GPII 1988 Insegnamenti - Ai fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel - Città del Vaticano (Roma)

Ai fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La nostra epoca necessita con urgenza di una evangelizzazione delle intelligenze

Testo:

Caro fratello superiore generale, Cari fratelli delegati del Capitolo generale.


1. Nell'accogliervi ho la lieta impressione di contemplare più di centosessanta anni di storia dell'istruzione e della evangelizzazione dei bambini e degli adolescenti. Una volta di più, la Chiesa ringrazia vivamente i fratelli di Ploërmel. Nel mistero dell'al di là, i vostri beneamati fondatori, gli abati Jean-Marie de La Mennaie e Gabriel Deshayes, gioiscono della vitalità del loro istituto. Certo, sono al corrente delle vostre preoccupazioni per le vocazioni. So anche che l'Africa è per voi fonte di speranza: i rami dell'istituto trapiantati da poco in Uganda, in Rwanda, in Zaire hanno già portato buoni frutti. Felice di ricevervi tutti, vorrei salutare in particolare il caro fratello Bernard Gaudeul, appena eletto Superiore generale, rinnovando la vostra fiducia. Gli assicuro la mia fervente preghiera per lo svolgimento fruttuoso del suo ministero di servizio e di autorità. Caro fratello Bernard, conosco il suo paese di origine, Cancale, nella baia di Mont-Saint-Michel; so che lei può contare sull'intercessione della sua ammirevole concittadina, la beata Jeanne Jugan, che veglierà su di lei.


2. Nel corso di questo Capitolo generale, ormai compiuto, vi siete occupati con molta attenzione della vostra Regola, esaminata in precedenza e approvata nel 1983 dalla Congregazione per i religiosi. E' vero che i testi bene esprimono il vostro proprio carisma, tuttavia c'è sempre modo di approfondire il senso spirituale, al fine di rinnovare giorno dopo giorno la vostra maniera di viverlo.

Questo dono particolare, ricevuto dai fondatori, è la ricerca ardente e l'incontro profondo con il Signore Gesù, contemplato, pregato, amato senza misura.

Così, e soltanto così, i fratelli scopriranno la via da Cristo indicata e sulla quale chiama tutte le vostre comunità e lo stesso istituto a seguirlo.


3. Questa forma di santificazione, personale e comunitaria, sempre meglio vissuta, vi rende capaci di dare una fulgida testimonianza che sia di richiamo a quanti vi vedono vivere da uomini di preghiera e di vita interiore. Nell'umiltà e nell'entusiasmo, condividete l'amore di Gesù Cristo, la ricchezza di fede, di speranza e di carità teologali concretamente vissute con tutti i giovani affidati alle vostre cure, con i loro genitori, con i laici che hanno deciso in coscienza di collaborare al progetto educativo delle vostre scuole e dei vostri collegi. Voi contribuite così alla vitalità e alla santificazione del Popolo di Dio, secondo la forma originale ispirata dallo Spirito Santo ai vostri fondatori. Il Signore ci ha misteriosamente chiamati per la più bella delle opere: preparare i giovani ad affrontare il loro avvenire e le molteplici necessità della società in riferimento costante con il messaggio evangelico, che è sempre attuale, inesauribile e vivificante.


4. Testimoni del Regno di Dio grazie alla vostra consacrazione religiosa, voi vivete questa donazione radicale nel vostro compito di insegnanti ed educatori. Il vostro istituto è stato suscitato nella Chiesa per questa missione di primaria importanza: far conoscere Cristo e la buona novella per mezzo della scuola. Il nostro tempo, caratterizzato da importanti trasformazioni socio-culturali, richiede con urgenza una evangelizzazione dell'intelligenza a ogni grado del sapere. Per questo, senza lasciarvi sfiorare dal minimo dubbio, dovete restare rigorosamente fedeli al vostro carisma, come anche a quel prudente e audace senso di adattamento alle condizioni di vita e alle culture in cui si esercita il vostro apostolato. La Chiesa si aspetta da voi che siate fermamente fedeli alla vostra missione educativa, nei Paesi di vecchia civiltà cristiana come anche nelle regioni in cui il cristianesimo ha una storia molta più recente.


5. In più di centocinquant'anni, i fratelli di Ploërmel hanno affrontato con coraggio esemplare i problemi dell'apostolato missionario in situazioni molto difficili. Oggi, la Chiesa vi chiama a raccogliere le stesse sfide in contesti diversi. Penso al materialismo pratico, riduttivo e invadente. Penso alle situazioni socio-politiche di oppressione. Cari fratelli, con il potente aiuto del Signore, e grazie a una formazione teologica, spirituale, intellettuale e tecnologica di alto livello, sarete in grado di rispondere ai profondi bisogni dei giovani, a quanto essi attendono da voi, talvolta inconsapevolmente, nella catechesi e nella vita spirituale, come anche nel campo della cultura umana in tutte le sue forme.


