GPII 1988 Insegnamenti - All'assemblea dei Vescovi italiani - Città del Vaticano (Roma)


1. "Salutatevi l'un l'altro col bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

Mi piace rivolgermi a voi, venerati e carissimi fratelli, con queste parole dell'apostolo Pietro, per dirvi fin dall'inizio di questo incontro l'affetto che ho per voi e la comunione solidale con cui accompagno la vostra opera di pastori, nella consapevolezza del particolare legame che unisce il Vescovo di Roma agli altri Vescovi italiani e alle Chiese che sono in Italia, come dice lo statuto stesso della vostra Conferenza (cfr. Art. 4, par. 2).

Saluto il Cardinale Poletti, presidente, e monsignor. Ruini, segretario.

Saluto con effusione di cuore ciascuno di voi. Ringrazio il Signore per l'opportunità che mi è data di incontrarvi collegialmente uniti, mentre attendete ai lavori della vostra XXIX assemblea, che ha luogo nel corso di questo anno mariano, e che dunque affidiamo in maniera particolare alla materna intercessione di Maria.

Conosco il fervore con il quale l'anno mariano si sta celebrando nelle vostre diocesi, ravvivando e irrobustendo teologicamente la profonda pietà che,da sempre, lega alla Vergine nostra Madre il popolo cristiano d'Italia.

Conosco lo zelo, con cui voi pastori e i vostri sacerdoti avete operato a questo riguardo, aiutati anche dai validi sussidi messi a punto dalla Conferenza episcopale. Vi ringrazio di tutto ciò e con voi ringrazio colui dal quale proviene "ogni dono perfetto" (Jc 1,17).


2. L'anno mariano è stato giustamente da voi assunto nella prospettiva dell'evangelizzazione, che è al centro dell'impegno pastorale delle Chiese che sono in Italia: facendo leva sulla devozione a Maria, che è beata perché ha creduto (cfr. Lc 1,45 RMA 12-19), si può meglio portare il nostro popolo a riscoprire la gioia della fede nella pienezza del mistero di Cristo.

Una tappa di alto significato su questa via dell'evangelizzazione è stata senza dubbio segnata dal recente convegno nazionale "Catechisti per una Chiesa missionaria". Porto negli occhi e nel cuore la gioia che esso mi ha dato per la realtà viva di un movimento catechistico, che è dono di Dio e legittimo orgoglio dei Vescovi e delle Chiese d'Italia. Gli orientamenti scaturiti dal convegno costituiscono un forte e ben fondato motivo di speranza per un'evangelizzazione e una catechesi che, non trascurando in alcun modo i fanciulli e i ragazzi, sappiano pero rivolgersi efficacemente ai giovani e agli adulti, andando verso di loro con autentico atteggiamento missionario, e offrendo il messaggio cristiano in termini adeguati ad interlocutori che hanno esperienza della vita di oggi, ne avvertono gli interrogativi, le difficoltà, le tentazioni, ma anche i valori, le possibilità, le prospettive aperte sul futuro.


3. Quasi continuando familiarmente con voi, carissimi confratelli, il discorso iniziato al Convegno Ecclesiale di Loreto, vorrei riflettere sulle condizioni di questa evangelizzazione e catechesi degli adulti, della quale già allora indicavo l'urgenza primaria.

La radice dello slancio di evangelizzazione e di tutto il dinamismo missionario non può essere che una matura "coscienza di verità", ossia la convinzione, fortemente presente nell'animo degli evangelizzatori e dei catechisti, che la verità di Cristo, affidata alla Chiesa come ad interprete fedele ed annunciatrice instancabile, è la unica verità in cui sia data salvezza, per gli uomini di oggi e di domani come per le prime generazioni di credenti.

Questa "coscienza di verità" deve essere trasmessa dagli evangelizzatori agli evangelizzandi: essa costituisce oggi il servizio forse più prezioso che possiamo rendere ai fratelli.

Se infatti il sentimento religioso e il bisogno di Dio sono ancora ben presenti nel nostro popolo, mostrano anzi una nuova e crescente vitalità, essi indicano anche che è grande lo spazio aperto all'evangelizzazione. Tuttavia non possiamo dimenticare che invece è spesso molto fragile, perché non sufficientemente nutrita e perché sottoposta a molteplici tentazioni ed ostacoli, l'adesione di fede dei nostri cristiani, anche di quelli che hanno una pratica religiosa abbastanza costante.

