GPII 1988 Insegnamenti - Messaggio pasquale "Urbi et Orbi" - Città del Vaticano (Roma)

Messaggio pasquale "Urbi et Orbi" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le ferite degli uomini offesi nei loro diritti punto culminante della preghiera del Papa alla Madre del Redentore risorto

Testo:


1. "Regina coeli laetare!". Regina del cielo rallegrati! / Ecco, proprio oggi, in quel primo giorno dopo il sabato, le donne si recarono al sepolcro, / dove era stato deposto il corpo del tuo Figlio, / calato dalla croce / e trovarono il masso rotolato via, e la tomba vuota. / Dalla cavità della tomba udirono una voce: / "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. / E' risorto, non è qui" (Mc 16,6). / Rallegrati, Regina del cielo! Rallegrati, Madre di Cristo! / "Regina coeli laetare".


2. "Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro!" (Mc 16,7). / Allora Maria di Magdala corse, per annunziare agli apostoli: / "Hanno portato via il Signore dal sepolcro / e non sappiamo dove l'hanno posto!" (Jn 20,2). / Pietro e Giovanni si recarono subito sul luogo, / e trovarono così, come avevano detto le donne. / Non è qui, / non è qui, / nel luogo in cui l'hanno deposto, nel sepolcro. / Non è qui, è risorto. / Rallegrati, Regina del cielo! / "Regina coeli laetare".


3. "Regina coeli laetare, / quia quem meruisti portare, resurrexit sicut dixit, alleluia". / Ciò che ora proclamano le labbra dei primi testimoni, / lo aveva preannunziato lui stesso. / "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere... / Egli parlava del tempio del suo corpo" (Jn 2,19 Jn 2,21). / Il suo corpo flagellato, torturato, crocifisso; / il capo ferito dalle spine; il fianco trafitto dalla lancia. / Non è qui... / "Regina coeli laetare, / quia quem meruisti portare, resurrexit sicut dixit".


4. Rallegrati, Maria, rallegrati, Madre! / Tu hai portato il suo corpo nel tuo seno verginale, / hai portato dentro di te l'uomo-Dio. / E poi l'hai dato alla luce nella notte di Betlemme, / L'hai portato tra le tue braccia come bambino. / L'hai portato nel tempio nel giorno della sua presentazione. / I tuoi occhi - più che gli occhi di chiunque altro - hanno visto il Verbo Incarnato. / I tuoi orecchi l'hanno ascoltato, / sin dalle primissime parole. / Le tue mani hanno toccato il Verbo della vita (cfr. 1Jn 1,1). / "Regina coeli laetare!" / "Colui che hai portato è risorto".


5. L'hai portato, più ancora che tra le tue braccia, nel tuo cuore. / Particolarmente in quelle ultime ore, / quando hai dovuto stare sotto la croce, / ai piedi del divin condannato. / Il tuo cuore è stato trafitto dalla spada del dolore, / secondo le parole del vecchio Simeone. / E hai condiviso il dolore / associata con animo materno al sacrificio del Figlio. / O, Madre! Hai consentito all'immolazione / della vittima da te generata (cfr. LG 58). / Hai consentito amorosamente, con quell'amore / che egli ha innestato nel tuo cuore. / Con quell'amore, che è più forte della morte / e più potente del peccato, nell'intera storia / dell'uomo sulla terra. / 6. E poi, quando già era spirato, e l'ebbero calato dalla croce, egli ha riposato ancora una volta tra le tue braccia, / così come tante volte aveva riposato da bambino... / E poi, l'hanno deposto nel sepolcro. / L'hanno preso dalle braccia della madre e l'hanno reso alla terra; hanno chiuso il sepolcro con un masso... / Ed ecco, ora la pietra rotolata via, la tomba vuota... / Cristo, che tu hai portato, è risorto, Alleluia! / "Regina coeli laetare". / "Questo è il giorno della gioia pasquale della Chiesa / noi tutti partecipiamo alla tua gloria, / o Madre...". / Tutti, l'intera Chiesa del tuo Figlio, / l'intera Chiesa del Verbo Incarnato.


7. Cristo che tu hai portato, è risorto! / Prega per noi! / Tu che sei presente nel modo più profondo / nel mistero di Cristo. / Ecco, la Chiesa intera guarda oggi a te, o Maria. / Anche se non ti vediamo tra le persone / di cui parlano i racconti del giorno di Pasqua, / tutti guardiamo a te. / Guardiamo verso il tuo cuore. / Poteva una qualsiasi narrazione registrare / il momento della risurrezione del Figlio nel cuore della Madre? / Tuttavia fissiamo il nostro sguardo in te. / L'intera Chiesa partecipa alla tua gioia pasquale, / l'intera Chiesa sa che in questo giorno fatto dal Signore / Tu "vai innanzi" in maniera singolare su quella via / su cui si svolge il pellegrinaggio mediante la fede / nel mistero pasquale. / rega per noi! / In quest'anno, che è stato dedicato in modo particolare a te, / in quest'anno mariano, sii presente in modo speciale nella Chiesa, sii presente su tutte le vie del Popolo di Dio, / illuminate con la luce di Cristo. / Che da nessuno mai si allontani questa luce / della vita nuova, che è lui stesso, / il Risorto! / Prega per noi. / Dentro la nostra gioia pasquale, / insistiamo e con insistenza ripetiamo: prega per noi. / Prega per tutto il mondo, / per tutta l'umanità, per tutti i popoli, / ai quali vogliamo adesso rivolgere / un augurio pasquale nelle loro diverse lingue. / Prega per la pace nel mondo, per la giustizia. / Prega per i diversi diritti dell'uomo, / specialmente per la libertà religiosa / per ogni uomo, per ogni cristiano e non cristiano, / in ogni luogo. / Prega per noi. / Prega per la solidarietà dei popoli di tutti i mondi. / Primo e terzo, secondo e quarto, per tutti i mondi. / Ecco, dentro la tua e la nostra gioia pasquale / portiamo di nuovo questo peso dell'umanità, / questo peso di tanti cuori umani, nostri fratelli, nostre sorelle.

