GPII 1988 Insegnamenti - A un gruppo di Carabinieri italiani - Città del Vaticano (Roma)

A un gruppo di Carabinieri italiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una maturità umana e cristiana garanzia di ordine e di moralità

Testo:

Carissimi Carabinieri in servizio e in congedo, cari fratelli e sorelle!


1. Desidero esprimervi anzitutto la mia gioia per questo incontro, che si svolge in occasione del raduno nazionale dell'associazione della vostra Arma, ed esprimo a tutti la mia stima per l'opera che avete e state tuttora compiendo a favore dell'ordine pubblico e del civile progresso della nazione.

Saluto l'Ordinario militare, monsignor Gaetano Bonicelli, il generale comandante Roberto Jucci, i cappellani, i signori ufficiali e sottufficiali in servizio e in congedo, i membri della presidenza dell'Associazione nazionale Carabinieri e tutti i soci provenienti dal servizio permanente, continuativo e di complemento, con i loro familiari ed amici.


2. Voi siete uomini d'ordine, educati ad una severa disciplina: è infatti ben noto l'intimo ed austero sentimento del dovere che vi caratterizza. Sia che abbiate indossato la divisa per tutta la vita, o soltanto per il periodo di servizio militare di leva, siete tutti accomunati da uno spirito che va ben oltre il tempo passato nelle file dell'Arma e che si sintetizza nel vostro motto: "Nei secoli fedele".

Fedeli a che cosa? Fedeli anzitutto alla Legge divina scritta nel cuore di ogni essere umano; e fedeli poi alle leggi che regolano la comunità nazionale.

Fedeli, e quindi pronti a difenderle anche con la vita, come avete tante volte provato, per consentire a tutti di vivere nella giustizia e nella pace. Questa è la vostra esemplare tradizione, che ha sfidato il tempo e il succedersi di tante vicende storiche.

E se questa è una fedeltà condivisa da tutti coloro che si sono impegnati nell'Arma con solenne giuramento, lo è ancor di più da quelli tra loro che sono credenti. Essi trovano il loro campo di impegno là dove la Provvidenza li ha posti, per ordinare e trasformare il mondo non secondo mode passeggere o interessi di parte, ma secondo gli eterni valori posti dal Creatore a fondamento della vita e della pace: la verità e la libertà, la solidarietà e la giustizia.


3. Chi è fedele a Dio, lo è anche agli uomini. Come è bello pensare che, attraverso la disciplina del vostro servizio, potete raggiungere una maturità umana e cristiana che diventa anche nella vita civile una garanzia di ordine e di moralità! E' maturo colui che sa assumere le sue responsabilità.

Troppo spesso la mentalità corrente tende a scaricare le responsabilità sugli altri o sulla società. Siate fieri di vivere in tutte le sue espressioni la responsabilità personale a cui si richiama da ben 174 anni il vostro regolamento.

E non abbiate paura delle difficoltà.

Purtroppo, proprio per il servizio che svolgete, voi siete non di rado oggetto dell'odio e della violenza di chi non accetta le regole della civile convivenza. I frequenti ed anche recentissimi episodi di terrorismo e le numerose vittime che l'Arma ha dovuto registrare nel corso degli anni, dimostrano quanto sia rischiosa la vostra professione.

Mentre faccio eco, anche in questa circostanza, alla comune deplorazione per ogni atto criminoso, violento, terroristico, desidero ricordarne con affettuosa riconoscenza tutte le vittime. Queste aggressioni non sono rivolte soltanto contro di voi, cari Carabinieri, ma contro la coscienza di tutti i cittadini onesti. Voi, che sapete di interpretare il sentimento della parte migliore della nazione, non vi lasciate intimidire da tali fatti, ma perseverate nel vostro impegno a servizio della giustizia. E' con la forza della giustizia, senza cedimenti all'odio o al rancore, che voi potete sostenere la speranza di tutti i cittadini ed incoraggiare l'insopprimibile esigenza dell'ordine e della pace civile.


4. Siate pertanto generosi nel promuovere il bene con la forza del bene. E' questo il suggerimento dell'apostolo Paolo, il quale raccomandava. "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male (Rm 12,21). Il vostro compito fondamentale sta nell'incoraggiare tante energie positive ed esprimervi con pienezza e generosità. Siate testimoni del precetto di Cristo di amare ogni uomo come fratello.

