GPII 1988 Insegnamenti - Con sacerdoti religiosi e laici nella Cattedrale di Gaborone (Botswana)

Con sacerdoti religiosi e laici nella Cattedrale di Gaborone (Botswana)

Titolo: "La vostra gioia: condure il popolo a conoscere e ad abbracciare la pienezza della verità"

Testo:

Caro Vescovo Setlalekgosi, Cari fratelli e sorelle della diocesi di Gaborone.


1. E' una grande gioia per me essere nel vostro Paese in visita pastorale ed incontrarmi con tutti voi. Desidero esprimere un cordiale saluto anche a coloro che sono giunti da altre regioni dell'Africa, in particolare il Cardinale della Repubblica Sudafricana, il Cardinale del Kenya, i Vescovi, i sacerdoti e le religiose. E' opportuno che la Chiesa del Botswana sia qui rappresentata da membri del clero, dei religiosi e del laicato. In comunione con il vostro Vescovo e con il successore di Pietro, voi costituite una Chiesa locale giovane e dinamica.

Nelle vostre file esiste una diversità di grazie, di ministeri e di attività, ma tutti questi conducono all'unità di un unico corpo, - il corpo di Cristo - grazie alla potenza dello Spirito Santo. Come ci insegna il Concilio Vaticano II, "c'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione" (AA 2). Tutti hanno un ruolo da svolgere nel portare Cristo al mondo.

Nella lettura che abbiamo ascoltato poco fa, san Paolo parla della sua speciale vocazione quale apostolo e del suo ministero quale predicatore del Vangelo. Parla del suo lavoro come di un "dovere" e di una "responsabilità", per amore di cui egli si fa "tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1Co 9,16-23). E prima, nello stesso capitolo egli dice ai Corinzi: "Non siete voi la mia opera nel Signore?... Voi siete il sigillo del mio apostolato" (1Co 9,1-2).


2. E' nel contesto della diversità dei ministeri nella Chiesa e della speciale vocazione di san Paolo, che io desidero rivolgermi ai miei fratelli e alle mie sorelle, sacerdoti o religiosi.

Cari amici: siete gli eredi spirituali di san Paolo e di tutti quei missionari che si sono donati senza riserve per far si che Cristo e la sua Chiesa fossero conosciuti e amati fra le popolazioni dell'Africa. Negli ultimi sessant'anni la Chiesa nel Botswana è stata costruita dall'amore e dal fervore apostolico di missionari che si sono guadagnati un caldo e durevole ricordo nei cuori della gente di questo Paese. Questi servitori del Vangelo erano uomini e donne di fede le cui vite confermano l'omaggio reso ai religiosi nell'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi": "Grazie alla loro consacrazione religiosa, essi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo. Essi sono intraprendenti, e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all'ammirazione. Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la stessa vita. Si, veramente, la Chiesa deve loro molto" (Pauli VI, EN 69).

La realtà descritta da Papa Paolo VI rappresenta una sfida costante per le nuove generazioni di sacerdoti e religiosi, che vogliono lasciare tutto per seguire le orme di Cristo. Ispirati dall'esempio di coloro che vi hanno preceduto, anche voi volete portare frutti abbondanti nella Chiesa di oggi e in quella del futuro.


3. Vorrei ora rivolgere una speciale parola di incoraggiamento ai miei fratelli sacerdoti. Come san Paolo voi siete i servitori di Cristo e i ministri del Vangelo. Attraverso il sacramento dell'Ordine Sacro, voi siete stati scelti per agire nella sua persona e per servire il Popolo sacerdotale di Dio. Nell'assolvere a questo compito, cercate in modo speciale di aiutare i laici del Botswana ad apprezzare più profondamente l'importanza del contributo che essi offrono alla missione della Chiesa. Vivendo una vita cristiana attiva nel mondo, essi testimoniano il regno di Dio ed edificano il corpo di Cristo. Soprattutto attraverso la vitalità della vita familiare essi offrono un inestimabile contributo alla missione della Chiesa.

