GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi polacchi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai vescovi polacchi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il ruolo della cultura cattolica nella storia della società

Testo:

Cari e venerati fratelli! Eminenza, arcivescovo, vescovi.


1. Do un cordiale benvenuto a tutti voi in occasione della visita "ad limina apostolorum", che state svolgendo in conformità al ritmo quinquennale stabilito dal diritto della Chiesa. Saluto anche i vescovi assenti della Provincia di Cracovia e, in modo particolare, il già vescovo di Katowice. Durante i cinque anni, che ci separano dall'ultima visita, la composizione dell'episcopato della metropolia di Cracovia, ha subito notevoli cambiamenti. Se n'è andato per ricevere il premio da Cristo, pastore supremo, il vescovo di Czestochowa Stefan Barela. Ha rinunciato alla cura pastorale della diocesi, a motivo dei raggiunti limiti d'età, il vescovo di Katowice Herbert Bednorz. Sono stati nominati due nuovi vescovi diocesani e due vescovi ausiliari. Il vescovo di Tarnow è stato elevato alla dignità di arcivescovo.

Ogni volta tutti ci rendiamo conto di quale sia il significato di tale visita. Tutti ogni volta ci rendiamo nuovamente conto che cosa essa significhi e che cosa esprima. Il "videre Cepham" (Ga 1,18) dell'apostolo Paolo si è sviluppato correttamente nella forma delle diverse usanze, ciascuna delle quali esprime a suo modo l'essenza stessa della Chiesa.

Come ha messo in rilievo il Concilio Vaticano II, la Chiesa è nella sua costituzione essenziale una "comunione" sul modello della santissima Trinità stessa. E la comunione si esprime nel reciproco "comunicarsi" dei fondamentali beni della fede e della vita di fede, ai quali la Chiesa intera prende parte.

Intera vuol dire: nella sua dimensione universale; intera vuol dire allo stesso tempo: nella dimensione di ogni Chiesa particolare o locale. La visita "ad limina apostolorum" ha come scopo un particolare avvicinamento e incontro di queste dimensioni, che insieme costituiscono la Chiesa: corpo di Cristo.


2. La questione di cui parlo, io l'ho vissuta molto profondamente - certamente in riferimento all'esperienza conciliare - prima proprio in codesta comunità episcopale, che giunge oggi per la visita "ad limina apostolorum". Se è lecito dire così, "ho imparato" il senso della Chiesa, come "comunione", mediante il Concilio e contemporaneamente mediante la vita di ogni giorno nella comunità della Chiesa di Cracovia e della metropolia di Cracovia. La vostra visita, cari fratelli, è per me così cara perché voi portate qui nelle vostre persone la stessa realtà ecclesiale del popolo di Dio, alla cui formazione anche a me fu dato di prender parte per molti anni. Da li sono stato chiamato alla sede romana di san Pietro: pero ha appreso la verità sulla "communio Ecclesiarum" presso la tomba di san Stanislao. Insieme ci siamo anche preparati al 900° anniversario della sua morte per martirio, unendo questi preparativi alle prime iniziative che avevano come scopo l'introduzione dell'insegnamento del Vaticano II nella vita.


3. La via che avevamo scelta per tale scopo era la via dei Sinodi, da secoli e da millenni sperimentata nella Chiesa. E' stata questa prima la via dei Sinodi diocesani. E quindi, negli anni 1971-1975, si è svolto il I Sinodo della diocesi di Katowice. I suoi lavori e le sue delibere miravano a ravvivare la fede, la preghiera e la vita nella Chiesa di Katowice.

Il Sinodo pastorale dell'archidiocesi di Cracovia mi era stato dato di convocarlo nel 1972 e di concluderlo sette anni più tardi come successore di san Pietro nella sede di Roma, durante il mio primo pellegrinaggio in patria nel 1979.

Per tutti noi esso si collega con il 900° anniversario ...... del servizio pastorale di tale Chiesa, la rinnovata consapevolezza della sua missione salvifica e il programma stabilito della sua realizzazione.

Il IV Sinodo della diocesi di Tarnow, annunciato all'inizio della Quaresima del 1982, si è concluso il 13 marzo del 1986, nel 200° dell'erezione della diocesi. I suoi lavori si sono svolti sotto il motto "ad immagine della Chiesa universale" e lo scopo era quello di rendere più viva la coscienza che la Chiesa particolare deve rispecchiare nel modo più perfetto la Chiesa universale.

Il Sinodo della diocesi Czestochowa dal 1976 al 1985 ha compiuto uno sforzo collettivo per rileggere l'insegnamento del Concilio per assimilarlo e applicarlo nella vita.

Nell'anno 1984 è stato annunciato il III Sinodo della diocesi di Kielce, che deve introdurre la diocesi del secondo centenario della sua esistenza e rinnovare la vita di quella Chiesa nello spirito del Concilio.

Parallelamente abbiamo scelto la via del Sinodo provinciale, la cui chiusura mi è stato dato di vivere insieme con voi nella cattedrale di Wawel, durante il pellegrinaggio in Patria nel 1983. In un certo senso esso coincideva con i Sinodi diocesani e si proponeva come scopo di intraprendere, da parte di tutte le diocesi della metropolia, uno sforzo comune per approfondire la fede e ravvivare lo spirito religioso ispirandosi al Concilio Vaticano II, come esige la nostra epoca.

