GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi della provincia di Westminster in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi della provincia di Westminster in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'educazione globale della persona umana implica necessariamente la dimensione religiosa

Testo:


1. Vi saluto cordialmente oggi, in occasione della vostra visita "ad limina apostolorum". La vostra presenza qui rinsalda i vincoli di unità, di carità e di pace che vi uniscono nel collegio episcopale. E' anche segno del profondo amore e fedeltà dei fedeli delle vostre diocesi per il successore di Pietro. Per il vostro tramite desidero salutare tutti i vostri fedeli collaboratori, in particolare il clero e i religiosi, che la consacrazione rende in mezzo a voi segno speciale del Regno venturo. Desidero anche lodare voi, che ne siete i pastori, per la vitalità delle vostre Chiese locali e per lo zelo con cui guidate il gregge affidato alle vostre cure.

Parte importante della vita ecclesiale è l'educazione cattolica, in particolare le scuole cattoliche. So che la preoccupazione per l'educazione ha sempre caratterizzato la vita della Chiesa nella vostra provincia ecclesiastica e ovunque nel vostro Paese. Il Concilio Vaticano II, nella dichiarazione sull'educazione cristiana ricordava il lavoro del primo Concilio provinciale di Westminster del 1852 (cfr. GE 25).


2. Come insegna il Concilio Vaticano II, la responsabilità primaria dell'educazione dei figli è dei genitori. L'educazione comincia in casa, dove la vita familiare tende a insegnare le virtù sociali e l'amore per Dio e per il prossimo. Nello stesso tempo il Concilio riconosce anche che i genitori hanno bisogno dell'aiuto di tutta la società per svolgere il compito di educare i figli.

Da parte sua, la Chiesa ha sempre fornito aiuto ai genitori perché la vita dei fedeli, fin dai primi anni, sia guidata dallo Spirito di Cristo. E' ferma convinzione della Chiesa che un'educazione completa include necessariamente una dimensione religiosa. Se la religione viene trascurata o messa da parte nel processo educativo che forma il cuore e l'anima della nazione, allora non si salverà una moralità degna dell'uomo; la giustizia e la pace non dureranno. La Chiesa è anche convinta che nel provvedere all'educazione cattolica si promuove anche "la perfezione integrale della persona umana, come anche il bene della società terrena e l'edificazione di un mondo più umano" (GE 3).

Questa funzione educativa assume forme diverse, tra cui la scuola cattolica è di rilevante importanza per la missione della Chiesa. Per questo motivo i Vescovi della diocesi hanno un particolare diritto e dovere di sorvegliare e controllare le scuole cattoliche del loro territorio, e di emanare direttive riguardo il regolamento generale di queste scuole (cfr. CIC 806). In un momento in cui è in corso nel vostro Paese una revisione radicale del sistema educativo, e le scuole cattoliche devono affrontare compiti nuovi, vi lodo per la guida che vi sforzate di dare, e per la vostra vigilanza per assicurare la floridezza delle scuole cattoliche, non la sola sopravvivenza, in accordo con i principi dell'educazione cattolica indicati dal Concilio e inscritti nella storia dell'educazione cattolica in Gran Bretagna.


3. I problemi oggi sono tanti e richiedono collaborazione nella società e nella Chiesa per la ricerca del bene comune. La situazione in continuo cambiamento, in particolare, mette alla prova le scuole cattoliche dal punto di vista delle risorse umane e finanziarie. In questo periodo dell'educazione cattolica nel vostro Paese, le vostre Chiese locali devono operare una riorganizzazione che rende necessarie talune chiusure, o fusioni o trasferimenti. E' comprensibile che dei genitori siano in ansia per i loro figli e degli insegnanti per il loro lavoro e le loro prospettive future. E' perciò fondamentale che i Vescovi diano una giusta direttiva in questa fase di riorganizzazione, per assicurare l'educazione cattolica al maggior numero possibile dei membri della Chiesa, e per assicurare una giusta e saggia collocazione delle scuole e la loro impostazione educativa.

Tutte le persone impegnate nella conduzione delle scuole cattoliche devono collaborare sotto la guida dei Vescovi perché queste scuole possano svolgere la loro missione ora e nel futuro. Per molti questo comporterà il sacrificio delle proprie opinioni personali in vista del bene comune.

