GPII 1988 Insegnamenti - Congedo dal Botswana

Congedo dal Botswana

Titolo: "Che l'amore di Dio e del prossimo sia la vostra guida. Che l'amore per la giustizia sia il vostro costante obiettivo"

Testo:

Eccellenza Presidente Masire, Vescovo Setlalekgosi, cari amici.


1. E' giunto il momento di prendere congedo dal vostro Paese. Nel farlo vi assicuro che è stata per me una grande gioia compiere questa visita pastorale. Fin dal mio arrivo, ieri mattina, ho accumulato molti ricordi della terra e del popolo del Botswana che custodiro gelosamente. Voi avrete sempre un posto speciale nel cuore del Papa e nelle sue preghiere.

Sono profondamente grato per la gentilezza, la cortesia e l'affetto che mi hanno accompagnato ovunque nell'arco delle ultime ventiquattro ore. Sono stato accolto cordialmente da tutti coloro che ho incontrato. Cattolici, cristiani, o membri di altre religioni. Sono sicuro che questa esperienza di rispetto e di stima reciproci testimonia autenticamente il desiderio di tutti i popoli di buona volontà di vivere insieme in pace. Che Dio benedica tutti i vostri sforzi volti a creare un amore più grande e una maggiore comprensione nel mondo.

E' stata per me una gioia particolare testimoniare direttamente della vitalità della Chiesa cattolica del Botswana. Conformemente alla volontà di Cristo, sono venuto a confermare i miei fratelli e le mie sorelle nella fede. Sono profondamente rincuorato dai loro sforzi di vivere il Vangelo e di condividerlo con gli altri. L'entusiasmo e l'impegno dei giovani, in particolare, è fonte di incoraggiamento per il futuro. Che il clero, i religiosi, i laici del Botswana attraverso l'amore reciproco e attraverso il servizio agli altri siano sempre, per i loro concittadini, un segno dell'infinito amore di Dio per l'umanità.


2. Prima di lasciarvi, rendo grazie a Dio onnipotente, Padre di misericordia, poiché senza la sua benedizione tutti i nostri sforzi sono vani. Ringrazio tutte quelle persone, specialmente gli ammalati e gli anziani, che con le loro preghiere hanno contribuito alla preparazione spirituale di questa visita.

Signor Presidente: sono grato a lei e a tutti i membri del governo per la cortesia mostrata nei miei confronti e per la gentilezza con cui lei mi ha accolto al mio arrivo e a "State House". Desidero inoltre ringraziare il Vescovo Setlalekgosi per avermi accolto come fratello in Cristo e per avermi offerto la sua squisita ospitalità.

La mia gratitudine va inoltre a tutti coloro che nella Chiesa e nel governo hanno preparato così diligentemente questa visita: coloro che hanno contribuito a programmarne le fasi, in particolare la liturgia: gli organizzatori, i responsabili della sicurezza, delle forze dell'ordine e dei trasporti; infine i rappresentanti dei mass-media che hanno permesso anche ad altri in tutto il mondo di condividere la gioia di questa visita. Né posso tralasciare di ricordare tutti coloro che sono venuti a salutare il Papa e ad ascoltare le sue parole. Che Dio vi benedica tutti.


3. Cari amici: la liturgia da me celebrata ieri parlava di giustizia e pace. In essa riecheggiava il messaggio senza tempo secondo cui la giustizia e la pace sono sia dono di Dio che opera dell'uomo. Senza Dio non potremo mai sperare di comprendere, né tanto meno di sperimentare, l'autentica natura della giustizia e della pace. Egli le offre a noi come doni; soltanto se guarderemo a lui li troveremo. Al tempo stesso è nostro dovere morale quali creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio, conformare le nostre vite a questi doni divini. Il nostro mondo deve essere governato dall'amore piuttosto che dall'odio, dal perdono piuttosto che dall'inimicizia, dall'altruismo piuttosto che dall'egoismo, dal rispetto degli altri piuttosto che dalla prepotenza. Solo in questo modo possiamo sperare di godere della giustizia e della pace cui l'umanità anela.

Nel lasciare il vostro Paese, è mia speranza e preghiera che il popolo del Botswana scelga sempre saggiamente le vie che ha di fronte. Che l'amore di Dio e del prossimo sia la vostra guida. Che l'amore per la giustizia sia il vostro obiettivo costante, così che voi, e i figli dei vostri figli, possiate continuare a beneficiare in questa oasi di pace dello speciale dono di pace di Dio.

Dio vi benedica tutti. Dio benedica il Botswana.


Data: 1988-09-14 Data estesa: Mercoledi 14 Settembre 1988




Omelia nella con-Cattedrale di Roma nel Lesotho

Titolo: Per mezzo della croce che rimane nei secoli il Signore proclama al mondo il suo amore infinito.

Testo:

"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16).

Cari fratelli e sorelle.


1. E' oggi per me una grande gioia essere insieme a voi, i fedeli della Chiesa del Lesotho, nella festa dell'Esaltazione della croce, per celebrare la liturgia eucaristica che nella croce di Cristo ha il suo inizio e la sua fonte.

Rendo grazie a Dio per il privilegio di essere qui a Roma dove il padre Joseph Gérard ha servito Cristo per molti anni. Nell'amore di Gesù, invio cordiali saluti ai miei fratelli Vescovi ed ai sacerdoti e religiosi di questo amato Paese, così come a tutti coloro che provengono da altre terre. In modo speciale, saluto i genitori e i loro figli, le famiglie del Lesotho che formano la comunità primaria della società e della Chiesa. Do il benvenuto ai catechisti ed agli insegnanti che giocano un ruolo così vitale nell'opera di evangelizzazione in questa terra di montagne e così irregolare, e porgo i miei calorosi saluti alle numerose associazioni laiche: agli appartenenti alla Legione di Maria, all'Associazione di Santa Cecilia, le Dame di Sant'Anna e i Gentiluomini del Sacro Cuore.

