GPII 1988 Insegnamenti - Al termine dell'incontro con i giovani - Messina

Al termine dell'incontro con i giovani - Messina

Titolo: Cercate nell'uomo l'icona di Dio

Testo:

Prima della benedizione conclusiva voglio aggiungere qualche parola.

Questa parola corrisponde al nostro incontro di oggi al quale partecipano i giovani, i Vescovi, soprattutto il vostro Arcivescovo di Messina ed il Papa venuto da Roma.

Per l'occasione avete preparato un programma. Questo programma è, si, artistico, ma prima di essere artistico è un programma di presenza: siete venuti, siete venuti per essere insieme. Questo essere insieme è già una vostra "parola".

Devo dirvi che incontrando i giovani cerco sempre soprattutto di ascoltarli, di ascoltare soprattutto la loro presenza. Sono, ci sono, sono venuti, sono presenti, cantano, danzano. Tutto questo ci parla di loro. Bisogna capire questa "parola" che è propria della loro età, della loro giovinezza; occorre capire questa parola e bisogna cercare una risposta giusta a questa parola.

Allora brevemente vi diro che, guardando tutto questo programma, per prima cosa la vostra presenza tanto numerosa, quindi i canti e il programma artistico della danza, ho pensato alla realtà eucaristica, perché tutto il nostro incontro si svolge nel contesto del Congresso eucaristico nazionale che domani si concluderà qui vicino a Reggio Calabria.

Che cosa ci dice l'Eucaristia? Eucaristia ci dice che Gesù Cristo dà se stesso a ciascuno di noi. Dare se stesso vuol dire essere dono, dono vuol dire amore. Gesù Cristo nel dare se stesso a ciascuno di noi ci dimostra l'amore che è Dio, ci dimostra l'amore del Padre: se lui dona se stesso a noi ci dice al contempo che viene ad abitare nei nostri cuori insieme con il Padre e fanno dimora il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nel cuore umano. Questa è la realtà soprannaturale che nell'Eucaristia giunge ad una visibilità sacramentale; non è visibilità diretta, non si può vedere Dio nella sua propria essenza, nella sua propria divina trascendenza. Ma è un segno, un segno sacramentale. "Eucaristia" è questo dono che ci fa Dio stesso, che ci fa Cristo e, attraverso Cristo, la santissima Trinità.

Ecco il contesto eucaristico del nostro incontro. Torniamo adesso a tutto ciò che è il programma di questo incontro, alla vostra presenza, al vostro programma artistico, alla danza, ai canti. Quando seguivo quel programma e quella vostra presenza ho pensato: anche loro ci fanno dono di loro stessi, vogliono condividere con noi, con me, con tutti i presenti questi valori, che sono propri della loro età, della loro giovinezza, della loro cultura e tradizione; vogliono offrirci questi doni propri della loro umanità.

Molte volte non si pensa così, con queste categorie, di un incontro umano, di un incontro giovanile, non si pensa con queste categorie di un programma artistico. Si pensa con altri criteri. Ma occorre andare fino al fondo, se si va fino al fondo si trova questa icona di Dio nell'uomo. Anche l'uomo è capace di dare se stesso. Anche l'uomo è capace di offrire un dono agli altri. Se canta, offre un dono agli altri, se danza - per esempio abbiamo qui osservato la famosa "tarantella" - offre la bellezza dei gesti, la bellezza dei movimenti. Anche questo è un dono per gli altri. E' un dono disinteressato; non è fatto per qualche interesse, ma per far piacere agli altri, per portare nel mondo un po' più di bellezza. così si crea anche un mondo più umano, più spirituale, più degno dell'uomo. E' un'analisi che io faccio di questo nostro incontro, un'analisi incompleta, ma penso sufficiente per farvi comprendere come quello che costituisce il tessuto della vita umana si trovi vicino all'Eucaristia. L'Eucaristia ci insegna a vivere la nostra vita umana in modo simile a come la vive Cristo: Cristo vive la sua vita per il Padre e per noi, vive la sua vita come dono al Padre ed ai suoi fratelli, vuol dire a tutti noi. Noi possiamo seguire Cristo, imitarlo, possiamo anche fare della nostra vita un'Eucaristia; possiamo introdurre questa Eucaristia di Cristo come sacramento nella nostra vita e poi fare della nostra vita un'Eucaristia, viverla cioè come un dono per gli altri disinteressatamente.

Ciò per creare nel mondo i veri valori, per offrire agli altri, all'ambiente dove viviamo, alla società alla quale apparteniamo, un po' più di bellezza, di verità, di bontà. E tutto questo è un'icona, una dimensione eucaristica della nostra vita umana. Volevo concludere queste mie parole sul Congresso eucaristico che domani dovremo chiudere a Reggio Calabria, facendo alcune considerazioni, traendo alcuni elementi di riflessione dal nostro incontro: questo incontro mi ha spinto a dire delle cose che non sapevo di dire, ho si letto un testo scritto, ma quello che ho detto dopo è soltanto una risposta a tutto quello che voi mi avete detto con la vostra presenza e con il vostro programma.