Quando si rende necessario prendere decisioni difficili sulle risorse umane e materiali, è necessario tenere a mente le parole del "Gravissimum Educationis": "I pastori della Chiesa e i fedeli tutti non devono risparmiare sacrificio alcuno... per venire incontro soprattutto alle necessità di coloro che non hanno mezzi economici o sono lontani dal dono della fede" (GE 9). Questa particolare preoccupazione è fondamentale per l'impegno fermo della Chiesa e promuovere una società più giusta. E' anche fondamentale per la sua missione di evangelizzazione.


4. I Vescovi esercitano la loro guida non solo assicurando l'organizzazione di un adeguato numero di scuole e la loro giusta distribuzione, ma anche promuovendo la comprensione della natura e dell'importanza di queste scuole. Essi devono anche salvaguardare il loro carattere cattolico, oltre che promuovere e controllare lo specifico insegnamento religioso che viene portato avanti.

I progressi soddisfacenti delle scuole cattoliche rendono necessario che genitori, insegnanti, sacerdoti, religiosi e quanti sono coinvolti nella vita delle scuole cattoliche siano al corrente degli sviluppi della legislazione civile. Approvo le numerose iniziative prese in questo settore, in particolare dalle vostre commissioni scolastiche diocesane. L'impegno a continuare la formazione non dovrebbe limitarsi allo studio e all'applicazione a tutte le scuole delle discipline comuni. Deve comprendere anche lo studio e l'applicazione di quanto è specificamente cattolico negli sforzi educativi della Chiesa. In una società pluralistica, le istituzioni cattoliche devono sforzarsi di dare un contributo chiaramente ed evidentemente cattolico. Per svolgere il loro fondamentale ruolo nel raggiungere questi scopi, gli insegnanti cattolici hanno bisogno del sostegno e dell'incoraggiamento dei Vescovi, e non solo di migliorare le loro conoscenze e competenze. Bisogna incoraggiare un rapporto che promuova la comprensione da parte degli insegnanti dell'educazione cattolica, che assicuri la loro appropriata cura pastorale e che perfezioni la loro conoscenza della fede. La formazione è fondamentale, e in questo i "colleges" educativi hanno un grande compito da svolgere nella consapevolezza che non si tratta solo di insegnanti da formare, ma di insegnanti specificamente cattolici. E' anche importante trovare delle modalità attraverso cui completare la formazione di coloro che escono dalle università, perché possano essere veri insegnanti cattolici. Vi esorto anche a promuovere la vocazione degli insegnanti cattolici, e a consigliarla ai giovani negli anni importanti in cui prendono in considerazione le professioni per fare una scelta.


5. Le scuole cattoliche dovrebbero essere molto buone da tutti i punti di vista, non solo nel "curriculum" degli studi regolari e nella rete di relazioni che le costituisce, ma soprattutto come comunità di fede. L'educazione religiosa è più che una materia nel "curriculum". Nelle scuole cattoliche è il cuore del "curriculum centrale". Nè l'educazione religiosa la si può far diventare una vernice superficiale. Perché, come ricorda il Concilio, lo scopo delle scuole cattoliche è "di dar vita a un ambiente comunitario permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità; di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il Battesimo e di coordinare infine l'insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell'uomo, che gli alunni via via acquistano,sia illuminata dalla fede" (cfr. GE 8). Questi scopi possono essere realizzati solo per una testimonianza vivente della fede cattolica da parte dei genitori e degli insegnanti, sacerdoti e religiosi, e di tutti quanti lavorano nelle scuole.


6. Cari fratelli: le scuole cattoliche vanno bene quando c'è una grande consonanza tra casa e parrocchia, tra genitori e insegnanti, tra autorità ecclesiastiche e civili e tra tutti quelli che sono direttamente impegnati nella conduzione delle singole scuole. Mi unisco a voi e al vostro popolo nel rendere grazie a Dio Onnipotente per tutto quello che è stato compiuto dall'educazione cattolica nel vostro Paese, e nel chiedere l'aiuto divino per guidare la realtà delle scuole cattoliche in futuro.

Con fraterna affezione in Cristo Gesù imparto a voi e a tutti i fedeli delle vostre diocesi la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-02-29 Data estesa: Lunedi 29 Febbraio 1988









Alla Plenaria della Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I mass-media difendano i diritti degli uomini

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato, fratelli e sorelle in Cristo, "Il Signore sia con voi".


1. Questo saluto è una parte familiare delle nostre celebrazioni liturgiche. In sè, è una bellissima preghiera che coloro cui la rivolgiamo siano ripieni dello Spirito di Dio e possano riflettere nella loro vita la grazia di Gesù Cristo.