Estendo il mio caloroso saluto anche ai nostri fratelli e sorelle in Cristo appartenenti ad altre Chiese e comunità ecclesiali e a tutti coloro che oggi hanno voluto unirsi a noi per pregare.


2. Nel Vangelo di questa festa siamo testimoni di un insolito dialogo tra Gesù e Nicodemo. La conversazione ha luogo di notte perché Nicodemo, un importante giudeo, ando a parlare con Cristo con la protezione delle tenebre. Cristo guido quest'uomo, un maestro, fino al vero centro del mistero rivelato da Dio. E' il mistero del Figlio di Dio disceso dal cielo e, poiché anche Figlio dell'uomo, ha portato a compimento la sua missione messianica tra il popolo di Israele.

Questa missione era indirizzata verso "l'innalzamento" di Cristo sulla croce. Gesù dice a Nicodemo: "E come Mosè innalzo il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo" (Jn 3,14). Nicodemo conosce le Scritture approfonditamente: egli conosce il messaggio suggerito dal Vecchio Testamento. Egli può ricordare l'avvenimento che ebbe luogo durante il viaggio del popolo eletto nel deserto. Al comando di Yahwe, "Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta" (Nb 21,9).

Questo serpente di rame avrebbe riportato la salute e salvato le vite degli Israeliti che erano stati morsi dai serpenti. C'erano dei serpenti con un veleno mortale; dopo essere stati morsi da essi molti Israeliti morirono. Ma il serpente fatto di rame e posto sopra una lunga asta sarebbe diventato un mezzo di salvezza: chiunque lo avesse guardato sarebbe vissuto.


3. Gesù continua: "Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Jn 3,14-15). La famiglia umana ha ricevuto all'inizio della sua storia terrena un morso mortale da parte del "serpente antico" (cfr. Ap 12,9).

Esso ha iniettato un veleno satanico - il veleno del peccato originale - nelle anime del primo uomo e della prima donna. E da quel momento in poi la storia dell'uomo sulla terra è stata oppressa dal peccato. La tendenza verso il peccato ha generato numerosi demoni nelle vite delle persone singole, nelle comunità delle quali fanno parte, nelle famiglie, in interi popoli e nazioni.

"Il Figlio dell'uomo deve essere innalzato" dice Gesù a Nicodemo. Ed egli dice questo in vista della sua crocifissione: il Figlio dell'uomo deve essere innalzato sulla croce. Chiunque crede in lui, chiunque vede in questa croce e nel crocifisso il redentore del mondo, chiunque si rivolge con fede alla morte di redenzione di Gesù sulla croce trova in lui il potere della vita eterna. Per mezzo di questo potere il peccato viene vinto. Le persone ricevono il perdono dei loro peccati al prezzo del sacrificio di Cristo. Essi trovano di nuovo la vita di Dio che avevano perso con il peccato.


4. Questo è il significato della croce di Cristo. Questo è il suo potere. "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17).

La solennità che oggi celebriamo ci parla della meravigliosa ed incessante azione di Dio nella storia dell'umanità, nella storia di ogni uomo, donna o bambino. La croce di Cristo sul Golgota è diventata per tutti i tempi il centro di questa opera di salvezza di Dio. Cristo è il salvatore del mondo, perché in lui e per mezzo di lui l'amore con il quale Dio ha tanto amato il mondo è continuamente rivelato: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16).

- Il Padre lo ha dato così che questo Figlio, che è uno in sostanza con lui, potesse diventare uomo essendo concepito dalla Vergine Maria.

- Il Padre lo ha dato così che in quanto Figlio dell'uomo egli avrebbe proclamato il Vangelo, la buona novella della salvezza.

- Il Padre lo ha dato così che questo Figlio, rispondendo con il suo amore infinito all'amore del Padre, avrebbe potuto offrire se stesso sulla croce.


5. Da un punto di vista umano, Cristo che si immola sulla croce, era un segno di contraddizione, un disonore impensabile. Essa era, infatti, la più profonda umiliazione possibile.

Nella liturgia di oggi, l'apostolo Paolo ci parla con parole che catturano il mistero della croce di Cristo: "Pur essendo di natura divina, / non considero un tesoro geloso / la sua uguaglianza con Dio; / ma spoglio se stesso, / assumendo la condizione di servo / e divenendo simile agli uomini, / apparso in forma umana, / umilio se stesso / facendosi obbediente fino alla morte / e alla morte di croce. / Per questo Dio l'ha esaltato" (Ph 2,6-9).

Attraverso la sua offerta sul Golgota, nel disonore della croce e della crocifissione (per lo meno secondo un modo umano di intendere questi eventi) Cristo ha ottenuto la più grande esaltazione. Agli occhi di Dio, la croce è il più grande trionfo. Il modo di giudicare umano è molto differente da quello di Dio.

Quello di Dio oltrepassa di molto il nostro. Ciò che a noi sembra essere un fallimento, agli occhi del Signore, è la vittoria dell'amore sacrificale.

Ed è proprio questa croce del disonore umano che porta in se stessa la fonte dell'esaltazione di Cristo nel Signore.