Data: 1988-06-11 Data estesa: Sabato 11 Giugno 1988




Ai religiosi rogazionisti - Messina

Titolo: Tornare alla sorgente della missione

Testo:

Ringrazio dell'ospitalità che abbiamo ricevuto nella vostra casa, in questa casa dove la figura del servo di Dio, padre Annibale Di Francia, è ancora spiritualmente presente. Il suo carisma corrisponde profondamente a quello che è il nucleo stesso del Vaticano II, perché il Vaticano II ci parla del Popolo di Dio in missione: "Ecclesia in statu missionis", la Chiesa è una missione, la continuazione della missione del Figlio e dello Spirito Santo. Allora "Rogate Dominum messis ut mittat operarios in messem", vuol dire: guardate alla missione, guardate dappertutto, ovunque alla missione della Chiesa. La Chiesa, che è sempre in missione, ha bisogno di missionari. Occorre ritornare alla sorgente di quella missione, vuol dire, al Padre, "Dominum messis", per avere questi missionari, sacerdoti missionari, religiose, religiosi missionari, missionari laici. Vi ringrazio per questa ospitalità come anche per questi momenti d'incontro con il carisma del vostro fondatore.

Come segno di ringraziamento vorrei offrire la benedizione, insieme con il Cardinale ed i Vescovi qui presenti, alla vostra comunità, ai membri della Congregazione Rogazionista, alle carissime suore e poi ai giovani e ai ragazzi che hanno trovato in questa casa la loro casa. Il Signore benedica tutti.


Data: 1988-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1988




L'incontro con la diocesi di Patti (Messina)

Titolo: La "Casa della vita": una scommessa della civiltà della solidarietà

Testo:

Fratelli e sorelle in Cristo.


1. La Provvidenza ha voluto che oggi, all'inizio di questa giornata domenicale, fossi qui, in mezzo a voi, ad augurarvi non solo "buona domenica", così come si fa in una famiglia cristiana, ma anche a confermarvi nella fede e a sostenervi nel vostro cammino di speranza.

La domenica è vista dalla Chiesa come la "Pasqua settimanale", il "giorno nuovo" che nasce dalla risurrezione di Cristo: questo giorno è destinato infatti ad essere in paradiso "giorno senza tramonto", "festa senza fine".

Saluto e ringrazio il Vescovo, monsignor Ferraro, che con generosa dedizione guida ormai da un decennio la vostra comunità diocesana. Saluto il rappresentante del governo e il sindaco, con animo grato per le belle parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti. Saluto le autorità religiose e civili che con la loro presenza rendono più significativo questo nostro incontro. Saluto infine tutti voi, fedeli di questa illustre Chiesa di Patti, che siete saliti quassù così numerosi per testimoniarmi il calore del vostro affetto.

La bellezza del luogo in cui ci troviamo, l'incanto che viene dalla contemplazione della natura, la gioia che abbiamo tutti nel cuore ci fanno presagire e gustare un'anticipazione di quella beatitudine totale, che ci sarà data nella patria celeste, verso la quale siamo avviati.


2. In questa prospettiva, mi è caro, fratelli carissimi, ripensare con voi al cammino che il Popolo di Dio ha compiuto in questa terra pattese.

Se si va indietro nel tempo, si vede come siano mutate le condizioni di vita, si notano le trasformazioni culturali che hanno interessato anche questa parte della Sicilia. E' merito della laboriosità della gente e dell'impegno delle autorità, se è stato possibile progredire nella pace e nella serenità di una convivenza non rattristata dai mali che affliggono altre zone.

In particolare, mi piace sottolineare il comune sforzo espresso nel corso di questi anni per promuovere la cultura della vita. Voi avete posto in essere con questa finalità una particolare istituzione, a cui avete dato il nome di "Casa della vita". Consapevoli del dovere di appoggiare il progresso orientato al servizio dell'uomo, con grande generosità avete realizzato questa preziosa opera, che, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano, provvede al recupero cognitivo e sociale dei soggetti portatori di handicaps.

Una iniziativa veramente encomiabile, che costituisce una sorta di scommessa della civiltà della solidarietà contro tutto ciò che ostacola il pieno affermarsi della vita umana, nella ricchezza dei suoi molteplici aspetti.


3. In linea con questo impegno a favore dell'autentico progresso umano un'altra sfida occorre affrontare oggi con urgenza: quella che la disoccupazione, soprattutto giovanile, porta ad una convivenza prospera e serena. Mentre mi compiaccio per quanto è già stato fatto anche in questo campo, desidero rivolgere una parola di incoraggiamento e di stimolo affinché, con l'apporto di tutti, e specie dei responsabili, si possa risolvere, in un tempo ragionevole questo angustiante problema.