Questo comune lavoro pastorale ha avuto anche come scopo quello di stringere i legami e di approfondire la comunione nell'ambito della metropolia, con il rispetto dei diritti di ciascuna diocesi di intraprendere concrete azioni alla luce delle proprie necessità ed esperienze.


4. La verità sulla Chiesa come "comunione" indica anche in una luce nuova la questione della vita e della vocazione sacerdotale di quella comunità che i sacerdoti ("presbiteroi") costituiscono in ogni Chiesa diocesana.

Cari fratelli, dite ai sacerdoti che, come vescovo di Roma, conservo il senso profondo di essere radicato nel presbiterato, in mezzo ai quale sono diventato sacerdote di Cristo e dispensatore dei misteri di Dio. Ogni giorno ricordo nella preghiera i membri defunti di tale presbiterato, accanto ai sacerdoti defunti della mia nuova diocesi. Mi rallegro per il fatto, che la vocazione sacerdotale nella nostra Provincia ecclesiastica, e anche in tutta la Polonia, ha la forza di parlare alle giovani anime. Rendo grazie a Dio perché i seminari sono pieni, ancora più pieni di prima. Questo è un particolare segno e insieme un dono della divina Provvidenza, che impegna a una diligente e responsabile sollecitudine perché esso non venga smarrito, ma sia pienamente sfruttato per il bene della Chiesa in Polonia e della Chiesa universale.

Bisogna anche ricordare costantemente che non il numero ma la qualità dei sacerdoti decide dell'efficacia e della messe della semina evangelica. così è stato ai tempi degli apostoli e così è oggi. Ci troviamo qui dinnanzi a un problema, quello della formazione sacerdotale, cioè di quel sistematico processo mediante il quale viene preparato lo spazio interiore per l'azione dello Spirito di Cristo negli animi dei giovani, lo spazio della maturazione delle vocazioni sacerdotali perché, "in persona Christi", con il cuore indiviso, si serva gratuitamente l'uomo, lo si sollevi dalle cadute e dalle crisi mediante la testimonianza della fede, della speranza e della carità, che è in Cristo e da Cristo.

Questo è un grande compito posto davanti ai vescovi, agli educatori e ai professori dei seminari, delle università cattoliche, delle facoltà di teologia.

Ho parlato di questo durante il pellegrinaggio di giugno in Patria, ricordando le più importanti direttive del Concilio Vaticano II nel decreto "Optatam Totius", sulla formazione spirituale e intellettuale nei seminari. Secondo le indicazioni ivi contenute gli alunni vi si dovrebbero formare per diventare autentici pastori, e dunque al servizio della Parola, al servizio della santificazione mediante i Sacramenti, al servizio pastorale sul modello di Cristo che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).

Lo stesso decreto raccomanda che i superiori e i professori dei seminari siano scelti tra i migliori sacerdoti, che si distinguano per la perfetta formazione intellettuale e spirituale, che abbiano esperienza pastorale e capacità pedagogiche. Il vescovo dovrebbe anche costantemente circondare di particolare premura gli operatori dei seminari "e dimostrarsi verso gli alunni vero padre in Cristo" (cfr. OT 4-5).


5. Nel suo magistero sulla vita e sulla missione dei sacerdoti, il Concilio ha ricordato che la vocazione sacerdotale - anche se direttamente unita al presbiterato diocesano - possiede nello stesso tempo il suo orientamento universale. Essa è "per tutta la Chiesa".

"Il Dono spirituale - leggiamo nel decreto sul ministero e la vita sacerdotale, "Presbyterorum Ordinis" (PO 10) - che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensi a una vastissima e universale missione di salvezza, fino agli ultimi confini della terra (Ac 1,8)... Ricordino quindi i presbiteri che ad essi incombe la sollecitudine di tutte le Chiese, pertanto i presbiteri di quelle diocesi che hanno maggiore abbondanza di vocazioni si mostrino disposti ad esercitare volentieri il proprio ministero, previo il consenso o l'invito del proprio ordinario, in quelle regioni, missioni o opere che soffrono di scarsezza di clero".

Il sacerdozio come dono, come sacramento sociale è fonte di un particolare apostolato nella Chiesa; essa infatti è missionaria per propria natura e rimane costantemente in stato di missione. Questa caratteristica missionaria della Chiesa è inscritta nelle vocazioni sacerdotali e religiose. Con soddisfazione bisogna notare il fatto che la Chiesa in Polonia, e specialmente la provincia di Cracovia, ormai ha un suo patrimonio in questo così importante campo della vita e dell'attività della Chiesa qual è l'evangelizzazione. Sempre più numerosi giovani, sacerdoti e religiose seguono la chiamata di Cristo, partono con entusiasmo per i paesi di missione, al fine di diventare servitori della parola della Verità divina, dispensatori dei misteri di Dio, pionieri del Vangelo e dell'evangelizzazione.

Come vescovo di Roma sul quale grava una particolare responsabilità per tutta l'attività missionaria della Chiesa, ringrazio per i missionari e le missionarie polacchi. E ne chiedo ancora, poiché "la messe è molta ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37).


6. Rivolgendomi ai sacerdoti in Patria, in modo particolare durante il mio ultimo pellegrinaggio, cercavo di mettere in rilievo il profondo legame con la società, che caratterizza durante le generazioni la vita e il servizio dei presbiteri nelle nostre diocesi. Veramente: "scelti fra gli uomini... costituiti per il bene degli uomini". Questo legame diventa sempre nuovamente un compito da assumersi in relazione al profilo sociale delle vostre diocesi, sottoposto ai cambiamenti.

