in servizio degli uomini, contribuiscono all'aumento della gloria di Dio e nello stesso tempo a far avanzare gli uomini nella vita divina" (PO 2).


4. Ed ora mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle che vi preparate alla vita religiosa. Anche il vostro è un dono grande e speciale dell'amore di Dio. A ognuno di voi, come ai primi discepoli, Gesù ha detto: "Venite e vedrete" (Jn 1,39). Non vi è forza o coercizione da parte di Cristo, ma piuttosto un invito, fatto semplicemente e personalmente, a venire e restare nella sua casa, a stare alla sua presenza, e a lodare con lui suo Padre nell'unità dello Spirito Santo.

Una vocazione religiosa è un dono, dato gratuitamente e ricevuto gratuitamente. E' un'espressione profonda dell'amore di Dio per voi e da parte vostra richiede, a sua volta, un amore totale verso Cristo. La vita di un religioso, pertanto, è tesa a rinsaldare il vincolo d'amore sancito per la prima volta nel sacramento del Battesimo. Voi siete chiamati a fare ciò nella consacrazione religiosa attraverso la professione dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza (CIC 573 § 1-2).

Durante i vostri anni di preparazione, la Chiesa è ansiosa che voi riceviate una formazione tale da prepararvi a vivere la consacrazione religiosa nella fedeltà e nella gioia, una formazione al tempo stesso profondamente umana e cristiana, una formazione che vi aiuti ad accettare con sempre maggiore generosità le radicali esigenze del Vangelo e a rendere ad esse pubblica testimonianza. La vostra stessa vita è intesa come affermazione fiduciosa e convincente che Gesù è la Via, la Verità e la Vita" (Jn 14,6).

Ciò che dovete sviluppare è anzitutto l'abitudine e la disciplina della preghiera. Poiché chi siete è ancora più importante di qualsiasi opera voi svolgiate. A tale riguardo il Concilio Vaticano II ha affermato che i religiosi dovrebbero cercare Dio prima di ogni altra cosa e unire la contemplazione all'amore apostolico (cfr. PC 5). Non e un compito facile, perché la preghiera ha molte forme e dimensioni. E' al tempo stesso personale e comune, liturgica e privata. Approfondisce la nostra unione con Dio e alimenta il nostro amore apostolico. E' necessario un clima di silenzio, così come uno stile di vita personale semplice e pronto al sacrificio.

La vita liturgica della comunità esercita una grande influenza sulla preghiera personale di tutti i membri. L'Eucaristia sarà sempre la base e il vertice della vostra vita in Cristo. E' il sacramento attraverso il quale l'adorazione che costituisce la vostra intera esistenza è presentata a Dio in unione con Cristo (cfr. CIC 607 § 1). L'Eucaristia è il luogo in cui l'offerta della vostra castità, povertà e obbedienza si fa una cosa sola con il sacrificio di Cristo.

Nella vostra consacrazione religiosa il sacramento della Penitenza vi ricorda costantemente la chiamata di Gesù alla conversione e al rinnovamento di vita. Precisamente, poiché per la vostra professione religiosa siete chiamati a testimoniare la santità di Dio, dovete aiutare il popolo di Dio a non perdere mai il senso del peccato. Per seguire autenticamente Cristo nella perfezione della carità, dovete essere i primi a riconoscere il peccato nel vostro cuore, a pentirvi e a glorificare la grazia e la misericordia di Dio. La conversione è un processo che dura tutta la vita e che richiede un amore capace di pentimento. Il sacramento della Penitenza è il sacramento in cui la nostra debolezza incontra la santità di Dio nella misericordia di Cristo.

La Chiesa vi chiamerà in mille modi al servizio della sua missione per il regno di Dio. Essa ha bisogno dei vostri talenti, della vostra disponibilità ad andare e a venire secondo le esigenze del momento, che sono spesso le esigenze dei poveri. Ha bisogno della vostra collaborazione alla causa della fede e della giustizia. Ha bisogno della vostra opera e di tutto ciò che fate per il Vangelo.

Ma, soprattutto, la Chiesa ha bisogno di quel che voi siete; ha bisogno di voi: uomini e donne consacrati a Dio, che vivete nell'unione con Cristo, con la sua Chiesa, che lottate per perfezionare il vostro amore. Perché? Per la santità di Dio! Cari fratelli e sorelle, quel che voi fate è importante, ma ancora più importante è quel che voi siete: più importante per il mondo, più importante per la Chiesa, più importate per Cristo.

