GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi del Benin in visita "ad limina" Città del Vaticano -Roma

Ai Vescovi del Benin in visita "ad limina" Città del Vaticano -Roma

Titolo: Rispondere alla priorità indicata dal Sinodo: la formazione integrale di tutti i fedeli

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Con grande gioia vi ricevo in occasione della vostra visita "ad limina", e ringrazio vivamente monsignor Cristophe Adimou, Arcivescovo di Cotonou e presidente della Conferenza episcopale del Benin, delle parole così amabili con cui si è rivolto a me a nome vostro.

L'incontro di oggi è motivato da una comune preoccupazione pastorale, perché la cura di annunciare il Vangelo in ogni parte della terra compete a tutti i pastori. Per riprendere i termini del Concilio Vaticano II, i Vescovi "sono tenuti a collaborare tra di loro e col successore di Pietro, al quale in modo speciale fu commesso l'altissimo ufficio di propagare il nome cristiano" (LG 23).

Dov'è dunque nel Benin questa propagazione del nome cristiano? Dov'è nel vostro Paese l'annuncio del Vangelo? Questo bilancio quinquennale siete venuti a fare a Roma, e mi auguro di tutto cuore che il vostro pellegrinaggio alle tombe dei santi apostoli, gli incontri che avete, le conversazioni con i membri dei diversi dicasteri vi portino a un recupero di entusiasmo nel servizio impegnativo al Popolo di Dio.


2. Dopo il lavoro dei pionieri del Vangelo e dei loro successori, la Chiesa, nel vostro Paese, è cresciuta per opera degli stessi beninesi. Essa ha i suoi sacerdoti, i suoi vescovi e un cardinale. Le vocazioni sacerdotali sono in aumento, e testimoniano della vitalità delle comunità cristiane. La Chiesa ha accolto nel suo seno dei laici impegnati che accettano di essere catechisti dei loro fratelli. Essa ha dei religiosi e delle religiose; la vita contemplativa vi è rappresentata da monasteri maschili e femminili, che danno all'insieme della Chiesa locale la sua dimensione adulta.

La vostra cura della carità fraterna, segno distintivo dei discepoli di Cristo, continua a manifestarsi nelle opere sociali e sanitarie. Voi avete a cuore la promozione della donna. Desiderate anche contribuire sempre alla prosperità del vostro Paese, nella giustizia, nella pace, e nell'inculturazione progressiva dei valori evangelici.

Di questi frutti della prima evangelizzazione, rendiamo grazie a Dio e anche agli uomini e alle donne che ne sono stati lo strumento in passato. Nello stesso spirito di azione di grazie, vi affido l'incarico di ringraziare le persone che, oggi, si sono assunte l'impegno di continuare l'opera missionaria: i sacerdoti e quanti li assistono, i religiosi e le religiose, e anche i catechisti.

Vi chiedo anche di esprimere ai monaci e alle monache la gratitudine della Chiesa per l'esempio che danno di una assidua ricerca di Dio e del suo Regno.

Trasmettendo a tutti i saluti affettuosi del Papa, direte loro la sua stima per il loro lavoro e il suo incoraggiamento a continuare in profondità l'evangelizzazione, che non è mai compiuta, tanto grande è il messaggio da scoprire e tanto radicale è il cambiamento che Dio attende da noi.


3. Per continuare a essere evangelizzatrice, per conservare il suo dinamismo e la sua credibilità, la Chiesa ha un costante bisogno di evangelizzare se stessa. Uno dei segni incoraggianti della azione vivificante dello Spirito di Dio oggi è proprio questo desiderio di approfondimento della fede che si nota presso molte persone impegnate nella pastorale, i laici in particolare.

L'ultimo Sinodo dei Vescovi, l'anno scorso, nel messaggio al Popolo di Dio, notava quest'esigenza di formazione sentita da quanti vogliono impegnarsi più attivamente al servizio della comunità ecclesiale e dichiarava: "La formazione integrale di tutti i fedeli, laici, religiosi e sacerdoti, deve essere oggi una priorità pastorale" (Synodi Episcoporum 1987 "Nuntius ad Populum Dei", 12).

Vi invito, cari fratelli, a rispondere al meglio a questi voti dei Padri sinodali, incoraggiando i fedeli ad ascoltare e meditare la Parola di Dio, ricevuta nella tradizione della Chiesa e interpretata dal Magistero, facendoli partecipare in modo sempre più fruttuoso ai sacramenti.


