GPII 1988 Insegnamenti - Ad un gruppo di pellegrini della Capitanata - Città del Vaticano (Roma)

Ad un gruppo di pellegrini della Capitanata - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristiani attenti e partecipi alla vita della Chiesa italiana

Testo:

Venerati fratelli nell'episcopato, illustri autorità civili, carissimi fedeli della "Capitanata".


1. Il vostro pellegrinaggio così numeroso mi ricolma di letizia, perché mi fa rivivere in tutta la sua intensità la visita da me compiuta nelle vostre terre lo scorso anno. Vi accolgo con gioia in questa vostra venuta a Roma iniziata nella Basilica di San Pietro: vi ringrazio di cuore sia per le preghiere sia per questo incontro e a tutt porgo il mio saluto affettuoso, ricordando in modo particolare i confratelli nell'episcopato che hanno voluto e organizzato questa grandiosa assemblea, le autorità e la presidenza della casa "Sollievo della Sofferenza", con i medici e gli operatori sanitari.

La vostra presenza è segno di quella fede profonda e generosa, che con grande consolazione costatai durante il mio itinerario pastorale. Quelle giornate di preghiera e di catechesi, trascorse in mezzo a voi, rimangono davvero indimenticabili: ricordo infatti con rinnovata commozione le celebrazioni eucaristiche a san Giovanni Rotondo e a Foggia; le visite al Santuario di san Michele Arcangelo sul Gargano e a quelli dell'Incoronata e della Madonna di Valleverde; la preghiera sulla tomba di padre Pio da Pietralcina e del Vescovo monsignor Antonio Pirotto; l'incontro con i malati nella "Casa Sollievo della Sofferenza" e nella "Casa della Divina Provvidenza", con giovani a Foggia e con i lavoratori a Cerignola. Ricordo la calorosa accoglienza avuta da tutte le care popolazioni di Monte Sant'Angelo, di Manfredonia, di San Severo, di Lucera, di Troia di Bovino, di Ascoli Satriano. Sono ricordi che conservo sempre vivi nel cuore.


2. Vorrei ora dire a voi, che partecipate questo pellegrinaggio cercate di vivere con coerenza la vostra identità cristiana: cercate, in particolare, di non chiudervi in voi stessi, ma di mantenere l'animo sempre aperto alle vicende della Chiesa, specialmente della Chiesa che vive in Italia.

Tra gli avvenimenti che emergono quest'anno nel panorama ecclesiale italiano deve essere sottolineato, innanzitutto, il Convegno nazionale catechistico, promosso dalla Conferenza episcopale italiana e svoltosi a Roma alcuni giorni: ad esso sicuramente hanno partecipato i vostri catechisti. Tale evento, mentre ha sottolineato la necessità sempre attuale dell'opera dei catechisti nelle parrocchie e nelle scuole, ha fatto anche emergere la realtà consolante di numerose persone, pronte ad offrire la loro disponibilità per il compito di trasmettere la fede alle nuove generazioni. Tutto ciò deve essere per voi motivo di riflessione e di stimolo: oggi le Chiese locali hanno un assoluto bisogno di catechisti ben preparati, che possiedano una solida e completa cultura religiosa, che abbiano specifiche capacità didattiche e che vivano essi stessi con coraggio e dedizione la fede professata. Ciò esige spirito di sacrificio e serietà di impegno per conoscere a fondo la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa e per percepire anche le difficoltà dottrinali e morali che incontra l'uomo d'oggi.

Ben sappiamo che il messaggio di Cristo è liberante e salvifico; esso pero è anche molto esigente, e non di rado in aperto contrasto con la mentalità del mondo.

Occorre perciò approfondirne il contenuto, per essere "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15). Utilissime a tal fine si sono rivelate le "Scuole di Teologia per Laici", che sono venute fiorendo nelle varie diocesi nel corso di questi anni. Incoraggio vivamente quanti ne hanno la possibilità a non lasciar cadere una simile opportunità di serio avvicinamento alle fonti della rivelazione, per irrobustire la propria fede e mettersi in grado di esserne testimoni convincenti nel mondo odierno.


3. Un secondo avvenimento sul quale desiderio richiamare la vostra attenzione è il Congresso eucaristico nazionale, che si celebrerà a Reggio Calabria nel giugno prossimo. Anche questa assemblea di fede e di preghiera ha un grande significato per la vita della Chiesa in Italia.

Infatti i congressi eucaristici sono stati ideati e realizzati per mantenere viva e fervorosa la fede nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia e nel valore culturale della santa Messa. Essi costituiscono un momento privilegiato nella storia di una nazione o di una diocesi: sono una grazia di Dio, che deve essere accolta con serietà e trepidazione, affinche raggiunga il suo scopo formativo e costruttivo nelle coscienze individuali, nelle famiglie, nelle comunità. Purtroppo talvolta le statistiche circa la partecipazione dei cristiani ai sacramenti ed alla santa Messa festiva danno serie preoccupazioni. Molti, dimentichi del loro Battesimo, dimenticano anche l'Eucaristia. Il Congresso eucaristico deve essere da tutti percepito come un richiamo divino a rivedere la propria spiritualità eucaristica, a comprendere sempre meglio il valore della Liturgia nella vita, a stimare sempre di più la santa Messa, partecipandovi ogni domenica e festa ed anche, quand'è possibile, durante la settimana e completandola con la santa Comunione. Solo se l'Eucaristia e considerata il sacramento più centrale e prezioso della Chiesa, forza morale, consolazione spirituale per ogni anima, pegno della futura risurrezione, motivo dinamico di altruismo e di carità, si può sperare in numerose e sante vocazioni sacerdotali e religiose.


