GPII 1988 Insegnamenti - L'incontro con la Conferenza episcopale del Paraguay nella nunziatura apostolica - Asuncion (Paraguay)

L'incontro con la Conferenza episcopale del Paraguay nella nunziatura apostolica - Asuncion (Paraguay)

Titolo: Intensa azione pastorale nella formazione delle coscienze per preparare le vie del Signore nella libertà e nella giustizia

Testo:

Amatissimi fratelli nell'episcopato.


1. Provo una grande gioia nel mio cuore nell'incontrarmi oggi con voi, riuniti in questa nunziatura apostolica, nella città di Nuestra Senora de la Asuncion. Il mio più grande desiderio è che questi momenti siano un'occasione propizia perché "il vincolo dell'unità, della carità e della pace" (LG 22) della nostra comunione ecclesiale, si rafforzi e sovrabbondi di rinnovate speranze di essere efficaci strumenti di Dio per diffondere il suo Regno sulla terra.

La mia permanenza in questo meraviglioso Paese, situato nel cuore del continente sudamericano, costituisce l'ultima tappa dei mio viaggio pastorale in queste regioni. In questi giorni ho potuto constatare, con immensa soddisfazione, come il "seme" (Lc 8,11) - la Parola di Dio -, seminata nel corso dei secoli, per mezzo della zelante opera di molti Vescovi, è stato fecondo. La Parola di Dio che essi seminarono nei cuori, resi terra fertile dalla grazia divina - irrigata dal sudore dei missionari e dal sangue dei martiri ha dato frutti abbondanti.

Voglio esprimervi la mia gratitudine per la costante sollecitudine pastorale che avete dimostrato nella edificazione della Chiesa in Paraguay. Avete seguito l'esempio dei grandi Vescovi di questa terra come monsignor Martin de Loyola - nipote di sant'Ignazio -, e l'illustre figlio di questa città, monsignor Hernando de Trejo y Sanabria. Autentici uomini di Dio e fedeli nell'applicazione dell'allora recente Concilio di Trento, furono al tempo stesso grandi difensori degli indigeni, promotori di un vasto movimento culturale e cardini dello sviluppo umano e cristiano del Paraguay e delle regioni vicine. Avete anche seguito le orme più recenti di monsignor Juan Sinforiano Bogarin, che ha dato un nuovo impulso all'opera evangelizzatrice e si è distinto quale difensore dei valori che costituiscono lo spirito paraguayano nei momenti particolarmente diff1cili per la vostra patria. Ora, alle soglie del V centenario dell'evangelizzazione dell'America, spetta a voi il compito grandioso di infondere nuove energie a questo nuovo cristianesimo che avete ereditato.


2. "Gesù usci di casa e si sedette in riva al mare" (Mt 13,1).

Con questa semplice introduzione san Matteo inizia la narrazione della parabola sul mistero del Regno dei cieli. La realtà salvifica nascosta in questi racconti del maestro presagisce orizzonti di universalità umana per la Chiesa e per il nostro ministero pastorale, perché il suo fine è quello di diffondere fino ai confini della terra, la luce e l'energia sempre nuova del Vangelo.

"Il seminatore usci a seminare..." (Mt 13,3). La parabola del seminatore ci ricorda il dovere imprescindibile di predicare la "buona novella" (Mc 16,15) a tutti gli uomini. "Il seme è la Parola di Dio" (Lc 8,11) e "il seminatore semina la Parola" (Mc 4,14). Il compito di insegnare sempre, come maestri esperti della fede, è "uno dei principali doveri dei Vescovi" (CD 12). E a tutti voi - in quanto successori degli apostoli - che si rivolge in primo luogo il monito di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo" (Mc 16,15); "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8), affinché come precisa l'Apostolo delle genti, "la Parola del Signore si diffonda e sia glorificata" (2Th 3,1).

La Chiesa, sacramento universale di salvezza, deve continuare ininterrottamente questa semina. Nel corso dei secoli, essa si fa presente grazie all'opera di diffusione dei pastori che la costante cooperazione di sacerdoti, religiosi e di tanti fedeli, e al tempo stesso essa condivide con loro le gioie e i dolori di ogni periodo storico.