Il sacerdozio ordinato ed il sacerdozio di tutti i battezzati convergono nella celebrazione del sacrificio eucaristico, che il Concilio descrive come "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11). Come ho scritto tempo fa: "Il sacerdote svolge la sua missione principale e si manifesta in tutta la sua pienezza celebrando l'Eucaristia, e tale manifestazione è più completa quando egli stesso lascia trasparire la profondità di quel mistero, affinché asso solo risplenda nei cuori e nelle coscienze umane, attraverso il suo ministero" ("Dominicae Cenae", 2). Cari fratelli, incentriamo sempre le nostre vite sul grande mistero di fede che ci rivela l'autentico significato della nostra vocazione sacerdotale e che è il cuore autentico di tutto il nostro servizio a Cristo e alla sua Chiesa.

So che non è sempre possibile per voi celebrare l'Eucaristia con i fedeli ogni domenica. Per questo motivo sono disponibili zelanti ministri straordinari dell'Eucaristia per i servizi della comunione, e desidero lodarli per la loro generosità e fede. Allo stesso tempo è necessario che venga impartita una sana catechesi riguardante la natura straordinaria di tali servizi relativi alla Messa per far si che il supremo valore dell'Eucaristia non venga sminuito.

Il vostro compito quali fratelli e collaboratori dei Vescovi nel pascere il Popolo di Dio esige anche che siate "educatori nella fede" (PO 6). Nell'assolvere questa importante responsabilità, confidate necessariamente sulla generosa collaborazione dei molti catechisti laici del Botswana e fornite loro la guida ed il sostegno necessari. Ciò non intende limitare il vostro ministero della Parola, ma renderlo più efficace e fruttuoso.

Insieme con i catechisti laici, possiate provare sempre la gioia di condurre il vostro popolo a conoscere e ad abbracciare la pienezza della verità in Cristo.

Il sacerdote, cari fratelli, ha sempre un ruolo essenziale e personale nel ministero della "Parola e dei sacramenti". Molto altro vi verrà chiesto del vostro tempo e delle vostre energie, ma è soprattutto facendo quanto è più essenziale al sacerdozio che voi trovate l'incoraggiamento, la forza e la soddisfazione necessari per perseverare. Che la vostra preghiera quotidiana, inoltre, dia gioia al vostro ministero, affinché "la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri pensieri e i vostri cuori in Cristo Gesù (Ph 4,7).


4. Desidero anche fare qualche riflessione con i miei fratelli e le mie sorelle nella vita religiosa. Cari amici, mentre tutti i battezzati partecipano della missione della Chiesa, il Signore Gesù vi ha chiamati ad offrire pubblica testimonianza del Vangelo in un modo che vi distingue da tutti. La vostra consacrazione religiosa è una fonte speciale di vitalità spirituale per la Chiesa.

Essa suscita un modo di vivere che serve il Popolo di Dio soprattutto grazie alla sua fedeltà ad un particolare carisma o a una particolare eredità spirituale.

Tuttavia, come ho avuto occasione di dire in altre sedi, "anche se sono estremamente importanti le molteplici opere apostoliche che svolgete, tuttavia l'opera di apostolato veramente fondamentale rimane sempre ciò che (e insieme chi) voi siete nella Chiesa" ("Redemptionis Donum", 15).

La Chiesa dipende da voi per offrire pubblica testimonianza alle domande radicali del Vangelo, domande che rischiano di venir oscurate e ignorate nel mondo di oggi. Per questo motivo l'abito religioso è tanto importante nel vostro servizio apostolico. Soprattutto, la Chiesa ha bisogno della gioiosa testimonianza della vostra castità consacrata, della vostra povertà e della vostra obbedienza.

La vostra vocazione comporta una partecipazione alla "follia della croce", che sarà sempre un ostacolo per i non credenti, ma nel vostro cuore sapete che la croce è veramente la potenza e la sapienza di Dio all'opera nei credenti (cfr. 1Co 1, 18s). Per questo, il vostro amore per il Signore crocifisso è alla base della vostra vocazione e la vostra vita deve incentrarsi su di lui.

