GPII 1988 Insegnamenti - Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la cultura - Città del Vaticano (Roma)

Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la cultura - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Sinodo ha rivelato l'urgenza di formare laici che rendano vivo il Vangelo nelle culture

Testo:

Signori Cardinali, cari amici.


1. Sono lieto di accogliervi nell'occasione della riunione annuale del Pontificio Consiglio per la cultura. Dopo un primo quinquennio, ricco di promesse e di realizzazioni, si apre ora una nuova fase per il vostro dicastero e io sono felice di salutare tra voi i membri di recente nomina. In America del Nord e in America latina, in Africa e in Asia, in Europa voi siete testimoni della vitalità e della diversità delle culture, come anche della presenza della Chiesa in tutti i campi in cui si svolge l'attività umana. Il dinamismo evangelico è all'opera nelle più grandi realizzazioni della cultura: la filosofia e la teologia, la letteratura e la storia, la scienza e l'arte, l'architettura e la pittura, la poesia e il canto, le leggi, la scuola e l'università. Cari amici, vi spetta di essere nella Chiesa i testimoni attivi delle culture odierne e i rappresentanti visibili e operosi del Pontificio Consiglio per la cultura in tutto il mondo.


2. Il recente Sinodo dei Vescovi, dedicato alla vocazione e alla missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, a vent'anni dal Concilio Vaticano II, ha sottolineato l'urgenza di formare laici che rendano il Vangelo più presente nel tessuto vivente delle culture, negli ambienti che segneranno domani le mentalità e ispireranno i comportamenti: la famiglia, l'impresa, la scuola, l'università, i mezzi di comunicazione sociale. Alcuni tra voi hanno fatto una osservazione di rilievo, sottolineando l'importanza dell'impegno per aprire il mondo intellettuale e universitario ai valori evangelici.

I lavori del Sinodo hanno fatto prendere coscienza ancor più chiaramente che la sfida per tutti i battezzati è di testimoniare la loro fede con intelligenza e coraggio, in modo di portare la salvezza e la speranza nelle culture del nostro tempo. Vi invito di nuovo a fare meglio comprendere ai nostri contemporanei che cosa significhi concretamente e vitalmente evangelizzare le culture. Il compito è arduo e complesso, ma il mio incoraggiamento, il mio appoggio e la mia preghiera vi accompagnano in questa missione cui annetto un'importanza primaria.


3. Perché il Vangelo possa fecondare le culture di questo mondo in pieno cambiamento, un impulso rinnovato deve venire da tutte le componenti della Chiesa, dagli organismi della Santa Sede come dalle conferenze episcopali, dalle organizzazioni cattoliche internazionali come dalle comunità religiose e dagli istituti secolari, dai laici impegnati nella ricca diversità dei movimenti di apostolato, come anche nelle istituzioni civili.

Il vostro presidente esecutivo mi ha informato dei progetti di incontri, preparati da tempo, che vi permettono a poco a poco di entrare in contatto con le realtà vive della Chiesa in tutti i continenti. Penso in particolare al prossimo colloquio africano promosso dalla signora Victoria Okoye, che vi permetterà, dopo Onitsha, di riconoscere l'impegno rilevante delle donne africane per trasmettere la fede e la cultura, per incarnare i valori del Vangelo nelle nuove generazioni che saranno l'Africa del prossimo millennio.

Nel quadro delle attività della Santa Sede presso le istituzioni internazionali, a cominciare dall'Unesco e il Consiglio d'Europa, voi avete un contributo specifico da portare secondo le vostre competenze, al fine di rendere più incisiva la presenza dei cristiani e delle loro organizzazioni nelle grandi assemblee dove si dibattono i problemi dell'educazione, della scienza, dell'informazione e della cultura. Incoraggio vivamente la vostra partecipazione alle iniziative prese dai dicasteri romani per realizzare quegli obiettivi che rispondano alle aspirazioni della nostra epoca, così sensibile ai valori di una cultura solidale e fraterna.