Oggi, come duemila anni fa; oggi come cinquecento anni fa, il seminatore della Parola di Dio continua ad uscire di nuovo nel campo con la stessa costanza e con un nuovo slancio evangelizzatore. Il seme gettato in ogni tempo dagli operai di Cristo in queste terre deve diventare fecondo nei cuori di tutti i paraguayani affinché produca molto frutto.


3. Il seminatore della parabola semina in tutte le direzioni. A proposito della semente san Matteo ci dice che "una parte... cadde sulla strada... un'altra parte in luogo sassoso..., un'altra parte sulle spine e un'altra parte cadde sulla terra buona" (Mt 13,4-5 Mt 13,7-8). Questo racconto riferito dall'evangelista ci avrebbe dovuto convincere fin troppo che la Parola di Dio deve essere seminata ovunque, mediante una continua, vasta e intensa predicazione e catechesi. Si tratta, come potete comprendere, di un'opera prioritaria, indispensabile. Un'opera che per essere efficace non solo richiede la dedizione dei sacerdoti e degli altri operatori di pastorale, ma anche la preoccupazione dei genitori per la formazione religiosa dei loro figli.

Dovete curare, inoltre, l'adeguata preparazione dottrinale e umana dei responsabili che curano la catechesi, affinché insegnino sistematicamente in modo approfondito tutti i misteri della fede con giusto criterio, pietà e competenza.

Non basta portare la dottrina: bisogna far si che coloro che ricevono l'istruzione religiosa si sentano spinti a vivere quanto apprendono.

La catechesi, come ben sapete, deve condurre alla frequenza dei sacramenti. L'ardente desiderio di ricevere per la prima volta la santa Comunione, deve essere accompagnato da un'adeguata disposizione dell'anima senza tralasciare di accostarsi al sacramento della Penitenza quando sia necessario. Il progressivo sviluppo della vita cristiana si consolida ricevendo la Cresima e prosegue per tutta la vita, nella misura in cui si viene perfezionando la formazione personale ricevuta.

Vi raccomando, amatissimi fratelli, di dare impulso alla catechesi affinché il messaggio di Cristo giunga fin nei luoghi più nascosti della vostra patria. Dalle periferie di Asuncion fino ai villaggi più lontani, dai bambini agli anziani, dai più ricchi ai più bisognosi: è necessario che il Vangelo sia annunciato in tutto il territorio del Paraguay.

La storia del vostro Paese è un chiaro esempio della fecondità soprannaturale e umana di una catechesi costante e intensa. Le virtù del vostro popolo e le sue tradizioni ne sono fedele testimonianza, e si manifestano anche in tante espressioni di religiosità popolare.


4. "Il Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che usci all'alba per prendere a giornata lavoratori" (Mt 20,1).

In quest'opera d'istruzione religiosa a tutti i livelli non siete soli.

I presbiteri, vostri principali collaboratori, sono i primi operai, disposti a sopportare "il peso della giornata e il caldo" (Mt 20,12) a favore di questo ministero esigente e prioritario. A loro dovrete rivolgere le vostre maggiori attenzioni tenendoveli molto vicini con sincera amicizia, condividendo le loro gioie e le loro difficoltà, aiutandoli nelle loro necessità; in tal modo costruirete una salda comunione che sarà esempio per i fedeli e solida base di carità.

Soprattutto nella parabola dei lavoratori della vigna, vediamo che il padrone di casa "esce verso le nove del mattino" (Mt 20,3), "di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre" (Mt 20,5) "e perfino verso le cinque" (Mt 20,6) in cerca di lavoratori per la sua vigna. Cari fratelli nell'episcopato, anche voi, come quel padrone di casa, non vi siete uniformati a coloro che già stavano lavorando nel vasto settore delle vostre comunità ecclesiali, ma siete usciti una volta e un'altra ancora in cerca di nuovi lavoratori per continuare l'impellente compito di portare a tutti il messaggio salvifico di Cristo.