Ai piedi della croce, accanto alla Madre del nostro Redentore, vedrete anche il costo della nostra riconciliazione con Dio e della nostra riconciliazione reciproca. Perché, come dice san Paolo, "voi che un tempo eravate lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo" (Ep 2,13). Meditando su questo grande mistero imparerete a conoscere con maggiore certezza che ognuno di voi e tutte le vostre comunità devono essere i servitori di questa riconciliazione nel mondo, servitori che possono portare la salvezza e la pace agli altri perché essi stessi, prima di tutti, le hanno sperimentate, soprattutto attraverso la preghiera ed il sacramento della Penitenza.

Attraverso il voto di castità siete divenuti speciali araldi della risurrezione di Cristo e della promessa di vita eterna. Voi fate si che lo sguardo della gente si spinga al di là degli affari terreni e delle pressioni dei compiti quotidiani, ricordando loro che esistono cose che durano in eterno. Eppure, perché il voto di castità sia un segno stimolante del regno che verrà, esso deve essere ispirato da un concreto amore per ognuno dei figli di Dio.

Voi dovete seguire Cristo "nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore" (Ep 5,2). così facendo proclamate al mondo che "Dio è amore" (1Jn 4,16), per la sua gloria e per la salvezza di tutti.

Anche il vostro voto di povertà procede dall'amore di Dio. Con san Paolo voi potete dire: "Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose... al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui" (Ph 3,8-9). Il distacco dalle cose materiali vi consente di essere più ricettivi alle sollecitazioni dello Spirito Santo e più pronti ad accoglierne i doni. Attraverso la pratica della povertà, le vostre vite diventano un appello ad una maggiore condivisione delle risorse della terra, in un mondo in cui un numero relativamente esiguo di persone vive nella prosperità mentre la maggior parte lottano per le necessità fondamentali della vita.

Il Concilio Vaticano II esorta tutti i religiosi ad aiutare i poveri e ad amarli con il profondo struggimento di Cristo. Questo tema è stato ampiamente sviluppato dal mio predecessore Paolo VI. Egli disse, ad esempio, che il "grido dei poveri" impedisce al religioso di compromettersi con qualsiasi forma di ingiustizia sociale (cfr. Pauli VI, "Evangelica Testificatio", 18). So che questo insegnamento fa vibrare una corda nei vostri cuori, perché avete testimoniato il flagello di coloro che sono per legge oggetto di discriminazione. Sono felice di sostenervi nel vostro desiderio di essere vicini a coloro che sono stati ingiustamente privati dei loro legittimi diritti e che mancano di decenti condizioni di vita. E' opportuno che, quali seguaci del nostro Salvatore crocifisso, facciate un grande sforzo per essere solidali con i poveri e con gli oppressi.

Infine vi è il voto di obbedienza, grazie al quale vi siete affidati completamente al disegno di Dio ad imitazione del Figlio di Dio che "umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8).

Avete promesso obbedienza al Signore mossi dal fermo convincimento che il piano di Dio per voi è un piano di amore. Siete convinti che la miglior cosa per voi e per gli altri sia il fedele adempimento della sua volontà. Nella sua accezione concreta ciò significa il discernimento della volontà di Dio all'interno della vostra comunità religiosa e la totale apertura e disponibilità allo Spirito Santo nel servizio al Popolo di Dio. Attraverso l'obbedienza voi cercate di perdere la vostra vita in unione con Cristo e per amore del Vangelo, proprio per potere trovare la vita attraverso di lui (cfr. Mt 16,25). Una matura comprensione dell'obbedienza religiosa vi dispone all'ascolto della voce di Cristo, anche quando sembra che il cammino indicato non sia il migliore per la vostra autorealizzazione o per l'impiego dei vostri talenti. Ma per quelli che amano Dio, tutte le cose concorrono al bene (cfr. Rm 8,28). La fede ci insegna che "ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini" (1Co 1,25).