4. Al termine del primo quinquennio, ho il piacere di rendere omaggio a tutti coloro che si sono impegnati senza risparmiare energie per creare il Pontificio Consiglio per la cultura, e renderlo presente, vivo, attivo in tutto il mondo. Il caro Cardinale Garrone e i membri del Consiglio di presidenza, il Cardinale Poupard e il Consiglio esecutivo, il Consiglio internazionale, tutti avete lavorato senza tregua per realizzare il mandato che vi avevo affidato il 20 maggio 1982 istituendo questo Consiglio. Come testimoniano il vostro bollettino e altre pubblicazioni, questo nuovo dicastero della Santa Sede è riuscito, con un suo stile, ad attivare a Roma come nel resto del mondo, una rete viva di collaboratori e intraprendere una azione capillare che comincia a portare frutto. Mi è caro in particolare sottolineare l'utilità della collaborazione con gli altri organismi della Santa Sede, con le conferenze episcopali, con le organizzazioni cattoliche internazionali, con le conferenze dei religiosi. Cari amici, con la vostra nuova équipe, proseguite questa fruttuosa cooperazione, in stretta unità con la Pontificia Accademia delle scienze, come ho già sottolineato in diverse riprese.

Apprezzo inoltre la vostra collaborazione con la Commissione teologica internazionale. I problemi concernenti la fede e l'inculturazione, che voi avete cominciato a indagare insieme, meritano certamente uno studio approfondito per portare in luce una adeguata pastorale della cultura.


5. Il progetto "Chiesa e cultura universitaria", portato avanti insieme con la Congregazione per l'educazione cattolica e il Pontificio Consiglio per i laici, può anche diventare un mezzo efficace di collaborazione della Chiesa alla promozione cristiana di una civiltà dell'amore e della verità, alla vigilia del nuovo millennio. Il mondo universitario costituisce per la Chiesa un campo privilegiato per la sua opera evangelizzatrice e per la sua presenza culturale.

Quali valori umani e religiosi segneranno la cultura universitaria di domani? Chi non vede la serietà di tali questioni per la salute intellettuale e morale delle nuove generazioni? La posta in gioco è molto complessa e richiede una collaborazione attiva da parte di tutti nella Chiesa. perciò mi rallegro per lo studio e le riflessioni comuni che il Pontificio Consiglio per la cultura e i due dicasteri già citati hanno messo in atto, in collaborazione con gli episcopati, le organizzazioni dei laici e gli istituti religiosi, affinché l'azione della Chiesa sulla cultura universitaria risponda veramente alle esigenze della nostra epoca.


6. In quest'anno mariano, che la Madonna sia la vostra stella e il vostro modello! Donandoci suo Figlio, Gesù, ella tutto ci ha donato. Nella sua persona, i valori umani sono stati assunti e trasfigurati in un mistero congiunto di interiorità e di trascendenza. Sul suo esempio la vostra cultura sia il riflesso di quello che avete ricevuto e il crogiolo di quello che offrite alla Chiesa e al mondo, cioè la testimonianza che il regno annunciato dal Vangelo è vissuto nella vostra propria cultura! Con tutti i miei auguri per le vostre persone e le vostre famiglie, vi assicuro la mia preghiera per la fecondità del vostro lavoro, sul quale chiedo l'abbondanza della grazia divina, mentre di tutto cuore vi imparto la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-01-15 Data estesa: Venerdi 15 Gennaio 1988




Ai Vescovi della Germania Federale in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La trasmissione integrale della fede sia vostra preoccupazione pastorale

Testo:

Cari confratelli nell'episcopato!


