GPII 1988 Insegnamenti - Atto di affidamento della diocesi di Roma alla Vergine Maria - Roma

Atto di affidamento della diocesi di Roma alla Vergine Maria - Roma

Titolo: "A te, o "Salus populi romani" affidiamo questa santa Chiesa"

Testo:

La Madre di Dio sia con noi, su tutte le vie che portano all'unione col Figlio suo.

A te ricorriamo, misericordiosa Madre di Dio, / al termine del nostro pellegrinaggio / durante il quale abbiamo celebrato / e professato la fede / nel sacramento dell'Eucaristia, / "viatico" del nostro cammino terreno / verso la Gerusalemme celeste. / Tu che ci accogli benigna in questa tua dimora, / nuova Betlemme, "casa del pane", / continua a ricordare alla Chiesa che è in Roma / il mistero del Verbo di Dio fatto carne / che tu hai generato e per prima hai adorato.

A te, o "Salus populi romani" / affidiamo questa santa Chiesa, / i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, / i religiosi e i laici. / Ti affidiamo le gioie e le speranze, / le tristezze e le angosce, / il presente e il futuro / degli uomini e delle donne / che vivono in questa città. / Ottieni a tutti di impegnarsi / nel cammino del Sinodo pastorale diocesano, / che poniamo sotto la tua protezione. / Insegnaci tu che la vera comunione / è opera dello Spirito, / e si realizza là / dove i fratelli convengono unanimi / per rinsaldare i vincoli della fraternità / e progredire uniti nella fede, / nella speranza e nella carità.

Insegnaci ad accogliere fidenti, / l'invito a fare tutto ciò che il tuo Figlio / ci comanda. / Ottieni a noi il dono dello Spirito Santo / che ha consacrato Cristo / servo di Dio e degli uomini / affinché questa comunità riscopra, / alle soglie del terzo millennio, / la sua singolare missione / di annunciare il Vangelo / e testimoniare quell'amore universale / che fa di tutte le nazioni / un solo Popolo di Dio. / O Maria, madre della Chiesa e modello / del nostro pellegrinaggio nella fede, / uniamo le nostre umili voci al tuo cantico di lode / per magnificare il Padre dei doni, / per il Figlio, nello Spirito Santo, / ora e per tutti i secoli.

Amen.


Data: 1988-06-02 Data estesa: Giovedi 2 Giugno 1988




Appello ai credenti e non credenti durante l'incontro con la cittadinanza - Carpi (Modena)

Titolo: Mentre cadono illusioni culturali e politiche ascoltate la voce della Chiesa che difende in Cristo il valore dell'uomo

Testo:


1. Il saluto più affettuoso alle autorità e a tutti voi, cittadini e diocesani della bella Carpi. Il ringraziamento più sincero per avermi invitato tra voi e procurato la gioia di questo incontro. Saluto il Vescovo, mons. Maggiolini, insieme col Vescovo emerito mons. Artemio Prati, il sindaco della città e l'onorevole rappresentante del governo, grato per le gentili parole che mi hanno rivolto.

Già il 10 marzo 1984, ho visto molti di voi in pellegrinaggio a Roma per ricordare l'VIII centenario della consacrazione della "Sagra", la vostra opera più antica e graziosa, a opera di Papa Lucio III. In quella occasione, il vostro Vescovo mi aveva mostrato l'iscrizione che campeggia sul frontale di questo tempio. Essa dice: "Christus per mortem de morte resuscitat orbem", e cioè: "Cristo, attraverso la morte, dalla morte fa risorgere l'universo".

Faccio mia questa professione di fede e questo programma di vita, che vi giunge da una tradizione secolare e che trova oggi confermata la sua verità. Il Signore Gesù, attraverso la sua morte liberamente affrontata per amore del Padre, risorgendo fa nuove tutte le cose: dona agli uomini la salvezza definitiva e la speranza che non delude, mette nella storia e nel cosmo un seme di novità che troverà nel Regno la sua piena fioritura. Davvero, Cristo è la verità totale dell'uomo, della storia e dell'universo.