4. Vorrei infine raccomandare alla vostra preghiera l'assemblea dei Vescovi italiani, che si terra tra pochi giorni a Roma. Come sapete, ogni anno la Conferenza episcopale italiana si raduna al completo per dare uno sguardo complessivo sulla situazione religiosa della nazione, per affrontare le questioni più difficili ed emanare le direttive più urgenti nell'ambito pastorale.

Voi, che siete sensibili alla problematica religiosa ed alle esigenze della fede, comprendete come sia diventato complicato e preoccupante il compito di coloro che presiedono le singole Chiese locali! La società moderna, in cui viviamo, è in continuo movimento e presenta forti resistenze alla penetrazione del fermento evangelico. Di conseguenza le preoccupazioni dei pastori nella loro responsabilità di guida e di formazione dei fedeli sono quotidiane e assillanti! La loro riunione collegiale deve essere vista da voi come un'occasione propizia per confermare i propositi di leale obbedienza, di generosa collaborazione, di costante sostegno mediante la preghiera.


5. Carissimi fedeli della "Capitanata"! La visita alla Basilica Vaticana e al sepolcro di san Pietro rafforzi la vostra fede e la renda intrepida in tutte le situazioni della vita moderna.

Il mese di maggio, che domani iniziamo sia per voi una occasione propizia per rinnovare i buoni propositi fatti nel corso di quest'anno mariano: la recita quotidiana del Rosario, personalmente o in famiglia; una devozione più intensa ogni sabato e nelle feste mariane, specialmente con la partecipazione all'Eucaristia; un impegno più accurato e più metodico nello studio della dottrina cristiana e nell'esercizio della carità. Anche l'anno mariano è una grazia del Signore e non deve passare invano, ma lasciare una profonda impronta nella vostra vita.

Abbiate fiducia nella presenza e nella potenza della grazia divina! Non cedete mai alla tentazione della stanchezza e dello sconforto davanti alle difficolta del mondo attuale! così scriveva padre Pio da Pietralcina: "Conosco per propria esperienza che il vero rimedio per non cadere è l'appoggiarsi alla croce di Gesù con la confidenza in lui solo, che per la nostra salvezza volle esservi appeso" (26 marzo 1914). E' un pensiero che vi lascio come ricordo del vostro pellegrinaggio.

L'accenno a padre Pio mi porta a rivolgere ancora un particolare saluto ed una esortazione ai "Gruppi di preghiera" da lui voluti e incoraggiati, che già durante la sua vita si moltiplicarono, e che si diffusero poi in tutto il mondo dopo la sua morte. L'entrata in vigore del nuovo Statuto permette ora ai gruppi di avere una direttiva sicura, che guida gli aderenti nella loro spiritualità e nella partecipazione alla vita parrocchiale e diocesana. Strettamente uniti al Magistero autentico della Chiesa ed alle indicazioni del proprio Vescovo, i gruppi di preghiera possono ora realizzare meglio la loro formazione personale nella vita liturgica e pastorale e nell'esercizio della carità verso il prossimo. I vostri incontri di preghiera, cari fratelli e sorelle, siano sempre occasione di approfondita catechesi e stimolo alla serena e coraggiosa coerenza cristiana.

Con questi sentimenti, imparto di cuore a voi ed a quanti hanno preso parte a questo pellegrinaggio, come anche ai fedeli dell'intera Capitanata, la mia benedizione.


Data: 1988-04-30 Data estesa: Sabato 30 Aprile 1988




A un gruppo di Deputati della CDU tedesca - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Adoperatevi per salvare la vita dei bambini non ancora nati"

Testo:

Gentili signore e signori! Do un cordiale benvenuto a tutti voi, deputati del Partito cristiano-democratico (CDU) del Land Baden-Württemberg e alle vostre consorti. Mi ha fatto piacere che sia stato possibile l'incontro con il Vescovo di Roma e successore di Pietro durante il vostro soggiorno nella città eterna. Grazie per questa dimostrazione di affetto e per le parole amichevoli del vostro presidente.

Siete membri del Partito cristiano-democratico e questo è un grande impegno. Impegno che nell'ambito del sistema democratico rappresentativo vi fa operare disinteressatamente e condurre una politica di responsabilità cristiana.

Come parlamentari non difendete soltanto interessi di gruppo, ma siete anche chiamati a guidare, illuminare, sostenere valori inalienabili anche contro le mode del momento.

I diritti degli uomini e la tutela della loro dignità sono compiti importanti nel vostro lavoro. Dio ha creato l'uomo a sua immagine. Egli ha diritti che gli provengono da Dio e non dalla benevolenza dello Stato: da questa verità parte la difesa della dignità umana e in essa la libertà politica e la libertà religiosa trovano un'origine comune.