Gli aspetti negativi e corrosivi di una certa cultura oggi dominante, come l'esaltazione e quasi l'assolutizzazione di una libertà fine a se stessa e perciò instabile e incapace di trascendersi, la schiavitù del possesso e del godimento immediato di beni materiali in quantità e varietà sempre crescente (cfr.SRS 28), rendono singolarmente difficile una scelta di vita come quella della fede cristiana, nella quale Dio costituisce non un vago riferimento, ma il centro e il fondamento dell'esistenza, e la libertà è chiamata a realizzarsi attraverso una donazione di sè che tende al definitivo e all'eterno.


4. Perché la fede possa essere educata e maturare in Cristo un scelta globale di vita, sono necessarie, insieme alla preghiera e alla testimonianza della carità, un'evangelizzazione e una catechesi che investano, sempre a partire dall'annuncio di Cristo morto e risorto per noi, tutte le dimensioni dell'esistenza.

Nella situazione attuale è anche particolarmente necessario che ci si impegni a mettere in evidenza, a motivare e a far comprendere i contenuti morali della fede e le implicazioni che essi hanno per la vita personale, familiare e sociale. I nostri fedeli devono essere aiutati a rendersi conto che la verità di Cristo, presentata ed accolta nella sua interezza, contiene una proposta di vita e un modello di umanità esaltanti e liberanti.

Il contesto sociale e culturale in cui ci troviamo, sempre più complesso e soggetto a trasformazioni rapide e profonde, esige una continua attenzione ai segni mutevoli dei tempi e una grande capacità di comprensione. Senza di esse non potremmo riuscire a superare la frattura tra Vangelo e cultura, per giungere ad incarnare la fede nel nostro tempo.

Ma perché ciò non finisca per condurre fuori strada, è necessario farsi guidare da un autentico discernimento evangelico, che tenga conto dell'intera verità di Cristo, senza nascondersi le differenze profonde e le opposizioni talvolta radicali che esistono, a livello di idee e di orientamenti pratici, nei filoni ideali e culturali e nei modelli di vita oggi diffusi e spesso dominanti.

In una società come quella italiana, caratterizzata da un radicato pluralismo, è richiesta ai credenti una forte capacità di ascolto e di dialogo verso gli altri: una capacità nutrita di amore e di rispetto. Ciò tuttavia non significa che essi non debbano esprimere e testimoniare, con chiarezza e integrità, la Parola che è stata loro affidata e le esigenze etiche che ne derivano. Sarebbe una illusione, con possibili conseguenze deleterie per la fede del nostro popolo, ritenere che si possa realizzare l'evangelizzazione attenuando i profili della fede, dell'etica cristiana e della dottrina sociale della Chiesa, o mettendo al primo posto, invece che la proposta franca ed organica della verità di Cristo, il confronto culturale e il tentativo di realizzare intese tra posizioni diverse, in realtà spesso inconciliabili.


5. L'evangelizzazione e la catechesi sono un evento di Chiesa, poiché è alla Chiesa, e in essa specificamente ai pastori, che il Signore risorto ha affidato il mandato missionario: "Andate e fate discepole tutte le genti" (cfr. Mt 29,19). La comunione ecclesiale, il vincolo di unità e fraternità, che deve legare insieme i credenti in Cristo, costituisce pertanto la condizione necessaria per la evangelizzazione e il grande segno della credibilità del messaggio: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21).

In particolare le varie espressioni del laicato cattolico devono considerare come propria meta e ambizione non l'affermazione unilaterale di un proprio punto di vista o la prevalenza nei confronti di altri, bensi il servizio sincero alla comunione, in piena apertura e docile disponibilità alla guida dottrinale e pastorale dei propri pastori. Questa esigenza, valida per tutti, diventa tanto più stringente quanto più diretti e organici sono il collegamento e il rapporto di collaborazione con la gerarchia.

Carissimi fratelli, so che voi operate costantemente per assicurare l'unità e il dinamismo missionario delle Chiese che vi sono affidate. Continuate a farlo con fiducia, confortati dalla gioia della piena comunione col successore di Pietro.


6. Nel quadro dell'impegno per l'evangelizzazione e per la edificazione della comunità, molti temi e argomenti della vostra assemblea acquistano pieno risalto.

