GPII 1988 Insegnamenti - Omelia per beatificazione di 117 martiri vietnamiti - Città del Vaticano (Roma)

Omelia per beatificazione di 117 martiri vietnamiti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Avete partecipato alla croce di Cristo, abbiate ora parte nella salvezza del mondo, da lui operata!"

Testo:


1. "Noi predichiamo Cristo crocifisso" (1Co 1,23).

Con queste parole di san Paolo apostolo la Chiesa di Roma saluta oggi la Chiesa in Vietnam, che, se pur geograficamente lontana, è tanto vicina al nostro cuore; e saluta, nello stesso tempo, l'intera nazione vietnamita, alla quale, con tutto l'affetto, augura ogni bene.

Il mio primo, cordiale ed affettuoso pensiero va al caro fratello, il Cardinale Josep.

Marie Trinh Van Can, Arcivescovo di Ha Noi ed a tutto il collegio episcopale della Chiesa vietnamita, che mi è caro sentire riunito spiritualmente intorno a me in questo momento. Con loro saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nell'attività missionaria, tutti i fedeli cristiani di quella nazione alla quale mi sento, in questo momento, profondamente e particolarmente vicino.

Desidero anche salutare i cari fratelli nell'episcopato provenienti assieme a gruppi di fedeli della Spagna, dalla Francia e dalle Filippine, Paesi tra loro uniti da tre secoli nell'evangelizzazione di quelle terre. Sono qui per ricordare i numerosi fratelli missionari originari delle loro nazioni.

Invio inoltre un saluto ai padri domenicani della provincia del santo Rosario, fondata 400 anni fa, e all'Istituto delle Missioni Estere di Parigi; a queste due famiglie religiose appartengono molti tra i vescovi e i sacerdoti che oggi veneriamo come martiri della fede e della predicazione del Vangelo.


2. Nella grande comunità della Chiesa io vi saluto in modo speciale cari fratelli e sorelle vietnamiti venuti qui da tutte le parti del mondo, dall'America e dall'Asia, dall'Australia e da tutti i Paesi d'Europa. So che siete animati dal desiderio di onorare i vostri fratelli martiri ma anche dal bisogno di ricostruire attorno alla loro memoria la fraternità, l'amicizia, l'affetto di cui i vostri cuori sono colmi, dal momento che voi tutti siete originari dalla stessa patria.

Ravvivando i vostri ricordi, è verso la vostra patria che voi rivolgete con amore, con nostalgia, con il desiderio di vivere qui, voi che vi trovate nella diaspora, un istante di comunione ricco di speranza. Proclamando con voi il Cristo crocifisso, vogliamo oggi rendere grazie a Dio per la particolare testimonianza che gli hanno offerto i martiri della vostra Chiesa, siano essi stati i molti figli e figlie del Vietnam o i missionari venuti da Paesi nei quali la fede in Cristo aveva già posto le sue radici.

La vostra tradizione ci ricorda che la storia del martirio della Chiesa vietnamita dalle sue origini è ben più ampia e più complessa. Dal 1533, cioè dall'inizio della predicazione cristiana nel sud-est asiatico, la Chiesa in Vietnam ha subito, nel corso di tre secoli, diverse persecuzioni che si sono succedute, con qualche tregua, come quelle che hanno colpito la Chiesa in Occidente nei primi tre secoli di vita. Ci furono migliaia di cristiani mandati al martirio, e moltissimi sono coloro che sono morti sulle montagne, nelle foreste, nei territori insalubri dove erano stati esiliati.

Come ricordarli tutti? Anche se ci limitassimo a quelli canonizzati oggi, non potremmo soffermarci su ciascuno di loro. Sono 117, tra cui otto vescovi, cinquanta sacerdoti, cinquantanove laici, e tra di essi troviamo una donna, Agnese Le Thi Thành, madre di sei bambini.

E' sufficiente richiamare una o due figure, come quella del padre Vincent Liem, domenicano, mandato al martirio nel 1773; è il primo di 96 martiri di nazionalità vietnamita. E poi un altro sacerdote, Andrè Dung-Lac, i cui genitori, pagani, erano poverissimi; affidato dall'infanzia ad un catechista, diventa prete nel 1823, e fu parroco e missionario in diverse località del Paese.

Salvato dalla prigione più di una volta, grazie ai riscatti generosamente pagati dai fedeli, desiderava ardentemente il martirio. "Chi muore per la fede" diceva "sale in cielo; al contrario, noi che ci nascondiamo continuamente, spendiamo del denaro per sottrarci ai persecutori! Sarebbe molto meglio lasciarci arrestare e morire". Sostenuto da un grande zelo e dalla grazia del Signore, subi il martirio della decapitazione ad Hanoi il 21 dicembre 1839.


3. Il Vangelo di oggi ci ha ricordato le parole con le quali Cristo Gesù ha annunciato ai suoi discepoli le persecuzioni che avrebbero subito: "Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani" (Mt 10,17-18). Gesù ha parlato agli apostoli e ai discepoli di tutti i tempi; ha parlato con grande franchezza! Non ha fatto baluginare davanti a loro delle false promesse ma, nella pienezza della verità che caratterizzava sempre le sue parole, li ha preparati al peggio: "II fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato" (Mt 10,21-22).