2. Conosco le proverbiali doti che vi connotano: laboriosità, intraprendenza, lealtà, schiettezza, generosità, impegno di solidarietà, passione per la giustizia, senso e gusto della famiglia. Sono qualità che permangono, nonostante che oggi si avverta una certa caduta di tensione e di valori morali con l'affermarsi di una mentalità consumistica, che si esprime in una cultura particolarmente laicizzata e povera di trascendenza.

A un progresso economico veloce, consistente e vistoso, non sempre si è accompagnato un progresso culturale ed etico. così, in poco tempo sono entrati in crisi aspetti determinanti della vita civile come la stabilità della famiglia, l'esercizio di una prudente e generosa paternità e maternità responsabili, il rispetto della vita umana in ogni suo stadio, la passione per un lavoro educativo, capace di formare personalità pronte alla fatica e alla gioia di donare, lo spirito di collaborazione e di partecipazione alla cosa pubblica.

Sono, questi, problemi di cui siete ben consapevoli e per la cui soluzione vi state adoperando con sofferto impegno.


3. La Chiesa non ha risposte tecniche da offrire nelle diverse contingenze storiche, per quanto concerne gli interrogativi posti dalla convivenza civile.

Essa tuttavia sa di essere mandata a proporre Cristo come motivo di salvezza e di promozione globale dell'uomo, di ogni uomo e dell'intera umanità. Cristo disvela le "strutture di peccato" (cfr. SRS 36) che opprimono la persona e le libere aggregazioni sociali. Cristo, inoltre, smaschera il peccato che è in ogni uomo, anche credente, e offre, con il perdono, con la verità e la grazia, alcune indicazioni fondamentali e decisive, che guidano verso una esistenza veramente umana e una convivenza sempre più libera e giusta. La Chiesa, alla vigilia dell'anno duemila, si pone contro ogni fatalismo pessimistico; chiede e suscita la speranza per il domani: nel tempo e oltre il tempo.

Essa compie la sua missione indicando nel Signore Gesù la causa, il fine e il modello dell'uomo autentico; offre gli imperativi della morale umana ed evangelica non come limiti o motivi di oppressione, ma come ragioni di pieno sviluppo della persona; rivela delle mete per le quali merita vivere e, a nome di Cristo, dona la forza per raggiungerle. Il suo primo servizio all'uomo è quello della verità e della grazia, da cui deriva l'impegno dell'azione a vantaggio dei singoli e della comunità.


4. In linea con questo impegno la Chiesa propone la sua dottrina sociale, che non è ideologia, "ma l'accurata formulazione dei risultati di una attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della Tradizione ecclesiale" (SRS 41): presenta, cioè, direttive etiche, le quali valgono per ogni uomo di retto sentire.

La Chiesa, ancora, collabora, insieme con le altre forze sane della società, a stabilire un substrato di cultura intriso di vera moralità, che renda possibile e sempre più umana la vita sociale (cfr. SRS 47). Le strutture politico-giuridiche, mediante le quali i cittadini condividono la responsabilità della cosa pubblica, rischiano di non sostenersi, se non poggiano su un consenso che condivida e sperimenti i valori morali risolutivi dell'uomo (cfr. GS 75): valori morali che soltanto nella dipendenza da Dio si rivelano esplicitamente giustificati come assoluti e intangibili (cfr. GS 22).

La Chiesa, inoltre, chiede che nella convivenza civile sia equamente coniugato il principio di solidarietà col principio di sussidiarietà. Ciò significa che il pubblico potere ha il dovere di riconoscere e di agevolare le iniziative e i servizi che gli individui e le formazioni sociali intermedie riescono a compiere con propria creatività. Il potere pubblico, infatti, è al servizio dell'uomo, e non al contrario. Il principio di sussidiarietà, peraltro, si impone non solo nel settore economico, ma soprattutto nei settori più prossimi e intimi alla persona, quali la vita, l'espressione del pensiero, la dimensione culturale, l'impegno educativo, l'aiuto alle diverse povertà, lo svago, ecc.


5. Questa sua missione in campo sociale la Chiesa svolge soprattutto mediante l'impegno dei laici, sensibili alle esigenze che scaturiscono dal loro Battesimo.

