GPII 1987 Insegnamenti - Nella scuola "Immacolata Concezione" - Los Angeles (Stati Uniti)


2. In breve, in questa scuola imparate a vivere in un modo che è gradito a Dio e che porterà felicità e pace a voi, alle vostre famiglie, alla vostra comunità.

Imparate materie che vi aiutano a diventare persone più complete e cittadini più coscienti e che vi preparano al vostro futuro. Imparate a essere moralmente sani e a costruire una società migliore.

Una delle cose più importanti che potete imparare qui è la preghiera: parlare con Dio, esprimere quello che è nel vostro cuore, dimostrare la vostra dipendenza da lui, ringraziarlo per il dono della vita, per le vostre famiglie e per tutto quanto avete ricevuto. Qui imparate anche a pregare come comunità, durante la Messa, insieme a Cristo e agli altri fratelli.


3. Per moltissimi anni le scuole cattoliche - come l'Immacolata Concezione - sono state una parte importante del sistema scolastico negli Stati Uniti d'America.

Esse hanno contribuito veramente a formare questa nazione. Le scuole cattoliche hanno istruito i primi americani, i nativi americani; esse hanno istruito gli americani di colore e gli americani bianchi, e i figli degli immigrati di ogni razza e di ogni nazione e appartenenti a ogni credo religioso. Le scuole cattoliche continuano a offrire non soltanto una visione dello scopo della vita ma aprono le porte alle diverse opportunità che la vita offre.

Studenti dell'Istituto dell'Immacolata Concezione: potete essere orgogliosi della vostra scuola. Fate si che la vostra scuola possa essere sempre orgogliosa di voi. I vostri genitori, la vostra parrocchia e la vostra arcidiocesi hanno fatto grandi sforzi per darvi questa istruzione cattolica. Non li fate cadere nel vuoto.


4. Infine, cari ragazzi e ragazze, vi chiedo di farmi un favore: pensate spesso a queste parole di Gesù: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12). Le parole che contano nella vita non sono "io", ma "gli altri"; non "prendere", ma "dare" e "servire": dare e servire come ha fatto Gesù, con amore e sacrificio per gli altri.

Che Dio benedica voi e i vostri insegnanti, le vostre famiglie e tutti coloro che lavorano e si sacrificano per rendere questa scuola e ogni scuola cattolica un luogo che prepari gli studenti a condurre una retta vita cristiana e ad essere felici con Dio per sempre in cielo.

1987-09-16 Data estesa: Mercoledi 16 Settembre 1987




Omelia agli agricoltori a Laguna Seca - Monterey (Stati Uniti)

Titolo: Sempre più forte si ode la voce dei poveri

Testo:

"Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio" (Dt 8,11).

Cari fratelli e sorelle della penisola di Monterey, fratelli e sorelle della California e di altre parti degli Stati Uniti.


1. In origine queste parole vennero rivolte da Mosè al popolo israelita che si apprestava ad entrare nella terra promessa - terra ricca di torrenti, di fonti e di sorgenti che sgorgavano fra le colline e nelle valli -, una terra che produceva frutti e cibo in abbondanza, una terra in cui la gente non avrebbe mancato di nulla (cfr. Dt 8,7-9). Oggi queste parole sono rivolte al popolo di Dio qui a Monterey, nello Stato della California, contro uno scenario di straordinaria bellezza fatto di terra, montagne innevate e laghi profondi, boschi di querce e foreste di abeti, di pini e di enormi sequoie, una terra fra le più ricche e fertili del mondo. Si, oggi queste parole sono rivolte a tutti noi qui riuniti: "Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio".


2. Queste parole pronunciate migliaia di anni fa, hanno ancora oggi un significato e una rilevanza particolari. Mosè, il grande maestro del suo popolo, temeva che nella prosperità futura esso avrebbe potuto abbandonare Dio - il Dio che lo aveva fatto uscire dalla terra della schiavitù e guidato per il deserto con la sua terra arida, nutrendolo di manna lungo il cammino (cfr. Dt 8,15-16). Mosè conosceva la tendenza del cuore umano a invocare il Signore nel momento del bisogno, ma anche quella a "trascurare" facilmente "i suoi comandamenti, le sue norme e le sue leggi" (cfr. Dt 8,11) in tempi di benessere e prosperità. Egli sapeva che Dio viene facilmente dimenticato.

Oggi, non siamo forse testimoni del fatto che spesso nelle società ricche, in cui c'è abbondanza di benessere, il permissivismo e il relativismo morale vengono accettati senza difficoltà? E laddove l'ordine morale viene minato, Dio è dimenticato e problemi di fondamentale responsabilità vengono messi da parte. In tali situazioni, un ateismo pratico pervade la vita pubblica e privata.

Fin dal momento del peccato originale, l'uomo è stato incline a sostituirsi a Dio. Egli pensa spesso a ciò che Mosè lo mise in guardia dal pensare: "La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze" (Dt 8,17). Egli agisce come se Colui che è la fonte di tutta la vita e la bontà non ci fosse. Ignora una verità fondamentale su se stesso: il fatto che è una creatura; che è stato creato e deve tutto al suo Creatore, che è anche il suo Redentore.

In questi ultimi anni del XX secolo, alla vigilia del terzo millennio dell'èra cristiana, una parte della famiglia umana - la più evoluta dal punto di vista economico e tecnologico - è particolarmente tentata, forse come non mai, di imitare l'antico modello di tutto il peccato: la ribellione originale racchiusa in queste parole: "Non serviro". Oggi la tentazione è cercare di costruire un mondo per se stessi, dimenticando il Creatore, il suo disegno e la sua amorevole provvidenza. Ma presto o tardi noi dobbiamo arrivare a capire questo: che dimenticare Dio, fingere che Dio sia morto, vuol dire incoraggiare la morte dell'uomo e di tutta la civiltà. Vuol dire minacciare l'esistenza degli individui, delle comunità e di tutta la società.