4. Tuttavia il divino Maestro non ha lasciato i suoi discepoli e i suoi fedeli indifesi di fronte alle grandi persecuzioni: "Quando vi arresteranno non preoccupatevi di ciò che direte; non sarete voi a parlare; lo Spirito di vostro Padre parlerà pr voi" (Mt 10,19-20).

Lo Spirito santo. Lo Spirito della verità. Egli sarà la forza per la vostra debolezza. Con la sua forza voi darete testimonianza.

Il fatto stesso che dobbiate dare testimonianza di Cristo crocefisso, non necessita forse una saggezza e una forza superiori alle forze umane? E non è forse a proposito di Cristo che l'Apostolo scrive che è considerato "scandalo secondo gli ebrei, stolto secondo i greci?" (1Co 1,23).

Così avvenne ai tempi degli apostoli. così ciò si ripete nelle diverse epoche della storia, in tempi e luoghi diversi. così avvenne anche ai tempi della persecuzione religiosa contro i cristiani vietnamiti.

Era dunque necessaria la forza e la saggezza di Dio per proclamare questo mistero dell'amore di Dio, cioè, la redenzione del mondo per mezzo della croce: il mistero più grande ed, allo stesso tempo, umanamente inconcepibile.

"Poiché ciò che è stolto in Dio è più saggio degli uomini, e ciò che è debole in Dio è più forte degli uomini" (1Co 11,25).

Proprio per questo l'Apostolo scrive: "Noi predichiamo Cristo crocefisso": Cristo che - concretamente nel suo mistero pasquale - è "forza e saggezza di Dio" (1Co 1,23-24).


5. così dunque oggi, abbiamo davanti agli occhi i martiri vietnamiti come quei mietitori di Dio a cui si riferisce il salmo: "Coloro che seminano con le lacrime / raccolgono tra i cantici /. Partendo piangono / portando con sè i semi;/ tornando cantano portando con sè il loro raccolto". (Ps 126[125],5-6).

Alla luce di queste misteriose parole possiamo comprendere il vero significato della testimonianza storica dei martiri della Chiesa vietnamita. Con le loro lacrime ha avuto luogo quella semina del Vangelo e della grazia, da cui è ampiamente sgorgato il dono della fede: "Se il chicco di grano non cade in terra e muore, rimane infecondo; ma se muore dà molti frutti" (Jn 12,24).

I martiri vietnamiti "seminando fra le lacrime", in realtà iniziarono un dialogo profondo e liberatore con la popolazione e la cultura della loro nazione, proclamando prima di tutto la verità e l'universalità della fede in Dio, proponendo inoltre una gerarchia di valori e di doveri particolarmente adeguata alla cultura religiosa di tutto il mondo orientale. Sotto la guida del primo catechismo vietnamita, diedero testimonianza del fatto che è necessario adorare un solo Dio, come Dio unico che ha creato cielo e terra. Di fronte alle disposizioni coattive delle autorità riguardo alla pratica della fede, essi affermarono la propria libertà di credo, sostenendo con umile coraggio che la religione cristiana era l'unica cosa che non potevano abbandonare, poiché non potevano disobbedire al supremo sovrano: il Signore. Inoltre proclamarono con forza la loro volontà di essere leali nei confronti delle autorità del Paese, senza contravvenire a tutto ciò che fosse giusto e onesto; insegnarono a rispettare ed a venerare gli antenati, secondo gli usi della propria terra, alla luce del mistero della resurrezione. La Chiesa vietnamita, con i suoi martiri e mediante la propria testimonianza, ha potuto proclamare il proprio impegno e la propria volontà di non rifiutare la tradizione culturale e le istituzioni legali del Paese; al contrario ha dichiarato e dimostrato che vuole incarnarsi in questa, contribuendo con fedeltà alla vera crescita della patria.

In seguito, i conflitti e le tensioni politiche che sorsero nelle relazioni dei cristiani con le autorità, gli interessi di altre confessioni religiose, le ragioni economiche e sociali, l'incomprensione riguardo la trascendenza e l'universalità della fede, formarono quel crogiolo terreno in cui venne offerta la purezza e la forza di questa straordinaria testimonianza.


6. Ma dalla lunga teoria dei martiri, delle loro sofferenze, delle loro lacrime viene la "mietitura del Signore". Sono loro, i nostri maestri, che mi danno la grande opportunità di presentare alla Chiesa intera la vitalità e la grandezza della Chiesa vietnamita, il suo vigore, la sua pazienza, la sua capacità di affrontare le difficoltà d'ogni sorta e di proclamare Cristo. Rendiamo grazie al Signore per ciò che lo Spirito genera con abbondanza in mezzo a noi! Ancora una volta possiamo dire che il sangue dei martiri è per voi, cristiani del Vietnam, una fonte di grazia per progredire nella fede. In voi la fede dei nostri padri continua a trasmettersi ancora alle nuove generazioni.

