GPII 1987 Insegnamenti - Ai laici nella cattedrale - San Francisco (Stati Uniti)

Ai laici nella cattedrale - San Francisco (Stati Uniti)

Titolo: La sfida più grande alla coscienza della società proviene dalla fedeltà dei laici alla vocazione cristiana

Testo:

"A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni" (Ep 3,20-21).

Cari fratelli e sorelle, cari laici cattolici d'America.


1. Vi sono grato per la vostra cordiale accoglienza e sono lieto di essere con voi questa mattina a glorificare il Padre, "nella Chiesa e in Cristo Gesù", per opera dello Spirito Santo. Desidero inoltre ringraziarvi per il materiale informativo messo a punto a nome dei laici cattolici degli Stati Uniti.

La Lettera di san Paolo agli Efesini ha un profondo significato per la vita di ciascuno di noi. Il testo descrive in modo commovente il nostro rapporto con Dio quando egli ci si rivela nel mistero della santissima Trinità. San Paolo ci ricorda due verità fondamentali: in primo luogo, che la nostra vocazione ultima è quella di glorificare il Dio che ci ha creati e redenti; in secondo luogo, che il nostro bene più grande ed eterno è "raggiungere la pienezza di Dio stesso", per partecipare alla comunione d'amore del Padre del Figlio e dello Spirito Santo per tutta l'eternità. La gloria di Dio e il nostro bene si compiono pienamente nel regno dei cieli.

L'apostolo Paolo ci ricorda anche che la salvezza, che rappresenta un dono gratuito dell'amore divino in Cristo, non ci viene offerta su una base puramente individuale. Essa ci viene attraverso e nella Chiesa. Attraverso la nostra comunione cor Cristo e tra di noi sulla terra, noi pregustiamo quella perfetta comunione che riservano i cieli. La nostra comunione deve essere anche un segno o sacramento che conduce altri uomini a Cristo, perché tutti possano essere salvati.

Questo dono della redenzione, che ha origine nel Padre e si compie nel Figlio, ha la sua realizzazione nella nostra vita individuale e nella vita del mondo per mezzo dello Spirito Santo. Pertanto parliamo dei doni dello Spirito all'opera nella Chiesa - doni che comprendono il ministero gerarchico di pascere il gregge, e doni offerti ai laici affinché essi possano vivere il Vangelo e possano dare il loro contributo specifico alla missione della Chiesa.

Il Concilio ci dice che "nella Chiesa non tutti camminano per la stessa via, tutti pero sono chiamati alla santità e hanno ugualmente la bella sorte della fede per la giustizia di Dio (cfr. 2P 1,1). Quantunque alcuni per volontà di Cristo sono costituiti dottori e dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il corpo di Cristo" (LG 32) Attraverso una grande varietà di grazie e opere i figli di Dio testimoniano la meravigliosa unità che è opera dell'unico e medesimo Spirito.


2. Cari fratelli e sorelle: è nel contesto di questi misteri di fede che voglio riflettere con voi sul vostro ruolo di laici nella Chiesa di oggi. Ciò che è fondamentale nella vostra vita è che per mezzo del Battesimo e della Cresima siete stati chiamati dal Signore stesso alla partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa (cfr. LG 33). Parlare dei laici equivale a parlare delle centinaia di milioni di persone, di ogni razza, nazione, e stile di vita che, come voi, ogni giorno cercano, con l'aiuto di Dio, di vivere una buona vita cristiana. Parlare dei laici equivale a parlare dei molti di voi che attingono dalla vostra parrocchia la forza e l'ispirazione a vivere la vostra vocazione nel mondo. Equivale inoltre a parlare di coloro tra voi che sono entrati a far parte delle associazioni e movimenti ecclesiali nazionali e internazionali che vi sostengono nella vostra vocazione e missione.

