GPII 1988 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La materna presenza di Maria nella storia di ogni vocazione

Testo:

Cari fratelli e sorelle.

A conclusione di questa splendida cerimonia, che segna un momento di gioia per tutta la Chiesa a motivo della esaltazione di ben quattro nuovi beati, eleviamo il nostro pensiero grato a Maria santissima con la bella preghiera del "Regina Coeli".

Ricordando la "Giornata di Preghiera per le Vocazioni", che oggi si celebra in tutta la Chiesa, è spontaneo riandare col pensiero alla testimonianza data dai nuovi beati nelle loro peculiari vocazioni e rilevare l'importanza che ha avuto la presenza di Maria nel loro itinerario spirituale. La Vergine santa - colei alla quale in cielo, come diceva il beato Francisco Palau, Gesù Cristo non può negare alcun favore giusto e necessario, come nessun figlio lo nega alla propria madre - è stata l'ispiratrice nel Santuario di Altötting, in Baviera, della decisione del beato Kaspar Stanggassinger di entrare fra i Redentoristi. I Santuari umbri della Madonna della Stella e della Madonna delle Lacrime ebbero un posto particolarissimo nella maturazione della vocazione sacerdotale del beato Bonilli, come nelle varie tappe della sua lunga vita di pastore e di fondatore.

Così pure, nella casa madre delle Sorelle dei Poveri, la beata Savina Petrilli edifico un tempio alla Madonna della Visitazione, per ricordare costantemente il gesto concreto di amore della Vergine verso chiunque si trova nel bisogno.

Riflettendo sulla presenza di Maria nella storia di ogni vocazione, invochiamo la sua intercessione di grazia nell'itinerario, certamente impegnativo e faticoso, ma sempre esaltante e pieno di gioia nella sua positiva conclusione, di tutte le vocazioni. Maria dice oggi a tutti i giovani e le giovani, come a Cana di Galilea: "Fate quello che egli vi dirà", e suggerisce essa stessa, la Madre del Cristo, la via da seguire, secondo il modello della sua vita.

La nostra preghiera, dunque, ottenga dal Signore, per intercessione della Vergine santa, un nuovo incremento di vocazioni sante.

[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue. Il Santo Padre ha poi rivolto questo saluto ai pellegrini di lingua spagnola:] Con grande piacere saluto i numerosi pellegrini venuti per la beatificazione del servo di Dio Francisco Palau y Quer. In particolare mi rivolgo a quanti provengono da Aytona, città natale di padre Palau. Ho molto apprezzato la vostra presenza e, soprattutto, la testimonianza data questa mattina con i vostri canti e preghiere.

Carissimi, questo importante momento ecclesiale deve costituire una occasione per incrementare la fede, a livello personale e comunitario, che deve essere accompagnata dall'amore. Che la carità, unita alla devozione a Maria e all'amore per la Chiesa, elementi caratteristici della spiritualità di questo illustre carmelitano, sia la virtù che anima e consolida la vostra unione con Dio.

Poiché come diceva il padre Francisco: "La carità è stata seminata nel giardino della nostra anima il giorno del nostro Battesimo" (Cat Lez 7, p. 39).

Che la sua grande figura sia sempre presente nella vostra vita.

A voi e alle vostre famiglie imparto la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-04-24 Data estesa: Domenica 24 Aprile 1988




Al Convegno nazionale dei catechisti Italiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il catechista in Italia ed in Europa è chiamato a realizzare quasi una nuova "implantatio" evangelica

Testo:


1. "Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene" (Rm 10,15).

E' la parola augurale e riconoscente con cui saluto voi, catechisti della Chiesa di Dio, che è in Italia, i Vescovi qui presenti, i rappresentanti della Conferenza episcopale italiana, i direttori degli Uffici catechistici nazionali e diocesani, i vostri sacerdoti, e i rappresentanti dei catechisti di comunità ecclesiali di altri Paesi. Come ho potuto ascoltare dal Cardinale Ugo Poletti, e dalle altre voci qui udite, il vostro convegno è ben riuscito. In esso avete espresso il proposito sincero e coraggioso di rinnovare il vostro generoso servizio secondo le indicazioni della Chiesa e i bisogni degli uomini del nostro tempo.

Mi congratulo con voi; con voi ringrazio il Signore Gesù, nostro comune ed insuperabile maestro e catechista; con voi e per voi imploro in questo anno mariano l'intercessione materna di colei che ha accolto nella pienezza della fede il Verbo della vita.

La storia della catechesi in Italia ha conosciuto in questo secolo tappe importanti: dal fondamentale catechismo di san Pio X, al progressivo rinnovamento catechistico che, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, ha segnato la vita cristiana delle vostre comunità, grazie in particolare a "Il rinnovamento della catechesi", detto anche Documento Base, ai catechismi nazionali per le diverse età, alla fioritura vivace e generosa dei catechisti in numero fin qui inedito. Occorre proseguire su questa strada con sempre generoso impegno.


2. Ebbi a scrivere nell'esortazione apostolica "Catechesi Tradendae": "La catechesi è stata sempre considerata dalla Chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri, poiché, prima di risalire al Padre, il Signore risorto diede agli apostoli un'ultima consegna: quella di rendere discepole tutte le genti ed insegnar loro ad osservare tutto ciò che egli aveva prescritto (Mt 28,19s)" (CTR 1).