6. Infine, la vostra alta missione di educazione e di santificazione deve realizzarsi in un forte spirito di perfetta comunione tra voi e con tutto il Popolo di Dio. Conosco l'indefettibile fedeltà del vostro istituto alla Sede di Pietro e al magistero dei Papi. E' una precisa eredità dei vostri fondatori. Vi incoraggio vivamente e con fiducia a sviluppare ancora la vostra reale collaborazione con le conferenze episcopali e i Pastori delle diocesi o delle parrocchie che vi hanno chiamato, con i laici cristiani, giovani e adulti. Questo "sensus Ecclesiae" sarà sempre la vostra grande forza e il segno indiscutibile del vostro impegno ecclesiale per gli uomini del nostro tempo.

Al termine di questo incontro, invoco sovrabbondanti benedizioni divine su tutta la Congregazione, sui responsabili, sui fratelli anziani o malati, su quanti seguono le vocazioni, su tutti i laici che collaborano alla vostra splendida opera, su tutti i giovani e le loro famiglie. Affido tutti alla materna protezione della Madre di Cristo Redentore.


Data: 1988-03-25 Data estesa: Venerdi 25 Marzo 1988




Al Comitato di collaborazione culturale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'apertura alla dimensione ecumenica deve segnare la formazione dei seminaristi

Testo:

Cari amici.

Sono venticinque anni dalla creazione del Comitato cattolico di collaborazione culturale, per iniziativa della sezione orientale del Segretariato per l'unità dei cristiani. Voi avete voluto segnare questo anniversario con il nostro incontro di oggi. Sono lieto di ricevervi e di aver l'occasione per dirvi a viva voce che approvo l'opera del vostro Comitato e desidero che continui a svilupparsi, poiché contribuisce in modo efficace al progresso del cammino verso la piena comunione tra la Chiesa cattolica e le Chiese d'oriente.

Con questo scopo il Comitato è stato fondato, perché cerchi di promuovere forme di collaborazione culturale che siano allo stesso tempo un modo per restringere e approfondire le relazioni con la Chiesa ortodossa e le antiche Chiese orientali. In particolare, vorrei ricordare il conferimento di borse di studio nelle discipline ecclesiastiche a studenti ortodossi, perché possano completare la loro formazione in una università o istituto cattolico. Dalla fondazione del Comitato, numerosi studenti ne hanno beneficiato, e questo ha dato loro la possibilità di meglio conoscere e meglio comprendere il pensiero religioso della Chiesa cattolica. Si sono anche familiarizzati con la vita della nostra Chiesa, poiche voi curate che siano accolti in collegi o seminari dove possono condividere la vita degli studenti cattolici. L'esperienza comunitaria consente così la mutua comprensione, fondata sul rispetto e sulla carità vicendevoli. Non dubito che la presenza di studenti ortodossi nelle nostre università, seminari e collegi sia anche positiva per gli studenti cattolici, la cui formazione spirituale e intellettuale deve essere sempre caratterizzata dall'apertura alla dimensione ecumenica.

Desidero esprimere il mio ringraziamento ai rettori e superiori di queste università, istituti, collegi e seminari che accolgono i borsisti del Comitato cattolico di collaborazione culturale. Saluto i rettori e superiori di Roma presenti, senza dimenticare quelli di altri Paesi che non sono potuti venire.

Incoraggio tutti a continuare la loro partecipazione al Comitato con la disponibilità a ricevere studenti delle Chiese orientali e con il generoso appoggio a loro dato.

Questo sostegno è anche assicurato da diverse realtà che offrono contributi finanziari, senza i quali il Comitato non potrebbe compiere la sua missione. I responsabili di queste realtà hanno compreso l'urgenza e la necessità di una reciproca conoscenza tra le Chiese d'Occidente e d'Oriente, soprattutto per il tramite degli scambi culturali, nelle forme che il Comitato cerca di promuovere. So che queste opere possono portare aiuti grazie alle offerte, da loro raccolte, dei fedeli, per lo più sconosciuti e spesso poveri, ma generosi, che desiderano contribuire, secondo le loro possibilità, al riavvicinamento tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente. Ringrazio i responsabili e i benefattori di queste opere. Li invito a continuare la loro generosa partecipazione, tenendo conto della nuova situazione delle relazioni tra le Chiese. Grazie al dialogo della carità e ai primi frutti del dialogo teologico, la fraternità che unisce la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le antiche Chiese orientali è una realtà di nuovo vissuta e continuamente in crescita, attraverso la quale esse ogni giorno prendono più coscienza di essere Chiese sorelle che si aiutano tra loro per la missione affidata loro dal Signore.