4. Devo ora dire una parola sull'opera considerevole dei vostri fratelli sacerdoti, diocesani e religiosi, nel campo dell'evangelizzazione del vostro Paese.

Il popolo cristiano del Benin è legato ai suoi pastori e conta molto su di loro. Che i sacerdoti continuino a insegnare la Parola di Dio con chiarezza, con fede ardente e con coinvolgimento personale. Hanno una responsabilità grande nel proclamare la misericordia di Dio, nel mostrare agli uomini la tenerezza di Cristo attraverso la loro compassione pastorale. In quanto ministri dei sacramenti, soprattutto dell'Eucaristia e della Riconciliazione, essi li mettono in rapporto con nostro Signore Gesù Cristo, ricco in misericordia. E' opportuno, in questo tempo di Quaresima, richiamare a lasciarsi riconciliare con Dio attraverso la mediazione del sacerdote.

Mentre mi rallegro per la crescita del numero delle vocazioni, auspico che voi curiate sempre la qualità della formazione al sacerdozio. Che i seminaristi abbiano a cuore la familiarità con Cristo, centrata sull'Eucaristia e alimentata dalla preghiera e la meditazione della Parola di Dio, come raccomandava il Concilio Vaticano II: "La formazione spirituale deve essere strettamente collegata con quella dottrina e pastorale, e, specialmente con l'aiuto del direttore spirituale, sia impartita in modo tale che gli alunni imparino a vivere in intima comunione e familiarità col Padre, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo nello Spirito Santo" (OT 8).

Una delle urgenze di cui molte Chiese prendono coscienza, è quella di avere educatori ben preparati alla loro missione di formare i seminaristi. La collaborazione dei religiosi e dei preti stranieri, degli istituti specializzati, è molto preziosa per una buona formazione, unificata dalla fede, radicata nella tradizione della Chiesa e capace di integrare i valori della cultura locale, coinvolgendo così tutti gli aspetti della personalità, l'affettività come l'intelligenza, e in grado di preparare dei veri pastori e apostoli di Gesù Cristo.

Quanto ai sacerdoti del Benin, cui è stato chiesto di andare a perfezionare gli studi, dovrebbero, dopo averli terminati, poter anche loro trovare posto in questo importante impegno della formazione dei candidati al sacerdozio.


5. Nel vostro Paese, la Chiesa cattolica ha in generale buoni rapporti con i gruppi religiosi non-cattolici, e io auspico che le vostre relazioni con i fratelli e le sorelle che non condividono la stessa fede conducano a una intesa sempre più costruttiva, per la gloria di Dio e il bene dei credenti.

Colgo l'occasione per riaffermare il profondo rispetto della Chiesa cattolica verso le religioni non-cristiane, in particolare quelle che "portano l'eco di millenni di ricerca di Dio, ricerca incompleta ma realizzata spesso con sincerità e rettitudine di cuore", come scriveva il mio predecessore, il Papa Paolo VI (EN 53).

Inoltre, poiché il piano della salvezza abbraccia tutti gli uomini, esiste tra cristiani e non-cristiani una base di incontro fraterno e pacifico.

Desidero incoraggiarvi a continuare il dialogo come anche la proclamazione del Vangelo. Come ho detto, il 28 aprile 1987 ai membri del Segretariato per i non-cristiani: "Non può esserci questione di scegliere l'uno e ignorare o rifiutare l'altro. Anche nelle situazioni in cui si rivela difficile la proclamazione della nostra fede, dobbiamo avere il coraggio di parlare di Dio, che è il fondamento di questa fede, la ragione della nostra speranza, la sorgente del nostro amore".


6. C'è un campo in cui il Vangelo fa fatica a penetrare, con tutte le sue esigenze: la famiglia. E voi siete coscienti del lungo cammino da percorrere per edificare solidamente la struttura familiare, conforme alla dignità dell'uomo e della donna, secondo il disegno di Dio. Tuttavia e' dovere della Chiesa continuare a operare per l'edificazione progressiva del matrimonio cristiano, in cui gli sposi si donano reciprocamente con un amore assoluto, e dunque uno ed esclusivo.