5. Infine, desidero rivolgermi a tutti i laici, uomini e donne, qui presenti.

Tramite voi saluto tutti i laici cattolici del Bostwana "eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue" (1P 1,2). Ognuno di voi è chiamato a ricoprire un ruolo importante nella missione della Chiesa con la partecipazione all'Eucaristia e la ricezione dei sacramenti, con la preghiera e il rendimento di grazie, e vivendo una vita santa caratterizzata dalla dedizione e da una carità attiva nei confronti degli altri (cfr. LG 10). Voi partecipate della missione di "amore e vita" rimanendo fedeli ai doveri del matrimonio e della famiglia (cfr. FC 50). Voi trasformate il mondo e lo santificate dal di dentro portando il Vangelo nella vita pubblica e nel posto di lavoro (cfr. LG 31).

Molti di voi inoltre collaborano direttamente al ministero della Chiesa quali catechisti, ministri straordinari dell'Eucaristia, e in altre forme di servizio, soprattutto verso gli ammalati e i bisognosi. Anche questa è una grande benedizione per il Popolo di Dio. Con san Paolo vi esorto: "Non stanchiamoci di fare il bene... a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede" (Ga 6,9-10).


6. Cari fratelli e sorelle, sacerdoti, religiosi e laici del Botswana e dell'Africa meridionale: tutta la Chiesa vi ama e vi stima molto. Essa si rallegra di quanto Dio sta compiendo in voi e attraverso di voi. Nei vostri momenti di scoraggiamento e di prova, non dubitate mai del fatto che il Signore vi è vicino.

Perché vi ha chiamati per nome. Voi siete suoi. Confidate in Dio affinché egli vi doni la grazia di cui avete bisogno per edificare il corpo di Cristo attraverso l'amore e il servizio.

Che la grazia e la pace del nostro Salvatore risorto regnino nei vostri cuori. Imparto di cuore a tutti voi la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1988




Omelia nel "National Stadium" di Gaborone (Botswana)

Titolo: "Non abbiate paura delle esigenze dell'amore e in particolare di quelle dell'amore coniugale"

Testo:

Cari fratelli e sorelle, cari amici in Cristo.


1. Nel Vangelo di oggi leggiamo che dopo la crocifissione, nel primo giorno della settimana, i discepoli di Gesù si riunirono a porte chiuse perché avevano paura.

Essi avevano avuto poco tempo ancora per riflettere sui racconti di Pietro, Giovanni e Maria Maddalena sulla risurrezione del Signore dalla morte.

All'improvviso, Gesù venne e stette fra di loro. Egli disse a loro: "La pace sia con voi", e subito la loro paura si trasformo in gioia.

Anche noi, come i primi discepoli, possiamo sperimentare questa trasformazione.

Ogni nostra paura può essere trasformata in gioia tramite la presenza del Signore risorto che si avvicina a noi in questo modo particolare nella liturgia sacra. Le sue parole ai discepoli, "La pace sia con voi", sono ora rivolte a noi. La sua presenza visibile tra di loro è ugualmente vera per noi nella celebrazione dell'Eucaristia.


2. Quali sono le cause delle paure umane? Le preghiere e le letture della Messa odierna esprimono un anelito per la giustizia e la pace. E' proprio la mancanza di giustizia e pace, nella nostra vita e nel mondo, che così spesso ci turba e suscita paura in noi. Noi sappiamo che la visione del profeta Michea rimane incompiuta: le nazioni si combattono tuttora a vicenda. Vi è ancora molto addestramento alla guerra; così tanti fratelli e sorelle nel mondo desiderano sedere indisturbati all'ombra della vigna e del fico, come dice il profeta, ma ne vengono impediti.

Il Concilio Vaticano II ci dice che le cause della discordia nel mondo sono molteplici. Esse comprendono le disuguaglianze sociali e la mancanza di decisione nell'applicare i necessari rimedi. Vi è anche la brama di potere, il disinteresse per gli altri e, a livello più profondo ancora, l'invidia, la sfiducia, l'orgoglio e le passioni egoistiche (cfr. GS 83). Il Concilio parla anche di paure che nascono dentro di noi, dai nostri dubbi e dai nostri interrogativi, dai nostri fallimenti, dalle ansietà, dal desiderio di un autentico sviluppo umano e di una vera libertà, e soprattutto dalla realtà del peccato (cfr. GS 4 GS 10 GS 21).


