GPII 1988 Insegnamenti - Durante il viaggio da Vienna a Linz

Durante il viaggio da Vienna a Linz

Titolo: Il Santo Padre in preghiera ricorda Dante Alimenti

Testo:

Alle cinque di oggi pomeriggio si celebrano i funerali del caro amico Dante Alimenti. Ha tante volte viaggiato con noi in questi viaggi. Ha molto collaborato con noi, con il Papa. Rimango profondamente riconoscente alla sua persona e anche profondamente legato alla sua famiglia cui ho già trasmesso le espressioni della mia compassione. Siamo tutti invitati a pregare per questa persona così vicina e così cara a noi tutti.


Data: 1988-06-24 Data estesa: Venerdi 24 Giugno 1988




All'episcopato austriaco - Salisburgo (Austria)

Titolo: La coscienza ha il diritto inalienabile alla verità ed è legata intimamante alla dignità dell'uomo

Testo:

Carissimi confratelli nell'episcopato.


1. Come ho detto nel breve messaggio televisivo che ha preceduto questa mia visita pastorale, i nostri incontri vogliono essere una lieta festa della nostra fede, nella quale ci rafforziamo reciprocamente.

Questa festa assume un particolare spessore in questo nostro fraterno incontro di oggi.

Il motto che avete scelto per la mia seconda visita pastorale al vostro Paese: "Si alla fede - Si alla vita", è nello stesso tempo professione di fede ed esortazione. Esso assume un'attualità e un significato tanto più grandi nella comunità dei Vescovi, che la Provvidenza divina ha ordinato come pastori del Popolo di Dio in Austria. Il Concilio Vaticano II ha assegnato un "posto di primo piano", tra i ministeri più importanti dei Vescovi, proprio all'annuncio del Vangelo. Infatti dice: "I Vescovi, infatti, sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono i dottori autentici, cioè rivestiti della autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica nella vita, che illustrano questa fede alla luce dello Spirito Santo" (LG 25).

Cristo ha pregato espressamente per il capo del Collegio dei Vescovi - per Pietro ed i suoi successori - perché la sua fede "non venga meno" e nello stesso tempo gli ha dato il compito esplicito: e tu "conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31s).


2. Vi ringrazio di cuore per avermi offerto, con il vostro cordiale invito, la splendida occasione di questa seconda visita alle vostre Chiese locali. Ho colto questa occasione con gioia e volentieri contraccambio, in uno spirito di profonda unione fraterna, la visita "ad limina" che mi avete fatto collettivamente l'anno scorso a Roma. Il nostro odierno incontro vuole continuare a approfondire il dialogo iniziato allora.

Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per preparare la mia visita, affinché sia per tutti i partecipanti una giornata di grazia e di rinnovamento religioso. Vi ringrazio per il servizio che rendete al popolo santo di Dio, per la vostra fedeltà a Cristo e per la vostra unità con il successore di Pietro nella comune missione di annunzio della fede. Dalla mia pluriennale esperienza so fin troppo bene a quali difficoltà e pericoli va incontro un Vescovo, testimone della lieta novella di Gesù Cristo, proprio nel mondo secolarizzato di oggi. Nelle vostre quotidiane preoccupazioni vi assicuro della mia costante, fraterna solidarietà nella consapevolezza che vi impegnate con piena dedizione nell'amore a Cristo ed ai fedeli che vi sono affidati per la costruzione del Regno di Dio nelle vostre diocesi e parrocchie. Questa solidarietà, che ha il suo fondamento nella missione comune e affonda le sue radici nella fede comune, rende anche possibili sincerità e franchezza tra di noi.

Sapete bene che vi sono grato perché mi presentate con schiettezza come si conviene tra fratelli, le vostre domande e le vostre preoccupazioni. Se vi parlo sempre con la stessa franchezza, prendetelo come un segno della mia fiducia.

Soltanto in questo spirito potremo far fronte ai grandi compiti che ci si pongono.