La Chiesa, che sente vivamente la "sollecitudine per la realtà sociale" raccomanda e sostiene ogni sforzo perché soprattutto i giovani abbiano qui un lavoro e un avvenire sicuro e tranquillo, perché le vostre ridenti campagne possano essere sempre più produttive, perché il benessere sia esteso a fasce sempre più larghe della popolazione.

Una risorsa particolarmente significativa per l'economia della vostra terra è costituita dal turismo, che ad ondate crescenti approda a questi lidi.

Mentre mi rallegro di ciò anche per i valori positivi dello scambio, della conoscenza tra i popoli e mentalità diverse, che s'accompagnano al fenomeno turistico, sento il dovere di esortarvi a custodire intatta la vostra identità cristiana. Non sarebbe vero progresso quello che mettesse a repentaglio la genuinità del vostro patrimonio cristiano.

Voi dovete dimostrare che è possibile essere cristiani nel mutamento della cultura e delle strutture. A ciò vi incoraggiano le testimonianze offerte dalla storia della vostra stessa terra: là dove una cultura pagana un tempo aveva eretto propri luoghi di culto, i cristiani, che sono lievito della storia, hanno saputo innalzare a Maria un magnifico tempio, che è come "una stella", che guida e orienta nel mare della vita.

Sul vostro territorio si sono succedute nel tempo numerose presenze di altri popoli e di altre culture: eppure lo spirito e la fede di voi siciliani hanno saputo trionfare di tali "immissioni" estranee, raccogliendone gli aspetti positivi integrandoli in una sintesi originale che ha sfidato i secoli.

Perché oggi non dovrebbe accadere lo stesso? Perché gli adolescenti e i giovani non dovrebbero imitare la fortezza di santa Febronia, vergine e martire pattese? Perché gli adulti, le famiglie non potrebbero riproporre, nelle mutate circostanze odierne, quella santità che risplendette in san Cono da Naso, in san Lorenzo da Frazzano, in san Benedetto il Moro da san Fratello, in san Nicola Politi di Alcara? I religiosi, le anime consacrate, i sacerdoti possono guardare a un san Pietro Tommaso che fu Vescovo di Patti, come a tutti gli altri santi sacerdoti e religiosi della Sicilia, che la Chiesa in questo ultimo periodo ha proposto all'attenzione e alla venerazione di tutti: san Giacinto Giordano Anzalone, san Giuseppe Maria Tomasi, il beato Giacomo Cusmano, il venerabile servo di Dio Annibale Maria Di Francia e il suo fratello padre Francesco di Francia e santa Eustochia, la cui immagine si trova già nel vostro Santuario! 4. E' possibile conciliare progresso e identità cristiana, progresso e santità! E' possibile, anzi doveroso, perché non c'è vero progresso senza la presenza dei valori religiosi.

La vostra Chiesa è impegnata nella celebrazione del Sinodo diocesano.

Sia questa la finalità che orienta i lavori dell'assemblea sinodale: aiutare i battezzati di oggi a riscoprire con gioiosa fierezza la propria identità cristiana per tornare a essere il lievito evangelico di questo nostro mondo secolarizzato.

Vi è accanto in questa impresa la Madonna santissima, alla quale voi siete legati da particolare devozione.

Lungo il corso della sua storia, la comunità cristiana, qui sempre attiva e operosa, ha dedicato alla Vergine santa numerosissime chiese, statue, altari. Non c'è luogo, non c'è angolo sperduto della vostra terra, che non porti il segno della sua presenza: vie intitolate a lei, contrade pur piccole che hanno una icona a lei dedicata, nomi di persone, pie congregazioni religiose.

Tutto sta ad indicare come storia locale, situazioni geografiche particolari, vita quotidiana e fede si intreccino in una armonia unica, al punto da dare un volto mariano ben definito a tutto questo popolo, che "sente" Maria come la Madre, la "Bedda Matri", la Regina, la Castellana che custodisce la vita di tutti! Maria, gioiosa testimone dell'avvio del piano di salvezza, partecipa anche a noi il segreto della sua letizia; addolorata, è in grado di capire il nostro dolore; assunta in cielo, è meta sicura del nostro pellegrinaggio qui in terra.


5. Nella luce di Maria, accanto alla quale si staglia la figura umile e forte dello sposo san Giuseppe, desidero rivolgere uno speciale saluto a tutti i papà e le mamme, che il Signore ha posto a guida di una famiglia in questa Chiesa di Patti. Che il Signore conceda loro di vivere in pienezza la gioia della missione loro affidata. Possano sentire la fierezza del loro ruolo di cooperatori di Dio nel compito della propagazione della vita umana sulla terra e in quello anche più nobile della sua elevazione alla dignità della stessa vita divina. Non si lascino soppiantare da altri nell'educazione cristiana dei loro figli. Oggi più che mai essi hanno il compito di tutelare l'integrità morale dei loro figli.