3. La Chiesa non pretende di avere una risposta pronta o una soluzione facile per ogni problema o paura che tormenta la famiglia umana. Tuttavia oggi, cari fratelli e sorelle, noi ci riuniamo nella convinzione che "l'amore perfetto scaccia il timore" (1Jn 4,18). Noi proclamiamo e celebriamo il fatto che l'amore perfetto è stato rivelato in Gesù Cristo. In lui, Dio ha riconciliato a sé il mondo e ci ha dato il dono della pace attraverso il potere dello Spirito Santo. E, cosa ancora più importante, Dio ha affidato il ministero della Riconciliazione a noi, la sua Chiesa: "E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,20-23). Il perdono dunque è la chiave che apre la porta alla pace, il perdono che Cristo ha conquistato per noi sulla croce. Come ci dice san Paolo: "Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (Col 1,19-20).

Nel Vangelo di oggi, il Signore risorto appare ai discepoli come il crocifisso: "... venne Gesù, si fermo in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostro loro le mani e il costato" (Jn 20,19-21). Egli mostro loro i segni della sua sofferenza, i segni del suo amore perfetto. E' quindi molto a proposito che abbiamo iniziato questa liturgia con la presentazione della croce da parte della gioventù del Botswana. Essi l'hanno trasportata attraverso il Paese come segno della loro volontà di imitare e obbedire il loro Signore. Per coloro che hanno fede, la croce non è più uno strumento di paura e di morte, ma un simbolo di vita e di pace. Noi siamo chiamati a portare la croce ogni giorno, "così che Dio ci indicherà le sue vie e noi cammineremo sui suoi sentieri", secondo la visione del profeta Michea (Mi 4,2). Allo stesso tempo noi riconosciamo che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, le sue vie non sono le nostre vie (cfr. Is 55,8).

La croce ci ricorda del nostro bisogno di conversione, di allontanarci dal peccato e credere nel Vangelo. La vera giustizia e la vera pace dipendono dalla conversione, che richiede uno sforzo quotidiano da parte di ogni persona a vivere fedelmente il Vangelo di fronte alle tentazioni e agli ostacoli.


4. La riconciliazione di tutti gli esseri umani con Dio e con il prossimo, che Cristo ha compiuto sulla croce, è al centro di ogni celebrazione dei sacramenti.

Come possiamo leggere in uno dei nostri testi liturgici: "Dal fianco ferito di Cristo sgorgo sangue e acqua, la fonte della vita sacramentale della Chiesa" (Praef. "Sacri Cordis"). Cari fratelli e sorelle: non sottolineeremo mai abbastanza l'importanza di questa vita sacramentale. I sacramenti ci fanno partecipi della riconciliazione e della comunione che sono essenziali per la nostra pace e per la pace nel mondo. Essi ci rafforzano nella battaglia quotidiana per allontanarci dal peccato e per credere nel Vangelo. Essi ci nutrono con la vita stessa di Dio. Per la comunità cristiana il perdono di Cristo ci arriva in modo speciale attraverso il Battesimo e il sacramento della Penitenza.


5. La vita sacramentale, nel suo significato più profondo, è il centro stesso della Chiesa in Botswana, come lo è per ogni Chiesa locale. I primi missionari ardevano dal desiderio di portare a questo Paese una nuova vita in Cristo sia con la parola che con i sacramenti. La loro testimonianza del Vangelo era inseparabile dall'impegno per la giustizia e la pace, e dalla loro visione di un mondo riconciliato e redento. I sacramenti non solo li sostennero, ma resero fruttuose le loro fatiche nella vita di ognuno di voi oggi, poiché sappiamo che in quanto atti di Cristo i sacramenti portano con sé ciò che significano; essi sono vivi per la potenza di Dio. Ognuno di voi ha risposto all' offerta di Dio di pace e riconciliazione tramite la fede e il Battesimo, e l'impegno a partecipare alla vita sacramentale della Chiesa.