Auspico in particolare il miglior successo dell'iniziativa che avete allo studio a favore della "cultura della vita" e di tutta la vostra azione pastorale a sostegno della famiglia. Il riconoscimento della sacralità della vita umana, in ogni suo momento, e del ruolo decisivo che ha la famiglia sono elementi essenziali dell'opera di evangelizzazione e contributi primari al vero sviluppo della societa.

L'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche costituisce giustamente, ormai da anni, un punto privilegiato della vostra sollecitudine pastorale. Mentre auspico insieme con voi che trovino rapida e giusta soluzione i problemi ancora oggetto di trattativa col governo italiano, esorto ad un impegno solerte la comunità ecclesiale, gli insegnanti, i genitori e gli alunni perché sia confermato anche quest'anno che l'insegnamento della religione è un servizio prezioso alla crescita spirituale e culturale e all'educazione morale dei ragazzi e dei giovani, un servizio apprezzato e voluto dalla grandissima maggioranza delle famiglie e degli studenti.

La ripresa delle "Settimane Sociali", che si annuncia ormai prossima, rappresenta per parte sua una grande opportunità di mettere in rapporto l'insegnamento sociale della Chiesa - che fa parte della sua missione evangelizzatrice (cfr. SRS 41) - con i problemi molteplici che fermentano nella vita della nazione italiana, ricca di dinamismo ma anche posta a confronto con i risvolti negativi di uno sviluppo non sempre equilibrato e attento alle dimensioni integrali della persona.

Altro tema altamente meritevole della vostra attenzione è quello del "quotidiano cattolico". E' ben nota la sua importanza, sia per la comunicazione all'interno della Chiesa sia per una presenza cristiana puntuale e attendibile nel dibattito delle idee e negli eventi che continuamente si susseguono. Ogni sforzo per la sua qualificazione e diffusione è dunque un servizio all'evangelizzazione e un contributo alla crescita della coscienza di Chiesa.

Il documento su comunione, comunità e disciplina ecclesiale, di cui avete iniziato la preparazione e che concluderà il piano pastorale degli anni 80 dedicato a "Comunione e comunita", potrà a sua volta favorire sempre di più l'ordinata compaginazione della vita ecclesiale e quindi l'impegno missionario dei cattolici in Italia. Il rinvigorimento della disciplina ecclesiale non mortifica infatti lo sviluppo dei carismi, ma piuttosto lo garantisce e lo consolida, perché fa si che ogni dono dello Spirito serva all'edificazione della Chiesa e torni a comune vantaggio, conformandosi alla finalità per la quale è stato elargito (cfr. 1Co 12,7 LG 1-2).

7. Venerati confratelli, la edificazione della Chiesa e la stessa evangelizzazione hanno, come ben sappiamo, nell'Eucaristia il loro momento fontale e culminante (cfr. PO 5-6). Il Congresso eucaristico nazionale di Reggio Calabria, le cui celebrazioni conclusive sono ormai imminenti, potrà dunque dare al nostro cammino apostoli"pane vero che discende dal cielo e dà la vita al mondo" (cfr. Jn 6,33).

Ci diamo dunque reciproco appuntamento a Reggio Calabria per la conclusione del congresso: chi non potrà intervenire materialmente sarà certo presente nella preghiera e nella comunione fraterna.

Mettiamo nelle mani di Maria, Madre del Redentore e madre dei redenti, le nostre gioie e speranze, fatiche e preoccupazioni, sapendo che attraverso la sua mediazione materna siamo particolarmente vicini al cuore del nostro Dio.

Nel suo nome e con abbondanza di affetto imparto a ciascuno di voi e alle Chiese, a voi affidate, la benedizione apostolica.


Data: 1988-05-03 Data estesa: Martedi 3 Maggio 1988




Lettera al Cardinale Salvatore Pappalardo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Eucaristia è fonte di santità e salvezza

Testo:

Al nostro venerabile fratello Cardinal Salvatore Pappalardo Arcivescovo di Palermo.

Gli animi e gli occhi di tutta la comunità cattolica italiana tra poco convergeranno sulla città di Reggio, come vi affluiranno numerosi fedeli e pellegrini, perché dopo un certo numero di anni vi si concelebrerà il ventunesimo Congresso eucaristico nazionale, dal quale si può a stento dire quanti e quanto grandi doni di grazia e di salvezza scaturiranno per la Chiesa italiana, quante e quanto grandi forze di rinnovamento e di maggior impegno apostolico ci si aspetteranno.