Rendo grazie a Dio perché, da alcuni anni, si sta manifestando fra voi un significativo aumento di vocazioni sacerdotali. Questo è un dono che anche voi dovete riconoscere e che vi pone di fronte all'esigenza di collaborare, lavorando con maggior impegno alla formazione dei seminaristi.

Obiettivo principale di quest'opera è un accurato consolidamento della vocazione che hanno ricevuto. "Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova..., poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo" (Mt 13,44). La vocazione sacerdotale, infatti, è in perfetta armonia con un totale disinteresse per i beni di questo mondo e con una rinuncia all'amore terreno per abbracciare un amore più perfetto. Mediante la direzione spirituale individuale bisogna far nascere nei loro animi la convinzione che non basta dire si al Signore; bisogna perseverare nella propria vocazione contro i pericoli che possono rubare "ciò che è stato seminato nel cuore" (Mt 13,19).

E' auspicabile che esista nel seminario un ambiente di lavoro, studio e disciplina che consenta ai candidati al sacerdozio di diventare quel modello di umanità che l'apostolo san Paolo chiede al suo discepolo Timoteo: "irreprensibile, ...sobrio, prudente, dignitoso, ...non dedito al vino, ... esempio ...nella carità, nella fede, nella purezza" (1Tm 3,2-3 1Tm 4,12). Tutto ciò è quanto necessario per mantenere libero il cuore e avvicinarsi per sempre all'amore.

La pastorale dei giovani e della famiglia nelle vostre Chiese particolari deve prestare un'attenzione preferenziale a coltivare le vocazioni sacerdotali e religiose. E necessario gettare la rete in mare con coraggio e fiducia in Dio, sapendo inoltre scegliere prudentemente fra i candidati, anche se bisogna denunciare la carenza di sacerdoti, "poiché Dio non permette che la sua Chiesa manchi di ministri, se i degni vengono promossi" (OT 6).

Così come dicevo a Roma, durante la vostra ultima visita "ad limina", ora vi esorto nuovamente affinché consideriate non soltanto l'urgenza di vocazioni per il vostro Paese, ma che pensiate anche ai bisogni sacerdotali e missionari di tutta la Chiesa (cfr. "Ad Paraquariae Episcopos occasione oblata "ad limina" visitationis coram admissos", 8, die 15 nov. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 2 [1984] 1222s).

L'evidente consapevolezza dell'importanza della famiglia come Chiesa domestica e cellula della società vi porterà ad intensificare il vostro impegno nella pastorale familiare, poiché come ci ricorda il Concilio Vaticano II: "La salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (GS 47). E' inoltre necessario un impulso alla formazione cristiana dei matrimoni, come uno dei mezzi più efficaci per irradiare il cristianesimo nella società.


5. "Il Regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misurini di farina perché tutto si fermenti" (Mt 13,33).

Nel mondo i cristiani sono come il fermento nella massa. E' esigenza del loro Battesimo che essi debbano assumersi il compito di trasformare il mondo e considerare come uno dei loro doveri la lotta contro le "strutture di peccato", che sono la conseguenza del peccato originale e di tutti i peccati personali. La vita politica, l'economia e lo sviluppo, come manifestazioni collettive dell'attività umana hanno una lettura teologica (cfr. SRS 30-31 e cap. V), che deve essere vissuta e applicata dai cristiani nel loro compito di illuminare tutti con la luce di Cristo.

Sono noti i problemi che nel vostro Paese, come in altri luoghi del mondo, affliggono vasti settori della società: l'ineguale distribuzione dei beni e delle risorse che Dio vi ha donato, la smisurata sete di ricchezze e di potere, il disinteresse economico e sociale di molti, l'insufficienza di validi canali di dialogo per superare posizioni di fatto.

La Chiesa, fedele alla volontà del suo divino fondatore, continuerà instancabilmente nella sua opzione di mettersi sempre e in ogni luogo al servizio dell'uomo e di difendere il carattere trascendente della persona. La sua missione è certamente di ordine religioso. "Eppure - ci ricorda il Concilio Vaticano II - proprio da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42).