/ ripetiamo: / prega per noi. / "Regina coeli laetare".

[Al termine il Santo Padre ha rivolto in cinquantadue lingue il suo augurio pasquale ai popoli della terra. così ha poi salutato i fedeli polacchi:] Cristo è risorto, ci è dato come esempio per la nostra risurrezione.

Cari connazionali, dovunque vi troviate. Ricordate le parole di questo canto pasquale che ci parla attraverso i secoli, nei tempi difficilissimi e nei tempi odierni. "Cristo è risorto, ci è dato come esempio". Non distogliete lo sguardo da Cristo! Non dimenticate il suo esempio! Siate forti! Questa preghiera e questo canto depongo ai piedi della Madre di Jasna Gora, e li consegno a tutti i miei connazionali, fratelli e sorelle in patria e in tutto il mondo.

"Surrexit Dominus vere, Alleluia".

[Prima di lasciare la loggia centrale della Basilica Vaticana Giovanni Paolo II ha aggiunto queste parole:] A tutti voglio augurare di nuovo una buona Pasqua, ringraziando i presenti ed anche coloro che si uniscono a noi per il tramite della radio e della televisione per formare una comunità di preghiera. Questa comunità prega con Maria e prega Maria; prega con Maria per tutti gli uomini, per tutte le persone, per le famiglie, per i popoli che soffrono, specialmente per quei Paesi dove manca la pace, dove manca la giustizia, dove mancano i mezzi.

Con questo grido alla Madre del Risorto - Prega per noi! - ci portiamo da Piazza San Pietro in tutti i cuori e in tutto il mondo. Tutti devono sapere che siamo uniti con loro nella croce e nella risurrezione di Gesù Cristo.


Data: 1988-04-03 Data estesa: Domenica 3 Aprile 1988




Recita del "Regina Coeli" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: "E' risorto, non è qui!" E' un angelo del Signore ad annunziare la risurrezione

Testo:

Saluto tutti i presenti, gli abitanti di Castel Gandolfo come anche i pellegrini. Oggi, seconda giornata dell'ottava di Pasqua, celebriamo la festa dell'angelo. E' una buona occasione per spiegare il senso di questo appellativo; perché, normalmente, si recita l'"Angelus Domini" e la preghiera è per un angelo.

Si ricorda l'arcangelo Gabriele che ha annunziato alla Vergine di Nazaret, a Maria, l'incarnazione del Verbo, del Dio-Figlio. Invece, come abbiamo anche sentito nella notte della veglia pasquale ed anche ieri, questa volta, per la Pasqua si tratta di un altro angelo: quello che ha dichiarato alle donne, davanti alla tomba vuota di Gesù, per la prima volta: "E' risorto!". Ha così annunciato la risurrezione. Vi è stato un angelo che ha annunciato l'incarnazione del Dio-Uomo, di Cristo; e poi, in un momento così decisivo, così trascendente, non poteva essere un uomo a dover constatare questo altro evento: la risurrezione. Le donne, le prime persone umane che videro la tomba vuota rimasero stupite, forse anche intimidite per quanto avevano visto, o piuttosto non vedevano. Doveva essere un essere superiore - come anche era avvenuto per l'incarnazione - ad annunziare la verità della risurrezione, della nuova vita rivelatasi, in Cristo crocifisso e sepolto.

Vi auguro oggi e durante tutta l'ottava di Pasqua di vivere una fede sempre più approfondita, forte, che prenda origine da questa testimonianza pasquale, come da questa testimonianza ha preso origine la fede degli apostoli.

Erano gli apostoli, guidati dalle donne, che costatarono lo stesso evento e, proprio la sera della risurrezione, incontrarono il Cristo risorto.

La nostra fede prende sempre alimento da questo avvenimento principale della storia della nostra salvezza. Cristo risorto è la nostra giustificazione! Diventiamo giusti soprattutto credendo in lui, e, come gli apostoli, diventiamo testimoni del Risorto.


Data: 1988-04-04 Data estesa: Lunedi 4 Aprile 1988




A un gruppo di giovani studenti del Belgio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le speranze e le attese dei giovani vanno oltre gli orizzonti terreni

Testo:

L'incontro annuale con i giovani che partecipano al pellegrinaggio di Pasqua, organizzato dal Collegio sant'Uberto di Neerpelt, è diventato un momento caratteristico e tradizionale nel susseguirsi delle celebrazioni pasquali; è pertanto una vera gioia per me poter ricevere, anche quest'anno, tanti professori e studenti provenienti da diversi istituti scolastici del Belgio fiammingo.