1. L'anno scorso in maggio durante la mia seconda visita pastorale nella Repubblica Federale di Germania vi ho incontrato insieme ai cattolici del vostro paese. Oggi mi rallegro che voi tutti siate qui riuniti al cuore della Chiesa universale in occasione dell'antico e venerabile uso della visita "ad limina apostolorum". Ogni volta i nostri incontri sono la testimonianza della profonda unità della Chiesa e della forte ed indistruttibile comunione del collegio episcopale con il Papa come successore di Pietro. Un cordiale benvenuto con la speranza che la vostra visita ai sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo così come i vostri incontri con i dicasteri della curia romana insieme al nostro incontro fraterno di preghiera e alle consultazioni diventino una fonte di inesauribile fervore pastorale per le vostre diocesi e per la Chiesa universale.

In voi saluto oggi il primo gruppo della vostra conferenza episcopale, i Vescovi della Baviera di Augusta, Bamberg, Eichstätt, Monaco e Frisinga, Passau e Würzburg. A voi si sono aggiunti i Vescovi di Fulda e Speyer. Saluto in modo particolare i metropoliti della vostra regione, il Cardinale Friedrich Wetter di Monaco e Frisinga e l'Arcivescovo Elmar Maria Kredel di Bamberg. Con voi ci sono anche i Vescovi ausiliari che vi stanno fedelmente al fianco e vi aiutano nella guida pastorale.

Durante la visita pastorale dell'anno scorso dovunque ero stato accompagnato dall'indimenticabile presidente della vostra conferenza episcopale, il Cardinale Höffner. Chi avrebbe detto che già da allora era minato da una malattia incurabile e che solo poche settimane dopo sarebbe andato lentamente incontro alla morte. Riconoscente ripenso oggi, all'inizio della vostra visita "ad limina", alla sua straordinaria figura. Era un coraggioso testimone della fede e ha avuto un'importanza fondamentale per la sua diocesi, per la Conferenza episcopale della Germania federale e anche per la Chiesa universale. Che alla sua memoria sia reso onore e viva egli nello spirito della giustizia e dell'amore al quale è stato sempre vincolato.

Il mio discorso ai Vescovi tedeschi dei tre gruppi verte su un pensiero dominante: la preoccupazione per la fede, per la vita cristiana nelle parrocchie e per la testimonianza di vita cristiana nel mondo. Anche se davanti ad ogni singolo gruppo mi devo limitare ad un numero ristretto di temi, le mie argomentazioni attuali sono rivolte all'intera vostra conferenza episcopale. Accettate quindi l'intero mio discorso come incitamento e aiuto per il servizio pastorale nelle vostre diocesi e per un lavoro comunitario nel vostro paese.


2. Nel nostro primo incontro di oggi desidero richiamare l'attenzione e la preoccupazione che come sommi pastori responsabili del Popolo di Dio dovete avere per la fede.

Il pastore deve affrontare ogni momento molti impegni urgenti. Voi sapete quante difficoltà e problemi esistono oggi, che necessitano di una risposta. Voi della Repubblica Federale di Germania, per le vostre buone condizioni esterne avete la possibilità di organizzare e creare nuovi servizi per portare a buon fine questi compiti. Se si osservano le molteplici istituzioni ecclesiastiche e attività nelle vostre diocesi e in tutto il Paese, si trova senz'altro motivo di riconoscenza. Dovete pero come Vescovi vigilare perché tutte queste realtà ricevano la forma, l'ordine interiore e la direzione dell'unità della fede, perché alla fine non risultino essere senza connessioni tra loro e addirittura in contraddizione, per rimanere infine infruttuose. Uno dei compiti primari dei Vescovi è di indirizzare, con la loro guida consapevole, responsabile e prudente queste molteplici attività e servizi verso una meta sostanziale: trasmettere una fede completa e approfondirla costantemente. Si dovrà quindi verificare ogni volta se ciò che accade nella Chiesa nelle diverse sfere, veramente porta la nostra fede ad un livello più profondo. Oggi ci sono anche, ai margini della Chiesa e nella realtà sociale molti compiti da assolvere, necessari per la nuova evangelizzazione della vita pubblica e privata nella famiglia e nella società.