Tali cambiamenti avvengono in modo diverso in ciascuna delle diocesi che fanno parte della metropolia. Nelle regioni agricole avviene un graduale processo di urbanizzazione e di meccanizzazione. Una grande parte della popolazione agricola trova occupazione negli ambienti industriali. Nelle regioni industrializzate notiamo i tipici processi della trasformazione delle mentalità e dello stile di vita; a volte questi sono mutamenti positivi, spesso preoccupanti.

Indipendentemente dal carattere di una regione, tutti vengono raggiunti dall'influsso dei mezzi di comunicazione sociale, prima di tutto dalla televisione, che impongono un modo di pensare e di valutare, che diventa comune, spesso assimilato inconsapevolmente.

Le forze con le quali le singole diocesi si accingono ad assumersi i compiti di fronte alle trasformazioni sopra menzionate, variano. L'intera metropolia conta oltre otto milioni di cattolici. Tra loro lavorano oltre settemila sacerdoti diocesani e religiosi. In media vi sono circa 1150 fedeli per un sacerdote.

Nonostante queste condizioni diversificate, bisogna tuttavia assumersi i necessari compiti pastorali con la speranza che lo zelo dei presbiteri e la fecondità del loro lavoro diventino per i giovani un incoraggiamento a seguire le loro orme.


7. Permettete che in questo vasto contesto io tocchi ancora un problema al quale sono stato molto strettamente legato come metropolita di Cracovia, e quale allo stesso tempo è il problema della Chiesa in tutta la Polonia, anzi della Chiesa universale. Si sa che mentre le autorità statali del tempo "liquidarono" l'antichissima Facoltà di teologia dell'Università Jagellonica (trasferendola arbitrariamente all'Accademia di teologia cattolica fondata a Varsavia), la Santa Sede ha consegnato nelle mani dell'arcivescovo di santa memoria E. Baziak, il decreto che affermava che quella Facoltà, come ateneo accademico della Chiesa, non cessa di esistere a Cracovia, lasciandosi guidare sin da allora dai principi della legislazione ecclesiastica nel rispettivo campo. Da quel momento (cioè dall'anno 1959-60) è stato fatto moltissimo perché tale ateneo acquistasse una forma e un profilo adatti a sé, venendo incontro ai molteplici compiti, che vengono posti davanti alla Chiesa dal Vangelo, letto secondo "i segni dei tempi", a misura degli interrogativi e dei bisogni dell'uomo "nel mondo contemporaneo".

Seicento anni fa la beata regina Edvige insieme al suo consorte tanto opero per la Facoltà di teologia nell'"Alma Mater" cracoviense, tenendo presenti tra l'altro - e forse soprattutto - i bisogni di evangelizzazione della Lituania da poco battezzata. I bisogni dell'evangelizzazione ci rinviano sempre alle scienze coltivate in modo corretto: alla teologia, alla filosofia, alla giurisprudenza, alla storia e, oggi, ancora a tanti altri brani del sapere, che formano la mentalità contemporanea dell'uomo incontrato sulla via del Vangelo.

Esprimo la mia gioia perché l'Ateneo di Cracovia (oggi come Pontificia Accademia di teologia) può continuare a servire la Chiesa e la società in Polonia.

Prima di tutto serve la provincia di Cracovia, ma non solo. A tutti coloro che hanno dato e continuano a farlo una mano a quest'opera importante esprimo una profonda gratitudine. Allo stesso tempo pongo la questione dell'Accademia Cracoviense sul cuore di tutti i miei fratelli dell'episcopato qui presenti, iniziando dal grande cancelliere. Siamo i portavoce di una causa giusta e importante. Si potrebbe dire: di una di quelle che decidono della ragion di stato polacca.


8. Sapete bene, cari fratelli, quanto grandi compiti ci attendono costantemente nel campo: della catechesi dei bambini e dei giovani, della catechesi degli adulti, della pastorale universitaria, della pastorale degli agricoltori e di tutto il mondo del lavoro e di altri tipi della pastorale specifica, della pastorale del mondo della cultura - e dei mezzi di comunicazione sociale - e di tanti altri.

Ho cercato di parlare di questi temi durante il mio ultimo pellegrinaggio in Polonia. Si sa che ciascuna delle menzionate direzioni della pastorale "mette in moto" anche un rispettivo settore dell'apostolato dei laici.

Ed esse tutte si incontrano definitivamente nelle dimensioni della pastorale della parrocchia e della diocesi, dove anche l'apostolato dei laici dovrebbe trovare il posto che gli compete.

Sembra che tutto questo complesso di compiti trovi un certo riflesso a Cracovia e in tutti i seminari e gli ambienti che sono uniti con quell'Ateneo dal punto di vista organizzativo (cfr. "Tygodnik Powszechny": l'ultima relazione del prorettore all'inaugurazione). Questo riguarda anche la pastorale del matrimonio e della famiglia, che forse mai come oggi richiede una solida base nella preparazione teologica prima di tutto degli stessi sposi - genitori - iniziando già dai candidati alla vita familiare come pure dei pastori. Grande, fondamentale tema e grande compito della Chiesa e della società.