Voi siete venuti a Roma anche per incontrare il successore di Pietro, di colui che ha detto a Gesù: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Gesù non ha soltanto pronunciato parole di vita eterna. Egli stesso è la Parola di vita eterna, la Parola che Dio Padre pronuncia sin dalla eternità, e che si è incarnata, si è fatta uomo nella pienezza del tempo. così come Parola di vita eterna, Cristo rivela Dio; allo stesso tempo egli rivela l'uomo, come ha indicato il Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale "Gaudium et spes" (GS 22). Cristo Gesù "pur essendo di natura divina,.. apparso in forma umana... umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato" (Ph 2,6-9). Ecco quindi come il Cristo ha svelato l'uomo all'uomo: attraverso la passione e la croce, per giungere all'esaltazione.

Voi siete giovani, siete la primavera della società e della Chiesa. Con lo studio, ed in altre maniere, voi vi state preparando ai vostri futuri compiti nella società. Verso questo obiettivo tendono le vostre speranze e le vostre aspettative. Con la sua incarnazione Gesù ha fatto capire che ciò è cosa buona e preziosa. Ma, proprio attraverso la sua passione e morte, egli ha anche messo in evidenza che ciò è relativo. La speranza e le attese umane non possono rimanere rinchiuse dentro la vita terrestre, ma devono superarne i limiti ed essere indirizzate alla vita eterna ed è sempre Gesù che ha indicato in quale modo l'uomo deve prepararsi a questa vita, quando ha detto: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate anche voi gli uni gli altri" (Jn 13,34). Ed egli l'ha indicato ancor più con la sua vita, la sua passione e la sua morte: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Carissimi giovani, la vostra preparazione alla vita, che avrete come adulti nella società, possa essere non soltanto uno sforzo teso ad una posizione la più confortevole possibile, ma sia soprattutto un impegno a servire meglio il prossimo, specialmente i fratelli bisognosi, sofferenti, malati. così facendo seguirete l'esempio di Gesù, che ha dato la vita per i propri amici; seguirete l'esempio di Maria, che "avanzo nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio, sino alla croce" (LG 58).

Proprio per questo Dio l'ha esaltata, assumendola in corpo ed anima nella gloria celeste. Vi guidi nella vostra vita ciò che ella ha detto alle nozze di Cana: "Fate quello che Gesù vi dirà" (cfr. Jn 2,5).


Data: 1988-04-08 Data estesa: Venerdi 8 Aprile 1988




Lettera al cardinale Joseph Ratzinger


Al venerato fratello Joseph Cardinale Ratzinger Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede In questo periodo liturgico, in cui abbiamo rivissuto, nelle celebrazioni della settimana santa, gli eventi pasquali, acquistano per noi una peculiare attualità le parole con le quali Cristo Signore ha dato agli apostoli la promessa della venuta dello Spirito Santo: "Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità... che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho dato" (Jn 14,16-17 Jn 14,26).

La Chiesa in tutti i tempi è stata guidata dalla fede in queste parole del suo Maestro e Signore, nella certezza che grazie all'aiuto e all'assistenza dello Spirito Santo rimarrà per sempre nella verità divina conservando la successione apostolica mediante il collegio dei Vescovi unito con il suo capo successore di san Pietro.

La Chiesa ha manifestato tale convinzione di fede anche nell'ultimo Concilio, che si è riunito per riconfermare e rafforzare la dottrina della Chiesa ereditata dalla tradizione esistente già da quasi venti secoli, come realtà vivente che progredisce, in rapporto ai problemi e ai bisogni di ogni tempo, facendo più profonda la comprensione di quanto già contenuto nella fede trasmessa una volta per sempre (Jud 1,3). Nutriamo la profonda convinzione che lo Spirito di verità che dice alla Chiesa (cfr. Ap 2,7 Ap 2,11 ha parlato, in modo particolarmente solenne autorevole mediante il Concilio Vaticano II, preparando la Chiesa entrare nel terzo millennio dopo Cristo. Dato che l'opera del Concilio nel suo insieme costituisce una riconferma della stessa verità vissuta dalla Chiesa sin dall'inizio, essa è, nello stesso tempo, "rinnovamento" della stessa verità (un "aggiornamento" secondo la nota espressione di Papa Giovanni XXIII), per avvicinare sia il modo di insegnare la fede la morale, sia anche l'intera attività apostolica pastorale della Chiesa, alla grande famiglia umana nel mondo contemporaneo. Ed è noto quanto questo "mondo" sia diversificato perfino diviso.