Ogni uomo ha diritto ad una esistenza dignitosa. La vostra preoccupazione deve essere rivolta in particolare a coloro che si trovano in difficoltà e che non possono uscirne con le proprie forze. Proprio per questo nel vostro Paese il sistema attuale produttivo e commerciale porta il nome di "economia sociale di mercato". Nel contempo pero la vostra responsabilità si estende anche al di là delle vostre frontiere. La miseria e l'ingiustizia sociale in cui vivono tanti uomini in Asia, Africa e America Latina, rappresentano una grande sfida per i Paesi più ricchi d'Europa, e devono condurre ad un impegno concreto. La condivisione fraterna è un dovere morale; l'aiuto ai Paesi in via di sviluppo è anche un impegno di pace.

Ogni uomo ha diritto alla vita. Questo diritto spetta sia al bambino non ancora nato, fin dal momento del concepimento, come al bambino già nato, sia agli anziani e ai malati come ai sani. Anche a voi, uomini politici, come ho già detto ai vostri Vescovi che vi hanno preceduto nella visita alcune settimane fa, dico: "Fate tutto il possibile per risvegliare le coscienze degli uomini e salvare la vita dei bambini non ancora nati. Con questa difesa del diritto alla vita per tutti gli esseri umani, all'inizio e alla fine del loro cammino terreno, si dimostra la credibilità della speranza che per tutti (e in particolare nel vostro Paese) c'è sempre una possibilità di vita".

Noto con piacere che, nella vostra politica, vi interessate alla promozione della famiglia, che è la più importante comunità umana. E' la culla della vita e il primo baluardo dell'umanità. Poiché la famiglia è fondamentale per la vita futura degli uomini, i bambini hanno diritto all'aiuto dei loro genitori e il tempo e l'intensità di questo aiuto dovranno essere sufficientemente valutati sotto un profilo economico e politico-sociale.

La nostra civiltà di oggi rende più difficile, proprio per il cambiamento unilaterale della realtà terrena, la comprensione e l'impegno verso i valori più profondi, morali e religiosi, della vita ed anche il cammino verso Dio.

Come politici cristiani aprite l'orizzonte della vostra azione verso il bene dell'uomo. Riponete la vostra fiducia in Dio, Signore della storia e scopo della nostra vita, e in Gesù Cristo, nostro Salvatore, che è per noi la via, la verità e la vita. Dio è vicino ad ogni uomo e non lo abbandona mai; equilibra e completa le sue manchevolezze e frammentarietà nel lavoro.

A voi, alle vostre famiglie, al vostro popolo e al vostro Paese imparto di cuore la benedizione della Santissima Trinità.


Data: 1988-04-30 Data estesa: Sabato 30 Aprile 1988




Recita del "Regina Coeli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Santuario della Madonna "ad Rupes" centro di preghiera e di spiritualità

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Oggi pomeriggio mi rechero al Santuario Pontificio di Maria santissima "ad Rupes", a Castel Sant'Elia, per onorare assieme a tutta la diocesi di Civita Castellana la sua celeste patrona, la cui immagine da oltre un anno e mezzo sta peregrinando in ogni parrocchia per invitare i fedeli ad adorare il suo figlio Gesù, unico Signore che offre all'uomo il vero senso della vita.

Questo Santuario dedicato a Maria ha una lunghissima e gloriosa storia, risalente al quinto secolo. Infatti, nelle grotte scavate nelle rupi della Valle Suppentonia vissero dapprima numerosi anacoreti, ai quali successero poi i monaci benedettini. Questi uomini, per corroborare la loro fede e pietà, visitavano frequentemente una grotta, nella quale era posta una immagine della Vergine. Tra queste sante persone possiamo ricordare gli abati Anastasio e Nonnoso.

Altri santi, nei secoli successivi, vi si recarono in pellegrinaggio affrontando a volte viaggi lunghi e faticosi. I più noti tra essi sono san Benedetto Giuseppe Labre, san Leonardo da Porto Maurizio, sant'Oddone, abate di Cluny e san Paolo della Croce. Questi esempi ci fanno ben comprendere come i santuari mariani siano luoghi verso i quali l'uomo si sente attratto, perché vi sperimenta una particolare presenza di Dio e vi può rafforzare i propositi di vivere a fondo la vita cristiana.


2. Dopo un periodo di incuria, il Santuario di Maria santissima "ad Rupes" torno a nuovo splendore grazie all'opera dell'umile eremita frà Giuseppe Andrea Rodio, il quale lo abbelli e scavo nella roccia la scala di 144 gradini, che ne facilita l'accesso ai fedeli, desiderosi di sostare in preghiera davanti alla dolcissima immagine della Vergine. Il dipinto, che riprende forse un precedente affresco impresso sulle pareti tufacee, rappresenta la Vergine che, con le mani giunte e lo sguardo abbassato sul Bambino addormentato sulle sue ginocchia, lo contempla e lo prega per tutti coloro che implorano la sua intercessione.