3. Le letture di oggi del Nuovo Testamento sono in contrasto con questo punto di vista. Esse parlano della presenza di Dio che permea il cuore umano e la totalità della realtà creata. Gesù insegna che il regno di Dio è paragonabile al germogliare di un seme che un uomo getta nella terra (cfr. Mc 4,26-29). Certamente l'attività umana è essenziale. L'uomo si "corica e ogni giorno si risveglia...".

Egli semina e, "quando il frutto è pronto, egli mette mano alla falce". Perfino le fertili valli della California non produrrebbero nulla senza l'ingegno e la fatica umana. Ma la parola di Dio dice che "la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga" (Mc 4,28). E' come dire: la crescita del chicco e la sua maturazione, che dipende in gran parte dalla fertilità del suolo, deriva dalla natura e dalla vitalità della stessa creazione.

Di conseguenza c'è un'altra fonte di crescita: Colui che è al di sopra della natura e al di sopra dell'uomo che coltiva la terra.

In un certo senso, il Creatore "si cela" in questo processo di natura che dà la vita. E' la persona umana, con l'aiuto dell'intelletto e della fede, che è chiamata a "scoprire" e "svelare" la presenza di Dio e il suo operato in ogni cosa creata: "Perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza" (Ps 66,3).

Se la parabola della semina si riferisce alla crescita del regno di Dio nel mondo, le parole di san Paolo nella seconda lettura spiegano come i generosi doni di Dio mirino a trarre "opere buone" dal cuore umano: "Dio può moltiplicare i suoi doni su di voi... in cambio di opere buone".

Tutta l'attività umana deve essere finalizzata ad opere di giustizia, pace e amore. Tutto il lavoro umano - compreso, in particolar modo, il nobile lavoro agricolo che impegna molti di voi - deve essere svolto al servizio all'uomo e per la gloria di Dio.


4. La terra è dono di Dio. Fin dalle origini, Dio l'ha affidata all'intera razza umana come un mezzo di sostentamento per la vita di tutti coloro che egli crea a sua immagine e somiglianza. Dobbiamo utilizzare la terra per mantenere ogni essere umano in vita e tutelarne la dignità. Sullo scenario della straordinaria bellezza di questa regione e della fertilità del suo terreno, proclamiamo insieme la nostra gratitudine per questo dono con le parole del Salmo responsoriale: "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio" (Ps 66,7).

Come leggiamo nella Genesi, gli esseri umani guadagnano il proprio pane con il sudore della fronte (Gn 3,17). Lavoriamo per lunghe ore e ci stanchiamo.

Tuttavia il lavoro è un bene per noi. "Mediante il lavoro l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo e anzi, in un certo senso, "diventa più uomo"" (LE 9).

Il valore del lavoro non finisce con l'individuo. Il pieno significato del lavoro può essere compreso soltanto in rapporto alla famiglia e alla società.

Il lavoro mantiene e dona stabilità alla famiglia. In seno alla famiglia, inoltre, i figli apprendono innanzitutto il significato umano e positivo del lavoro e della responsabilità. In ogni comunità e nella nazione tutta, il lavoro ha un significato sociale fondamentale. Esso può inoltre sia unire un popolo nella solidarietà di un impegno comune, sia dividerlo mediante una eccessiva competizione, lo sfruttamento e il conflitto sociale. Il lavoro è una chiave di tutta la questione sociale e nel momento in cui questa "questione" è intesa a rendere la vita più umana (cfr. LE 3).


5. L'attività agricola esemplifica tutti questi principi - l'importanza del lavoro per la realizzazione della persona umana, la dimensione "familiare" del lavoro e la solidarietà sociale. L'attività agricola è - come l'ha descritta Papa Giovanni XXIII - una vocazione, una missione conferita da Dio, un nobile compito e un contributo alla civilizzazione (cfr. MM 149). Dio ha benedetto gli Stati Uniti con alcune tra le più fertili terre agricole del mondo. La produttività dell'agricoltura americana è una storia di grandi successi. Senza dubbio è una storia di duro e estenuante lavoro, di coraggio e intraprendenza, ed esige l'interazione di molte persone: coltivatori, lavoratori, fornitori, distributori e infine consumatori.

Sono anche a conoscenza del fatto che recentemente migliaia di coltivatori americani hanno conosciuto la povertà e i debiti. Molti hanno perduto le loro case e il loro tenore di vita. I vostri vescovi e la Chiesa intera del vostro Paese sono profondamente preoccupati; e ascoltano le voci dei numerosi coltivatori e braccianti agricoli che manifestano le loro ansietà per i costi e i rischi dell'agricoltura per le difficili condizioni di lavoro, l'esigenza di salari adeguati e alloggi dignitosi e il problema di un giusto prezzo per i prodotti. Su scala più ampia si ode la voce dei poveri, sconcertati dal fatto che in una terra di ricchezza essi debbano ancora sentire i morsi della fame.


6. Tutti concordano sul fatto che la situazione della comunità agricola negli Stati Uniti e in altre parti del mondo è assai complessa e che non si intravedono possibilità di immediate soluzioni. La Chiesa da parte sua, pur non essendo in grado di offrire specifiche soluzioni tecniche, presenta una dottrina sociale basata sulla priorità della persona umana in ogni attività economica e sociale. A tutti i livelli del processo agricolo la dignità, i diritti e il benessere degli individui debbono essere l'obiettivo fondamentale. Nessuno, in questo processo - coltivatore, lavoratore, imballatore, spedizioniere, commerciante o consumatore che sia - è più importante degli altri agli occhi di Dio.