Questa fede resta il fondamento della perseveranza di tutti coloro che, sentendosi autenticamente vietnamiti, fedeli alla loro terra, vogliono al tempo stesso continuare ad essere dei veri discepoli di Cristo. Tutti i cristiani sanno che il Vangelo chiede di essere sottomessi alle istituzioni degli uomini per l'amore verso il Signore, di fare il bene, di comportarsi da uomini liberi, di rispettare tutti, di amare i fratelli, di avere timor di Dio, di onorare le autorità e le pubbliche istituzioni (cfr. P 2,13-17). La ricerca del bene comune della patria è dunque un dovere sincero per il cittadino cristiano, nella libertà di proclamare la verità di Dio, in comunione con i pastori e con i fratelli nella fede, nel desiderio di vivere in pace con gli altri uomini pr costruire con coscienza il bene di tutti.


7. "Sanguis martyrum, semen christianorum". "Semen christianorum". Oltre alle migliaia di fedeli che, nei secoli passati, hanno camminato sui passi di Cristo, vi sono ancora oggi coloro che lavorano, talvolta nell'angoscia e nell'abnegazione, con la sola ambizione di poter perseverare nella vigna del Signore come fedeli che comprendono i beni del Regno di Dio.

"Semen chrstianorum", sono tutti coloro che, ancora oggi, in mezzo al loro popolo e per la causa di Dio si sforzano di comprendere il senso del Vangelo di Cristo e della sua croce, con il dovere che ciò comporta di lavorare e di pregare per la venuta del Regno del nostro Padre in tutte le anime, e particolarmente nel Paese dove il Signore li ha chiamati a vivere. Questo dovere, questa attività interiore costante e rigorosa, esigono la pazienza e l'attesa fiduciosa di chi sa che la Provvidenza di Dio lavora con loro per rendere efficaci i loro sforzi e anche le loro sofferenze.


8. "La vita dei giusti è nella mani di Dio" (Sg 3,1).

Il libro della Sapienza proclama questa splendida verità che inonda con tanta luce l'avvenimento che oggi celebriamo.

Si. "La vita dei giusti è nella mani di Dio e non patiranno tormenti".

Potrebbe sembrare che queste parole non corrispondano alla realta storica: in effetti i martiri patirono tormenti, e in che misura! Ma l'autore ispirato sviluppa maggiormente il suo pensiero: "La gente insensata pensava che morissero, / consideravano il loro trapasso come una disgrazia, / la loro dipartita da noi come una distruzione; / ma loro sono in pace. / La gente pensava che fossero stati castigati; / ma loro aspettavano sicuri l'immortalità" (Sg 3,2-4).

Santi martiri! Martiri vietnamiti! Testimoni della vittoria di Cristo sulla morte! Testimoni della vocazione dell'uomo all'immortalità.

Il libro della Sapienza continua: "Avete un poco sofferto; riceverete grandi doni, perché Dio vi ha messo alla prova e vi ha trovati degni di lui: vi ha provati come l'oro nel crogiolo, vi ha ricevuti come sacrificio di un olocausto" (cfr. Sg 3,5-6).

Si. Come in olocausto, uniti al sacrificio della croce di Cristo.

Effettivamente, proprio voi, martiri del Vietnam, avete proclamato fino alle estreme conseguenze Cristo crocefisso, saggezza e forza di Dio. Rivolgiamoci a Cristo, grazie al quale raggiungiamo la salvezza in Dio.


9. "Quanti confidano in lui - in Cristo crocifisso e risorto - comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti" (cfr. Sg 3,9).

Voi - martirizzati! Voi - eletti! Ascoltate fino alla fine ciò che dice di voi il libro della Sapienza: "Nel giorno del loro giudizio risplenderanno come scintille nella stoppia, correranno qua e là" (Sg 3,7).

Come scintille, come fiammelle di una luce che illumina e accende...

Ascoltate fino alla fine ciò che dice di voi il libro della Sapienza: "Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro" (Sg 3,8). / Il Signore... / Cristo crocifisso e risorto.

Colui che è venuto nel mondo - non per "giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17).

Questo Cristo! Come avete partecipato alla sua sofferenza e alla sua croce, così abbiate parte nella salvezza del mondo, da lui operata.

La vostra messe duri nella gioia!


Data: 1988-06-19 Data estesa: Domenica 19 Giugno 1988




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Intorno ai resti bruciati del Santuario di La-Vang si raccolgono i pellegrini per rinvigorire la propria fede

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Oggi il nostro consueto viaggio ideale tra i santuari mariani del mondo non può non fare una sosta in Vietnam, la terra fecondata dal sangue dei 117 martiri, appena canonizzati.

Ci fermeremo a ricordare il Santuario di La-Vang, appartenente all'arcidiocesi di Hue, nel Vietnam centrale. Il nome "La-Vang" viene da quello di una foresta, alla quale giungevano, nel passato, per raccogliere legna, alcune piccole comunità cristiane della zona.