Nell'anno dedicato alla Madonna e in questo mese che in particolare vede rifiorire la devozione alla Madre celeste, vi affido a lei, cari Carabinieri, ben conoscendo la devozione che nutrite verso la "Virgo Fidelis".

Ella può comprendere le vostre difficoltà e sostenervi nell'impegno di superarle. Continuate ad invocarla con le parole della vostra bella preghiera, affinché in ogni circostanza accompagni la vostra vigilanza, sostenga il vostro sacrificio, infiammi la vostra devozione.

E perché possiate sempre testimoniare con fedeltà l'amore a Dio e ai fratelli, invoco sopra di voi, sulle vostre famiglie, sul vostro impegno di cristiani e di servitori della patria, la benedizione del Signore.


Data: 1988-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1988




A un gruppo di pellegrini albanesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Possa la Chiesa godere della libertà per essere fattore di unità e di pace nel cuore del popolo albanese"

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Con gioia vi saluto, cari figli e figlie albanesi, giunti da vari Paesi d'Europa e d'America, in occasione dell'anno mariano. Durante il vostro pellegrinaggio al Santuario di Genezzano, dove, secondo la tradizione, si venera l'immagine di nostra Signora di Shkodër, patrona dell'Albania, è stato vostro desiderio fare sosta presso la tomba dell'apostolo Pietro, per essere "confermati nella fede" (cfr. Lc 22,32). Siate i benvenuti! Questo incontro ci riempie di commozione. Vedo sul vostro volto l'antica fierezza del popolo albanese, ma vedo anche la vostra nostalgia per la patria, "la terra delle aquile", una nobile nazione di antiche memorie, illustri tradizioni e lunghe battaglie per la libertà. Questa terra, geograficamente così vicina, è a me particolarmente cara. E come potrebbe non esserlo, dal momento che conserva la memoria della presenza degli apostoli Andrea e Paolo, dell'origine apostolica di Dürres, prima sede episcopale, il martirio di san Astio, e poi, lungo i secoli, una lunga serie di martiri e confessori? Come potrei non avere una affezione particolare per una nazione la cui comunità cattolica è stata sempre fedele alla comunione con la Sede apostolica, anche nelle circostanze più difficili e dolorose? 2. Cari fratelli e sorelle, desidero oggi salutare in voi l'intero popolo dell'Albania, con grande rispetto e cordiale amicizia. Conosco la vostra storia, spesso travagliata. So come siete orgogliosi, a buon diritto, delle vostre belle tradizioni e costumi. Ogni momento della vostra storia centenaria è segnato dalla ferma risoluzione di affermare e difendere la vostra identità spirituale e culturale.

I fedeli cattolici, insieme con gli altri gruppi della comunità nazionale, hanno collaborato in questo importante impegno, che costituisce il motivo unificante della comunità nazionale. Oggi, voi lo testimoniate con convinzione perché, nonostante siate lontano dalla vostra patria, cercate di salvaguardare l'integrità e l'autenticità delle tradizioni ereditate, per trasmetterle alle generazioni più giovani. Quello che voi fate per preservare la lingua, la cultura e i costumi albanesi, negli aspetti più vari, è un valido apporto alla vostra nazione.

Questo fanno i cattolici, che nello stesso tempo si sentono figli affezionati e fedeli della santa Madre Chiesa e della loro stessa patria. E questo fa la Chiesa, che non è straniera ma incarnata in ogni popolo, i cui valori essa rende propri, illuminandoli alla luce del Vangelo di Cristo. Perché l'obbedienza alla fede trova espressione spontanea in tutto ciò di vero, buono e giusto appartiene all'eredità di ogni popolo.


3. Nel mio messaggio di quest'anno per la Giornata mondiale per la pace, ho ricordato che la religione, vissuta in piena libertà e in tutte le sue esigenze personali e comunitarie, costituisce un fattore di comunione delle menti, di collaborazione per il bene comune e la pace. La religione non può essere indifferente, e ancor meno ostile, alla crescita della persona umana e della comunità civile. Perché essa offre il contributo della fede vissuta nella carità, nella solidarietà, nella comprensione vicendevole, nella testimonianza alla verità, nella ricerca della pace.

Nelle diverse epoche della storia del vostro Paese, non sono mancati esempi particolarmente eloquenti di questa efficace partecipazione della comunità cattolica - e dei suoi membri - alla vita, al progresso e all'indipendenza della nazione. Con tutto il mio cuore condivido con voi la speranza che la Chiesa, che per duemila anni ha messo radici nel suolo albanese, possa nuovamente essere libera, per continuare ad essere un elemento di coesione nazionale e un fattore di unità e pace nel cuore del vostro popolo.