Luogo privilegiato di vita, la famiglia è anche luogo in cui sente per la prima volta la chiamata alla missione. perciò non trascuriamo di incoraggiare i genitori a sviluppare il senso della famiglia: attraverso di loro e all'interno di una famiglia amorosa nasce nei bambini la chiamata alla missione, sia come laici impegnati, sia come persone consacrate a Dio nella vita religiosa, sia come sacerdoti al servizio del Popolo di Dio.


7. Per concludere, cari fratelli, colgo l'occasione di questo incontro per esprimere la mia affezione al popolo del Benin e la mia solidarietà con lui nel cammino continuo verso il progresso. Rinnovo il mio invito a tutti i cattolici a partecipare attivamente allo sviluppo autentico del loro Paese, mettendo in pratica la dottrina sociale della Chiesa. Come ho ripetuto nella mia recente enciclica nel ventesimo anniversario della "Populorum Progressio": "L'insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (SRS 41).

Auspico che le riflessioni a voi presentate vi rinnovino nella fede, vi rafforzino nella speranza e rinvigoriscano in voi l'amore di Dio e del prossimo.

Nell'anno mariano, vi raccomando alla materna sollecitudine di Maria e vi do la mia benedizione apostolica, a voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli del Benin.



Data: 1988-03-07 Data estesa: Lunedi 7 Marzo 1988









A pellegrini Bulgari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Mantenete viva e operante la vostra fede cristiana

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle delle diocesi di Nicopoli e di Sofia-Plovdiv, e dell'Esarcato di Sofia!


1. Sono veramente lieto di ricevervi in speciale udienza in occasione del vostro pellegrinaggio alle tombe dei santi apostoli Pietro e Paolo, e degli altri martiri della Chiesa di Roma. Non posso non rallegrarmi nel vedervi così fervorosi, provenienti da una nazione di antiche tradizioni cristiane, quale è la Bulgaria.

Vi saluto tutti, e per il vostro tramite desidero far pervenire il mio cordiale saluto all'intera nazione, che voi qui rappresentate.

Saluto in particolare il caro monsignore Samuele Djoundrin, Vescovo di Nicopoli, il quale vi ha guidati a questo familiare incontro.

So che il motivo di questa vostra visita alla Città Eterna è dato dalla ricorrenza del trecentesimo anniversario di un avvenimento che avete voluto ricordare quest'anno insieme con gli altri vostri connazionali: l'insurrezione di Ciprovzi del 1688, giustamente considerata l'inizio del vostro risorgimento nazionale. Voi ritenete quell'episodio, a buon diritto, come centrale nella storia della Chiesa cattolica del vostro Paese, poiché si colloca tra gli avvenimenti di maggiore rilievo che in quel secolo diciassettesimo diedero origine all'odierna comunità cattolica bulgara di rito latino e ne segnarono il carattere fino ai giorni nostri.


2. Avete poi voluto realizzare questo pellegrinaggio nel corso dell'anno mariano, in cui tutta la Chiesa cattolica celebra la Madre del Redentore. Avete saputo congiungere ai motivi nazionali e patriottici il motivo religioso della devozione mariana, che ha sempre distinto la vostra Chiesa. Non per altro i vostri padri di trecento anni fa innalzarono lo stendardo di nostra Signora di Ciprovzi, che li accompagno nella lotta e nell'esilio.

Maria è veramente presente nella Chiesa peregrinante. Come ebbi a scrivere nell'enciclica mariana, ella "è presente nella missione della Chiesa, presente nell'opera della Chiesa che introduce nel mondo il Regno del suo Figlio.

Questa presenza di Maria trova molteplici mezzi di espressione al giorno d'oggi come in tutta la storia della Chiesa. Possiede anche un multiforme raggio d'azione: mediante la fede e la pietà dei singoli fedeli, mediante le tradizioni delle famiglie cristiane, o "chiese domestiche", delle comunità parrocchiali e missionarie, degli istituti religiosi, delle diocesi, mediante la forza attrattiva e irradiante dei grandi Santuari..." (RMA 28). La Chiesa cattolica bulgara non ha un Santuario proprio di irradiazione nazionale, venera pero la Vergine santissima in tutte le sue chiese, ove almeno uno degli altari è a lei dedicato. E sente anche l'attrattiva dei grandi Santuari della Chiesa sorella ortodossa, particolarmente quello che da quasi mille anni conserva l'icona miracolosa della Madonna che indica la via del monastero di Batchoco, situato nel bel centro tra le comunità cattoliche della regione di Plovdiv e quelle di rito orientale del massiccio del Sakar.

