GPII 1987 Insegnamenti - Incontro con i non cristiani - Los Angeles (Stati Uniti)

Incontro con i non cristiani - Los Angeles (Stati Uniti)

Titolo: Preghiera e iniziative per la giustizia in favore della pace

Testo:

Cari fratelli e sorelle rappresentanti delle Religioni del mondo e capi religiosi, cari amici.


1. E' una grande gioia per me incontrarmi con voi, rappresentanti locali delle grandi religioni del mondo, nel corso della mia visita pastorale. Desidero ringraziare in modo particolare la comunità giapponese di Los Angeles per la sua gentile ospitalità in questo Centro, che è un simbolo della varietà culturale degli Stati Uniti come pure un simbolo di dialogo e di interazione al servizio del bene comune. So che la comunità giapponese è presente in questa zona di Los Angeles da un secolo. Che Dio continui a benedirvi con ogni dono ora e in futuro.

Desidero inoltre estendere i miei cordiali saluti a tutti i capi religiosi e a tutti gli uomini di buona volontà che ci onorano oggi con la loro presenza.

Sono convinto che dobbiamo cogliere ogni opportunità per dimostrare amore e rispetto reciproco nello spirito della "Nostra Aetate" (NAE 1) e, come afferma il tema del nostro incontro, è tuttora attuale ventidue anni dopo la sua promulgazione fra i documenti del Concilio Vaticano II. Questa dichiarazione, sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e le Religioni non-cristiane, parla di "tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino". Questo continua ad essere la base dei nostri sforzi per sviluppare una feconda relazione fra tutte le grandi religioni del mondo.


2. Come ho affermato all'inizio di quest'anno, la Chiesa cattolica resta fermamente impegnata nella proclamazione del Vangelo e nel dialogo con i popoli di altre religioni: proclamazione del Vangelo perché, come sottolinea la "Nostra Aetate", la Chiesa "è tenuta ad annunziare incessantemente Cristo che è "la Via, la Verità e la Vita" (Jn 14,6) in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato a sé tutte le cose" (NAE 2), dialogo e collaborazione con i seguaci di altre religioni, a motivo dei beni spirituali e morali che condividiamo. Quel dialogo "è un complesso di attività umane, tutte fondate sul rispetto e la stima per i popoli di religioni diverse.

Esso comprende una convivenza quotidiana nella pace e nell'aiuto reciproco, ognuno portando la sua testimonianza dei valori appresi attraverso l'esperienza della fede.

Ciò significa una disponibilità a cooperare con gli altri per il miglioramento dell'umanità, e un impegno a cercare insieme la vera pace. Significa l'incontro di teologi e altri specialisti religiosi per esplorare, con le loro controparti di altre religioni, aree di convergenza e di divergenza. Laddove le circostanze lo consentano, significa una condivisione delle esperienze e dei punti di vista spirituali. Tale condivisione può attuarsi nel riunirsi come fratelli e sorelle a pregare Dio con modi che salvaguardino l'unicità di ogni tradizione religiosa" (Discorso ai membri e al personale dei Segretariato per i non-cristiani, 28 aprile 1987).

In tutto il mio pontificato la mia preoccupazione costante è stata quella di adempiere questa duplice missione di proclamazione e di dialogo. Nel corso delle mie visite pastorali in tutto il mondo ho cercato di incoraggiare e di confermare la fede dei cattolici nonché di altri cristiani. Nello stesso tempo sono stato lieto di incontrarmi con i capi di tutte le religioni nella speranza di promuovere una maggiore comprensione e cooperazione interreligiosa per il bene della famiglia umana. Mi ha molto gratificato l'apertura e la buona volontà con cui è stata accolta, lo scorso ottobre, la Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi, non solo dalle diverse Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, ma anche dalle altre religioni del mondo. Mi ha rallegrato, inoltre, il fatto che un'altra giornata mondiale di preghiera ha successivamente avuto luogo in Giappone, sul Monte Hie. Ciò che ho detto ad Assisi si applica anche al nostro incontro di oggi: "Il fatto che noi siamo venuti qui non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede. Né significa che le religioni possono riconciliarsi sul piano di un comune impegno in un progetto terreno che le sorpasserebbe tutte. Né esso è una concessione a un relativismo nelle credenze religiose, perché ogni essere umano deve sinceramente seguire la sua retta coscienza nell'intenzione di cercare e di obbedire alla verità. Il nostro incontro attesta soltanto - questo è il vero significato per il nostro tempo - che nel grande impegno per la pace, l'umanità nella sua stessa diversità, deve attingere alle sue più profonde e vivificanti risorse, in cui si forma la propria coscienza e su cui si fonda l'azione di ogni popolo" (Messaggio ai partecipanti alla Giornata mondiale di preghiera per la pace, Assisi, 27 ottobre 1986).