6. La Chiesa è esperta in umanità e per questo proclama con pieno diritto la sua visione dell'uomo, cioè, quella che il Creatore stesso impresse fin dal principio nella creatura uscita dalle sue mani. Mossa dal suo amore per l'uomo, che è sempre immagine e somiglianza di Dio, e "in forza del Vangelo affidatole, proclama i diritti dell'uomo e riconosce e apprezza molto il dinamismo con cui ai giorni nostri tali diritti vengono promossi ovunque" (GS 41).

I diritti umani non sono altro che la logica espressione dei bisogni che la persona deve soddisfare per raggiungere la sua pienezza, e si estendono, pertanto, a tutti gli aspetti della vita umana. La vostra missione quali pastori del Popolo di Dio, implica l'aiuto ad ogni fratello a riconoscersi come persona, soggetto di diritti e doveri e a contribuire a che tali diritti siano esercitati e al tempo stesso rispettati dalle istituzioni della società.

Fra i diritti più elementari della persona umana va menzionato il diritto dei lavoratori a fondare liberamente associazioni che rappresentino e difendano autenticamente i loro interessi in vista di una più giusta regolamentazione della vita economica, a ciò va strettamente legato il diritto all'iniziativa economica, delle persone, delle associazioni e delle nazioni (cfr. GS 68; SRS 15).

Per quanto riguarda la vita politica, il Concilio insegna saggiamente che "è pienamente conforme alla natura che si trovino strutture politico-giuridiche che sempre meglio offrano a tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, la possibilità effettiva di partecipare liberamente e attivamente sia alla elaborazione dei fondamenti giuridici della comunità politica, sia alla determinazione del campo d'azione e dei limiti dei differenti organismi, sia alla elezione dei governanti" (GS 75).


7. La vostra missione, cari fratelli, suppone di conseguenza una attenta analisi delle circostanze proprie del vostro Paese per trovare nei segni dei tempi interpretati alla luce della Parola di Dio, della Tradizione e soprattutto della dottrina sociale della Chiesa, le opzioni e i criteri che devono guidare la vostra azione pastorale nella formazione delle coscienze, preparando le vie del Signore nella libertà e nella giustizia.

Infatti, vediamo che non pochi problemi di carattere sociale e anche politico hanno le loro profonde radici in ragioni di ordine morale. perciò, la Chiesa, animata dal suo desiderio di servizio, si avvicina ad essi per illuminarli con il Vangelo contribuendo al tempo stesso alla loro soluzione positiva mediante la sua attività pastorale, educativa e assistenziale.

Con il dovuto rispetto per la legittima autonomia delle istituzioni e delle autorità, la vostra azione apostolica non risparmierà sforzi nel promuovere e incoraggiare tutte quelle iniziative che servono alla causa dell'uomo, alla sua elevazione e al suo progresso integrale, alla difesa della vita e dei diritti della persona nel segno della giustizia e del rispetto reciproco.


8. Amati fratelli che condividete con me la sollecitudine pastorale dell'episcopato: a conclusione di questo incontro fraterno voglio menzionare nuovamente il versetto dell'evangelista: "Il seminatore usci a seminare" (Mt 13,3). Seminate la Parola di Dio essendo sempre fattori di unità. Seminate - con l'aiuto dei sacerdoti e degli operatori di pastorale - la parola della formazione cristiana su tutto il Popolo di Dio affidato a voi. Seminate la dottrina di Cristo con impegno, ottimismo e fiducia, sapendo "che né chi pianta né chi irriga è qualcosa, ma Dio che fa crescere" (1Co 3,7). Se tutti i fedeli sono "il campo di Dio, l'edificio di Dio" (1Co 3,9), voi siete "collaboratori di Dio" (1Co 3,9), strumenti nelle sue mani.

Il prodotto del lavoro e cioè che la terra produca "cento, ... sessanta, ...trenta" (Mt 13,23), dipenderà dalla vostra unione con lui, dal fatto che vi rimettiate alla forza dello Spirito.