Questo ci porta a volgere un pensiero anche ai cristiani ortodossi della vostra terra, presso i quali la tenera devozione verso la Madre di Dio, Bogorodiza, è pegno di propositi e di retta vita cristiana. "Perché dunque non guardare a lei tutti insieme come a Madre comune, che prega per l'unità della famiglia di Dio e che tutti "precede" alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore, il Figlio di Dio, concepito nel suo seno verginale per opera dello Spirito Santo?" (RMA 30).


3. Proseguendo il vostro pellegrinaggio voi incontrerete ancora i ricordi dei vostri padri nella fede, i santi fratelli di Salonicco, Cirillo e Metodio. Sulla tomba di Cirillo voi avete occasione di professare ancora una volta la fede avita, rinsaldata quattro secoli fa dai francescani venuti dalla Bosnia, dalla cui opera tre origine l'attuale Chiesa cattolica di rito latino in Bulgaria.

Tornando in patria, vi chiedo di assicurare agli altri vostri fratelli che tutti li abbraccio nell'amore di Cristo e col mio continuo interessamento seguo le sorti della vostra fervorosa comunità.

Vi affido alla Vergine santissima: ella vi ama, vi protegge, vi illumina e vi attende. Continui ad essere presente nelle vostre preghiere e nelle vostre decisioni. Mantenga viva ed operante in voi la fede cristiana, che avete ricevuto dai vostri antenati.

Vi accompagni anche l'attestazione del mio ricordo affettuoso, insieme alla benedizione apostolica, che ora con grande effusione imparto a voi qui presenti e a tutte le persone care.


Data: 1988-03-10 Data estesa: Giovedi 10 Marzo 1988




Ai delegati nazionali per i Congressi Eucaristici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'amore che l'Eucarestia nutre nei cuori sprona i cristiani a lavorare per la pace

Testo:

Cari Cardinale Rossi e Cardinale Kim, venerabili fratelli e cari amici.


1. Sono felice di ricervervi, delegati nazionali per i Congressi Eucaristici Internazionali. Vi siete riuniti a Roma da molte diverse regioni del mondo per un incontro con il Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali e con i membri del Comitato Ospitante del 44° Congresso eucaristico Internazionale che si terrà a Seul, in Corea, dal 5 all'8 ottobre 1989. L'intendimento del vostro incontro è di individuare i mezzi per promuovere la preparazione pastorale per questo grande avvenimento ecclesiale in tutte le Chiese locali.

Il Congresso eucaristico Internazionale di Seul sarà proprio un' occasione molto importante (una "Statio Orbis") per tutta la Chiesa cattolica, sia per le significative celebrazioni ed espressioni di devozione eucaristica che avvengono al Congresso, sia per la partecipazione spirituale delle Chiese locali di tutto il mondo.


2. Il tema del Congresso è "Christus pax nostra". Questo tema assume significato non solo per la Chiesa in Corea, la nazione ospitante, ma per la Chiesa in ogni continente ed inoltre per tutti i credenti. La profonda aspirazione alla pace presente nel cuore di uomini e donne di tutte le fedi religiose è stata manifestata chiaramente ed in modo impressionante nell'incontro di preghiera per la pace tenutosi ad Assisi il 27 ottobre 1986. In questa assemblea si senti anche proclamare che "la pace porta il nome di Gesù Cristo".

E' pertanto appropriato che ci sia un'intensa preparazione spirituale al prossimo congresso, fatta di riflessione e preghiera, con una sincera apertura della mente e del cuore al dono della pace fatto da Cristo.

Colgo l'occasione del nostro incontro di oggi per contribuire a questa preparazione spirituale, offrendo alcuni spunti su cui i singoli fedeli e le comunità ecclesiali possono utilmente riflettere.


3. Per i cristiani, Gesù Cristo è l'unica sorgente della autentica pace. Non ci può essere speranza di vera pace nel mondo escludendo Cristo. Gesù stesso l'ha detto chiaramente nell'ultima cena: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Jn 14,27). La pace che egli dà non è superficiale. Piuttosto, essa giunge ai più intimi recessi del cuore umano. Per questo motivo Gesù aggiunge subito: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore". Questa pace rende sereni; essa produce quella profonda pace dell'anima che continua a risplendere in mezzo a tutte le vicende umane.