Ma essi devono possedere un dinamismo interno che porti in modo concreto e convincente a intensificare il perseguimento della fede e che non si fermi a "preambula" inutili. Il punto prioritario delle vostre preoccupazioni di pastori dovrà essere sempre e dovunque la vita della fede nei cuori dei singoli e nelle vostre parrocchie e diocesi. Dovete avere anche un importante criterio per valutare "l'utilità" di molte attività e servizi: tutto ciò che viene "costruito" in modo spirituale secondo l'intendimento degli apostoli (cfr. 1Co 3,12-14), è utile anche alla vita della fede nella Chiesa.

Quali Vescovi avete, cari confratelli, la responsabilità di questa fede in una nazione industriale ricca di beni della civiltà. Gli uomini del vostro Paese hanno - rispetto alla maggior parte degli uomini di altri popoli - buone condizioni di vita e molta libertà. Ciò nonostante non si sono dimostrate buone in egual misura per il cammino della fede. Al contrario, da voi è avanzata notevolmente la secolarizzazione nella vita dei singoli, della famiglia e, non ultimo, nella vita pubblica.

Il senso della trascendenza e del Dio vivente è difficilmente presente in molti uomini. La frequenza in Chiesa, che è un mezzo per verificare la vita nell'ambito della Chiesa negli ultimi decenni è stata trascurata. La fede ha perso nella sua quotidianità, soprattutto nella famiglia, la sua forza e così pure la preghiera giornaliera.

Non ci si deve quindi meravigliare se tra genitori e figli si è formata una profonda frattura nella continuità della fede per le generazioni future; una situazione questa definita da voi "drammatica".


3. Oggi la Chiesa nel vostro Paese deve prendere atto di questa situazione e impegnarsi con decisione. Voi dovete cercarne fino in fondo le cause e fare tutto il possibile per dare tutti insieme in collaborazione, una svolta positiva. Vi sono grato per avere già dato inizio ad una serie di provvedimenti, che possono essere significativi per altri Paesi.

Il vostro "Catechismo per gli adulti" la cui prima parte è dedicata alla conoscenza della fede nella Chiesa, è uno strumento efficace per il necessario impegno al recupero del senso della fede. Penso alle molteplici iniziative della "catechesi parrocchiale", per condurre ben preparati ai sacramenti i bambini e i giovani lontani dal cammino della fede. E' un elemento positivo l'impegno attivo di molti laici. Fate in modo che siano ben preparati per svolgere il loro ruolo di catechisti e che collaborino in armonia con i parroci. E' necessario inoltre utilizzare tutte le occasioni che si presentano per un approfondimento della fede nei vostri numerosi asili, nelle lezioni di religione, nelle scuole fino alla formazione teologica degli adulti. E' particolarmente importante per la trasmissione di una fede viva, capace di sostenere gli interrogativi che l'uomo di oggi si pone continuamente, che vi sia soprattutto un'adeguata preparazione dei sacerdoti e dei collaboratori pastorali che attendono per professione a questo importante ruolo; così come un solido perfezionamento perché siano in grado di condurre positivamente il discorso della fede con i nostri contemporanei e annunciare loro in modo persuasivo la lieta novella di Gesù Cristo. In questo contesto vorrei ricordarvi la grande responsabilità della scienza teologica come richiamo alla fede. La teologia nel vostro Paese può rispondere alla sua grande tradizione soltanto rendendo sicuro il discernimento della fede al di là e attraverso ogni specializzazione; quando l'incitamento alla fede avverrà nella Chiesa e con la Chiesa, perché gli uomini anche oggi possano dire riconoscenti e felici con il salmista: "E' in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce" (Ps 36[35],10). Per quanto riguarda il vostro impegno desidero oggi incoraggiarvi ed invitarvi a non scendere a patti con il processo di secolarizzazione che attenta alla vita della fede. Combattete nello spirito del Concilio Vaticano II, in comunione con l'alto Magistero della Chiesa usando tutti i mezzi a vostra disposizione con risolutezza. Voi siete responsabili della verità della nostra fede e della vostra carica, e spesso anche della ricerca segreta degli uomini, e soprattutto dei giovani, siete responsabili della verità e della conoscenza. E' quindi necessario puntare al centro vitale della fede per poter annunciare e riconoscere la bellezza e la profondità di tutte le verità.