Vi rinnovo la mia gratitudine per il lavoro che svolgete, mentre invoco per tutti voi e per tutti i vostri fedeli, la protezione della Vergine di Caacupé e l'intercessione di san Roque Gonzalez de Santa Cruz. Amen.


Data: 1988-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1988




Incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi nella Cattedrale - Asuncion (Paraguay)

Titolo: Impegno a favore della liberazione integrale ispirato ai criteri e ai metodi del Vangelo

Testo:

Amatissimi nel Signore.


1. Vengo con immensa gioia a questa storica Cattedrale di Asuncion per poter realizzare ciò che ho tanto desiderato: l'incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e altre persone consacrate che rappresentano una parte scelta e qualificata della Chiesa pellegrina in Paraguay.

Desidero in primo luogo salutare affettuosamente tutti e ciascuno dei presenti e, attraverso voi, esprimere la mia profonda stima ai presbiteri diocesani, alle diverse congregazioni religiose e ai centri di formazione esistenti nel Paese.

Allo stesso tempo, accogliete sin d'ora, la testimonianza della mia profonda gratitudine per la preziosa opera di abnegazione con la quale costruite, di giorno in giorno, la Chiesa, diffondendo la Parola di Dio e amministrando i sacramenti. Grazie per il vostro lavoro pastorale nel settore dell'istruzione, della sanità, della promozione umana, delle vocazioni, del lavoro nelle scuole, asili e ospedali, dove è richiesta la vostra valida presenza vicino ai più poveri e agli emarginati.


2. La lettura che abbiamo ascoltato ci ricorda il misterioso invito che Dio, nel corso della storia, ha rivolto al cuore degli uomini; si tratta di una chiamata alla salvezza in Gesù Cristo, il "solo mediatore" (1Tm 2,5). Oggi, Dio continua a salvare gli uomini per mezzo della Chiesa, che è "sacramento universale di salvezza" (AGD 1), per questo motivo chiama molti - e voi in modo particolare - per inviarli nel mondo come araldi della buona novella della salvezza. Proseguite l'opera di quei primi evangelizzatori, venuti dalla Spagna, che portarono in questa terra il seme della fede cristiana: domenicani, mercedari, francescani, gesuiti, sacerdoti del clero secolare e altri. Essi non vennero nel nuovo mondo per acquistare beni materiali nè per dominare queste terre, ma per guadagnare uomini e donne a Cristo, portando loro il messaggio cristiano. In questa occasione desidero ricordare due religiosi che venerate con particolare affetto: san Roque Gonzàlez de Santa Cruz, che ieri ho avuto la gioia di canonizzare, insieme ai suoi compagni martiri, e padre Luis de Bolanos. Gesuita il primo, francescano il secondo, sono entrambi modelli evidenti della nuova evangelizzazione che oggi dovete assumere come esempio.

Già dalla fine del secolo XVI la Chiesa del Paraguay aveva sacerdoti secolari nativi. Alcuni di loro, come padre Amancio Gonzàlez Escobar e padre Francisco Javier Bogarin, raggiunsero una giusta fama. Tutti - è opportuno ricordarlo - hanno lavorato instancabilmente insieme ai religiosi nei villaggi e nelle città, nelle missioni e nelle valli rurali, curando pastoralmente gli indigeni e gli spagnoli, così come la popolazione creola nata dalla fusione delle razze.


3. Nel ricordare quei sacerdoti e religiosi che ci hanno lasciato "con un servizio umile e nascosto, chiari esempi di santità" desidero esortare i presenti con le parole del Concilio Vaticano II affinché "mediante il quotidiano esercizio del proprio ufficio crescano nell'amore di Dio e del prossimo, conservino il vincolo della comunione sacerdotale, abbondino in ogni bene spirituale e diano a tutti la viva testimonianza di Dio" (LG 41).

Ancora oggi voi vi impegnate ad annunciare la Parola di Dio con forza, come hanno fatto i vostri antenati. Avete Vescovi totalmente impegnati a servizio della parola e dei sacramenti, per edificare la comunità nell'amore e rispondere alle esigenze dell'evangelizzazione in questa patria paraguayana.