Come può Cristo assicurare questa pace? Egli l'ha guadagnata con il suo sacrificio. Ha dato la sua vita per riconciliare l'uomo con Dio. C'era inimicizia tra i peccatori e Dio; il Salvatore ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e ha ricomposto una profonda armonia tra la nostra coscienza e la volontà del Padre.

Di più, con questo stesso sacrificio egli ha guadagnato la riconciliazione tra gli esseri umani. Secondo san Giovanni, Gesù doveva morire "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). San Paolo sottolinea con forza ancora maggiore questa verità quando afferma che nel riconciliare l'uomo con Dio, Cristo ha riconciliato tra di loro i popoli: ha abolito l'odio e l'inimicizia, e ha riunito tutta l'umanità in "un solo uomo".

Così instaurando una più perfetta unità "Egli è la nostra pace" (cfr. Ep 2,14-16).

Egli in verità ci ha "rappacificato con il sangue della sua croce" (Col 1,20).


4. Il sacrificio che trae in unità la famiglia umana è reso presente nell'Eucaristia. E così, ogni celebrazione eucaristica è la fonte di un nuovo dono di pace. In particolare, quando Cristo dà se stesso come cibo e bevanda nella comunione eucaristica, egli comunica il suo amore particolare, e rende i suoi discepoli capaci di amarsi gli uni gli altri come lui stesso li ha amati. Di conseguenza, in virtù di questo amore, egli li rende capaci di raggiungere una piena e autentica pace. Il dono di sè che Cristo fa è più forte di tutte le potenze di divisione che opprimono il mondo.

Alcune caratteristiche della pace che fluisce dall'Eucaristia sono degne di una speciale notazione nel contesto del congresso dell'anno prossimo.

La nostra prima considerazione è che, come esito della vita di Cristo che penetra l'anima, nasce una pace che si estende a tutti gli aspetti della vita della persona. Per la crescente disponibilità della persona ad accettare la volontà divina, si stabilisce una pace che supera ogni ansietà e paura.

Successivamente questa pace si estende alle relazioni sociali.

Rinnovando e alimentando l'unità della Chiesa, l'Eucaristia sostiene la pace e la comprensione, e anche lo spirito di collaborazione, tra tutti i membri della comunità cristiana. Non invano, in ogni celebrazione eucaristica, viene rivolta a Cristo una preghiera per l'unità e la pace della Chiesa. Attraverso l'amore senza limiti che comunica al cuore degli uomini, Cristo nell'Eucaristia spinge i fedeli a cercare relazioni costruttive con tutti, e a lavorare instancabilmente alla diffusione della pace nel mondo. L'amore che l'Eucaristia nutre nei cuori sprona i cristiani a lavorare per la pace nella società. Chi vive di questo amore è persuaso che i conflitti possono essere risolti e la giustizia sociale può prevalere.

Infine, questo stesso amore contribuisce ad avvicinare tra loro le nazioni, rafforzando la risoluzione a preservare la pace, la volontà di fare giuste concessioni e il desiderio di maggiore comprensione ed armonia tra tutti i popoli della terra.


5. I cristiani sono chiamati a credere fermamente nel potere dell'Eucaristia di donare la pace e l'unità. L'Eucaristia rende sempre più possibile realizzare su più ampia scala la beatitudine proclamata da Gesù: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Nell'Eucaristia i figli del Padre ricevono la vita di Cristo, che non è altro che la vita del Padre stesso (cfr. Jn 6,57), la vita d'amore che li guida alla pace, per la felicità loro e di tutti coloro cui questo dono divino è destinato.

In questa prospettiva possiamo ben capire come un congresso eucaristico debba anche far nascere nuove iniziative ecumeniche. Parlare di cristiani divisi è una contraddizione di termini, perché il cristiano è discepolo di Cristo e Cristo mori "per riunire insieme i figli di Dio" (Jn 11,52). La preparazione di un congresso eucaristico può essere, perciò, un momento per dare testimonianza, in unità con i nostri fratelli e sorelle cristiani, alla nostra comune fede in Cristo, il solo salvatore e portatore di pace.