Conosciamo tutti l'esperienza degli apostoli, le notti di frustrazione, dalle quali torniamo con reti vuote. Proprio nell'esperienza dei nostri limiti il Signore ci prepara ad affidarci non a noi stessi, ma a lui, senza condizioni e senza paura. Il leale riconoscimento di fallimenti e di insuccessi non ha dunque nulla a che vedere con il pessimismo che paralizza o con lo scoraggiamento. Deve soltanto condurci più vicini al Signore e gli uni gli altri per rafforzarci vicendevolmente ed essere riconosciuti come servi fedeli di Gesù Cristo.


3. Il motto di questa visita pastorale deve ispirare anche questo nostro incontro di oggi. Ci fa ricordare innanzi tutto con gratitudine che in questa città così ricca di storia, in questo bel paese nel cuore dell'Europa, i vostri antenati pronunciarono prontamente, con la grazia di Dio, il loro "si alla fede", allorché il missionario Rupert con i suoi compagni e i suoi seguaci annunzio loro la fede cristiana e costitui questa diocesi. Il popolo credente è rimasto in maggioranza fedele alla Chiesa cattolica anche nei tempi più difficili. I Vescovi di Salisburgo già nei primi secoli si adoperavano con zelo affinché la fede cristiana fosse trasmessa nei Paesi dell'Europa orientale. Molti di essi, con il loro coerente si alla fede, hanno risposto come san Rupert e come molti altri fedeli alla chiamata alla santità; tra di essi san Vigilio, san Vitale e sant'Arno. Tutto il vostro popolo, tutto il vostro paese, sono profondamente segnati dalla fede cristiana e da una ricca tradizione religiosa.

Un retaggio prezioso, che deve essere continuamente riscoperto, gelosamente protetto e colmato nuovamente di vita. Vogliamo ringraziare Dio per la presenza, in molti abitanti di questo paese, di una fede profonda e forte ancora oggi, e per il sincero impegno di molti a vivere questa fede e a testimoniarla con le opere dell'amore. Ma sappiamo anche che in molti la fede purtroppo è diventata superficiale o si è fossilizzata nella consuetudine e nella tradizione. Altri ancora - e non sono pochi - sono usciti in questi ultimi anni dalla Chiesa, quali che ne siano stati i motivi. Le dimensioni della secolarizzazione come conseguenza del benessere e dell'indifferenza religiosa sono molto aumentate presso di voi nella vita dell'individuo, della famiglia e soprattutto nella vita pubblica. La fede ha perduto forza nella vita concreta di ogni giorno.

Non si richiedono oggi soltanto singole iniziative pastorali; diventa sempre più necessaria una completa rievangelizzazione che comincia da individui, dalle famiglie e dalle comunità e faccia sgorgare di nuovo le sorgenti inaridite della fede e di una convinta sequela di Cristo. Esortiamo i nostri cristiani a dire un nuovo si alla fede, che possa diventare un nuovo si alla vita, ad una vita nell'amicizia con Dio che libera e che dà felicità.


4. Cari confratelli! Quali Vescovi siamo innanzi tutto messaggeri di fede, annunziatori della lieta novella che deve condurre a Cristo nuovi discepoli e rinnovare i tiepidi e gli stanchi nella loro vita di fede. La trasmissione viva della fede è oggi uno dei compiti più importanti della Chiesa. Non si tratta solo di conservare genuina la fede, ma anche di trasmetterla così che i cuori vengano accesi dalla lieta novella e gli uomini riconoscano che in tal modo la loro vita attinge chiarezza e forza per una unione viva con Dio ed anche per il servizio al loro prossimo e ad una impostazione cristiana della società.

Come pastori ordinati da Dio nel Popolo di Dio, dovete vegliare con cura sul patrimonio della fede affidatovi da Dio, affinché la fede venga tramandata intera e integra alla futura generazione. Ma siate sempre consapevoli che la Chiesa non è una raccolta di dottrine aride e convenzionali da custodire e proteggere. Ciò che la Chiesa insegna non è mai soltanto una formula. E' frutto di un incontro vivo con il Signore ed è dunque la porta che conduce a lui. E' rivelazione di quella verità che è via. Quando viene fatto cattivo uso della dottrina, la vita viene attaccata, le vie vengono sbarrate. Tutte le dottrine della nostra fede confluiscono in una persona viva che è Gesù Cristo (cfr. CTR 5). Noi amiamo la conoscenza della fede, perché in essa amiamo la fede stessa; fede è conoscenza, che è nata dall'amore. E in definitiva si tratta pur sempre dell'incontro personale con Gesù Cristo. Esso è decisivo, in voi stessi ed anche nei sacerdoti e insegnanti e in tutti i fedeli a voi affidati.