4. Anche l'"ethos" cristiano appartiene sostanzialmente a questa verità di fede.

Voi sapete quanto sia minacciata l'integrità morale dell'uomo.

Avete a lungo discusso nel vostro Paese sui valori comuni che legano gli uomini in un'unica società nella libertà della scelta religiosa e delle ideologie.

Il riconoscimento da parte di tutti dei cosiddetti valori comuni necessari per una vita sociale degna degli esseri umani sembra affievolirsi sempre più nella società moderna. Una sconsiderata ambizione di potere e ricchezza, uno sfrenato desiderio di affermazione e un modo sregolato di vivere la sessualità stanno portando l'uomo, in misura crescente, verso la distruzione e la rovina morale. Prodigatevi con vigore nella divulgazione e nell'insegnamento della fede perché vengano stabilite autentiche norme morali. Siate particolarmente attenti perché anche nell'ambito della Chiesa vengano diffuse regole morali di buon comportamento, che si adattino ai necessari istinti dell'uomo mostrando pero la libertà vera di un cristiano. Rinuncia e pazienza, maturazione e stabilità non devono essere parole sconosciute nella nostra vita quotidiana, soprattutto nell'affronto della sessualità dell'uomo. Particolarmente grande è oggi la responsabilità dei teologi morali non solo perché si trovano davanti a nuove e difficili provocazioni ma soprattutto perché insegnamenti non chiari o addirittura falsi nell'ambito della morale portano i credenti ad una particolare confusione. Più seria e impellente delle richieste di carattere teorico. Dovete quindi considerare un punto centrale della vostra responsabilità pastorale di questo periodo la cura perché la teologia morale venga intesa veramente come una sorgente limpida della fede della Chiesa, e guidi gli uomini di buona volontà e li aiuti a plasmare la loro vita.

Conformemente a ciò dovete fare di tutto perché i vostri teologi morali insegnino in modo chiaro e persuasivo l'"ethos" impegnativo del messaggio cristiano. Inoltre che sappiano tradurre in modo comprensibile e rendere fruttuoso per la vita dell'uomo il significato autentico dei documenti del Magistero sui problemi di fondo della morale - in particolare modo quelli che riguardano il matrimonio e la famiglia (Pauli VI "Humanae Vitae"; Ioannis Pauli PP. II "Familiaris Consortio").

In questo senso si è espresso chiaramente in questi ultimi anni della sua vita il defunto Cardinale Höffner.


5. Cari confratelli nell'episcopato! La nostra preoccupazione comune per la fede nelle nostre diocesi e comunità deve rivolgersi in modo particolare agli insegnanti e ai predicatori, ai nostri sacerdoti e ai loro collaboratori nel servizio pastorale e alle vocazioni sacerdotali. Siate vicini, come padri e amici, ai vostri sacerdoti nei diversi e faticosi impegni che comporta la loro funzione.

Curate insieme a loro una giusta pastorale delle vocazioni. Prendetevi cura con particolare avvedutezza dei seminari per i sacerdoti e dei luoghi per la formazione dei futuri collaboratori pastorali, degli istituti superiori di teologia e delle università. I futuri insegnanti e predicatori dovranno essere istruiti coscienziosamente nella scienza filosofica e teologica. Estremamente necessaria sarà una solida formazione teologica di base che in nessun caso dovrà essere sacrificata a una rapida e spesso sopravvalutata esperienza pratica. Fate attenzione perché sia un insegnamento accurato con docenti ben formati. Una profonda e convincente spiritualità deve essere posta alla base di qualsiasi formazione e sforzo pastorale. Ne sia strumento la guida alla preghiera, a vivere e operare nella preghiera. Gli ordini religiosi con le loro ricche tradizioni di spiritualità, insieme con i più nuovi movimenti sono oggi un grande aiuto indispensabile a sacerdoti e laici.