Mediante il servizio dottrinale e pastorale dell'intero collegio dei Vescovi in unione con il Papa, la Chiesa assume i compiti riguardanti l'attuazione di tutto ciò che è diventato eredità specifica del Vaticano II. Questa sollecitudine collegiale trova la sua espressione, tra l'altro, nelle riunioni del Sinodo dei Vescovi. Un particolare ricordo merita in questo contesto l'assemblea straordinaria del Sinodo del 1985, svolta in occasione del 20° anniversario della conclusione del Concilio, la quale ha messo in rilievo i compiti più importanti collegati con l'attuazione del Vaticano II, constatando che l'insegnamento di tale Concilio rimane la via sulla quale la Chiesa deve camminare per l'avvenire affidando i suoi sforzi allo Spirito di verità. In riferimento poi a tali sforzi assumono particolare rilevanza i doveri della Santa Sede in favore della Chiesa universale, sia mediante il "ministerium petrinum" del Vescovo di Roma, come anche mediante gli organismi della Curia romana, dei quali egli si avvale per l'attuazione del suo ministero universale. Tra questi la Congregazione per la Dottrina della Fede guidata da lei, signor Cardinale, ha una importanza particolarmente rilevante.

Nel periodo post-conciliare siamo testimoni di un grande lavoro della Chiesa per far si che questo "novum" costituito dal Vaticano II penetri in modo giusto nella coscienza nella vita delle singole comunità del Popolo di Dio.

Tuttavia, accanto a questo sforzo si sono fatte vive delle tendenze, che sulla via della realizzazione del Concilio creano un certa difficoltà. Una di queste tendenze è caratterizzata dal desiderio di cambiamenti che non sempre sono in sintonia con l'insegnamento e con lo spirito del Vaticano II, anche se cercano di fare riferimento al Concilio.

Questi cambiamenti vorrebbero esprime un progresso, e perciò questa tendenza è designata con il nome di "progressismo". Il progresso, in questo caso, è una aspirazione verso il futuro, che rompe con il passato, non tenendo conto della funzione della tradizione che è fondamentale alla missione della Chiesa, perché essa possa perdurare nella verità ad essa trasmessa da Cristo Signore e dagli apostoli, e custodita con diligenza dal Magistero.

La tendenza opposta, che di solito viene definita come "conservatorismo" oppure "integrismo", si ferma al passato stesso, senza tener conto della giusta aspirazione verso il futuro quale si è manifestata proprio nell'opera del Vaticano II. Mentre la prima tendenza sembra riconoscere come giusto ciò che è nuovo, l'altra invece vede il giusto soltanto in ciò che è "antico" ritenendolo sinonimo della tradizione. Tuttavia non è l'"antico" in quanto tale, né il "nuovo" per se stesso che corrispondono al concetto giusto della tradizione nella vita della Chiesa. Tale concetto infatti significa la fedele permanenza della Chiesa nella verità ricevuta da Dio, attraverso le mutevoli vicende della storia.

La Chiesa, come quel padrone di casa del Vangelo, estrae con sagacia "dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (cfr. Mt 13,52) rimanendo assolutamente obbediente allo Spirito di verità che Cristo ha dato alla Chiesa come guida divina. E la Chiesa compie questa delicata opera di discernimento attraverso il Magistero autentico (cfr. LG 25).

La posizione, che assumono le persone, i gruppi o gli ambienti collegati con l'una o l'altra tendenza, può essere comprensibile in una certa misura, particolarmente dopo un avvenimento così importante quale è stato nella storia della Chiesa l'ultimo Concilio. Se da una parte esso ha sprigionato una aspirazione al rinnovamento (e in questo è contenuto anche un elemento di "novità"), dall'altra, alcuni abusi sulla via di quest'aspirazione, in quanto dimenticano gli essenziali valori della dottrina cattolica sulla fede e sulla morale e in altri campi della vita ecclesiale, per esempio in quello liturgico, possono e perfino devono suscitare una giusta obiezione. Tuttavia se a causa di tali eccessi si rifiuta ogni sano "rinnovamento" conforme all'insegnamento e allo spirito del Concilio, allora un tale atteggiamento può portare ad un' altra deviazione che è anch'essa in contrasto con il principio della viva tradizione della Chiesa obbediente allo Spirito di verità.

I doveri che, in questa situazione concreta, si pongono alla Sede Apostolica richiedono una particolare perspicacia, prudenza e lungimiranza. La necessità di distinguere, ciò che autenticamente "edifica" la Chiesa, da ciò che la distrugge, diventa in questo periodo un particolare bisogno del nostro servizio nei riguardi dell'intera comunità di credenti.

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha nell'ambito di questo ministero un'importanza chiave, come stanno a dimostrarlo i documenti che in questa materia di fede e di morale ha pubblicato il vostro dicastero negli ultimi anni. Fra i temi di cui ha dovuto occuparsi la Congregazione per la Dottrina della Fede negli ultimi tempi figurano anche i problemi collegati alla "Fraternità di Pio X", fondata e guidata dall'Arcivescovo monsignor Lefebvre.

Vostra eminenza sa benissimo quanti sforzi abbia compiuto la Sede Apostolica sin dall'inizio dell'esistenza della "Fraternità", per assicurare l'unità ecclesiale in relazione all'attività di questa. L'ultimo di tali sforzi è stata la visita canonica fatta dal Cardinale E. Gagnon. Ella, signor Cardinale, si occupa di questo caso in modo particolare, così come se ne è occupato il suo predecessore di venerata memoria il Cardinale Fr. Seper. Tutto ciò che fa la Sede Apostolica, che è in continuo contatto con i Vescovi e le conferenze episcopali interessate, mira allo stesso scopo: che si compiano anche in questo caso le parole dette dal Signore nella preghiera sacerdotale per l'unità di tutti i suoi discepoli e seguaci. Tutti i Vescovi della Chiesa cattolica, in quanto per mandato divino solleciti della unità della Chiesa universale, sono tenuti a collaborare con la Sede Apostolica al bene di tutto il Corpo mistico che è pure il Corpo delle Chiese (cfr. LG 23).