9. Cari fratelli! Ci incontriamo nell'Anno mariano, che in tutta la Chiesa viene vissuto sotto l'aspetto dell'Avvento. Avvento significa la venuta del Signore. E noi desideriamo prepararci all'inizio del terzo millennio a quella Venuta e al millennio della diocesi di Cracovia. Ci prepariamo dunque assieme a colei che è stata preparata nel modo più perfetto dallo Spirito Santo, e colei che costantemente prepara a questo tutti noi.

Su questo tema sappiamo molto dalle nostre esperienze polacche: quelle antiche e quelle dei nostri giorni. Nel territorio della vostra provincia ecclesiastica si trova Jasna Gora e inoltre tanti altri santuari mariani di raggio più vicino, basti nominare Kalwaria Zebrzydowska, Piekary, Tuchow, oppure Limanowa o Wislica.

Maria ci "precede" tutti nella peregrinazione mediante la fede. Coloro che, in questa peregrinazione, la seguono nel modo più coraggioso, realizzano in sé in modo particolare la vocazione alla santità. Ricordiamo i santi e i beati della nostra regione sin dalle lontanissime date della storia comune, ci rallegriamo perché anche in questo secolo questa vocazione produce nuovi frutti.

Penso in particolare alla beata Karolina della diocesi di Tarnow.

Maria "precede" tutti nel pellegrinaggio della fede, della speranza, dell'unione con Cristo. Che questa sua guida materna continui tra le generazioni che entrano nel nuovo millennio, e oltre! Il periodo del millennio ha lasciato un enorme patrimonio "mariano", che bisogna costantemente assimilare, continuare, rinnovare. Cristo-Eucaristia, Cristo che "amo sino alla fine", desidera che ci avviciniamo a lui tramite Maria. E' infatti lei a ripetere costantemente a tutti e a ciascuno - così come a Cana - "fate quello che vi dirà".

Benedicendo di cuore tutta la metropolia e ogni diocesi singolarmente, i pastori, i presbiteri, le famiglie religiose maschili e femminili, e tutti coloro che formano codesta Chiesa, vi prego di unirvi a me per impartire insieme la stessa benedizione alla fine della recita dell'"Angelus Domini".

1987-11-12 Data estesa: Giovedi 12 Novembre 1987




Ai vescovi ungheresi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Evangelizzatori e santificatori del popolo di Dio

Testo:

Eccellentissimo signor arcivescovo Strigon, eccellentissimi signori arcivescovi e vescovi.


1. Siete giunti a Roma dalla vostra patria e dalle vostre diocesi per rendere religioso omaggio alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, secondo un'antica consuetudine. Oggi voi volete testimoniare anche in modo comunitario, stando riuniti qui tutti insieme, l'unità della fede e il concorde consenso di propositi che c'è tra le vostre chiese particolari e la Chiesa di Roma, che "presiede l'intera universale adunanza di carità" (Ignazio d'Antiochia, "Ad Romanos"), perché non lo manifestate solo tra voi, posti dallo Spirito a guidare una parte del gregge di Dio (Ac 20,28) e il successore di Pietro, preposto alla sollecita cura di tutte le chiese (2Co 11,28). Dal profondo del cuore dunque, carissimi fratelli nell'episcopato, porgo a voi il mio saluto e con voi e attraverso voi saluto anche tutto il popolo di Dio che abita in Ungheria: sacerdoti, religiosi e religiose. chierici, laici, donne e uomini: essi sono tutti chiamati, ciascuno nella sua particolare vocazione, a rendere testimonianza a Cristo Signore.


2. Negli ultimi cinque anni la Chiesa d'Ungheria ha sofferto grandemente per la scomparsa, talora inaspettata, di molti pastori. Voglio in particolare ricordare il compianto presule, cardinale Ladislao Lekai, che si era tanto impegnato per ottenere più liberi spazi di vita e d'azione per la Chiesa e per rafforzare ancor più i legami con questa sede apostolica.

Proprio ora (mentre parliamo) tutte le vostre diocesi hanno ciascuna il suo vescovo ordinario e di questo rendiamo grazie a Dio. A coloro, tra voi, che da tempo hanno ricevuto la pienezza del sacerdozio manifesto il mio desiderio e il mio auspicio a proseguire indefessamente la cura pastorale delle anime loro affidate; ai quattro tra voi più recentemente consacrati vescovi esprimo il mio affetto e la mia preghiera piena di speranza davanti a Dio: le vostre energie più giovani e fresche aggiungano nuovo impeto alle opere apostoliche intraprese. A ciascuno di voi poi prometto le mie preghiere perché lo Spirito del Signore, attraverso il vostro esempio e il vostro ministero, "prepari una nuova Pentecoste e "rinnovi la faccia della terra nella vostra nobile nazione.