Care mamme, cari papà, il rito del Battesimo vi ricorda che siete per i vostri figli i "primi testimoni della fede", coloro che devono portare ad essi il lieto annuncio del Vangelo ed inserirli progressivamente nella comunità cristiana.

L'approfondimento catechetico, la preghiera personale, l'incontro col Signore risorto nella celebrazione domenicale consolideranno in voi la grazia e vi aiuteranno a portare nella vita dei figli la gioia, la festa, la fraternità! 6. Un saluto particolare va a tutte le associazioni ecclesiali che operano nella diocesi: dall'Azione Cattolica, ricca ormai di una storia cinquantenaria, all'Apostolato della Preghiera, al movimento dei "Cursillos de cristianidad", al movimento dei Focolari, a Comunione e Liberazione, ai Neocatecumenali e alle confraternite con le loro antiche tradizioni di spiritualità ed il loro senso di solidarietà.

Nella comune fede nell'unico Spirito, che continuamente arricchisce di doni la sua Chiesa, possano esse fiorire sempre più e portare frutti di formazione cristiana e di santità in mezzo al Popolo di Dio.

Infine non può mancare un saluto pieno di affetto per i giovani, gli adolescenti e i ragazzi: la nostra speranza e il nostro futuro.

Quest'anno di grazia, in cui si celebra il centenario della morte di san Giovanni Bosco, vi doni molti frutti.

Amate e imitate Gesù nostro Signore! Siate santi e sarete lieti e felici. Affidatevi alla Mamma celeste! Rinnovate ogni giorno la vostra bella preghiera: "Signore Gesù / voglio essere tuo per sempre / a gloria del Padre, con la grazia dello Spirito santo, / per le mani di Maria, / mamma tua e mamma nostra!".

Con questi sentimenti e con questi voti a tutti imparto, quale pegno del mio grande affetto, la propiziatrice benedizione apostolica.


Data: 1988-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1988




Nel Santuario della Madonna di Tindari incontro con i sacerdoti, le religiose e i membri del Sinodo diocesano - Patti (Messina)

Titolo: L'evangelizzazione, in futuro, dipenderà dalla vitalità della "Chiesa domestica"

Testo:

Cari fratelli e sorelle!


1. La comunione di fede e di amore, che lega questa Chiesa particolare di Patti alla Chiesa di Roma, ci porta oggi a vivere un momento di intima fraternità sotto lo sguardo della Madonna di Tindari, madre nostra e fiducia nostra.

Oggi qui la Chiesa si rende visibile: e in questo Santuario, mediante il mio ministero, è lo stesso Pietro che, in un certo senso, si fa a voi vicino con il suo carisma di pastore e maestro universale.

Saluto il vostro Vescovo, monsignor Carmelo Ferraro, saluto il Cardinale Arcivescovo di Palermo, legato al Congresso eucaristico, come anche tutti gli altri Vescovi presenti. Saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici, in particolare i membri del Sinodo diocesano, che state celebrando. E' bello vedere sacerdoti, religiosi e laici insieme, in comunione con il Vescovo, per l'attuazione del Regno di Dio, sotto la guida di Maria.


2. So che il vostro Sinodo nasce dall'esigenza di ripensare tutta la pastorale della diocesi, orientandola unitariamente verso una meta comune: la restaurazione e la santificazione della famiglia.

Nella famiglia voi avete ravvisato il centro unificatore della vita pastorale. In essa troverete raccolti, nelle varie età e condizioni di vita, tutti i soggetti che compongono il Popolo di Dio.

Desidero incoraggiare questa scelta, esortandovi a fare ogni sforzo perché la pastorale della famiglia di affermi e si sviluppi. Dedicatevi ad essa come ad un settore veramente prioritario della vita ecclesiale, nella certezza che l'evangelizzazione, in futuro dipenderà in gran parte dalla vitalità cristiana della "Chiesa domestica". "E' questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima unione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo" (FC 55).

So che nel vostro ambiente la famiglia rimane un valore tenuto in alta considerazione da tutti, anche se essa non ha mancato di subire le scosse tipiche dei cambiamenti sociali della nostra epoca. I contraccolpi dell'emigrazione, della secolarizzazione, delle mutate condizioni di vita sono stati più cospicui e pericolosi specialmente là dove la parola di Dio, anima della catechesi, non è stata bene accolta nel buon terreno delle coscienze.


3. Il cammino sinodale si rivela perciò un momento tanto prezioso quanto necessario di formazione personale e di rilancio dell'attività pastorale. L'azione dello Spirito Santo, che voi costantemente invocate, potrà creare le personalità nuove, l'"uomo nuovo" e le strutture nuove che saranno necessarie per affrontare con successo le sfide degli anni futuri. Egli vi illumini per ribadire con sempre maggiore chiarezza e impegno i principi della fede nel sacramento coniugale e la coscienza morale che ravvisa nell'amore, consacrato nel rito liturgico, il simbolo reale dell'unione di Cristo con la Chiesa, tenendo lontano il vostro popolo da unioni che rifiutano, per motivi ideologici o pratici, l'impegnativa stabilità e santità del sacramento cristiano.