Sempre noi e i nostri predecessori abbiamo avuto un'attenzione particolare per questi congressi eucaristici nel mondo e in tutti i Paesi, perché, come asserisce tutta la ricchissima Tradizione della Chiesa cattolica e la dottrina mirabilmente contenuta nei documenti del Concilio Vaticano II, il sacramento dell'Eucaristia occupa il posto centrale della vita cristiana e rappresenta la fonte più immediata, cioè Cristo che vive e opera in eterno, di santità e di salvezza, di consolazione e di saldezza in questa peregrinazione terrestre degli uomini verso il Regno e la patria. I Pontefici romani si adoperano in ogni modo perché questi fausti eventi della comunità cristiana siano posti nella massima luce e siano anche celebrati con la fede più fervida.

Tutte le volte che ci è dato il tempo e la possibilità, o vogliamo essere presenti di persona alle sacre celebrazioni, o facciamo in modo che la nostra persona vi venga rappresentata da un nostro strettissimo collaboratore nel nostro ministero apostolico, poiché non sembri che manchi nessun segno della nostra sollecitudine nè alcun aiuto ad una maggiore solennità ed efficacia. Pur avendo l'intenzione di presiedere alla chiusura del congresso il 12 giugno e di rivolgere il saluto di congedo ai partecipanti, tuttavia vogliamo che fin dall'inizio del congresso assista, presieda e partecipi alle celebrazioni chi sa rappresentare e ben esporre il nostro pensiero riguardo alla grandezza e alla necessità di questo celeste sacramento.

Con questa lettera perciò nominiamo te, venerabile nostro fratello, inviato speciale al ventunesimo Congresso eucaristico italiano, che si celebrerà a Reggio dal 5 al 12 giugno.

Mentre ti affidiamo questo incarico di rappresentarci come inviato speciale, ti esortiamo a ricordare con le tue parole il tema proprio e particolare del congresso, tema che non poteva essere più pertinente: "Eucaristia - sacramento di unità: "Un solo pane, un solo corpo siamo molti; infatti partecipiamo dell'unico pane"" (1Co 10,17). In un mondo lacerato da contrasti sempre più gravi, come possiamo vedere, e per un'umanità turbata da discordie, guerre, atti di terrorismo, senza dubbio il rimedio divino è per tutti nella luce della vera fede, in un vero sentimento religioso, nell'origine della vera devozione e di tutta la verità: tutti questi fondamenti di solidissima unità e questi semi si trovano abbondantemente nell'augusto sacramento dell'altare.

I fedeli nutriti alla mensa eucaristica sono forti di una nuova virtù grazie alla quale possono essere testimoni e difensori della pace di Cristo sia in famiglia sia nella società e così contribuire ogni giorno moltissimo a costruire la vera unità della società umana.

Aspettiamo perciò da ogni Congresso eucaristico copiosa messe di frutti spirituali, e in particolare da questo Congresso italiano.

Rivolgiamo fervide preghiere a Dio che i cattolici di questa città grazie alla partecipazione al mistero eucaristico divengano per così dire antesignani della rinnovata unità tra gli uomini.

Impartiamo infine a te, venerabile nostro fratello la benedizione apostolica come sostegno per il tuo incarico e a tutti i partecipanti al congresso come valido aiuto.

Vaticano, il 4 maggio 1988, decimo anno del nostro Pontificato.


Data: 1988-05-04 Data estesa: Mercoledi 4 Maggio 1988




Al Simposio sulla cristianità slavo-bizantina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La celebrazione del Millennio della Rus' di Kiev, occasione di gioia comune da vivere nella piena libertà religiosa

Testo:

Signore e signori.


1. Il mio più cordiale saluto a tutti i partecipanti al colloquio internazionale di Roma sul tema delle origini e dello sviluppo, nella lunga durata, della cristianità slavo-bizantina, dal Battesimo della Rus' di Kiev del 988 fino al XVII secolo. Sono due le istituzioni romane organizzatrici del Simposio, l'Istituto storico italiano per il medioevo e l'Istituto polacco di cultura cristiana. Molti esperti partecipano alle discussioni, tra cui un gruppo di storici eminenti provenienti da Paesi in particolar modo interessati dalla Tradizione slavo-bizantina. Si sono ritrovati con eruditi di altri Paesi d'Europa e d'America, in una stretta collaborazione tra storici di diverse nazionalità e confessioni, particolarmente importante per una comprensione più profonda del patrimonio culturale e spirituale europeo. E tanto più sono lieto di accogliervi, in quanto io stesso, in diverse occasioni, ho ricordato questa comune eredità, e ho deciso solennemente la partecipazione della Chiesa alle feste per il Millennio del Battesimo di Kiev.