Il Santuario della Madonna "ad Rupes" grazie alla presenza, in passato, dei padri francescani, ed oggi, dei religiosi di san Michele Arcangelo, sta vivendo una nuova stagione come centro di preghiera e di spiritualità per tutti coloro che cercano Dio nel silenzio e nella penitenza e che vogliono, mediante la Vergine santa, sentirlo ed incontrarlo nel profondo del cuore, per ottenere nuova energia nel compimento dei loro doveri.


3. In questo giorno, in cui visitero con grande gioia quel Santuario, vi invito a unirvi a me nella preghiera alla Madonna delle Rupi con le parole dell'inno che a lei si eleva in quel Santuario: "Guardaci con volto benigno / ed ascolta il sospiro dei cuori! / Benedici le nostre famiglie, / soccorrici nei grandi pericoli! / Aiutaci a percorrere con te il cammino / della piena fedeltà a Gesù ed alla sua Chiesa! / E guidaci alla vittoria sul male, / per trionfare con te e con Gesù!".

[Al termine della preghiera il Santo Padre ha pronunziato le seguenti parole:] Desidero ora rivolgere un particolare saluto ed augurio ai lavoratori ed alle lavoratrici di tutto il mondo nel giorno della loro festa. Il 1° Maggio porti a ciascuno e ciascuna di loro una più profonda coscienza della dignità del loro lavoro e li spinga ad una riflessione più attenta sui diritti e sui doveri che ne scaturiscono. Possano essi sentire oggi più viva la solidarietà che li lega tra loro e li impegna ad adoperarsi fattivamente per la promozione del vero bene di tutti e di ciascuno.

In questo sforzo comune una speciale responsabilità hanno le lavoratrici e i lavoratori cristiani, ai quali incombe il dovere di testimoniare accanto al banco del lavoro il messaggio liberante del Vangelo. E' un compito esigente e difficile, per il cui adempimento è loro dato in san Giuseppe, patrono dei lavoratori, un modello straordinariamente concreto ed eloquente. Da lui essi possono imparare come vivere il loro quotidiano impegno sentendo accanto a sè lo stesso Figlio di Dio incarnato che condivide la loro fatica e da ad essa pieno senso e valore, inserendola nell'opera sublime della redenzione.

Auguro a tutti i lavoratori e le lavoratrici di vedere in questa luce nobilissima il loro lavoro e di poter trarre da esso non soltanto il giusto salario, ma anche l'occasione ed il mezzo per la piena realizzazione della loro umana vocazione.

Rivolgo un particolare saluto al gruppo corale trentino "Città di Ala", venuto a Roma per un concerto di beneficenza a favore della Croce Rossa.

Mi congratulo per la vostra iniziativa e vi auguro sempre nuovi successi, perché col canto possiate elevare il cuore di molti fratelli al desiderio ed alla pratica del bene: con tale auspicio vi benedico e vi seguo nella preghiera.

A tutti i presenti auguro una nuova tappa in questo anno mariano, che stiamo vivendo: il mese di maggio, mese di Maria, dedicato a lei. Certamente quest'anno costituisce una tappa per tutti noi, per vivere più profondamente quelle verità, che sono state così pienamente presentate nella grande tradizione cristiana - la Tradizione della Chiesa d'Oriente e d'Occidente - e recentemente nella costituzione dogmatica "Lumen Gentium" del Vaticano II (cfr. LG 52-69), sulla presenza della Madre di Dio nel mistero di Gesù e della Chiesa, e poi trasmesse anche, all'inizio dell'anno mariano, nell'enciclica "Redemptoris Mater". Auguro a tutti di approfondire la loro spiritualità mariana, perché è una spiritualità che ci fa vicini a Cristo e non può essere altrimenti, perché non vi era persona piu vicina a Cristo di sua Madre. Allora è chiaro che una spiritualità mariana autentica ci fa tutti più vicini a Cristo. Vi auguro di percorrere bene questa nuova tappa dell'anno mariano, che costituisce il mese di maggio: lo auguro a tutti i romani e a tutti i nostri ospiti pellegrini!


Data: 1988-05-01 Data estesa: Domenica 1 Maggio 1988




Nel Santuario di Santa Maria "ad Rupes" a Civita Castellana (Roma)

Titolo: "Fate vostro l'amore che la Madonna ebbe per il Signore, per la Chiesa e per l'umanità"

Testo:

Illustri signori cari fratelli e sorelle.


1. Con animo lieto rivolgo nella gioia del Cristo risorto il mio saluto a tutti voi, che mi accogliete all'inizio di questo pellegrinaggio al secolare Santuario della Madonna "ad Rupes".

Saluto monsignor Marcello Rosina attento pastore della diocesi di Civita Castellana. Con lui porgo il mio cordiale saluto a voi sacerdoti e religiosi e, in particolare, a voi Padri della Congregazione di san Michele Arcangelo. Miei cari connazionali, apprezzo molto il fatto che da alcuni anni abbiate assunto, con zelo e generosità, la cura pastorale di questa Pontificia Basilica Minore. In tal modo consentite ai fedeli, che cercano il conforto della Vergine, di accedere ad un suo tempio, dove, oltre alla protezione ed al soccorso della Madre celeste, possono ricevere in dono la grazia dei sacramenti e prudenti consigli di vita spirituale.