"Per questo Dio l'ha esaltato / e gli ha dato il nome / che è al di sopra di ogni altro nome; / perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi / nei cieli, sulla terra e sotto terra; / e ogni lingua proclami / che Gesù Cristo è il Signore, / a gloria di Dio Padre" (Ph 2,9-11).

Agli occhi degli apostoli ciò fu rivelato attraverso la risurrezione di Cristo. In quel momento essi capirono che Cristo è il Signore, al quale erano stati dati tutti i poteri nei cieli e sulla terra. In quel momento i loro occhi e i loro cuori si aprirono, e le labbra di Tommaso pronunciarono: "Mio Signore e mio Dio!" (Jn 20,28). E appena essi credettero, per mezzo del potere dello spirito della verità, essi furono pronti ad andare nel mondo intero per insegnare a tutte le nazioni, per battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cfr. Mt 28,19).


6. Si, è per mezzo della croce che Cristo viene esaltato. La solennità di oggi della Chiesa ci parla di questo mistero. Allo stesso tempo, ci parla di Cristo che per mezzo della croce innalza l'umanità, innalza tutta l'umanità e quindi tutta la creazione: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,17).

Essere "salvati" significa che ogni uomo e ogni donna possono essere guariti dal peccato che ha avvelenato la famiglia umana e tutta la storia. Gesù dice ai suoi apostoli dopo la sua risurrezione: "A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi" (Jn 20,23). E quando ha detto questo, egli mostra loro i segni della sua crocifissione, per far sapere loro che è proprio nella croce che il potere di rimettere i peccati è celato, il potere di guarire le coscienze e i cuori dell'umanità.

Sono passate generazioni e generazioni. Ma durante questo passare, la croce di Cristo rimane. Per mezzo della croce, il Signore proclama continuamente al mondo il suo amore infinito che nessun demonio è in grado di sopraffare. Si, la croce rimane, così che il mondo, come ogni persona umana, possa trovare in essa la via della salvezza. perciò è attraverso questa croce che il mondo viene salvato! 7. Per mezzo di questa unica croce il popolo del Lesotho viene salvato. Per più di un centinaio di anni, il messaggio della croce è stato proclamato qui sulla vostra terra. Il potere della croce ha innalzato e arricchito la vostra cultura, ha migliorato la dignità umana, superando il peccato e le divisioni, segnando le vostre vite così come fece con le vite dei vostri antenati, con la misericordia salvifica del Signore.

La croce di Cristo ha veramente trionfato tra il popolo Basotho. La fede cristiana ha messo radici profonde e ha prodotto abbondanti frutti. E l'evangelizzazione deve ancora continuare. La buona novella della morte e della risurrezione di Cristo deve essere continuamente annunciata in modo diverso, perché la Chiesa ha continuamente bisogno di essere costruita con fede e carità.

In modo particolare, il matrimonio e la vita familiare devono essere riportati su di una giusta via, predicando dapprima la vera natura del matrimonio cristiano, e lavorando poi per sopprimere le false idee e le pratiche di una società che danneggiano la dignità umana e ostacolano la fedeltà tra marito e moglie. Tutto ciò è particolarmente urgente in una comunità che deve sopportare le tensioni e le ansie dell'assenza di molti padri di famiglia, che sono obbligati dalla situazione economica a cercare lavoro fuori dai confini del Lesotho.

Gli educatori e le associazioni cattoliche laiche possono dare un notevole contributo nell'opera di evangelizzazione. Proprio perché laici, sotto la guida e con la collaborazione del clero e dei religiosi, essi svolgono un ruolo vitale nel trasmettere il grande patrimonio di dottrina e verità morali della Chiesa. Essi danno testimonianza del Vangelo di Cristo servendo i poveri e operando per la giustizia. E in quanto destinatari del ruolo particolare della Chiesa nel campo dell'educazione in questo regno, gli insegnanti hanno un'opportunità unica di formare i loro allievi nell'amore e nella conoscenza di Gesù Cristo. Ed è per questo che l'Università di Roma, che è stata fondata dalla Chiesa cattolica, è stata una così grande benedizione per questo Paese. Voi che frequentate questa università e beneficiate di questa superiore educazione, possiate usare sempre questo prezioso dono per servire i vostri fratelli e sorelle e costruire il corpo di Cristo.


8. La Chiesa nel Lsotho oggi medita su questo mirabile mistero dell'Esaltazione della croce e proclama a tutte le genti con le parole del salmista: "Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, / ascolta le parole della mia bocca" (Ps 78[77],1).

La parola più grande che Dio abbia mai detto all'umanità per mezzo del suo Figlio unigenito è la croce, la parola della croce.

E' in questo segno che la fede è entrata in questa terra; è un segno che si incontra lungo le strade di montagna o nelle vallate.

Popolo di Lesotho, miei fratelli e sorelle in Cristo: non dimenticate mai la croce, la croce trionfante.

Non dimenticate le opere del Signore! (cfr. Ps 78[77],7).