Signore e signori, oggi desidero esprimere la speranza che il vostro incontro (come altre iniziative analoghe organizzate per il Millennio del Battesimo della Rus') possa contribuire concretamente non solo al progresso della conoscenza scientifica delle radici cristiane dell'Europa, ma anche alla ricostruzione della sua unità culturale.


2. All'origine del cristianesimo slavo-bizantino si trova la celebre missione dei santi Cirillo e Metodio, che si erano conquistati la comprensione e l'appoggio dei miei predecessori nel IX secolo. Il Battesimo del principe Vladimiro nel 988 ha costituito una tappa molto importante nello sviluppo del cristianesimo nel continente europeo. Nel XI secolo, con Jaroslav il Saggio, figlio di Vladimiro, si affermo il cristianesimo slavo, e questo fatto riveste una grande importanza ancora oggi. L'opera di Vladimiro e di Jaroslav si era compiuta prima della divisione tra Oriente e Occidente. Questo dobbiamo averlo ben presente oggi, che la questione dell'unità è divenuta particolarmente urgente.


3. Il Battesimo di san Vladimiro e della Rus' di Kiev, mille anni fa, è considerato oggi giustamente come un immenso dono di Dio a tutti gli slavi orientali, a cominciare dai popoli ucraino e bielorusso. Anche dopo la separazione della Chiesa di Costantinopoli, questi due popoli hanno considerato Roma come unica madre di tutta la famiglia cristiana. Proprio per questo Isidoro, Metropolita di Kiev e di tutta la Rus', non si è allontanato dalle più autentiche tradizioni della sua Chiesa quando, nel 1439, al Concilio ecumenico di Firenze, ha firmato il decreto di unione tra la Chiesa greca e la Chiesa latina.

Il ricordo di questa felice unione non scomparve negli anni seguenti, e neppure l'impegno per ristabilire il legame di unità con la Chiesa di Roma. Il felice atto di unione fu concluso a Brest Litovsk nel 1596. La gioia della Chiesa di Roma nell'abbracciare gli ucraini e i bielorussi si manifesta chiaramente nella lettera apostolica "Benedictus sit Pastor" di Papa Clemente VIII, mio predecessore.


4. Questo dono meraviglioso del Battesimo, della fede, fu conservato gelosamente dalla Chiesa di Kiev, madre del popolo ucraino e del popolo bielorusso. I confessori e i martiri pagarono il prezzo di questa fedeltà; tra loro risplende la figura di san Giosafat.

Nel 1905 gli ucraini e i bielorussi ritrovarono una certa libertà nell'impero degli zar, mentre nelle zone rimaste fuori dall'impero, la Chiesa cattolica ucraina godette della sua libertà fino ai noti avvenimenti dopo l'ultima guerra. Anche la Chiesa ortodossa, in Ucraina, tento di organizzarsi e vivere, o sopravvivere. Nel 1925, la Chiesa ucraina autocefala, come si sa, contava numerosi Vescovi e sacerdoti, numerose parrocchie con diversi milioni di fedeli.

La solenne celebrazione del Millennio deve essere dunque un'occasione di gioia comune per tutti i figli e le figlie di san Vladimiro e di santa Olga, nella piena libertà religiosa, libertà di coscienza e di professione della fede. Questa libertà religiosa è un pieno diritto dei popoli dell'antica Rus' di Kiev (i popoli ucraini, bielorusso e russo), battezzati nelle acque salutari del Dniepr, quando la Chiesa era una e indivisa nella fede in Cristo.


5. Tutte le diversità che, fedele alla verita., lo storico non può minimizzare, non devono farci dimenticare le radici del cristianesimo slavo-bizantino, e quelle del cristianesimo in generale. I valori fondamentali, di cui voi constatate la presenza nella "lunga durata" - come sottolinea il titolo del vostro simposio - rivestono, ai nostri giorni, una importanza particolare per i cristiani e per tutti gli europei, ben al di là dell'orizzonte slavo-bizantino.

Signore e Signori, per quanto limitate a un certo periodo storico, le vostre ricerche scientifiche sull'importanza del Battesimo della Rus' di Kiev hanno una grande importanza per l'avvenire. Esse ci mostrano che tutti proveniamo dallo stesso ceppo comune, la Chiesa universale indivisa, per la quale pregava il Signore. Ci dimostrano anche che la vera grande cultura dell'Europa orientale e centrale ha radici cristiane e resta un fattore essenziale per l'unità tra i popoli.