Per tutto ciò, vorrei confermarle, signor Cardinale, la mia volontà affinché tali sforzi proseguano: non cessiamo di sperare che sotto la protezione della Madre della Chiesa - portino il loro frutto per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini.

Dal Vaticano, l'8 aprile dell'anno 1988, decimo di pontificato.


Data: 1988-04-08 Data estesa: Venerdi 8 Aprile 1988




All'Unione Superiore Maggiori d'Italia (USMI) - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Come Maria, chiamate al dono totale

Testo:

Carissime Madri superiore!


1. Avete iniziato il vostro convegno con un incontro di preghiera mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore, davanti alla preziosa icona di Maria Madre della Chiesa, venerata nella sede dell'USMI, e dopo aver riflettuto sul tema "Donne consacrate nella Chiesa per la salvezza del mondo", con lo svolgimento dei vari momenti dottrinali, informativi ed elettivi, concludete oggi con questa udienza la vostra importante assemblea.

Sono molto lieto di accogliervi; vi saluto tutte con viva cordialità e vi ringrazio per questa vostra gentile presenza, che so essere animata da fede profonda e da vivo senso ecclesiale. Il mio saluto, affettuoso e riconoscente, giunga per mezzo vostro anche a tutte le vostre consorelle.

Guardando a voi e in voi vedendo tutte le vostre comunità religiose, viene spontaneo pensare al bene grande che le varie congregazioni hanno compiuto e continuano a compiere a vantaggio delle anime e della società. Infatti, ogni congregazione ha una lunga storia di attività e di realizzazioni, che si snoda, a partire dai fondatori e dalle fondatrici, nell'arco di decenni ed anche di secoli, testimoniando la presenza e l'amore di Dio nelle contrastate vicende del pellegrinaggio umano sulla terra. Non è difficile ed è commovente immaginare la mirabile schiera di religiose che, nel passato e nel presente, in una costante e totale dedizione vivono amorevoli e sensibili nelle scuole, negli asili, negli ospedali, nelle carceri, in pace e in guerra, tra i poveri, tra gli handicappati, tra gli anziani, a servizio delle parrocchie, dei sacerdoti, dei seminari. Forti, gentili, intrepide, sempre sacrificate perché consacrate, a volte stanche e tuttavia generose, quanto hanno compiuto le suore in nome di Cristo e per suo amore! Se un motivo di tristezza emerge in questa prospettiva, è il dover costatare che purtroppo molte opere sono oggi abbandonate, molte case vengono chiuse per mancanza di forze giovani, di nuove vocazioni. Ma occorre non perdersi d'animo e continuare a confidare nel Signore, a lui elevando insistenti preghiere perché la sua chiamata al dono totale, che certamente continua a farsi sentire, sia accolta da un numero crescente di giovani; e perché, al tempo stesso, i sacerdoti siano saggi e illuminati nella loro opera di formazione e di direzione spirituale.

Alla luce di tante esperienze passate si può ben dire che, in ogni congregazione, le religiose sono state veramente "donne consacrate nella Chiesa per la salvezza del mondo", unendo sempre insieme la testimonianza della propria fede cristiana all'esercizio della carità, secondo gli orientamenti del proprio carisma. Auspico di cuore che, mediante l'USMI, continui e s'accresca la fraternità reciproca tra le varie comunità, pur nella diversità dei carismi, affinché questi si completino e si coordinino nella mutua carità e nella reciproca edificazione.


2. Che cosa fare oggi, nelle difficoltà del mondo moderno, per ravvivare l'impegno delle persone consacrate e per incrementare le vocazioni religiose nelle singole congregazioni? L'interrogativo talvolta può diventare assillante e tormentoso; e tuttavia il Concilio Vaticano II, nel decreto "Perfectae Caritatis", già indicava l'unica risposta possibile e valida: "Nella varietà dei doni - così si legge - tutti coloro che, chiamati da Dio alla prassi dei consigli evangelici, ne fanno fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo, che vergine e povero, redense e santifico gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di croce. così essi, animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori, sempre più vivano per Cristo e per il suo corpo, che è la Chiesa. perciò, quanto più fervorosamente si uniscono a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vitalità della Chiesa ed il suo apostolato diviene vigorosamente fecondo" (PC 1).

Sono parole semplici e trasparenti, a cui occorre ispirarsi costantemente per trarne luce e conforto. Esse ci dicono che nella persona religiosa c'è una "consacrazione sacramentale" che avviene per mezzo del Battesimo e della Cresima, e c'è una "consacrazione religiosa" che avviene mediante la professione dei voti, a seguito della chiamata di vocazione. Ambedue le "consacrazioni" sono opera divina, ma esigono anche la collaborazione umana: la "consacrazione religiosa" ha le sue profonde radici nella "consacrazione sacramentale", ma presenta un suo titolo nuovo e del tutto speciale, perché si esprime nel dono totale di sé a Dio, sull'esempio di Gesù povero, casto, obbediente, e si attua nel servizio alla Chiesa per l'annuncio del Vangelo, per la salvezza delle anime, per l'esercizio totale e costante della verità. Di tutto questo la religiosa trova in Maria santissima il modello insuperabile, e soprattutto l'aiuto e la forza nel momento della difficoltà e del pericolo.