La nascita di questo centro mariano è anch'essa legata alle prove subite da quelle comunità, giacché là i cristiani si rifugiarono nel 1798 per scampare alla persecuzione del Re Canh-Thinh, senza curarsi dei rischi delle bestie feroci, della fame e delle malattie. Essi si raccoglievano attorno ad un grande albero, recitando il santo Rosario ed implorando l'assistenza del cielo. La tradizione popolare narra che la beata Vergine Maria apparve più volte, tenendo in braccio Gesù Bambino, esortando alla perseveranza ed assicurando la sua protezione.


2. Ritornata la pace, ben presto sul luogo sorse una modesta chiesetta di legno, che divenne luogo di pellegrinaggi. Ma nuove e più violente persecuzioni si abbatterono sui credenti intorno alla metà del secolo decimonono; la devozione alla Madonna, resto uno dei punti di appoggio della fede dei martiri, che spesso si presentavano al supplizio con la corona del Rosario al collo.

Nel 1886, ritornata di nuovo la calma, la chiesina di legno della Madonna di La-Vang, fatta bruciare dai persecutori, fu sostituita da una costruzione in muratura; venne inaugurata solennemente nel 1901 dal padre Morineau, delle Missioni Estere di Parigi, in presenza di numerosi fedeli.

La cappella fu restaurata ed ampliata nel 1924 da monsignor Eugenio Allys, Vescovo di Hue, ma a causa dei successivi eventi bellici, di essa oggi purtroppo non rimangono che dei resti bruciati, attorno ai quali, tuttavia, nonostante le difficoltà, ancor oggi si raccolgono dei pellegrini a pregare per rinvigorire la loro fede.


3. Nel 1961, pochi anni prima che il Santuario fosse distrutto, la Conferenza episcopale vietnamita, con una lettera pastorale, lo aveva proclamato Santuario mariano nazionale, e nel medesimo anno la Santa Sede lo eresse al rango di Basilica minore.

Possiamo pensare che questi atti così significativi dell'autorità ecclesiastica siano di buon auspicio per la ricostruzione del Santuario, che noi speriamo possa avvenire quanto prima, in un clima di libertà e di pace, e di gratitudine a colei che "tutte le generazioni chiamano beata" (cfr. Lc 1,48).

In tal modo il Santuario, per l'intercessione della Regina dei martiri, potrà esplicare tutte le sue virtualità spirituali a favore non solo dei cattolici vietnamiti, ma anche dell'unità nazionale, nonché del vero progresso civile e morale del Paese.


Data: 1988-06-19 Data estesa: Domenica 19 Giugno 1988




Dopo la recita dell'"Angelus Domini" in piazza San Pietro (Roma)

Titolo: Il saluto a gruppi di fedeli

Testo:

Rivolgo un particolare saluto ai rappresentanti dei Gruppi di Impegno Familiare e Sociale, convenuti a Roma per un loro convegno presso il centro di Animazione Missionaria al Gianicolo.

Ad essi, e al Cardinale Gagnon che li accompagna, esprimo l'augurio che il loro incontro sia di stimolo e di incoraggiamento nella loro opera in favore delle famiglie, che oggi più che mai hanno bisogno di aiuto, soprattutto spirituale, per realizzare in pienezza la propria vocazione umana e cristiana.

Saluto ancora un folto gruppo di alcune comunità neocatecumenali d'Italia che hanno voluto prendere parte a questa preghiera mariana, prima di recarsi al Santuario di Loreto per rinnovare in questo anno mariano la propria devozione alla Vergine.

Carissimi, vi esprimo il mio incoraggiamento nel vostro cammino di fede e di comunione ecclesiale. Il Signore vi sostenga sempre nell'opera di evangelizzazione e di testimonianza cristiana.

Saluto infine i fanciulli della prima Comunione della parrocchia "Cristo Re" di Polla, in diocesi di Salerno; gli alunni della Scuola Materna "Maria Bambina" di Marcellina, in diocesi di Roma; e i membri dell'Associazione Italiana Volontari Sangue della Sezione di Forli.

A tutti imparto la mia benedizione, augurando una buona domenica.


Data: 1988-06-19 Data estesa: Domenica 19 Giugno 1988




Ai pellegrini vietnamiti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Restate uniti ai pastori e ai fedeli che in patria sono la Chiesa di Cristo

Testo:

Cari fratelli e sorelle vietnamiti.

Al termine di questa giornata così significativa per i cristiani del Vietnam, è con gioia ed emozione che mi ritrovo con voi. Si, con voi provo una fervente ammirazione per i martiri che ho avuto il privilegio di inscrivere nel numero dei santi della Chiesa universale: questi vescovi, questi preti, questi laici che hanno testimoniato la Chiesa nel vostro Paese natale in una unione perfetta al sacrificio redentore di Cristo. Con voi ammiro la generosità nella fede di innumerevoli testimoni che hanno dato credibilità alla parola del Vangelo con il dono della loro vita.

Nonostante il peso delle sofferenze patite, oso parlare di gioia e di azione di grazia, poiché dobbiamo ringraziare il Signore per il luminoso riflesso della sua presenza nella figura dei santi, per la grandezza del dono della fede ricevuto e nobilmente accolto da tanti uomini e donne di cui voi siete gli eredi.