Le vostre diocesi in Baviera hanno l'unica università di diritto pontificio nell'area linguistica tedesca, l'Università cattolica di Fichstatt. Vi ringrazio sinceramente per la cura che prodigate a questa università e vi vorrei incoraggiare a un ulteriore sviluppo di questa università. Sarebbe auspicabile che non solo la diocesi di Baviera ma tutte le altre diocesi tedesche si sentissero responsabili di questa università. Poiché la Germania vanta una tradizione universitaria famosa in tutto il mondo, una università cattolica anche nel vostro Paese acquista per la Chiesa un grande significato.


6. Mentre vi affido questa prima parte delle mie riflessioni in occasione della vostra visita "ad limina", con la speranza di successivi incontri personali e conclusioni comuni, vi ringrazio, cari confratelli, veramente di cuore per la vostra fedele dimostrazione di fede, speranza e carità nelle vostre diocesi.

Salutatemi i vostri predecessori nel compito pastorale che ancora vivono, i meritevoli Arcivescovi di Bamberg e Speyer: Josef Schneider e Isidor Markus Emanuel, di Passau e Fulda: Anton Hofmann e Eduard Schick. Un caro saluto a tutti i fedeli, soprattutto ai vostri sacerdoti e diaconi e a tutti coloro che sono al servizio della Chiesa. Salutatemi tutti i vostri collaboratori che si adoperano nei diversi campi: in quello pastorale, nella Caritas, nell'insegnamento della fede, nella scienza teologica, nell'amministrazione. Saluto in modo particolare tramite vostro le donne e gli uomini negli ordini e nelle congregazioni, negli istituti secolari e nelle comunità spirituali.

Chiedo a Dio che la loro vita nello Spirito dell'imitazione di Gesù Cristo porti ricchi frutti per loro e per la Chiesa universale. Perché Dio vi aiuti e vi protegga sempre imparto a voi e ai fedeli credenti affidati alle vostre cure, in particolare ai bambini e ai vecchi come ai malati e ai sofferenti, con tutto il mio cuore la benedizione apostolica.


Data: 1988-01-16 Data estesa: Sabato 16 Gennaio 1988




Alla Federazione italiana scuole materne - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Soluzioni legislative improntate a giustizia per il servizio reso dalle scuole libere

Testo:


1. Porgo a voi, presidenti, dirigenti e consulenti delle scuole materne di ispirazione cristiana, convenuti a Roma per il V Congresso della "Federazione Italiana Scuole Materne" (FISM), un sentito e cordiale saluto.

Attraverso le vostre persone voglio raggiungere tutte le educatrici, religiose e laiche, i sacerdoti e gli operatori impegnati in questo delicato settore.

Un ricordo del tutto particolare riservo alle famiglie che in numero veramente considerevole, pur fra non poche difficoltà, affidano alle vostre scuole i loro figli e partecipano, con autentica dedizione, alle attività degli organismi educativi e gestionali.

Già in altre occasioni ho avuto modo di rivolgere a voi una parola di vivo incoraggiamento per l'importante servizio che, con generosità e competenza, dedicate ai bambini e alle loro famiglie, specialmente quelle giovani, sempre bisognose di sostegno e di aiuto.

Anche oggi, pur brevemente, offro qualche spunto a conforto della vostra costante e attenta riflessione.


2. Vorrei innanzitutto riaffermare la dignità del bambino, giacché oggi non di rado si tende ad escluderlo o almeno a "subirne" la presenza, spesso strumentalizzarlo per secondi fini, o addirittura ad abusare della sua naturale debolezza.