Io dico pertanto ai credenti che mi ascoltano: siate presenti nella società con l'annuncio vitale del Vangelo e con l'invito a inserirsi nella Chiesa, dove è offerto il dono della verità e della grazia in Cristo: un dono di cui gli uomini di oggi hanno e avvertono un estremo bisogno. Sono certo che, nonostante alcune difficoltà, molta gente è disponibile ad aderire o a ritornare al cristianesimo.

Particolarmente sono disponibili persone che si sono lasciate staccare dalla Chiesa per tradizioni anticlericali ormai largamente ingiustificate, per pressioni sociologiche e culturali ormai declinanti, per desiderio di una giustizia sociale, che pur la Chiesa propone e cerca di attuare con fedeltà a Cristo e all'uomo. La vostra passione di appartenenza alla Chiesa possa far esclamare a chi vi osserva: "Guardate come si amano!". Sarà questa la "prova" più efficace perché chi vi vede possa riconoscere il Signore Gesù tra voi ed accogliere l'annuncio di salvezza che egli ha portato all'intera umanità.

Le vostre aggregazioni ecclesiali, le parrocchie, i gruppi giovanili, le associazioni formative non ostacolano la società. Recano invece un messaggio; mettono in evidenza un pluralismo sociale, che già esiste e può essere sano; rendono possibile l'evangelizzazione nel pieno rispetto della libertà di tutti, in un confronto che salva ed eleva l'umano. Se i credenti, uniti nella fede, nei sacramenti e nella disciplina ecclesiale, secondo le loro diverse peculiarità, sapranno rendersi presenti e operosi nella società, ridiventeranno una "forza sociale", nello stile della loro originalità e responsabilità laicali e senza alcuna imposizione della fede a chi non intende accoglierla. Tutti gli uomini di buona volontà riconosceranno, piuttosto, gli ineludibili principi etici fondamentali della persona.


6. A tutti quindi, credenti e non credenti, rivolgo il mio caldo appello, perché, mentre cadono molte illusioni culturali e politiche, ascoltino la voce della Chiesa che continua a difendere e a promuovere, in Cristo, il valore assoluto della persona. La Chiesa è comunità misericordiosa e accogliente nella verità e nella salvezza. Essa offre le indicazioni, per quanto concerne l'aspetto etico, che stanno alla base di ogni civiltà autentica. Essa propone un messaggio che nel Signore Gesù indica il superamento del materialismo, del consumismo e dell'edonismo, suscitando nell'animo la sete di autentica felicità.

Possa tale messaggio trovare rinnovato ascolto in questa terra dalle antiche tradizioni cristiane, così che a quanti vi abitano sia dato di vivere e di operare nella verità, nella giustizia, nella libertà, nell'amore.

Su tutti scenda la benedizione di Dio: su coloro che hanno l'incombenza di predicare, di vivere e di mostrare la salvezza recataci dal Signore Gesù; su coloro che devono servire alla concordia, allo sviluppo integrale e alla pace della vita civile; sui giovani che preparano il domani della Chiesa e della società; su coloro che si sentono non amati.

A tutti sono vicino, per tutti prego, tutti stringo in un grande abbraccio, a tutti dico con fraterno affetto: sforzatevi di essere all'altezza del vostro patrimonio di fede e di civiltà; lo dovete a voi stessi, lo dovete ai vostri figli, che da voi attendono un mondo ricco di quei valori che rendono bella e degna la vita sulla terra.


Data: 1988-06-03 Data estesa: Venerdi 3 Giugno 1988




Le risposte alle domande della gioventù nella Cattedrale - Carpi (Modena)

Titolo: I giovani d'oggi superino la paura d'incontrare Cristo

Testo:

Carissimi giovani della diocesi di Carpi!


1. Sono lieto di essere tra voi e di rispondere alle domande che avete voluto pormi. Ho visto in esse il vostro desiderio di confrontare la vostra fede e la vostra vita col successore di Pietro, a cui è affidato il compito di "confermare i fratelli".

Il vostro Vescovo mi ha passato tutti i manoscritti e i dattiloscritti delle vostre richieste, ed ho scelto quelle che mi sono sembrate più attinenti alla vostra condizione di giovani cattolici.

Conoscete la fiducia che ripongo in voi. Siete la speranza della Chiesa e della società del terzo millennio. Mi preme quindi di mettermi in vostro ascolto e di dialogare con voi.