3. E' in quello spirito che desidero, attraverso di voi, salutare ciascuna delle vostre comunità prima di aggiungere qualcos'altro sulla preoccupazione per la pace che noi tutti condividiamo.

Alla Comunità Buddhista - che riflette numerose tradizioni sia asiatiche che americane - vorrei rispettosamente manifestare il mio apprezzamento per il vostro stile di vita basato sulla compassione, sull'amorevole bontà e sul desiderio di pace, di prosperità e di armonia per tutti gli esseri viventi. Che tutti noi possiamo testimoniare tale compassione e amorevole bontà nel promuovere il vero bene dell'umanità.

Alla Comunità Islamica: condivido il vostro credo secondo il quale l'umanità deve la sua esistenza a Dio unico e misericordioso che ha creato il cielo e la terra. In un mondo in cui Dio è rinnegato o disubbidito, in un mondo che sperimenta tanta sofferenza e ha tanto bisogno della misericordia divina, cerchiamo insieme di essere coraggiosi portatori di speranza.

Alla Comunità Indù: condivido appieno la vostra preoccupazione per la pace interiore e per la pace nel mondo basata non su considerazioni politiche puramente meccanicistiche o materialistiche, ma sull'auto-purificazione, sull'altruismo, sull'amore e la comprensione per tutti. Che tutte le menti di tutti i popoli siano impregnate di tale amore e comprensione.

Alla Comunità Ebraica: ribadisco la convinzione del Concilio Vaticano II, secondo cui la Chiesa "non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'antica alleanza, e che essa si nutre della radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i popoli pagani" (NAE 4). Con voi mi oppongo a qualunque forma di antisemitismo. Impegnandoci perché giunga il giorno in cui tutti i popoli e le nazioni possano vivere nella sicurezza, nell'armonia e nella pace.


4. Cari fratelli e sorelle di queste religioni e di ogni religione: tanti uomini sperimentano oggi il vuoto interiore anche in condizioni di prosperità perché trascurino i grandi interrogativi della vita: "La natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la retribuzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo" (NAE 1). Queste questioni profondamente spirituali, che in diversa misura sono condivise da tutte le religioni, ci riuniscono insieme nella comune preoccupazione per il benessere terreno dell'uomo, specialmente per la pace mondiale. Come dissi ad Assisi: "Con le Religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verità, ad amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perciò a fare pace tra i singoli e tra le nazioni" (Messaggio al termine della Giornata mondiale di preghiera per la pace, Assisi, 27 ottobre 1986).

Nello spirito delle cortesi parole che mi avete rivolto poc'anzi come difensore della pace, continuiamo a cercare la pace per la famiglia umana: attraverso la preghiera, poiché la pace trascende i nostri sforzi umani: attraverso la penitenza, poiché non siamo sempre stati "operatori di pace"; attraverso la testimonianza profetica, poiché le antiche divisioni e i mali sociali debbono essere affrontati: e attraverso costanti iniziative a favore dei diritti degli individui e delle nazioni e a favore di una giustizia universale. Il fragile dono della pace sopravvivrà solo se tutti si impegneranno in uno sforzo comune affinché vengano superate le "disuguaglianze clamorose, non solo nel godimento dei beni, ma più ancora nell'esercizio del potere" (PP 9). A questo riguardo i capi mondiali e gli organismi internazionali rivestono un ruolo speciale. Ma è necessaria anche la sensibilità internazionale soprattutto fra i giovani.