Essere custodi della fede significa essere custodi della vita che Cristo ci porta, della vita nella sua pienezza (cfr. Jn 10,10).


5. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, in questa missione dell'annuncio del messaggio di Cristo "appare di grande valore quello stato di vita, che è santificato da uno speciale sacramento: la vita coniugale e familiare" (LG 35). Impegnatevi in una pastorale familiare molto intensa e al passo con i tempi. I genitori sono non soltanto i primi, ma nella maggior parte dei casi anche i più importanti testimoni della fede. I bambini avvertono molto precocemente se sia importante vivere in unione viva con Dio; nella fiducia nella sua guida, nella comunione con Gesù Cristo e nella consapevolezza che la forza dello Spirito santo non viene mai meno. Avvertono molto precocemente se i genitori amano la Chiesa, il culto e i sacramenti, ma soprattutto se cercano seriamente di vivere la loro fede. Invitate i genitori a sfruttare le numerose occasioni, che fortunatamente offre questo Paese, di costruire la loro fede e prepararli all'importante compito che devono svolgere nei confronti dei loro figli, quali primi testimoni della fede. Gruppi di discussione nella parrocchia, case di formazione, buoni libri e molto di più è a loro disposizione. Dovrete vegliare affinché queste istituzioni servano realmente la fede della chiesa, perché possiate consigliare senza riserve a tutti come vie per l'incontro con il Vangelo. Preoccupatevi anche di una efficace catechesi degli adulti, che è certamente "la principale forma di catechesi" (CTR 45). Infatti soltanto una fede testimoniata seriamente dagli adulti, approfondita, discussa e tradotta nel proprio linguaggio in cui gli adulti si interrogano insieme su come poterla vivere nelle situazioni di oggi, solamente una fede come questa offre il sostegno di cui hanno bisogno le nuove generazioni per poterla far propria.

Fortunatamente nel vostro Paese si stanno facendo numerosi sforzi in questa direzione. Diventeranno tanto più fruttuosi quanto più trasmetteranno la fede di tutti i tempi all'oggi di questo nostro tempo, in stretta unione con il Papa e con i Vescovi.

Provvedete con particolare cura e dedizione ad una adeguata formazione catechetica dei sacerdoti e degli altri principali collaboratori nel servizio pastorale, dei diaconi, dei religiosi e dei laici, uomini e donne. Attraverso il servizio che prestano nelle singole comunità o anche in altri luoghi della vita della Chiesa, possono portare un grande ed essenziale contributo ad una trasmissione viva ed entusiasmante della fede ai bambini, ai giovani e agli adulti a voi affidati. Ho appreso con particolare gioia che anche nelle vostre diocesi vi sono molte donne e molti uomini che s'impegnano volontariamente, nell'ambito della catechesi parrocchiale, a indirizzare i bambini verso una vita gioiosa e interiormente libera nella Chiesa, e che collaborano alla preparazione dei bambini alla prima Comunione e alla Cresima. Qui trova conferma il fatto che i testimoni più efficaci di Gesù Cristo sono sempre le persone più vicine per parentela, per la scarsa differenza di età, per la vita in comune nella parrocchia e per altri legami personali.


6. Una parola di riconoscimento e di incoraggiamento va a questo punto a tutti i parroci per il loro grande servizio nelle parrocchie; ma in particolar modo anche alle insegnanti e agli insegnanti di religione che prestano il loro servizio nelle diverse scuole, attraverso l'insegnamento della religione, per trasmettere una fede viva. Il loro servizio è spesso gravoso; perché fanno parte dei testimoni maggiormente esposti della Chiesa. Molti loro allievi sono cresciuti senza alcun legame vivo con la Chiesa; a molti manca qualsiasi interesse di approfondire questioni religiose. Ciò esige requisiti tanto maggiori di capacità pedagogica e anche di testimonianza personale di fede.