Nel frastuono di tante voci fra loro discordi, s'avverte oggi con più viva urgenza la necessità di chiarezza a sostegno di scelte come la vostra, che suppone la donazione senza riserva della propria vita all'ideale cristiano. Il Concilio Vaticano II afferma con vigore che ciò che era valido per la vita consacrata nel passato lo resta tutt'ora e lo resterà sempre, perché poggia su di un fondamento che non muta: la salvezza del mondo, secondo il disegno provvidenziale della creazione e della redenzione, che Gesù ha rivelato e la Chiesa perennemente insegna.

Mi piace, a questo proposito, ricordare una riflessione della beata Theresia Benedicta a Cruce, la carmelitana martire ad Auschwitz: "Donarsi a Dio, perdutamente dimentichi di sé, non far conto della propria vita individuale per lasciare pieno spazio alla vita di Dio, ecco il motivo profondo, il principio e il fine della vita religiosa. Quanto più perfettamente questo si attua, tanto più ricca è la vita divina che riempie l'anima. Ma questa vita divina è l'amore; amore straripante, che non ha limiti e che si dona liberamente; amore che si piega misericordioso verso ogni bisogno; amore che risana il malato e risveglia alla vita spirituale ciò che era morto; amore che protegge, difende, nutre, insegna e forma; amore che è afflitto con gli afflitti e lieto con chi è nella gioia; che è pronto al servizio verso ciascuno per compiere il disegno voluto dal Padre; in una parola: l'amore del cuore divino".

Questo devono anche oggi realizzare le suore nelle singole congregazioni, con un vivo senso di apostolicità comunitaria, locale e universale.

E perciò nelle vostre case portate speranza e fiducia! Abbiate fiducia nella Chiesa, perché questo significa aver fiducia in Cristo morto e risorto che ha promesso alla Chiesa l'indefettibilità temporale e l'infallibilità dottrinale; significa aver fiducia nello Spirito Santo, presente per illuminare le menti e santificare le anime mediante la "grazia", che agisce nel segreto delle coscienze: l'opera della "grazia" è certa, reale, sicura, anche se esige che il chicco, caduto nel terreno, muoia per poter portare frutto: la Pasqua di risurrezione deve essere preceduta dall'agonia del Getsemani e dagli spasimi della crocifissione. E sappiate guardare con occhio di ottimismo e di speranza alle realtà consolanti che anche oggi esistono nella Chiesa e nella società: esse sono grandi e abbondanti, e dimostrano che alla fine vince l'amore, e cioè vince Dio.

Maria santissima, che sempre vi accompagna e sempre invocate con amore e fiducia, mantenga in voi vivo e ardente l'impegno di donarvi perché trionfino, oggi come sempre, gli ideali - gli unici che confortano - della vita spesa nella fede, nella carità, nella bontà, nella santità! Vi sia di conforto la benedizione apostolica, che ora vi imparto di cuore e che volentieri estendo a tutte le vostre consorelle.


Data: 1988-04-09 Data estesa: Sabato 9 Aprile 1988




Ai Vescovi della Nuova Zelanda in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Solo obbedendo alla verità proclamata dal Magistero universale possiamo adempiere alla nostra missione nel mondo e per il mondo"

Testo:

Cari fratelli Vescovi.


1. Sono lieto di accogliervi qui in occasione della vostra visita "ad limina", che ci riunisce in questo periodo gioioso di vita nuova in Cristo, risorto da morte.

Attraverso di voi desidero salutare tutto il clero, i religiosi e i laici che, uniti ai loro Vescovi, compongono le varie Chiese particolari della Nuova Zelanda.

Noto con gioia la presenza del Vescovo Max Mariu, la cui recente ordinazione all'episcopato è fonte di gioia speciale per il popolo maori del vostro Paese.

Attraverso il suo ministero, appena cominciato, possa tutto il popolo cattolico della Nuova Zelanda essere in più perfetta unità in una sola comunione di fede, speranza e carità.

Desidero riflettere un momento sul significato ecclesiale di questa visita "ad limina" per le Chiese locali nel vostro Paese. Il vostro lungo viaggio a Roma per onorare la memoria e invocare l'intercessione dei beati apostoli Pietro e Paolo serve a ricordare che, "concittadini dei santi e familiari di Dio", noi siamo "edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (cfr. Ep 2,19-21). Siamo grati al Signore per questo fondamento apostolico in cui i santi Pietro e Paolo hanno un posto di rilievo. Ringraziamo Dio anche per la buona novella della salvezza che abbiamo ricevuto in dono attraverso l'eroica predicazione e testimonianza cristiana di quelli che ci hanno preceduto nella fede. Mi rallegro con voi e con i fedeli delle vostre diocesi in modo particolare quest'anno che celebrate la memoria del primo Vescovo della Nuova Zelanda, Jean Baptiste Pompallier, il cui ministero apostolico pose le fondamenta della matura vita ecclesiale nel vostro Paese centocinquant'anni fa.