Nel corso della sua visita al Vescovo di Roma, lo scorso mese di dicembre, il Patriarca ecumenico Dimitrios I ha incontrato nell'università del Laterano, delegazioni di professori e studenti dei nostri collegi e università.

Parlando della rinascita degli studi biblici, patristici e liturgici, egli ha ricordato che questa rinascita non può dare frutti "se avviene unilateralmente, cioè senza una conoscenza diretta e dall'interno di ciascuna tradizione. E' dunque un segno di buon augurio per il nostro tempo - ha continuato il Patriarca che siano costantemente in aumento gli scambi di insegnanti e di studenti tra le nostre Chiese". Mi associo pienamente a queste parole di sua Santità Dimitrios I.

Ho voluto ripeterle davanti a voi poiché descrivono bene l'opera svolta in questi venticinque anni dai membri del Comitato cattolico di collaborazione culturale, e da quanti hanno a cuore l'aiuto e la conoscenza reciproci tra i cristiani d'Oriente e d'Occidente.

Cari amici, mentre esprimo la mia soddisfazione per la vostra partecipazione all'impegno ecumenico della Chiesa cattolica, auguro che l'opera del vostro Comitato continui, in stretta unità con il Segretariato per l'unità dei cristiani. Come il mio predecessore Paolo VI al momento della fondazione, raccomando "ai miei fratelli nell'episcopato e a quanti desiderano servire la Chiesa, di incoraggiare il Comitato e dargli un aiuto opportuno, generoso e utile" ("Pauli VI Epist. ad Cardinalem Augustinum Bea",die 27 iul. 1964).

Sui membri e i responsabili del Comitato, sui benefattori e collaboratori presenti e futuri, invoco di cuore la benedizione divina.


Data: 1988-03-25 Data estesa: Venerdi 25 Marzo 1988




Alla celebrazione del Mattutino dell'Annunciazione a Santa Maria sopra Minerva - Roma

Titolo: "Questo poderoso e dolcissimo inno "Akathistos" sia la profezia di una umanità nuova"

Testo:

"Il condottiero delle potenze angeliche fu inviato da Dio onnipotente alla Vergine pura, per annunciare un mistero inaudito e ineffabile: senza seme, Dio si fa da lei bambino, riplasmando l'intera stirpe dei mortali. O popoli, annunciate il rinnovamento dell'universo".


1. Con queste parole l'"exapostilarion" dell'odierna solennità canta lo stupore del cosmo di fronte al miracolo dell'amore divino: la natura pare sopraffatta nelle sue leggi fondamentali: una Vergine concepisce un Figlio e quel bambino è Dio infinito. Natura sopraffatta, o non piuttosto pienezza della natura, se essa altro non è che il giardino, al cui centro Dio ha voluto porre l'uomo, sua immagine e somiglianza, "microcosmo" e ad un tempo signore delle cose, perché partecipe della divina regalità? L'Oriente cristiano ama pensare alla natura come al dispiegarsi del divino progetto d'amore. E poiché al centro della storia dell'uomo si compi l'evento dell'incarnazione, la tradizione orientale non si sofferma a cogliere in particolare le povertà, le debolezze, i limiti che rendono travagliato il destino della natura umana assunta dal Verbo; essa contempla l'altissima perfezione a cui la grazia ha chiamato l'umanità e con essa l'intero creato, spettatore e in qualche modo partecipe esso stesso di una salvezza sempre rinnovata.

Questa natura che oggi alza le sue "porte antiche" perché "entri il re della gloria" (Ps 24[23],7.9) è davvero, come canta la liturgia, una nuova creazione: in Cristo formato nel grembo della Vergine, nasce un'umanità nuova, a cui sono destinati "un nuovo cielo e una nuova terra" (Ap 21,1), perché, nel mistero della redenzione, il giardino proibito per l'orgoglio del peccato si dissigillerà e l'angelo con la spada di fuoco, che ne custodiva l'ingresso, lascerà il posto all'Arcangelo di luce che annuncia a Maria l'aprirsi della pienezza dei tempi.

L'"exapostilarion" si conclude con un vibrante invito, rivolto a tutti i popoli: l'annuncio di Gabriele si prolunga, come in una immensa eco, nell'annuncio di un'umanità che proclama una speranza inaudita. E non è un caso che l'originale greco impieghi qui la parola "evangelismos", che noi traduciamo "annunciazione", ma che si accomuna così strettamente al lieto annuncio che ci salva: il saluto dell'angelo è davvero il proemio del Vangelo! Carissimi fratelli e sorelle, che siete oggi qui convenuti per celebrare le lodi della santissima Madre di Dio con la voce gloriosa e solenne delle Chiese bizantine, il medesimo annuncio di salvezza portato da Gabriele a Maria risuona oggi per noi: e mentre celebriamo la bellezza del frutto più luminoso che la storia umana abbia donato, ci sentiamo rinascere nel cuore la stessa speranza, fatta di stupore ma anche di fiduciosa, confidente disponibilità. Il "fiat" della Vergine sia la nostra offerta spirituale al Signore della vita, perché dal grembo dell'umanità continui a fiorire la speranza di un Dio che si fa carne.