4. Cari fratelli e sorelle, nella vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa vedo la prova del fatto che nei figli e nelle figlie di Albania è viva l'aspirazione alla libertà religiosa. Nel loro nome, nel nome della Chiesa tutta, rivolgo un nuovo appello per il riconoscimento di questo fondamentale bisogno dello spirito.

In questo anno mariano, e nel contesto del vostro pellegrinaggio, questa invocazione diventa una preghiera.

Vergine di Shkodër, patrona di Albania, nostra dolce Madre! Tu porti nel tuo cuore le vite dei popoli: guarda a questa nazione, che ha ricevuto il primo annuncio del Vangelo dagli apostoli, e che ti ha sempre venerato con tenero amore filiale. Anche oggi, nell'oscurità delle tribolazioni, questa nazione ricorre con fiducia al tuo materno aiuto.

Tu precedi la Chiesa nel pellegrinaggio della fede: guarda i tuoi figli e figlie albanesi, come soffrono dolore e tribolazioni. Sostieni i deboli, conforta gli afflitti, mantieni viva la fede nel cuore di tutti.

Madre del Salvatore, benedici le famiglie cristiane, che costituiscono una dimensione fondamentale della Chiesa del tuo divin Figlio.

Madre della speranza, affretta il giorno in cui questo nobile popolo possa di nuovo veder riconosciute le più profonde aspirazioni del suo spirito, quando tutti i suoi figli e figlie saranno nuovamente uniti e in armonia, per costruire un futuro di giustizia e di pace.

Con la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1988




Al Consiglio delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La cooperazione è fondamentale nell'impresa missionaria per superare gli ostacoli che si oppongono al Vangelo

Testo:


1. Ringrazio il Cardinale Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli per il devoto indirizzo rivoltomi, ed insieme a lui saluto monsignor presidente delle Pontificie Opere Missionarie i segretarii generali, i consiglieri e tutti voi, direttori nazionali che rappresentate queste opere in tutto il mondo.

E' per me motivo di gioia e di conforto questo annuale incontro, che mi riconferma tutto il vostro impegno per la dilatazione del Regno di Dio.

L'apostolo Pietro paragona i cristiani a "pietre vive", impegnate per la costruzione del Regno di Dio (1P 2,5). Si, spetta a voi, spetta alle Pontificie Opere Missionarie, in quanto strumento privilegiato della cooperazione missionaria di cui dispongono il successore di Pietro e tutto il corpo episcopale in ogni Chiesa locale, contribuire efficacemente all'impresa grandiosa della edificazione del Regno del Signore, grazie alla quale si amplia "la stirpe eletta, il sacerdozio-regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui" (1P 2,9).

Sappiamo bene che il preziosissimo sostegno delle Opere Pontificie allo sforzo missionario della Chiesa non è solo di ordine economico, ma primariamente di ordine spirituale: esse, infatti, come dichiarano i loro statuti, "costituiscono... per ciascuna diocesi l'istituzione specifica e principale per l'educazione allo spirito missionario universale, per la comunione e la collaborazione interecclesiale, a servizio dell'annuncio del Vangelo ("Statuti delle Pontificie Opere Missionarie", Roma 1980, I, 6).

In effetti, grazie al loro collegamento con il dicastero missionario esse sono in grado, più di ogni altro organismo, di stimolare ed eseguire a raggio mondiale quel lavoro organico di formazione e animazione di uno spirito autenticamente e profondamente cattolico, che costituisce la loro ragion d'essere; tale lavoro facilita l'aprirsi delle singole Chiese locali agli orizzonti della universale azione apostolica, e quindi, il crescere in esse di quella coscienza missionaria, da cui, sola, può scaturire una efficace cooperazione alla attività evangelizzatrice.


2. Se validissimo è stato il lavoro fino ad oggi realizzato, è tuttavia necessario compiere un ulteriore sforzo: tali e tante sono, infatti, le urgenze del mondo missionario, e così grave è il compito della evangelizzazione, che si deve fare ancora di più, dando sempre maggiore spazio, in maniera capillare e penetrante, all'opera di animazione, nel generale coinvolgimento di ogni categoria di fedeli: fanciulli, giovani, adulti, sacerdoti, religiosi, seminaristi, suore, ammalati, uomini e donne, in modo che spontanea e forte, come un'onda benefica e salutare, la collaborazione di tutti si riversi sull'impresa missionaria della Chiesa.