Il saluto liturgico ci ricorda un altro saluto rivolto alla beata Vergine Maria dall'angelo Gabriele: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). Il saluto di Gabriele non fu una speranza piena di preghiera, ma il riconoscimento di un fatto: che il Signore era realmente con Maria.

In questo anno mariano, è giusto ricordare insieme con i membri, i consultori e lo staff della Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali durante la vostra assemblea plenaria annuale, che il patrono degli operatori delle comunicazioni sociali, l'arcangelo Gabriele porto a Maria uno dei più importanti annunci di tutti i tempi: la notizia che ella era stata scelta da Dio Padre per essere la Madre del suo Figlio.

Esaminiamo ora il contesto e il contenuto di questo messaggio per vedere che cosa dobbiamo imparare per il nostro lavoro nel campo delle comunicazioni sociali.


2. L'angelo disse: "Ti saluto, o piena di grazia!". Con questa formula, egli riconobbe la dignità speciale di Maria che era stata benedetta da Dio in modo preferenziale. E' vero che Maria soltanto ha avuto il privilegio di essere concepita senza il peccato originale e piena di grazia; è altrettanto vero che ogni essere umano è figlio di Dio con un destino unico e particolare. E allora i nostri mezzi di comunicazione e in realtà tutti i mezzi di comunicazione perché non dovrebbero riconoscere la dignità di ogni essere umano e il suo destino trascendente? Nel nostro lavoro nel campo dei mass-media, ciò significa che noi dobbiamo senza tregua proclamare e difendere la dignità di ogni persona, in quanto figlio di Dio destinato alla vita eterna. Dobbiamo unirci a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per difendere i diritti e la dignità di ogni essere umano: il diritto alla vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale, il diritto a un'abitazione decorosa, all'istruzione e a un giusto salario per un lavoro soddisfacente, il diritto a praticare e professare apertamente il proprio credo religioso.

E' pero nel professare il nostro credo religioso che dobbiamo andare oltre il messaggio portato dagli altri uomini di buona volontà che non condividono la nostra fede, perché noi dobbiamo pubblicamente comunicare la Buona Novella di Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Tanto è sempre costato proclamare questo annuncio. Anche nell'infanzia di Gesù, Simeone parlo di lui come un "segno di contraddizione" (Lc 2,34). Simeone disse similmente a Maria: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,35). Gli apostoli Pietro e Paolo pagarono con il martirio la loro proclamazione del messaggio di Gesù, e per questo diventarono modelli per migliaia di seguaci di Cristo attraverso i secoli, che hanno offerto la loro vita per testimoniare il Vangelo. Nel nostro secolo il beato Tito Brandsma ha dato la sua vita, come sacerdote e giornalista, in difesa dei diritti e della dignità di ogni persona e per testimoniare la sua fede in Gesù Cristo.


3. Come possono gli operatori cattolici nei mass-media imitare la beata Vergine Maria, gli apostoli e i martiri nel testimoniare la loro fede? Per prima cosa, ogni operatore cattolico nei mass-media, come ogni membro della Chiesa, deve essere un modello di integrità personale. Ciascuno di noi deve proclamare il Vangelo nella vita quotidiana cercando di essere davvero "pieno di grazia". Ogni operatore cattolico nei mezzi di comunicazione deve essere anche un modello di competenza professionale, perché senza di essa l'impatto può essere poco positivo nel mondo competitivo e impegnativo dei mass-media.

Secondo: ogni operatore cattolico nel mondo dei mass-media non deve aver paura nel presentare e difendere la verità, anche quando questa verità può essere impopolare in un particolare momento o in un particolare luogo. Il numero di bambini deliberatamente eliminati prima della nascita è uno scandalo terribile in un mondo che si dichiara civile. E' uno scandalo che si può facilmente ignorare a meno che ci siano delle persone che lavorano nei media, che facciano conoscere questa tragedia che continua. La sofferenza e la morte di tanti innocenti per la violenza, la fame e le malattie sono anch'esse realtà che bisogna far conoscere attraverso i mezzi di comunicazione, così che i bisognosi possano essere aiutati.

Il disprezzo persistente dei più elementari diritti dell'uomo, tra cui il diritto di professare e praticare pubblicamente la propria religione, è similmente un tema che merita di essere portato all'attenzione del mondo, così che la pressione della pubblica opinione possa aiutare a spezzare le catene dell'oppressione.