Si tratta dell'avvenire dei vostri figli! Dell'avvenire della Sicilia! Occorre illuminare le coscienze, favorendo l'intima consapevolezza della fede e l'unione con Cristo, mediante una proposta incisiva delle mete aperte alla spiritualità coniugale. Io dico a tutti voi: "Famiglia, diventa ciò che sei! Scopri in te stessa l'appello insopprimibile, che definisce ad un tempo la tua dignità, la tua responsabilità, la sua santità!" (FC 17).


4. Con questo invito e con questo augurio, sicuro che il cammino sinodale non mancherà di approdare a concrete prospettive pastorale ed all'elaborazione di un organico piano operativo diocesano, invoco sul vostro pastore, sui suoi collaboratori e su tutti voi abbondanti grazie e il dono della sapienza dello Spirito, mentre affido a Maria tutte le famiglie di questa diocesi! A te, o Maria, Madonna del Tindari, affido questa Chiesa, che ti riconosce e ti invoca come Madre. Tu, che ci precedi nella peregrinazione della fede, conforta questo popolo, a te devoto, nelle difficoltà e nelle prove, affinché possa divenire per questa società un segno della costante presenza di Cristo nel mondo.

A te, Madre degli uomini, affido la Chiesa di Patti, con i suoi generosi impegni, le sue cristiane aspirazioni, i suoi timori, le sue speranze. Non lasciarle mancare la luce della vera sapienza. Guidala nella ricerca della libertà, della giustizia per tutti, della santità. Fa' che le nuove generazioni di questa meravigliosa isola incontrino Cristo, via, verità e vita. Sostieni, o Vergine Maria, il cammino della fede di questo tuo popolo ed ottieni per tutti la grazia della salvezza eterna.

O clemente, o pia, o dolce Madre di Dio e madre nostra, Maria.


Data: 1988-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1988




L'incontro con le autorità e la cittadinanza di Reggio Calabria

Titolo: La Chiesa ribadisce con il Congresso eucaristico che la pace e la giustizia sono frutti della solidarietà

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Sono profondamente lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi in occasione di un evento straordinario qual è il Congresso eucaristico nazionale, che qui si celebra. Ringrazio il signor Presidente del Consiglio, onorevole Ciriaco De Mita, per la sua presenza molto significativa per tutti noi, specialmente in questa circostanza; per le parole rivoltemi non solamente a nome del governo, ma anche a nome della nazione italiana. Ringrazio il signor sindaco per le nobili parole rivoltemi.

Saluto le autorità religiose e civili presenti; saluto tutti voi, cittadini di Reggio Calabria, e vi ringrazio per la calorosa accoglienza che mi avete riservato.

Ma la mia gratitudine va in primo luogo al Signore per avermi concesso di ammirare nuovamente, a quattro anni dalla mia precedente venuta tra voi, l'"incanto" delle vostre coste, benedette dal passaggio apostolico di san Paolo.

Il rapido volo dal Santuario della Madonna nera del Tindari a questa città devota alla Madonna della Consolazione, mi ha consentito di abbracciare in una unica visuale le due sponde di quella che voi chiamate "Area dello Stretto", quasi per auspicarne e presagirne in un avvenire non lontano, non solo una più diretta connessione, ma altresi una più feconda integrazione, volta a ricreare continuamente, come attraverso un ponte ideale, una comunicazione sempre più ricca fra l'Italia, e quindi l'Europa tutta, da una parte, e le regioni al di là del Mediterraneo, dall'altra.


2. Mi compiaccio per la decisione della comunità ecclesiale italiana di celebrare a Reggio Calabria il XXI Congresso eucaristico nazionale. E' stata una scelta provvidenziale, in sintonia con la sollecitudine della Chiesa in Italia per i "segni dei tempi" che emergono dal contesto attuale della società.

Di recente ho avuto modo di segnalare come una delle caratteristiche più negative del nostro tempo "l'allargamento del "fossato" tra l'area del cosiddetto Nord sviluppato e quella del Sud in via di sviluppo" (SRS 14). Chiunque abbia occhi per vedere, deve purtroppo riconoscere in questa vostra terra, che pur ha tradizioni nobilissime, l'esistenza di segni emblematici di tale divaricazione. A giudizio comune, sempre più condiviso anche in ambito europeo, la crescita dell'Italia è condizionata da quella del Mezzogiorno.

E' per me motivo di consolazione rilevare come la comunità ecclesiale italiana, in tutte le sue componenti, abbia colto queste connessioni fondamentali.