2. L'odierna celebrazione del Mattutino nel rito bizantino inonda questa Chiesa di una luce intensissima. Incastonato in questa preghiera di santificazione del tempo, abbiamo ascoltato lo splendido inno "Akathistos" alla Madre di Dio. Si è voluto che, nell'anno a lei dedicato, in tutte le cattedrali del mondo si innalzasse a Dio una lode ineguagliata con gli accenti inimitabili di questo stesso inno, nella varietà delle lingue, ma nell'unità della comunione cattolica.

Il tempio che oggi ci accoglie dilata dunque misticamente i suoi spazi, per abbracciare il mondo ed unirlo in un'unica voce, che offre a Dio Maria, vanto della storia umana. "O Cristo, che possiamo offrirti in dono - canta questa stessa Liturgia bizantina nel Lucernario del Natale - per essere apparso sulla terra, nella nostra umanità? Ciascuna delle tue creature, infatti, esprime la sua azione di grazie, e ti reca: gli angeli, il loro canto; il cielo, una stella; i Magi, i loro doni: i pastori, lo stupore; la terra, una grotta; il deserto, una greppia; e noi, una Vergine Madre".

Vogliamo che questo canto universale, questo poderoso e dolcissimo inno sia la profezia di un'umanità nuova, quella dei redenti che nel canto della lode si riconoscono fratelli. E mentre la quotidiana esperienza ci pone di fronte alle molteplici forme di male che scaturiscono dalla povertà del nostro limite, la rinnovata contemplazione della comune salvezza nel Verbo incarnato nel seno della Vergine è costante annuncio di una nuova, fraternità in quell'unico Signore, fratello e maestro, carne della nostra carne, in cui il creato vince ogni opacità e si fa trasparenza dell'Invisibile.

Intimamente compresa della profondità di tale mistero, la Chiesa proclama agli uomini la loro immensa dignità ben sapendo di poterne già additare la perfetta realizzazione, per infinito dono di grazia, nella Madre di Dio: all'uomo travagliato e vinto, violato nei suoi diritti e conculcato nelle sue libertà, la Chiesa oggi annuncia, come l'angelo a Maria, che egli è icona del Dio vivente, tempio dello Spirito, e che ogni violenza contro di lui è violenza contro Dio che lo ha creato e che, per amore, ne ha assunto la storia fino a condividerne il destino di morte.


3. Gli accenti dell'inno "Akathistos" richiamano a tutti noi quanto indissolubile sia la vicenda della Madre di Dio dall'intera economia della salvezza. E nulla come l'ardire talore temerario della poesia pare essere in grado di esprimere la sovrabbondante ricchezza del mistero di Dio.

Ciò che la mente non sa concepire, si compie in colei che "ad un senso conduce i contrari" ("Ikos" 8). "I retori roboanti vediamo muti come pesci dinanzi a te, Madre di Dio: non riescono a dire come resti Vergine, eppure sei giunta a partorire. Noi invece ammiriamo il mistero e cantiamo con fede: Rallegrati, vaso della divina sapienza; rallegrati, tesoro della sua provvidenza" ("Ikos" 9). Con tale stupore, carico di grata venerazione, questo inno sublime contempla lo svolgersi della vita di Maria: l'annunciazione, la nascita, il saluto dei pastori, la venuta dei Magi, la fuga in Egitto. E per ogni evento scopre nella Scrittura arcane prefigurazioni; come nel rivelarsi del senso teologico di ogni singolo episodio già scorge i simboli velati della redenzione: "Rallegrati, preludio dei prodigi di Cristo; rallegrati, compendio dei suoi insegnamenti" ("Ikos" 2). E così, in questo straordinario rincorrersi di eventi la storia della salvezza rivela impensate profondità ed audaci corrispondenze.