Facendomi quindi portavoce delle sofferenze di tante persone, mi rivolgo a tutti gli interessati affinché collaborino per giungere a un'adeguata soluzione di tutti i problemi agricoli. Questo può essere fatto soltanto in una comunità caratterizzata da una sincera e reale solidarietà e - laddove sia ancora necessario - dalla riconciliazione fra tutti i settori interessati al processo produttivo agricolo.

E cosa dire della nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future? La terra non continuerà a dare i suoi frutti se non grazie a una corretta gestione. Non possiamo dire di amare la terra e poi percorrere vie che conducono alla sua distruzione così che le generazioni future non potranno usufruirne. Vi esorto ad essere sensibili ai numerosi problemi riguardanti la terra e l'ambiente nella sua totalità e ad unirvi l'un l'altro nella ricerca delle migliori soluzioni a questi pressanti problemi.


7. Ognuno di noi è chiamato ad adempiere ai propri doveri davanti a Dio e davanti alla società. Poiché la Chiesa è portata per sua stessa natura a concentrare maggiormente la propria attenzione su coloro che meno di altri sono in grado di difendere i loro legittimi interessi, mi rivolgo ai proprietari terrieri, ai coltivatori e a coloro che detengono il potere, affinché ascoltino le legittime rivendicazioni dei loro fratelli e sorelle che lavorano la terra.

Tali rivendicazioni comprendono il diritto a intervenire nelle decisioni riguardanti il loro lavoro e il diritto alla libera associazione con l'obiettivo del progresso sociale, culturale ed economico (cfr. LE 21). Mi rivolgo inoltre a tutti i lavoratori affinché abbiano sempre presenti i loro obblighi verso la giustizia e affinché compiano ogni sforzo per recare un degno servizio all'umanità.

La nuova legislazione del vostro Paese ha consentito a molte persone, in particolare a braccianti immigrati, di diventare cittadini anziché essere considerati degli stranieri fra voi. Molti di questi sono venuti a lavorare qui inseguendo lo stesso sogno dei vostri antenati appena giunsero in questo paese.

Chiedo di accogliere questi nuovi cittadini nella vostra società e di rispettare la dignità umana di ogni uomo, donna e bambino.

Duecento anni dopo che la Costituzione ha confermato gli Stati Uniti terra di opportunità e libertà, è giusto sperare in un generale e rinnovato impegno verso quelle politiche necessarie ad assicurare che entro questi confini l'equità e la giustizia siano sempre tutelate e promosse. Questa è un'esigenza sempre presente dello storico destino dell'America.

E' inoltre importante che l'America in questo momento guardi al di là di se stessa e al di là dei suoi bisogni per considerare le esigenze ancora più grandi delle nazioni più povere del mondo. Anche se le comunità locali si stanno mobilitando per operare nel modo più efficace a favore dell'integrale progresso umano dei loro membri, esse non debbono dimenticare i loro fratelli e sorelle ovunque essi siano. Dobbiamo stare attenti a non dimenticare il Signore, ma dobbiamo anche stare attenti a non dimenticare tutti coloro che egli ama.


8. Gli attributi nascosti del Creatore si riflettono nella bellezza della sua creazione. La bellezza della penisola di Monterey attira un gran numero di turisti; di conseguenza molti di voi lavorano nell'industria del turismo. Saluto voi tutti e vi incoraggio a guardare alla vostra attività specifica come a una forma di servizio e di solidarietà con i vostri simili.

Il lavoro - come abbiamo visto - rappresenta un aspetto essenziale della nostra esistenza umana, ma altrettanto necessari sono il riposo e lo svago che ci permettono di recuperare le nostre energie e di ritemprare il nostro spirito preparandolo ai compiti della vita. Molti sono i nobili valori legati al turismo: lo svago, l'arricchimento della propria cultura e l'opportunità di impiegare il tempo libero in interessi spirituali. Tra questi vi sono la preghiera, la contemplazione e i pellegrinaggi, da sempre parte integrante del nostro retaggio cattolico; vi sono inoltre la promozione dei rapporti umani in seno alla famiglia e tra gli amici. Come altre attività umane, il turismo può essere fonte di bene o male, occasione di grazia o di peccato. Invito voi tutti che siete impegnati nell'industria del turismo a tenere alta la dignità del vostro lavoro e ad essere sempre pronti a dare gioiosa testimonianza della vostra fede cristiana.


9. Cari fratelli e sorelle: è nell'Eucaristia che i frutti del nostro lavoro - e tutto ciò che vi è di nobile nelle questioni umane - diventano un'offerta di immenso valore in unione col sacrificio di Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Nel promuovere ciò che è autenticamente umano attraverso il nostro lavoro e attraverso opere di giustizia e di amore noi portiamo all'altare del Signore quegli elementi che saranno trasformati in Cristo: "Benedetto sei tu Signore, Dio dell'universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell'uomo; lo presentiamo a te perché diventi per noi cibo di vita eterna".

Vi chiedo di unirvi a me nel lodare la santissima Trinità per l'abbondanza di vita e di bene che ci ha donato: "La terra ha dato il suo frutto.

Ci benedica Dio, il nostro Dio" (Ps 66,7). Ma la prosperità non vi porti mai a dimenticare il Signore o a cessare di riconoscere in lui la fonte della vostra pace e del vostro benessere. La vostra preghiera per voi stessi e per tutti i vostri fratelli e sorelle deve sempre riecheggiare le parole del Salmo: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica / su di noi faccia splendere il suo volto" (Ps 66,2).

Che per gli anni a venire il volto del Signore splenda su questa terra, sulla Chiesa di Monterey e su tutta l'America: "Dal mare al lucente mare". Amen.