Tante, purtroppo, sono ancora le "pietre"; che nel mondo attendono di essere chiamate alla vera vita per edificare il Regno celeste! Ma noi confidiamo nella potenza del messaggio evangelico: è Parola di Dio! E' parola di verita e di vita! E' parola che, con la grazia dello Spirito Santo, può dar vita anche alle "pietre" inerti! L'evangelizzazione, il cui nucleo è la proclamazione della buona novella, racchiude in sè una potenza soprannaturale, infinita ed inesauribile! Le Pontificie Opere Missionarie cooperano a questa divina impresa nel modo loro proprio, mediante una illuminata ed organica strategia spirituale, diretta ad informare, formare, animare - scuotendole in profondità - le coscienze di tutti i cristiani, per renderli ferventi "collaboratori di Dio" (1Co 3,9), evangelizzatori dei loro fratelli.

L'informazione e la formazione sono, peraltro, e non solo nel campo strettamente missionario, ma dell'educazione cristiana in genere, gli strumenti indispensabili per liberare il campo dai molti e gravi ostacoli che si oppongono al progresso del Vangelo e per promuovere la costruzione del Regno di Dio.

Occorre, pertanto, che i responsabili delle Opere Missionarie, coadiuvati da generosi cooperatori, in particolare dai volontari laici che lodevolmente vanno moltiplicandosi, facciano presso i fedeli innanzitutto una larga opera di "conferma" nella fede, perché il maligno non distrugga quanto lo Spirito Santo ha seminato.

E' questo, cari fratelli e sorelle, il "mandato speciale" delle Pontificie Opere Missionarie, che l'anno passato ho voluto richiamare nel mio messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale: esse, dal centro della Chiesa evangelizzatrice in cui agiscono, debbono sviluppare questo formidabile lavoro di formazione-animazione missionaria, in modo che ogni cristiano pervenga ad acquisire il vero, genuino "sensus ecclesiae", e si faccia per gli altri portatore di luce con la parola e la testimonianza, cooperando secondo le proprie possibilità ed il proprio stato alla diffusione del Vangelo.


3. E' naturale che il vostro impegno si volga innanzitutto a coloro che del Popolo di Dio sono le guide e i maestri: i sacerdoti e i religiosi. Essi devono essere coinvolti in questo vasto movimento di sensibilizzazione delle coscienze; cominciando fin dai seminari, poiché qui si formano i sacerdoti. Scriveva il mio venerato predecessore Pio XII: "Noi desideriamo che nei seminari i candidati al sacerdozio acquistino una profonda conoscenza dei problemi missionari, conoscenza che è quanto mai idonea a fortificare la loro formazione sacerdotale e che inoltre riuscirà molto utile a preparare i seminaristi alle diverse funzioni ed attività cui ciascuno di essi verrà destinato secondo i disegni della Provvidenza" (Pii XII "Saeculo Exeunte": AAS 32 [1940] 254).

Ebbene, si faccia in modo che ogni seminario divenga un vero cenacolo di fervore missionario; qui il candidato al sacerdozio apprenda, anche mediante l'insegnamento della teologia orientata in tal senso, che il sacerdozio che lo configura a Cristo, sommo ed eterno sacerdote, inviato dal Padre a salvare l'intero genere umano, fa per ciò stesso di lui un missionario al servizio dell'intero Corpo mistico (cfr. LG 28 PO 10).

In questo compito è impegnata particolarmente l'Unione Missionaria del Clero.

Ma quest'opera di sensibilizzazione missionaria deve aprirsi all'intero Popolo di Dio. A tale scopo è soprattutto chiamata in causa la Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che ha come obiettivo quello di interessare e coinvolgere nella evangelizzazione le congregazioni religiose, le famiglie, le comunità di base, le parrocchie, le scuole, i movimenti, le associazioni, in modo che tutta la diocesi prenda coscienza della sua vocazione missionaria universale (cfr. "Statuti delle Pontificie Opere Missionarie", Roma 1980, II, 9/a).