Credo che la preghiera di san Francesco d'Assisi, universalmente noto come uomo di pace, tocchi le coscienze di tutti noi. Ed è quella preghiera che meglio esprime i miei sentimenti nell'incontrarmi con tutti voi oggi: Signore, fa' di me un istrumento della tua pace: Dove è odio, fa' che io porti l'amore.

Dove è offesa, che io porti il perdono.

Dove è discordia, ch'io porti l'unione.

Dove è dubbio, ch'io porti la fede.

Dove è errore ch'io porti la verità.

Dove è disperazione ch'io porti speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti gioia.

Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto ad essere consolato, quanto a consolare, ad essere compreso, quanto a comprendere; ad essere amato, quanto ad amare ...... a vita eterna.

1987-09-16 Data estesa: Mercoledi 16 Settembre 1987




Omelia al "Dodger Stadium" - Los Angeles (Stati Uniti)

Titolo: La Chiesa è attenta e sensibile alle culture autentiche

Testo:

"Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli" (Ps 97-98).

Cari confratelli nell'episcopato, cari fratelli e sorelle in Cristo, popolo di questa città di Nostra Signora degli Angeli, un tempo nota come "El Pueblo de Nuestra Senora de Los Angeles", cittadini di questo stato della California.


1. Oggi, da questa città di Los Angeles sulla Costa del Pacifico, in cui sono riuniti tutti i vescovi degli Stati Uniti, ci volgiamo insieme al cenacolo di Gerusalemme. Ascoltiamo le parole della preghiera che Cristo ha pronunciato in quel luogo. Circondato dai suoi apostoli, Gesù prega per la Chiesa di ogni tempo e di ogni luogo. Egli dice al Padre: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me" (Jn 17,20). Cristo, l'unico eterno sacerdote della nuova ed eterna alleanza, prega per noi, per tutti noi qui riuniti, per tutti coloro che vivono qui a Los Angeles sulla costa occidentale degli Stati Uniti d'America, per tutti nel mondo. Si, ognuno di noi è compreso in questa preghiera sacerdotale del Redentore.


2. Gesù dice al Padre: "Ma (prego) anche per quelli che per la loro parola crederanno in me" (Jn 17,20). Questa è la Chiesa di tutti i tempi per cui lui sta pregando. Quante generazioni di discepoli hanno già ascoltato queste parole di Cristo! Quanti vescovi, sacerdoti, religiosi, e religiose, e quanti genitori e insegnanti nel corso dei secoli sono passati attraverso questa parola di salvezza! In quanti luoghi del mondo, fra quanti popoli e nazioni, questo mistero della redenzione ha continuato a rivelarsi e a portar frutto! E' la parola della salvezza che ha fatto si che la Chiesa crescesse e continui a crescere. Ciò è vero per la Chiesa universale e per ogni Chiesa locale. E' vero per la Chiesa di Los Angeles che oggi è visitata dal vescovo di Roma, il successore di Pietro.

Nel 1769, padre Junipero Serra e i suoi confratelli Francescani portarono la parola di Dio in California. Lasciandosi alle spalle tutto ciò che era loro familiare e caro, essi vollero liberamente venire in questo territorio per predicare la buona novella di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo sforzo iniziale di evangelizzazione diede ben presto risultati sorprendenti come l'accettazione del Vangelo e del Battesimo da parte di migliaia di nativi americani.

Successivamente molte altre missioni si insediarono lungo "El Camino Real", prendendo ognuna il nome di un Santo o di un mistero della fede cristiana: San Diego, San Bernardino, San Gabriele, San Bonaventura, Santa Barbara, San Fernando, e via dicendo. Negli anni che seguirono questo primo sforzo missionario, cominciarono a stabilirsi in California immigrati provenienti soprattutto dal Messico e dalla Spagna; questi primi coloni, che erano cristiani, portarono come parte preziosa del loro patrimonio la propria fede cattolica e apostolica. Essi non potevano immaginare che, con la Provvidenza di Dio, stavano dando inizio ad uno stile peculiare che avrebbe caratterizzato la California del futuro.