Terzo: i cattolici impegnati nei mass-media possono aiutare a raccontare le notizie del bene vissuto da milioni di persone nel mondo. L'amore pietoso della beata Vergine Maria nel far visita alla cugina Elisabetta nel momento del bisogno si riflette sempre di nuovo nella vita di quanti si occupano dei malati e dei morenti, che educano i poveri e gli handicappati, e che cercano di essere portatori di pace in un mondo travagliato. Ci sono tante storie interessanti, quante sono le persone eroiche ma umili nel mondo; e la loro vita di dedizione non rimarrà nascosta se ci saranno degli operatori dei media con l'immaginazione e la capacità per raccontare le loro storie a un mondo che ha bisogno di esempi di speranza ed eroismo.


4. Alla fine di quest'anno, sarà il 25° anniversario del fondamentale documento del Concilio Vaticano II "Inter Mirifica". I mezzi di comunicazione vengono annoverati tra le meraviglie della tecnologia che Dio ha destinato alla scoperta della genialità umana. I media hanno il mirabile potere di unire i popoli del mondo. I media possono essere portatori della Buona Novella di Gesù Cristo, come l'angelo Gabriele a Maria, e possono proclamare questo messaggio non a una sola persona ma alle moltitudini. Il potere dei mass-media è indubbiamente molto grande, e da noi dipende garantire che siano sempre strumenti al servizio della verità, della giustizia e della moralità.

Questa è davvero una sfida. Ma l'angelo Gabriele disse anche a Maria: "Il Signore è con te" (Lc 1,28). Noi abbiamo l'assicurazione della presenza e dell'aiuto continuo di Gesù Cristo in tutto quello che facciamo per comunicare la sua verità e il suo amore, in tutto quello che facciamo insieme con la sua beata Madre per proclamare la grandezza del Signore.

Come segno di questo permanente aiuto del Signore e invocando l'intercessione della sua Vergine Madre, imparto di cuore la mia apostolica benedizione a voi, ai vostri cari e a tutti quelli impegnati con voi in questo importante lavoro nei mezzi di comunicazione sociale.


Data: 1988-03-03 Data estesa: Giovedi 3 Marzo 1988




All'Assemblea delle Pontificie Opere Missionarie in Italia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Formare comunità ecclesiali dal cuore profondamente missionario

Carissimi direttori, delegate e responsabili delle Pontificie Opere Missionarie in Italia!


1. Sono lieto di accogliervi in speciale udienza al termine del vostro convegno nazionale, svoltosi in questi giorni nella città di Pescara. Desidero innanzitutto esprimervi il mio compiacimento per questa vostra presenza, mentre con grande gioia rivolgo il mio saluto più cordiale al direttore nazionale, monsignor Enzo Serenelli, ai suoi vari collaboratori e a tutti voi, che, inviati dai vostri Vescovi, avete studiato per quattro intense giornate l'importante e sempre attuale problema delle missioni.

Alla luce e secondo le indicazioni delle varie relazioni, avete meditato e discusso nei "gruppi di studio" sull'originalità del carisma delle Pontificie Opere Missionarie, sul loro inserimento nel piano pastorale della Chiesa locale, sulla globalità del progetto e sulla qualificazione degli operatori in esso impegnati, cercando di approfondire la spiritualità, l'attualità, la responsabilità delle Pontificie Opere Missionarie, in ordine alla evangelizzazione dei popoli e alla animazione delle diocesi e delle parrocchie.

Ringrazio Dio per questa vostra sensibilità e disponibilità, cari sacerdoti e laici, ed auspico vivamente che la vostra azione, animata da rinnovato fervore missionario, possa mantenere sempre ardente, nei molteplici gruppi pastorali, l'ansia per l'annuncio del Vangelo.

Il Signore benedica i vostri sforzi e i vostri sacrifici e li renda fecondi per le missioni, che amate e servite con entusiasmo e dedizione.


2. Il tema "Cooperazione all'evangelizzazione dei popoli - Pedagogia dei valori universali", che avete trattato durante il convegno, vi ha certo ulteriormente illuminati sull'impegno missionario, che deve distinguere ogni diocesi ed ogni parrocchia, e sull'impegno operativo, che bisogna mantenere ed inculcare, coinvolgendo in modi diversi tutti i fedeli.

Infatti, pur nel mutare dei tempi e delle mentalità, rimangono sempre valide e attuali le parole di Gesù agli apostoli: "Ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo ovile e un solo pastore" (Jn 10,16); "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21); "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Questa è la volontà certa di Dio, espressa dal comando di Cristo, il quale soggiunge: "Non temete!... Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (cfr. Mt 28,20).