Le vostre battaglie e le vostre tentazioni possono essere diverse a seconda delle vostre situazioni, ma tutti voi custodite la stessa fondamentale speranza di essere fedeli a Cristo e di mettere in pratica il suo messaggio. Tutti voi custodite la stessa fondamentale speranza di una vita dignitosa per voi e di una vita ancora migliore per i vostri figli. Tutti voi dovete faticare e lavorare e sopportare le sofferenze e i dispiaceri comuni a tutta l'umanità, ma come credenti siete dotati di fede, speranza e carità. E spesso la vostra carità raggiunge dimensioni eroiche in seno alle vostre famiglie o nei confronti del vostro prossimo e dei vostri colleghi di lavoro. Nella misura in cui le vostre risorse e i vostri doveri lo consentono, voi siete chiamati sostenere e a partecipare attivamente alle attività della Chiesa.

E' nel mondo quotidiano che voi laici dovete testimoniare il regno di Dio; attraverso di voi la missione della Chiesa si compie grazie alla potenza dello Spirito Santo. Il Concilio insegnava che lo specifico ruolo dei laici è precisamente questo: "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (LG 31). Siete chiamati a vivere nel mondo, a impegnarvi in professioni e occupazioni secolari, a vivere in quelle circostanze ordinarie della vita familiare e della vita sociale con cui è intessuta la stessa trama della vostra esistenza. Siete stati chiamati da Dio stesso a esercitare le funzioni che vi sono proprie in sintonia con lo spirito del Vangelo e a lavorare per la santificazione del mondo dal di dentro alla maniera del lievito. In questo modo farete conoscere Cristo agli altri, specialmente attraverso la testimonianza della vostra vita. Spetta a voi laici di ordinare tutte le realtà temporali alla lode del Creatore e Redentore.

L'ordine temporale del quale il Concilio parla è vasto. Comprende la vita sociale, culturale, intellettuale, politica ed economica, alla quale tutti voi partecipate a giusto titolo. Come uomini e donne laici impegnati in questo ordine temporale, siete stati chiamati da Cristo a santificare il mondo e a trasformarlo. Questo vale per tutto il lavoro, sia esso nobile o umile, ma è particolarmente urgente per tutti coloro che le circostanze e uno speciale talento hanno posto in posizioni di preminenza o di influenza: uomini e donne nel servizio pubblico, istruzione, affari, scienza, comunicazioni sociali e arti. Come laici cattolici avete un importante contributo di servizio morale e culturale da offrire alla vita del vostro paese "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto" (Lc 12,48). Queste parole di Cristo non si applicano solo alla condivisione della ricchezza materiale o dei talenti personali ma anche alla condivisione dell'antica fede.


3. Di massima importanza nella missione della Chiesa è il ruolo che i laici svolgono nella famiglia cristiana. Questo ruolo è innanzitutto un servizio d'amore e un servizio di vita.

L'amore tra moglie e marito, benedetto e suggellato nel sacramento del matrimonio, è il primo passo con cui le coppie esercitano la loro missione. Nell'essere autentici l'uno verso l'altro essi seguono la loro vocazione di amore sponsale. Questo amore, che comprende tutti i membri della famiglia, mira a formare una comunità di persone unite nel cuore e nell'anima, una comunione indissolubile dove l'amore reciproco degli sposi è un segno dell'amore di Cristo per la Chiesa.

Il servizio della vita si basa sul fatto che il marito e la moglie collaborano con Dio nel trasmettere il dono della vita umana, nella procreazione dei figli. In questa sacrosanta responsabilità il servizio della vita è intimamente unito al servizio di amore nell'unico atto coniugale che deve essere sempre aperto a dare nuova vita. Nell'enciclica "Humanae Vitae" (HV 10), Papa Paolo VI ha spiegato che nel compito di trasmettere la vita, marito e moglie sono chiamati a "conformare il loro agire all'intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti e manifestata dall'insegnamento costante della Chiesa". Mentre "l'amore e la vita costituiscono il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa" (FC 50), la famiglia svolge anche un servizio di educazione, particolarmente in casa, dove i genitori hanno il ruolo originale e primario di educare la prole.