Il significato della vostra visita "ad limina", pero, non ha solo radici nel passato. Voi siete qui anche per rendere visita al successore di Pietro, per rinsaldare i vincoli di comunione di amore che uniscono le vostre Chiese a lui, che il Concilio Vaticano II riconosce come "Pastore di tutta la Chiesa" (LG 22) e come "perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della massa dei fedeli" (LG 23). Presentandogli fedelmente, nello spirito della collegialità, le esperienze del vostro ministero pastorale, voi intendete assicurarne l'autenticità (cfr. Ga 2,2). A sua volta egli desidera confermare i suoi fratelli nella fede attraverso un ministero che appartiene all'essenza di ogni Chiesa particolare dall'interno, e non dall'esterno. In questo servizio petrino, voluto da Cristo e mantenuto vivo nella Chiesa dallo Spirito Santo, il successore di Pietro è chiamato a promuovere l'universalità della Chiesa, a proteggere la sua legittima varietà, a garantire la sua cattolica unità, a confermare i suoi fratelli Vescovi nella fede e nel ministero apostolico, e a presiedere a tutta l'assemblea della carità (cfr.LG 13).

Il significato ecclesiale della vostra visita, allora, è una comunione gerarchica, che, come tante realtà spirituali, si presenta ai credenti come una duplice provocazione: primo: approfondire costantemente la loro comprensione e stima di questa realtà spirituale; secondo: portarne testimonianza in un mondo secolarizzato. In un tempo in cui la gente perde di vista facilmente la dimensione spirituale della vita, la Chiesa cerca di vivere come una comunità di fede in una comunione profonda che trascende largamente le relazioni politiche, economiche, etniche e di altro genere che fanno parte della vita sociale. La Chiesa si sforza in ogni tempo e in ogni luogo di dare ai suoi membri una profonda comprensione spirituale della loro vita e della loro missione nel mondo e per il mondo. Senza una profonda comprensione dell'insegnamento della Chiesa sulla comunione gerarchica, la nostra vita e la nostra missione come Chiesa sono sminuiti.


2. Per questo motivo, desidero riflettere con voi sull'importanza della dottrina nella vita della Chiesa. Nella scia del Concilio Vaticano II, dobbiamo rallegrarci della rinnovata consapevolezza, nel nostro popolo, del fatto che la fede cattolica non si limita a certe pratiche religiose, e deve essere messa in pratica, soprattutto al servizio della giustizia e della pace nel mondo. Nello stesso tempo, come afferma il Concilio, dobbiamo edificare sul solido fondamento della dottrina autentica, che non è altro che la verità salvifica di Gesù Cristo. Questa verità è radicata nel Credo e insegnata dal Magistero; senza di esse tutte le fatiche sono vane. San Paolo ci ricorda che "nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Co 3,11). La sfida sempre per la Chiesa è di approfondire la conoscenza, la comprensione e l'amore di questa verità che trasforma il nostro cuore e la nostra mente. Solo obbedendo alla verità proclamata dal Magistero universale della Chiesa possiamo adempiere alla nostra missione nel mondo e per il mondo. 3. Tutto il Popolo di Dio, e ciascuno di noi, rispondendo alla Parola di Dio, è chiamato ad essere santo e a condividere la missione della Chiesa. Ma il servizio della parola richiede che si dia particolare attenzione alla formazione intellettuale e spirituale dei sacerdoti, che sono ministri dei misteri di Dio, e dei religiosi, che per la loro consacrazione sono chiamati ad edificare la Chiesa attraverso la perfezione della carità. Il processo formativo comincia nei seminari e nei noviziati; continua poi attraverso un'intera vita di studio personale, preghiera e riflessione, portati avanti in comunione con tutta la Chiesa. La formazione ha le sue radici nella dottrina, e deve coinvolgere il cuore e la mente. Dovrebbe condurre la persona ad essere non solo bene informata sugli insegnamenti della Chiesa, ma anche a comprendere il modo in cui questi insegnamenti formano un corpo omogeneo e sono la base della struttura e della disciplina della Chiesa. Lo scopo della formazione dei seminari è di approfondire nei candidati al sacerdozio una stima della dottrina cattolica proposta dal Magistero, così che il loro proprio insegnamento sia realmente cattolico ed esprima autenticamente la vita e la fede della Chiesa. Solo così i fedeli troveranno nei loro sacerdoti e religiosi, e da loro impareranno, un profondo amore per l'unità e la comunione ecclesiale e una più chiara comprensione dei misteri della fede.

Ecco una cosa altrettanto importante: ai laici - specialmente i giovani - si deve insegnare le verità della fede in cui sono stati innestati attraverso il Battesimo. Sappiamo bene che a volte la gente s'allontana dalla Chiesa per indifferenza, fragilità o estraniazione. L'esperienza dimostra anche che se, da giovani, essi hanno delle solide basi di dottrina cattolica, di vita sacramentale e preghiera, è più facile che possano ritornare, con l'aiuto di Dio, alla piena pratica della fede.