E' poi motivo di particolare compiacimento il fatto che la Opera di san Pietro apostolo, di cui l'anno prossimo si celebrerà il centenario, abbia finora tanto aiutato la costruzione di nuovi seminari nelle Chiese missionarie, favorendo così le vocazioni sacerdotali ed anche religiose locali, che sono il più prezioso contributo alla "plantatio Ecclesiae".

L'Opera della Santa Infanzia, infine, si occupa di infondere il senso cattolico-missionario nei fanciulli, i prediletti del Signore, che debbono essere educati a conoscere, aiutare, amare tutti i loro coetanei del mondo, specialmente quelli che soffrono.


4. Ogni cristiano può applicare tale collaborazione, in tanti modi, a seconda delle sue possibilità, soprattutto con la preghiera e l'offerta delle proprie sofferenze, per non parlare della massima forma di cooperazione che consiste nel consacrare la propria vita all'ideale missionario, sia per sempre - è la donazione più perfetta -, sia "ad tempus", come i sacerdoti "Fidei donum" o tanti volontari laici che, in numero sempre crescente, decidono di trascorrere alcuni periodi in territori di missione.

In particolare vorrei nuovamente sottolineare la necessità della valorizzazione della sofferenza, educando i fedeli a comprendere l'incommensurabile valore, per la dilatazione del Regno di Dio nel mondo, di ogni dolore sia fisico che morale offerto al Padre celeste in unione con i meriti del Redentore.

Aiutate gli ammalati e i sofferenti in genere ad approfondire questa straordinaria, sublime verità: che la sofferenza non è inutile! Che, anzi, chi è nel dolore può, se lo vuole, svolgere ed adempiere un servizio insostituibile, come ho rilevato nella mia lettera apostolica "Salvifici Doloris" ("Salvifici Doloris", 27), perché, completando "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col 1,24), egli coopera alla salvezza dei suoi fratelli, conserva "nelle proprie sofferenze una specialissima particella dell'infinito tesoro della redenzione del mondo" e può "condividere questo tesoro con gli altri" ("Salvifici Doloris", 27).

Si, ogni attimo della nostra esistenza, e soprattutto della nostra sofferenza, può arricchire in modo mirabile il Corpo mistico. La Chiesa ha un assoluto bisogno di questa sterminata schiera di fratelli oranti e sofferenti, che formano la parte eletta di tutte le forze della evangelizzazione e che, portando impresse nella carne o nel cuore le piaghe del Redentore crocifisso, costituiscono anche l'enorme "riserva" di energia spirituale che, se fatta debitamente fruttificare, contribuirà a dare uno slancio potente alla diffusione del Vangelo da un capo all'altro della terra.

Carissimi fratelli, a conclusione di questo gioioso incontro, desidero formulare l'augurio che il vostro ardore apostolico, alimentato dalla devozione a Maria santissima, presente nel cenacolo con gli apostoli il giorno di Pentecoste, vi renda sempre più generosi nel tradurre e concretizzare "l'idea missionaria" in potente, dinamica forza motrice di tutte le vostre iniziative spirituali e pastorali. Il tesoro della fede cattolica potrà così essere partecipato sempre più ai nostri fratelli che ancora non lo possiedono, ed hanno il diritto di possederlo.

Vi sostenga nel vostro lavoro la benedizione che vi imparto di cuore, intendendo abbracciare con essa tutti coloro che generosamente sostengono le vostre iniziative ed attività.


Data: 1988-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1988




Alle nuove reclute della Guardia Svizzera - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà alla Sede apostolica e servizio ai pellegrini

Testo:

Care reclute della Guardia Svizzera, cari fratelli e sorelle! Siamo nuovamente riuniti intorno all'altare per rendere gloria a Dio nel giorno del giuramento per un nuovo anno di lavoro della Guardia Svizzera e ricevere la vostra promessa di fedeltà durante il sacrificio di Cristo. Non è un sovrano che servite ma il successore di Pietro nella sede vescovile di Roma, al quale è affidata la cura di tutta la Chiesa. La Chiesa che vive essenzialmente della forza e secondo le regole della vita di Cristo: il "Signore" della Chiesa che è "servo di tutti".

Care reclute, per svolgere bene il vostro lavoro, chiedete la protezione del vostro patrono nazionale, san Nicola della Flüe, e seguitene l'esempio. Da lui imparate che ogni uomo, oltre all'impegno della famiglia e del lavoro, ha dei doveri sociali verso il prossimo, la comunità civile e la comunità dei fedeli, secondo le sue capacità. E quando il fratello Nicola si ritiro per dedicarsi più intensamente alla preghiera, non si allontano dalla comunità, ma il suo interessamento fu sempre grande, tanto da farsi mediatore per la pace nei contrasti che dividevano i suoi compatrioti.