Tutti gli sforzi affinché le verità della fede vengano accolte secondo la comprensione di ognuno e assimilate non devono farci dimenticare tuttavia che l'uomo non è fatto solo di conoscenza. perciò una sana teologia presuppone che si creda e si viva insieme alla Chiesa; essa ha bisogno dello spazio della preghiera.

Una comprensione unilateralmente intellettualistica della fede rischierebbe di danneggiare anziché promuovere la gioia della sequela. perciò è importante far capire ai giovani il nesso tra le affermazioni fondamentali della fede e le proprie esperienze di vita affinché possa accendersi la scintilla della fede.

Potranno capire così che per credere hanno bisogno della esperienza della Chiesa, della comunione dei santi; le loro esperienze personali verranno accese e ampliate e diverrà loro chiaro che ciò che appariva inizialmente solo una formula, è verità e dà la vita.

A questo proposito occorre che coloro che sono al servizio dell'annuncio e della trasmissione della fede abbiano ben presente, che la verità di Dio viene realmente compresa solo nella vita attiva. "Chi opera la verità viene alla luce" (Jn 3,21). Ciò vale sia per chi annuncia che per chi accoglie la lieta novella.

Inoltre, ogni forma di annuncio della fede è sempre essenzialmente un'"opera dello Spirito Santo". Chi lo prende sul serio sarà portato ad aprire il suo cuore allo Spirito di Dio, ad un continuo rapporto di fiducia con la Sacra Scrittura nella fede della Chiesa e a quella abnegazione che aiuta il catechista e il missionario a capire che non è lui, bensi Gesù Cristo che annuncia. Egli stesso deve diventare trasparente nelle parole e nelle azioni per colui che è più grande, e che opera attraverso la sua testimonianza di fede.


7. Cari confratelli! Il "si alla fede", al quale voi chiamate i vostri fedeli in occasione della mia attuale visita pastorale, deve diventare per voi, quali pastori ordinati da Dio e maestri del Popolo di Dio, un nuovo si ad un annuncio e ad un insegnamento di fede ancora più deciso e più vivo. "La fede dipende dunque dalla predicazione", dice l'Apostolo, e aggiunge subito: "E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi?" (Rm 10,17 Rm 10,14).

La lieta novella di Cristo, che secondo le parole del Concilio "è per la Chiesa principio di tutta la sua vita in ogni tempo" (LG 20), deve essere di nuovo il fondamento di tutti gli sforzi per un rinnovamento religioso ed ecclesiale. Esistono oggi verità della fede dimenticate, comandamenti di Dio dimenticati, una progressiva scristianizzazione anche nella vita di molti nostri fedeli e di molte nostre parrocchie. Sono necessari una catechesi e un annuncio così radicali e così dinamici da poter essere definiti "evangelizzazione permanente". Dobbiamo sfidare continuamente i nostri fedeli e noi stessi con la persona e il messaggio di Gesù Cristo, con la pienezza della Parola di Dio, e in tal modo dare orientamenti e contenuti a tutti.

Nella dedizione personale a Cristo, consapevolmente offerta nella fede viva, deve compiersi il rinnovamento religioso nella vita dei singoli credenti e nelle parrocchie; deve essere impostata la vita ecclesiale nelle vostre Chiese locali e in tutta la Chiesa d'Austria nello spirito di fraterna unità e disponibilità alla comprensione. Ad una vita ecclesiale rinnovata in questo spirito tendono quelle considerazioni e quelle indicazioni concrete che vi diedi nel mio discorso rivoltovi durante l'ultima visita "ad limina". Vorrei oggi raccomandarle di nuovo alla vostra particolare attenzione e cura pastorale.


8. Voglio menzionare la dichiarazione della vostra Conferenza episcopale - che ho molto apprezzato - con la quale avete fatto vostre le esigenze pastorali sollevate in questa visita "ad limina" e le avete spiegate ai vostri fedeli con alcune parole di chiarimento. Di particolare importanza mi sembra l'energico richiamo da voi fatto all'impegno di formare le coscienze. La coscienza è quel luogo misterioso e dove vengono prese decisioni, in cui viene gettato il ponte fra la fede e la vita concreta. Il motivo profondo del crescente disorientamento dell'uomo di oggi sta nella scomparsa della consapevolezza di Dio e nella crisi della coscienza.