Successivamente la California è diventata un rifugio degli immigrati, una nuova patria per i rifugiati e gli emigrati, un luogo in cui la gente di ogni continente si è riunita per formare una società ricca di varietà etniche. Molti di loro, come i loro predecessori, hanno portato non solo le loro specifiche tradizioni culturali, ma anche la fede cristiana. Ne è derivato che la Chiesa in California, e in modo particolare la Chiesa di Los Angeles, è davvero cattolica nel senso più completo abbracciando popoli e culture di più vasto e ricco assortimento.

Oggi nella Chiesa di Los Angeles Cristo è Inglese e Spagnolo, Cristo è Cinese e Nero, Cristo è Vietnamita e Irlandese, Cristo è Coreano e Italiano, Cristo è Giapponese e Filippino, Cristo è nativo dell'America, della Croazia, di Samoa e di molti altri gruppi etnici. In questa Chiesa locale l'unico Cristo risorto, l'unico Signore e Salvatore vive in ogni persona che ha accolto la parola di Dio ed è stato purificato nell'acqua salvifica del Battesimo. E la Chiesa con tutti i suoi diversi membri resta l'unico corpo di Cristo, professando la stessa fede, unita nella speranza e nell'amore.


3. Per cosa pregava Gesù nel cenacolo la notte prima della sua passione e della sua morte? "Perché tutti siano una sola cosa come tu, Padre, sei in me e io in te; siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). "Una sola cosa in noi" - il mistero dell'imperscrutabile Essere divino, il mistero della intima vita di Dio: l'Unità divina e al tempo stesso la Trinità -. E' il "Noi" divino del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E anche se non è accessibile nella sua assoluta pienezza, questa perfettissima unità costituisce il modello reale per la Chiesa. In conformità agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, "così la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4).

E' per questa unità che la Chiesa universale prega nel cenacolo: "Perché siano come noi una cosa sola. Io in loro, e tu in me, perché siano perfetti nell'unità, e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come ha amato me" (Jn 17,22-23). Questa è l'unità della comunione della Chiesa, che è nata dalla comunione di Tre Persone nella santissima Trinità.


4. Gli uomini di ogni tempo e luogo sono chiamati a questa comunione. Questa verità della rivelazione ci è innanzitutto presentata nella liturgia odierna, attraverso l'immagine della città santa di Gerusalemme che troviamo nella lettura del profeta Isaia, che scrive: "Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio" (Is 60,3-5). Isaia pronuncio queste parole a Gerusalemme, profetizzando una grande luce che sarebbe discesa sulla città. Questa luce è Cristo. L'imponente movimento in massa verso Cristo della gente di tutto il mondo ha avuto inizio grazie al Vangelo. Animato dallo Spirito Santo, nel potere della croce e della risurrezione di Cristo, tale movimento di popoli culmina in una nuova unità dell'umanità. così le parole di Cristo terminano: "Io quando saro elevato da terra, attirero tutti a me" (Jn 12,32).

Il Concilio Vaticano II ha dato rilievo a questa dimensione dell'unità della Chiesa, soprattutto insegnando al popolo di Dio. "perciò questo, restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l'intenzione della volontà di Dio" (LG 13) 5. Tuttavia quel popolo è, al tempo stesso, il corpo di Cristo. Il corpo è un'altra immagine e in un certo senso un'altra dimensione, della stessa verità dell'unità che riunisce tutti noi in Cristo sotto l'azione dello Spirito Santo. Di conseguenza san Paolo ci esorta: "Cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,3-6). L'unità per cui Cristo pregava nel cenacolo si realizza in questo modo. Essa non viene da noi ma da Dio: dal Padre attraverso il Figlio, nello Spirito Santo.