La storia ha assegnato ai giovani cattolici svizzeri il compito di vigilare sulla sicurezza del Papa e per questo fu istituita la Guardia Svizzera che noi tanto apprezziamo. Dovete essere consapevoli dell'importanza di questo impegno sociale ricco di tradizioni ma anche attuale e adempierlo nel migliore dei modi.

Riconoscente, ho sempre presenti, nelle mie preghiere, le vostre necessità e la vostra salute. Ai necessari spostamenti all'estero, che i nostri impegni richiedono, corrisponde, ve lo assicuro, una ancor maggiore stima per ognuno di voi e per la vostra preziosa funzione.

Sapere ciò rende più facile per voi genitori e parenti accettare la separazione da questi giovani per un certo periodo di permanenza all'estero. Più un cristiano vive e capisce la sua fede, più in fretta un Paese straniero può diventare la sua patria nella Chiesa mondiale di Cristo.

Ora portiamo all'altare, insieme all'offerta del pane e del vino, anche quella della nostra vita, delle nostre capacità, della nostra generosità. Il Signore accetti tutto con la sua grande bontà e faccia si che il vostro ed il mio lavoro si svolga per il bene della Chiesa e degli uomini.

Al momento di offrire il sacrificio eucaristico, sono felice di accogliere nella mia preghiera anche le giovani Guardie di lingua francese e le loro famiglie.

Cari amici, il Signore vi conceda di vivere con fede i vostri anni di servizio nella Città del Vaticano. I numerosi pellegrini che vengono a pregare sulle tombe degli apostoli e ad incontrare il successore di Pietro amano vedervi nell'esercizio delle vostre funzioni: l'adempimento gioioso e degno del vostro compito, in uno spirito di accoglienza fraterna, li conforta ed incoraggia nel pellegrinaggio della loro vita cristiana. Al momento di assumere i vostri impegni, siate sicuri della preghiera di coloro che oggi vi circondano con il loro affetto e la loro amicizia.


Data: 1988-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1988




Messaggio al popolo uruguayano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Tutti mi sentano vicino come messaggero della buona novella"

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato, Dilettissimi fratelli e sorelle, Figli della nobile nazione uruguayana.


1. A poco più di un anno dalla mia prima visita pastorale a Montevideo, ecco che con il favore della divina Provvidenza tornero a visitarvi entro pochi giorni.

Dalla sede dell'apostolo Pietro, centro della cattolicità, desidero inviarvi in anticipo un profondo e affettuoso saluto attraverso la radio e la televisione: "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).

Il mio animo si riempie di gioia al pensare che tra poco potro nuovamente essere al vostro fianco, pastori e fedeli dell'Uruguay, in due intense giornate, non solo nella capitale, Montevideo, ma anche a Melo, Florida e Salto, durante le quali condividero il tesoro della nostra fede comune perché vi sia di incoraggiamento nella vostra vita cristiana.


2. Intraprendero questo viaggio, che avrà come tutti i precedenti un carattere prevalentemente religioso, con il pensiero rivolto a tutti i cari figli di queste Chiese locali, e con il desiderio che possano sentire la voce della mia presenza.

Questa voce che abbraccia nel Signore tutta la Chiesa metropolitana di Montevideo, con il suo Arcivescovo e il Vescovo ausiliare, con il suo Arcivescovo emerito e tutti i fedeli.

Voce di amore fraterno in Cristo alle Chiese di Canelones, Florida, Maldonado-Punta del Este e ai suoi Vescovi e sacerdoti diocesani.

Voce di pace durevole nel Signore ai pastori e fedeli delle diocesi di Melo, Mercedes e Minas.

Voce di affettuosa comunione nella fede alla Chiesa di Salto con il suo Vescovo e il suo coadiutore, alle Chiese di San Josè de Mayo e Tacuarembo con i loro rispettivi ordinari.


3. Ho accolto di buon grado l'invito della Conferenza episcopale uruguayana e del governo della Repubblica, a visitare di nuovo il vostro Paese, culla di esimi personaggi e riserva di grandi valori storici, umani e cristiani che meritano un profondo apprezzamento. Durante il mio soggiorno tra di voi, in qualsiasi luogo mi trovero, la mia parola di incoraggiamento e di speranza sarà rivolta a tutti gli uruguayani senza distinzione di origine e posizione sociale: uomini e donne, famiglie, anziani, giovani e bambini.