La famiglia è inoltre una comunità evangelizzatrice dove il Vangelo viene accolto e messo in pratica, dove si impara e si condivide la preghiera, dove tutti i membri, con parole e opere e con il loro reciproco amore, testimoniano la buona novella della salvezza. Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere la difficile situazione di molti per quanto riguarda la vita familiare. Molti debbono sopportare il peso di diversi fardelli. Vi sono famiglie in cui manca uno dei due genitori e i senza famiglia; ci sono gli anziani e i vedovi. E ci sono cattolici, separati e divorziati, che, malgrado la loro solitudine e sofferenza, cercano di preservare la loro fedeltà e di assumersi le loro responsabilità con amorevole generosità. Tutte queste persone partecipano attivamente alla missione della Chiesa attraverso la fede, la speranza e la carità, e con tutti i loro sforzi per essere fedeli alla volontà di Dio. La Chiesa li assicura non solo delle sue preghiere e del suo nutrimento spirituale, ma anche del suo amore, del suo zelo pastorale e del suo aiuto concreto. Sebbene, nella fedeltà a Cristo e al suo insegnamento sul matrimonio cristiano, la Chiesa ribadisca la sua prassi di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati che si sono risposati al di fuori della Chiesa, essa tuttavia assicura questi cattolici del suo amore profondo. Essa prega per loro e li incoraggia a perseverare nella preghiera, ad ascoltare la parola di Dio e a partecipare al sacrificio eucaristico nella speranza che "essi siano sinceramente disposti a una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio" (FC 84).

Nello stesso tempo la Chiesa resta la loro madre ed essi sono parte della sua vita.


4. Desidero esprimere la profonda gratitudine della Chiesa per tutti i contributi dati dalle donne, attraverso i secoli, alla vita della Chiesa e della società.

Parlando del ruolo delle donne, desidero menzionare in particolar modo il loro contributo, insieme ai loro mariti, alla procreazione e all'educazione dei figli.

"La vera promozione della donna esige pure che sia chiaramente riconosciuto il valore del suo compito materno e familiare nei confronti di tutti gli altri compiti pubblici e di tutte le altre professioni" (FC 23). La Chiesa è convinta, tuttavia, che le speciali doti delle donne sono necessarie in misura sempre più crescente nella sua vita e per questa ragione auspica la loro piena partecipazione alla sua attività. Proprio a causa della loro eguale dignità e responsabilità l'accesso delle donne alle pubbliche funzioni deve essere garantito. Qualunque ruolo esse svolgano la Chiesa proclama la dignità delle donne in quanto donne: una dignità pari alla dignità dell'uomo e rivelata come tale nel valore della creazione contenuto nella parola di Dio.


5. Il rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio è stato anche una occasione per aumentare la partecipazione dei laici in tutte le sfere della vita ecclesiale.

Sempre più i fedeli si uniscono ai loro pastori per collaborare e consultarsi con loro per il bene della loro diocesi e della loro parrocchia. Un numero sempre crescente di uomini e donne laici mettono le loro capacità professionali al servizio instancabile degli sforzi della Chiesa nel campo dell'istruzione, dei servizi sociali, e di altri settori o nell'esercizio delle responsabilità amministrative. Altri ancora edificano il corpo di Cristo in diretta collaborazione con il ministero pastorale della Chiesa, portando in particolare l'amore di Cristo ai bisognosi della parrocchia e della comunità. Mi rallegro con voi per questa grande fioritura di doni al servizio della missione della Chiesa.

Nello stesso tempo, dobbiamo garantire sia a livello teorico che a livello pratico, che questi positivi sviluppi siano sempre radicati nella sana ecclesiologia cattolica insegnata dal Concilio. Altrimenti correremmo il rischio di "clericalizzare" il laicato o "laicizzare" il clero, svuotando così sia la condizione clericale che quella laica del loro specifico significato e della loro complementarità. Entrambi sono indispensabili alla "perfezione di amore" che è il comune obiettivo di tutti i fedeli. Dobbiamo pertanto riconoscere e rispettare in queste condizioni di vita una diversità che edifica il corpo di Cristo nell'unità.