In verità con questo servizio noi diamo a Cristo la gioia di incontrare l'uomo per annunciare a lui, come un giorno in Palestina la Parola della salvezza.

Osserva san Paolo: "Dice la Scrittura: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che l'annunzi? E come l'annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene" (Rm 10,11-15).

Il catechista è dunque un uomo in cammino, che mandato dal Signore risorto e sostenuto dal suo Spirito va, come Gesù, in cerca delle persone, per recar loro la notizia decisiva del Vangelo.

Il catechista è una figura missionaria, perché pur lavorando normalmente in mezzo alle comunità dei cristiani, in certo modo ritorna sempre alle radici della fede, ritrovandosi ad annunziare il Vangelo come fosse la prima volta. Ed infatti oggi il catechista in Italia e in Europa, è chiamato a realizzare quella che, al Convegno ecclesiale di Loreto, ebbi a chiamare "quasi una nuova "implantatio" evangelica" (, VIII, 1 [1985] 996).

Giustamente, quindi, sotto la guida dei vostri pastori, avete centrato il vostro convegno sul tema "Catechisti per una Chiesa missionaria".

La missionarietà del catechista nasce dalla misteriosa, gratuita, affascinante condivisione della stessa missione di Cristo e della Chiesa, che è di portare l'essere umano a conoscere, volere ed attuare il progetto di grandezza inaudita e di amore sconfinato, che Dio ha su di lui: fare di ogni uomo un figlio di Dio libero e capace di amare, dedito ad opere di giustizia e di pace.

Mantenete sempre al vostro servizio catechistico quel grande spirito, quell'apertura missionaria che fu propria di Gesù in ogni momento della sua vita.

Ciò vi porterà a guardare e a cercare, come Gesù, quanti si sentono e sono lontani, o si trovano in condizione di vita emarginata. In tal modo, continuerete a dedicare una cura attenta, inventiva, paziente, competente, credibile al mondo degli adulti e dei giovani. Nella "Catechesi Tradendae" ho sottolineato che questa, degli adulti, è la principale forma della catechesi, in quanto si rivolge a persone che hanno le più grandi responsabilità e la capacità di vivere il messaggio cristiano nella sua forma pienamente sviluppata (cfr. CTR 43).

Il movimento dei catechisti sarà tra voi adulto, quando e nella misura in cui esprimerà itinerari di fede per gli adulti e susciterà in grande numero catechisti per gli adulti.


3. I catechisti in Italia e nel mondo sono tanti e il loro numero cresce, in particolare tra i laici. Dobbiamo vedere in questo una benedizione di Dio alla sua Chiesa e una vigorosa conferma della bontà di quell'apostolato laicale, su cui si è soffermato il recente Sinodo dei Vescovi.

Ma, come in tutte le cose che riguardano l'educazione delle persone, in particolare l'educazione alla fede, al numero deve affiancarsi la qualità. Essere catechisti di qualità ecco ciò a cui deve aspirare chi oggi si impegna in questo imporante compito: esserlo secondo quelle caratteristiche che la Chiesa autenticamente propone. Voi le conoscete. Il catechista deve, innanzitutto essere un convinto assertore delle certezze evangeliche. "Noi viviamo in un mondo difficile, nel quale l'angoscia derivante dal vedere le migliori realizzazioni dell'uomo sfuggirgli di mano e rivoltarsi contro di lui, crea un clima di incertezza. E' appunto entro questo mondo che la catechesi deve aiutare i cristiani ad essere, per la loro gioia e per il servizio di tutti, "luce" e "sale". Ciò esige sicuramente che essi li rafforzi nella loro propria identità e che sottragga essa stessa di continuo all'ambiente di esitazioni, di incertezze e di svigorimento" (CTR 56).

Il catechista deve poi essere un servitore fedele del Vangelo così come Gesù lo ha affidato alla Chiesa e questa lo ha assimilato e trasmesso lungo una bimillenaria tradizione. La proposta della fede è autentica, liberatrice, feconda, se manifesta chiaramente in sè il senso genuino di Cristo e la testimonianza degli apostoli. perciò lungo questi anni del mio servizio apostolico ho parlato ripetutamente di "necessità di una catechesi sistematica" (CTR 21) e di "integrità del contenuto" (CTR 30). Sarebbe veramente un grave peccato contro la fedeltà al Vangelo, ma anche contro la cultura, se l'immenso patrimonio della fede, contenuto nella fonte biblica e di qui sviluppato, esplicitato e difeso dalla Chiesa guidata dallo Spirito in questi venti secoli, fosse in qualche modo stravolto. E' precisamente nella prospettiva di facilitare la trasmissione delle ricchezze incomparabili della fede, quali sono state riproposte autenticamente per il nostro tempo dal Concilio Vaticano II, che il Sinodo straordinario dei Vescovi ha voluto la composizione di un "Catechismo per la Chiesa universale".

Il catechista deve essere poi maestro di umanità, cioè profondamente attento alla sensibilità e ai problemi delle persone a cui fa catechesi; non pago di aver fatto una bella lezione, se questa non risponde agli interrogatvi e alle attese di coloro ai quali è diretta.