6. I valori e l'antropologia cristiana ispirano l'arte, l'intero patrimonio culturale. e, più in generale, la vita dell'uomo nelle sue dimensioni individuali, sociali ed economiche.

Più gli eredi della Tradizione cristiana orientale e occidentale si volgeranno verso Cristo, più sarà vicino il tempo di una pace vera in Europa.

Augurando il pieno successo del vostro lavoro in questo spirito, prego Dio di colmarvi dei suoi doni e di benedirvi.


Data: 1988-05-05 Data estesa: Giovedi 5 Maggio 1988




Ai Vescovi dello Zambia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il grande compito dell'evangelizzazione sollecita le energie della Chiesa nello Zambia

Testo:

Cari fratelli in Gesù Cristo.


1. Ho avuto il piacere di incontrare singolarmente ciascuno di voi, Vescovi della Conferenza episcopale dello Zambia, in occasione della vostra visita "ad limina" ed ora eccovi tutti riuniti in questo momento di comunione collegiale. Questa assemblea di oggi ci ricorda che è stata volontà del Signore Gesù che Pietro e gli altri apostoli formassero una comunità. Come loro successori siamo qui raccolti, nel vincolo dell'unità, della carità e della pace (cfr. LG 22).

Desidero esprimere la mia gratitudine per le gentili parole di saluto a nome dei vostri sacerdoti, religiosi e laici. Ciascuno di voi rappresenta in modo speciale la Chiesa locale affidata alle sue cure e perciò desidero inviare tramite voi il mio saluto al Popolo di Dio nello Zambia. Con le parole dell'apostolo Paolo, "Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo, dal primo giorno fino al presente" (Ph 1,3-5).

In quanto pastori delle Chiese locali nello Zambia, voi siete venuti "per consultare Cefa" (Ga 1,18) e insieme con lui rinnovare una volta ancora la vostra professione di fede in Gesù perché "non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12). Nel nome di Gesù e per mezzo dello Spirito Santo rendiamo grazie e onore al Padre per le molte grazie e benedizioni accordate alla Chiesa nello Zambia da quando i primi missionari predicarono il Vangelo e piantarono i semi della fede in molti cuori.


2. Ho sentito con gioia della preparazione in atto per celebrare nel 1991 il centenario dell'arrivo della fede cattolica nella vostra regione africana. Per gli anni che vi separano dal Giubileo avete scelto questo tema: "La formazione di cristiani adulti, veramente africani, nelle famiglie e nelle piccole comunità cristiane". La scelta di questo tema sottolinea la priorità pastorale urgente, per la Chiesa nello Zambia di formare leaders laici. Questo riecheggia una preoccupazione ripetutamente espressa durante l'ultimo Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione dei laici. Nel messaggio conclusivo al Popolo di Dio i padri sinodali hanno dichiarato: "Esiste ovunque tra i fedeli laici una vera e propria sete di vita interiore, una sete di profonda spiritualità, e un fervente desiderio di partecipare al lavoro missionario e apostolico della Chiesa... La formazione spirituale integrale di tutti i fedeli, laici, religiosi e sacerdoti deve essere oggi una priorità pastorale" (Synodi Episc. 1987 "Nuntius ad Populum Dei", 12).

In questo importante sforzo della formazione di leaders laici per il futuro della Chiesa nella società dello Zambia, noto la particolare sottolineatura che date alle "piccole comunità cristiane" come un mezzo per migliorare la piena e attiva partecipazione dei fedeli così come la loro catechesi. Queste comunità sono un luogo per partecipare più intensamente alla vita della Chiesa. Possono essere anche utili per riunire il Popolo di Dio a meditare la parola di Dio e celebrare i sacramenti. perciò esse offrono una importante opportunità di formare cristiani adulti, approfondendo la loro fede attraverso la catechesi, la preghiera e la carità fraterna. Nello stesso tempo le "piccole comunità cristiane" devono rimanere sempre una parte delle vostre Chiese locali e non isolarsi mai. In questo modo esse compiranno la loro vocazione fondamentale e diventeranno anch'esse annunciatrici del Vangelo (cfr. Pauli VI EN 58).