Il desiderio di portare altri alla piena partecipazione ai misteri salvifici di Cristo non è stato limitato al clero e ai religiosi in Botswana.

Vanno menzionati i primi catechisti, che viaggiarono incessantemente di villaggio in villaggio per insegnare e per istruire coloro che si preparavano a ricevere l'Eucaristia, così che potessero essere pienamente introdotti nella Chiesa. Oggi molte persone continuano a dedicare il loro tempo per aiutare a preparare bambini ed adulti al Battesimo.

Sforzi simili si fanno anche per approfondire la fede di coloro che rivestono posizioni importanti nella Chiesa e nella società. Vi sono inoltre quei laici che, fin dall'inizio hanno aperto le loro case alla comunità per la celebrazione dei sacramenti, in modo che i loro fratelli e le loro sorelle possano essere nutriti del corpo e del sangue di Cristo. In tutti questi modi, nel passato e nel presente, la vita della Chiesa in Botswana si è concentrata sulla partecipazione sacramentale al mistero pasquale di Cristo.

Quella che celebriamo oggi è davvero una Messa molto speciale, e un avvenimento storico. E' una grande gioia per me, il pastore che Cristo ha designato per la Chiesa intera, offrire il sacrificio eucaristico con tutti voi, il clero, i religiosi e i laici del Botswana. Mediante la comunione con il vostro Vescovo e con il successore di Pietro, voi siete uniti ad ogni altra Chiesa locale con vincoli di unità, carità e pace, come dice in modo così bello questa liturgia.

Allo stesso tempo io so che la profonda fede e l'impegno cristiano che riempiono questo stadio oggi sono molto più che sentimenti passeggeri. Essi sorgono vivendo il Vangelo ogni giorno, umilmente e in silenzio, e si nutrono della fedele partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle: non perdete mai la fede in questi doni divini, che conferiscono nuova vita in Cristo. Quando cadete nel peccato non mancate di chiedere perdono e pace nel sacramento della Penitenza, ricordando che "Dio il padre della grazia, attraverso la morte e la risurrezione di suo Figlio ha riconciliato il mondo a sé e ha mandato lo Spirito Santo tra di noi per la remissione dei peccati" ("Ritus Poenitentiae"). Voi dovete nutrire spesso il vostro cuore e la vostra anima con il corpo e il sangue di Cristo nella Eucaristia, poiché egli ci dice: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,53-54).


6. Il mondo in cui viviamo offre molte sfide a coloro che desiderano essere ministri della riconciliazione, promotori della giustizia e costruttori di pace.

L'assenza di giustizia e di pace è un ostacolo all'autentico progresso umano, un ostacolo che può essere superato soltanto con un deciso impegno da parte dei cristiani e di tutte le persone di buona volontà a lavorare per un mondo più giusto e pacifico, e ciò sia a livello nazionale che internazionale. Dobbiamo pero anche ricordarci che la riconciliazione inizia con la nostra stessa conversione, e cresce nell'ambito stretto di coloro con cui viviamo e lavoriamo ogni giorno.

Questo è valido in particolare per il matrimonio e la vita familiare. Come ho scritto nella mia esortazione apostolica "Familiaris Consortio": "La famiglia è la prima e fondamentale scuola di socialità: in quanto comunità di amore, essa trova nel dono di sé la legge che la guida e la fa crescere (FC 37)... "La comunione spirituale delle famiglie cristiane... costituisce un'interiore energia che origina, diffonde e sviluppa giustizia, riconciliazione, fraternità e pace tra gli uomini" (FC 48).

Come molte altre persone nel mondo di oggi, voi state assistendo nel vostro Paese a un impoverimento di molti costumi tradizionali e garanzie circa il matrimonio e la famiglia stessa. Talvolta vi è uno scontro di idee fra coniugi sul terreno del loro rapporto. I giovani non accettano sempre i valori dei loro genitori. Inoltre fattori economici come la necessità di trovare lavoro gravano particolarmente sulla vita familiare. Fra i cattolici vi è una crescente accettazione del divorzio. Quelli che hanno un matrimonio misto sono spesso tentati di abbandonare la loro fede.