Il bambino è "persona", è uomo; come tale deve essere accolto, amato, aiutato nel suo sviluppo fisico e morale affinché possa occupare il suo "irripetibile" posto nella società e nella comunità ecclesiale.

Ogni bambino è voluto da Dio Padre, è redento da Cristo, diventa tempio dello Spirito Santo nel Battesimo.

Se questa è la dignità del bambino, tutti devono considerare un privilegio accoglierlo, custodirlo ed amarlo come ci ha insegnato il Signore.

Nel Vangelo cogliamo quanto Gesù abbia amato i bambini; quali dure parole abbia usato con chi li allontanava da lui: come ne abbia fatto un modello per gli adulti: "Se non vi convertirete e non diventerete piccoli come i bambini (semplici - limpidi - disponibili), non entrerete nel Regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (cfr. Mt 18,4-7).


3. La Chiesa, seguendo il suo Signore, in ogni tempo ha difeso, privilegiato e servito i bambini, promuovendone la dignità. Basta pensare ai due millenni della sua storia agli ordini religiosi susseguitisi nel tempo, alla vita di pastori e di santi, per raccoglierne la più lucida testimonianza.

Questo amore preferenziale della Chiesa per il bambino si è concretizzato in istituzioni di ogni genere e, agli inizi del secolo scorso, in scuole per i bambini, quando ancora nessuno nemmeno immaginava un simile servizio.

Così le comunità cristiane, le famiglie, il nostro popolo, hanno voluto in ogni paese anche più sperduto, come nelle grandi città, questa scuola, nata e sempre rimasta profondamente legata al tessuto sociale ed ecclesiale.

In una parola: le scuole materne sono nate e cresciute profondamente radicate nella volontà illuminata della nostra gente e, in genere, sono state affidate a religiose o da queste promosse.

A sua volta il Concilio Vaticano II ha sottolineato il posto specialissimo che compete, fra gli strumenti educativi, alla scuola e in particolare alla scuola cattolica. La dichiarazione conciliare sull'Educazione Cristiana afferma: "Tra tutti gli strumenti educativi riveste un'importanza particolare la scuola..."; "La presenza della Chiesa in campo scolastico si rivela in maniera particolare nella scuola cattolica. Questa, certo, al pari delle altre scuole, persegue le finalità culturali e la formazione umana dei giovani. Ma suo elemento caratteristico è di dar vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico..." (GE 5 GE 8).

E il documento sottolinea l'importanza degli educatori: "E' dunque meravigliosa e davvero importante la vocazione di tutti coloro che, collaborando con i genitori, nello svolgimento del loro compito, e facendo le veci della comunità umana, si assumono il dovere di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento" (GE 5).

Questo alto magistero è stato riaffermato dai miei venerati predecessori e fatto proprio dai Vescovi italiani i quali hanno voluto tradurlo nel documento sulla scuola cattolica oggi in Italia e nel catechismo dei bambini della Conferenza episcopale italiana, dove vengono individuati gli elementi specifici riguardanti la proposta educativa nella scuola materna di ispirazione cristiana.


4. Conoscendo le difficoltà presenti a livello di impegno pastorale e di gestione amministrativa, mi rallegro vivamente con voi per quanto avete fatto nella vostra storia associativa in questo arco di tempo, e rinnovo il mio incoraggiamento ai vari operatori, già espresso in altre circostanze, mentre chiedo il massimo di generosità a ciascuno.

Mi rivolgo innanzitutto ai sacerdoti, specialmente se parroci, che con grande sacrificio e intelligenza hanno voluto accanto alla chiesa una scuola materna: continuino a sentirla luogo privilegiato di pastorale.

Desidero poi dire alle religiose, ancora molto presenti in questo settore pastorale con la ricchezza dei carismi propri a ciascun istituto o congregazione: non vi lasciate scoraggiare dalle difficoltà e non cedete alla tentazione di abbandonare questo campo per dedicarvi ad altre attività apostoliche. Anche voi, educatrici ed educatori laici sentitevi onorati di scegliere come luogo di evangelizzazione e di promozione umana la scuola materna.