6. Altre riflessioni sul tema "Cristo nostra pace" dovrebbero far crescere la conoscenza e la stima (anche attraverso l'adorazione eucaristica) del posto centrale che l'Eucaristia occupa nella Chiesa.

Dunque questo grande avvenimento che è il 44° Congresso eucaristico Internazionale di Seul dovrà coinvolgere ogni Chiesa particolare, ogni parrocchia, ogni comunità religiosa e ogni movimento ecclesiale. Tutti devono sentirsi chiamati a prendere parte al congresso attraverso una più intensa catechesi sull'Eucaristia, una partecipazione più attiva e meglio informata alla liturgia eucaristica, e un senso dell'adorazione capace di interiorizzare la celebrazione del mistero pasquale, con una preghiera che trasforma la vita intera in offerta per la vita del mondo, secondo l'esempio di Cristo (cfr. Jn 10,10-11).

Per concludere questo incontro, desidero ringraziare il Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e i membri del Comitato Ospitante di Seul che si sono riuniti nell'accurata preparazione di questa riunione dei delegati nazionali. Similmente mando il mio incoraggiamento di tutto cuore ai delegati nazionali che non sono potuti venire a Roma, insieme ai vostri collaboratori, in particolare in Corea e in tutta l'Asia.

L'esperienza già fatta dei Congressi Eucaristici Internazionali insegna che l'attenzione e il coinvolgimento delle Chiese locali dipendono in buona parte dall'impegno dei delegati nazionali e dei loro collaboratori.

Invito la Chiesa tutta a pregare per il successo del 44° Congresso Internazionale eucaristico. La beata Vergine Maria, Regina della pace, ispiri ed illumini noi tutti perché, come esito di questa "Statio Orbis" di Seul nel 1989, sia meglio capito il significato fondamentale dell'Eucaristia per l'unità e la pace nel mondo.

A voi tutti che siete presenti e a tutti coloro che nelle Chiese locali sono impegnati a preparare il congresso, con gioia imparto la mia speciale benedizione apostolica.


Data: 1988-03-11 Data estesa: Venerdi 11 Marzo 1988




A un gruppo di sacerdoti della diocesi di Novara - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Come Maria, Madre del sacerdozio, dobbiamo unire le virtù del coraggio e dell'umiltà

Testo:

Carissimi sacerdoti della diocesi di Novara, ed anche voi cari diaconi.


1. Desidero esprimere innanzitutto il mio compiacimento perché avete voluto compiere gli esercizi spirituali presso il Santuario del Divino Amore, così caro ai fedeli della diocesi di Roma, e così adatto per lo scopo che vi siete prefisso.

Vi saluto tutti con viva cordialità, con mons. Germano Zaccheo, vicario della diocesi di Novara, e mando il mio saluto al vostro Vescovo, mons. Aldo Del Monte, che ha appoggiato questa bella iniziativa, nonché ai vostri familiari, alle persone care ed a tutte quelle affidate alle vostre cure pastorali.

"Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix!..." Mi auguro che queste giornate, che state trascorrendo sotto la protezione della beata Vergine Maria, vi siano particolarmente fruttuose, ispiratrici di santi propositi per un rinnovato impegno di fervorosa adesione alle esigenze della vocazione sacerdotale e per un servizio migliore alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime.


2. Il presente anno mariano invita in modo speciale noi sacerdoti a riflettere sul ruolo che la Madonna svolge nella nostra vita spirituale.

La santissima Madre di Dio - come ci insegna il recente Concilio nel decreto sulla vita dei presbiteri (PO 18) - ci è modello anche per la nostra stessa attività sacerdotale; poiché questa dev'essere sempre pronta a "scoprire nelle diverse vicende della vita i segnali della volontà di Dio", "un esempio meraviglioso di tale prontezza", ci dice questo documento (PO 18), lo possiamo trovare "sempre nella Madonna, che sotto la guida dello Spirito Santo, si consacro pienamente al mistero della redenzione umana. Essa è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, l'Ausiliatrice dei Presbiteri nel loro ministero: essi devono quindi venerarla e amarla con devozione e culto filiale".