La coscienza, come la definisce il Concilio, "è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo" (GS 16). E' "il primo fondamento della dignità interiore dell'uomo e nello stesso tempo del suo rapporto con Dio" ("Allocutio ad precationem "Angelus"", 1, die 14 mar. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 1 [1982] 860). Se la realtà di Dio viene oscurata, anche la coscienza dell'uomo si guasta; se il peccato viene negato, anche Dio viene negato.

Molti considerano il giudizio della coscienza umana come qualcosa di relativo, qualcosa di puramente umano, la norma di un umanesimo senza Dio. "Agisci secondo la tua coscienza"; è questa l'esortazione che viene fatta all'uomo, senza dargli tuttavia alcun orientamento. La coscienza dell'uomo pero si degrada quando viene lasciata sola e privata della verità. Come l'occhio non può fare a meno della luce, così la coscienza non può fare a meno della verità. La coscienza ha il diritto inalienabile alla verità ed è legata intimamente alla dignità dell'uomo.

Quando la Chiesa annuncia la dottrina della fede e della morale, offre un servizio essenziale proprio a questa dignità, perché Dio ha creato l'uomo sin dall'inizio a sua immagine e somiglianza.

Alla dignità dell'uomo corrisponde solamente la coscienza rettamente formata, la coscienza che si orienta verso la verità e, illuminata da questa, decide. L'uomo è tenuto quindi, a motivo della dignità della sua umanità, ad orientarsi con la sua coscienza verso l'ordine stabilito dal Creatore, deve informarsi sulla verità rivelata da Cristo e tener conto "in modo determinante" nelle sue decisioni della dottrina della Chiesa secondo la sua coscienza. In questo senso il Concilio esige esplicitamente dai fedeli di "accettare il giudizio del loro Vescovo dato a nome di Cristo in materia di fede e di morale, e aderirvi col religioso ossequio dello spirito. Ma questo religioso ossequio della volontà e dell'intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al Magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla "ex cathedra", così che il suo supremo Magistero sia con riverenza riconosciuto, e con sincerità si aderisca alle sentenze che gli esprime, secondo che fa conoscere la sua intenzione e la sua volontà" (LG 25). Voi stessi nella dichiarazione menzionata riguardante forme illecite di richiamo alla coscienza avete messo in evidenza cosa significa questo per la vita del cristiano, per esempio se consideriamo l'enciclica "Humanae Vitae" e l'esortazione apostolica "Familiaris Consortio".


9. Cari confratelli! Soltanto una Chiesa rafforzata nella fede e che vive della fede può compiere efficacemente la sua missione di salvezza nella società e per tutti gli uomini. Il vostro stesso rinnovamento interiore si pone in definitiva al servizio del vostro compito missionario, "perché il mondo creda" (cfr. Jn 17,21).

La Chiesa, attraverso una grande rievangelizzazione, deve cercare di arrestare il processo di allontanamento dalla Chiesa e trovare mezzi e vie per recuperare coloro che sono lontani e impregnare l'intera società degli uomini con il lievito del Vangelo. "La Chiesa evangelizza", dice la "Evangelii Nuntiandi", "allorquando, in virtù della sola potenza divina del messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, la attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri" (EN 18). Il messaggio salvifico di Cristo è universale. Deve essere annunciato all'umanità intera e ad ogni strato della società.

"Si alla fede - Si alla vita". Il nostro si alla vita pronunciato nella fede è un si all'intera verità del creato, che ha la sua origine e il suo fine in Dio. Il si al Creatore è un si alla sua creazione. Insegna anche a trovare i criteri per armonizzare progresso e tutela, scienza e rispetto, libertà dell'uomo e legame con la parola profonda della creazione. Il rispetto incondizionato per la vita dell'uomo dal concepimento fino alla morte si pone nel contesto del rispetto per la creazione di Dio nel suo insieme, e ne è la prova indiscutibile. Un ritorno al messaggio morale dell'essere si rivelerà anche fruttuoso per l'approfondimento tanto necessario di un'etica moderna della pace e del progresso sociale.