Il mio desiderio è che tutti mi sentano vicino, come messaggero della buona novella che promuove nel mondo una lotta senza tregua dell'amore contro l'odio, dell'unità contro la rivalità, della generosità contro l'egoismo, della pace contro la violenza, della verità contro la menzogna. In una parola: la vittoria del bene sul male.


4. So che, sotto la guida dei vostri pastori, vi state preparando con entusiasmo perché la visita del Papa produca abbondanti frutti spirituali. Il mio sincero ringraziamento vada fin da ora a tutte le persone e le istituzioni, che con dedizione non sempre esente da sacrifici, stanno collaborando per il buon andamento dei diversi incontri del caro popolo uruguayano con il successore dell'apostolo Pietro.

Raccomando alle vostre preghiere le intenzioni pastorali del mio viaggio apostolico, alle quali si uniscono quelle di tanti milioni di figli della Chiesa sparsi in tutto il mondo.

Alla nostra Madre amorosa, "Stella Mattutina, Vergine sovrana dei Trentatrè", ai piedi della quale avro la gioia di prostrarmi nel suo Santuario di Florida, elevo la mia fervente preghiera, chiedendo al suo divino Figlio che effonda abbondanti grazie sull'amata nazione uruguayana. Vi benedico tutti di cuore nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo.


Data: 1988-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1988




Ai Polacchi per la festa di san Stanislao - in volo da Roma a Montevideo (Uruguay)

Titolo: Preghiera per la Polonia

Testo:

Sia lodato Gesù Cristo! Domani è la festa di san Stanislao, patrono della Polonia.

Liturgicamente lo festeggiamo già oggi. In questo giorno mi trovo sulla strada dell'America Latina, in direzione opposta; pero con i pensieri vado alla mia patria, anche a motivo della grande festa del patrono della Polonia, san Stanislao, nella sede del quale fui Vescovo per molti anni. Specialmente penso alla Polonia nella situazione che si è creata e che si sviluppa nel Paese. Su questi temi ho parlato molte volte l'anno scorso. Penso che in tutti questi pronunciamenti si trova anche la risposta. Penso pure che i Vescovi polacchi conoscano la situazione e seguano con attenzione il suo sviluppo.

In ogni caso voglio assicurare i miei connazionali che, da una parte conto sulle loro preghiere, e dall'altra, che saro sempre con loro unito in preghiera. A tutti quelli che mi domandano cosa io penso della situazione do sempre la stessa risposta basata sui principi della morale sociale. Uno di questi principi è il diritto della società alla sovranità. E questo diritto è anche in termini economici. Per poter uscire dalla crisi economica si devono assicurare i pieni diritti. E' ovvio, che c'è anche bisogno di assumere piena responsabilità nel settore del lavoro. Uno è legato all'altro. Soltanto allora le persone sono disposte a dare tutto di sè per il bene comune, se i loro diritti sono assicurati: come persone, come comunità, come nazione. Questa è la dottrina sempre insegnata dalla Chiesa. L'ho ripetuta in tutti i miei viaggi nella patria. E anche adesso confermo questa posizione. Nello stesso tempo non posso non sentire la speciale preoccupazione per quanto sta succedendo in questi giorni, in Polonia, a Cracovia, a Danzica. Sempre raccomando la mia patria a Maria, Regina della Polonia. Adesso lo faccio di più. Non perdo la fiducia nei polacchi, che sempre sono stati capaci di combattere per ciò che è giusto, come si dice storicamente, "per la vostra e nostra libertà", anche in questo caso mantengano la direzione corretta dei loro sforzi, come persone e come società.

Sia lodato Gesù Cristo.


Data: 1988-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1988




Lettera al cardinale Suquia Goicoechea

Testo:

Al nostro venerabile fratello Cardinal Angelo Suquia Goicoechea, Arcivescovo di Madrid.