Un saluto rispettoso rivolgo, poi, alle autorità civili e militari, mentre vivamente ringrazio lei, signor sindaco di Castel Sant'Elia, per le cortesi parole che mi ha rivolto.

Con la mia venuta in questa splendida Valle Suppentonia, intendo offrire anche all'intera popolazione, che si distingue per operosità e senso civico, un segno di stima profonda.

A questo attestato di considerazione unisco l'auspicio che la collaborazione per il bene comune cresca sempre più tra di voi, abitanti di una terra nobile per storia antica e ricca di moderna laboriosità, e l'invito a guardare ai principi evangelici come universale fonte di luce e di forza.


2. Rivolgo, infine, a voi, cari fratelli e sorelle della diocesi di Civita Castellana, il saluto più affettuoso, mentre vi esorto a far vostro l'amore che la Madonna ebbe per il Signore, per la Chiesa e per l'umanità. In questo modo il servizio alla vita personale e comunitaria, in cui il cristiano deve distinguersi, darà sempre il primato alla carità, la quale conferisce pienezza di senso e di valore ad ogni altra virtu.

Miei cari, come suggerisce l'immagine della Madonna "ad Rupes", la quale contempla in atteggiamento orante il Bambino Gesù che sta sulle sue ginocchia, vi invito ad essere, come lei, perseveranti nella preghiera, per chiedere a Dio che realizzi in voi il vostro essere di cristiani e faccia giungere a compimento il provvido disegno, per il quale vi ha creati e chiamati.

Sono prospettive grandi, come grande è l'affetto di pastore che vi porto e che mi spinge a proporvele, per ravvivare la vostra fede ed aprire il vostro cuore a propositi generosi.

Accogliete i suggerimenti che lo Spirito del Cristo risorto fa echeggiare nei vostri animi ed impegnatevi ad attuarli con un comportamento delicato e sollecito.

Se in atteggiamento di preghiera vi porrete come Maria santissima alla sequela di Gesù, egli, il vivente, vi condurrà lungo la via della perfezione cristiana, che non di rado è "via crucis", via segnata dalla croce, ma al cui termine splende la luce radiosa della risurrezione.

Su questo cammino, dietro i passi del Cristo, vi accompagni sempre la Vergine Madre e vi sostenga la mia benedizione apostolica, che di vero cuore imparto a ciascuno e ciascuna di voi.

[Nella grotta dell'apparizione, il Santo Padre ha rivolto questa preghiera alla Madonna:] Madre del Redentore, in quest'anno a te dedicato esultanti ti proclamiamo beata.

Dio Padre ti ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il suo provvidenziale disegno di salvezza.

Tu hai creduto al suo amore e obbedito alla sua parola.

Il Figlio di Dio ti ha voluta sua Madre, quando si fece uomo per salvare l'uomo.

Tu l'hai accolto con pronta obbedienza e cuore indiviso. Lo Spirito Santo ti ha amata come sua mistica sposa e ti ha colmata di doni singolari, tu ti sei lasciata docilmente plasmare dalla sua azione nascosta e potente.

Alla vigilia del terzo millennio cristiano, a te affidiamo la Chiesa, che ti riconosce e ti invoca come Madre.

Tu, che sulla terra l'hai preceduta nella peregrinazione della fede, confortala nelle difficoltà e nelle prove, e fa' che nel mondo sia sempre più efficacemente segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano.

A te, Madre dei cristiani, affidiamo in modo speciale i popoli che celebrano, nel corso di quest'anno mariano, il sesto centenario o il millennio della loro adesione al Vangelo.

La loro lunga storia è segnata profondamente dalla devozione verso di te.

Volgi ad essi il tuo sguardo amorevole; da' forza a quanti soffrono per la fede.

A te, Madre degli uomini e delle nazioni, fiduciosi affidiamo l'umanità intera con i suoi timori e le sue speranze.

Non lasciarle mancare la luce della vera sapienza.

Guidala nella ricerca della libertà e della giustizia per tutti.

Indirizza i suoi passi sulla via della pace.

Fa' che tutti incontrino Cristo, via, verità e vita.

Sostieni, o Vergine Maria, il nostro cammino di fede e ottienici la grazia della salvezza eterna.

O clemente, o pia, o dolce Madre di Dio e madre nostra, Maria!


Data: 1988-05-01 Data estesa: Domenica 1 Maggio 1988




Il saluto alla popolazione e alle autorità civili dinanzi al Duomo - Civita Castellana (Roma

Titolo: "Civita Castellana, rimani nel Signore: con lui farai cose splendide"

Testo:


1. Dopo l'incontro con la popolazione di Castel Sant'Elia, sono veramente lieto di essere ora a Civita Castellana, seconda tappa della mia visita alla diocesi.

Sono grato al signor sindaco per le deferenti parole, con le quali ha voluto porgermi il benvenuto a nome dell'Amministrazione Civica, della città e delle autorità presenti; e ringrazio anche tutti voi, convenuti così numerosi ad accogliermi.