6. Questa unità non esclude le differenze. Al contrario, essa le sviluppa. C'è costantemente "unità nella diversità". Attraverso l'opera dell'unico Signore, per mezzo dell'unica fede e dell'unico Battesimo, questa diversità - una diversità di persone umane, di individui - tende all'unità, un'unità che è comunione nella somiglianza a Dio Trinità. L'unità del corpo di Cristo dà la vita; al tempo stesso serve la diversità e la sviluppa. Tale è la diversità di "tutti" e al tempo stesso di "ciascuno". E' vero ciò che troviamo nella Lettera agli Efesini in cui Paolo scrive; "A ciascuno di noi è stata data la garanzia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto... E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo" (Ep 4,7 Ep 4,11-12). così è lo Spirito Santo che è fonte sia dell'unità che della diversità della Chiesa. l'unità perché essa trova le sue origini unicamente nello Spirito; la diversità poiché lo Spirito effonde la varietà di doni, la varietà di vocazioni e ministeri della Chiesa che è il corpo di Cristo e allo stesso tempo il popolo di Dio.


7. I santi che onoriamo nella liturgia di oggi, Cornelio e Cipriano, rappresentano un concreto esempio di unità nella diversità: L'unità della Chiesa universale che è servita dal successore di san Pietro, e la diversità delle Chiese particolari, le quali contribuiscono a edificare l'intero corpo sotto la guida dei vescovi locali. San Cornelio Papa fu chiamato a guidare la Chiesa universale a metà del III secolo, periodo di persecuzioni religiose dall'esterno e periodo di dolorosi dissensi all'interno. I suoi sforzi per rafforzare la comunione della Chiesa furono sostenuti dai doni di persuasione del vescovo di Cartagine, san Cipriano, il quale mentre aveva cura del suo gregge promuoveva anche l'unione di tutto il Nord Africa. Questi due uomini, di differenti estrazioni culturali e temperamenti, furono accomunati da un umore reciproco per la Chiesa e dal loro zelo per l'unità e la fede. Com'è opportuno celebrare la loro festa il giorno in cui l'attuale successore di Pietro si incontra con i vescovi degli Stati Uniti.

La festa focalizza la nostra attenzione sulla verità fondamentale, vale a dire che l'unità dei membri della Chiesa è profondamente legata all'unione dei vescovi fra loro in comunione con il successore di Pietro. Il Concilio Vaticano II così afferma: "Il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli. I vescovi invece, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari formate a immagine della Chiesa universale, nelle quali e a partire dalle quali esiste la sola e unica Chiesa cattolica" (LG 23).


8. I concreti metodi di evangelizzazione della Chiesa e i suoi sforzi per promuovere pace e giustizia sono caratterizzati in larga misura dal fatto che la Chiesa è una e al tempo stesso diversa. La buona novella di Gesù deve essere proclamata in un linguaggio comprensibile a determinate persone, per mezzo di simboli artistici che conferiscono un significato alla loro esperienza e nella maniera più attinente possibile alle loro stesse aspirazioni ed esigenze, al loro modo di vedere la vita, e al modo in cui essi parlano a Dio. Allo stesso tempo, la verità fondamentale non deve essere rinnegata mentre il Vangelo è tradotto e gli insegnamenti della Chiesa vengono trasmessi.

L'universalità etnica della Chiesa esige un'attenta sensibilità per le culture autentiche, e un senso reale di ciò che il processo di inculturazione richiede. A questo proposito Papa Paolo VI definiva efficacemente la missione da compiere: "La questione è indubbiamente delicata. L'evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia se non tiene in considerazione il popolo concreto al quale si rivolge, se non utilizza la sua lingua, i suoi segni e simboli, se non risponde ai problemi da esso posti, se non interessa la sua vita reale. Ma d'altra parte l'evangelizzazione rischia di perdere la propria anima e di svanire, se il suo contenuto resta svuotato e snaturato col pretesto di tradurlo, o se volendo adattare una realtà a uno spazio locale, si sacrifica questa realtà e si distrugge l'unità senza la quale non c'è l'universalità" (EN 63).