Ne è felice riprova anche la decisione, presa proprio qui a Reggio nel marzo scorso, di commemorare con un documento unitario dell'episcopato, a quarant'anni di distanza, la lettera collettiva dei Vescovi del Sud, alla stesura della quale contribui in modo rilevante un pastore indimenticabile di questa diocesi, monsignor Antonio Lanza.


3. La Chiesa mostra, quindi, di aver chiaramente compreso che l'Italia tutta non potrà essere "riconciliata", ove non si giunga a "riconciliare" la realtà meridionale e, in genere, tutte le realtà periferiche ed emarginate con l'intero Paese. D'altra parte, la Chiesa si fa carico della permanente gravità dei problemi socio-economici del Meridione, sino a celebrare un Congresso eucaristico nazionale nella città ove essi trovano maggiore e più evidente impatto, proprio perché ritiene suo compito segnalare che non ci si potrà mai liberare totalmente da queste difficoltà, se non si trae ispirazione da una profonda tensione morale.

Tutti gli uomini di buona volontà e, in particolare, coloro che partecipano con fede alla celebrazione del "mistero" nel quale soprattutto la Chiesa si presenta al mondo quale "sacramento" di unità (LG 1), devono prendere sempre più coscienza che le disfunzioni sociali sono spesso determinate da "strutture di peccato", in cui si manifestano le fratture interiori, annidate nel cuore di ciascun uomo.

I Vescovi della vostra terra le hanno coraggiosamente denunziate con nomi precisi: criminalità organizzata e violenza contro la vita, spregio per i diritti umani, mal costume, malversazioni, corruzioni, egoismi e particolarismi di ogni genere (cfr. Episcoporum Calabriae "Nuntius ad Populum dei "Per una giustizia più piena e una pace più vera"", die 14 dec. 1987).


4. L'evento religioso che polarizza su questa città l'attenzione dell'intera nazione costituisce un grande motivo di speranza. Confido che tutti sappiano cogliere il significato rilevante che la Chiesa italiana ha inteso sottolineare celebrando, qui ed ora, un Congresso eucaristico nazionale. Auspico fortemente che il vostro impegno risulti sempre più incisivo ed efficace, sorretto dalla consapevolezza che uno sviluppo integrale ed autentico potrà aversi solo se da parte di tutti si darà sempre maggior spazio ad una cultura della solidarietà.

Tale cultura è indispensabile per promuovere la giustizia, la pace, il rispetto della natura e della vita. In questi luoghi di incantevole bellezza, questi valori dovrebbero essere sentiti da tutti come "sacri" e degni dell'universale rispetto; invece, essi sono sempre più insidiati e minacciati dalla bramosia insaziabile di guadagno, da un'idea distorta di progresso, da forme di violenza che calpestano, spesso impunemente, ogni identità individuale, sociale ed ambientale.

Anche sulla base delle risultanze dell'ultima assemblea sinodale, certamente la Chiesa continuerà a fare la propria parte, convinta che la pace e la giustizia sono frutti della solidarietà (cfr. Is 32,17 Jc 3,18), e che a questa si devono ispirare tutte le sue componenti, in modo speciale i fedeli laici.

Che il Congresso eucaristico possa contribuire ad aprire un periodo nuovo della vostra storia, ecclesiale e civile, ed assicurare a tutti giustizia e pace.

Con questo auspicio invoco la benedizione di Dio su voi qui presenti, sulla diletta citta di Reggio Calabria e sull'Italia tutta.


Data: 1988-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1988




Incontro con i sacerdoti, le religiose e gli operatori pastorali e i giovani - Reggio Calabria

Titolo: Il cristiano che vive dell'Eucaristia si assume la responsabilità di essere operatore di pace e costruttore di giustizia

Testo:

Carissimi sacerdoti, religiosi e religiose, membri dei consigli pastorali, operatori pastorali, giovani.


1. Vi rivolgo un cordiale saluto ed esprimo il mio ringraziamento per la vostra festosa accoglienza. Saluto con fraterno affetto l'episcopato italiano e in particolare il Pastore di questa diocesi, l'Arcivescovo metropolita monsignor Aurelio Sorrentino, a cui va il merito di aver organizzato con impegno, insieme con i collaboratori, il XXI Congresso eucaristico nazionale. Saluto il Cardinale Arcivescovo di Palermo, legato pontificio per questo congresso.

Questo incontro sul sagrato della Basilica cattedrale assume un particolare significato nella cornice di tale straordinario avvenimento ecclesiale, che oggi qui si conclude e che ha avuto come tema di approfondimento teologico e di impegno pastorale l'Eucaristia segno di unità.

La Chiesa cattedrale, che è il tempio principale della chiesa locale, è già essa stessa un segno di unità, quale luogo privilegiato di incontro del Popolo di Dio, che vi si raccoglie intorno al proprio Vescovo per ascoltarne la parola, cantare le lodi di Dio e celebrare i divini misteri. Qui, dice la costituzione sulla sacra liturgia, "c'è la principale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il Popolo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare, cui presiede il Vescovo, circondato dal suo presbiterio e dai ministri" (SC 41).