In questo sono particolarmente importanti le scuole cattoliche, in cui i giovani non devono solo sentir parlare di Gesù Cristo, ma anche imparare un modo di pensare e di vivere conforme al Vangelo. Questo potranno fare con l'aiuto di docenti che non temono di insegnare la dottrina della Chiesa nella sua interezza e che sono essi stessi testimoni della fede con una autentica vita cristiana.

In realtà tutto il Popolo di Dio ha bisogno di essere nutrito con una sana dottrina attraverso la vita. Tutti noi abbiamo bisogno di essere spinti ad approfondire la nostra vita spirituale. So che voi condividete questa preoccupazione, e raccomando una speciale prudenza nel cercare vie per promuovere il rinnovamento spirituale tra i fedeli affidati alle vostre cure.

Un aspetto estremamente importante di ogni rinnovamento spirituale nella Chiesa cattolica è il sacramento della Penitenza. Come ho scritto nell'esortazione apostolica "Reconciliatio et Paenitentia": "Ogni confessionale è uno spazio privilegiato e benedetto, dal quale, cancellate le divisioni, nasce nuovo e incontaminato un uomo riconciliato, un mondo riconciliato!" (RP 31). La disciplina della Chiesa sulla confessione e assoluzione individuali come mezzo ordinario per celebrare il sacramento non è soltanto una questione di obbedienza. E' soprattutto una questione di fedeltà alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, come è trasmessa dall'insegnamento della Chiesa (cfr. RP 33).


4. Le Sacre Scritture ci mostrano che per molti la verità predicata da Gesù era difficile da accettare. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16), ma il mondo riceve il dono della redenzione solo attraverso un cambiamento del cuore - l'allontanamento dal peccato - e attraverso la fede in ciò che è invisibile. Noi cristiani non siamo esenti dalla lotta quotidiana per vivere conformi alla nuova creatura che siamo divenuti per mezzo del Battesimo.

Basta pensare alle parole di Gesù sull'Eucaristia, sulla croce, sul Matrimonio, sui beni materiali e sul perdono, per vedere con quanta forza egli provoca la nostra fede e la nostra morale. Sotto la guida dello Spirito Santo, la Chiesa continua a predicare il Vangelo "opportune et inopportune", nella sua totalità e con tutte le sue implicazioni per la fede e la morale della gente di oggi. Un messaggio così provocatorio risulterà credibile per i non-credenti e per coloro che vacillano nella fede solo se ci saranno cristiani bene informati e fortemente convinti del loro credo e, nello stesso tempo, pieni di carità. Solo il più grande amore ci rende capaci di proclamare la verità, anche quando è dolorosa o impopolare.


5. Una solida formazione dottrinale è anche essenziale se gli sforzi ecumenici devono essere realmente fruttuosi. In Nuova Zelanda il dialogo tra le varie Chiese e comunità ecclesiali può essere fruttuoso. Questo dialogo non solo ci aiuta a capire meglio i nostri fratelli e sorelle non-cattolici, ma è anche un'occasione per riflettere con maggiore profondità sulla nostra identità cattolica e sulla dottrina e disciplina che costituiscono questa identità. Qui, di nuovo, un responsabile atteggiamento ecumenico richiede un'attenta formazione, specialmente fra i sacerdoti. Come ho detto in precedenza al Segretariato per l'Unione dei Cristiani, questa formazione "deve incentrarsi su una più profonda comprensione del mistero della Chiesa, e condurre a una chiara conoscenza dei principi cattolici dell'ecumenismo. Questo è necessario per assicurare che quanti hanno responsabilità per il lavoro ecumenico nella Chiesa cattolica capiscano che le iniziative ecumeniche devono essere portate avanti sotto la guida dei Vescovi in stretta unità con la Santa Sede, e nella piena considerazione del ruolo essenziale di quest'ultima nel servire l'unità di tutti" ("Allocutio ad delegatos Commissionum Oecumenicarum Nationalium", 5, die 27 apr. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 1140).


6. così, cari fratelli, ancora una volta desidero incoraggiarvi nella testimonianza all'intera verità di Cristo e del Vangelo, come vissuto ed insegnato nella Chiesa. Durante la mia visita pastorale nel vostro Paese, ho avuto il privilegio di testimoniare di prima mano quanto la grazia di Dio ha compiuto in voi. Desidero lodare voi e i sacerdoti, religiosi e laici per i vostri sforzi generosi nell'edificazione della Chiesa come comunità di santità, giustizia e carità. Oggi vi invito a fare qualcosa di più: a promuovere un'autentica comprensione della Chiesa, per assicurare un rinnovamento liturgico fedele agli autentici principi e norme del culto cattolico e per applicare la dottrina cattolica nella sua totalità alle questioni sociali e culturali.

Seguendo l'esempio della Madre di Dio, che custodi, meditandolo nel suo cuore, ogni avvenimento relativo al Figlio divino, possa ciascuno di voi, e tutti i fedeli delle vostre diocesi, crescere nell'amore della verità. Vi affido alle cure materne di Maria durante quest'anno a lei dedicato, e vi imparto la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-04-09 Data estesa: Sabato 9 Aprile 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Messaggio pasquale "Urbi et Orbi" - Città del Vaticano (Roma)