Qui, assieme ai caratteri di sistematicità ed integrità la catechesi deve poter esprimere una intensa significatività, deve cioè prolungare l'atteggiamento di Gesù che, mentre dona la Parola della vita, incontra ciascuno nella concretezza dei suoi bisogni, delle sue attese, delle sue capacità di comprendere.

Il catechista deve, infine, adeguare il suo insegnamento al contesto sociale, in cui vivono i catechizzandi. Egli cioè non deve ridurre il proprio servizio alla Parola di Dio a forme puramente interiori di adesione e di culto, ma deve aprirsi alle gandi questioni morali e sociali del nostro tempo, che ho nuovamente richiamato nell' enciclica "Sollicitudo Rei Socialis". Annuncia il Vangelo agli uomini di oggi chi li aiuta a crescere secondo una forte ed intensa moralità, che si misura sul rispetto e l'elevazione della persona umana, specialmente dei più poveri, in ogni parte del mondo, tenendo sempre unite insieme la solidarietà e la libertà (cfr. SRS 33).

Se attuate coerentemente, queste caratteristiche permettono di realizzare quella che rimane come "una legge fondamentale per tutta la Chiesa: la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo, in uno stesso atteggiamento di amore" (CTR 55).


4. E' chiaro che tutto ciò non si realizza senza un serio impegno di preparazione, in cui deve sentirsi chiamata in causa l'intera comunità ecclesiale: "La formazione dei catechisti è un elemento essenziale dell'impegno comune per lo sviluppo e la vitalità della Chiesa. Essa è necessaria dappertutto" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1,[1985] 595). Giustamente, perciò, voi l'avete assunto come proposito primario del vostro convegno. Sono indispensabili itinerari di formazione per catechisti di base, sviluppati in maniera chiara, organica, ben fatta. Essi rappresentano una priorità all'interno del piano pastorale delle singole Chiese particolari. Si rendono pure necessari cammini di formazione per animatori di catechisti e per catechisti specializzati.

Punto di riferimento sempre valido, in questa materia, resta il Documento Base "Il rinnovamento della catechesi", che, in piena sintonia con i documenti del Magistero della Chiesa universale, offre a tutti voi una guida sicura. Alla luce di tale documento anche i catechismi per le diverse età, ora in fase di perfezionamento, continueranno a sostenervi in quel servizio che la vostra formazione teologica e pedagogica e il vostro zelo missionario saranno capaci di esprimere.


5. Nell'esortarvi a perseverare nel nobilissimo compito intrapreso, carissimi fratelli e sorelle, invoco su di voi la speciale protezione di Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, catechista di fatti e di parole, "catechismo vivente", "madre e modello dei catechisti"", come ebbero a dire i padri sinodali (CTR 73).

Camminate insieme a lei verso il grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio consapevoli che proprio voi, col vostro servizio catechistico, date voce alla vivente Parola di Dio, per renderla viva e attuale presso tutti coloro che Dio ha posto sul vostro cammino e che, apertamente o tacitamente, ne aspettano da voi l'annuncio che libera e salva.

Vi accompagni la mia benedizione, che estendo volentieri a tutti i catechisti e catechiste d'Italia.


Data: 1988-04-25 Data estesa: Lunedi 25 Aprile 1988




Ai Vescovi del Canada in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dobbiamo aiutare i giovani a divenire testimoni della speranza che è in loro

Testo:

Cari fratelli Vescovi.


1. Vi saluto tutti in occasione della vostra visita "ad limina", e vi accolgo con cordialità in questo nostro incontro che esprime la nostra unità collegiale in quanto pastori del gregge di Cristo. Mi rallegro con voi e tutto il clero, i religiosi e i laici delle vostre diocesi per i molti doni spirituali a voi elargiti dalla bontà amorosa di Dio onnipotente. Questi doni dello Spirito rendono le Chiese locali dell'Ontario capaci di compiere la loro missione per essere "per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza, per essere "la luce del mondo e il sale della terra" (cfr. Mt 5,13-16)" (LG 9). Questa missione consiste nel rendere testimonianza a Gesù Cristo. E come ci insegna la prima lettera di Pietro, consiste anche nell'essere in grado di "rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15).

E' questo per i cristiani il compito di tutta la vita: approfondire la conoscenza di Cristo e la speranza della vita eterna. Nello stesso tempo i cristiani devono riconoscere che i germi della vita eterna richiedono particolare cura e alimento nei giovani. Desidero perciò riflettere con voi un po sui giovani del vostro Paese, che un giorno svolgeranno un ruolo importante nella Chiesa.

Desidero anche incoraggiarvi nei vostri sforzi per comunicare loro il messaggio di Cristo nella sua ricchezza e per approfondire la loro partecipazione alla vita della Chiesa.