3. La Vergine Maria ci aiuta a cogliere con obiettività la duplice dimensione della nostra esistenza: da una parte, la grandezza della grazia ricevuta; dall'altra la fragilità della nostra natura. Se vogliamo essere nella volontà di Dio, dobbiamo sintetizzare questa duplice consapevolezza. Il pensiero di essere stati chiamati da Dio per una grande missione ci dà coraggio. Il ricordo della nostra fragilità ci rende umili. Come Maria, anche noi dobbiamo saper sempre mettere assieme queste due virtù, che, lungi dal sembrare opposte, si richiamano a vicenda. Il coraggio ha bisogno dell'umiltà per non cadere nella presunzione; l'umiltà ha bisogno del coraggio per non cadere nella pusillanimità.

"Abbiamo questo tesoro in vasi di creta ci ricorda san Paolo - perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7). Se a volte sperimentiamo in modo quasi angoscioso la nostra debolezza, non ci dobbiamo scoraggiare: è probabilmente il modo col quale Dio ci sta purificando per renderci strumenti più adatti per la sua azione di salvezza; è dunque l'occasione per ricordarci che nell'opera della salvezza non dobbiamo sentirci dei protagonisti, ma dei "servi inutili" (Lc 17,10); non dei maestri in assoluto, ma degli umili ambasciatori di un messaggio che ci trascende.


4. Cari fratelli nel sacerdozio! Il nostro coraggio si fonda sulla fede. "Ho creduto, perciò ho parlato", ci dice san Paolo (2Co 4,13). Noi crediamo al nostro sacerdozio come ad un mistero di fede, sebbene a volte sentiamo tutto il peso della nostra debolezza. "Per questo non ci scoraggiamo" aggiunge e spiega san Paolo (2Co 4,16).

La Vergine santissima, che ha custodito nel suo seno la Parola e l'ha donata al mondo, sia sempre la Madre del vostro sacerdozio; sappiate perciò sempre trovare in questa Madre tenerissima la sorgente del conforto e della consolazione, soprattutto quando sentirete forte il peso della croce. Allora questa diventerà feconda.

Con tali sentimenti ed auspici, vi benedico tutti di cuore insieme con i vostri cari e tutti coloro ai quali dedicate le vostre cure apostoliche.


Data: 1988-03-11 Data estesa: Venerdi 11 Marzo 1988




Ad un gruppo di infermi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ogni uomo partecipa all'amore redentivo

Testo:

Signor Cardinale, care sorelle.


1. A voi il mio cordiale benvenuto! Saluto con animo grato il signor Cardinale Sebastiano Baggio che ha propiziato questo incontro e tutte voi, religiose delle Poverelle di Bergamo, che vi spendete con infaticabile dedizione nella cura delle numerose persone ospiti del complesso di opere assistenziali, sorte nella parrocchia di Rosà per l'intraprendenza del compianto arciprete, monsignor Luigi Filippi.

A voi, bambine presenti a questa udienza, rivolgo poi una affettuosa parola di compiacimento e di augurio. In voi vedo le messaggere delle vostre compagne che non hanno potuto venire e di tutte le altre persone impedite in qualche modo dalla malattia, ma vicine a noi col pensiero e col cuore. Voi mi recate in dono la vostra e la loro sofferenza. Mentre ringrazio di cuore, presento questo prezioso dono al Signore, chiedendogli di concedere a voi ed a tutte serenità e pace, ed alla Chiesa intera purità e grazia, perché sempre glorifichi la bontà divina e partecipi ad ogni uomo l'amore infinito da cui è nata.

Vi invito tutte a volgere il vostro cuore confidente a Cristo, il quale dalla croce vi parla del grande valore della sofferenza e vi chiede di voler partecipare alla sua opera redentrice. Nella vastità dell'afflizione che così frequentemente visita gli essere umani, la consolazione di Gesù ristora l'animo di chi gli sta accanto, sofferente ma consapevole di poter contare sulla comprensione del suo cuore e sul sostegno della sua grazia.


2. Il termine ultimo dell'esistenza cristiana non è il dolore, ma la gioia, come ci ricordano i misteri pasquali ai quali ci stiamo preparando. Gesù, che ha provato la sofferenza fino a morirne, è pero risorto, ed ora, ricolmo di compassione (cfr. He 2,17-18), ci sta accanto per aiutarci a portare con lui la croce, per poter con lui condividere a suo tempo la gloria della risurrezione.

Mentre auspico per voi dal cielo ogni consolazione e il vigore di quella carità che rende meritorio il patire, desidero incoraggiare le dilette suore nel servizio prezioso che rendono a chi è nel bisogno. Perseverate, carissime sorelle, nel cammino intrapreso, confidando nella particolare benevolenza del cuore di Gesù e nella materna protezione della Vergine santissima.