6. Come uomini e donne laici voi potete adempiere questa grande missione autenticamente ed efficacemente solo nella misura in cui vi mantenete saldi nella vostra fede, in comunione con il corpo di Cristo. Dovete dunque vivere nella convinzione che non vi può essere una separazione tra la vostra fede e la vostra vita e che senza Cristo non potete far nulla (cfr. Jn 15,5). Poiché l'unione con Dio in Cristo è l'obiettivo di tutta la vita cristiana, i laici sono chiamati alla preghiera: alla preghiera personale, familiare, liturgica. Generazioni di laici devoti hanno attinto grande forza e gioia nell'invocare la beata Vergine Maria, specialmente attraverso il rosario, e invocando i santi.

In particolare i laici debbono capire che essi sono un popolo devoto chiamato al servizio. In passato ho avuto occasione di sottolineare questo aspetto della vita dei laici negli Stati Uniti: "Tutti gli sforzi che i laici compiono per consacrare la sfera delle loro attività secolari a Dio trova ispirazione e magnifica conferma nel sacrificio eucaristico. Partecipare all'Eucaristia è solo un breve momento della settimana dei laici, ma tutta l'efficacia della loro vita e di tutto il rinnovamento cristiano dipende da questo: la fonte primaria e indispensabile dell'autentico spirito cristiano" (Discorso "ad limina", 9 luglio 1983).


7. Ogni epoca presenta nuove sfide e nuove tentazioni per il popolo di Dio nel suo pellegrinaggio e la nostra non fa eccezione. Ci troviamo di fronte a un crescente secolarismo che cerca di escludere Dio e la verità religiosa dalle questioni umane. Ci troviamo di fronte a un insidioso relativismo che mina la verità assoluta di Cristo e la verità di fede e porta i credenti a considerarsi come un semplice complesso di credenze o di opinioni in mezzo a tante altre. Ci troviamo di fronte a un consumismo materialistico che offre promesse apparentemente attraenti ma vuote che danno benessere materiale al prezzo di vuoto interiore. Ci troviamo di fronte a un allettante edonismo che offre una vasta gamma di piaceri che non soddisferanno mai il cuore umano. Tutte queste tendenze possono influenzare la nostra comprensione del bene e del male proprio nel momento in cui il progresso sociale e scientifico esige una forte guida etica. Una volta allontanati dalla fede e dalla pratica cristiana da questi e altri inganni, gli uomini si affidano spesso a entusiasmi effimeri o a bizzarre credenze superficiali o fanatiche.

Tutti abbiamo constatato la profonda influenza che queste tendenze hanno sul modo di pensare e di agire delle persone. Ed è proprio in questa società che uomini e donne laici come voi, tutti laici cattolici, sono chiamati a vivere le Beatitudini, a diventare lievito, sale e luce del mondo e talvolta "segno di contraddizione" che sfida e trasforma quel mondo secondo l'intenzione di Cristo.

Nessuno è chiamato a imporre agli altri le proprie convinzioni religiose, ma a dare il forte esempio di una vita di giustizia e di servizio, che risplende delle virtù della fede, della speranza e della carità.

Su problemi morali di fondamentale importanza, tuttavia, è talvolta necessario sfidare pubblicamente la coscienza della società. Attraverso la sua dottrina morale la Chiesa cerca di difendere - per il bene di tutti - quei valori umani fondamentali che promuovono il bene che l'umanità cerca per sé e che proteggono i più fondamentali diritti umani e le aspirazioni spirituali di ognuno.

La sfida più grande alla coscienza della società proviene dalla vostra fedeltà alla vostra vocazione cristiana. Spetta a voi laici cattolici incarnare incessantemente il Vangelo nella società, nella società americana. Siete in prima linea nella lotta per proteggere gli autentici valori cristiani dall'ondata della secolarizzazione. Il vostro grande contributo all'evangelizzazione della vostra società si realizza attraverso la vostra vita. Il messaggio di Cristo deve vivere in voi e nel modo in cui vivete e nel modo in cui vi rifiutate di vivere. Allo stesso tempo, poiché la vostra nazione ha un ruolo di primo piano nel mondo, che va ben oltre i suoi confini, voi dovrete essere consapevoli dell'impatto della vostra vita cristiana sugli altri. La vostra vita deve effondere la fragranza del Vangelo di Cristo in tutto il mondo.