La nascita del Verbo di Dio nella carne convoca con l'uomo l'intero universo a far festa, anch'esso animato da una irresistibile esultanza: "Rallegrati, perché i cieli esultano con la terra; rallegrati, perché la terra danza con i cieli" ("Ikos" 4). Mai gioia fu più completa e totale; ad essa è invitata la Chiesa, la nuova Gerusalemme, ove è predisposto il banchetto di tutti i popoli; essa in Maria è significata e prefigurata, perché la storia della Vergine è storia dei redenti, storia di ogni creatura: si contempla così l'umanità, salvata dai sacramenti: "Rallegrati, tu che rappresenti il prefigurato lavacro; rallegrati tu che rimuovi la lordura del peccato;... rallegrati, fragranza del profumo di Cristo; rallegrati, vita del mistico banchetto" ("Ikos" 11). Dalle acque della salvezza, al sacro crisma, alla cena dell'Agnello, si staglia la vicenda dell'umanità in cammino nella quotidiana ricerca del volere divino; e Maria diviene allora "degli apostoli bocca che mai tace", "dei martiri indomito coraggio" ("Ikos" 4); "colonna della verginità" ("Ikos" 10); "diadema prezioso di santi sovrani"; "di pii sacerdoti venerabile vanto"; "incrollabile torre della Chiesa" ("Ikos" 12).

Così, dalle eterne prefigurazioni del pensiero divino, fino alla appassionata partecipazione alla storia di una Chiesa pellegrina nel tempo, il mistero della Vergine Maria si snoda con una dolcezza che commuove ed un vigore che conquista. Mai separata dal suo Figlio, Maria è l'umanità aperta a ricevere lo Spirito "che dà la vita" ed è ad un tempo l'anticipo, l'emblema sfolgorante della comune, umana vocazione alla pienezza della vita in Dio.


4. E voi popoli slavi, che appartenete alla tradizione bizantina, ad una cultura tesa verso l'immensità, che mal sopporta il limite, che ama raffigurare il grande respiro delle stagioni, le distanze sconfinate nello spazio e nel tempo, come anche le infinite aspirazioni del cuore umano, voi avete accolto ed amato questo inno alla Madre di Dio, che oggi con voi abbiamo cantato. A voi dono il mio bacio di pace e il mio abbraccio fraterno.

Gli splendori della liturgia bizantina, calati nella vostra cultura, hanno acquistato accenti di particolare umanità dal palpito della grande anima slava. Sull'immagine ieratica del "Pantokrator" voi avete disegnato i tratti del crocifisso, dell'"uomo dei dolori, che ben conosce il patire" (Is 53,3) e lo avete sentito vicino alla storia di dolore del vostro popolo, dalle grandi prove comuni fino all'agonia del più umile dei contadini, che muore - ha scritto qualcuno - "come se compisse un rito".

Voi avete percepito con rara lucidità l'universalità dei destini umani, il limite del contingente e la radicalità dell'appello al Regno, pur in un legame affettuoso e profondo con la vostra terra, che sentite come madre calorosamente accogliente.

E noi, che oggi abbiamo pregato, unendo la nostra alla vostra voce, vi esprimiamo profonda gratitudine per i tesori preziosi, con cui avete arricchito la famiglia umana e la comunità dei credenti in Cristo.

Voi amate la Madre di Dio di un amore tenero e fiducioso; le vostre icone di lei, nelle loro infinite tipologie, la rendono una presenza di affettuosa protezione per le vostre città, le vostre famiglie, e per il cuore di ciascuno di noi. A colei che ci ha preceduto sulla strada del Regno e che non cessa di indicarci la via, coprendoci del suo manto di bontà, noi ci affidiamo; e, da lei incoraggiati, ci rivolgiamo a Dio dicendo: O Padre, ascolta la nostra supplica, ascolta la preghiera che oggi sale a te da ogni terra e da ogni popolo, per intercessione della santa Madre di Dio.

Siamo certi che tu la esaudirai perché in lei tu ci hai donato l'audacia dell'amore. Per questo a lei non cesseremo di cantare: "Rallegrati, benevolenza di Dio verso i mortali;/ Rallegrati, franca parola dei mortali verso Dio" ("Ikos" 3).


Data: 1988-03-25 Data estesa: Venerdi 25 Marzo 1988




Ai Vescovi del Mali in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nell'anno centenario dell'evangelizzazione ravvivare l'essenziale della fede e l'amore fraterno

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Benvenuti in questa dimora! Vi accolgo con grandissima gioia. Sono lieto, in particolare, di salutare il nuovo presidente della vostra conferenza episcopale, monsignor Jean-Marie Cissé, Vescovo di Sikasso. Lo ringrazio delle parole gentili che mi ha rivolto a vostro nome e gli faccio i miei auguri per la sua nuova funzione.