[Ecco il testo della preghiera del Santo Padre presso la tomba di padre Joseph Gérard]: Dio nostro Padre, / tutta la creazione ti loda, / tutti si deliziano alla tua presenza. / Tu guidi il corso della storia, / tu governi tutte le nazioni con giustizia e misericordia. / Nella tua amorevole provvidenza, / hai chiamato il tuo servitore, Joseph Gérard, / a imitare il tuo Figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo, / a seguirlo più da vicino nella castità, povertà e obbedienza, / e a proclamare la buona novella di salvezza / in Sud Africa e nel Regno del Lesotho. / O Padre di tenerezza e amore, / su questa tomba di Joseph Gérard, ricordiamo con gratitudine / il fervente spirito di preghiera che hai concesso al tuo servo / perché egli potesse camminare sempre alla tua dolce presenza / e offrire la sua vita nel generoso servizio al prossimo./ Tu lo hai ricolmato di saggezza e di zelo apostolico / perché potesse illuminare le menti con la verità del Vangelo. / Tu hai fatto al tuo eletto il dono della compassione / perché egli potesse confortare l'infermo, portare speranza al moribondo / ed essere caritatevole con tutti. / Alla vigilia della sua beatificazione / ti ringraziamo Padre celeste, fonte di ogni santità, / per la testimonianza evangelica di Padre Joseph Gérard. / Per intercessione delle sue preghiere / donaci la purezza del cuore, / rafforzaci nella fede, / confermaci nella speranza. / Infondi in noi il desiderio di imitare il suo esempio d'amore. / Benedici la Chiesa in questa terra / donandole rinnovato vigore nel servirti, / e passione per l'evangelizzazione, / così che sempre e in ogni cosa / il tuo nome sia benedetto e adorato. / Te lo chiediamo per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, / unico Dio, nei secoli dei secoli. / Amen.


Data: 1988-09-14 Data estesa: Mercoledi 14 Settembre 1988




Ai Vescovi del Lesotho

Titolo: L'evangelizzazione è il compito primario della Chiesa e richiede l'attiva collaborazione di tutto il Popolo di Dio.

Testo:

Miei diletti fratelli nell'episcopato.


1. E' una grande gioia essere qui con voi nella vostra patria. In queste poche ore in cui sono stato nel Lesotho, ho potuto già sperimentare ed apprezzare, in maniera profonda, la fede vibrante delle Chiese locali che voi servite. Voi rappresentate le "nuove Chiese", per lo meno in paragone con quelle di antica tradizione. Pertanto, voi portate alla Chiesa universale una nuova consapevolezza dell'immenso dono che Dio ha concesso a tutti noi facendoci conoscere e credere nel suo unico Figlio, e rendendoci capaci di partecipare della sua vita divina.

"Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (1Jn 3,1). E lo siamo realmente! Noi siamo figli di Dio, creati a sua immagine, dotati di una inalienabile dignità che non conosce le barriere di razza, lingua o luogo d'origine. Noi siamo tutti "uno in Cristo Gesù" (Ga 3,28).

Il nostro incontro di questa sera è una ulteriore espressione dell'unità e della comunione dei seguaci di Gesù, e più particolarmente di quello speciale legame di carità e fede che unisce i Vescovi l'un l'altro e con il successore di san Pietro. Insieme a voi e al vostro popolo fedele, lodo la provvidenza del Signore che ha reso possibile per me venire in visita pastorale nel vostro amato Paese.


2. Sono particolarmente contento di poter essere con voi mentre celebrate il 125° anniversario della Chiesa cattolica nella proclamazione della buona novella di Gesù Cristo al popolo basotho. Ed è una ottima occasione che il culmine di questa celebrazione sia la beatificazione di uno dei primi missionari, padre Joseph Gérard degli Oblati di Maria Immacolata. Ciò che lui e i suoi compagni cominciarono a fare qui in questo regno montagnoso centoventicinque anni fa fu il grande lavoro di evangelizzazione. Quest'opera è ancora oggi - e lo è per tutti i Paesi e in ogni tempo - il compito primario della Chiesa.

Come il lievito, di cui Gesù parla durante la sua predicazione, la proclamazione della buona novella della salvezza al popolo basotho ebbe un inizio veramente umile, quasi nascosto. Il seme della Parola di Dio è stato prima seminato nel terreno delle menti e dei cuori delle genti prima che una nuova vita di fede potesse sbocciare e crescere.

I primi missionari cattolici erano soltanto tre: il Vescovo Allard, il Vescovo Bernard e Padre Gérard. Ma, come il grande apostolo Paolo sa molto bene dalla sua esperienza, la potenza di Dio è la sua debolezza (cfr. 2Co 12,9).

Questi uomini gettarono il seme della Parola di Dio, e lo Spirito di Dio lo ha fatto crescere. In breve tempo, i primi convertiti arrivarono, mossi dalla grazia di Dio, ispirati dal messaggio evangelico e dalla vita santa dei predicatori, e desiderosi di aumentare nella conoscenza e nell'amore per il "nome, l'insegnamento, la vita e le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio" (Pauli VI, EN 22). Partendo da queste umili origini la Chiesa in Lesotho è maturata costantemente producendo frutti. La beatificazione di padre Gérard segna una delle tappe della storia della evangelizzazione in questa terra.

Ma il grande compito dell'evangelizzazione non sarà mai completato finché saremo su questa terra. Come anche Papa Paolo VI disse riguardo la Chiesa nella sua esortazione apostolica sull'evangelizzazione del mondo contemporaneo, "essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell'amore... essa ha sempre bisogno di sentir proclamare "le grandi opere di Dio" che l'hanno convertita al Signore, e d'essere nuovamente convocata e riunita a lui. Ciò vuol dire, in una parola, che essa ha sempre bisogno d'essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo" (Pauli VI, "Evangelii Nuntinadi", 15). Questo è pertanto il nostro compito primario come Vescovi: dare impulso in ogni tempo alla missione di annunziare nella sua integrità la buona novella della salvezza in nostro Signore Gesù Cristo.


3. Ed evangelizzazione è un compito dai vari aspetti. Implica l'evangelizzazione della mente, l'evangelizzazione del cuore, l'evangelizzazione della cultura. Essa richiede l'attiva collaborazione di tutto il Popolo di Dio, con la guida vitale dei sacerdoti e religiosi e con il contributo particolare di catechisti ben preparati, e di tutti coloro che lavorano in unità con il Vescovo locale.