San Paolo lancio una grande sfida ai cristiani del suo tempo e oggi io la ripeto a tutti i laici d'America: "Soltanto pero comportatevi da cittadini degni del Vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla..." (Ph 1,27-28) 8. Cari fratelli e sorelle, rappresentanti dei milioni di fedeli e di laici cattolici impegnati degli Stati Uniti; nel concludere le mie riflessioni non posso fare a meno di menzionare la beata Vergine Maria che rivela la missione della Chiesa in modo incomparabile. Ella, più di ogni altra creatura, ci mostra che la perfezione dell'amore è l'unico obiettivo che conta, che esso solo è la misura della santità e la via della perfetta comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. La sua condizione era quella di una donna laica, ma ella è allo stesso tempo la madre di Dio; la Madre della Chiesa e Madre nostra nell'ordine della grazia.

Il Concilio ha concluso la costituzione dogmatica sulla Chiesa con un'esortazione sulla Beata Vergine. Nel far questo, il Concilio ha espresso gli antichi sentimenti della Chiesa di amore e devozione a Maria. Facciamo nostri, specialmente in questo Anno mariano, questi sentimenti implorandola di intercedere per noi presso il Figlio suo a gloria della santissima e indivisibile Trinità (cfr. LG 69).

1987-09-18 Data estesa: Venerdi 18 Settembre 1987




Omelia al "Candlestick Park" - San Francisco (Stati Uniti)

Titolo: Essere cristiano significa proclamare il messaggio di pace

Testo:

"Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). "Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani" (Ac 11,26).

Cari fratelli cristiani, cari fratelli e sorelle.


1. Oggi, qui, a San Francisco, nella costa occidentale d'America, ascoltiamo ancora una volta le parole con cui Gesù manda gli apostoli nel mondo dopo la sua risurrezione. Egli affida loro una missione. Manda loro avanti così come egli stesso era stato mandato dal Padre.

Queste parole di Cristo giungono alla fine della sua missione messianica terrena. Nella sua croce e nella sua risurrezione si trovano i fondamenti del suo "potere in cielo e in terra" (Mt 28,18) Questa è l'autorità del Redentore, che attraverso il sangue della sua croce ha redento le nazioni. In esse ha stabilito l'inizio di una nuova creazione, una nuova vita nello Spirito Santo, in esse ha piantato il seme del regno di Dio. Nel potere della sua autorità, mentre lascia la terra e va al Padre, Cristo dice agli apostoli: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20).


2. Gli Atti degli apostoli descrivono l'inizio di questa missione. Il punto di partenza era il cenacolo di Gerusalemme. Da Gerusalemme i viaggi degli apostoli e dei loro primi collaboratori li condussero prima nei paesi vicini e presso i popoli che li abitavano. Nella seconda lettura di oggi sentiamo che i testimoni di Cristo crocifisso e risorto erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia.

Ciò accadde anche come risultato della dispersione che inizio con la morte del diacono Stefano e con la persecuzione dei discepoli di Cristo. Sappiamo che, alla lapidazione di Stefano, Saulo di Tarso era presente come persecutore. Ma gli Atti degli apostoli più tardi lo presentano come Paolo, dopo la sua conversione sulla via di Damasco. Paolo rimase con Barnaba per un anno intero ad Antiochia, e là "essi istruirono molte persone". E precisamente "ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani" (Ac 11,26).


3. Che cosa significa essere cristiano? Significa accettare la testimonianza degli apostoli riguardo a Cristo crocifisso e risorto. Infatti, significa accettare Cristo stesso che opera nel potere dello Spirito Santo. Questa accettazione è espressa nel Battesimo, il sacramento nel quale noi siamo rinati da acqua e da Spirito Santo (cfr. Jn 3,5). In questo sacramento, Cristo viene a incontrarci spiritualmente. Come insegna san Paolo, siamo battezzati nella morte di Cristo.