In Maria, la Madre di Cristo e della Chiesa, comprenderete l'identità della vostra vita. Per tutta la sua esistenza ella ha mostrato il significato dei consigli evangelici, ai quali è rivolta la vostra consacrazione religiosa. Le parole rivolte all'angelo - "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38) - mostrano l'abbandono totale e obbediente che la nostra consacrazione a Dio richiede e che i vostri voti esprimono.


5. Infatti, la chiamata alla santità è una chiamata universale. Tutti i membri della Chiesa, senza eccezione, sono chiamati da Dio a crescere in santità e a prender parte alla missione della Chiesa. Uno dei frutti del Concilio Vaticano II è stata l'accresciuta consapevolezza di questa verità. Essa ha contribuito ad alimentare una più chiara coscienza del ruolo dei laici nella costruzione del regno, e una più stretta collaborazione dei laici con il clero e i religiosi. In qualità di persone che si preparano al sacerdozio e alla vita religiosa sarà un vostro privilegio contribuire a studiare in futuro forme ancora più efficaci di collaborazione. Ma, quel che e ancora più importante, vi troverete in posizione tale da incoraggiare i laici ad adempiere a quella missione che vi compete in modo unico in quelle situazioni e in quei luoghi in cui la Chiesa può essere il sale della terra solo per mezzo di essi.

Il Concilio ha parlato in modo assai chiaro della loro speciale missione. Ha affermato tra l'altro: "Per la loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio. Essi vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta". (LG 31). Questa attività dei laici rappresenta un contributo specifico al corpo di Cristo. Il vostro è un altro carisma, un dono diverso da vivere diversamente, così che, nell'autentica diversità, ci possa essere vera unita nell'opera di servizio.


6. In quest'occasione non posso fare a meno di esprimere la mia speciale gratitudine e incoraggiamento a quanti fra voi sono responsabili della formazione degli aspiranti al sacerdozio e alla vita religiosa. State pur certi che tutti i vostri sforzi, la vostra opera e sacrificio sono profondamente apprezzati dalla Chiesa e da me personalmente. Il vostro compito è vitale per il futuro della Chiesa, e il vostro contributo alla vita del popolo di Dio è durevole. In verità è fondamentale che voi siate ben permeati da una sana dottrina, dall'esperienza pastorale e da santità di vita. Estremamente importante è il vostro atteggiamento di fede e, in particolare, il vostro esempio personale di amore filiale per la Chiesa e la vostra adesione leale al suo autentico magistero ordinario (cfr. LG 25). San Paolo ci dice; "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa" (Ep 5,25-26). Io prego affinché la vostra vita sia sempre animata da questa forma di amore disposta al sacrificio. Desidero aggiungere una parola di profondo apprezzamento nei confronti di quei genitori che sostengono e incoraggiano i figli nel seguire Cristo. Il sostegno della preghiera, la comprensione e l'amore che voi date loro è di immenso valore.


7. A questo punto desidero fare appello alla Chiesa degli Stati Uniti per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Il dovere di alimentare tali vocazioni poggia sull'intera comunità cristiana, e certamente le famiglie hanno dato il contributo più grande. Dobbiamo sempre ricordare, inoltre, l'influenza sulle vocazioni che può essere esercitata da sacerdoti e religiosi zelanti, dal loro esempio di servizio generoso, dalla testimonianza della loro carità, bontà e gioia. Soprattutto, la chiave delle vocazioni è la preghiera perseverante, così come Gesù stesso ha comandato: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi.

Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,37-38).

Cari fratelli e sorelle, siete venuti a conoscere il Signore Gesù. Avete ascoltato la sua voce, scoperto il suo amore, e risposto alla sua chiamata. Il Signore Gesù, che ha iniziato questa grande opera in voi, possa portarla a compimento per la gloria di suo Padre e per la potenza del suo Spirito. Ricordate sempre: "il luogo dove sei è terra santa" (Ex 3,5).

E possa la beata Vergine Maria aiutarvi per mezzo delle sue preghiere, e con l'esempio del suo amore.