Ciò di cui c'è particolarmente bisogno se vogliamo che i nostri sforzi diano frutti è che essi devono essere radicati nell'amore di Cristo. Se noi realmente lo amiamo saremo desiderosi che altri possano conoscerlo ed amarlo. O per dirla con altre parole, i nostri sforzi di annunciare Cristo e il Vangelo sono la misura del nostro amore per lui.

Questo è il segreto del successo di padre Joseph Gérard: era un uomo pieno d'amore per Gesù. La sua attività missionaria durata più di sessant'anni è testimonianza della profondità e del fervore di questo amore. E' una mia speranza che la beatificazione di questo fratello sacerdote possa incoraggiare tutti coloro impegnati nella predicazione e nell'insegnamento della Parola di Dio, specialmente qui nel Lesotho.


4. Miei fratelli nel Signore, prego affinché questo avvenimento nella vita della vostra Chiesa locale possa portare come frutto nuove vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale. Non c'è modo migliore di assicurare la continuità dell'evangelizzazione del vostro popolo e della vostra cultura perché, mentre ognuno ha una parte nel trasmettere la buona novella di Gesù Cristo, i religiosi e i sacerdoti hanno un ruolo particolarmente vitale.

Sono consapevole che voi avete già sperimentato un sempre crescente aumento delle vocazioni religiose e sacerdotali. Che il Signore possa continuare a benedirvi abbondantemente a questo riguardo, e io vi sollecito a ritenere come grossa priorità l'incoraggiamento delle vocazioni. Da parte vostra, naturalmente c'è un grande interesse e un impegno attivo nella formazione di questi collaboratori del Vangelo. Sono fiducioso che voi continuerete a fare visite regolari ai seminari e alle case di formazione, oltre ad una supervisione dei loro interi programmi di studio, aspetto molto importante del vostro ministero episcopale.

Poiché i sacerdoti sono i nostri più stretti collaboratori nella Chiesa, oltre ad essere fratelli e figli in Cristo, è giusto che un rapporto di reciproco rispetto e di aiuto fraterno possa cominciare quando dei giovani si stanno preparando per la santa ordinazione. Allo stesso tempo, gli anni della formazione in seminario, forniscono un'eccellente occasione perché voi, in quanto Vescovi, possiate inculcare in questi futuri sacerdoti entusiasmo per l'evangelizzazione e per la cura pastorale di tutto il Popolo di Dio, particolarmente gli ammalati e i poveri.


5. Mentre mi soffermo sulla necessità di una particolare preoccupazione per i sacerdoti e religiosi, non posso lasciarmi sfuggire la cura pastorale alla quale siamo chiamati dal nostro Salvatore che dobbiamo dare ai laici, uomini e donne, della Chiesa.

L'ultimo Sinodo dei Vescovi che si è tenuto a Roma, ci ha reso tutti più consapevoli del ruolo dei laici nella vita e nella missione della Chiesa. Il Sinodo ha dato particolare rilievo alla necessità di una solida educazione religiosa che deve continuare durante la vita di una persona e non solo nel tempo della giovinezza, educazione che deve essere fornita attraverso le omelie della domenica, purché ben fatte, ma che richiede anche altre iniziative che aiutino i nostri fratelli e sorelle nel farsi carico della costruzione del regno di Dio attraverso le attività quotidiane della vita e del lavoro.

Le necessità sono molte, e molto deve essere fatto per poter dare una risposta adeguata alle sfide alle quali dobbiamo far fronte. Per esempio, so che il problema dei lavoratori emigranti è una particolare preoccupazione per la Chiesa in Lesotho. So che avete fatto grandi sforzi per raggiungerli insieme ai loro cari, per assicurarli dell'interesse e dell'amore della Chiesa, per offrire loro solidarietà e aiuto in Cristo. Facendo questo avete seguito l'esempio di san Paolo, che una volta descrive la sua attività pastorale con queste parole: "così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il Vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari" (1Th 2,8).

Si, i bisogni temporali della gente fanno parte delle preoccupazioni della Chiesa. Qualsiasi cosa colpisce la nostra vita quotidiana colpisce anche la nostra relazione con Dio ed influenza la nostra prontezza e capacità nel collaborare con grazia e misericordia. perciò dice la Chiesa che "il progresso terreno... nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società,... è di grande importanza per il regno di Dio" (GS 39).

Il vostro comportamento per promuovere la giustizia e il vero sviluppo sono indubbiamente un'autentica risposta alle richieste del Vangelo.


6. Desidero anche incoraggiarvi nei vostri sforzi per rafforzare ed arricchire il matrimonio e la famiglia. Ci ricorda il Concilio Vaticano II, che la famiglia è la "Chiesa domestica" e "l'inizio e il fondamento di una società" (cfr. AA 11). perciò la vitalità e la stabilità delle nostre famiglie sono la misura della vitalità e stabilità della società, e uno dei fattori più importanti della vita quotidiana della Chiesa. Qualsiasi cosa nuoccia alla famiglia nella società, allo stesso tempo nuoce alla Chiesa. Qualsiasi cosa in una cultura arricchisce la famiglia, arricchisce anche la Chiesa. E' per questo che un amore profondo per la Chiesa ci è necessario in quanto pastori del Popolo di Dio per esercitare una particolare cura alla famiglia.