Dalla Pentecoste la Chiesa non ha cessato di annunziare il Vangelo a tutti i popoli e il cristianesimo si è dilatato nel mondo intero, portando a tutte le nazioni la "buona novella" di Gesù Cristo "la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo" (Jn 1,9). Anche il Concilio Vaticano II ha ribadito con autorità e solennità che "la Chiesa nel tempo è per sua natura missionaria"; infatti "dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo essa deriva, nel piano di Dio la sua origine" (AGD 2). "L'attività missionaria - dice ancora il Concilio - non è nè più nè meno che la manifestazione, cioè l'epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia: con essa Dio, attraverso la missione, attua all'evidenza la storia della salvezza. Essa con la parola e la predicazione, con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice la santissima Eucaristia, rende presente quel Cristo, che della salvezza è l'autore" (AGD 9).


3. Indubbiamente, oggi, l'opera missionaria si è fatta più difficile per tanti motivi. Eppure il comando di Cristo, che esprime la positiva e definitiva volontà di Dio, rimane tuttora valido e quindi la vostra opera nelle diocesi e nelle parrocchie è preziosa e necessaria. Infatti, diceva Paolo VI nella esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi", "evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella santa Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua risurrezione" (EN 14).

Il motivo fondamentale della evangelizzazione, e quindi della "missione", è pertanto far conoscere agli uomini che Dio si è incarnato in Cristo che è morto in croce per la nostra salvezza: "Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture" (1Co 15,3-4). La promozione umana è concomitante alla evangelizzazione: l'impegno sociale nasce necessariamente dall'impegno religioso, come ampiamente dimostra la storia delle missioni. Penso con viva commozione ai circa 18 mila missionari italiani fra sacerdoti, religiosi, religiose e volontari laici - sparsi nel mondo ed esprimo il mio sentito compiacimento per il "Fondo mondiale di solidarietà", alimentato da tutte le comunità della Chiesa per sostenere ed assistere le Chiese più povere nelle loro necessità pastorali e sociali.


4. Perseverate dunque con entusiasmo nei vostri impegni in seno alle rispettive diocesi, cercando di mantenere ardente lo spirito missionario in tutte le categorie di persone, nelle famiglie, nelle scuole, nei seminari, nei movimenti laicali. Pregate intensamente il Signore e la Vergine santissima, che vi illuminino e vi sostengano nel promuovere e nel formare comunità ecclesiali dal cuore profondamente missionario.

Vi assista nel vostro lavoro santa Teresa del Bambino Gesù, la celeste patrona delle missioni. Ella, che cento anni fa, il 9 aprile 1888, entrava nel Carmelo con lo scopo eminentemente apostolico di "salvare le anime" mediante la preghiera, il sacrificio, la costante unione con Cristo, consumo la sua breve vita nell'ansia bruciante della glorificazione di Dio sulla terra.

Glorificate anche voi il Signore sulla terra col vostro impegno missionario, seguendo le orme della santa di Lisieux, vostra patrona, con l'aiuto e l'ispirazione di Maria santissima, Regina delle Missioni.

Vi accompagna sempre la mia preghiera, insieme con la mia benedizione.


Data: 1988-03-04 Data estesa: Venerdi 4 Marzo 1988




A un gruppo di Vescovi statunitensi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa degli Stati Uniti d'America incarna la cattolicità nella sua composizione etnica formata da ogni nazione, razza, popolo e lingua

Testo:

Cari fratelli in Gesù Cristo nostro Signore.


1. Con questa di oggi comincia la serie di visite "ad limina" del 1988 dei Vescovi americani. Oggi sono lieto di ricevere tutti voi che formate il primo gruppo e provenite dalle province ecclesiastiche di Dubuque, Kansas City, Omaha e Saint Louis. Voi rappresentate una sezione significativa del popolo cattolico degli Stati Uniti, e portate con voi le speranze e le aspirazioni, le gioie e le difficoltà di tante persone: individui, famiglie e intere Chiese particolari degli Stati dello Iowa, del Kansas, del Nebraska e del Missouri.