2. E' sempre per me una gioia incontrare i giovani, come certo anche per voi. In loro noi vediamo la promessa di grandi cose ancora da raggiungere, di vita ancora da sperimentare, di entusiasmo ed energia ancora da sfruttare per il bene dell'umanità. Di fronte ai giovani membri della Chiesa ci vengono in mente le parole del Signore: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso" (Lc 12,49). Quando consideriamo il potenziale dei giovani per la santità, la donazione di sè, le virtù eroiche, la castità e l'amore, bisogna aver fiducia che queste parole di Cristo non perderanno la loro forza in futuro. Pero noi sappiamo anche che la giovinezza è un periodo di occasioni favorevoli che si possono perdere o guadagnare. E' un periodo di maturazione personale, un periodo che nel bene e nel male lascia una traccia indelebile per il resto della vita della persona, prescindendo dalla libertà e dall'aiuto della grazia di Dio.

La società moderna offre ai giovani delle provocazioni particolari. In ogni circostanza sono allettati da una concezione della libertà umana che in realtà è schiavitù; da un relativismo che li defrauda della verità; e da un materialismo e un pragmatismo che li possono defraudare delle loro anime. Ma dove abbonda il peccato, anche la grazia sovrabbonda (cfr. Rm 5,20). Possiamo essere sicuri che i doni dello Spirito non mancheranno nella vita dei giovani e delle giovani. I germi della santità sono in loro per il Battesimo. Il nostro compito è di presentare loro l'insegnamento di Cristo nella sua pienezza, così come è conosciuto, accettato e proclamato dalla Chiesa cattolica. Dobbiamo aiutarli a diventare "testimoni" capaci di rendere testimonianza "della speranza che è in loro", così da poter svolgere il loro ruolo pienamente nella missione della Chiesa per la salvezza del mondo. Come ebbi occasione di dire nella mia prima visita pastorale nel vostro Paese, nel 1984: "I giovani di oggi bramano di trovare solidi e duraturi valori... Cercano un terreno solido, un punto elevato su cui attestarsi. Cercano una direzione di marcia, una meta che dia senso e finalità alla loro vita" ("Allocutio Terrae Novae, in templo sanctuario S. Ioannis Baptistae, ad institutores catholicos habita", die 12 sept. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2 [1984] 474ss).


3. Luogo privilegiato per la formazione dei giovani, secondo in importanza solo alla famiglia, è la scuola. Per questo, il Concilio Vaticano II afferma che tutte le scuole devono attuare un'educazione che sia in accordo con i principi morali e religiosi delle famiglie, che rispetti il diritto dei giovani ad essere formati, nella coscienza, sulla base di una sana moralità, e che rispetti il loro diritto a conoscere ed amare Dio (cfr. "Gravissimun Educationis", 1.7). Il Concilio ha riaffermato anche il diritto della Chiesa a fondare proprie scuole, un diritto di primaria importanza per la tutela della libertà di coscienza, dei diritti dei genitori e della promozione culturale (cfr. GE 8).

Desidero perciò lodarvi per i vostri sforzi positivi di promuovere misure che sostengano il diritto della Chiesa a compiere la sua missione educativa e che appoggino i genitori nel libero esercizio del loro diritto ad educare i propri figli secondo la loro religione. Il sostegno pubblico al sistema di scuole separate in Canada è una grande benedizione non solo per i cattolici; la vostra vita nazionale viene arricchita dalla formazione intellettuale e morale che queste scuole forniscono agli studenti.

Anche se la situazione finanziaria delle scuole cattoliche è stata garantita, resta il compito di assicurare la loro identità cattolica. Come ha giustamente osservato la Congregazione per l'educazione cattolica in questi anni post-conciliari: "Oggi più che mai, il compito di una scuola cattolica è infinitamente più difficile e complesso, perché questo è un tempo in cui la cristianità vuole rinnovarsi, in cui molti cambiamenti si sono prodotti nella Chiesa e nella vita sociale, e, in particolare, domina una mentalità pluralistica e il Vangelo di Cristo è spinto sempre più ai margini. Proprio per questo la fedeltà allo spirito educativo delle scuole cattoliche richiede una continua verifica e un recupero dei principi fondamentali e delle motivazioni che sono all'origine dell'impegno della Chiesa nel campo dell'educazione" (The Sacred Cong.

for Cath. Educ. "The Catholic School", 66.67). E quali sono questi principi fondamentali? Il compito delle scuole cattoliche "è fondamentalmente di operare una sintesi di cultura e fede, e una sintesi di fede e vita: la prima si raggiunge integrando tutti i diversi aspetti della conoscenza umana attraverso i temi trattati alla luce del Vangelo; la seconda crescendo nelle virtù caratteristiche del cristianesimo" (The Sacred Congr. for Cath. Educ. "The Catholic School", 37).

La scuola cattolica cerca di preparare i giovani a portare un contributo positivo alla società di cui fanno parte, dando loro il fondamento solido di una vita personale profondamente cristiana. Per essere completa, la loro formazione deve comprendere la morale individuale e il senso della vita sociale. Il grande comandamento cristiano dell'amore si traduce in imperativi morali che guidano la vita professionale, la sessualità, le relazioni personali e la famiglia, oltre a determinare l'obbligo di lavorare per la giustizia e la pace nel mondo. Una vita cristiana così profonda non può fondarsi solo sui sentimenti religiosi o su una vaga ispirazione a una tradizione religiosa. E' necessaria una conoscenza sempre più approfondita del mistero della salvezza rivelato in Cristo e trasmesso dalla Sacra Scrittura e dall'insegnamento della Chiesa (cfr. "Directoir Catéchétique général", 1972, n. 24).