2. "Falerii Veteres", "Falerii Novi", Civita Castellana: in questi tre termini sono racchiuse le vicende attraverso cui è passata la storia tre volte millenaria della vostra Città, sviluppatasi in uno scenario naturale, al quale le acque del Tevere e le cime del Soratte e dei monti Cimini fanno da suggestiva corona. In questo territorio gli influssi della civiltà greca ed orientale prima, etrusca poi, han dato origine alla nazione falisca, come attestano numerose e preziose testimonianze pervenuteci, che rivelano l'alto tenore di vita raggiunto già nell'antichità e ricuperato, dopo alcune crisi dell'epoca romana, nei secoli del medioevo e del rinascimento. Il lavoro della ceramica, nella quale i falisci s'imposero come eccellenti maestri d'arte, ha collegato le diverse fasi della vostra storia ed ancora al presente, mentre resta il cardine dell'economia della zona, reca con i suoi prodotti di alta qualità il nome di Civita Castellana ben oltre i confini locali e nazionali.


3. Quando il nuovo verbo di vita, portato dal cristianesimo, giunse alle sponde italiche, si diffuse ben presto in questi luoghi. Ne sono prova l'antichità della sede episcopale, le abbazie, rese celebri dalla presenza di santi e famosi monaci - penso a quelle di san Silvestro, con san Nonnoso, e di santa Maria di Fallen - e la cattedrale di santa Maria il vostro monumento religioso più insigne, nel quale si sintetizza un lungo cammino di forme artistiche, giunte nel rinascimento al loro apice. Civita Castellana è stata, inoltre, città cara ai papi, che vi eressero monumenti ancor oggi ammirati e la elessero e confermarono nel corso dei secoli a centro delle limitrofe diocesi di Orte, Gallese e delle più antiche Nepi e Sute.


4. Da tali memorie del passato, mi è caro cogliere, in questa occasione, motivi di fervido auspicio per voi, carissimi fratelli e sorelle, per il presente ed il futuro della vostra terra.

In questa domenica, ancora tutta inondata dalla luce pasquale, il Signore ci parla di sè - lo ascolteremo nel Vangelo della Messa - come della vera vite, alla quale occorre restare uniti per produrre abbondanti frutti di bene. Io auguro a ciascuno di voi di essere e di sentirsi ogni giorno sempre più inserito in lui. La storia personale, al pari del progresso ordinato ed autentico dei popoli, ha tutto da guadagnare dall'adesione convinta a quella superiore e serena visione della realtà, che nasce dall'obbedienza della coscienza alla liberante legge del Vangelo. Ne abbiamo un esempio in san Giuseppe, che nella giornata odierna ricordiamo quale protettore dei lavoratori e che, proprio nell'accettazione - difficile, certo, ma così fruttuosa - dei piani divini sulla propria vita, insegna come essere contemporaneamente, in perfetta armonia, uomo di Dio e uomo tra gli uomini. Egli con la propria laboriosità, preveggenza e coraggio nell'affrontare difficoltà anche gravi, contribuisce efficacemente al piano della salvezza e alla santificazione delle realtà terrene.


5. Civita Castellana, che per i tuoi figli desideri un avvenire degno delle tradizioni dei padri, rimani nel Signore ed egli rimarrà in te. Con lui potrai fare cose veramente splendide, arricchendone la tua già illustre storia.

Per questo oggi, all'inizio di un mese che la devozione del popolo cristiano ha voluto particolarmente dedicato alla beata Vergine Maria, io ti affido alla materna protezione della Madonna, pregandola perché ti sia sempre vicina nei tuoi propositi di concorde operosità e di pacifico progresso, e ti aiuti a non smarrire mai i valori di quella fede che ha sostenuto i passi dei suoi antenati e può rendere, oggi, sicuro il tuo cammino incontro all'ormai prossimo, nuovo millenio.


Data: 1988-05-01 Data estesa: Domenica 1 Maggio 1988




L'incontro con i lavoratori nella palestra comunale - Civita Castellana (Roma

Titolo: Nessun meccanismo economico, nessuna "legge del profitto" possono giustificare la mancanza di lavoro per tante persone

Testo:

Cari lavoratori e lavoratrici di Civita Castellana, Cari fratelli e sorelle.


1. A tutti il mio saluto e i miei cordiali auguri in questa giornata del primo maggio, festa dei lavoratori, cioè vostra festa, come di tutti gli uomini e le donne che nel mondo si "guadagnano il pane col sudore dei loro volti" (cfr. Gn 3,19); vale a dire, con il loro lavoro. In questo senso il primo maggio è una festa veramente universale, poiché il lavoro è davvero - o dovrebbe essere - una vocazione e una reale possibilità per tutti.

Se la Chiesa cattolica celebra in questo stesso giorno la festa di san Giuseppe artigiano, sposo di Maria Vergine e padre putativo di Gesù, ciò si deve al fatto che egli era un operaio, cioè un falegname, come dice il Vangelo (cfr. Mt 13,55). E così, la scelta di questo giorno per celebrare san Giuseppe equivale al coronamento liturgico della giornata così cara a tutti i lavoratori.

In tal modo san Giuseppe, invita i lavoratori, anzi autorevolmente li convoca, a trovare, con lui e come lui, il loro posto vicino a Gesù, conosciuto dai suoi contemporanei come "il figlio del carpentiere" (Mt 13,55); ovvero come "carpentiere" lui stesso (Mc 6,3).