Al centro della famiglia c'è la comunione duratura tra marito e moglie, una comunione di vita e amore che inizia con il libero e cosciente consenso dell'uomo e della donna. Gesù ricorda ai suoi discepoli, che il patto matrimoniale comporta che il marito e la moglie "non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6). Essi sono uniti da una promessa fatta liberamente di aiuto reciproco. Essi sono chiamati ad approfondire ogni giorno della loro vita questa indissolubile comunione di amore. Rappresenta la loro gioia e la loro responsabilità condividere con ogni altro ciò che essi hanno e ciò che essi sono, tutte le loro speranze, le loro preoccupazioni e le loro gioie.

Noi pastori della Chiesa possiamo servire le coppie sposate assicurando che l'insegnamento della Chiesa sulla natura del matrimonio sia compreso chiaramente, e aiutandole ad essere fedeli ad esso per mezzo della Parola di Dio e con la pratica sacramentale. E' anche nostro compito proteggere la famiglia da quelle pratiche o da luoghi comuni che sono nocivi per la fedeltà coniugale e per la dignità dell'uomo e della donna.


7. Cari fratelli in Cristo, il nostro ministero episcopale è veramente una enorme responsabilità, che il Signore ci ha dato non perché siamo meritevoli ma per la sua provvidenza e misericordia. Se cerchiamo di essere fedeli a lui nel servizio della Chiesa che amiamo, noi potremo comprendere in modo più profondo la saggezza delle parole di Maria nel Magnificat: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente / e santo è il suo nome: / di generazione in generazione la sua misericordia / si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,49-50).

Si, "grandi cose ha fatto l'Onnipotente". La sua provvidenza ha portato nel Lesotho padre Gérard e i suoi compagni. La stessa provvidenza ha reso fruttuosa la vostra attività pastorale come Vescovi e l'intera opera di evangelizzazione.

In questa mia visita pastorale nel Lesotho, sono lieto di potervi offrire tutto il mio fraterno incoraggiamento e il sostegno nella preghiera. E sono pronto a riunirmi con voi per lodare la benevolenza di Dio: "Santo è il suo nome, di generazione in generazione la sua misericordia si stende".


Data: 1988-09-14 Data estesa: Mercoledi 14 Settembre 1988




Omelia per la beatificazione di padre Gérard - Ippodromo di Maseru (Lesotho)

Titolo: Joseph Gèrard: un missionario ansioso di capire le anime, un servo della riconciliazione e della pace.

Testo:

"L'anima mia magnifica il Signore" (Lc 1,46).

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Nel giorno che segue l'esaltazione della croce di Cristo la liturgia della Chiesa riporta la nostra attenzione verso colei che si trovava ai piedi della croce, alla Madre di Cristo, Maria. Ella stette ai piedi della croce insieme ad altre tre donne e a Giovanni, l'apostolo che Cristo amava. Il Concilio Vaticano II ci insegna che Maria si trova li, ai piedi della croce, "non senza un disegno divino" (LG 58). Infatti in un certo senso questo fu il momento culminante del pellegrinaggio di fede, di speranza e di quella speciale unione con Gesù, suo Figlio, il redentore del mondo.

All'inizio di questo pellegrinaggio, noi udiamo Maria nella casa della consanguinea Elisabetta dire a proposito delle grandi cose che l'Onnipotente ha già fatto per lei: "L'anima mia magnifica il Signore". Ai piedi della croce, "una spada trafigge l'anima di Maria" secondo le parole di Simeone (cfr. Lc 2,35).

Eppure, Maria non cessa di credere. Le grandi parole di Dio si adempiono precisamente attraverso la croce, attraverso il sacrificio della vita da parte di suo Figlio. E insieme al sacrificio redentivo di suo Figlio vi è il sacrificio materno del suo cuore.


2. La Chiesa ci conduce oggi al centro stesso del cuore di Maria, nell'intimo mistero della sua unione con suo Figlio, una unione che qui, ai piedi della croce, raggiunge la sua particolare pienezza.

Nella lettera agli Ebrei abbiamo letto che Cristo, pur essendo Figlio di Dio, una sola essenza con il Padre, "imparo l'obbedienza dalle cose che pati" (He 5,8). Precisamente attraverso questa obbedienza fino alla morte sulla croce "divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (He 5,9).

Al momento dell'annunciazione, Maria pronuncio il suo "fiat". Ella disse: "Avvenga di me quello che hai detto". E con rinnovata fede e fiducia in Dio ella ripetè questo "fiat" ai piedi della croce! Questa era la sua partecipazione materna all'obbedienza redentiva di suo Figlio mentre egli offriva la sua vita sulla croce per i peccati del mondo.

Ai piedi della croce Maria non cesso mai di lodare la miracolosa misericordia di Dio, la misericordia che perdura "di generazione in generazione".

E non cesso di proclamare il salvifico "potere del suo braccio", che sconfigge i superbi e innalza gli umili. Come nessuna persona al mondo, Maria fu capace di penetrare il mistero pasquale di Cristo; ella lo comprese con il cuore.


3. Pertanto la Chiesa vede la Madre di Dio come colei che "precedette nel pellegrinaggio della fede" tutto il Popolo di Dio sulla terra. Tramite questa fede ella divenne un'autentica figlia di Abramo; lo supero finanche, lui che san Paolo chiama "il padre di tutti quelli che credono" (Rm 4,11).

Il suo pellegrinaggio di fede ha attuato qualcosa di ancora più grandioso: esso ci ha permesso di entrare ancora più profondamente negli imperscrutabili misteri di Dio.