3. E' mia fervente preghiera che voi rinnoviate i vostri sforzi nel grande compito dell'evangelizzazione, che costituisce la missione essenziale della Chiesa. Voglio lodare tutte le coraggiose iniziative già intraprese per annunciare il Vangelo.

Sono consapevole delle tante difficoltà che dovete affrontare nel comunicare la buona novella della salvezza ai molti che non hanno ancora sentito parlare di Gesù, o ancora non l'hanno accolto. La Chiesa esiste per l'evangelizzazione e voi siete chiamati a guidare il vostro gregge nel dare testimonianza quotidiana a Cristo, in una società in cui molti sono alla ricerca di una più piena conoscenza di Dio e del suo disegno per la famiglia umana.

La vostra testimonianza di un esemplare vita cristiana costituisce un primo atto di evangelizzazione, ma deve essere accompagnata dall'esplicito annuncio del Regno di Dio e della persona di Gesù Cristo, che per mezzo della sua croce e risurrezione ha acquistato per noi la salvezza eterna. Questo chiaro annuncio della salvezza in Cristo è il fondamento di tutto l'impegno della Chiesa nell'evangelizzazione. E come voi ben sapete, l'annuncio del Vangelo e la coraggiosa testimonianza di vita cristiana devono essere sostenuti da una preghiera continua, dalla partecipazione ancor più fervente ai sacramenti e dal sacrificio personale.


4. Miei cari fratelli: desidero sottolineare il ruolo importante della famiglia cristiana, la "Chiesa domestica", nell'evangelizzazione della società e nell'edificazione del Regno di Dio. C'è già nella vostra cultura un profondo senso del vincolo familiare, che può essere perfezionato e può grandemente sostenere la visione cristiana della vita matrimoniale come una comunità di amore.

La famiglia ha un ruolo speciale nel trasmettere il Vangelo. In famiglia tutti i menbri sono chiamati a evangelizzare e ad essere evangelizzati. I genitori attraverso il loro amore ed esempio fanno conoscere il Vangelo ai loro figli, ma a loro volta vengono richiamati dai loro bambini che vivono lo stesso Vangelo. Delle famiglie veramente cristiane influenzano altre famiglie e diventano un mezzo importante di evangelizzazione nei confronti dei loro vicini (cfr. Pauli VI, EN 71).

Anche in situazioni in cui la proclamazione della verità sul matrimonio cristiano è difficile e la crisi della famiglia rischia di assumere proporzioni gravi, non dobbiamo stancarci di ripetere che il matrimonio è "mutua donazione di due persone", e che "questa intima unione, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità) (GS 48).

I giovani devono occupare un posto speciale nelle vostre preoccupazioni pastorali. La Chiesa nello Zambia, a livello diocesano e nazionale, è chiamata a impegnarsi sempre più con i giovani per evitare che restino estranei ai valori del Vangelo. L'apostolato dei giovani, attraverso l'educazione religiosa e la testimonianza personale, deve spingere ad approfondire la fede dei giovani.

Occorre scoprire nuove ed efficaci forme di apostolato dei giovani affinché un sempre più grande numero di giovani possa essere attirato a un'attiva partecipazione alla vita della Chiesa.


5. In tutte le vostre Chiese locali c'è un aumento dei candidati al sacerdozio.

Oltre ai sette seminari minori, ho appreso con gioia che avete aperto di recente un Centro di spiritualità Emmaus, dove i seminaristi trascorrono un anno di formazione spirituale per poi studiare filosofia al seminario maggiore sant'Agostino di Mpima e completare gli studi teologici al seminario maggiore san Domenico di Lusaka.

In larga misura il futuro della Chiesa nello Zambia dipende dalla consacrazione dei suoi sacerdoti al servizio del Popolo di Dio in comunione di fede e zelo pastorale con i Vescovi. E' responsabilità vostra far si che i seminaristi ricevano una adeguata formazione spirituale, accademica, e pastorale per il sacerdozio. Vi offro il sostegno della mia preghiera in questo impegno per la formazione dei sacerdoti, essenziale per la missione della Chiesa, e so che con continua e premurosa predilezione sarete sempre per i seminaristi veri padri in Cristo (cfr. OT 5).