Esorto tutti voi qui presenti e quanti, nei diversi campi della pastorale e dell'azione apostolica, collaborano strettamente con i Vescovi nell'importante compito di applicare il Vangelo alla società paraguayana, ad essere la luce e il sale che illumina e dà sapore di virtù cristiane a quanto vi circonda. I doni che avete ricevuto non devono essere sotterrati ma li dovete far fruttare come i talenti della parabola evangelica.


4. Dinanzi alle luci e alle ombre che caratterizzano oggi il panorama del Paraguay, la vostra sollecitudine di pastori di anime e di persone consacrate non può fare a meno di animarvi a dare una risposta, attraverso la vostra fede, che contribuisca ad edificare una società più sana moralmente e più pacifica nella convivenza.

Quando molte persone cercano, soprattutto, la sicurezza personale nel potere e nell'avere; quando il consumismo inverte i valori, abbandonandosi ad una cieca corsa per accumulare di più e sfruttare le cose senza alcun limite, l'autentico apostolo deve dare testimonianza degli eterni valori del Regno con una vita esemplare dettata dagli insegnamenti evangelici. Con questo, smaschererete quella falsa sicurezza del potere, dell'avere e del piacere, svelando agli altri che esistono altri valori per i quali vale la pena di impegnarsi: sono gli ideali che ci propone Cristo, via, verità e vita.

La vostra testimonianza come sacerdoti o anime consacrate deve sempre essere evangelizzatrice affinché coloro che hanno bisogno della luce della fede accolgano con gioia la parola della salvezza; affinché i poveri e più dimenticati sentano la vicinanza della solidarietà fraterna; perché gli emarginati e gli abbandonati sperimentino l'amore di Cristo; perché quelli che non hanno voce si sentano ascoltati; perché coloro che sono trattati ingiustamente trovino aiuto e difesa.

In questa evangelizzazione, compito prioritario ed essenziale della Chiesa, si dimostra la sua autenticità; perché non si possono scindere l'evangelizzazione e l'opera di giustizia, la fede e la ricerca dell'integrale dignità delle persone, l'annuncio del Regno e la promozione. Come ho sottolineato nella mia ultima enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", "la dottrina sociale cristiana ha rivendicato ancora una volta il suo carattere di applicazione della Parola di Dio alla vita degli uomini e della società così come delle realtà terrene, che ad esse si connettono, offrendo "principi di riflessione", "criteri di giudizio" e "direttrici di azione"" (SRS 8).


5. Con questo impegno a favore della liberazione integrale, ispirato ai criteri e ai metodi del Vangelo, il pastore di anime, l'apostolo, la persona consacrata dovrà essere al servizio dei fratelli per mostrare loro la carità di Cristo che si manifesta in modi diversi. Un servizio d'amore che abbraccia tutti e non esclude nessuno.

Ma è naturale che la Chiesa mostri una sollecitudine preferenziale verso i più poveri che in Paraguay, come in tanti altri luoghi dell'America Latina, soffrono ogni sorta di privazione. A molti di loro manca, infatti, l'indispensabile per vivere come persone umane e figli di Dio, che vuole per tutti un'esistenza degna. A quanti contadini, operai, lavoratori disoccupati o sfruttati manca il pane necessario! Tutti voi, ciascuno con il proprio carisma, dovrete essere a disposizione dei poveri, nei quali Gesù è presente in modo particolare.


6. A voi, cari sacerdoti, che siete i primi "collaboratori dell'ordine episcopale" (LG 28), spetta in modo particolare il compito di animare le vostre comunità rendendo presente Cristo e la sua forza salvifica. A tale proposito, mi compiaccio di sottolineare quale lodevole iniziativa pastorale la celebrazione dell'Anno eucaristico nazionale, definito dai vostri Vescovi "un richiamo efficace e un costante lavoro a favore della pace, della giustizia e dell'amore fra i paraguayani" ("Nuntius Conferentiae Episcoporum Paraquariae", die 8 dec. 1986).