4. La catechesi è un mezzo importante per la formazione non solo degli studenti delle scuole cattoliche, ma per tutti i giovani cattolici. Essa fa crescere la vita secondo il Vangelo ed ha per scopo di dar luce e forza alla fede, di stimolare una liturgia viva e vissuta, di incoraggiare la partecipazione attiva alla Chiesa (cfr. GE 4).

Evidentemente, una tale educazione religiosa non si può ridurre a parole, e nemmeno alla trasmissione meccanica di un sapere. Perché la formazione porti frutto nella vita dei giovani, ragazzi e ragazze, i loro genitori e i loro maestri devono essere pieni di spirito cristiano nel loro modo di pensare e di agire. Come "educatori", nel senso pieno del termine, gli insegnanti cattolici hanno la responsabilità particolare di lasciarsi guidare nelle loro azioni, da una concezione cristiana della persona umana che sia in accordo con il magistero ecclesiastico (cfr. S. Congr:pro Institutione Cath., "Le laïc catholique, témoin de la foi dans l'école", die 15 oct. 1982, nn. 15-24). Il Concilio Vaticano II parla addirittura della bellezza e dell'importanza della loro vocazione (cfr. GE 5) e ricorda loro che "dipende essenzialmente da essi, se la scuola cattolica riesce a realizzare i suoi scopi e le sue iniziative" (cfr. "Gravissimun Educationis", 8).


5. Attraverso voi, cari fratelli, voglio lodare i molti insegnanti impegnati - sacerdoti, religiosi e laici - per il loro contributo inestimabile in Canada.

Desidero anche incoraggiarvi nel vostro desiderio di trovare sempre migliori e più efficaci strade per raccogliere e formare insegnanti per il sistema di scuola separata, così da realizzare pienamente i fini dell'educazione cattolica.

I fedeli cristiani hanno il dovere di partecipare alla missione educativa della Chiesa, ma i Vescovi hanno una responsabilità particolare di essere autentici insegnanti della fede (cfr. CD 12-14). A ragione siano preoccupati per le molte tentazioni che i giovani in particolare devono superare per crescere nell'amore e nella conoscenza di Dio e della sua Chiesa.

Nello stesso tempo, dobbiamo essere fiduciosi, insieme a tutti quelli che con noi collaborano nell'educazione cattolica, che se la Buona novella della salvezza viene fedelmente annunciata ai giovani, non ritornerà a Dio senza effetto, ma compirà il suo volere, raggiungendo il fine per cui egli l'ha mandata (cfr. Is 55,11). Con fiducia in lui imparto a voi e al vostro popolo la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-04-26 Data estesa: Martedi 26 Aprile 1988









All'Ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario oggi pensare a costruire la pace piuttosto che evitare semplicemente i conflitti

Testo:

Signor Ambasciatore.

Sia lei oggi il benvenuto. Accetto con piacere le sue credenziali che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Giappone.

Ringraziando per le gentili parole di ossequio da parte di Sua Maestà l'Imperatore e Sua Altezza Imperiale il Principe, desidero che lei comunichi loro i miei saluti e l'assicurazione della mia stima. Condivido pienamente il loro desiderio che le relazioni esistenti tra il Giappone e la Santa Sede si sviluppino ed espandano ulteriormente sulla base del nostro impegno comune per la pace, l'armonia, il progresso e la giustizia fra tutte le nazioni della terra.

Nel mondo contemporaneo c'è un profondo e quasi universale anelito alla pace. E cresciuta la consapevolezza del valore universale della pace, anche di fronte alla tragica storia del nostro secolo, segnato così profondamente e terribilmente da conflitti e dalle ancor più terrificanti possibilità dell'uomo di causare la morte su scala mai finora immaginata. Il Giappone, unico Paese che ha sperimentato direttamente i terribili effetti della bomba atomica, è testimone di come sia vero che ci può essere una sola strada da percorrere per la famiglia umana: la strada della pace.

E' necessario per gli uomini e per le nazioni essere sempre più convinti della necessità di impegnarsi per allentare le tensioni, incoraggiare il disarmo e rafforzare le strutture di pace. Oggi è necessario pensare a costruire la pace nel mondo piuttosto che evitare semplicemente i conflitti. Fondamento della pace è un nuovo spirito di coesistenza e una nuova concezione di rispetto della persona umana, nella volontà di collaborare al progresso di tutti (cfr. Pauli VI "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1968", die 8 dec. 1967: Insegnamenti di Paolo VI, V [1967] 621). Altra condizione della pace è in particolare una reale solidarietà tra i popoli, a prescindere dalla razza, la religione o la ideologia politica, in quanto membri della stessa famiglia umana, destinati a vivere su questa terra alla costante ricerca di un autentico benessere e sviluppo personale e collettivo.

Nel processo di edificazione della pace, il Giappone ha un grande ruolo da svolgere.