La Chiesa nel vostro Paese, il Lesotho, e qui a Maseru, come fa in tutto il mondo, avanza su questo stesso pellegrinaggio di fede, il pellegrinaggio nel quale la Madre di Dio ci ha preceduti. Oggi il Vescovo di Roma vi incontra in questo pellegrinaggio. Egli è fra di voi e celebra con voi il sacrificio eucaristico nella festa della Vergine addolorata.


4. E' con grande gioia che mi unisco a voi in preghiera oggi, fratelli e sorelle della Chiesa nel Lesotho. Io so che molti di voi hanno dovuto fare grandi sacrifici per essere qui, e vi assicuro della mia gioia e gratitudine per la vostra presenza. La vostra partecipazione a questa liturgia è un segno del vostro amore per la Chiesa ed una espressione della vostra volontà di testimoniare il regno di Dio.

Sono anche consapevole che molti avrebbero voluto essere con noi, ma che non hanno potuto: i malati e i sofferenti, coloro che vivono troppo lontani, coloro che sono troppo giovani o troppo vecchi. A tutti costoro dico con profondo affetto: il Papa vi abbraccia e vi ama nel sacro cuore di Gesù Cristo nostro redentore.

Il mio saluto fraterno all'Arcivescovo Morapeli di Maseru e ai Vescovi delle altre diocesi del Lesotho. Insieme a loro saluto tutti voi zelanti preti, e religiosi, voi catechisti, e tutti i membri delle vostre famiglie cristiane.

Io saluto i nostri fratelli e sorelle in Cristo non-cattolici, e tutte le persone di buona volontà, e vi ringrazio per esservi uniti a noi in questa occasione storica. Porgo cordiali saluti anche a coloro che sono venuti qui da oltre le frontiere di questo Paese.

In modo particolare, saluto la gente del Sud Africa, dove il beato Joseph Gérard opero nel Natal e nel Free State orientale.

Come membri di un'unica famiglia, uniti nell'amore di Gesù, noi oggi esultiamo nell'imperitura misericordia di Dio, che ci ha concesso il dono della fede e ci ha fatto un popolo di speranza, un popolo in pellegrinaggio verso il Regno eterno di Dio.


5. Questa giornata riveste un significato particolare per il viaggio di fede che la Chiesa in Lesotho sta compiendo. Poiché oggi noi celebriamo la beatificazione del servo di Dio, Joseph Gérard.

Nella prima lettura della liturgia, tratta dal libro della Genesi, noi sentiamo Dio che chiama Abramo perché intraprenda un viaggio di fede, perché si incammini su una via che lo porterà lontano da tutto ciò che conosce ed ama, perché riponga tutta la sua fede nella promessa del Signore.

Padre Gérard udi Dio rivolgergli una simile chiamata di fede. Come nel caso di Abramo, il Signore disse al giovane francese di nome Joseph: "Vattene dal tuo Paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il Paese che io ti indichero" (Gn 12,1). Ed egli ando subito, come il Signore gli aveva detto. Egli segui la chiamata di Dio. Egli ripose tutta la sua fiducia nella promessa che aveva udito venire dall'alto.

La terra che Dio mostro al beato Joseph era l'Africa, e più precisamente la terra del Sud Africa, e poi, anni dopo, la terra del popolo Basotho. In questo Paese, questo regno del Lesotho, egli venne perché vi era stato chiamato e mandato a proclamare il Regno di Dio.


6. Fin dalla giovane età, Joseph Gérard era stato convinto che Dio lo chiamava ad essere un missionario. Il suo cuore traboccava di gratitudine per il dono della fede cristiana, e anelava a dividere con gli altri questo dono prezioso, questa perla pregiatissima, le infinite ricchezze della conoscenza di Gesù Cristo. E fu questo zelo costante per l'evangelizzazione che impronto ogni momento della sua lunga vita.

Al suo arrivo nel Lesotho, insieme al Vescovo Allard e fratel Bernard, egli si mise subito all'opera per imparare la lingua e i costumi del popolo Basotho. Egli cercava di capire il loro modo di pensare, la loro sensibilità, le loro speranze e i loro desideri. Era ansioso di capire le loro stesse anime, in modo da poter scegliere i metodi migliori da usare per predicare a loro la buona novella della salvezza.

Padre Gérard e i suoi confratelli iniziarono la loro opera evangelica nella missione chiamata Roma. Essi si dedicarono interamente e con spirito di sacrificio al loro compito, facendo totale affidamento sulla grazia dello Spirito Santo. E lo Spirito di Dio non tardo a portare i suoi frutti. Solo pochi anni dopo, nel 1866, fu istituita una seconda missione a Korokoro. Nel 1868 fu stabilita una terza missione ancora, dedicata a san Michele.

Obbedendo al suo superiore, padre Gérard ando nella parte settentrionale del Paese nel 1876, dove fondo la missione di santa Monica. Per i seguenti vent'anni lavoro li indefessamente, istituendo un convento e una scuola, costruendo altre missioni nell'area circostante. In tutti i suoi sforzi e i suoi progetti, egli riponeva tutta la sua speranza in Dio, ricordando le parole pronunciate durante la sua ordinazione sacerdotale, e cioè che Dio, che aveva iniziato in lui l'opera buona, l'avrebbe portata a compimento.

Ovunque andasse il beato padre Gérard, egli viveva la sua vocazione missionaria con eccezionale fervore apostolico. Il suo amore per Dio, che sempre brucio ardente nel suo cuore, si manifestava nell'amore concreto per il prossimo.