Strettamente legata all'evangelizzazione della Chiesa è la sua opera a favore della pace e della giustizia, che è anche questa profondamente influenzata dalla sua sollecitudine pastorale per determinati popoli, specialmente per i rifugiati, gli immigrati e i poveri. Per oltre duecento anni la Chiesa ha accolto ondate di nuovi immigrati sulle sponde della vostra nazione. Sono stati la compassione e l'amore della Chiesa ciò che per primo i nuovi arrivati hanno sentito quando hanno messo piede sul suolo di questa giovane nazione. Mentre la continua sollecitudine pastorale per gli immigrati nel primo decennio si concentro soprattutto sulla costa orientale, la sua pastorale abbraccia ora praticamente ogni grande città della nazione. Los Angeles, in cui questa sera celebriamo la varietà dei popoli che formano la vostra nazione è ora diventato il maggior punto di afflusso delle ultime ondate di immigrati. Io lodo voi, miei fratelli vescovi e tutti coloro che operano in stretto contatto con voi, per la vostra attiva collaborazione nell'aiutare milioni di immigrati clandestini a diventare legalmente residenti. Questa cura pastorale per gli immigrati ai nostri giorni riflette l'amore di Cristo nel Vangelo a portare avanti la sfida di Dio: "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35).


9. La Chiesa si trova di fronte a un compito particolarmente difficile nei suoi sforzi di predicare la parola di Dio in tutte le culture in cui i fedeli sono costantemente insidiati dalla mentalità del consumismo e dalla ricerca del piacere, dove l'utilità, la produttività e l'edonismo sono esaltati mentre Dio e le sue leggi sono dimenticati. In queste situazioni, in cui le idee e il comportamento contraddicono direttamente la verità su Dio e sull'umanità stessa, la testimonianza della Chiesa deve essere impopolare. Essa deve prendere chiaramente posizione sulla parola di Dio e proclamare tutto il messaggio evangelico con una grande fiducia nello Spirito Santo. In questo sforzo, come in tutti gli altri, la Chiesa si manifesta come il sacramento di salvezza per l'intera razza umana, il popolo che Dio ha scelto come suo strumento di pace e conciliazione in un mondo pervaso dalla divisione e dal peccato.

Mentre l'unità della Chiesa non è una sua conquista ma un prezioso dono del Signore, è tuttavia una sua seria responsabilità essere lo strumento atto a proteggere e ristabilire l'unità nella famiglia umana. Lo fa essendo fedele alla verità e opponendosi direttamente al diavolo che è "il Padre delle menzogne". Lo fa sforzandosi di abbattere il pregiudizio e l'ignoranza, mentre incoraggia una nuova comprensione e speranza. Essa inoltre promuove l'unità essendo uno strumento fedele della misericordia e dell'amore di Cristo 10. Oggi con l'ardente preghiera per l'unità che Cristo ha pronunciato nel cenacolo celebriamo a giusto titolo la liturgia eucaristica qui, sulle sponde del Pacifico, nella città che prese il nome di Los Angeles, e uniti al salmista diciamo: "Cantate al Signore un canto nuovo perché ha compiuto prodigi" (Ps 97,1). Si, Dio ha compiuto molte meraviglie che confermano la sua azione salvifica nel mondo, l'azione di "un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,6). "Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia".

Egli costantemente ci ricorda "del suo amore e della sua fedeltà" (Ps 97,2-3).

Questo è il cammino che Dio è per noi, il Dio della nostra fede, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo.

Gli angeli nei cieli vedono "il volto di Dio" nella visione beatifica di gloria. Tutti noi, uomini di questo pianeta, camminiamo nella fede verso quella stessa visione. E camminiamo nella speranza. Noi ricaviamo la forza di tale speranza proprio dalla preghiera di Cristo nel cenacolo. Non si rivolse così Cristo al Padre: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me" (Jn 17,22-23).

"Ho dato loro la gloria"... Noi siamo chiamati in Cristo a condividere la gloria che è parte della visione beatifica di Dio. Veramente "Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza di Dio. Per questo motivo: cantate al Signore un canto nuovo" (Ps 97,3-1). Amen.