Sulle rovine della seconda guerra mondiale, il vostro Paese è giunto a un notevole livello di sviluppo economico. Oggi il Giappone è uno dei principali protagonisti del progresso economico e tecnologico. Ha quindi grandi possibilità di promuovere i valori umani e spirituali per contribuire efficacemente all'avvento di una pace vera, fondata sul senso della dignità di ogni essere umano, sul riconoscimento dei diritti umani fondamentali, del rispetto e dell'amore dovuto ad ogni persona per il semplice fatto di appartenere alla famiglia umana. E' sempre stato per me motivo di preghiera e di speranza che le nazioni del mondo, educate dalle dolorose esperienze del passato, possano fare sforzi positivi per inculcare nei loro abitanti, specialmente i giovani, un incrollabile senso della fratellanza universale e le convinzioni etiche e morali necessarie per instaurare la giustizia, che è condizione essenziale per la pace.

Al centro delle relazioni della Santa Sede con le varie nazioni del mondo non si trovano interessi di natura puramente economica o politica, ma piuttosto la promozione di un dialogo profondo e rispettoso sul significato e sul destino della vita e dell'attività umana.

E' importante, infatti, che i responsabili delle nazioni non dimentichino di essere al servizio dei loro concittadini in tutte le loro aspirazioni morali e spirituali.

Questo è il motivo - come sa sua eccellenza - per cui la piccola comunità cattolica del Giappone si preoccupa di promuovere l'educazione morale dei membri della società, oltre che di testimoniare la dimensione spirituale della vita. In una società industrializzata come la vostra, è fondamentale che venga effettivamente difesa e rispettata la dignità degli individui, e che vengano stabilite relazioni sociali sempre più salde, con una speciale attenzione alle classi meno favorite e produttive della popolazione. In questo la comunità cattolica è al servizio della società.

Sollecitata dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II, che costituisce oggi il grande punto di riferimento per i cattolici, la Chiesa in Giappone si sforza di essere sempre più giapponese. La presenza dei missionari è stata e continua ad essere essenziale per le attività della Chiesa, ma sono felice di notare che i cattolici giapponesi sono da tempo i responsabili in tutti i campi religiosi e pastorali. Ho fiducia che questo processo continuerà con successo nel clima di tolleranza e di libertà che caratterizza la società giapponese di oggi.

Signor ambasciatore, prego che lei sia felice nel suo lavoro di grande responsabilità, e invoco la benedizione del Signore Onnipotente sulle sue impegnative attività nel campo religioso, educativo e sociale per il bene di tutto il Paese.


Data: 1988-04-29 Data estesa: Venerdi 29 Aprile 1988




A un gruppo di Vescovi dello Zaire in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La giovane Chiesa dello Zaire dinamicamente aperta alla missione universale ricevuta da Gesù Cristo

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Al termine dei nostri incontri particolari, ho la gioia di accogliervi insieme oggi, in una riunione fraterna che segna il culmine della vostra visita "ad limina". Il vostro portavoce, monsignor Fataki, Arcivescovo di Kisangani, mi ha appena espresso i vostri sentimenti ed alcune delle vostre preoccupazioni pastorali: lo ringrazio vivamente.

Con il documento da voi inviato l'anno scorso, e dopo aver ascoltato i vostri confratelli delle altre tre provincie ecclesiastiche, colgo ancor meglio i segni di speranza e anche i problemi delle vostre diocesi.


2. Nel vostro Paese, la pastorale delle vocazioni ha già una lunga storia. In questi ultimi anni, il rapido aumento del numero di ingressi in seminario è stato per voi una grande consolazione e un segno promettente, come in altre Chiese giovani, sia lodato Iddio! Inevitabilmente vi pone certi problemi: problemi di discernimento, problemi di formazione intellettuale, morale e spirituale, problemi di considerazione adeguata della giovane età dei sacerdoti zairesi, problemi finanziari, problemi di integrazione in una società in cambiamento. Nel corso della vostra prossima assemblea plenaria, avete intenzione, del resto, di fare un esame globale di tali questioni.

Qualunque sia il numero dei candidati al sacerdozio, è necessario sempre verificare i segni di un'autentica vocazione così come la Chiesa li riconosce. Si possono ricondurre a tre: primo, una libertà responsabile, che testimonia una certa maturità: secondo, un'attività fisica ed intellettuale adatta al ministero apostolico; infine una retta intenzione per quanto attiene il servizio della Chiesa.

All'inizio occorre fare una selezione. E' necessario, in effetti, impegnare nella preparazione al sacerdozio i giovani che fanno sperare di compiere il servizio pastorale in modo adeguato e di sopportarne le esigenze. Questa selezione, che sarà facilitata dal periodo trascorso nelle case di formazione, deve essere rigorosa: non sarebbe un servizio alla Chiesa nè al candidato se lo si impegnasse imprudentemente nella difficile strada del sacerdozio.

Nel seminario, gli educatori hanno la missione di contribuire al discernimento della vocazione nel candidato ammesso. Lo fanno cercando di cogliere gli orientamenti profondi del soggetto, quelli che strutturano in modo duraturo la sua personalità, ispirano la sua condotta e le sue reazioni. Essi devono aiutare il candidato a riconoscere la chiamata di Dio, leggendo nella fede i segni interiori dello Spirito. Questo paziente lavoro porterà ad approfondire progressivamente il senso del ministero apostolico e della consacrazione che implica. Questo richiede tempo e responsabilità. Esige da parte degli educatori del seminario una esperienza spirituale e pastorale personale, ma anche una grande capacità di presenza, ascolto e dialogo, in un clima di fiducia e di preghiera.