Il vostro pellegrinaggio quinquennale alle tombe dei santi apostoli, che i Vescovi di tutto il mondo si fanno un dovere di compiere, manifesta la vostra unità con la Chiesa di Roma. Venendo a incontrare il successore di Pietro e i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della Curia romana, voi esprimete in modo tangibile i profondi vincoli che ci uniscono, nonostante la dispersione geografica. Voi portate inoltre al Papa la testimonianza dell'affezione del Popolo di Dio del Mali: sono ancor più colpito da questo segno di affezione filiale perché proviene da fedeli, che costituiscono una minoranza nel vostro Paese, ma che hanno saputo, per la qualità della loro vita di credenti, acquistarsi la stima e l'amicizia di tutto il popolo del Mali 2. Il 1988 è per voi un anno di importanza eccezionale. Costituisce il centenario della comunità cristiana del Mali, un evento che polarizza tutte le vostre attività pastorali.

Proprio nel 1888 i primi missionari Spiriti hanno fondato la missione di Kita, affidata in seguito ai padri Bianchi e oggi divenuta luogo di pellegrinaggio nazionale.

Già nel 1876 e nel 1881, due carovane di padri Bianchi erano partite da Algeri per il Sudan, ma i padri vennero massacrati nel corso del viaggio. Solo nel 1894 una nuova carovana si avvio per fondare Sègou e Timbuctu nel 1895. Si era così dato inizio all'evangelizzazione del Mali e i discepoli del Cardinal Lavigerie, insieme alle suore di Nostra Signora d'Africa si misero al lavoro. Con gli abitanti del Mali di oggi, rendo onore a quei valorosi pionieri della fede, in particolare a quelli che hanno versato il loro sangue per Cristo.

In cento anni, la piccola comunità cristiana originaria, come il granello di senape del Vangelo, è diventata un albero. Voi parlate spesso di un solido baobab, che affonda le sue radici nel suolo del Mali, e fate bene, perché i frutti ci sono: una gerarchia locale, sacerdoti autoctoni, religiosi originari del Paese, catechisti impegnati nei movimenti e nelle comunità locali. Soprattutto, la vitalità dei cristiani è reale, e testimonia della autentica presenza del Regno in questa regione del continente africano.


3. Il solido impianto della Chiesa nel vostro Paese suscita naturalmente in voi una fierezza e una gioia legittima. In tutti, pastori e fedeli, suscita la gratitudine verso Cristo da cui viene ogni dono eccellente.

So che voi avreste desiderato la mia presenza nel vostro Paese, per unirmi al rendimento di grazie e ai cantici di lode che s'innalzano verso Dio nell'anno del centenario. Dovete credermi: custodisco nel pensiero, e soprattutto nel cuore, questo invito a recarmi nel Mali. Certo, avrei desiderato, soprattutto nell'anno mariano, farmi pellegrino a Kita e recarmi con voi a pregare "Nostra Signora del Mali" per i fedeli delle vostre diocesi e per tutti i vostri compatrioti. Non mi sarà possibile farlo quest'anno. Ho tuttavia speranza che la Provvidenza condurrà i miei passi verso la vostra terra per conoscere il vostro popolo, che in Africa ha fama di grande cordialità. Sarà per me una grande gioia potervi restituire la visita di oggi.


4. Attendendo questo momento, vi accingete al compito esaltante di formare i cristiani del secondo secolo di evangelizzazione. Qualunque sia il loro numero, piccolo o grande, la loro missione di battezzati ha grande importanza. Avendo accolto la buona novella, sono ora chiamati a loro volta ad annunciarla, anzitutto e soprattutto attraverso la loro vita. Dentro la comunità umana in cui si svolge la loro esistenza, essi devono manifestare la loro capacità di comprendere e di accogliere, la loro comunione di vita e di destino con gli altri, la loro solidarietà nella comune ricerca di tutto quanto è nobile e buono. Nel caso, essi testimonieranno in modo semplice e spontaneo la loro fede in Gesù Cristo, annunciando il Vangelo spesso con discrezione, ma in modo profondamente motivato.

Uno degli scopi del centenario, tra gli altri, è far risuonare presso tutti i cristiani del Mali un appello a rinnovare la loro conversione per meglio seguire Cristo. Invitateli a ravvivare l'essenziale della fede e l'amore fraterno.

Presto, nella liturgia della Settimana santa, risentiremo san Giovanni dichiarare: "Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alla fine" (Jn 13,1). Queste parole ci suggeriscono l'orientamento fondamentale della nostra vita. Anche noi siamo chiamati, alla sequela di Cristo, a "passare da questo mondo al Padre", formando insieme, per così dire, un'immensa carovana; siamo chiamati anche noi ad amare i nostri fratelli sino alla fine.

Diano l'esempio, le comunità del Mali, di una vita calorosa e fraterna, in accordo con le aspirazioni più autentiche dell'uomo africano! 5. Mi rallegro del fatto che, nell'insieme, regna da voi un clima di intesa tra le comunità cattoliche e quelle musulmane del Mali, che sono tradizionalmente tolleranti.