1987-09-16 Data estesa: Mercoledi 16 Settembre 1987




Affidamento a Maria nel "Dodger Stadium" - Los Angeles (Stati Uniti)

Titolo: "Madre Di Dio, ti affido questi fedeli e questa nazione"

Testo:

1. Desidero ora rivolgere ancora una volta i miei pensieri alla Donna di fede e di tutta la storia della salvezza: Maria, la Madre di Gesù e Madre della sua Chiesa, Maria, la Patrona degli Stati Uniti con il titolo di Immacolata Concezione. Io ti affido, Vergine Madre di Dio, tutti i fedeli di questo Paese. Io te li affido, non solo come singoli uomini e donne nella nobiltà della loro persona ma in qualità di comunità cristiana, che vive insieme la vita del tuo Figlio divino.

Io ti affido i miei fratelli vescovi nella loro grande missione di pastori al servizio del popolo di Dio, in comunione con il successore di Pietro.

Ti affido tutti i sacerdoti, i quali operano generosamente in nome del buon pastore; tutti i diaconi che rendono testimonianza del servizio di Cristo; tutti i religiosi, uomini e donne, che proclamano con la loro vita la santità di Dio; tutti i laici che operano in virtù del loro Battesimo e della loro Cresima per ordinare tutti gli affari temporali secondo il disegno di Dio.

Ti affido tutto il santo popolo di Dio - il popolo pellegrino di Dio - chiamato ad essere consapevole della sua dignità cristiana, chiamato alla conversione, chiamato alla vita eterna.

Ti affido in particolar modo le famiglie dell'America, nella loro ricerca della santità, nella loro lotta contro il peccato, nella loro vocazione ad essere cellule vitali nel corpo di Cristo. Ti chiedo di benedire tutti i mariti e le mogli, tutti i padri e le madri, e di confermarli nella loro nobile vocazione di amore umano, e di apertura alla vita. Ti affido i bambini di questa generazione chiedendoti di preservarli nell'innocenza, di proteggerli da tutti i mali e gli abusi, e fa' che crescano in un mondo di pace, giustizia e amore fraterno.

Ti affido tutte le donne della Chiesa e la causa del loro autentico progresso umano nel mondo insieme alla loro piena partecipazione alla vita della Chiesa, secondo l'autentico disegno di Dio. Possano esse trovare in te, o Maria, e nella libertà che fu tua - dal momento della suprema liberazione nella tua Immacolata Concezione - il segreto di vivere totalmente la propria femminilità in pienezza, progresso e amore.

Affido alla tua protezione i giovani che rappresentano il futuro degli Stati Uniti. Prego affinché dal tuo Figlio Gesù Cristo possano apprendere il significato della vita, e arrivino a comprendere fino in fondo la chiamata a servire i loro simili; che essi possano scoprire il profondo adempimento dell'amore casto, e la gioia e la forza che vengono dalla speranza cristiana.

Affido alla tua amorevole cura gli anziani, con tutte le loro gioie e sofferenze, e anche con la loro continua missione di servizio nella tua Chiesa. Ti chiedo di confortare e assistere i moribondi, e di rinnovare in seno all'intera comunità il senso dell'importanza della vita umana a ogni stadio anche quando è debole e indifeso.

Ti chiedo di assistere le persone sole con i loro bisogni particolari e la loro missione speciale. Dona loro la forza di vivere secondo le Beatitudini e di servire con generosità e letizia.


2. Ti affido tutti coloro che sono impegnati nella grande lotta cristiana della vita: tutti coloro che malgrado la debolezza umana e i ripetuti errori, si sforzano di vivere conformemente alla parola di Dio; tutti coloro che sono confusi sulla verità e sono tentati di chiamare male il bene e buio la luce: tutti coloro che anelano alla verità e cercano la speranza.

Ti chiedo di mostrarti ancora una volta come una Madre con quella profonda sollecitudine umana che fu tua a Cana e in Galilea. Aiuta tutti coloro che sono oppressi dai problemi della vita. Consola chi soffre. Conforta chi è triste e depresso, chi è tormentato nello spirito, chi è senza famiglia, senza affetti o amici.