Come molte altre conferenze episcopali del continente africano, voi siete ben coscienti che la formazione di educatori per il clero è uno dei vostri compiti più urgenti e, nella linea del Vaticano II, vi incoraggio a prendere le disposizioni necessarie nella formazione dei sacerdoti. In questo vi aiutano sacerdoti provenienti da altri Paesi; ma dovete ugualmente convincere i sacerdoti zairesi - molti dei quali hanno titoli universitari - dell'importanza vitale di questo ministero per il futuro della Chiesa dello Zaire.


3. Mentre in alcune Chiese, soprattutto in Occidente, il numero dei sacerdoti diminuisce e il clero invecchia, nelle Chiese giovani, come nello Zaire, si è formato un clero giovane, naturalmente impregnato della cultura del Paese; e la fisionomia di queste Chiese, si delinea sempre più chiaramente, in funzione non solo dei sacerdoti ma anche dei laici, perché alcuni di questi suppliscono spesso funzioni importanti.

Quale sarà questa fisionomia? In realtà, dipenderà molto dalla formazione data nei seminari e continuata in seguito: formazione unificata nella fede, radicata nella Tradizione della Chiesa ed integrata con i migliori valori della cultura tradizionale.

Non è mia intenzione riprendere in dettaglio, in questo incontro, tutte le questioni relative al clero zairese. Ricordero pertanto solo alcuni punti essenziali, in attesa dell'esame più approfondito della vostra prossima assemblea plenaria.

La missione sacerdotale di Gesù Cristo è innanzi tutto una missione di salvezza. Infatti il sacerdote viene ordinato per far conoscere Cristo e la Buona novella; per far entrare i suoi fratelli in un rapporto vivo con Dio attraverso i sacramenti della fede; per edificare e guidare quanti sono divenuti, per il Battesimo, discepoli di Cristo.

Unito con il Vescovo, il sacerdote ha la responsabilità essenziale del ministero della Parola. Lo esercita annunciando il messaggio di salvezza nell'omelia, presiedendo le celebrazioni liturgiche; formando e assistendo quanti collaborano con lui nel ministero; coordinando e seguendo le attività e le opere a tale scopo messe in atto, perché la Parola di Dio venga insegnata come si deve: egli è il garante dell'integrità della dottrina.

Accanto ai sacerdoti, che insieme ai diaconi sono i primi collaboratori dei Vescovi e i primi apostoli dell'evangelizzazione, ci sono dei laici che si impegnano con tutte le loro forze nell'attività apostolica e assumono incarichi di rilievo nella comunità. E' necessario prepararli ad esercitare il loro ruolo con competenza, con un profondo senso ecclesiale, in stretta comunione con la gerarchia responsabile.

A tale scopo, e per il loro proprio ministero, i sacerdoti devono essere incoraggiati a compiere un serio lavoro intellettuale. Saranno attenti a sviluppare in sè e nei collaboratori il senso della comune responsabilità.

Inoltre, si sforzeranno di riconoscere, discernere, animare e armonizzare i doni e i carismi che edificano la Chiesa. Spesso dovranno dar prova di umiltà e abnegazione, in uno spirito di sincera collaborazione: qui si dimostrerà che essi vivono il loro ministero per quello che deve essere, cioè un servizio disinteressato al Popolo di Dio, qualunque sia il loro campo di apostolato, in città o in campagna, nelle condizioni di povertà vissute dai fedeli.

Quanto a voi, cari fratelli nell'episcopato, vi invito a stare molto attenti alla vita dei sacerdoti e a procurare loro, tra l'altro, le risorse spirituali di cui hanno sempre bisogno per compiere fedelmente la loro missione.

Alcuni di voi deplorano nei sacerdoti una troppo grande preoccupazione per il profitto personale, per le comodità, per il potere e un rilassamento nella condotta morale. I sacerdoti - ci ricorda il Concilio - non devono conformarsi al mondo presente, ma interpellarlo in nome del Vangelo.

Una buona vita spirituale è necessaria per fronteggiare le esigenze dello stato sacerdotale per i preti secolari e religiosi: il celibato, segno della nostra consacrazione totale al Regno di Dio; la povertà, che è partecipazione alla vita di Cristo povero e alla condizione dei poveri; l'obbedienza al Vescovo, che esprime la volontà di servire; l'ascesi che richiede un ministero quotidianamente assunto. Un'esperienza di vita fraterna comunitaria, la preghiera liturgica e personale approfondita, danno il "tono" a questa vita spirituale.

Voglio infine rendere omaggio con voi ai missionari venuti da altri Paesi, i pionieri della fede, generalmente religiosi e religiose: per merito loro la Chiesa dello Zaire è oggi una grande forza spirituale che fa sentire la sua influenza al di là delle frontiere del vostro Paese. Questi primi evangelizzatori, e coloro che oggi continuano la loro opera, meritano la riconoscenza di tutti per la loro vita di dedizione disinteressata. E il loro esempio ancora anima gli apostoli di oggi.


4. Per quanto riguarda la vita consacrata, essa si è trovata sempre praticamente al cuore della Chiesa dello Zaire e ha conosciuto un incremento considerevole.