Ammiriamo la folla immensa di coloro che "hanno lavato i loro vestiti e li hanno purificati con il sangue dell'Agnello" (Ap 7,14).

Ammiriamo chi si è lasciato afferrare dall'amore di Cristo, nell'adesione totale alla sua Parola: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". (Jn 15,12-13). Hanno saputo unire l'amore del Creatore e del salvatore all'amore dei loro padri e dei loro fratelli, del loro popolo e della loro terra.


2. Per voi, cristiani vietnamiti che vivete in tutti i continenti, i santi martiri sono oggi più che degli esempi. Dimorano nell amore di Cristo e sono in comunione con tutte le membra di Cristo. Essi intercedono affinché, dalle radici che ancora oggi vivono, fioriscano dei rami vigorosi. Sono vicini a voi nell'unità dello Spirito. Vi domandano di restare fedeli.

Voi potete contare sull'aiuto dei vostri santi predecessori per sviluppare la vita cristiana di cui essi hanno dato degli esempi così puri e generosi. Dal canto vostro siate delle pietre vive nell'edificio della Chiesa.

Approfondite la vostra unione personale con Cristo nella preghiera. Vivete intensamente l'Eucarestia. Ricorrete alla mediazione materna di Maria come coloro che, ai tempi della persecuzione, attingevano l'energia della loro perseveranza alla preghiera del Rosario. Approfondite il messaggio del Vangelo per saper rendere conto della vostra fede. Scoprite senza sosta la bellezza del dono che Dio fa nel sacramento della Riconciliazione. Sappiate perdonare come i martiri ci hanno insegnato.

Fate sbocciare in voi la grazia del Battesimo. Aiutate i vostri bimbi a vivere pienamente la condizione di figli di Dio. Quando si fa sentire la chiamata a dare di più, non desistete, costruite famiglie generose nel dare la vita, o accettate il grande servizio del sacerdozio o della vita consacrata.

So che per molti di voi l'esperienza dell'esilio e della separazione hanno rafforzato una vera solidarietà fraterna. In questo voi imitate l'inesauribile carità dei santi che noi oggi onoriamo; si sono dedicati senza limiti al servizio della comunità intera, visitavano i prigionieri, soccorrevano i poveri, accoglievano gli orfani. Molti tra di loro si sono dedicati all'educazione dei giovani. Molti hanno contribuito decisamente allo studio della dottrina della fede e hanno fatto si che potesse essere accessibile nel contesto della vostra ricca cultura. Tutti questi compiti sono vostri, oggi; nel perseguirli in spirito di fede e d'amore voi edificate la Chiesa e rispondete alla vostra vocazione cristiana.


3. Cari amici, vorrei chiedervi ancora di essere, come i gloriosi testimoni che oggi veneriamo, annunciatori instancabili del Vangelo. I vostri fratelli aspettano, spesso nelle difficoltà della loro condizione di emigrati, di ascoltare il messaggio salvifico di Cristo. Egli vi sollecita ad essere gli evangelizzatori del Vietnam della diaspora. Non dubito che voi lo desideriate e vi incoraggio a sviluppare ancora di più, laddove vivete, la vitalità della comunità ecclesiale.

E non solo i vostri compatrioti contano sulla vostra testimonianza di fede. Nei Paesi che vi accolgono voi condividete l'esistenza di società che si sono spesso allontanate dalle loro radici cristiane, voi vi imbattete in molti uomini e donne che ignorano la buona novella. Le vostre zelanti comunità, forgiate nella prova, hanno ora il compito di diffondere la luce che loro è stata donata.

E' un'eredità che avete ricevuto, spesso attraverso i figli delle nazioni dove attualmente risiedete; fate la vostra parte nell'indispensabile apostolato dei nostri tempi; unitevi alle parrocchie o ai movimenti della Chiesa a voi vicini, così voi manifesterete la vostra riconoscenza per i doni che avete ricevuto.


4. Cristiani generosi, testimoni attivi gli uni nei confronti degli altri, voi conservate in fondo al cuore, io lo so, una grande fedeltà nei confronti del vostro Paese, il Vietnam, dei vostri genitori e fratelli da cui siete stati separati. Ho detto questa mattina quanto io stesso mi senta vicino nell'affetto alla Chiesa del Vietnam e alla vostra nazione. Ci tengo a ribadirlo con calore durante questo incontro.

Le distanze non scalfiscono la comunione ecclesiale. Moltissimi tra di voi hanno ricevuto il battesimo, si sono sposati, siete entrati nella vita religiosa, avete iniziato il sacerdozio nelle parrocchie, nelle comunità e nelle diocesi del vostro Paese. Siate fedeli a queste profonde radici. Siate vicini nel profondo ai pastori e ai fedeli che nel vostro Paese sono oggi la Chiesa di Cristo. I più giovani tra di voi manterranno - ne sono sicuro -, un atteggiamento rispettoso verso chi, nel vostro Paese, vive la stessa esperienza di fede e mantiene viva la venerabile tradizione che questo buon popolo saprà non disperdere.