Assisti i poveri e i bisognosi, e coloro che sono soggetti a discriminazioni o ad altre forme di ingiustizia. Soccorri i disoccupati. Guarisci gli ammalati. Aiuta gli handicappati e gli invalidi, così che essi possano vivere in modo conforme alla loro dignità di figli di Dio. Risveglia le coscienze di noi tutti per rispondere alle necessità degli altri, con giustizia, misericordia e amore.


3. Tramite la tua intercessione chiedo che i peccatori possano essere riconciliati, e che tutta la Chiesa d'America possa diventare sempre più attenta alla chiamata di Cristo alla conversione e alla santità della vita.

Prego affinché tutti coloro che sono battezzati in Cristo tuo Figlio si rafforzino nella grande causa dell'unità cristiana, secondo la sua volontà.

Chiedo le tue preghiere affinché i cittadini possano lavorare insieme per sconfiggere il male con il bene, opporsi alla violenza, respingere la guerra e le sue armi, sconfiggere il problema della fame, vincere l'odio, e porre rimedio a tutte le forme di ingiustizia personale, sociale, nazionale e internazionale.

Ti chiedo di rafforzare il popolo cattolico nella verità e nell'amore, nella sua obbedienza ai comandamenti di Dio, e nella sua fedeltà ai sacramenti.

Vergine Madre di Dio, Nostra Signora degli Angeli ti affido tutta la Chiesa d'America. Aiutala a eccellere in sacrificio e servizio. Purifica il suo amore, rinnova la sua vita e convertila costantemente al Vangelo del tuo Figlio.

Guida i suoi figli con tutti i loro fratelli cristiani e non cristiani alla vita eterna, per la gloria del tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

1987-09-16 Data estesa: Mercoledi 16 Settembre 1987




Nella scuola "Immacolata Concezione" - Los Angeles (Stati Uniti)

Titolo: Imparate a vivere com'è gradito a Dio e per la vostra felicità

Testo:

Cari studenti dell'Immacolata Concezione, è per me un vero piacere visitare oggi la vostra scuola, insieme al vostro arcivescovo e alla Signora Reagan, consorte del Presidente degli Stati Uniti. Quando dico visitare la vostra scuola intendo dire fare visita a voi! 1. Ritengo che la vostra scuola e tutte le altre scuole parrocchiali d'America siano molto importanti per il vostro futuro e per il futuro della Chiesa e del vostro paese. In questa scuola voi non imparate soltanto a leggere e a scrivere e materie come l'aritmetica ma anche - quel che più conta - la religione. Voi imparate a conoscere Dio, il Figlio di Dio, Gesù Cristo e l'amore di Dio. Voi imparate che Dio vi ha creato per conoscerlo, per amarlo e servirlo in questa vita ed essere felici con lui per sempre in quella futura. Imparate quanto Dio vi ami e quanto egli desideri che voi condividiate questo amore con gli altri come Gesù ci ha insegnato.

Voi imparate ad amare Dio, a vedere la sua immagine e ad amarlo nei vostri genitori, nei vostri insegnanti, nei vostri compagni di scuola e in tutti i figli di Dio. Imparate ad amare il vostro paese e la sua gente senza distinzioni.

E imparate ad amare i popoli al di fuori degli Stati Uniti, quelli di altri paesi, sia vicini che lontani.

Imparate quanto sia importante, per essere veramente felici, seguire i comandamenti di Dio. Imparate quindi quanto sia importante essere sinceri, onesti, buoni e premurosi e ad evitare l'inganno, lo scontro e la menzogna. Imparate a riconoscere la differenza tra le influenze buone e quelle cattive e come sia importante evitare alcuni comportamenti - come l'uso della droga - che fanno male a voi stessi e agli altri e che recano offesa a Dio. A volte tali comportamenti possono persino distruggere la vostra vita e quella degli altri. Avete visto come questo accada intorno a voi.


GPII 1987 Insegnamenti - Incontro con i non cristiani - Los Angeles (Stati Uniti)