Nell'Eucaristia celebrata dal Vescovo nella cattedrale risplende, dunque, nel modo più luminoso l'unità della Chiesa: li sta la radice e il centro delle comunità, li il segno e la causa dell'unità del Popolo di Dio.


2. Dall'Eucaristia deve quindi trarre ispirazione e forza e all'Eucaristia deve condurre tutta l'attività pastorale. Una azione pastorale senza questo collegamento vitale scadrebbe in attivismo sterile, in un umanitarismo privo di contenuto evangelico. Questo è vero per i sacerdoti, nati dall'Eucaristia e per l'Eucaristia, ma anche per gli operatori della pastorale, chiamati ad un impegno di testimonianza che si esaurirebbe ben presto se non trovasse alimento nella partecipazione al corpo e sangue del Signore; è vero per i religiosi che dall'Eucaristia possono attingere la forza per perseverare nella loro consacrazione e per viverla nel vincolo della fraternità.

Un'attività pastorale incentrata nell'Eucaristia non può essere che un'attività vissuta nella comunione. Non è del resto questo l'auspicio espresso da Gesù stesso nell'ultima cena: "Che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato"? (Jn 17,23).

La circostanza solenne del Congresso eucaristico mi induce a ritornare sull'esigenza di comunione, a cui l'Eucaristia ci sollecita.

Lo faccio con le parole che ebbi occasione di rivolgere, anni addietro, ai Vescovi della Campania in visita "ad limina": "Questa unione nella fede e nella carità, testimonianza concreta dell'unità voluta da Gesù deve continuare ad animare e indirizzare le vostre diocesi, e ispirare altresi tutte le molteplici iniziative di carattere pastorale, che voi, nella vostra sollecitudine episcopale, intendete promuovere. Ad evitare dispersione di energia, diversità di indirizzi nelle scelte, iniziative saltuarie e disarticolate, si avverte sempre più la necessità di un autentico coordinamento unitario non solo a livello diocesano, ma altresi a livello regionale. Occorre, per il bene della Chiesa, saper superare, nell'unità e nella carità, un certo tipo di non bene intesa autonomia, che potrebbe manifestarsi, alla prova dei fatti, o inutile o inefficace" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II,IV, 2 [1981] 686).


3. Lascio a voi l'impegno di tradurre in intese concrete questa esigenza di unità, di coordinamento e, ove occorra, di integrazione fra le diverse diocesi, che devono sempre maggiormente aprirsi a visioni più larghe. Vi attende un compito molto difficile: quello di riproporre il messaggio evangelico in un contesto di indifferenza religiosa, di consumismo e di esaltazione dell'uomo che, per le conquiste tecniche e scientifiche raggiunte, si ritiene autosufficiente. C'è un ateismo pratico piuttosto generalizzato, che rappresenta il dramma del nostro tempo.

Non possiamo ignorare queste sfide, che la società di oggi pone alla Chiesa. Occorre, perciò, mostrare all'uomo contemporaneo che non ci può essere vera libertà, piena giustizia, sincera pace dove Dio è dimenticato, dove Cristo è negato o emarginato. Ma, nonostante tutte le apparenze, l'uomo, che sta facendo la triste esperienza della lontananza da Dio, della sofferenza e dell'angoscia, è oggi più disponibile a riconoscere il proprio limite, ad accogliere il messaggio evangelico. E' sempre vero che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo", che "chiunque segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa pure lui più uomo" (GS 22 GS 41). "Senza dubbio - scriveva il mio predecessore Paolo VI nell'enciclica "Populorum Progressio" - l'uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l'uomo. L'umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano" (Pauli VI PP 42).


4. perciò occorre, in questo contesto, trovare nuove forme di evangelizzazione.

Fra queste è opportuno ricordare il sapiente uso dei moderni mezzi di comunicazione sociale e soprattutto una catechesi sistematica ed organica, estesa a tutte le fasce di età, ma rivolta con particolare cura ai giovani e agli adulti.

Con la catechesi, vanno ricordate la liturgia e la testimonianza della carità. La catechesi non è fine a se stessa, non è erudizione, ma educazione alla fede. Deve, perciò, tendere a portare all'incontro con Dio, al dialogo con lui, alla vita sacramentale, nella partecipazione consapevole alla liturgia.

L'attenzione ai fratelli bisognosi, non solo è un dovere di carità, ma rappresenta anche la testimonianza più efficace della validità della nostra fede. "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni" (EN 41).

Come frutto del congresso, celebrato all'insegna dell'unità, voglio anche ricordare altri due punti che sono stati fortemente sottolineati nel vostro programma: la santificazione del giorno del Signore e una maggiore intesa fra le diverse aggregazioni ecclesiali.