5. Cari figli e figlie del Vietnam, san Domenico Xuyen, sacerdote e religioso dell'ordine domenicano, non rinuncio mai di invocare l'aiuto della Madre del Salvatore pregandola con il rosario. Si sa anche che, nella prova, ripeteva instancabilmente: "L'uomo saggio, ricco di fede e di speranza, non teme la spada".

Oggi trovate presso di lui e presso gli altri martiri la stessa ricchezza di fede e la stessa forza per la speranza. La bella fraternità che qui formate è già un segno felice e confortante.

Affinché la speranza sostenga tutti gli eredi dei santi martiri, noi li invochiamo con ardore. Che vi accompagnino lungo le strade che percorrete e vi sostengano nella fede. Che la Vergine Maria vegli sui figli e le figlie del Vietnam. Che Dio misericordioso vi conservi uniti nel suo amore. Che egli vi colmi di benedizioni.


Data: 1988-06-19 Data estesa: Domenica 19 Giugno 1988




Ai sacerdoti di Calahorra y La Calzada-Logrono

Titolo: Siate fedeli continuatori di una vasta successione di vocazioni missionarie

Testo:

Amatissimi fratelli e sorelle de La Rioja.

La canonizzazione di un figlio esimio della vostra nobile terra riojana, mi offre l'occasione di avere questo incontro con tutti voi che siete giunti a Roma, centro della cattolicità, per onorare la memoria dei santi martiri del Vietnam e, allo stesso tempo, per sentirvi edificati con il loro esempio.

Saluto cordialmente tutti gli intervenuti.

In primo luogo il vostro illustre compaesano e mio ottimo collaboratore monsignor Eduardo Martinez Somalo, che fra pochi giorni entrerà a far parte del collegio cardinalizio; il vostro amato Vescovo, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e tutti gli amati fedeli di questa Chiesa locale, compaesani di san Jeronimo Hermosilla, martire per la fede e figlio della vostra generosa terra.

Il comune di Santo Domingo de la Calzada ha l'onore di essere stato la terra natale di san Jeronimo Hermosilla, Vescovo domenicano, missionario esemplare e campione di fede, che durante oltre trent'anni svolse il suo ministero apostolico nell'allora Tonkin Orientale, oggi Repubblica del Vietnam.

Nella storia della fede e della religiosità di quel popolo rimarranno impresse per sempre le parole che egli disse ai giudici che lo interrogavano, dopo il suo arresto a causa della predicazione della fede cristiana: "Arrivai a Tonkin per fare il bene, affinché la gente conoscesse Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto per i peccati degli uomini". Dapprima come sacerdote ed in seguito come vicario apostolico fondo scuole di catechisti, ricostrui seminari, ordino sacerdoti nativi del luogo; in una parola: con la sua cura apostolica seppe far diventare le missioni affidate alla sua attenzione pastorale, un modello di evangelizzazione.

Questo nuovo santo riojano ricevette la palma del martirio l'1 novembre 1861 insieme ad un altro Vescovo, tanto amato ed ammirato da tutti voi, nobile figlio del popolo basco, frà Valentin de Berrio Ochoa y de Aristi, che a 18 anni lascio la nativa Vizcaya per entrare nel seminario di Logrono, che oggi lo venera come proprio patrono, e di cui fu direttore spirituale.

Desidero in questa circostanza, salutare con grande affetto tutto il gruppo di seminaristi della diocesi di Calahorra-La Calzada e Logrono. Voi, cari seminaristi, siete i continuatori di una lunga successione di vocazioni che fecero del vostro seminario il centro privilegiato per la religiosità e la vita cristiana di tutta la Rioja. Siete il futuro e la speranza della Chiesa che non potete disilludere. Accrescete il vostro spirito missionario, affinché vi porti a servire i fratelli all'interno della vostra diocesi o là dove più c'è bisogno.

La Rioja si rallegra in modo particolare per questi nuovi santi che la Chiesa propone come modello per tutti i cristiani. Con l'esempio delle loro vite, donate per amore fino ad arrivare al supremo sacrificio, costoro vi esortano a conservare viva la vostra fede. Essi vi incoraggiano a rafforzare i vostri legami di fratellanza, facendo delle vostre parrocchie, comunità e famiglie, centri di diffusione della fedeltà evangelica, della coerenza cristiana nella vita, della carità dinamica.

Essi vi invitano ad essere fedeli alle più genuine tradizioni della vostra terra, contrassegnata dalla fede cattolica, considerata come parte essenziale delle anime della vostra gente.

Cari Riojani, rinforzate inoltre la vostra fede per Maria, date nuovo impulso alla pratica della pietà, sentitevi profondamente uniti al vostro Vescovo ed ai vostri sacerdoti.

A tutti i qui presenti, come anche alle vostre famiglie rimaste in Spagna, imparto con affetto la benedizione apostolica, che estendo a tutta la vostra diocesi.