2. Una prima vostra domanda suonava così: Essere oggi movimento ecclesiale che persegue finalità educative, vuol dire scontrarsi sempre più spesso con una realtà in forte contrapposizione al Vangelo. Nell'eventualità di poterne indicare uno solo, quale pensa che sia l'obiettivo educativo che occorre privilegiare ora nelle nostre Chiese particolari? Rispondo cominciando con l'osservare che questo non è soltanto problema dei "movimenti ecclesiali", ma di tutta la Chiesa, che è per struttura comunità educativa. Ed è problema grave in particolare nelle zone di cultura fortemente secolarizzata.

Ora, l'"obiettivo" fondamentale che la Chiesa persegue è la conversione a Cristo di ciascun essere umano, perché "non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12).

Occorre che i giovani di oggi superino la paura di incontrare Cristo, quasi fosse un motivo di soffocamento dell'umano autentico. Cristo è l'uomo perfetto, la verità totale dell'uomo; e concedersi a lui significa recuperare, sanare e recare a compimento la persona nella sua genuinità.

Occorre poi che il giovane credente senta la fierezza della sua identità ed assuma davanti al mondo un sereno atteggiamento critico che, mentre sa scorgere i valori di verità e di grazia disseminati dallo Spirito nei cuori di tutti gli uomini, abbia anche il coraggio di rifiutare i non-valori che la cultura circostante comporta.

L'ideale non è di essere e di agire "come gli altri", ma di essere e di agire come Cristo vuole, non rinunciando all'annuncio scomodo ma affascinante del Vangelo. così si incultura il cristianesimo nella società.

Aggiungo che l'incontro col Signore Gesù avviene normalmente attraverso l'incontro con una comunità ecclesiale unita, solida, attiva e lieta: capace di esprimere la componente umana in tutta la sua ricchezza.


3. La seconda domanda suona così: Nella nostra comunità si tende a insistere nell'iniziazione cristiana su ciò che differenzia il credente dagli altri uomini su un piano esclusivamente morale. Pensiamo che il cristiano si identifica in base al suo rapporto con Cristo. Per noi giovani, chiamati a evangelizzare anche altri giovani, è importante e nello stesso tempo difficile, assumere questa mentalità e quindi agire di conseguenza. Non sarebbe opportuno elaborare e valorizzare di più percorsi educativi che non insistano sul "dover essere", ma sull'"essere"? Riconosco, cari giovani, che se l'insistenza nell'iniziazione cristiana vertesse soltanto sull'aspetto morale, trascurando la realtà nuova del battezzato, che in Cristo diventa una "nuova creatura" (cfr. 2Co 5,17), vi sarebbe veramente il rischio di scivolare in uno sbiadito "moralismo".

E tuttavia, la testimonianza cristiana non può ignorare il "di più" che il credente possiede senza proprio merito, come dono ricevuto dal Signore Gesù: la consapevolezza della redenzione operata da Cristo, i mezzi sacramentali della grazia, l'aiuto di un orientamento offerto da un'autorità garantita dalla speciale assistenza divina, il sostegno della fraternità ecclesiale, sono alcuni aspetti di tale "di più", che occorre riconoscere e condividere con tutti.

Sono certo necessari "percorsi educativi" che non insistano soltanto sul "dover essere", ma anche e innanzitutto sull'"essere". E tuttavia non vedo come il "rapporto con Cristo" possa non includere anche l'appello all'impegno morale.

All'apostolo Pietro che, dopo la Pentecoste, annuncia pubblicamente, insieme con gli altri apostoli, la redenzione operata da Cristo, gli ascoltatori domandano subito: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?" (Ac 2,37). Non potrebbe essere altrimenti, se non si vuole che la proposta di Cristo finisca per coesistere con una vita inconciliabile col suo messaggio e col suo mistero salvifico.

Sono convinto che voi giovani comprendete benissimo questa esigenza di coerenza: all'"essere" devono seguire le "opere". Le "opere" manifestano e trasmettono la fede con l'aiuto dello Spirito.