Egli è ricordato soprattutto per la sua particolare sollecitudine per i malati e i sofferenti. Attraverso le frequenti visite e i suoi modi gentili, sembrava sempre che portasse nuovo coraggio e speranza. Per quelli che erano in prossimità della morte egli trovava le parole giuste per prepararli ad incontrare Dio faccia a faccia, serenamente.

Il segreto della sua santità e la chiave della sua gioia e del suo fervore venivano dal semplice fatto che viveva sempre nella presenza di Dio.

L'intera vita del beato Joseph fu centrata sull'amore per la santa Trinità. Le persone volevano stare vicine a padre Gérard perché egli sembrava sempre vicino a Dio. Egli era colmo di uno spirito di preghiera, nutrito quotidianamente dalla Liturgia delle Ore e da frequenti visite al Santissimo Sacramento. Egli aveva una devozione fervente per la Madre di Dio e i santi. Nel corso dei suoi lunghi e difficoltosi viaggi verso le missioni distanti o le case dei malati, egli conversava continuamente con il suo amato Signore. E' indubbiamente questo senso vividissimo di essere sempre in comunione con Dio che spiega la sua fedeltà ai voti religiosi di castità, povertà e obbedienza e ai suoi obblighi di sacerdote.

Dio benedi padre Gérard con una lunga vita fatta di servizio apostolico.

Egli gli concesse la grazia di vedere oltre mezzo secolo di evangelizzazione nel Lesotho. Padre Gérard oggi sicuramente gioisce nel vedere la vitalità della Chiesa di questo Paese che era a lui così caro: i suoi Vescovi sono nativi del luogo, vi è un numero crescente di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, il laicato attivo conta più di 600.000 persone, compresi 140.000 che attualmente studiano in scuole cattoliche. Ma con il suo spirito missionario, non ci incoraggerebbe egli forse oggi a portare avanti con rinnovato entusiasmo il compito complesso di proclamare il Vangelo di Cristo? 7. Qui nel Lesotho voi avete una formula tradizionale di saluto: "khotso, Pula, Nala",- pace, pioggia e abbondanza. Padre Joseph Gérard deve avere pregato spesso per queste stesse benedizioni, e deve avere spesso pronunciato questo saluto in questo Paese. Soprattutto egli cerco sempre di essere un servo della riconciliazione e della pace, poiché questa è una parte essenziale dell'evangelizzazione.

Evangelizzazione significa proclamare la buona novella di nostro Signore Gesù Cristo, il salvatore del mondo intero; significa raccontare di nuovo la storia di "perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli con il sangue della sua croce" (Col 1,19-20).

Il primo passo dell'evangelizzazione è di accettare la grazia della conversione nelle nostre menti e nei nostri cuori, di lasciarci riconciliare a Dio. Prima dobbiamo sperimentare la misericordia generosa di Dio, l'amore di Cristo che "ci ha riconciliati con sé" e ci ha "affidato la parola della riconciliazione" (2Co 5,18).

Mentre il ventesimo secolo si avvia alla conclusione e il vostro Paese guarda al futuro, questo è un dono speciale e la responsabilità più grande che i membri della Chiesa offrono ai loro concittadini, cioè di essere servi della riconciliazione e della pace, secondo l'esempio del beato Joseph Gérard.

Abbiate sempre fede nella potenza dell'amore e della verità: l'amore per il prossimo che è radicato nell'amore per Dio e la verità che dona la libertà agli uomini. Rifiutate la violenza come soluzione di qualsiasi situazione, non importa quanto ingiusta questa possa essere. Ponete la vostra fede nei metodi che rispettano i diritti di tutti e che sono pienamente in accordo con il Vangelo.

Soprattutto, abbiate fede nel Dio della giustizia, che creo ogni cosa, che vede ogni accadimento umano, che tiene nelle sue mani il destino di ogni persona e di ogni nazione.


8. Cari fratelli e sorelle: io esulto con voi in questo giorno solenne di celebrazione. E' una giornata di grande importanza nel vostro pellegrinaggio di fede e di speranza, un giorno di giubilo nel viaggio verso l'unione con Cristo che il Popolo di Dio sta compiendo in questo Paese. Rendiamo grazie al Signore santissimo per questa giornata. Cantiamo, insieme con Maria: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47).

Insieme con Maria e con il beato Joseph Gérard, che tutto il popolo del Lesotho esulti in Dio nostro salvatore. Si, tutti voi, giovani e vecchi, genitori e figli, lavoratori ed insegnanti, sacerdoti e religiosi, handicappati e malati.

Lodiamo insieme il Signore con voci riconoscenti, poiché l'Onnipotente ha fatto molte cose grandiose per noi. Benedetto è il suo nome! 9. Ma, allo stesso tempo, facciamo si che i nostri occhi non si distolgano mai dalla croce del Calvario.

Noi leggiamo nel Vangelo: "Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio".

Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Jn 19,26-27).

Il mio fervido desiderio per tutti voi, cari fratelli e sorelle, è che la parola del Vangelo di Giovanni possa realizzarsi in voi.

Possa ognuno di voi essere un figlio, una figlia, di Maria, che ai piedi della croce diventa in particolar modo per noi la "Madre della grazia divina".

Possa ognuno di voi "fare posto per lei nella propria casa", e ancora più nel proprio cuore. Ogni giorno della nostra vita, specialmente nei momenti di tribolazione e sofferenza.

Possa il ricordo di questa giornata benedetta iscriversi per sempre nella storia di questa città e di questo Paese, nella storia dell'intero continente d'Africa.

Beato Joseph Gérard, prega per noi, conducici a Gesù tramite il cuore immacolato della Vergine, nostra madre nella fede.

Amen.


Data: 1988-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1988





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