Di fronte a queste difficoltà noi non dobbiamo essere timidi o impauriti, come i discepoli nel Vangelo, che dapprima rimasero chiusi dietro la porta. Ricordiamoci come la loro paura si muto in gioia con la presenza del Signore. "Pace a voi!", egli disse loro, "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Se il Signore risorto è con voi, allora non dovete avere paura. Non abbiate paura, dunque, delle esigenze dell'amore, e in particolare delle esigenze dell'amore coniugale. Poiché l'amore esigente è quello stesso amore che conduce alla vita e alla pienezza della gioia nel Signore. Confidando nell'aiuto di Dio, noi dobbiamo cercare di mantenere la dignità del matrimonio osservando la sua sacralità e indissolubilità, secondo l'insegnamento della Chiesa, che è l'insegnamento di Cristo.

Vi sono molte dimensioni nella nostra testimonianza cristiana riguardo il matrimonio. L'intera Chiesa del Botswana deve lavorare per preparare le coppie prima del matrimonio, per incoraggiare ed aiutarle in seguito, mediante la preghiera, ritiri spirituali e altri mezzi che facciano approfondire il loro apprezzamento di questo sacramento. Uno sforzo particolare va fatto per aiutare quelle coppie o famiglie che stanno attraversando delle difficoltà. I giovani in particolare hanno bisogno di essere incoraggiati ad agire in modo responsabile, e a mostrare un vero amore cristiano gli uni verso gli altri, un amore basato sull'auto-controllo e sul rispetto reciproco.


7. Io mi appello a tutti i giovani, uomini e donne, del Botswana: non fatevi ingannare da una falsa permissività che solo in apparenza è libertà, ma che in realtà è una schiavitù. Ricordatevi sempre che vera libertà significa capacità di scegliere ciò che è giusto e buono, e non ciò che asseconda il proprio piacere. E' la libertà dall'egoismo e dal peccato. Non permettete al materialismo e al consumismo di impoverire le vostre anime a detrimento dell'amore coniugale e della vita familiare. Ricordatevi anche che voi non siete solamente degli individui, in competizione tra loro per scopi egoistici. Come parte della famiglia umana e come membri del Popolo santo di Dio, voi siete chiamati a lavorare a fianco degli altri per il bene di tutti. Solamente in questo modo potete adempiere alla vostra missione di fedeli di Cristo, "che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).

Questa chiamata al servizio include il sacerdozio e la vita religiosa, vocazioni di importanza vitale per la vita e la missione della Chiesa. Mentre pensate al vostro futuro, non escludete la possibilità che Dio vi stia chiamando a servire il suo popolo in veste di prete, o come fratello o sorella. Io chiedo a tutto il popolo cattolico, e in particolare ai genitori di pregare per un aumento di queste vocazioni fra i vostri figli, i vostri vicini e i vostri amici. Siate generosi nell'incoraggiarli a seguire il Signore lungo queste vie secondo la sua volontà.


8. Nella liturgia odierna abbiamo sentito il salmista proclamare: "Ascoltero cosa dice Dio, il Signore: / egli annunzia la pace / per il suo popolo, per i suoi fedeli, / per chi ritorna a lui con tutto il cuore. / Davanti a lui camminerà la giustizia / e sulla via dei suoi passi la salvezza" (Ps 85[84],13).

Miei cari fratelli e sorelle del Botswana: attraverso il Battesimo voi siete diventati membri del Popolo santo di Dio. Rivolgendo a lui i vostri cuori nella vita cristiana e nei sacramenti, voi crescete nella sua grazia e nella sua amicizia.

Nella vostra ricerca di giustizia e pace, ascoltate "cosa ha da dirci il Signore Dio". Seguite le orme di Cristo senza timore: Cristo che è la nostra riconciliazione; / Cristo che è il verbo di pace del Padre a noi / Cristo crocifisso e risorto dalla morte. / "Davanti a lui camminerà la giustizia / e sulla via dei suoi passi la salvezza" (Ps 85[84],13). Amen.