4. Vi è una terza domanda, formulata così: Come aiutare il giovane nella scoperta di una vocazione laicale, senza tuttavia precludergli la possibile apertura a vocazioni diverse (sacerdotali e di particolare consacrazione)? Confesso, cari giovani, di non capire bene il senso della domanda: così com'è formulata, sembra separare troppo nettamente la vocazione "laicale", genericamente espressa dalla domanda, da quella verso la specifica vocazione sacerdotale o di particolare consacrazione. In realtà, la pedagogia cristiana introduce a vivere in Cristo globalmente attraverso i sacramenti dell'iniziazione e il lavoro educativo che li prepara; essa deve portare il giovane a un atteggiamento di disponibilità radicale nei confronti delle diverse vocazioni possibili, compresa quella al sacerdozio ministeriale o alla vita di particolare consacrazione. Sicché la vocazione dei laici è da considerare propriamente "aperta": con l'illuminazione dello Spirito, con la vita comunitaria, con l'aiuto del direttore spirituale, il giovane, poi, deciderà per la vocazione laicale strettamente intesa (famiglia, lavoro, immersione nel mondo, impegno nell'orientamento a Dio delle realtà terrene) o deciderà per il ministero sacerdotale o per la vita religiosa.

Del resto, è dalla famiglia che nascono le vocazioni sacre.

La Chiesa, dunque, deve proporre ai giovani tutte le possibili vocazioni cristiane perché ciascuno si impegni a rispondere a Dio sulla strada su cui egli lo chiama. Non, dunque, assenza di "preclusione" per vocazioni speciali, ma invito a tutti i giovani perché prendano in considerazione anche tale possibilità.

Oggi la Chiesa - soprattutto la Chiesa delle zone del benessere - ha un estremo bisogno di sacerdoti e di persone che nella verginità, nella povertà e nell'obbedienza, si dedichino a Cristo e ai fratelli.

Una comunità ecclesiale che non esprimesse tutte le fisionomie vocazionali, dovrebbe seriamente interrogarsi davanti al Signore Gesù se stia vivendo una fede lucida, forte e gioiosa, o non invece cedendo al compromesso col "mondo".


5. Un'altra domanda osserva: Ella, Padre Santo, ha più volte esortato i giovani a costruire "la civiltà della verità e dell'amore". Molti, anche non credenti, si dichiarano d'accordo con questa affermazione. Nello stesso tempo, pero, ci viene detto che in realtà la verità non esiste e che "saggio è chi coltiva il dubbio". Dov'è, allora, la verità su cui costruire questa nuova civiltà? Cari giovani, il dubbio è sano quando nasce da certezze che si intendono approfondire. E' invece segno di spirito fiacco, quando viene coltivato mollemente per se stesso.

Nella professione di fede, apriamo il Simbolo con un solenne e risoluto "credo", che significa: sono certo, sono sicuro che è così. Lo sono perché so di affidarmi alla Parola di Dio, che nè s'inganna nè può ingannare. Cristo è la verità totale: davanti al suo insegnamento, che il Magistero ecclesiale interpreta autorevolmente, non v'è posto per il dubbio.

Cosa diversa è il giudizio su singole contingenze concrete: qui occorre riconoscere la possibilità di diverse accentuazioni. Occorre anche accogliere con docile obbedienza quanto le guide della Chiesa riterranno opportuno di indicare, con la prudenza che il Signore Gesù suggerisce loro.

A partire da queste certezze di fede, si potrà e si dovrà dialogare con chi si dichiara non credente. Occorrerà rendersi attenti nell'ascolto: può essere che a noi cristiani vengano offerti nuovi spunti di verità e di valore, che ci aiutano ad approfondire la conoscenza di Cristo. Verità piena ed assoluto valore.

Il dialogo diviene così un "arricchimento della fede".

Il dialogo, tuttavia, non è nè l'arte di confondere e di lasciarsi confondere le idee, nè un fine: esso è un mezzo per raggiungere sempre più pienamente la verità.

Del resto, vi chiedo, cari giovani, di osservare bene la realtà: spesso, chi assicura di non aderire a nessuna verità o è chiuso in "dogmi" laicisti, assunti come postulati certissimi, o è in attesa dell'annuncio cristiano: un annuncio che ha basi razionali, ma chiede di accogliere il mistero con libera scelta e con l'ausilio dello Spirito Santo.


6. Per rispondere, infine, alla domanda su come debba essere il vostro rapporto con la Vergine santa, vi suggerirei di rileggere l'enciclica "Redemptoris Mater".