Per questa via, cari amici lavoratori e lavoratrici, il lavoro e chi, come voi, lo esercita, è entrato nella storia della salvezza; cioè, in quell'opera che Gesù è venuto a compiere in questo mondo in nostro favore, dapprima con la sua vita di carpentiere, poi col ministero di predicatore e taumaturgo, infine con la sua morte e la sua risurrezione.

Il Figlio eterno di Dio ha voluto diventare in mezzo a noi un lavoratore, non un re (cfr. Jn 6,15), conferendo così alla vocazione di lavoratore un'insospettata dignità: quella di servire alla nostra redenzione.

Celebriamo oggi la festa dei lavoratori. E, guardando a san Giuseppe e a Gesù Cristo, la celebriamo da cristiani. Per questo ho voluto essere oggi qui con voi, lieto di potermi unire alla vostra gioia.

Ora, che cosa vogliamo celebrare oggi? Qual è per noi, e per tanti altri lavoratori, il contenuto di questa celebrazione? Noi vogliamo celebrare tre realtà caratteristiche della identità propria degli uomini e delle donne del lavoro.


2. La prima è senza dubbio la vostra specifica dignità. Essere lavoratori, essere operai è un pregio, un titolo di nobiltà più confacente alla natura umana e più in essa radicato di molti, in definitiva, secondari e spesso anche discutibili.

Essere lavoratori e lavoratrici risale, infatti, alla stessa vocazione umana. Come ho detto nell'enciclica "Laborem Exercens", il lavoro è "una dimensione fondamentale dell'esistenza umana sulla terra" (LE 4).

Chi lavora si pone con ciò in sintonia con la propria vocazione di uomo e di donna; diventa, per così dire, più pienamente uomo e più pienamente donna. E contribuisce, in questo modo, allo sviluppo di "ogni uomo e di tutti gli uomini", come insegnava la "Populorum Progressio" e come ho ribadito io stesso nell'enciclica commemorativa di tale documento. (cfr. SRS 38).

San Paolo scriveva ai suoi discepoli di Tessalonica (2Th 3,10): "Chi non vuol lavorare, neppure mangi". Noi oggi tradurremmo: chi non vuol lavorare, non può trovare il giusto posto nell'autentico dinamismo della famiglia umana.


3. Se tale è la dignità del lavoro e del lavoratore, cari fratelli e sorelle, possiamo capire quale grande male sia la disoccupazione, che oggi colpisce tanti uomini e donne, giovani soprattutto, che potrebbero e vorrebbero lavorare; e questo anche qui, tra voi, a Civita Castellana.

Certo, la disoccupazione è un grande male, perché impedisce a chi non ha lavoro di guadagnarsi onestamente la vita; e così anche, al limite, di "mangiare", di formarsi una famiglia e di educare i figli.

Ma lo è ancor più perché priva tante persone della possibilità di realizzare la propria vocazione umana, mettendole, per così dire, ai margini della società e della storia, mentre dell'uno e dell'altra tutti dobbiamo essere protagonisti.

E questo è un diritto. Quando la società e i poteri istituzionali non fanno quello che possono e debbono, per venire incontro alla crisi del lavoro nelle sue cause molteplici, un diritto viene negato: il diritto ad avere un lavoro.

Nessun meccanismo economico, nessuna "legge del profitto", nessun tipo di pianificazione della produzione, e neanche l'eccessiva libertà nel gioco della domanda e dell'offerta, possono giustificare una simile ingiusta discriminazione.

E' il caso di ritornare su tali principi ancora una volta, in mezzo a voi, in questa celebrazione della vostra dignità, dal momento che tanti tra voi sono senza lavoro e non riescono a trovarlo, o vengono affidati alla cassa-integrazione, la quale non può mai essere una vera soluzione.


4. Celebrando la dignità del lavoratore e del lavoro, celebriamo anche la necessità dell'uno e dell'altro.

Il lavoro, di certo, è spesso duro e pesante, qualche volta anche difficilmente sopportabile. La Bibbia ce lo insegna già fin dall'inizio, quando si elencano le conseguenze, da Dio stesso annunciate, del peccato del primo uomo: "Maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita... Con il sudore del tuo volto mangerai il pane..." (Gn 3,17-19). Queste parole severe valgono per ogni firma di lavoro, come tutti ben sappiamo.

Ma questo lavoro ingrato, che può sembrare alle volte improduttivo e insoddisfacente, resta il mezzo privilegiato che il Signore Dio ci dà per trasformare la natura, per mettere in opera il nostro dominio sulla creazione (cfr. Gn 1,26), e in fondo per rispondere alla vocazione insita nell'immagine divina, che costituisce la nostra più specifica identità (cfr. SRS 29-30).

Si, ciascuno di noi ha bisogno di un lavoro per se stesso. Ma ha anche bisogno di un lavoro per gli altri, per la sua famiglia, per la società, per le necessità del mondo odierno, per cooperare alla costruzione di un mondo futuro, che speriamo possa essere migliore.