Per tutti noi questo è un momento di comunione ecclesiale, che segue di poco la mia seconda visita negli Stati Uniti e in particolare il nostro importante raduno di Los Angeles. C'è inoltre una continuità tra l'attuale serie di visite "ad limina" e quella del 1983, che a sua volta era in continuità con la mia prima visita in America del 1979. Tutti questi incontri sono similmente legati al futuro della Chiesa negli Stati Uniti, sul quale spero di poter riflettere ancora l'anno prossimo in un incontro con i Vescovi americani.


2. Questo momento di comunione ecclesiale è legato alla nostra salvezza. La Chiesa ha cominciato la Quaresima proclamando, con san Paolo: "Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!" (2Co 6,2). Come tutti gli altri membri della Chiesa anche noi dobbiamo trovare la nostra salvezza nella fede: fede nel mistero di Gesù Cristo e della sua Chiesa. In quanto Vescovi, mettiamo in pratica questa fede attraverso il mistero della nostra comunione gerarchica nella Chiesa. Vivendo oggi questo mistero di comunione, noi diamo a Cristo la risposta di fede poiché egli ci presenta il suo disegno di unità per la Chiesa e per tutti coloro che compongono il Collegio dei Vescovi.

In questa occasione, voi ed io, uniti nella comunione ecclesiale, voi come Pastori di diocesi particolari in America e io come Pastore della Chiesa universale, abbiamo il compito di offrire a Gesù Cristo, Pastore supremo di tutto il gregge, la Chiesa degli Stati Uniti. Questa Chiesa appartiene a Cristo per diritto. Egli la ama intensamente e intende prenderne possesso sempre più pienamente e purificarla sempre più profondamente in ogni aspetto della sua realtà ecclesiale.


3. Desidero ancora una volta esprimere profonda gratitudine e soddisfazione per aver potuto visitare per la seconda volta la Chiesa degli Stati Uniti e per aver potuto sperimentare i numerosi aspetti della sua vita. Insieme a questi, c'è anche il sentimento di ammirazione per quanto la grazia di Cristo ha compiuto nella vita del Popolo di Dio nel vostro Paese. La realtà ecclesiale negli Stati Uniti è un'espressione della potenza del mistero pasquale di Cristo che opera nella vita di innumerevoli individui e comunità. Sempre di più questa realtà ecclesiale merita la nostra riflessione orante.

Nel corso della mia visita di settembre alle nove diocesi, ho potuto sperimentare la vita di fede vissuta in tutte le 186 diocesi degli Stati Uniti, che comprendono anche dodici diocesi di rito orientale e l'ordinariato militare.

Particolarmente gradito è stato l'incontro con tutte le varie categorie che compongono il Popolo di Dio: Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi e novizi, laicato cattolico. Tutte queste categorie di persone sono state presenti non solo negli incontri particolari organizzati per me, ma anche nelle grandi celebrazioni liturgiche tenute in ogni diocesi. Sono stato più volte testimone della fede di una Chiesa che potrebbe rivolgersi a Dio con le parole del salmo: "Ti lodero nella grande assemblea; ti celebrero in mezzo a un popolo numeroso" (Ps 35[34],18). E ancora: "Rendero grazie al Signore con tutto il cuore nel consesso dei giusti e nell'assemblea. Grandi le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano" (Ps 111[110],1-2).

In ogni avvenimento cui ho preso parte, il Vescovo locale era al mio fianco. Insieme abbiamo sperimentato la Chiesa così come si incarna nel contesto storico, geografico, sociale, economico, politico e religioso degli Stati Uniti d'America. Ho visto. Ho ascoltato. Mi hanno parlato. Ho parlato. E la Chiesa ha pregato. Cristo ha pregato nel suo corpo, in noi, la Chiesa. E tutti noi siamo entrati in una più profonda comunione tra di noi e con lui, il Pastore supremo.


4. Il mio compito particolare in tutta la visita è stato il proclamare Gesù Cristo Figlio di Dio e Redentore dell'uomo - ogni uomo, donna e bambino. Nello stesso tempo, sono venuto in America per chiedere a ciascuno di incontrare Gesù Cristo e dargli la risposta della fede: credere nel suo nome, accettare la sua parola, essere aperti al suo amore e all'amore del Padre e dello Spirito Santo. Alla base di tutte le mie esortazioni alla solidarietà fraterna e all'amore c'era la verità fondamentale proclamata dal Concilio Vaticano II: "Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" (GS 22). L'incarnazione come espressione dell'amore di Dio è il nuovo fondamento della dignità dell'uomo.

perciò io non posso parlare dell'amore di Dio senza parlare della dignità dell'uomo e di ciò che richiede. E così, proprio all'inizio della mia visita a Miami, ho dichiarato: "Sono venuto per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo a tutti coloro che scelgono liberamente di ascoltarmi; per raccontare di nuovo la storia dell'amore di Dio nel mondo; per parlare ancora una volta della dignità dell'uomo con i suoi inalienabili diritti e i suoi inevitabili doveri" ("Prima salutatio ad cives ad Civitatum Foederatarum Americae Septemtrionalis in aëronavium portu urbis "Miami"",2, die 10 sept. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 [1987] 357).