Sono convinto che un cristiano non può essere cristiano se non è anche mariano, perché la Madonna, con la sua "mediazione materna", si staglia davanti a noi come l'icona della Chiesa nella sua perfezione, e ci conduce al suo Figlio che è l'unica causa di salvezza.

Abbiate una viva, tenera, e solida devozione alla Madonna. Lei vi porterà al Signore Gesù. Vi porterà alla piena conversione nel sacramento della Penitenza e alla comunione perfetta con Cristo nell'Eucaristia e nella vita. Vi renderà gioiosa l'appartenenza alla Chiesa e la attuazione della missione della Chiesa. Vi darà forza affinché ogni vostro incontro con Cristo sia sempre più profondo e sempre più appassionante. Vi donerà vigore e tenerezza nel servizio ai fratelli. Vi aiuterà, con premura di madre, "adesso e nell'ora della morte".

Nella luce dolcissima del suo sorriso materno vi lascio la consegna di recare una ventata di freschezza nella vostra Chiesa particolare e di cuore vi benedico.

[Prima di lasciare la Cattedrale il Santo Padre ha improvvisato il seguente discorso:] Questo è il mio augurio per tutti voi giovani che vedo tanto numerosi in questa chiesa, in questa Cattedrale e fuori nella piazza antistante. Tanto numerosi ed anche identificabili con diverse inscrizioni, come per esempio i Focolarini, Comunione e Liberazione, come anche i Gam, Gioventù Ardente Mariana, e poi come i Neocatecumenali e ancora tanti Scouts e tanti altri gruppi. Allora io saluto tutti e ciascuno personalmente, saluto le diverse comunità, ne ho già citato alcune che si sono visibilmente manifestate, saluto ora anche l'Azione Cattolica che esiste dappertutto.

Ma qui devo confessarvi che preparandomi per questa visita a Carpi ho incontrato il vostro Vescovo ed ho esaminato anche, naturalmente, tutte queste domande e mi sono detto così: ecco il mio caro Maggiolini mi porta verso i giovani. Perché dove sono i giovani sono sempre le domande. Ciò non vuol dire che gli altri non pongano domande, ma i giovani sono specialisti delle domande e con questo sistema, sembra abbiano sconvolto un po il sistema scolastico dove loro sono i soggetti interrogati. Hanno, cioè, pensato così: approfittiamo del fatto che abbiamo davanti a noi il Papa che si dice un insegnante, che insegna nella Chiesa, rivolgiamogli allora delle domande in modo che lui risponda. così noi diverremo i docenti e lui l'allievo che deve dare risposte... Faremo scuola al Papa. E questo sembra un segno caratteristico dei giovani. Quando c'è un incontro con loro, nella diocesi, nelle parrocchie, in ogni parte d'Italia e del mondo, sempre vengono formulati quesiti. Ma qui è intervenuto anche un altro elemento, molto valido e significativo: le chitarre, invero molto numerose. Allora potremmo concludere con questa considerazione: chi sono i giovani qui a Carpi? Ma io penso non soltanto in questa città - come si possono descrivere? Penso si possano descrivere con questi due elementi: domande e chitarre.

Questo è molto utile a noi tutti, specialmente ai sacerdoti qui presenti, ai fratelli nel sacerdozio, che si sentono più giovani.