1987-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1987




Alla comunità ispanica - San Antonio (Stati Uniti)

Titolo: Compito della parrocchia: edificare una comunità viva e vitale

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Questo è un momento di grande gioia per me. Ho aspettato con ansia questo incontro con voi, membri della comunità ispanica di San Antonio, presenti qui come rappresentanti di tutti i fratelli e le sorelle ispanici degli Stati Uniti. Voi siete qui anche come una comunità parrocchiale, e attraverso voi quindi le mie parole sono rivolte a tutte le comunità parrocchiali degli Stati Uniti.

Vi saluto tutti con amore nel nostro Signore e Redentore Gesù Cristo.

Sono particolarmente felice di parlarvi nella bellissima lingua spagnola, in questa piazza dedicata a Nostra Signora di Guadalupe. La nostra riunione qui è un vivo ricordo, in questo Anno mariano, del ruolo speciale della Madre del Redentore nel mistero di Cristo e della Chiesa. Nello stesso tempo, ci ricorda quanto cara la nostra Beata Madre è sempre stata a voi, popolo di cultura ispanica, e quanto importante continua ad essere oggi nella vostra vita di fede e devozione. I santuari mariani e i luoghi di pellegrinaggio sono una specie di "geografia" della fede con cui noi cerchiamo di incontrare la Madre di Dio per rafforzare la nostra vita cristiana (cfr. RMA 28). La devozione popolare alla beata Vergine Maria affonda le sue radici in una salda dottrina, e un'autentica esperienza religiosa e giusta è importante nella vita dei seguaci di Cristo.


2. L'eredità ispanica di San Antonio e del Sud-Ovest è molto importante per la Chiesa. Spagnola era la lingua dei primi evangelizzitori di questo continente, proprio in questa zona. Le missioni qui a San Antonio e in tutto il Sud-Ovest sono segni visibili dei lunghi anni di evangelizzazione e servizio assistenziale effettuati dai primi missionari. La loro predicazione della salvezza in Gesù Cristo fu convalidata dalla loro integrità di vita e dalle loro opere spirituali e materiali di misericordia e amore. Seguendo il loro esempio, migliaia di sacerdoti zelanti, religiosi e laici hanno lavorato per costruire qui la Chiesa di Dio. Oggi è vostro il compito, in fedeltà al Vangelo di Gesù Cristo, di costruire la vostra vita sulla roccia della vostra fede cristiana. Ora voi dovete essere a vostra volta evangelizzatori soprattutto per coloro la cui fede è debole o che ancora resistono alla chiamata del Signore. Possiate essere tanto zelanti nell'evangelizzazione e nel rendere testimonianza della carità cristiana come i vostri predecessori!

3. Oggi voglio parlarvi della vostra parrocchia che è il luogo e la comunità in cui voi alimentate ed esprimete la vostra vita cristiana. Voglio parlarvi della parrocchia come famiglia di famiglie, poiché la vita parrocchiale è strettamente legata alla forza, alla debolezza e ai bisogni delle famiglie che la formano. Ci sono molte cose che potrebbero essere dette sulla vita parrocchiale; oggi è possibile per me sottolineare solo alcuni aspetti.

E' utile iniziare con un noto passo del Nuovo Testamento che ci aiuta a ricordare perché i membri di una parrocchia cattolica formano un'unità, convocati nel nome di Gesù. Negli Atti degli apostoli leggiamo dei primi cristiani: "Essi erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42). Istruzione nella fede degli apostoli, costruzione di una comunità viva, celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti, e vita di preghiera: questi sono gli elementi essenziali della vita della parrocchia.


4. Prima di tutto predicazione o catechesi. Tutti hanno bisogno di essere educati alla fede. San Paolo lo riassume in questo modo. "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?" (Rm 10,13-14). In una parrocchia la fede è proclamata e trasmessa in molti modi; attraverso la liturgia, specialmente l'Eucaristia con le sue appropriate omelie; attraverso l'istruzione religiosa nelle scuole e nei programmi di catechesi; attraverso l'educazione religiosa per adulti; attraverso gruppi di preghiera e associazioni per l'attività pastorale; attraverso la stampa cattolica.