Attualmente, un numero crescente di giovani zairesi rispondono alla vocazione religiosa, negli istituti internazionali e in quelli diocesani, legati alla cultura zairese. Essi devono affrontare problemi simili a quelli per il sacerdozio: discernimento delle vocazioni, formazione adeguata dei candidati e delle candidate, mancanza di personale formativo, problemi di sussistenza materiale.

Tocca a voi vegliare perché la vita religiosa fiorisca in modo autentico, in tutte le sue caratteristiche essenziali, sotto la responsabilità di superiori saldamente formati.

L'opzione prioritaria da voi indicata per la vita consacrata, è la edificazione della Chiesa particolare. Accogliendo gli auspici del Vaticano II, voi ritenete giustamente che "fin dall'inizio la comunità cristiana deve essere formata in modo che possa provvedere, per quanto è possibile da sola, alle proprie necessità" (AGD 15).

Lo stato religioso non è intermedio tra la condizione clericale e quella laicale, ma da entrambe le parti alcuni sono chiamati a fruire di questo dono speciale per tutta la Chiesa (cfr. LG 43; "Mutuae Relationes", die 14 maii 1987). E' una maniera particolare di partecipare alla natura "sacramentale" del Popolo di Dio, offrendo al mondo una testimonianza visibile del ministero di Cristo. Di qui uno stile particolare di santificazione e di apostolato, un "carisma" che crea una tradizione precisa, con l'autonomia necessaria, senza trascurare un inserimento speciale nella vita della Chiesa locale. Ricchi del loro patrimonio spirituale, i religiosi e le religiose si sforzano di esprimerle e trasmetterle secondo il genio e il carattere del loro Paese o del Paese dove vivono. Danno dunque un contributo prezioso e necessario al radicamento della Chiesa particolare, in comunione con la Chiesa universale.

Da voi incoraggiati, continueranno a sviluppare lo zelo missionario indispensabile all'intera comunità ecclesiale. Una Chiesa particolare, in realtà, non può mantenere il suo dinamismo se non partecipa concretamente alla missione universale ricevuta da Cristo, che invia i suoi discepoli fino ai confini della terra.


5. Venendo a conoscenza dei vostri problemi pastorali dal vostro documento-base, ho notato con soddisfazione che "la comunità cattolica dello Zaire può già assumersi, in massima parte, la vita materiale della Chiesa in quel Paese".

Più ancora, questa ricerca di auto-sufficienza economica da parte della Chiesa, voi la collocate nel quadro della promozione sociale del popolo zairese.

E' in effetti necessario che la Chiesa sia in questo di esempio. La sua gestione disinteressata e trasparente degli affari economici è una importante testimonianza del fatto che essa ricerca anzitutto il progresso spirituale delle persone. Essa vuol porre l'accento su uno stile di vita semplice, che elimina i bisogni superflui, con la preoccupazione di una più grande giustizia tra gli uomini.

Vi incoraggiamo a continuare nei vostri sforzi per uno sviluppo davvero umano, che nella recente enciclica sociale ho analizzato.

Restate sempre apostoli di quello spirito di povertà evangelica, che conduce più facilmente alla solidarietà e alla condivisione, due obiettivi oggi prioritari! 6. Nel vostro Paese, come in tutto il continente africano, un gran numero di giovani si volge alla Chiesa, alla ricerca di valori spirituali sui quali costruire un solido avvenire. Tra i giovani del nostro tempo c'è la possibilità di un grande apostolato, per voi e per i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici educatori dei loro fratelli. Mobilitate i vostri apostoli perché i giovani si possano aprire all'annuncio cristiano, per rendere saldi in loro i valori morali della rettitudine, del rispetto degli altri, dello spirito di servizio e di perseveranza. Insegnate loro che la trasformazione tecnica del mondo non conduce, da sola, al progresso, se non viene accompagnata dallo sviluppo del valore morale delle persone. Dite loro che la Chiesa non è una setta appena nata, ma è una grande corrente di vita che promana da Cristo, attraverso gli apostoli e i loro successori, tra i quali siete anche voi. Approfondiscano dunque la loro fede, insieme alla cultura, pregando, meditando la Bibbia e partecipando ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia domenicale! 7. Vi chiedo di trasmettere il mio affettuoso incoraggiamento ai giovani del vostro Paese. Vi incarico anche di salutare cordialmente da parte mia i numerosi catechisti che si sacrificano ogni giorno. Esprimete ai religiosi e alle religiose la mia gratitudine e i miei auguri di gioiosa perseveranza nel dono del Signore.

Infine comunicate la mia affezione a tutti i sacerdoti, ai seminaristi e ai loro educatori: li ho presenti in modo particolare nella mia preghiera.

Rinnovino tutti il loro impegno ad essere autentici testimoni di Cristo, seguendo l'esempio di Anuarite, la prima beata zairese, il cui splendore rafforza nella fede i suoi fratelli e sorelle africani! Nell'anno mariano, affido alla Vergine i voti ferventi che formulo per le vostre comunità diocesane. Vi benedico di cuore insieme a tutti i fedeli delle vostre provincie.


Data: 1988-04-30 Data estesa: Sabato 30 Aprile 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)