3. Esempio di vita e sacro ministero: ecco il duplice titolo che rende il pastore della Chiesa "Forma" del suo gregge (cfr. 1P 5,3). Per esplicita volontà di Cristo, i vescovi e i loro collaboratori sono, sull'esempio degli apostoli stessi, "sale della terra" (Mt 5,13) con cui si può dare alla vita dell'uomo un sapore soprannaturale, e inoltre "luce del mondo" con cui si dissipano le tenebre dell'errore. Ma il sale e la luce sono davvero là dove vivono coloro a cui si rivolgono gli uomini a voi affidati secondo un'ineffabile decisione divina. Per quel che attiene poi il sacro ministero, che reca in sé le modalità dell'attività pastorale certo tra loro diverse, permettetemi, carissimi fratelli, di sottolineare l'importanza del ministero della predicazione della parola di Dio: "Predica la parola, insisti opportunamente e inopportunamente", così san Paolo ammoniva il prediletto discepolo Timoteo; "Denuncia, rimprovera, supplica" (2Tm 4,2), continuava. Dunque è sicuro e importante dovere di ogni vescovo e sacerdote insegnare, esortare e correggere. Sappiate chiaramente che questo ministero della evangelizzazione, vivificato dallo Spirito, dona al popolo di Dio ricchissimi progressi spirituali, che ci stanno a cuore soprattutto proprio per la nostra funzione.


4. Tuttavia la Chiesa, come corpo "compatto e congiunto", ha bisogno di molte membra operanti in spirito di carità (cfr. Ep 4,16). A dire il vero, cresce di giorno in giorno, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II il numero di coloro che cooperano con i pastori. E' opportuno che lo stesso popolo di Dio possa indicare dal suo interno gli apostoli, i quali, senza alcuna specifica consacrazione ad eccezione del Battesimo e della Cresima, non solo operando e lavorando nella comune vita civile e sociale, innalzino opere nella vigna del Signore. Sono i laici, fratelli e sorelle, che da un lato si attendono di imparare da noi la verità del Vangelo e di essere da noi guidati al regno dei cieli, dall'altro poi sono alla nostra opera alleati e alleate che, nella sua funzione e al suo posto, concorrono all'edificazione del corpo di Cristo. A Roma, il mese scorso, e stata celebrata la settima sessione ordinaria del Sinodo dei vescovi alla quale partecipasti anche tu, presule della Conferenza episcopale d'Ungheria, con un egregio uditore scelto tra i laici della vostra nazione.

Il Sinodo ha indagato profondamente la dottrina della vocazione e del dono dei laici nella Chiesa e nel mondo. Voi siete i loro pastori e con voi essi sono operai necessari per la messe, assolutamente insostituibili. Amateli e stimateli come figli e fratelli ed eredi della stessa speranza di vita eterna e di questa divulgatori; mentre il loro numero cresce, esortateli ad assumersi consapevolmente e con perizia i compiti precisi loro affidati.


5. Se rettamente coopereranno e svolgeranno il loro ministero, l'educazione religiosa si svolgerà in modo più ampio ed efficace nei diversi livelli. Se si comincerà dai bambini, la prima educazione cristiana che essi devono ricevere in casa e in parrocchia e nella scuola costituirà il fondamento sul quale la mentalità cristiana del futuro uomo si deve sviluppare. La catechesi impartita agli adolescenti tende, da un lato, a formare gli animi e a istruirli sui doveri da assolvere nella vita, dall'altro, a desiderare consapevolmente la fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Quanto ai giovani, è necessario che si propongano loro alti ideali e si indirizzino a tendervi. E dunque, ad eccezione di Cristo, chi è pienamente in grado di soddisfare i desideri di coloro che sono nella primavera della vita? I giovani desiderano un mondo più giusto e in pace. E Cristo è giustizia e pace. I giovani sono sollecitati da bisogni della fraternità umana: ma è Cristo che ci ha resi veri fratelli, proprio mentre ci ha donato la dignità di figli di Dio.

Proponendo Cristo ai giovani, la Chiesa contribuisce profondamente a costruire una società umana più civile e più salda. Si rifletta quanta utilità derivi al consorzio umano dai giovani, che siano rettamente preparati al matrimonio, che essi accolgano come indissolubile comunione di vita, che va ben oltre la dimensione naturale. così infatti si possono ben frenare sia il divorzio sia l'aborto sia gli altri numerosi mali della società del nostro tempo. Come maestri spirituali del popolo a voi affidato, curate l'educazione dei giovani; e insegnate loro ad essere saldi testimoni di Cristo, e cittadini operosi e onesti, nonché genitori che guidino la loro famiglia sull'esempio della Sacra Famiglia di Nazaret. Sforzatevi di tener lontane le famiglie, che essi hanno fondato, dai mali perniciosi che sembrano minacciare la loro saldezza e sacralità.

E la Chiesa vi sarà grata e vi guadagnerete meriti agli occhi dell'umana società. In questa materia vi assicuro che, in merito al piano pastorale collegialmente predisposto dalla vostra Conferenza episcopale, l'azione che riguarda la famiglia è la più importante.


6. Infatti la famiglia cristiana è anche, senza dubbio, il primo seminario nel quale propriamente si originano le vocazioni al sacerdozio e alla vita pienamente dedicata a Dio. E non mi sfuggono le gravi difficoltà che derivano alla Chiesa ungherese dall'inadeguato numero di sacerdoti: le morti superano le ordinazioni sacerdotali. Negli anni più recenti si è registrato un piccolo aumento di seminaristi, ma si è ancor lontani dall'abbondanza di candidati che possa sufficientemente venire incontro alla necessità di sacerdoti. Dunque non mancherete di curare sempre più ampiamente questa parte vitale (della Chiesa). Vi avvarrete qui dei migliori sacerdoti che sappiano trasmettere ai giovani il desiderio di servire Cristo e la Chiesa con tutte le energie. In tal campo ci sono in Ungheria iniziative ed esperienze per il cui buon esito ci si deve affidare alle preghiere, al buon esempio e all'aiuto della famiglia. Un non piccolo incremento di sacerdoti deriva dagli stessi membri del clero, dal loro stile di vita, dalla loro sollecita cura delle anime, dalla loro rettitudine morale, dal loro amore verso la Chiesa, sposa di Cristo e loro sposa. Anche a loro oggi pongo il mio saluto, con affetto particolare. Da Dio sono stati chiamati e da lui associati al nostro ministero di evangelizzazione, santificazione e guida del popolo. Preghiamo per loro, comprendiamo le loro difficoltà, stimiamo le fatiche che affrontano, esortiamoli con le parole e con la vita, più intensamente uniamoci a loro per la grande e comune causa. Essi sono il nostro presbiterio, i nostri necessari consiglieri; essi condividono con noi aspettative, difficoltà, gioie, come gli apostoli con il Maestro.