Ci sono due cose che vorrei sottolineare in riferimento alla trasmissione della fede. Innanzitutto che la catechesi risponde a contenuti oggettivi ben determinati. Non si può inventare la fede di volta in volta o secondo tendenze personali. Noi dobbiamo riceverla nella e dalla comunità universale di fede, la Chiesa a cui Cristo stesso ha affidato un compito di insegnamento sotto la guida dello Spirito di Verità. Ogni catechista deve essere sinceramente e rispettosamente capace di applicare a se stesso o a se stessa le parole di Gesù: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato" (Jn 7,16 cfr. CTR 6). Allo stesso modo ogni persona battezzata, proprio per il fatto di essere stata battezzata, ha il diritto di ricevere l'autentico insegnamento della Chiesa sugli aspetti dottrinali e morali della vita cristiana (cfr. CIC 229). L'altro punto che voglio porre in rilievo sull'educazione alla fede è che la catechesi familiare precede, accompagna e arricchisce tutte le altre forme di catechesi. Ciò significa che la parrocchia, considerando i suoi programmi di catechesi, dovrebbe rivolgere particolare attenzione alle sue famiglie. Ma soprattutto significa che la famiglia stessa è il primo luogo e il più appropriato per l'insegnamento della verità della fede, la pratica delle virtù cristiane e i valori essenziali della vita umana.


5. Il secondo aspetto della vita di una parrocchia come ce lo presenta il testo degli Atti degli apostoli riguarda il compito della parrocchia di costruire una comunità viva. Ho già detto che ogni parrocchia è una famiglia di famiglie. La vitalità di una parrocchia dipende molto dal vigore spirituale, dall'impegno e dal coinvolgimento delle sue famiglie. La famiglia infatti è la cellula fondamentale della società e della Chiesa. Essa è una "Chiesa domestica". Le famiglie sono quelle cellule vive che si riuniscono per formare la vera sostanza della vita parrocchiale. Alcune sono sane e piene di amore di Dio che si riversa nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è stato donato (cfr. Rm 5,5). In alcune c'è poca energia per la vita dello Spirito. Alcune ne sono totalmente prive. I sacerdoti e i loro collaboratori in una parrocchia devono cercare di essere molto vicini a tutte le famiglie nel loro bisogno di assistenza pastorale, e provvedere al sostegno e al nutrimento spirituale di cui necessitano.

La cura pastorale delle famiglie è un vasto e complesso campo del ministero della Chiesa, ma è uno dei servizi più urgenti e incalzanti, da potenziare. Ogni parrocchia deve impegnarsi totalmente specialmente in considerazione del crollo e indebolimento della vita familiare nella presente società.

Mi rivolgo a tutti i sacerdoti - parroci, assistenti, responsabili - ai diaconi, permanenti, ai religiosi, alle religiose e ai laici, perché impegnati in una pastorale congiunta servano la famiglia e le sue necessità nel modo più efficace possibile. Questo comporta la proclamazione senza riserve di tutta la verità sul matrimonio e sulla vita familiare: la natura esclusiva dell'amore coniugale, l'indissolubilità del matrimonio, l'insegnamento completo della Chiesa sulla trasmissione della vita e il rispetto dovuto alla vita umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale, i diritti e i doveri dei genitori per quanto riguarda l'educazione dei figli, specialmente la loro formazione religiosa e l'educazione in materia di morale, senza escludere un'adeguata educazione sessuale. I genitori e i membri della famiglia devono, inoltre, essere aiutati e sostenuti nella loro lotta per vivere secondo le sacre verità della fede. La Chiesa dal canto suo deve offrire alle famiglie i mezzi spirituali per perseverare nella loro sublime vocazione e per crescere nella speciale santità a cui Cristo ci chiama.


6. Proprio come la parrocchia è responsabile della famiglia, così la famiglia deve essere consapevole dei suoi obblighi verso la grande famiglia che la parrocchia rappresenta. Oggi, le coppie e le famiglie cattoliche devono pensare soprattutto al servizio che hanno il dovere di rendere ad altre coppie e famiglie, soprattutto a quelle che hanno dei problemi. Questo apostolato da coppia a coppia e da famiglia a famiglia può essere svolto in molti modi: con la preghiera, il buon esempio, l'istruzione formale o informale, i consigli, aiutando nella dimensione materiale secondo le possibilità. Mi rivolgo a voi famiglie cattoliche degli Stati Uniti: siate famiglie vere - unite, riconciliate e amorevoli - e siate vere famiglie cattoliche: comunità di preghiera che vivono intensamente la fede cattolica, aperte alle esigenze degli altri, e pienamente partecipi alla vita della parrocchia e della Chiesa intera.