Con lui moriamo nel peccato, per risorgere con lui, per passare dalla morte del peccato alla vita in Dio, alla vita della grazia santificante. Alla nuova vita! Cristiani sono dunque coloro che sono stati battezzati. Noi siamo coloro ai quali Cristo è venuto col potere salvifico del mistero pasquale, coloro la cui vita è stata totalmente formata dal suo potere salvifico. Infatti il Battesimo ci dà un segno indelebile chiamato carattere con cui siamo segnati per tutta la nostra vita terrena e oltre. Questo segno è con noi quando moriamo e quando ci troviamo dinanzi al giudizio di Dio. Anche se in pratica la nostra vita non è cristiana, questo indelebile segno sacramentale del Battesimo resta con noi per tutta l'eternità.


4. Le letture della liturgia odierna ci consentono di rispondere in modo ancor più esauriente alla domanda: che significa essere cristiano? Nel libro del profeta Isaia possiamo leggere del "monte del tempio del Signore" (Is 2,2), innalzato sopra tutte le cose. Il profeta dice: "Ad esso affluiranno tutte le genti.

Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore" (Is 2,2-3). Si, la parola del Signore usciva da Gerusalemme. Questa parola è la parola del Vangelo. Parola della croce e risurrezione. Cristo incarico gli apostoli di andare con questa parola in tutte le nazioni, per proclamarla e battezzare.

Attraverso il Battesimo Cristo viene a ognuno con il potere del suo mistero pasquale. Accettare Cristo attraverso il Battesimo, ricevere la nuova vita nello Spirito Santo, questo significa diventare cristiano. In questo modo attraverso i secoli, individui e intere nazioni sono diventati cristiani.

Essere cristiano significa andare sul monte verso il quale Cristo ci guida. Entrare nel tempio del Dio vivente che si è formato in noi e in mezzo a noi tramite lo Spirito Santo. Essere cristiano significa continuare a diventare cristiano, imparando da Cristo le vie del Signore per essere in grado "di camminare per i suoi sentieri" (cfr. Is 2,3). Essere cristiano significa diventare uno ogni giorno, salendo spiritualmente verso Cristo e seguendolo. Infatti, come noi ricordiamo, quando Cristo chiamo per la prima volta coloro che stavano per diventare i suoi discepoli, disse loro: "Seguitemi".


5. Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani. E fu oltre duecento anni fa che la gente nella zona di San Francisco fu chiamata cristiana per la prima volta. Dall'arrivo dei primi coloni e dagli sforzi missionari di padre Palou e dei suoi compagni, ci furono sempre cristiani a San Francisco: gente del più svariato retaggio culturale che ha creduto nella parola di Dio, è stata battezzata, e ha seguito i passi del Signore. Qui c'è una città costruita sulle speranze. Le speranza dei missionari francescani di padre Serra che vennero a predicare la buona novella, le speranze dei pionieri che vennero qui in cerca di fortuna, le speranze di gente venuta qui a cercare la pace, le speranze di coloro che ancora vengono per trovare rifugio dalla violenza, persecuzione o miseria. E' la città in cui, circa quarant'anni fa, gli statisti si incontrarono per creare l'Organizzazione delle Nazioni Unite, un'espressione delle nostre comuni speranze per un mondo senza guerra, un mondo impegnato per la giustizia e governato da leggi giuste.

Ma questa città fu costruita anche con duro lavoro e impegno. Qui la Chiesa passo dalla piccola Missione Dolores all'istituzione dell'arcidiocesi di San Francisco nel 1853. Richiese sforzo e determinazione alla città e alla Chiesa riprendersi dai devastanti effetti del violento terremoto e del terribile incendio della primavera del 1906. Si, ci vuole un grande sforzo per passare dall'entusiasmo iniziale a qualcosa che durerà realmente. "Rimangono", san Paolo ci dice, "tre cose: la fede, la speranza e la carità, ma di tutte più grande è la carità" (1Co 13,13). Sono proprio queste virtù - fede, speranza e carità - che hanno diretto e sostenuto tutti gli sforzi della Chiesa di San Francisco nel passato, e che la sosterranno in futuro.