La vita consacrata, sia degli uomini sia delle donne, è un altro aspetto della vitalità del popolo di Dio. L'evangelizzazione della vostra nazione fu cominciata dai religiosi ed essi molto operarono nei grandi monasteri, nei luoghi d'esercizio per giovani, nelle parrocchie nel volger dei secoli, per mantenere un'impronta cristiana all'Ungheria, che l'aveva ricevuta dal grande santo Stefano.

Con grato e particolare ricordo li saluto. Ancor oggi sono dediti all'educazione dei giovani, alla testimonianza dello spirito evangelico, all'esercizio delle opere di carità. Vogliamo sperare che la loro presenza sia sempre più riconosciuta e desiderata da tutti.


7. In tutta la Chiesa stiamo celebrando l'Anno mariano che proseguirà fino al prossimo mese d'agosto. L'Ungheria ama essere chiamata "regno di Maria", alla quale molte chiese sono dedicate, sparse in tutta la nazione. Nel mese di settembre avete intrapreso un pellegrinaggio comunitario al santuario di Maria Pocz, in occasione del giubileo della diocesi Haidudoroghnuse, alle cui solenni celebrazioni partecipo il card. prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Sono persuaso che la devozione del popolo ungherese alla Santa Madre di Dio è un pegno e una speranza sicura della vita della Chiesa presso di voi.

Alimentate dunque con forte intelligenza d'iniziative la devozione dei fedeli, per rinnovare il loro amore per la Vergine Maria. Tra queste, i pellegrinaggi ai santuari mariani in questi mesi hanno un significato particolare. Nel 1988 ricorrerà il 950° anniversario della morte di santo Stefano. La sua grande personalità, l'opera da lui esplicata in favore del vostro buon popolo, la sua saggezza, la sua prudenza, il suo affetto per la sede di san Pietro e, soprattutto, la sua devozione filiale per la Madre di Dio sia per voi esempio e conforto.

Diletti fratelli, concludendo questa riflessione sui fattori e le questioni della vita religiosa della vostra nazione, vi esorto a riflettere su quest'ultimo punto. Nel discorso dell'ultima cena, il Signore Gesù prego per l'unità degli apostoli e perché essi imitassero la sua unità col Padre (Jn 17,21).

Conservate il saldo legame che vi unisce al successore di Pietro e aumentate l'unità e collegialità d'azione tra voi. Riunite le vostre esperienze, interpretate concordemente i segni dei tempi, nel rispetto dei bisogni propri dei popoli, mossi sempre da spirito di fedeltà alla Chiesa.

Questa unità tra voi, pastori, sarà origine e radice della perfetta comunione ecclesiale, che abbraccia tutti in Cristo: vescovi, sacerdoti, religiosi, popolo dei fedeli. Implorando su voi la benedizione del santo re Stefano e di tutti i santi ungheresi, affidandovi alla materna protezione della "Grande Signora degli ungheresi", imparto a voi, ai vostri collaboratori, a tutta la Chiesa d'Ungheria e alla diletta nazione ungherese, la mia apostolica benedizione.

1987-11-13 Data estesa: Venerdi 13 Novembre 1987




Alla XXXIV Assemblea della FAO - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il progresso consente di produrre cibo per tutta l'umanità

Testo:

Signor presidente, signor direttore generale, vostre eccellenze, gentili delegati e uditori.


1. E' per me un immenso piacere avere quest'opportunità di incontrarvi, rappresentanti ed esperti degli Stati e delle organizzazioni membri della FAO. Do il benvenuto a voi partecipanti alla XXXIV assemblea generale che ha luogo qui a Roma. Quest'incontro al Vaticano, rinnovato più volte sin dall'inizio della vostra Organizzazione nel 1945, è divenuto oramai una tradizione delle vostre assemblee.

Colgo l'opportunità per esprimere i più cordiali saluti al direttore generale, Edouard Saouma, che inizia un nuovo periodo del suo ufficio. Assicuro a tutti voi la mia stima per il lavoro svolto dall'Organizzazione e riconfermo lo speciale interesse che la Santa Sede ha per le questioni relative alla fame e alla malnutrizione nel mondo, come indicai nel messaggio inviato in occasione della Giornata mondiale della fame.


2. Gli interessi e le preoccupazioni che diedero origine alla FAO non hanno risolto ancora alcuni problemi urgenti esistenti dall'anno della fondazione dell'Organizzazione. I paesi membri sono impegnati ad elevare il livello di nutrizione e gli standard di vita dei loro popoli, a incrementare la produzione e la distribuzione degli alimenti e dei prodotti agricoli, con particolare attenzione a migliorare le condizioni della popolazione rurale. Il principale scopo della FAO è la sicurezza alimentare mondiale, per la quale tutti i popoli devono sempre avere possibilità economiche e fisiche di ottenere il cibo di cui hanno bisogno.