7. Un altro aspetto fondamentale della vita parrocchiale è la degna celebrazione dei sacramenti, compreso quello del matrimonio. Questo sacramento forma la base stabile dell'intera comunità cristiana. Senza di esso il disegno di Cristo per l'amore umano non si compie, il suo piano per la famiglia non viene assecondato.

E' proprio perché Cristo ha istituito il matrimonio come sacramento e ha voluto che fosse segno del suo perenne e fedele amore per la Chiesa, che la parrocchia deve spiegare ai fedeli perché tutti i tentativi di convivenza, i semplici matrimoni civili, le libere unioni, e i divorzi non corrispondono al progetto di Cristo.

La vita sacramentale della Chiesa è incentrata soprattutto sull'Eucaristia, che celebra e opera l'unità della comunità cristiana: unità con Dio e unità con il prossimo. Nella messa, il sacrificio della croce è perpetuato nei secoli fino al ritorno di Cristo. Il corpo e il sangue del Signore ci sono donati come cibo spirituale. La comunità parrocchiale non ha maggior compito o privilegio di quello di munirsi, come i primi discepoli di Cristo, per "la frazione del pane" (Ac 2,42).

Rinnovo ora in particolare a tutte le parrocchie l'invito già rivolto all'intera Chiesa: promuovere e incoraggiare la devozione pubblica e privata alla santa Eucaristia anche fuori della Messa (cfr. "Inaestimabile Donum", 20ss): infatti dice il Concilio Vaticano II che "nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo" (PO 5).

La vita sacramentale di una parrocchia si estende anche agli altri sacramenti, che segnano importanti momenti nella vita dei singoli e delle famiglie, e in quella dell'intera comunità parrocchiale. Vorrei ricordare in particolar modo il sacramento della Penitenza e la grande necessità per i cattolici di confessare regolarmente i propri peccati. Negli ultimi anni non pochi hanno mostrato una certa negligenza a riguardo di questo meraviglioso dono attraverso il quale otteniamo da Cristo il perdono dei nostri peccati. Lo stato del sacramento della Penitenza in ogni parrocchia e in ogni Chiesa locale è un ottimo segnale dell'autentica maturità della fede dei sacerdoti e delle persone.

E' necessario che le famiglie cattoliche infondano nei loro membri un amore profondo per questo prezioso strumento di riconciliazione con il nostro Padre celeste, con la Chiesa e con il nostro prossimo. I genitori, più con l'esempio che con le parole, dovrebbero incoraggiare i loro figli ad accostarsi alla confessione con frequenza. Le parrocchie devono incoraggiare le famiglie in questo; devono sostenerle con una giusta catechesi. E' inutile dire che i sacerdoti, ministri della grazia di Dio in questo sacramento, dovrebbero garantire che l'amministrazione del sacramento a tutti sia possibile nelle forme autorizzate.


8. Infine, mi soffermero brevemente sulla vita di preghiera quale si manifesta in seno alla comunità cristiana. Questo è un campo in cui l'interazione tra la famiglia e la parrocchia è particolarmente chiara e profonda. La preghiera comincia nella propria famiglia. Le preghiere che ci servono nella vita sono spesso quelle imparate in famiglia quando eravamo bambini. Ma la preghiera in famiglia serve anche a introdurre i bambini alla preghiera liturgica dell'intera Chiesa; essa aiuta tutti ad applicare la preghiera della Chiesa ai fatti di ogni giorno e ai momenti speciali della vita familiare (cfr. FC 61).

Tutti coloro che sono impegnati nella vita parrocchiale dovrebbero preoccuparsi di incoraggiare e sostenere la preghiera familiare con ogni mezzo; e le famiglie stesse dovrebbero cercare di impegnarsi nella preghiera familiare e di integrare questa preghiera nella vita di preghiera della più ampia comunità ecclesiale.