Data: 1988-06-20 Data estesa: Lunedi 20 Giugno 1988




Ai pellegrini francesi e spagnoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I martiri canonizzati, fulgido esempio per un rinnovato slancio missionario

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato, Cari fratelli e sorelle.


1. All'indomani della canonizzazione dei martiri del Vietnam sono felice di incontrare i membri della Società delle Missioni Estere di Parigi e quelli appartenenti all'ordine domenicano, così come i pellegrini provenienti dalla Francia e dalla Spagna. Voi avete conservata viva la memoria dei missionari partiti dai vostri Paesi nel corso degli ultimi secoli per portare il Vangelo nel lontano Oriente.

Oggi noi rendiamo grazie: noi abbiamo il privilegio di riconoscere come santi martiri numerosi vescovi e sacerdoti profondamente uniti con innumerevoli cristiani vietnamiti.

Noi rendiamo grazie per il loro eroico sacrificio; noi rendiamo grazie per questi testimoni illuminati dalla gloria di Cristo per averlo seguito sulla via della croce.

Si, il vero motivo della nostra gioia oggi è quello di saperci in comunione con questi uomini che hanno portato il Vangelo, fondato la Chiesa in terra vietnamita, risposto senza riserve alla chiamata di Cristo. Avevano lasciato le loro terre senza speranza di ritornarvi. Sono presenti ora a tutti i loro fratelli del mondo, a quelli del Vietnam come a quelli della loro patria. La Chiesa venera in essi dei servitori fedeli coronati dalla gioia del Maestro, intercessori ed esempi per le generazioni future.


2. In questi vescovi e in questi preti noi ammiriamo il coraggio incrollabile della fede. Le persecuzioni e le sofferenze non li hanno piegati: solo era importante per loro l'integralità del loro impegno di battezzati a piegare tutto il loro essere alla persona di Cristo redentore. Nella loro giusta semplicità, nel loro ardore pieno di passione, i vescovi e i preti martiri che ammiriamo in questi giorni ci ricordano la grandezza del dono della fede che noi stessi abbiamo ricevuto, la serietà dell'adesione che il Signore ci chiede, la necessità d'essere, anche noi, dei testimoni per il mondo che ci circonda.


3. Il martirio ha coronato una vita apostolica eccezionalmente feconda da parte dei vescovi e dei preti che onoriamo. Pastori, essi lo sono stati con generosità, nell'obbedienza e nell'umiltà. I loro fratelli missionari e i fedeli del Vietnam ci hanno conservato il ricordo del loro zelo e ci hanno spesso trasmesso le loro parole. Noi li abbiamo visti incarnarsi con disinteresse nell'ammirevole popolo vietnamita. Hanno imparato la loro lingua e si sono immersi nella loro cultura.

Hanno rispettato il fulcro delle loro tradizioni. Hanno amato le loro famiglie, educato i loro figli. Hanno mostrato deferenza verso i loro dirigenti. A immagine del loro maestro essi vennero per servire, per aiutare i poveri, per riunire i fratelli nella casa di Dio per predicare l'unità nell'amore.

Sacerdoti, avevano fretta di vedere dei figli del Vietnam accedere al sacerdozio e condurre il gregge, di vedere delle figlie del Vietnam consacrarsi al Signore come "amanti della croce". Catechisti, hanno formato dei catechisti che diventeranno spesso loro compagni fino al martirio.

Hanno saputo mettere l'Eucaristia al centro della vita delle loro comunità. Hanno fatto scoprire i tesori della misericordia nel sacramento della Riconciliazione. Abbiamo moltissime testimonianze. Non è sorprendente vedere sant'Agostino Schoeffler e san Jean-Louis Bonnard ricevere l'estrema unzione poco prima della loro esecuzione dalle mani di coraggiosi sacerdoti vietnamiti? E non è altrettanto sorprendente vedere sant'Andrè Dung-Lac arrestato con san Pierre Pham Van Thi nel momento in cui gli si avvicinava per confessarsi? 4. Cari amici, l'insigne esempio dei padri delle Missioni straniere e dei fratelli predicatori ci invita a rendere grazie anche per lo slancio missionario ardente e integro che ha animato tanti giovani dei vostri Paesi, così anche per la generosità delle loro famiglie, delle diocesi, dei loro fratelli che hanno sostenuto le loro vocazioni. Ciò che celebriamo oggi, non ci invita forse a interrogarci sullo spirito missionario dei nostri tempi? Le condizioni sono cambiate, ma abbiamo noi la stessa convinzione che il Vangelo vale la pena di essere condiviso con i nostri fratelli, attorno a noi e fino alle estremità della terra? Ci sono molti modi di essere missionari, voi lo sapete. Non posso intrattenervi a lungo.

Ma come non ricordare oggi chi divenne la patrona delle missioni? Infatti santa Teresa del Bambin Gesù ha vissuto, si può dire, nell'intimità di san Teofano Venard la cui immagine mai abbandono per tutta la sua agonia. Ella aveva ritrovato la sua esperienza spirituale nella lettera d'addio di Teofano: "Non mi appoggio sulle mie forze, ma sulla forza di chi ha vinto la potenza degli inferi e della morte sulla croce (Die 3 dec. 1860). In una poesia ispirata dal missionario, ella così l'invoca: "Per i peccatori io vorrei qui lottare, / soffrire all'ombra delle tue palme, / proteggimi, sostieni il mio braccio" (Die 2 febr. 1897).