L'Eucaristia, propriamente definita "segno di unità, vincolo di carità" (SC 47; 1Co 10,17), è realmente una scuola di amore attivo per il prossimo che deve accrescere in tutti i cristiani la consapevolezza della dignità della persona. Non è possibile che quanti spesso condividono "il pane dell'amore" siano insensibili di fronte alla mancanza d'amore fra i fratelli e non si impegnino seriamente a costruire tutti insieme la civiltà dell'amore. Voi, quali sacerdoti, vi siete assunti la responsabilità di essere testimoni di ciò che insegnate, imitatori di quello che amministrate, donando le vostre vite per il bene delle greggi (cfr. PO 13). Fra le caratteristiche della perfezione sacerdotale dobbiamo menzionare "l'ascetica propria del pastore d'anime" (PO 13), cioè la carità pastorale che si traduce nella sequela e nell'imitazione del Cristo obbediente, casto e povero. In questo contesto appare "la perfetta e perpetua continenza per il Regno dei cieli" (PO 16) quale espressione del modo d'amare del Buon Pastore.

Se vivete la vostra vocazione come profonda amicizia con Cristo, "con magnanimità e di tutto cuore" ("Presbyterorum Ordininis", 16)scoprirete facilmente tutte le esigenze evangeliche dell'adesione al Signore.

Tale adesione radicale a Cristo è un segno del Regno, un dono di Dio che diviene un grido profetico in un mondo materialista. Come vi ho scritto nella mia ultima lettera in occasione del giovedi santo, "rinunciamo liberamente al matrimonio, a fondare una nostra famiglia, per poter meglio servire Dio e i fratelli. Si può dire che noi rinunciamo alla paternità "secondo la carne", perché maturi e si sviluppi in noi la paternità "secondo lo spirito"" ("Epistula ad Presbyteros", 5, die 25 mar. 1988: , XI, 2, [1988] 727s). Davanti all'esempio di Maria, modello della Chiesa fedele a Cristo sposo, "bisogna che la nostra scelta sacerdotale del celibato per tutta la vita sia depositata anche nel suo cuore" (PO 16).


7. Mi rivolgo ora in modo particolare ai religiosi e alle religiose qui presenti, chiamati ad essere "segni e testimoni" di Cristo nel mondo. Voi dovete rendere presente Cristo accogliendo senza riserve lo spirito radicale delle beatitudini, consapevoli di avere nella vita consacrata "un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace" (Pauli VI EN 69).

Inseriti nelle diverse attività pastorali e conformati sempre dalla preghiera, crescerà in tutti il senso della partecipazione alla vita della Chiesa.

E' bello constatare questa vostra crescente convinzione che avete di essere membri del Popolo di Dio con vocazione di consacrazione peculiare. E' bello vedere in voi la Chiesa come la Vergine che aspetta lo sposo con la lampada accesa, essendo luce per gli altri e vivi testimoni dei valori del Regno.

Questo voler essere trasparenza di Cristo per gli altri, vi pone in una posizione di grande importanza e dignità, in quanto uomini e donne consacrati nella Chiesa per il bene di tutti i fratelli. Le vostre funzioni hanno una profonda incidenza ecclesiale e sociale, poiché potete offrire qualcosa di vostro, cioè, i doni della vostra ricca spiritualità e la vostra grande capacità di amore disinteressato. In questa prospettiva di inserimento nella Chiesa, vi incoraggio a gioire della vostra presenza specifica nella piena e fedele comunione con la gerarchia, poiché non vi può essere autentico inserimento nella Chiesa al di fuori del centro di comunione che è il Vescovo nella sua diocesi (cfr. CD 11). Sarete così l'autentica luce, la luce di Cristo nella sua Chiesa, luce che irradia la propria autorealizzazione.


8. Ma, per essere luce e presenza profetica di Cristo, è necessario seguire con generosa dedizione le orme del Maestro. In tal modo, il religioso, la religiosa, diventano persone consacrate a Dio nella Chiesa, per mezzo di Cristo, nella carità dello Spirito, per il bene di tutta la comunità ecclesiale.