1987-09-17 Data estesa: Giovedi 17 Settembre 1987




Alla Missione San Carlo Borromeo - Carmel (Stati Uniti)

Titolo: Anche noi siamo chiamati ad essere evangelizzatori

Testo:

Caro vescovo Shubsda, cari fratelli e sorelle.


1. Vengo oggi quale pellegrino a questa missione di San Carlo che evoca così fortemente lo spirito e le gesta eroiche di Fra Junipero Serra e che custodisce i suoi resti mortali. Questo luogo bello e sereno è veramente il cuore storico e spirituale della California. Tutte le missioni di "El Camino Real" rendono testimonianza alle lotte e all'eroismo di un'epoca passata, ma non dimenticata e senza significato per la California e la Chiesa di oggi.

Questi edifici e gli uomini che li animarono, specialmente il loro padre spirituale, Junipero Serra, sono il ricordo di un'età di scoperte ed esplorazioni.

Le missioni sono il risultato di una consapevole decisione morale presa da uomini di fede in una situazione che presentava molte possibilità umane sia buone che cattive, nei confronti del futuro di questa terra e delle popolazioni indigene. Fu una decisione che aveva le sue radici nell'amore di Dio e del prossimo. Fu una decisione di proclamare il Vangelo di Gesù Cristo all'alba di una nuova èra, cosa estremamente importante sia per i colonizzatori europei sia per gli indigeni americani.


2. Molto spesso, nei momenti cruciali delle vicende umane, Dio chiama uomini e donne cui affida ruoli di importanza decisiva per il futuro sviluppo della società e della Chiesa. Sebbene la loro storia si svolga nell'ambito dell'ordinarietà della vita quotidiana, essi trascendono la loro vita in seno alla prospettiva storica. A maggior ragione ci rallegriamo quando le loro conquiste sono accompagnate da una santità di vita che può dirsi veramente eroica. E' questo il caso di Junipero Serra che la Provvidenza divina chiamo ad essere apostolo della California e ad avere un'influenza permanente sul patrimonio spirituale di questa terra e del suo popolo qualunque sia la sua religione. Tale consapevolezza apostolica viene colta nelle parole a lui attribuite: "in California è la mia vita e là, a Dio piacendo, spero di morire". Per mezzo del mistero pasquale di Cristo, quella morte è divenuta un seme nella terra di questo Stato che continua a dare frutto, "dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta" (Mt 13,9).

Padre Serra era un uomo convinto della missione della Chiesa, a lei conferita da Cristo stesso, di evangelizzare il mondo "di ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Il modo in cui egli ha adempiuto a quella missione corrisponde fedelmente all'odierna visione che la Chiesa ha sul significato dell'evangelizzazione "...la Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri" (EN 18).

Egli non soltanto porto il Vangelo agli indigeni americani, ma quale persona che viveva il Vangelo divenne anche il loro difensore e il loro campione.

All'età di sessanta anni viaggio da Carmel a Mexico City per intercedere a loro favore presso il viceré - un viaggio che lo porto per due volte vicino alla morte - e presento la sua "Representacion", oggi famosa, con la sua "dichiarazione dei diritti", che mirava al miglioramento di tutta l'attività missionaria in California, particolarmente al benessere fisico e spirituale dei nativi americani.


3. Padre Serra e i suoi fratelli missionari condividevano la certezza, rintracciabile ovunque nel Nuovo Testamento, che il Vangelo è una questione di vita e di salvezza. Essi ritenevano, offrendo al popolo Gesù Cristo, di compiere qualcosa di un valore, di un'importanza e di una dignità immensa. Che altra spiegazione si può dare delle sofferenze che essi hanno liberamente e felicemente sopportato, come san Paolo e tutti gli altri grandi missionari prima di loro: viaggi difficili e pericolosi, malattia e isolamento, uno stile di vita ascetico, duro lavoro, e anche, come san Paolo, quella "preoccupazione per tutte le Chiese" (2Co 11,28) che Junipero Serra, in particolare, sperimento come "Presidente" delle missioni della California di fronte a ogni vicissitudine, delusione e opposizione.

Cari fratelli e sorelle: anche noi come padre Serra e i suoi confratelli francescani, siamo chiamati ad essere evangelizzatori, a condividere attivamente la missione della Chiesa di ammaestrare tutte le nazioni. Il nostro modo di adempiere tale missione sarà differente dal loro. Ma la loro vita ci parla ancora della loro fede profonda nella verità del Vangelo, e a motivo della loro appassionata convinzione del valore di portare agli altri la verità della salvezza, anche a un alto costo personale. Sono molto da invidiare coloro che sono in grado di dare la propria vita per qualcosa di più grande di loro nell'amorevole servizio agli altri. E' questo, più dei soli fatti o delle parole, che attira le persone a Cristo.

Questa disponibilità al celibato non è prerogativa soltanto dei grandi missionari nei luoghi esotici. Deve essere il fulcro di ogni ministero sacerdotale e la testimonianza evangelica di ogni religioso. E' la chiave del loro personale senso di benessere, felicità e realizzazione in ciò che essi sono e in ciò che fanno. Questa vocazione al celibato è anche essenziale alla testimonianza cristiana del laicato cattolico. Il patto di amore tra due persone nel matrimonio e la felice condivisione della fede con i figli richiedono l'impegno di una vita.

Se la coppia smette di credere nel matrimonio come sacramento di fronte a Dio o tratta la religione come nient'altro che un problema di salvezza, viene allora meno la testimonianza cristiana che essa può dare al mondo. Anche coloro che non sono sposati devono essere fermi nel compiere i loro doveri nella vita se devono portare Cristo nel mondo in cui vivono.

"Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,13). Queste parole di un grande missionario, san Paolo, ci ricordano che la nostra forza non viene da noi. Persino nei martiri e nei santi, come ci ricorda la liturgia, è "il potere di Dio che brilla attraverso la nostra debolezza umana" (Prefazio dei Martiri).