Anche se saremo presenti tra breve e saremo lieti di visitare le nazioni dell'America Latina che hanno preso da poco il nome di Bolivariane, e ci recheremo presso tali nazioni per continuare di persona e il più efficacemente possibile il nostro compito apostolico e il nostro lavoro pastorale presso quelle dilettissime comunità ecclesiali, tuttavia la grandissima preoccupazione del Nostro animo di rendere sempre più solida la fede cattolica e di propagarla in quei luoghi e la grandissima stima e il grande affetto, che portiamo ai singoli pastori di quei Paesi e ai loro greggi, ci spingono a desiderare che dappertutto si senta la cura e la presenza del Vicario di Cristo nell'avvenimento di grande importanza che unirà nei giorni del nostro viaggio i popoli più diversi con un solo vincolo di pietà e di affetti.

A Lima in Perù infatti si terrà solennemente e con effetti salutari il V Congresso Eucaristico mariano dei Paesi Bolivariani. In questa città visse per un certo periodo e lascio un'impronta straordinaria il santo Arcivescovo Toribio di Mongrovejo, ora celeste patrono davanti a Dio di tutto l'episcopato Latinoamericano. Il Congresso si celebrerà dal 7 al 15 maggio prossimi, e accorreranno lieti alla Mensa Eucaristica i fratelli e le sorelle delle chiese del Perù e della Colombia. dell'Ecuador e della Bolivia, del Panama e del Venezuela, non solo per testimoniare l'unità della loro storia e della loro comune tradizione, ma anche per significare l'unità della loro fede e della partecipazione all'unico popolo di Dio e Corpo di Cristo che è la Chiesa.

Saremo presenti anche noi per celebrare il congresso eucaristico e per concluderlo.

Tuttavia, perché il congresso in tutto il suo svolgimento e nelle sue celebrazioni non manchi mai, fin dall'inizio, dei segni visibili della nostra comunione e della nostra concelebrazione, vogliamo che vi partecipi con la nostra autorità e agisca a nome nostro l'inviato speciale fin dal primo giorno, che sia l'autorevole interprete del nostro pensiero sia sull'Eucaristia sia su Maria, che esorti i partecipanti quasi con la nostra voce, testimoni l'attiva operosità di Pietro e della Sede Romana.

Tu sarai, venerabile nostro fratello, questo inviato speciale, che abbiamo scelto per molti motivi per questo compito di tanta importanza, e anche perché lo stato stesso della Chiesa cattolica nei paesi Bolivariani è in gran parte dovuto all'opera missionaria dei sacerdoti e dei religiosi che provengono dalla Spagna. Mentre siamo sicuri che con zelo e fedeltà adempirai al nostro mandato, dato che conosciamo la tua pietà sacerdotale e l'ardente devozione per Maria Madre di Cristo, affidiamo già fin da ora al suo materno aiuto e l'esito felice del congresso e la tua partecipazione ad esso.

Desideriamo che fin dall'inizio del fausto evento tu manifesti e dica chiaramente il nostro pensiero: tutta la vita cristiana ruota attorno al mistero dell'altare e tutto il popolo di Dio si deve nutrire del Corpo di Cristo e la sua comunità deve trovare in esso la sua pienezza; si deve cercare in Gesù Eucaristico la via per recuperare l'unità di tutti gli uomini e il reciproco rispetto, da cui possa nascere finalmente la fraternità universale distrutta dal peccato dei singoli uomini e dei popoli.

Ci auguriamo che questo Congresso Eucaristico mariano unisca con vincoli più stretti i figli e le figlie dei Paesi Bolivariani e li consolidi nella fede tradizionale, con l'aiuto celeste della santissima Madre di Gesù Cristo, che aveva visto la Chiesa al suo nascere e con gli apostoli l'aveva sostenuta con le preghiere, che chiamiamo giustamente Regina della Pace e che invocheremo con il mirabile titolo di Nostra Signora dell'Evangelizzazione, quando consacreremo alla sua validissima protezione la stessa nazione peruviana con solenni parole alla fine del congresso.

Con questi pensieri inviamo a te, venerabile fratello, destinato con piena fiducia come inviato speciale al detto congresso e ti impartiamo l'apostolica benedizione come documento della nostra particolare benevolenza e pegno dell'aiuto celeste.


Data: 1988-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1988




L'arrivo a Montevideo (Uruguay)

Titolo: "Che il mio viaggio apostolico possa suscitare un ascolto più attento del messaggio cristiano"

Testo:

Signor Presidente della Repubblica, Venerabili fratelli nell'episcopato, Autorità fratelli e sorelle tutti molto cari, Sia lodato Gesù Cristo!


GPII 1988 Insegnamenti - A un gruppo di Carabinieri italiani - Città del Vaticano (Roma)