6. "Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani". Qui a San Francisco, e in ogni città e luogo, è necessario che i seguaci di Gesù approfondiscano la loro comunione con lui cosicché non siano cristiani solo di nome. Il primo mezzo di cui la Chiesa si è sempre servita per questo compito è una catechesi sistematica.

Quando Gesù mando i suoi discepoli in missione, disse loro di battezzare e insegnare. Il solo Battesimo non è sufficiente. La fede iniziale e la nuova vita nello Spirito Santo, che si ricevono nel Battesimo, hanno bisogno di avanzare verso la pienezza. Dopo aver cominciato a sperimentare il mistero di Cristo, i suoi seguaci devono sviluppare la loro comprensione di esso. Devono conoscere meglio Gesù stesso e il regno da lui proclamato; devono scoprire le promesse di Dio nelle Scritture, e apprendere le esigenze e gli imperativi del Vangelo.

Negli Atti degli apostoli ci viene detto che i membri della prima comunità cristiana a Gerusalemme "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42). Qui abbiamo un modello della Chiesa che può servire come obiettivo per tutte le catechesi. Perché la Chiesa ha bisogno continuamente di nutrirsi della parola di Dio che ci viene dagli apostoli, e ha bisogno di celebrare l'Eucaristia, di essere fedele alla preghiera regolare e di dare testimonianza a Cristo nella vita ordinaria della comunità.

L'esperienza della storia ha dimostrato l'importanza di uno studio attentamente programmato di tutto il mistero cristiano. "Insegnate loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato", Gesù dice agli apostoli (cfr. Mt 28,20).

Non c'è un sostituto alla presentazione sistematica di tutte le cose essenziali della nostra fede cattolica, una presentazione che può fornire la base per un sano giudizio sui problemi della vita e della società, e che può preparare la gente a schierarsi per ciò in cui essi credono con umiltà e coraggio. Come ho affermato nella mia esortazione apostolica sulla catechesi: "Le convinzioni ferme e ponderate spingono all'azione coraggiosa e retta... La catechesi autentica è sempre iniziazione ordinata e sistematica alla rivelazione che Dio ha fatto di se stesso all'uomo in Cristo Gesù, rivelazione custodita nella memoria profonda della Chiesa e nelle Sacre Scritture, e costantemente comunicata, mediante una "traditio" vivente e attiva, da una generazione all'altra" (CTR 22).


7. Qual è l'obiettivo della catechesi? Che cosa significa, non solo essere chiamati cristiani, ma essere davvero cristiani? Significa identificarsi con Cristo, non solo nella Messa domenicale - che è estremamente importante - ma anche in tutte le altre attività della vita. Nel parlare della nostra relazione con lui, Gesù stesso disse: "Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Jn 15,20).

Identificarsi con Cristo significa vivere secondo la parola di Dio. Il Signore disse ai suoi primi discepoli: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore" (Jn 15,10). Per questo motivo la Chiesa non smette mai di proclamare l'intero messaggio evangelico, popolare o impopolare che sia, conveniente o non conveniente. E la Chiesa è sempre consapevole del grande compito di chiamare la gente alla conversione di spirito e cuore, come fece Gesù. Le prime parole pronunciate da Gesù nel Vangelo sono queste: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15).


8. Coloro che accettano la grazia della conversione e che vivono secondo la parola di Dio scoprono che, con la grazia di Dio, essi cominciano a rivestirsi dello spirito e del cuore di Cristo. Essi si identificano sempre di più con Cristo, che è segno di contraddizione. Fu Simone che per primo predisse che il neonato figlio di Maria sarebbe stato per il suo popolo un segno di contraddizione. Dice alla Vergine Madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione" (Lc 2,34). così avvenne. Gesù incontro opposizione nel messaggio che predico, e nell'amore che abbraccia tutti, che egli offri a tutti.

Fin dall'inizio del suo pubblico ministero, era di fatto "un segno di contraddizione per la gente".