Sono lieto di apprendere che il numero di sacerdoti, religiosi e religiose ispanici è in aumento. Ma ne occorrono ancora molti di più. Giovani ispanici: sentite la chiamata di Cristo? Famiglie ispaniche: siete disposte a donare i vostri figli e le vostre figlie per il ministero della Chiesa? Pregate insistentemente il Signore di mandare operai per la sua messe? Cristo ha bisogno di operai che lavorino per l'abbondante messe della comunità ispanica e dell'intera Chiesa.


9. E infine desidero incoraggiare tutte le famiglie e le parrocchie a non chiudersi in se stesse, a non guardare solo ai propri problemi o realizzazioni.

Gesù ci comanda di servire il nostro prossimo, di andare incontro ai bisognosi. E io vi chiedo di aiutare soprattutto quei fratelli e quelle sorelle nella fede che si sono allontanati a causa dell'indifferenza o che sono stati feriti in qualche modo nella propria carne. Invito tutti voi che non vi sentite sicuri della Chiesa o che dubitate di esservi bene accolti a venire alla grande casa di questa famiglia delle famiglie, a entrare come a casa nella vostra parrocchia. Li troverete un posto per voi! Essa è la vostra famiglia nella Chiesa, e la Chiesa è la dimora di Dio nella quale nessuno deve sentirsi estraneo (cfr. Ep 2,19).

Noi siamo riuniti davanti a una parrocchia dedicata a Nostra Signora di Guadalupe, Madre di Gesù, Madre della Chiesa, Madre anche delle Americhe e in particolare del Messico. Quando Gesù mori sulla croce, egli affido sua Madre al suo discepolo prediletto, Giovanni. Il Vangelo ci narra come da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (cfr. Jn 19,27). Quale modo migliore per celebrare questo Anno mariano di quello di ricevere Maria, la Madre del Redentore, nelle vostre case! Ciò significa imitare la sua fede e la sua sequela di Cristo; ciò significa tenerla sempre presente nelle vostre preghiere familiari, specialmente nella recita del rosario in famiglia. Rivolgetevi a lei, affidatevi alla sua intercessione invocando la grazia della conversione e di una vita rinnovata; affidate voi stessi e le vostre famiglie alla sua materna protezione.

Che Dio benedica tutti e ciascuno di voi! Dio benedica le vostre famiglie e le vostre parrocchie! La beata Vergine di Guadalupe protegga sempre il popolo ispanico di questo amato Paese! Viva la Vergine di Guadalupe! [Ai mille polacchi della parrocchia "Panna Maria":] La parrocchia della Vergine Maria in Texas è famosa in Polonia, la conoscono tutti. Tutti infatti sanno che nel secolo scorso vennero qui i primi emigranti polacchi e tutti ricordano il nome di Padre Moczygeby, il quale era la guida spirituale, il parroco di quel gruppo di emigranti polacchi in Texas. Vi ringrazio molto per la visita di questa sera. Saluto la più antica parrocchia polacca degli Stati Uniti con tutti i suoi parrocchiani e tutti i polacchi che vivono nel Texas. Avro occasione di incontrare in modo particolare la comunità polacca di Detroit, ma non potevo non incontrarmi con la più antica comunità polacca degli Stati Uniti. L'intera comunità polacca in America trova in voi la propria origine, il proprio nido costruito per la prima volta in terra americana dagli emigranti polacchi. Quando in qualunque parte del mondo incontriamo le comunità di emigranti polacchi i nostri pensieri si rivolgono verso la Patria. Anche se gli anni e le generazioni vi hanno allontanati dalla Patria, i cuori e i pensieri tornano sempre là dove sono partiti i vostri antenati. In questo momento qui, nel Texas, nella parrocchia della Vergine Maria, ci uniamo a Jasna Gora e siccome dopo le nove di sera, secondo l'abitudine degli ultimi anni, soprattutto a partire dal millennio del battesimo della Polonia, preghiamo cantando alla Madonna: "Maria, Regina della Polonia, sono accanto a te, ricordo, veglio!". Se saprete cantare questo inno di Jasna Gora, lo canteremo insieme come segno di comunione con la terra dei nostri padri e con la Chiesa in Polonia.

1987-09-13 Data estesa: Domenica 13 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai seminaristi nella cattedrale - San Antonio (Stati Uniti)