Un dato caratterizzante e di grande rilievo dell'attuale momento storico della chiesa è il fenomeno vasto e complesso delle aggregazioni ecclesiali, dei movimenti e dei gruppi di laici. Hanno tutti in comune lo sforzo di valorizzare la fraternità e l'amicizia, la condivisione all'impegno evangelizzatore, liturgico e missionario. E' a queste condizioni, infatti, che possono essere autentici luoghi di promozione del laicato e di santificazione. Ma anche per essi può sussistere il pericolo di un eccessivo autocompiacimento e un'assolutizzazione della propria esperienza che può anche giungere a un estraneamento dalla pastorale della Chiesa locale. Questo pericolo può essere evitato se tutti si sforzano di vivere nella piena comunione col proprio Vescovo, inserendosi volenterosamente nei piani pastorali della Chiesa locale.


5. Questo congresso ha giustamente sottolineato anche la dimensione sociale dell'Eucaristia. L'Eucaristia infatti non dice soltanto intimo rapporto di ogni fedele con Cristo, ma anche generosa solidarietà con i fratelli.

Dall'Eucaristia nasce quindi l'impegno di una presenza sociale della Chiesa. Questo comporta uno sforzo di comprensione della società in cui viviamo, della problematica dell'uomo contemporaneo. Il cristiano che vive dell'Eucaristia non può e non deve essere solo critico o rassegnato. Si deve assumere la responsabilità di essere operatore di pace e costruttore di giustizia.

Nella mia precedente visita a questa regione ho avuto modo di parlare più volte della cosiddetta questione meridionale. Voglio ricordarla ancora in questa seconda visita anche perché ricorre quest'anno il 40° anniversario della lettera pastorale collettiva del 25 gennaio 1948 sui problemi del Mezzogiorno.

La "questione" resta ancor oggi aperta. Mentre auspico che lo Stato sia sempre più attento e sollecito ai vostri problemi con interventi che non siano di pura assistenza, ma che stimolino invece all'autopromozione, esorto anche voi ad avere fiducia in voi stessi: non cedete alla sfiducia e allo sconforto.

Impegnatevi a formare cittadini onesti, animati dallo spirito di servizio, moralmente e spiritualmente preparati mediante lo studio dell'insegnamento sociale della Chiesa, di cui anche qui, come in tante altre diocesi, è stata promossa un'apposita scuola. Siete un popolo di forti tradizioni religiose e civili. Il congresso vi deve aiutare a superare le presenti difficoltà: accrescendo la vostra fede, esso potrà aiutarvi a ricomporre il tessuto sociale, a superare le divisioni, ad estinguere gli odi e lo spirito di vendetta, che tanti lutti hanno seminato in mezzo a voi.

La forza morale di un popolo si misura dalla capacità di resistenza, dalla volontà di non soccombere dinanzi alle avversità, dal suo positivo impegno di operare per la costruzione di una società più giusta e più pacifica.


6. Un particolare pensiero desidero rivolgere a voi, giovani. Fate vostro il messaggio del Congresso eucaristico, che oggi concludiamo. Abbiate il coraggio del Vangelo, formatevi al senso della libertà e della responsabilità. Non date spazio alla tentazione della violenza, del disimpegno, non lasciatevi corrompere dalle lusinghe della droga e del consumismo, non cadete nelle spire di organizzazioni criminali e mafiose. So quanto generosi sono i vostri slanci, quanto sincero il vostro impegno di diventare operatori di pace e costruttori di giustizia. E' necessario fare in modo che non vengano mortificate le vostre energie e non rimangano deluse le vostre attese. In questo vi devono aiutare i vostri genitori, i sacerdoti, la scuola, quanti hanno possibilità di intervenire nel campo sociale, culturale, informativo. Ma ricordatevi, carissimi giovani, che dovete essere voi stessi i primi responsabili della vostra storia, del vostro avvenire, dell'avvenire della vostra terra.

A tutti ricordo che il Signore "mediante l'Eucaristia, sacramento e sacrificio, ci unisce con sè e ci unisce tra di noi con un vincolo più forte di ogni unione naturale; e uniti ci invia al mondo intero per dare testimonianza con la fede e con le opere, dell'amore di Dio, preparando la venuta del suo Regno e anticipandolo pur nelle ombre del tempo presente" (SRS 48).

Raccogliendo il messaggio del congesso ripeto a voi l'accorato appello all'unità dell'apostolo Paolo, che è anche patrono di questa diocesi: "Vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ep 4,1-6).

Ecco i sentimenti, le riflessioni che volevo presentare a voi tutti qui riuniti, come una sintesi del Congresso eucaristico nazionale celebrato nella vostra città. E con questi sentimenti voglio a voi qui presenti ed a quanti generosamente si impegnano per l'avvento del Regno di Dio in questa diletta terra calabrese offrire la mia benedizione.


Data: 1988-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Al termine dell'incontro con i giovani - Messina