Il lavoro che oggi celebriamo e festeggiamo non è dunque una condanna, ma un diritto nonché un dovere. E' qualcosa di cui scopriamo ogni giorno di più la necessità e il valore; non solo il valore economico e sociale, ma anche il valore morale.

Fare un lavoro, e farlo bene, in buone condizioni ambientali e igieniche, in modo che il lavoro stesso ed il modo di farlo siano conformi alla nostra dignità di uomini e di donne, di lavoratori e di lavoratrici, è inserirci nel piano stesso di Dio per l'umanità: è realizzare la nostra vocazione. E questo è un obbligo morale. Siamo lieti di adempiere quest'obbligo, e per questo ringraziamo il Signore, nella festa di oggi. Ma nel contempo chiediamo a lui che la società ella stessa organizzazione economica ci aiutino a soddisfare questo dovere e ad esercitare questo diritto.


5. Il lavoro, si dice spesso in questi nostri tempi, tende a cambiare segno e si sposta verso il cosiddetto "terziario", mentre l'automazione e l'informatica sembrano trasformare un certo modo di lavorare, con la conseguenza che, almeno in certe società, e a certi livelli, aumenta il tempo libero.

Sono sviluppi in se stessi positivi, a cui ha contribuito, in maniera decisiva, il lavoro di molte generazioni. Nessuno di questi sviluppi, tuttavia, può legittimamente sopprimere il valore e la necessità del lavoro. Bisogna perciò adoperarsi per trovare, man mano che tali trasformazioni si affermano e si impongono, la via per offrire alle nuove generazioni tipi di lavoro che rispondano si a questa situazione cambiata, ma altresi, e in primo luogo, alla vocazione universale dell'uomo, al lavoro e alla sua dignità.

Nessun lavoratore e tanto meno intere categorie di persone possono essere sacrificate a queste trasformazioni del mondo del lavoro e alle esigenze economiche che potrebbero nascerne. Sono, anzi, le trasformazioni stesse e le conseguenti necessità economiche, che dovrebbero venire esaminate e valutate alla luce del valore universale e individuale del lavoro.

E inoltre, anche in mezzo a tali trasformazioni e ai nuovi meccanismi economici, certe esigenze e certi imperativi morali e cristiani vanno sempre rispettati e promossi. Tra questi la solidarietà, di cui ho parlato a lungo nella recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" (SRS 38-40); essa a sua volta può ispirare, a diversi livelli, sia le cooperative, come mezzo di protezione contro un'eccessiva frantumazione della produzione e della commercializzazione, sia le associazioni professionali e i sindacati, per difendere i giusti interessi dei lavoratori (cfr. LE 8 LE 20).


6. Infine, cari amici lavoratori di Civita Castellana, in questo primo maggio vogliamo celebrare il lavoro come dono di Dio.

E' Dio infatti che ci chiama al lavoro: è lui che ci ha fatto capire il senso, la finalità e le condizioni del nostro lavoro.

Ma, ancor più, è lui che nelle primissime pagine della Sacra Scrittura, si è presentato come primo modello e causa esemplare del nostro lavoro. E detto, infatti, che egli creo il mondo in sei giorni col "suo lavoro" (cfr. Gn 1,2), per poi riposarsi nel "settimo giorno" (cfr. Gn 1,2).

Sull'esempio di questo sublime modello siamo chiamati anche noi a lavorare durante sei giorni, e a riposarci nel settimo (cfr. Ex 20,3-11).

Questo ritmo che scandisce la nostra vita viene dunque dal Signore, e ci aiuta a capire, in una nuova luce, il valore del riposo domenicale e della sua santificazione. Attenendoci a questo ritmo insieme umano e divino, è come se continuassimo l'opera del Creatore. Ciò pone il nostro lavoro all'altezza della sua autentica dignità e ci invita a esercitarlo come una risposta a un invito divino (cfr. LE 25; SRS 29).

Il cristiano sa, inoltre, che il Figlio di Dio uguale al Padre, quando venne nel mondo, volle, anche lui, sottoporsi alla fatica del lavoro diventando per noi "falegname" (cfr. Mc 6,3), ed inserendo in tal modo il lavoro quotidiano dell'uomo nell'opera sublime della redenzione. San Giuseppe è vissuto in questa luce.

Tocca adesso a tutti noi camminare su questa stessa strada, conferendo al nostro lavoro, mediante la sua grazia, tale valore di imitazione divina e di vera spiritualità cristiana (cfr. "Laborem exercens", pars V LE 24-26).

A tanto siamo invitati ed esortati in questo primo maggio, festa dei lavoratori, e commemorazione liturgica di san Giuseppe, protettore di tutti coloro che vogliono lavorare secondo la volontà di Dio, nel pieno rispetto della loro dignità, per occupare così il posto che a loro compete in ogni ben ordinata società umana. A lui, e a Maria Vergine, vorrei affidare oggi tutti voi, e i vostri fratelli e sorelle lavoratori e lavoratrici in Italia e nel mondo, mentre a tutti imparto la mia benedizione.


Data: 1988-05-01 Data estesa: Domenica 1 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Ad un gruppo di pellegrini della Capitanata - Città del Vaticano (Roma)