Le parole di Simeone contenevano la verità per ogni generazione. Cristo resta oggi un segno di contraddizione, un segno di contraddizione nel suo corpo, la Chiesa. Quindi non ci dovrebbe sorprendere se, nel nostro sforzo di essere fedeli agli insegnamenti di Cristo, ci imbattiamo nella critica, nel ridicolo, nel rifiuto. "Se il mondo vi odia", il Signore disse ai Dodici, "sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia" (Jn 15,18-19).

Queste parole del nostro amorevole Salvatore sono vere per noi non solo come individui ma anche come comunità. Infatti la testimonianza a Cristo dell'intera comunità cristiana ha un impatto maggiore di quello del singolo individuo. Quanto è importante, allora, la testimonianza evangelica di ogni comunità cristiana, ma specialmente la più fondamentale di tutte, la famiglia cristiana. Dinanzi a molti mali comuni, la famiglia cristiana che vive veramente la verità del Vangelo nella carità è certamente un segno di contraddizione, e al contempo è una fonte di grande speranza per coloro che desiderano fare del bene.

Le parrocchie, anche, le diocesi e tutte le altre comunità cristiane "che non appartengono al mondo", si trovano a incontrare l'opposizione proprio perché sono fedeli a Cristo. Il mistero della croce di Cristo si rinnova in ogni generazione di cristiani.


9. Quando Gesù Cristo mando i suoi apostoli in tutto il mondo ordino loro: "Ammaestrate tutte le nazioni" (cfr. Mt 28,19-20). Il Vangelo, e con esso il potere salvifico della redenzione di Cristo, è indirizzato a ogni persona in ogni nazione. E' indirizzato anche a nazioni e popoli interi. Nella sua visione, il profeta Isaia vede i popoli che salgono sul monte del tempio del Signore, chiedendo di essere ammaestrati nei suoi modi e di procedere sul suo sentiero (cfr. Is 2,2-3).

Noi anche chiediamo di procedere sul sentiero del Dio vivente, Creatore e Redentore, l'unico Dio che vive in imperscrutabile unità come Padre, Figlio e Spirito Santo. Continuando a descrivere la sua visione, Isaia dice: "Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2,4).

Quanto ardentemente desideriamo vedere il futuro dell'umanità alla luce di queste parole profetiche! Quanto ardentemente desideriamo un mondo in cui prevalgano giustizia e pace! può la Chiesa che proviene da una simile profezia - la Chiesa del Vangelo - cessare mai di proclamare il messaggio di pace sulla terra? Potrà mai cessare di adoperarsi per il vero progresso dei popoli? Potrà mai cessare di operare per la vera dignità di ogni persona umana? Essere cristiano significa anche proclamare questo messaggio instancabilmente in ogni generazione, alla nostra generazione alla fine del secondo millennio e all'inizio del terzo! "O casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore!" Amen! [Al termine della Messa:] Fratelli e sorelle carissimi di San Francisco.

Alla fine di questa celebrazione eucaristica, vorrete probabilmente darmi un messaggio da trasmettere a san Francesco, in Italia. Ho detto a san Francesco che poteva restare certamente in Italia, ma gli ho anche detto che la sua presenza spirituale qui sulla Costa Occidentale d'America è molto necessaria. Spero dunque che i santi possano fare le due cose: essere ad Assisi ed essere in spirito qui, sulla Costa Occidentale d'America, in San Francisco. Voglio che siate orgogliosi del nome di questo santo, perché fu portatore di tanta pace a tutto il mondo. Vi ringrazio caldamente per questa occasione di incontrarci durante la celebrazione eucaristica, e un grazie particolare a tutti coloro che hanno preparato questa celebrazione. Quello che ho detto qui l'ho detto anche a Los Angeles, la Città degli Angeli. La Costa Occidentale d'America è molto bella, non solo per essere in comunione con i santi ma anche per essere in comunione con gli angeli. Grazie di cuore e Dio benedica ciascuno di voi, le vostre famiglie e tutte le vostre comunità in San Francisco e in California. Sia lodato il Signore Gesù Cristo.

1987-09-18 Data estesa: Venerdi 18 Settembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai laici nella cattedrale - San Francisco (Stati Uniti)