Raccomando ai genitori, ma anche a tutti i fedeli di sentire la scuola della comunità come ambiente proprio, dove i bambini possano trovare una educazione cristiana in sintonia con quella ricevuta in famiglia e dove essi stessi possano trovare elementi di crescita come veri educatori e cristiani autentici.

Una parola infine alle autorità civili e politiche: non disattendano al servizio sociale di più di ottomila scuole libere, confederate nella vostra Federazione, e si sforzino di trovare rapidamente soluzioni legislative improntate ad autentica giustizia, che non rendano troppo gravosa, e carica di difficoltà qualche volta insormontabili, questa presenza riconosciuta da tutti come capace di servire capillarmente le famiglie italiane.


5. So che il 25 marzo, solennità dell'Annunciazione in questo anno mariano, celebrerete una giornata di intensa esperienza ecclesiale "con Maria verso il 2000". La preghiera di tanti innocenti non sarà disattesa dalla Madre di Dio e nostra.

A lei affido voi e tutte le scuole materne di ispirazione cristiana che rappresentate.

Con la sua intercessione, invoco sulle vostre persone e su quanti operano nelle scuole materne l'abbondanza dei doni del Signore e a tutti imparto di cuore la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-01-16 Data estesa: Sabato 16 Gennaio 1988




Agli allievi delle scuole centrali antincendi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Eroismo e abnegazione per garantire la sicurezza civile

Testo:

Cari allievi delle Scuole Centrali Antincendi!


1. Vi ringrazio per la vostra visita e per la vostra così numerosa presenza, che offre al mio sguardo un magnifico spettacolo. Ringrazio, in particolare, i vostri superiori, gli ufficiali e il cappellano capo, monsignor Gino Di Ciocco, che vi hanno accompagnati a questo simpatico incontro.

Avete concluso il corso di specializzazione presso le Scuole Centrali Antincendi di Roma-Capannelle, ove vi siete addestrati alla coraggiosa attività che vi attende e che rappresenta un importante servizio ai fratelli, qualora dovessero trovarsi in gravi situazioni di pericolo. Vi esprimo la mia stima per la scelta da voi compiuta, di porre le vostre energie giovanili e il vostro entusiasmo al servizio della sicurezza civile. Sono certo che, ogni qualvolta ci sarà bisogno della vostra opera, saprete essere presenti con quella tempestività e generosità, con quello spirito di sacrificio e di abnegazione, di cui hanno saputo dare tante volte esempio coloro che vi hanno preceduti nelle vostre scuole.

Sono noti infatti gli episodi, i gesti e le imprese di vero eroismo compiuti dagli operatori della protezione civile per portare aiuto, sollievo e conforto ai fratelli colpiti da enormi disastri. E' ancora davanti ai nostri occhi la benemerita attività svolta dalle forze di soccorso civile in favore delle popolazioni della Valtellina, duramente provate dalle rovinose calamità naturali.


2. Per tutto ciò la società vi deve essere profondamente riconoscente, e voi meriterete tanto più tale gratitudine, quanto più saprete infondere nella vostra azione, che mira anzitutto a salvare vite umane, una viva coscienza umana e cristiana. Infatti aiutare un fratello o una sorella nel pericolo, significa anche testimoniare quella carità che è il segno distintivo di chi vuol essere veramente cristiano e realizzare nella sua vita le parole del Signore che pone il servizio reciproco e la fraterna solidarietà come principio costitutivo della comunità dei credenti: "Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servitore, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,26-28).

Con questi pensieri ed auspici invoco sulle vostre persone e su quelle dei vostri familiari, che partecipano a questo incontro, la continua protezione di Dio e di cuore imparto a tutti la mia benedizione.


Data: 1988-01-16 Data estesa: Sabato 16 Gennaio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la cultura - Città del Vaticano (Roma)