5. Tutti noi in realtà abbiamo visto una grande risposta di fede, in molti modi, da parte del popolo. E tutto ha compiuto il Signore, secondo le parole del salmo: "Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto portenti..." (Ps 46[45],9).

Questa risposta di fede è stata evidente nella magnifica collaborazione e nel duro lavoro di preparazione per la mia visita, nel comprendere e nell'accettare il mio ruolo come successore dell'apostolo Pietro, nella disponibilità ad ascoltare l'annuncio del Vangelo e nella preghiera liturgica comune. In tanti modi il popolo ha espresso la sua fede nella Chiesa che esiste per volontà di Cristo: insieme particolare e universale.

Una delle grandi ricchezze della Chiesa degli Stati Uniti è il modo in cui incarna la cattolicità o universalità nella sua composizione etnica, essendo formata "da ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7,9). La Chiesa degli Stati Uniti ha il vantaggio di essere per natura disposta a vivere la cattolicità e a mostrare solidarietà verso tutte le Chiese particolari di cui il suo popolo è originario. I contributi etnici alle diverse liturgie celebrate durante la mia visita non erano pure espressioni folcloristiche; erano piuttosto come delle chiavi per aprire la porta verso una maggiore comprensione della realtà ecclesiale della Chiesa degli Stati Uniti.

Testimone dei vari aspetti della Chiesa nel vostro Paese, ero consapevole in ogni diocesi del mistero della Chiesa universale, così come sussiste nelle Chiese particolari che con gioia compiono il loro cammino di fede, in mezzo ad ostacoli e opposizione, verso il Padre di Gesù Cristo, nostro Signore.

La realtà ecclesiale a me presentata in ogni comunità diocesana era parte del gregge di Cristo, investito dallo Spirito - diffuso nel mistero pasquale - e vivente per lo stesso Spirito. Era la Chiesa di Cristo che vive della redenzione nel mondo moderno, continuamente purificata per mezzo dell'immersione nel lavacro della rigenerazione (cfr. Ep 5,26).


6. La Chiesa degli Stati Uniti, lavorando per essere fedele al compito di attuare l'inizio del Regno di Dio, si sforza seriamente di affrontare le sfide pastorali che si presentano, la più importante delle quali è quella di essere costantemente convertita e rinnovata nell'amore di Dio. Convinto della disponibilità della Chiesa degli Stati Uniti a raccogliere le sfide, della sua buona volontà e, soprattutto, della azione in lei della grazia di Cristo, l'ho tuttavia provocata in diversi modi, fra l'altro ponendole davanti la necessità di aprirsi al cambiamento operato da Dio.

In realtà, lasciarsi rinnovare nell'amore di Dio ha delle condizioni molto concrete per l'intera Chiesa, e dunque per la Chiesa degli Stati Uniti. Ciò significa che essa deve vivere in pienezza la sua vocazione alla santità. Nel mondo deve essere se stessa; deve sempre essere ciò che si intende essa sia: il sacro corpo di Cristo. Nel quinto capitolo della "Lumen Gentium" la Chiesa ha fatto un dono grande ai suoi figli e alle sue figlie enunciando con chiarezza la chiamata universale alla santità: "Tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a perseguire la santità e la perfezione del proprio stato" (LG 42).

L'applicazione di questo principio alle coppie sposate, ai genitori cristiani, ai vedovi e alle persone sole è di estrema importanza. La Chiesa è in verità il sacramento della santità per ciascuno. Il Concilio insisteva "che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (LG 40).

Come è stato importante per l'intera Chiesa il fatto che il Concilio presentasse con tanta forza questa sfida al laicato! Senza questo principio non avrebbe mai potuto essere assicurata la piena partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa.

Alcune conseguenze specifiche di questo principio sono state dettagliate nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes", che non ammette "una falsa opposizione tra le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall'altra" e che ricorda che "il distacco, che si constata in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo" (GS 43).