E' la forza che ispira il motto di padre Serra: "Sempre avanti, mai indietro". E' la forza che si avverte in questo luogo di preghiera così pieno della sua presenza. E' la forza che può fare di ognuno di noi, cari fratelli e sorelle, dei missionari di Gesù Cristo, testimoni del suo messaggio, operatori della sua parola.

1987-09-17 Data estesa: Giovedi 17 Settembre 1987




Alla Missione Dolores - San Francisco (Stati Uniti)

Titolo: Aprite il vostro cuore all'amore di Dio ricco di misericordia

Testo:

Caro arcivescovo Quinn, cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Vi ringrazio per il vostro cordialissimo benvenuto a san Francisco. E' una gioia essere qui con tutti voi. Poiché inizio la mia visita pastorale nella vostra storica città, estendo il mio fraterno saluto a tutti i cittadini di quest'area metropolitana. Nell'amore di Cristo saluto i miei fratelli e sorelle della Comunità cattolica. In particolar modo mi rallegro per questa opportunità di essere con voi, che siete presenti in questa Basilica dedicata a Nostra Signora Addolorata. La grazia e la pace di Dio nostro padre e di nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti voi.

San Francisco! Sia nel nome che nella storia siete legati allo spirito di san Francesco d'Assisi. E così, poiché vengo nella vostra città in visita pastorale, penso a tutto ciò che san Francesco rappresenta non solo per voi ma per tutti i popoli del mondo. C'è qualcosa in questo uomo, nato circa 800 anni fa in una piccola città italiana, che continua ai nostri giorni a ispirare popoli di diverse culture e religioni.

San Francesco era un uomo di pace e di bontà d'animo, poeta e amante della bellezza. Era un uomo povero e semplice, un uomo in sintonia con gli uccelli e gli animali, incantato di fronte alla creazione di Dio. Soprattutto, Francesco era un uomo di preghiera la cui vita intera si formo sull'amore di Gesù Cristo. E desiderava vivere in un modo che parlava in termini molto evidenti dell'amore sempiterno di Dio. Venendo quindi oggi nella città di San Francisco, vengo nello spirito di questo Santo la cui vita intera proclama la bontà e la misericordia di Dio.


2. Di conseguenza, desidero parlarvi dell'amore di Dio che tutto abbraccia. San Giovanni dice: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,10). L'amore di Dio per noi è dato gratuitamente sebbene immeritato, e supera tutto ciò che potremmo mai sperare o immaginare. Non ci ama perché noi lo abbiamo meritato o ne siamo degni. Dio ci ama, piuttosto, in virtù della sua stessa natura. Come dice san Giovanni: "Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (1Jn 4,16). La più grande prova dell'amore di Dio sta nel fatto che ci ama nella nostra condizione umana, con le nostre debolezze e i nostri bisogni. Nient'altro può spiegare il mistero della croce L'apostolo Paolo scrisse una volta: "Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna" (1Tm 1,15-16).

L'amore di Cristo è più potente del peccato e della morte. San Paolo spiega che Cristo è venuto a rimettere i peccati e che il suo amore è più grande di qualunque peccato, più grande dei miei peccati o di quelli di chiunque altro. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la buona novella dell'amore di Dio che la Chiesa proclama attraverso la storia e che io proclamo a voi oggi: Dio vi ama con un amore sempiterno. Vi ama in Cristo Gesù, suo Figlio.


3. L'amore di Dio si manifesta in vari modi. In particolare, Dio ci ama come nostro Padre. La parabola del figlio prodigo esprime questa verità in modo molto evidente. Ricordate quel momento, nella parabola, quando il figlio rientro in se stesso, decise di tornare a casa e si avvio alla casa del padre suo. "Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si getto al collo e lo bacio" (Lc 15,20). Questo è l'amore paterno di Dio, un amore sempre pronto a perdonare, ansioso di ridarci il benvenuto.

L'amore di Dio per noi come nostro Padre è un amore forte e fedele, un amore pieno di misericordia, un amore che ci rende capaci di sperare nella grazia della conversione, quando abbiamo peccato. Come ho detto nella mia enciclica sulla misericordia di Dio, "La parabola del figlio prodigo esprime in modo semplice, ma profondo, la realtà della conversione. Questa è la più concreta espressione dell'opera dell'amore e della presenza della misericordia nel mondo umano... la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio, quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male, esistenti nel mondo" (DM 6). E' la realtà dell'amore di Dio per noi come nostro Padre che spiega perché Gesù ci ha detto quando preghiamo di rivolgerci a Dio come "Abbà, Padre" (cfr. Lc 11,2 Mt 6,9).


4. E' anche vero dire che l'amore di Dio per noi è simile a quello di una madre. A questo riguardo Dio ci chiede, attraverso il profeta Isaia: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimentichero mai" (Is 49,15).

L'amore di Dio è tenero e misericordioso, paziente e molto comprensivo.

Nelle Scritture e anche nella memoria vivente della Chiesa, l'amore di Dio è infatti rappresentato e sperimentato come l'amore compassionevole di una madre.

Gesù stesso manifesto un amore compassionevole quando pianse su Gerusalemme, e disse: "Gerusalemme, Gerusalemme... quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali" (Lc 13,34).


5. Cari amici in Cristo: l'amore di Dio è così grande che va oltre i limiti del linguaggio umano, oltre la comprensione dell'espressione artistica, oltre l'umana comprensione. Eppure è concretamente incarnato nel Figlio di Dio, Gesù Cristo, e nel suo corpo, la Chiesa. Ancora una volta questa sera, qui nella Basilica Missione Dolores, ripeto a voi tutti l'eterna proclamazione del Vangelo: Dio vi ama! Dio ama tutti voi, senza distinzione, né limiti.