Con Teresa che tanto avrebbe voluto raggiungere il Carmelo di Hanoi, con Teresa che offre la sua vita perché la buona novella della salvezza sia annunciata, noi invochiamo san Teofano e tutti i suoi compagni: "O beato martire! vieni ad abbracciarmi con le fiamme virginali del tuo amore...!" (Die 2 febr. 1897).

Ieri, amatissimi, fratelli e sorelle venuti dalla Spagna, è stato un giorno di festa grande per il vostro Paese e per la Chiesa universale. La canonizzazione di centodiciassette martiri del Vietnam è la più numerosa che fino ad oggi sia mai stata realizzata. Fra di loro incontriamo vescovi, sacerdoti, catechisti, padri di famiglia.

Gli undici martiri spagnoli nativi di santo Domingo, che sono stati innalzati agli onori dell'altare, sono un fulgido esempio che deve ispirare un rinnovato impulso missionario ed evangelizzatore nella Chiesa spagnola.

Essi sono, allo stesso tempo, motivo di sano orgoglio per l'Ordine Domenicano, la cui provincia missionaria di nostra Signora del Rosario apri tante vie nuove per la propagazione del Vangelo nelle Filippine, in Giappone, in Cina ed in Vietnam.

Questi undici santi martiri domenicani devono essere il seme per le nuove vocazioni missionarie e modelli di santità per tutti i cristiani.

Il primo martire spagnolo in Vietnam fu san Francisco Gil de Federich, e l'ultimo san Pedro Almato; entrambi appartengono all'amata terra di Catalogna.

Tortosa e san Feliù Saserra furono le città natali di questi due testimoni della fede.

All'interno della comunità valenziana nacque il martire san Jacinto Castaneda, nato a Jativa; egli offri la sua vita insieme al primo martire vietnamita, san Vicente Liem de la Paz.

La nobiltà della terra aragonese è rappresentata da san Clemente Ignacio Delgado, di Villafeliche (Saragozza); mori fra i supplizi a 77 anni, dopo essere stato vescovo in quei territori di missione per 44 anni.

San Domingo Henares parti dalla costa della sua Andalusia per portare la buona novella di Cristo a terre lontane. Baena, nella campagna intorno a Cordova, lo vide nascere e lo considera come uno dei suoi figli più nobili.

Le vaste terre della Castiglia e Leon hanno due nuovi santi: san Mateo Alonso Leciniaga, di Nava del Rey, e san Josè Fernandez di Ventosa de la Cuesta.

Santa Eulalia de Suegos, nella provincia di Lugo, è la piccola patria di san Josè Maria Diaz sanjurjo; e anche l'Asturia ha il suo primo santo nella persona del Vescovo Melchor Garcia Sampedro, che è già stato proposto delle missioni asturiane e delle attività missionarie di quello storico Principato.

Nella città di Santo Domingo de La Calzada, nasce san Jeronimo Hermosilla; ed i Paesi Baschi si onorano di avere il primo santo della Vizcaya, san Valentin Ochoa, nato a Elorrio.

Cari fratelli e sorelle: in questi nuovi santi spagnoli troverete modelli e guide sicure per il cammino della vostra fede. Essi ci danno la chiave per capire la forza trasformatrice del donare tutto per gli altri. "Nessuno possiede più amore di colui che dona la vita per i suoi amici" (Jn 15,13), ci dice Gesù nel Vangelo.

I nuovi santi, a imitazione di Cristo, donarono la loro vita per amore, mentre perdonavano coloro che li maltrattavano. La fermezza della loro fede e la loro invincibile speranza nella patria definitiva, li sostennero nel martirio. E' questa fede cristiana che oggi deve essere realizzata per poter dare così una risposta alle sfide del nostro tempo.

I nuovi santi nacquero nel seno di famiglie spagnole. Essi rappresentano il frutto maturo di una vitalità cristiana che il vostro popolo ha manifestato nella sua storia, portando la luce del Vangelo a nuovi popoli e culture.

Che anche oggi la famiglia spagnola sappia portare in sè quei valori a quelle virtù che la resero feconda nel passato, come propagatrice della fede e come vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose.

Che per intercessione dei nuovi santi domenicani, i fedeli cattolici spagnoli, come anche i sacerdoti e le diverse famiglie religiose, sotto la guida dei propri pastori, si aprano con rinnovato entusiasmo e dedizione alla azione missionaria, che scrisse tante pagine gloriose durante la sua storia secolare, ma che continua ad avere bisogno di nuovi operai che lavorino per la messe del Signore (Cfr. Lc 10,2).

Vi benedico tutti di cuore.


Data: 1988-06-20 Data estesa: Lunedi 20 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Omelia per beatificazione di 117 martiri vietnamiti - Città del Vaticano (Roma)