Un'ulteriore testimonianza che la persona consacrata deve dare al Popolo di Dio è quella della vita comunitaria. Questo è un elemento indispensabile nella vita religiosa; una caratteristica che hanno vissuto, fin dal principio, tutte le congregazioni e che serve a creare legami di autentica fraternità.

D'altra parte non sarà possibile progredire nell'ideale religioso senza un costante riferimento alle fonti della grazia ottenuta nell'orazione e nel rapporto personale con Dio. Seguire Cristo nella castità, povertà e obbedienza, è molto più che ammirare un modello, anche se questo significa una buona conoscenza della Scrittura e della teologia. Seguire Cristo è qualcosa di esistenziale. E' cercare di imitarlo fino a configurarsi a lui, fino ad identificarsi con la sua persona mediante la pratica fedele dei consigli evangelici.

Tale realtà supera l'intelligenza e oltrepassa le forze umane. Ma ciò è realizzabile solo grazie a forti momenti di orazione e di silenziosa e costante contemplazione. Ricordate sempre che l'importante non è ciò che fate, ma ciò che siete come persone scelte e consacrate al Signore. Questo vuol dire che dovete essere contemplativi nell'azione.

A tale proposito non posso esimermi dal rivolgere un saluto, con particolare stima e affetto, alle religiose contemplative. Voi vivete nel silenzio del chiostro con "un dinamismo il cui impulso è l'amore" ("Evangelica Testificatio", 8). Il vostro "eminente posto nel Corpo mistico di Cristo" è caratterizzato da una "misteriosa fecondità apostolica" (PC 7).


9. Prima di concludere, rivolgo alcune parole ai giovani seminaristi, tanto amati dal Papa. Mi rallegra molto sapere che in Paraguay sono tanti coloro che aspirano alla vita sacerdotale e religiosa. Senza dubbio questa incoraggiante realtà è frutto di lunghi anni di impegno della Chiesa, soprattutto a partire dalla proclamazione di quell'anno del sacerdozio che ancora ricordate con gioia. Le iniziative pastorali a favore della evangelizzazione della famiglia paraguayana, sia nei campi che nelle città, così come lo sforzo di sollecitare una pastorale dei giovani autenticamente evangelizzatrice, faranno si, senza dubbio, che tutto il Popolo di Dio si assuma la responsabilità di collaborare attivamente con il Signore della messe al fine di conseguire che ogni giorno aumenti il numero di coloro che consacrano la propria vita al servizio della Chiesa e dei loro fratelli.

E voi che avete fatto il primo passo verso il sacerdozio e che vi state preparando nel seminario maggiore o nelle case di formazione religiosa, il Papa vi anima ad essere consapevoli della grande responsabilità che state per assumervi: esaminate bene le intenzioni e le motivazioni, dedicatevi con animo forte e con spirito generoso alla vostra formazione; siate austeri, umili, obbedienti; coltivate le virtù umane così necessarie oggi al ministero sacerdotale e, soprattutto, basate la vostra vocazione su un grande amore personale per Cristo Eucaristia e su una "fiducia filiale alla beatissima Vergine Maria che fu data come Madre da Cristo morente in croce al suo discepolo" (OT 8).

In conclusione, vi invito tutti: sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e altre anime consacrate a rivolgervi a Maria, modello di Vergine e di dedizione al disegno di Dio. Imitate il suo "si" espresso in una decisione unica che serva da sprone alle vostre vite. Che lei, la Vergine dell'accoglienza nell'annunciazione, la Madre ai piedi della croce, la Madre della Chiesa e vostra, accompagni i vostri passi, le opere di apostolato e di misericordia.

E nel chiedervi di portare il mio saluto e pensiero a tutti i vostri fratelli e sorelle che non hanno potuto partecipare a questo incontro, vi imparto con affetto la mia speciale benedizione apostolica.


Data: 1988-05-17 Data estesa: Martedi 17 Maggio 1988





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