Vi affido tutte a lei, perché vi accompagni sempre e vi ottenga da suo Figlio innocente agnello immolato, quei celesti favori che consentono di compiere con generosa intelligenza, l'alta missione di servire i fratelli per amore di Dio.

Nell'augurare che il Redentore sia per ciascuna di voi luminosa via di santità, assicuro una speciale preghiera volta ad ottenere che egli vi conduca alla fonte della vita, sostenendo i vostri buoni propositi. Portate alle consorelle ed alle bambine rimaste a Rosà la mia benedizione, che a voi tutte qui presenti imparto con grande affetto a sostegno di una costante testimonianza di cristiano, sollecito amore.


Data: 1988-03-12 Data estesa: Sabato 12 Marzo 1988




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Knock: il Santuario dedicato alla "Regina della Pace" punto di riferimento della devozione mariana del popolo irlandese

Testo:


1. Meta del nostro spirituale pellegrinaggio è, oggi, il Santuario mariano di Knock in Irlanda, la terra di quella grande figura di Apostolo che fu san Patrizio, del quale giovedi prossimo ricorrerà la memoria liturgica.

Il Signore mi permise di visitare quel Santuario, tanto caro al popolo irlandese, il 30 settembre 1979, durante il mio viaggio pastorale in quell'amata Nazione di profonde tradizioni cristiane. La visita ebbe luogo in coincidenza con la celebrazione del primo Centenario dell'apparizione della Madonna, Regina dell'Irlanda, insieme con san Giuseppe e san Giovanni Apostolo, sul muro meridionale dell'umile chiesa parrocchiale del villaggio di Knock, una zona rurale nell'ovest del Paese. Da quella data, 21 agosto 1879, Knock è divenuta luogo di pellegrinaggi, e punto di riferimento della radicata devozione mariana del popolo irlandese.


2. Dell'apparizione di Knock due aspetti possono richiamare la nostra attenzione.

Anzitutto, l'apparizione duro così a lungo da consentire alle prime persone, che passando nelle vicinanze della piccola chiesa del villaggio videro le figure celesti, di andare a chiamare gli abitanti delle case sparse nei dintorni, così che circa diciotto persone tra uomini, donne e giovani divennero testimoni del fatto.

In secondo luogo, nell'apparizione di Knock non furono pronunciate parole. Maria santissima aveva una corona d'oro sul capo - Regina Pacis - e teneva le mani alzate in atteggiamento di supplica; Ella, e gli altri celesti protagonisti dell'apparizione, invitavano con i loro gesti alla preghiera, alla meditazione della Sacra Scrittura, alla riconciliazione con Dio ottenutaci da Cristo, agnello immolato per il nostro riscatto. Elementi caratteristici, pertanto, dei pellegrinaggi a Knock - dove nel 1976 si inauguro una nuova chiesa per accogliere il numero crescente di visitatori - sono diventate la preghiera, specialmente il Rosario, la penitenza e la riconciliazione sacramentale, insieme alla benedizione dei malati.


3. Invito tutti voi che mi ascoltate a pregare con me la Madonna di Knock, la Regina Pacis, per l'amata terra d'Irlanda, affinché il suo popolo rimanga sempre fedele alla vocazione cristiana, che ne ha così profondamente permeato la storia.

Vi invito a pregare perché nella terra di san Patrizio cessi la violenza politica e terroristica, che da quasi vent'anni sta causando morte e sofferenza sia nella comunità cattolica che in quella protestante.

Ripeto oggi alla Vergine Santa le parole che Le rivolsi in occasione della visita al suo Santuario di Knock: "Regina dell'Irlanda, Maria madre della Chiesa celeste e terrestre, Màthair Dè, conserva l'Irlanda fedele alla sua tradizione spirituale e alla sua eredità cristiana. Aiutala a rispondere alla sua missione storica di portare la luce di Cristo alle nazioni... Affidiamo alla tua cura materna la terra d'Irlanda, dove sei stata e sei tanto amata. Aiuta questa terra a stare sempre sinceramente con te e col Figlio tuo".


[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-03-13 Data estesa: Domenica 13 Marzo 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi del Benin in visita "ad limina" Città del Vaticano -Roma