Questo è un dono per la Cattedrale di Carpi: un calice. Ancora una riflessione, perché, certamente, dai giovani e da tutti si può imparare molto. In questo momento avete cantato "Arriveremo insieme a te verso la libertà, insieme a te Maria"... Come è forte, come è profondo in ogni uomo, in ogni persona umana questo desiderio della libertà. Tutto ciò dice a tutti e a ciascuno della nostra somiglianza con Dio. E' vero siamo liberi ed in quanto liberi possiamo cantare e desiderare di arrivare alla libertà. Vediamo, d'altra parte, che la libertà non è solamente un dono, non è solamente una qualità chiusa, la libertà è una realtà aperta, una spinta di perfezionamento per acquisire sempre più perfettamente la liberta. La libertà è una qualità spirituale dell'uomo che sempre domanda all'uomo di trascendere se stesso. L'uomo ha due qualità spirituali, due attitudini che lo portano entrambi alla trascendenza; la prima è la conoscenza, questa trascendenza verso la verità. E poi abbiamo questa stupenda qualità, facoltà: la libera volontà; la libertà che ci porta verso un bene non qualsiasi ma assoluto. Per trascendere se stessi, per realizzare sempre meglio ciò che è la libertà, una realtà umana, bella, propria di ogni persona si pone il problema di "come" essere liberi. Noi sappiamo che molti, pur essendo liberi in quanto persone umane, non sanno essere liberi, fanno un uso cattivo della loro libertà. La libertà diventa una contraddizione. Allora, come fare perché la nostra libertà non divenga una contraddizione, ma al contrario diventi quello che deve essere? Come e cosa è allora il vero perfezionamento, il vero sviluppo, la vera attuazione, la vera realizzazione della nostra libertà? La risposta che ci dà Cristo, il Vangelo è: la pienezza della libertà è amore. Noi siamo liberi per amore: se noi attuiamo l'amore, se noi cresciamo nell'amore autentico durante la nostra vita, noi facciamo crescere la nostra libertà, facciamo attuare la nostra libertà nel modo proprio al suo destino. In questa luce è possibile un po capire il messaggio cristiano, la fede; c'era tra le vostre domande il quesito di come parlare della civiltà dell'amore con quelli che non credono. Ecco qui una piccola esegesi che potrebbe essere utile anche a ciascuno di voi. Sono belle queste parole, questa invocazione a Maria: "Cammineremo insieme con te verso la libertà", "cammineremo insieme con te verso la libertà".


Data: 1988-06-03 Data estesa: Venerdi 3 Giugno 1988




L'incontro con le autorità e la cittadinanza - Modena

Titolo: La valorizzazione della dignità della persona parte dalla responsabile accoglienza della vita nascente

Testo:

1. Le sono molto grato, signor sindaco, per le parole di benvenuto, che ella mi ha rivolto anche a nome della popolazione modenese, con la quale sono lieto di incontrarvi in questa piazza, che unisce ed esprime così bene i valori religiosi ed i valori civici, presenti da sempre nella cultura e nella storia della città. A lei ed a quanti gremiscono questa piazza il mio cordiale saluto. Rivolgo il mio pensiero deferente al rappresentante del governo, il cui nobile indirizzo ha ascoltato con grata attenzione, e alle autorità religiose e civili, che con la loro partecipazione rendono più significativo questo incontro.

Saluto da questo luogo anche la vicina città di Nonantola, esprimendo il mio rammarico per non poter visitare in questa circostanza la sua famosa Abbazia, tanto illustre ed importante per la storia civile e religiosa della regione.


2. Guardo i vostri volti, cari modenesi, vedo questa stupenda assemblea riunita, ma ho davanti a me l'intera popolazione della zona. A tutti intendo rivolgermi: a voi che siete qui presenti, ma anche a quanti sono rimasti a casa nei vari rioni della città e nelle numerose comunità della pianura, della collina, della montagna. Un saluto affettuoso a tutti, particolarmente ai piccoli, agli anziani, agli ammalati, con l'augurio che il senso di solidarietà e di fraterna partecipazione offra a ciascuno ciò di cui abbisogna per vivere una esistenza pienamente umana.

La testimonianza poc'anzi ricordata dei modenesi insigni, che con la loro vita e con le loro opere hanno onorato la città, è motivo di incoraggiamento e di sprone per tutti nel proseguire, con la chiarezza e la decisione dei padri, sulla via della promozione dell'autentico progresso. Criterio decisivo per tale cammino di crescita umana è la valorizzazione della dignità della persona in ogni stadio della sua esistenza.

Tale valorizzazione parte necessariamente dalla responsabile accoglienza della vita nascente; si sviluppa nell'impegno educativo ad opera della famiglia, della scuola, della comunità ecclesiale; si prolunga nel sostegno offerto ad ogni svolta critica dell'esistenza; si corona nella cura premurosa e partecipe al momento del commiato dalla vita nel tempo e dell'ingresso in quella che non avrà fine. Quando tutti, liberamente e responsabilmente, si ritrovano a collaborare per il raggiungimento di questo nobilissimo obiettivo, adoperandosi per la promozione della persona in ogni sua dimensione, c'è da sperare nel progressivo affermarsi di una società sempre più ancorata ai valori della giustizia, della solidarietà, della pace.