Semplicemente menzionando queste intenzioni si riconosce la natura globale dei compiti che sono stati intrapresi. Come in altri campi dell'attività umana, la produzione di cibo, la sua accessibilità e la sua distribuzione, sono questioni che oggi vanno al di là delle frontiere delle singole nazioni e anche degli stessi continenti. La struttura dei vostri sforzi deve essere fatta di comprensioni internazionali, collaborazione e buona volontà. Se gli stati non sono disposti ad assumere un atteggiamento di apertura e solidarietà nella famiglia umana, i vostri sforzi incontreranno seri ostacoli e difficoltà.

L'ideale originario e l'ispirazione che guida la FAO hanno bisogno di essere costantemente sostenuti e rafforzati. E' dalla convinzione morale della bontà delle intenzioni originali che voi traete la forza necessaria per far fronte ai compiti tecnici e umani. Condividendo sempre più pienamente questa convinzione gli stati membri troveranno la forza di lavorare insieme nella grande causa per eliminare dalla faccia della terra l'antica piaga della fame. L'estensione e la varietà delle attività mondiali e dei progetti di assistenza tecnica della FAO in così tanti paesi in via di sviluppo, parlano chiaramente del bisogno che il mondo ha di questa Organizzazione. E' da sperare inoltre che la vostra dedizione continua e la vostra cura consolideranno gli stati membri nello scopo da raggiungere. La capacità di ogni Organizzazione internazionale di agire effettivamente dipende molto dalla forza di consenso e dall'unità dei propositi dei suoi membri.


3. Considerando lo stato attuale della situazione alimentare nel mondo, si rimane impressionati del contrasto tra l'esistenza di un sovrappiù in alcune aree, soprattutto di cereali, e il presente stato di crisi in altre aree, dove la gente non ha abbastanza da mangiare, al punto che esiste un reale pericolo di morte per fame. Per rispondere a questa tragica situazione c'è urgente bisogno di solidarietà internazionale. Esiste l'impegno, attuale e futuro, di rendere le risorse accessibili a coloro le cui vite sono maggiormente in pericolo. Ciò è particolarmente vero in quanto la produzione alimentare mondiale eccede ai fabbisogni dell'attuale popolazione mondiale. Di fatto è oggettivamente prevedibile che in futuro sarà prodotto sufficiente cibo per una popolazione mondiale accresciuta. Il progresso scientifico e tecnologico nella coltivazione e nell'uso delle risorse della terra, che risulta in nuovi e migliori prodotti, può garantire quest'abbondanza.

Tale aspetto è valido se si considera la produzione alimentare nella sua interezza; rimangono pero al momento scarsità in certe regioni e paesi rispetto ai loro livelli di popolazione, scarsità talvolta aggravate da fattori sociali e politici. Queste aree colpite hanno costantemente bisogno di assistenza tecnica per sviluppare le proprie risorse a beneficio delle loro popolazioni. Ma il loro immediato benessere dipende anche dall'effettuazione di un miglior sistema di distribuzione, con disposizione per l'uso del surplus alimentare per andare incontro agli urgenti bisogni delle vittime della siccità e delle carestie.

Inoltre devono essere sviluppati dei modi per bilanciare la giusta richiesta da parte dei produttori di prezzi giusti per i beni da loro offerti, e la reale capacità delle nazioni più povere di pagare i beni di cui abbisognano.

Questo è un problema complesso che richiede un ripensamento circa la priorità, sia da parte dei paesi sviluppati che da parte di quelli in via di sviluppo. L'intera comunità internazionale è chiamata a porre la questione dello squilibrio negli scambi internazionali. Soprattutto è richiesta una nuova mentalità, che ricerchi una genuina forma di giustizia nelle relazioni internazionali, nelle quali gli interessi dei più poveri vengano meglio salvaguardati e l'eccessiva difesa di particolari interessi venga sostituita da una sincera ricerca del vero bene comune dell'intera famiglia umana.


4. E' oggi più che mai ovvio che i problemi riguardanti l'alimentazione e l'agricoltura devono venir affrontati nel contesto della situazione economica mondiale. Concrete linee di condotta sono fortemente minate da forze e debolezze, oscillazioni e crisi nell'economia mondiale. Solo in questo contesto è possibile formulare e adempiere processi di crescita economici, monetari, sociali e politici nelle nazioni individuali e sul piano internazionale.

Un'istanza particolarmente impressionante di questo fatto sono le difficoltà che vivono i paesi con un enorme debito pubblico. Anche se ci sono altre condizioni favorevoli a una reale crescita, questi paesi vedono il loro progresso frenato dall'immensità del loro debito, con il conseguente esaurimento delle risorse. La gravità del problema relativo al debito pubblico presente nella comunità mondiale ha indotto la Santa Sede a pubblicare un documento redatto dalla Commissione Pontificia "Iustitia et Pax", concernente gli aspetti etici della questione del debito internazionale. La Chiesa è convinta che le relazioni economiche non possano essere distaccate dalle questioni morali ed etiche, poiché la persona umana è il cuore di ogni impegno e attività umana. Infatti, come la presentazione del Documento sottolinea, "le strutture economiche e i meccanismi finanziari sono al servizio della persona umana e non viceversa". Esso esprime la speranza che "le relazioni di scambi e i meccanismi di finanza che vanno di pari passo possano essere riformati prima che la pusillanimità e l'egoismo - siano essi privati o collettivi - degenerino in conflitti irrimediabili" ("Al servizio della comunità umana: un approccio etico alla questione del debito internazionale", presentazione). La Santa Sede spera anche che come esito si arrivi a un maggiore senso di responsabilità e solidarietà tra le nazioni del mondo, che vengano fatti degli sforzi per stabilire relazioni internazionali e assistenza internazionale sui principi di genuina giustizia e mutuo rispetto.