Ama tra voi i più anziani, che sentono il peso degli anni. Ama gli infermi e i malati di Aids, e dei problemi ad esso legati. Ama i parenti e gli amici degli infermi e coloro che si prendono cura di essi. Ama tutti noi con incondizionato e sempiterno amore. Nello spirito di san Francesco, quindi, vi esorto ad aprire i vostri cuori all'amore di Dio, a rispondere con le vostre preghiere e con le azioni della vostra vita. Liberatevi dei vostri dubbi e paure, e lasciate che la misericordia di Dio vi attiri al suo cuore. Aprite le porte dei vostri cuori al Dio nostro che è ricco di misericordia "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Jn 3,1).

Si, questo è ciò che siamo oggi e sempre: figli di un Dio che ama!

1987-09-17 Data estesa: Giovedi 17 Settembre 1987




Ai religiosi nella cattedrale - San Francisco (Stati Uniti)

Titolo: Necessario il magistero per una corretta lettura dei "segni dei tempi"

Testo:

Care sorelle e fratelli in Cristo, cari religiosi degli Stati Uniti d'America.


1. Nel loro più profondo significato spirituale, i Vespri che stiamo celebrando insieme, rievocano le parole che la Sposa rivolge allo Sposo. Rievocano inoltre le parole dello Sposo, "quella preghiera che Cristo stesso insieme al suo corpo, rivolge al Padre". Con voce unanime la Sposa e lo Sposo lodano il Padre nell'unità dello Spirito Santo.

In questo liturgico inno di lode, noi diamo espressione a "la reale natura dell'autentica Chiesa": "umana e divina, visibile e tuttavia invisibile, ansiosa di agire e al tempo stesso votata alla contemplazione, presente nel mondo anche se non materialmente" (SC 2). E' proprio la presenza di Dio nella vita e nei problemi umani che voi proclamate con la vostra consacrazione religiosa e la pratica dei consigli evangelici. Voi, attraverso le molteplici forme del vostro amorevole servizio al popolo di Dio, date testimonianza della realtà dell'amore di Dio nel mondo.


2. Care sorelle religiose, sacerdoti e fratelli religiosi: questo per me è uno dei momenti più importanti della mia visita. Qui, insieme a voi tutti, religiosi e religiose degli Stati Uniti, e alla presenza spirituale di tutti i membri delle vostre Congregazioni, presenti ovunque in questo Paese o impegnati nell'opera di servizio altrove, io rendo grazie a Dio di cuore, per tutti e ciascuno di voi.

Colui che è onnipotente ha fatto grandi cose per voi, santo è il suo nome! (cfr. Lc 1,49).

Saluto ciascuno di voi con amore e gratitudine. Vi ringrazio per la calorosa accoglienza riservatami e ringrazio suor Helen Garvey e padre Stephen Tutas, i quali hanno presentato un quadro delle vostre vite devote. Gioisco per il vostro amore profondo nei confronti della Chiesa e per il vostro generoso servizio al popolo di Dio. Ogni luogo da me visitato in questo vasto Paese, porta il segno dell'opera diligente e delle immense energie spirituali dei religiosi delle Congregazioni sia contemplative che attive nella Chiesa. La validità dei sistemi sanitari e educativi cattolici e la rete altamente progredita dei servizi sociali nella Chiesa non esisterebbero oggi, se non fosse per la dedizione più che giustificata e per l'abnegazione di coloro che ci hanno preceduto. Il vigore spirituale di tanti cattolici, testimonia gli sforzi di generazioni di religiosi in questo Paese. La storia della Chiesa di questo Paese, si identifica per la maggior parte con la vostra storia al servizio al popolo di Dio.

Ricordando il vostro glorioso passato, viviamo nella speranza che il vostro futuro non sia meno proficuo per la Chiesa degli Stati Uniti e nella speranza che rappresenti una testimonianza profetica del regno di Dio per ogni nuova generazione di Americani.


3. L'evento più straordinario che ha interessato la Chiesa in ogni aspetto della sua vita e missione nella seconda metà del XX secolo, è stato il Concilio Vaticano II. Il Concilio ha esortato la Chiesa intera alla conversione, alla "novità di vita", al rinnovamento: un rinnovamento che consiste essenzialmente in una fedeltà sempre crescente a Gesù Cristo, suo divino fondatore. Come "uomini e donne che seguono più da vicino questo annientamento del Salvatore e più chiaramente lo mostrano, abbracciando la povertà nella libertà dei figli di Dio" (LG 42), è naturale che i religiosi debbano vivere la chiamata al rinnovamento in maniera totale. Migliaia di religiosi degli Stati Uniti hanno risposto con generosità a tale chiamata e continuano a viverla con impegno profondo. I risultati, i buoni frutti di tale risposta sono visibili nella Chiesa: vediamo una spiritualità ispirata dal Vangelo che ha portato a un approfondimento della preghiera personale e liturgica; una sempre maggiore consapevolezza della Chiesa intesa come comunione di fede e amore, in cui la grazia e la responsabilità di ogni membro devono essere rispettate e incoraggiate; una rivalutazione dell'eredità dei vostri fondatori e fondatrici, cosicché lo specifico carisma di ogni Congregazione risalti più chiaramente; una maggiore consapevolezza delle urgenti necessità del mondo moderno, un mondo in cui i religiosi, in intima comunione con i vescovi e in stretta collaborazione con la Chiesa intera, cerchino di proseguire l'opera del buon pastore, del buon samaritano e del buon Maestro.