[Durante la celebrazione eucaristica il Santo Padre ha affidato la terra e il popolo del Botswana a Maria con queste parole]: Santa Maria, Madre della Chiesa, Madre di tutta l'umanità: Io, Giovanni Paolo II, affido la terra e il popolo del Botswana alla tua cura amorosa.

Tramite la tua materna intercessione, possa questa Chiesa locale crescere in santità e in grazia, e possano i suoi benefattori essere benedetti per la loro bontà e la loro generosità.

Ti affido il Vescovo Setlalekgosi e tutto il clero e i religiosi della diocesi di Gaborone. Possano essi essere riempiti di zelo apostolico e di compassione, e possa crescere in loro l'amore per ciò che non si vede, affinché la loro testimonianza del regno di Dio sia forte e fruttuosa. Intercedi per questa Chiesa, benedetta Signora, affinché possa essere arricchita da un aumento delle vocazioni per il clero e per la vita religiosa. Aiuta tutti quelli che aspirano a tali speciali vocazioni a perseverare, se Dio li ha veramente chiamati.

Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, affido a te tutti i laici del Botswana. Tu sai quanto essi desiderino adempiere alle loro promesse battesimali di rinunciare ai peccati e di credere al Vangelo. Conducili verso un amore sempre più grande per tuo Figlio Gesù Cristo. Sostieni i loro sforzi quotidiani per essere il "sale della terra e la luce del mondo" (cfr. Mt 5,13-14) affinché possano condurre altri verso la salvezza.

Sii presente ai catechisti del Botswana. Possano essi imparare da te sapienza e comprensione mentre si sforzano di accrescere la fede di altri. Dirigi il tuo sguardo amorevole verso tutti coloro che insegnano nelle scuole cattoliche, verso tutti coloro che curano i malati negli istituti di cura cattolici, e verso i laici di qualsiasi mestiere che cercano di costruire il regno di Dio in questo Paese e in tutto il mondo.

Immacolata Vergine Maria affido a te in modo particolare tutti i mariti e le mogli. Possano il loro matrimonio e la loro vita di famiglia essere un sentiero verso la santità e la gioia. Possano i loro figli e le loro figlie, i giovani, che sono il futuro della Chiesa e del Botswana, essere salvati da ogni tentazione e pericolo e rimanere sempre fedeli a Cristo.

Santa Madre del nostro Redentore ispira i cuori di tutti i fedeli verso un amore sempre più grande per la vita sacramentale della Chiesa, e in particolare per i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Riconduci coloro che si sono allontanati dalla pratica della fede a una piena partecipazione nel mistero pasquale di tuo Figlio.

O Maria, Madre di compassione, affido a te tutti coloro che hanno subito prove e dolori nella loro vita, morali, spirituali o fisiche. Possa la loro paziente sopportazione aiutare a portare avanti il lavoro di redenzione di tuo Figlio. Dai aiuto e nuovo coraggio ai senza tetto e ai disoccupati, a coloro che hanno conosciuto il dolore di una famiglia spezzata. Affido a te tutti quanti abbiano bisogno di particolare rispetto e cura: i nascituri, gli handicappati, i malati. i vecchi e i morenti.

Sii benevola, Maria Santa, verso tutto il popolo del Botswana, che oggi ti affido. Aiutalo a lavorare per uno sviluppo che sia veramente umano e al servizio della dignità e dei diritti di ciascuno. Possa esso mai perdere il rispetto per la religione e per la libertà di religione.

Regina della Pace, conserva questa terra nella pace interna. Accorda la saggezza ai leaders della società e del governo, affinché tutti i cittadini del Botswana possano vivere in libertà, giustizia, pace e vera abbondanza, ora e nei giorni a venire. Amen.


Data: 1988-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Con sacerdoti religiosi e laici nella Cattedrale di Gaborone (Botswana)