Si tratta di un aspetto importante della situazione della Chiesa del Mali: essere invitata a un dialogo islamico-cristiano, sempre più costruttivo. Voi lo fate, in modo particolare, accogliendo un buon numero di giovani musulmani nei gruppi di Azione Cattolica e nelle comunità di studenti credenti.

Desidero incoraggiarvi su questo difficile cammino di dialogo, che ha bisogno di convinzioni cristiane ben temprate. Più che altrove, è auspicabile che i cattolici partecipino a una catechesi permanente, che comprenda in particolare una lettura della Parola di Dio approfondita nella Chiesa. Sia coerente la loro fede con la vita, in modo che le attività secolari siano illuminate dalla luce del Vangelo! Questo è il voto espresso dai Padri sinodali, lo scorso anno, quando dichiararono che la formazione integrale dei fedeli, laici, religiosi, preti deve essere oggi una priorità integrale. La celebrazione del centenario dell'evangelizzazione vi offre l'occasione di mettere in pratica queste indicazioni.


6. Insieme a tutti i vostri compatrioti, voi partecipate alle iniziative di sviluppo del Paese, in un servizio disinteressato. Siete impegnati nella grande lotta contro la fame, la malnutrizione e l'analfabetismo. Partecipate alle iniziative che cercano di porre rimedio ai flagelli della desertificazione e della siccità. Ci tengo a sottolineare ora la buona qualità del lavoro compiuto e vorrei incoraggiarvi a continuare tutte queste opere sociali. Vi affido la cura di dire ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici impegnati nei compiti di aiuto fraterno, quanto il Papa apprezzi la loro testimonianza di carità cristiana e i loro gesti concreti di assistenza fraterna. Che la loro solidarietà, alla luce della fede, superi se stessa, prenda le dimensioni della gratuità, del perdono, della riconciliazione, e diventi in qualche modo "via alla pace e insieme allo sviluppo",come propone la recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" (SRS 39).


7. Vi incoraggio anche a continuare i vostri sforzi per la promozione della donna utilizzando le realtà già esistenti.

La Chiesa di oggi, come quella delle origini, vuole essere dalla parte della donna, soprattutto là dove essa, invece di essere un soggetto attivo e responsabile, tende a restare in un ruolo passivo. Nel Mali, come in molti altri Paesi, c'è ancora senz'altro della strada da percorrere perché la partecipazione delle donne ai diversi livelli della vita sociale sia non solo permessa ma sviluppata e apprezzata.


8. Ho notato con grande soddisfazione che, dalla vostra ultima visita "ad limina", è stato fatto un grande sforzo per quanto riguarda la pastorale delle vocazioni, e che il numero dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa aumenta progressivamente. Mi felicito con voi. Apprendo con gioia che, nel quadro della grande celebrazione nazionale che avrà luogo a Bamako, dal 13 al 20 novembre prossimo, sono previste cinque ordinazioni sacerdotali. Trasmettete il mio incoraggiamento agli ordinandi e dite loro che il Papa li porta nella sua preghiera.

Continuo a pregare, unito a voi, perché gli operai del Vangelo diventino sempre più numerosi perché, da una parte, il bisogno del vostro Paese è immenso, e, dall'altra, occorre pensare alla sostituzione dei sacerdoti e dei religiosi più anziani. Molti sono venuti da lontano per dare il loro contributo missionario.

Esprimo loro la gratitudine della Chiesa per il dono della loro vita a servizio della comunità.


9. Per finire, porgo a voi e al vostro popolo fedele i miei auguri di un rinnovamento nella fede in occasione del centenario. Invoco l'aiuto dello Spirito Santo specialmente su quanti hanno la cura di animare le diverse attività per ravvivare l'impegno dei battezzati nel seguire Cristo e testimoniare con autenticità il messaggio evangelico nella loro vita.

Affido i miei voti a Nostra Signora del Mali. Ella vi conduca, pastori e fedeli, verso il Figlio Gesù e vi doni lo slancio missionario che non manca di comunicare a quanti lo domandano.

Di tutto cuore vi benedico, voi e tutti i fedeli del Mali.


Data: 1988-03-26 Data estesa: Sabato 26 Marzo 1988




A un gruppo di giovani pellegrini croati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contribuite con i valori della fede all'avvicinamento dei popoli europei

Testo:

Cari seminaristi, cari giovani di Zagreb e Dubrovnik! Sono molto lieto che siete venuti insieme con i giovani di vari Paesi a celebrare a Roma col Papa, la Terza Giornata Mondiale della Gioventù. Benvenuti nella città eterna, nella casa del Padre comune e patria di tutti i cristiani! Il centro della giornata dei giovani di quest'anno mariano è la beata Vergine Maria, e l'idea guida sono le sue parole: "Fate quello che vi dirà!". In questa breve frase è contenuto tutto il programma della vita che hanno realizzato durante la storia tanti seguaci di Gesù, giovani ed adulti. Queste parole della Madonna, cioè ascoltare e seguire Gesù, valgono per ogni ragazzo e ragazza, perché sono il pegno della vita più felice. E dove e come oggi Gesù ci parla? Troviamo la sua parola prima di tutto nel santo Vangelo, che per ognuno di voi deve essere il libro più caro. Gesù ci parla continuamente anche tramite il Magistero della Chiesa, e soprattutto tramite il suo Vicario, il Vescovo di Roma.