Desidero ora esprimere la mia fraterna affezione per tutti i sacerdoti, dello Zambia o stranieri, che collaborano attivamente con voi nel guidare il gregge di Cristo affidato alle vostre cure. Un aspetto essenziale del vostro impegno apostolico è il rafforzare nella fede i vostri fratelli sacerdoti e confermarli nella loro identità di "altro Cristo", che offre la sua vita in unione con Cristo per la salvezza del mondo. Il sacerdozio ministeriale si esprime più chiaramente nell'annuncio del Vangelo e nella celebrazione del sacrificio eucaristico. Il sacerdote nell'Eucaristia e nella frequenza al sacramento della Penitenza ricava la forza per l'offerta quotidiana della sua vita e anche la grazia necessaria per restare fedele alla promessa del celibato.

E' anche importante che vi sforziate di essere veri fratelli dei vostri sacerdoti. Se lo siete, conoscerete le pene che li travagliano e cercherete, con compassione e comprensione, di aiutarli e, se necessario, offrire la correzione fraterna e richiamarli all'obbedienza (cfr. Paolo VI, "Sacerdotalis Caelibatus", 92).

I giovani sacerdoti hanno bisogno di un'attenzione particolare da parte dei Vescovi nei loro primi anni di ministero pastorale. Oltre alle normali difficoltà di cui fanno esperienza cominciando la loro nuova vita di sacerdoti, il loro adattamento è reso ancor più difficile dall'isolamento in cui si trovano spesso senza il sostegno di altri fratelli sacerdoti. Molto si può fare per risolvere questi problemi, trovando per i sacerdoti delle occasioni per incontrarsi e continuare la loro formazione spirituale e teologica.

Non posso fare a meno di ricordare i membri degli istituti di vita consacrata, che costituiscono per la Chiesa un fattore indispensabile nella grande opera dell'evangelizzazione.

Il loro impegno nel campo sanitario, educativo e sociale ha contribuito ad attirare numerose vocazioni; vi incoraggio ad esprimere la grande stima della Chiesa nei loro confronti per la loro vocazione di amore consacrato. E' importante che i Vescovi abbiano un interesse attivo verso i religiosi presenti nelle loro diocesi, e che, nel pieno rispetto del loro carisma particolare, li coinvolgano nel piano pastorale sia a livello nazionale che diocesano.


6. Con soddisfazione riconosco che la Chiesa nello Zambia gode oggi di ampia libertà nel campo delle comunicazioni sociali; vi incoraggio a intensificare i vostri sforzi per fare un sempre più grande uso di questi importanti mezzi di evangelizzazione. E' necessario formare delle personalità nei campi della radio, televisione e stampa, che possano chiaramente presentare gli insegnamenti della Chiesa e rispondere ai problemi che riguardano la fede e la moralità cristiana, e anche la giustizia sociale.


Grandi progressi avete fatto nel dialogo ecumenico, e attualmente avete cordiali relazioni con la Comunione anglicana e le altre comunità ecclesiali presenti nello Zambia. Il documento dal

Titolo: "Liberazione cristiana, giustizia e sviluppo", da voi pubblicato recentemente in collaborazione con il Consiglio Cristiano dello Zambia e l'Associazione Evangelica dello Zambia fa ben sperare nella crescita della collaborazione ecumenica tra differenti comunità, nel vostro Paese. Contiene un'analisi della crisi socio-economica in cui versa attualmente lo Zambia, che chiama tutti i cristiani ad impegnarsi per la promozione dello sviluppo, della giustizia sociale e della liberazione da tutte le forme di oppressione.


7. Sono profondamente turbato per il gran numero di rifugiati, soprattutto dall'Angola e dal Mozambico, che sono giunti nel vostro Paese in cerca di sicurezza, cibo e asilo. Vi raccomando tutte le iniziative messe in atto per provvedere al loro benessere fisico e spirituale. Voi cercate di alleviare le sofferenze di questa gente. Oltre a rispondere alle loro necessità immediate, dovete provvedere anche alla loro assistenza spirituale. E' mia fervente preghiera che la comunità internazionale continui a rispondere generosamente aiutandovi nell'affronto del difficile problema dei rifugiati nella vostra area.

Tutti vi ringrazio, cari fratelli, per la vostra dedizione di pastori del gregge del Signore. Affido ciascuno di voi alla protezione di Maria, che ha creduto al compimento della promessa del Signore (cfr. Lc 1,45). E nell'amore di Gesù, suo Figlio, imparto la mia apostolica benedizione a voi e ai vostri sacerdoti, religiosi e laici.


Data: 1988-05-05 Data estesa: Giovedi 5 Maggio 1988





GPII 1988 Insegnamenti - All'assemblea dei Vescovi italiani - Città del Vaticano (Roma)