Non sarebbe realistico pensare che un così profondo e ampio processo di rinnovamento possa aver luogo senza rischi ed errori, senza indebita impazienza da parte di alcuni e ingiustificati timori da parte di altri. Quali che siano le tensioni e gli schieramenti provocati dal cambiamento, quali che siano gli errori del passato, sono sicuro che voi tutti siete convinti che è giunto il momento di avvicinarsi nuovamente gli uni agli altri in uno spirito di amore e riconciliazione in seno alle vostre Congregazioni, ma anche al di fuori.

Negli ultimi vent'anni si sono avute profonde intuizioni sul significato e il valore della vita religiosa. Molte di esse, concepite nell'esperienza della preghiera e della penitenza e che sono state avvalorate dal carisma magisteriale della Chiesa, hanno contribuito grandemente alla vita ecclesiale. Tali intuizioni hanno dimostrato la perenne identità della consacrazione e della missione religiosa nella vita della Chiesa. Al tempo stesso esse hanno evidenziato la necessità che i religiosi adeguino le loro opere alle esigenze delle persone del nostro tempo.


4. Fondamentale fra gli insegnamenti del Concilio è l'accento posto sulla natura ecclesiale della vocazione ad osservare i consigli evangelici. La consacrazione religiosa "appartiene indissolubilmente alla vita e alla santità della Chiesa... I consigli evangelici sono un dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e che con la sua grazia sempre conserva" (LG 44 LG 43). E' stato precisamente alla luce di questo contesto ecclesiale che nel 1983 ho chiesto ai vescovi degli Stati Uniti di rendere un servizio pastorale, offrendo a voi e ai vostri Istituti, impegnati in attività apostoliche, conforto e uno speciale incoraggiamento a vivere la vostra vocazione ecclesiale nel modo migliore.

Desidero ora ringraziare i vescovi e voi tutti per la vostra generosa collaborazione in questo importante sforzo. Ringrazio in particolare la Pontificia Commissione presieduta dall'arcivescovo John Quinn. Per grazia di Dio esiste ora un nuovo spirito di collaborazione fra i vostri Istituti religiosi e le Chiese locali.

La vostra continua partecipazione alla missione della Chiesa a livello diocesano e parrocchiale è di inestimabile valore per il benessere delle Chiese locali. La vostra comunione con i vescovi del luogo e la collaborazione con il ministero pastorale del clero diocesano, contribuisce fortemente ed efficacemente alla crescita spirituale dei fedeli. Le vostre iniziative a favore dei bisognosi e di tutti gli emarginati, persone e gruppi, i cui bisogni potrebbero altrimenti venire trascurati, sono davvero encomiabili. La vostra opera evangelizzatrice e missionaria in patria e in altre parti del mondo, è una delle grandi forze della Chiesa degli Stati Uniti.

Accanto al vostro apostolato tradizionale - oggi importante come ieri e che vi incoraggio ad apprezzare nel suo pieno significato - voi vi impegnate quasi ovunque a difendere i diritti umani e a costruire una società più equa e più giusta. Questo rappresenta un primato nella generosa risposta al Vangelo di Gesù Cristo. Si, la Chiesa intera degli Stati Uniti trae beneficio dalla dedizione dei religiosi americani alla loro missione ecclesiale.


5. Nello stesso tempo avete particolarmente a cuore alcuni problemi strutturali che riguardano i vostri Istituti. Il calo delle vocazioni e l'invecchiamento dei vostri confratelli, rappresentano una difficile sfida per ciascuno dei vostri Istituti, e per la realtà comunitaria della vita religiosa, anche se questi non sono fenomeni nuovi nella lunga esperienza della Chiesa. La storia ci insegna che in modi di solito inspiegabili la radicale "novità" del messaggio del Vangelo è sempre in grado di ispirare le generazioni future a fare ciò che voi avete fatto, a rinunciare a tutto per amore del regno di Dio, per possedere la perla di grande valore (cfr. Mt 13,44-45).

In questo momento voi siete chiamati a un nuovo coraggio e a una nuova fiducia. La vostra testimonianza gioiosa all'amore consacrato nella castità, povertà e obbedienza sarà in futuro ciò che maggiormente avvicinerà i giovani alla vita religiosa. Se essi avvertiranno l'autenticità del rinnovamento in voi e nelle vostre comunità, anche loro saranno disposti a seguirvi! La chiamata viene loro da Cristo, ma essi desiderano ascoltarla anche da voi. Il vostro essenziale contributo alla crescita delle vocazioni scaturirà dalla fedeltà, dalla penitenza, dalla preghiera e dalla fiducia nella forza del mistero pasquale di Cristo che ha il potere di rinnovare tutte le cose.

Conformandovi alle migliori tradizioni di amore cristiano, voi saprete come mostrare una particolare sollecitudine per gli anziani e per gli infermi che vivono nelle nostre comunità e il cui contributo di preghiera e penitenza, di sofferenza e amore fedele è di inestimabile valore per il vostro apostolato. Che essi possano trarre sempre conforto dalla certezza di essere amati e rispettati in seno alle loro famiglie religiose.


6. La vostra vocazione è, per sua stessa natura, una risposta radicale alla chiamati che Gesù rivolge a tutti i credenti nel momento della consacrazione battesimale: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,33). La vostra risposta si esprime con il voto di abbracciare e professare nella comunità, i consigli evangelici. Mediante la castità, la povertà e l'obbedienza, voi vivete in attesa di un regno escatologico in cui "non si prende né moglie né marito" (Mt 22,30). E così anche ora "là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore" (Mt 6,21).