3. E' un impegno, questo, particolarmente urgente oggi, quando la ricerca del benessere materiale rischia di trasformarsi in un incontrollato impulso verso un consumismo sordo ai richiami della trascendenza. E' inevitabile che una simile concezione del progresso umano, - una concezione riduttiva e unidimensionale, non sostenuta da un superiore intendimento morale - si ritorca contro l'uomo e finisca per opprimerlo. E' così che si spiegano le piaghe della droga e della pornografia, dello sfruttamento nel lavoro e nel divertimento, della violenza contro gli altri e contro se stessi. Tali fenomeni mettono in grave pericolo tutto l'equilibrio sociale e specialmente il contesto educativo degli adolescenti e dei giovani.

E' necessario dunque che le istituzioni civili e quelle religiose, le persone singole con i gruppi e le associazioni, intensifichino e coordinino i loro sforzi nell'intento di far fronte, da una parte alle minacce incombenti, e di favorire, dall'altra, i molteplici fermenti positivi che vengono manifestandosi anche in questo nostro tempo.


4. Sono stati indicati alcuni campi importanti, nei quali l'impegno collettivo è messo quotidianamente alla prova. Ogni persona pensosa del futuro della città non può che augurarsi un gande senso di responsabilità in coloro a cui spettano le decisioni sulle scelte di comune interesse. In particolare, è giusto da essi attendersi un forte impegno in quei settori nei quali sono posti in questione i massimi beni dell'uomo, soprattutto quando le persone coinvolte non sono in grado di provvedere a se stesse sulla base delle sole loro forze.

La via della solidarietà, come ho sottolineato nella recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", oggi interpella con urgenza il nostro mondo: su tale via, infatti, cammina il futuro dello sviluppo e della pace. L'uomo si rende conto sempre più chiaramente della molteplice interdipendenza che lo lega agli altri uomini, anche al di là dei confini nazionali. Egli comprende perciò che solo nella solidarietà gli è possibile avanzare sulla strada di un vero progresso, rispettoso di ogni aspetto del suo essere, che sboccia nel tempo ma è destinato a proiettarsi nell'eternità.

A tale convinzione la fede arreca un ulteriore e decisivo apporto di luce: il cristiano sa infatti che l'umanità intera è chiamata a formare, in Cristo, un'unica famiglia. Invito pertanto i credenti a camminare decisamente sulla strada della solidarietà, offrendo all'impegno comune il sostegno di quei valori spirituali che danno pieno significato all'esistenza. Di tali valori non sono mancati i testimoni in questa vostra città. Basti qui ricordare il nome della dottoressa Luisa Guidotti, che ha esercitato, fino al sacrificio supremo, il servizio medico volontario nello Zimbabwe.


5. Sul lato sud del vostro Duomo è scolpita una lapide, che ricorda la visita fatta alla vostra città dal Papa Lucio III nel 1184. Egli, lasciando Modena nelle prime ore di un mattino di luglio attraverso la porta di Cittanova, pronuncio su di essa una benedizione che la lapide riporta: "Sia benedetta questa città da Dio Padre onnipotente, dal Figlio e dallo Spirito Santo, dalla beata sempre Vergine Maria, dal beato Pietro apostolo e dal beato Geminiano. Iddio la renda prospera e la faccia crescere e moltiplicare". Ed ai numerosissimi fedeli, che lo accompagnavano con i ceri accesi, disse: "Benedetta sia la terra in cui abitate e benedetti siate voi e i vostri figli, in perpetuo".

Questa benedizione, carissimi modenesi, io ripeto oggi per voi. La beata Vergine Maria, che dalla sede del municipio veglia sulla città, vi protegga sempre; Gesù Cristo, nel cui nome innumerevoli schiere di fedeli in queste vostre contrade hanno lottato, sofferto e amato, sono vissute e sono morte, accompagni i vostri passi sulla strada della fede autentica, della concordia operosa, della giustizia e della pace.


Data: 1988-06-03 Data estesa: Venerdi 3 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Atto di affidamento della diocesi di Roma alla Vergine Maria - Roma