5. Un'altra seria questione riguardante l'alimentazione e l'agricoltura che deve essere affrontata da una prospettiva globale è l'urgente questione della protezione dell'ambiente. Rispetto a ciò ebbi l'occasione, alcuni giorni fa, di parlare a un incontro organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze sul tema "Un moderno approccio alla protezione dell'ambiente". Di particolare interesse è la crescita del disboscamento e della desertificazione. "Nei paesi in via di sviluppo, caratterizzati generalmente da condizioni climatiche avverse e ostili, esiste l'acuto problema della distruzione delle foreste nelle regioni tropicali umide e quello della desertificazione nelle regioni tropicali secche, problemi che minacciano il nutrimento delle popolazioni. Le scoperte della scienza devono essere utilizzate per assicurare un'alta produttività del territorio in modo che sia garantito alle popolazioni cibo e sostentamento senza distruggere la natura". Comunque, l'ambiente è in pericolo non solo nei paesi in via di sviluppo.

"Nei paesi industrializzati esistono dei problemi preoccupanti riguardanti i prodotti di scarto in forma liquida, solida, gassosa o radioattiva. Pratiche imprudenti hanno causato seri danni alla natura. Scarichi incontrollati hanno causato piogge acide, scorie nell'ambiente e contaminazione dei mari" (6 novembre 1987, n. 2).

Se si vuole risolvere tali seri problemi è necessario uno sforzo comprensivo da parte di tutti i governi e le industrie, così come sforzi educativi e culturali, sostenuti e incoraggiati da organizzazioni internazionali, inclusa la FAO.

Allo stesso modo, progressi nel campo dell'ingegneria genetica, che in alcuni casi portano a legittimare delle scoperte applicate alla genetica umana, tuttavia offrono la speranza di grandi benefici per lo sviluppo dei paesi se applicate alla genetica vegetale e animale. Un benefico e reale progresso in questi campi sarà effettivo solo se ci sarà un più grande senso di interdipendenza e solidarietà.

La Santa Sede esprime il suo sostegno alla FAO nel suo impegno ad offrire linee guida per l'effettiva applicazione della genetica vegetale, specialmente per quanto riguarda la condivisione dei risultati delle ricerche scientifiche in maniera ricca e aperta e particolarmente a beneficio delle aree che più hanno bisogno di questa assistenza tecnica e scientifica.


6. Dopo oltre quattro decenni di esistenza delle Nazioni Unite a delle agenzie intergovernative associate ad essa, si desidera che lo spirito di speranza e solidarietà che ispiro i membri fondatori venga rinnovato e accresciuto, rendendo la comunità internazionale sempre più capace di raggiungere obiettivi di pace, libertà e progresso sociale che soli offrono all'umanità la prospettiva di un futuro migliore. A questo riguardo la FAO svolge un ruolo importantissimo, e il suo speciale contributo al benessere delle popolazioni del mondo chiama a una collaborazione responsabile da parte di tutti gli stati che hanno dato il loro apporto ai suoi regolamenti fissati dalla legge.

Di particolare importanza è la reale documentazione da voi offerta concernente lo stato attuale della produzione agricola e alimentare nei singoli paesi e nel mondo. L'assistenza della vostra Organizzazione nei progetti e programmi organizzativi a favore dei governi e delle altre organizzazioni internazionali è veramente necessaria e auspicabile; così anche i vostri sforzi nel cercare adeguati finanziamenti per progetti in paesi in via di sviluppo sono non solo su una base bilaterale, bensi su una più ampia base multilaterale.

La crescente attivazione e l'espansione delle cooperazioni tecniche intraprese dalla FAO sono un beneficio per molti paesi, specialmente nella misura in cui rafforzano la capacità dei governi di analizzare situazioni locali e di formulare e di attivare appropriati programmi e progetti di sviluppo culturale. Un aspetto particolare delle attività della FAO che merita particolare lode è la pronta risposta alla grave situazione alimentare che colpisce il continente africano.


7. Esprimendo l'apprezzamento della Santa Sede per i risultati così ampi, desidero assicurarvi, distinti rappresentanti ed esperti, del continuo interesse della Chiesa per gli scopi e le attività della vostra Organizzazione. E' preoccupata soprattutto del completo benessere delle persone umane che sono, in ultima analisi, i beneficiari del vostro servizio. Imploro per voi i doni di Dio Onnipotente di sapienza, forza e compassione nell'adempimento degli elevati compiti al servizio dell'umanità. La comunità internazionale diventi sempre più sensibile ai bisogni dei poveri e degli affamati nel mondo. Dio vi benedica abbondantemente.

1987-11-13 Data estesa: Venerdi 13 Novembre 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi polacchi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)