Attraverso la vostra professione religiosa, la consacrazione che lo Spirito Santo ha operato in voi con il Battesimo, è magistralmente e nuovamente indirizzata verso la perfezione della carità. Adempiendo ai voti, voi ogni volta morite con Cristo per risorgere poi a nuova vita con lui (cfr. Rm 6,8). La fedeltà al voto di castità vi dà la forza di amare dell'amore di Cristo e di entrare in comunione profonda con il suo amore, amore che ispira e promuove il vostro amore apostolico nei confronti del prossimo. Percorrendo la via della povertà dimostrerete veramente la vostra disponibilità a Dio e sarete vicini ai bisognosi e ai sofferenti nei quali vedrete riflessa l'immagine del Cristo povero e sofferente (cfr. Mt 25,31ss). Attraverso l'obbedienza sarete intimamente uniti a Gesù nella ricerca costante di adempiere al volere del Padre. Mediante tale obbedienza, sarà svelata in voi la piena dimensione della libertà cristiana che vi permette di servire il popolo di Dio con abnegazione e instancabile devozione. I cattolici, e quindi la grande maggioranza dei vostri concittadini, hanno il massimo rispetto per la vostra consacrazione religiosa e si rivolgono a voi per trovare la "ragione" della trascendente speranza cristiana che è in voi (cfr. 1P 3,15).


7. Il discepolo tuttavia non è superiore al Maestro. E' giusto che voi vi aspettiate, come la Chiesa ha sempre sostenuto, che se osserverete le leggi del regno di Cristo, vale a dire il nuovo comandamento di amore e i nuovi valori proclamati nelle beatitudini, voi entrerete in conflitto con la "sapienza di questa epoca" (cfr. 1Co 2,6). In modo del tutto personale e con grande coraggio, i religiosi sono da sempre in prima linea impegnati in questo incessante conflitto.

Oggi, l'incontro tra il Messaggio salvifico del Vangelo e le forze che formano la nostra cultura umana, esige un profondo e devoto discernimento del volere di Cristo per la sua Chiesa in questo momento della sua vita. A questo proposito il Concilio Vaticano II resta il punto di riferimento necessario e rappresenta una guida luminosa. Tale discernimento è compito di tutta la Chiesa.

Nessun singolo individuo o gruppo di persone può pensare di avere sufficienti intuizioni da monopolizzarlo.

Tutti i membri della Chiesa, secondo il ministero ricevuto per il bene di tutto il corpo, debbono umilmente conformarsi allo Spirito Santo che guida la Chiesa alla pienezza della verità (cfr. Jn 16,33 LG 4) e genera in essa i frutti della sua opera; frutti che san Paolo definisce: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22-23). E poiché lo Spirito Santo ha riposto nella Chiesa lo speciale carisma pastorale del magistero, noi sappiamo che l'adesione al magistero è una condizione indispensabile per una corretta lettura "dei segni dei tempi" ed è inoltre condizione necessaria per la fecondità soprannaturale di tutti i ministeri della Chiesa.

Voi avete quindi un ruolo importante nel dialogo tra la Chiesa e l'ambiente complesso e multiculturale degli Stati Uniti. La prima legge di questo dialogo è la fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E in questo fondamentale atto di fede e di fiducia voi dimostrate già al mondo il fondamento del vostro posto speciale in seno alla comunità del popolo di Dio. Ai fini del dialogo è inoltre necessaria un'autentica comprensione dei valori racchiusi nell'esperienza storica dell'America. Nello stesso tempo occorre operare una distinzione tra i concetti cristiani di bene comune, di virtù e coscienza, di libertà e giustizia e quello che talvolta e in modo inadeguato ci viene presentato come l'espressione di queste realtà. Come religiosi, voi siete particolarmente sensibili alle implicazioni di questo dialogo con il mondo in cui siete chiamati a vivere e a impegnarvi. Come uomini e donne consacrati a Dio, voi siete consapevoli di avere la speciale responsabilità di essere un segno - un autentico segno profetico - che parlerà alla Chiesa e al mondo non in termini di facile condanna ma mostrando umilmente il potere che la parola di Dio ha di risanare ed elevare, di unire e legare con l'amore.

In questo importante momento della storia della famiglia umana, è essenziale che la Chiesa proclami la piena verità su Dio - Padre. Figlio e Spirito Santo - e la piena verità sul nostro destino e la nostra condizione umana come sono stati rivelati in Cristo e autenticamente tramandati attraverso il magistero della Chiesa. I fedeli hanno il diritto di ricevere l'autentico insegnamento della Chiesa in tutta purezza e integrità con tutte le sue esigenze e la sua forza.

Quando le persone cercano un punto di riferimento sicuro per i propri valori e le proprie scelte etiche, si rivolgono ai testimoni speciali della santità e della giustizia della Chiesa - ai religiosi. Esse si aspettano e desiderano essere convinte dall'esempio della vostra accettazione della parola di Dio.


8. Cari sorelle e fratelli, la vita che viviamo non ci appartiene; Cristo vive in noi. Noi viviamo ancora la nostra vita umana, ma è una vita di fede nel Figlio di Dio che ci ha amati e si è sacrificato per noi (cfr. Ga 2,20). In queste parole san Paolo riassume il fulcro della nostra esperienza cristiana e ancor di più il centro della vita religiosa. La validità e la fecondità della vita religiosa dipende dall'unione con Gesù Cristo.

L'unione con Cristo esige un'autentica vita interiore di preghiera, una vita di vicinanza a lui. Nello stesso tempo essa fa si che voi siate testimoni attivi del potere salvifico e liberatorio del mistero pasquale. Ciò significa che il mistero pasquale, soprattutto nella vostra vita e nelle vostre comunità, viene innanzitutto celebrato e vissuto attraverso l'Eucaristia e il sacramento della Penitenza. In questo modo le vostre opere di carità e giustizia, di misericordia e compassione, saranno autentici segni della presenza di Cristo nel mondo.

1987-09-17 Data estesa: Giovedi 17 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Nella scuola "Immacolata Concezione" - Los Angeles (Stati Uniti)