Come già sapete, il Papa tra l'altro molto spesso parla degli sforzi dell'unione dell'Europa. A questa appartiene anche il vostro popolo croato, il quale nei secoli, con non pochi sacrifici, è stato a difesa del continente europeo, conservando la fede e cultura cristiana. Impegnarsi per la pace, per la concordia e per la collaborazione tra i popoli è, alla fine, imperativo del Vangelo. Varie iniziative sono nate negli ultimi tempi col desiderio che l'Europa trovi la sua unità. Vi auguro che, con gli altri giovani del nostro continente, possiate contribuire a questo grande movimento, all'avvicinamento dei popoli europei, apportandovi i valori della nostra fede cristiana e di tutta la Jugoslavia.

Saluto tutti i giovani della vostra patria, soprattutto coloro che saranno con noi uniti in spirito nella celebrazione della giornata dei giovani. La beata Vergine Maria vi accompagni sulla strada della vostra vita affinché come futuri sacerdoti di Cristo e come fedeli laici possiate fare quello che Gesù desidera da voi. A voi e a tutti i vostri cari imparto la mia benedizione apostolica. Sia lodato Gesù e Maria!


Data: 1988-03-26 Data estesa: Sabato 26 Marzo 1988




Ai calciatori del Piacenza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La disciplina sportiva vi formi all'esercizio ascetico

Testo:

Egregi signori.

Sono lieto di accogliervi in questa breve, familiare udienza, che mi consente di manifestarvi il mio apprezzamento per il gesto di ossequio e di devozione, che la vostra visita costituisce. Con essa avete anche inteso mettere in risalto come per voi l'esercizio dell'attività sportiva non sia affatto disgiunto nè da quei valori, che risiedono nell'animo dell'uomo, nè da quelli trascendenti, che il Vangelo a lui propone perché sia veramente e pienamente se stesso.

In questa circostanza, pertanto, mi è gradito unire al mio cordiale saluto l'esortazione a praticare nella vostra vita quella disciplina interiore, che è efficace strumento educativo e dispone il cuore a riconoscere nella Parola di Cristo la risposta autentica al desiderio di amore, di giustizia, di verità presente in ogni persona umana.

Voi potete misurare l'opportunità di questo invito, perché la disciplina fisica, a cui vi sottoponete per svolgere con buoni risultati la vostra attività professionale, vi aiuta a comprendere, per analogia, quanto sia utile all'equilibrio interiore l'esercizio ascetico.

Egregi signori, nei prossimi giorni ogni fedele sarà chiamato a contemplare come è grande, come è incommensurabile l'amore di Cristo, che si sacrifica fino al dono della propria vita. Per poter partecipare a questo dono è necessario distaccarsi dalle proprie inclinazioni cattive per seguire lui con perseveranza e senza lasciarsi irretire dalle fragilità della natura. La rinuncia cristiana non comporta solamente l'abbandono di alcune realtà materiali o di atteggiamenti morali non corretti; essa significa ancor più aprirsi alla carità di Cristo con un cuore purificato dal pentimento e dall'impegno nel bene.

E da uomini saggi e forti - quali l'attività sportiva vi forma, esigendo lealtà, generosità, spirito di gruppo e dedizione - sapersi volgere a Cristo ascoltando onestamente la sua Parola ed accettando di praticare i sacrifici da lui richiesti come condizione per camminare nella sua amicizia.

Nell'augurarvi di poter raccogliere molte soddisfazioni nell'esercizio della vostra attività sportiva, formulo per voi e per i vostri cari fervidi voti di una lieta Pasqua e prego il Redentore di essere per ciascuno di voi luminosa via di grazia, sostenendo generosi propositi e nobili aspirazioni! A tutti imparto la benedizione apostolica.


Data: 1988-03-26 Data estesa: Sabato 26 Marzo 1988




Ai partecipanti al colloquio "I credenti in URSS oggi" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un valore che trascende ogni spazio geografico e culturale: la fede in Dio e la libertà di professarla e praticarla

Testo:


GPII 1988 Insegnamenti - Ai fratelli dell'Istruzione Cristiana di Ploërmel - Città del Vaticano (Roma)