7. La Chiesa, mentre si sforza in tutti i suoi membri di vivere la sua vocazione alla santità, è anche memore dell'obbligo di aiutare tutti a scoprire in Cristo Redentore il senso pieno della vita in questo mondo. All'inizio del mio Pontificato l'ho scritto nella mia prima enciclica: "Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della redenzione, che avviene in Cristo Gesù" (RH 10).

Questa sfida di aiutare tutti gli uomini ad aprirsi alla redenzione è legata alla attività missionaria della Chiesa e perciò alla sua stessa natura missionaria. La Chiesa degli Stati Uniti - come la Chiesa universale deve dedicarsi a questa causa oggi e sempre. Durante la mia visita a Phoenix, ho avuto occasione di sottolineare questo aspetto vitale della vita della Chiesa, citando anche il documento pastorale del 1986 dei Vescovi americani sulla missione nel mondo. La domanda da me posta a Phoenix richiede ulteriori risposte dalla Chiesa sia degli Stati Uniti che di tutto il mondo: "Chi risponderà alla chiamata missionaria di Dio alla fine del XX secolo?".


8. Portare la pienezza della Parola di Dio agli uomini, centrare il loro sguardo sul mistero di Cristo, aiutarli a comprendere la dignità dell'uomo e il significato della vita nella chiave della redenzione, questo è il servizio supremo della Chiesa all'umanità. La Chiesa compie questo servizio nel nome di Cristo e per la potenza dello Spirito. Nello stesso tempo ella sa che, per conseguenza del principio dell'incarnazione (l'unione di Cristo con ogni essere umano), ella deve sempre legare al suo impegno missionario e al suo lavoro di evangelizzazione un vasto programma di aiuto alle altre necessità dell'uomo. Ha un interesse vitale a dare il suo contributo specifico per portare l'umanità a quel livello di vita che corrisponde alla giusta dignità già a lei accordata nel mistero del Verbo fatto carne.

La Chiesa trova in Gesù Cristo, Verbo incarnato, il principio della sua sollecitudine per l'umanità, per il futuro dell'umanità sulla terra e per lo sviluppo e il progresso totali (cfr. RH 15). Tutti i moventi della Chiesa sono ispirati dal Vangelo di Cristo (cfr. SRS 47).

La missione della solidarietà, cui ho dedicato la mia ultima enciclica e su cui ci saranno altre occasioni per riflettere, rappresenta una responsabilità particolarmente grave per la Chiesa oggi. Durante la mia visita negli Stati Uniti ho potuto vedere con quanta serietà le Chiese locali hanno risposto alle necessità dei loro fratelli e delle loro sorelle, con quanta generosità hanno cercato di alleviare dolore e sofferenze, con quanta prontezza hanno dimostrato la loro solidarietà umana. Non mi riferisco solo all'insieme di attività caritative e sanitarie presentate a me a San Antonio e a Phoenix, e alle iniziative di molte Chiese locali per far fronte alla crisi agricola, ma conosco anche l'impegno di tutto il Popolo di Dio in America nel vivere la sua vocazione di servizio ai fratelli.

Questa sfida del servizio, radicata in Cristo e nel Vangelo, deve accompagnare la Chiesa degli Stati Uniti lungo tutto il cammino di fede. Accettare questa sfida è cosa gradita a Dio; mancare a questo è fatale. Il Concilio Vaticano II ci ricorda: "Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso e mette in pericolo la propria salvezza eterna" (GS 43).

Questa e altre sfide, cari fratelli, stanno davanti alla Chiesa di Dio degli Stati Uniti, una Chiesa prediletta che vive della potenza dello Spirito, chiamata a una sempre più grande santità di vita, in special modo in questo anno mariano. Mentre vi accingete con umiltà ad affrontare con il vostro popolo queste sfide, avete tutte le ragioni per essere ripieni di speranza. In ogni vostro sforzo per vivere degnamente il mistero della Chiesa, voi siete sostenuti dalla preghiera della beata Vergine Maria che "quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 68), vi accompagna nel vostro cammino di fede verso la meta finale della vita eterna in Cristo Gesù. Lungo la strada, vi chiedo di trarre incoraggiamento dalle parole del profeta: "Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore" (So 3,17).

In questo amore invio la mia apostolica benedizione a tutte le vostre Chiese locali, ricordando in particolare quelle che portano la croce di Cristo nel dolore e nelle sofferenze.


Data: 1988-03-05 Data estesa: Sabato 5 Marzo 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi della provincia di Westminster in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)