La nostra fede ha la forza di dare un efficace contributo alla soluzione degli immensi problemi che opprimono l'umanità. Il mondo a buon diritto oggi si aspetta molto da noi cristiani, anche dai credenti del vostro Paese. Quanto più accetteremo queste sfide, tanto più chiaramente sperimenteremo che, laddove la fede svolge un ruolo non solo nel pensiero e nella preghiera e nel ristretto ambito vitale, ma viene compresa e diventa efficace anche nella sua importanza a livello mondiale, fino ad affrontare gli urgenti problemi degli uomini in tutto il mondo, nella stessa misura anche la nostra fede acquisterà vitalità e forza, e anche forza di attrazione. A questo proposito voglio incoraggiarvi per tutto ciò che fanno così generosamente i cristiani del vostro Paese per le popolazioni sofferenti di altri Paesi, specialmente quelle del terzo mondo.

Il nostro "si alla vita", sostenuto dalla fede, è infine e innanzitutto naturalmente, un si alla pienezza della vita, un si alla vita dei figli di Dio, che la morte non potrà mai vincere perché porta in sé la promessa della vita eterna.

Annunciamo dunque con nuovo coraggio, cari confratelli, agli uomini del nostro tempo Gesù Cristo, che è la vita stessa e che è venuto "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). In questo sono con voi e vi confermo, e con voi tutti coloro che vi affiancano nella missione dell'annuncio, imparto la mia speciale benedizione apostolica.


Data: 1988-06-24 Data estesa: Venerdi 24 Giugno 1988




Ai lavoratori di Linz e St. Pölten - Enns-Lorch (Austria)

Titolo: Solo una Chiesa unita è vero pane per il mondo

Testo:

Cari fratelli e sorelle nella fede!


1. A tutti voi, che siete qui convenuti dalla città e dalla campagna, in particolare dalle diocesi di Linz e St. Pölten, un cordiale "benvenuto". In questa città di Lorch, l'antica "Lauriacum", sentiamo in modo particolare il legame con la lunga storia cristiana di questo paese; qui ricordiamo i grandi santi Floriano e Severino, tutti e due testimoni della fede, sulla cui scia noi pronunciamo oggi il nostro si alla fede e quindi il si alla vita. Ci inchiniamo davanti a loro e davanti a tutti coloro che fino ai nostri giorni si sono impegnati in questo paese come testimoni della fede, come difensori dei poveri e operatori di pace.

Per la prima volta nella storia delle due diocesi i fedeli delle due regioni si raccolgono insieme al successore di Pietro in un luogo, uniti nella gioia e nella gratitudine di essere membri dell'unica Chiesa di Cristo. Avete portato con voi nel vostro cuore le realtà più luminose e quelle più buie della vostra vita. In modo inquietante i rappresentanti delle due diocesi hanno descritto ciò che maggiormente vi turba. Sappiamo anche delle molte riflessioni e dei nuovi tentativi che avete fatto nelle parrocchie, nei gruppi apostolici e a livello diocesano per mantenere viva la vostra fede e per dare anche alla vostra vita nella società e nel mondo del lavoro prospettive di speranza. 2. Il nostro incontro odierno è rivolto a tutti i fedeli delle vostre diocesi, ma in modo particolare ai problemi sollevati dai lavoratori e dai contadini cristiani. Come hanno già sottolineato i vostri Vescovi, la Chiesa vi è vicina anche nelle vostre preoccupazioni sociali ed economiche. Attraverso la sua dottrina sociale, ed in particolare le grandi encicliche sociali dei Papi, essa indica mezzi e vie per risolvere le difficoltà che man mano si presentano in modo giusto e degno dell'uomo. Essa si schiera sempre dalla vostra parte, in modo solidale e pronta all'aiuto, mediante le sue varie iniziative pastorali. La Chiesa pero, in conformità alla sua missione religiosa, vuole soprattutto aiutare gli uomini a vivere anche nel mondo del lavoro - anche in mezzo a sempre più numerose e grandi difficoltà concrete - da veri cristiani nello spirito del Vangelo.

Attraverso la Sacra Scrittura, essa ci insegna il significato più profondo della fatica e del lavoro quotidiani e ce li mostra alla luce della nostra vocazione cristiana.

In questo senso l'apostolo Paolo ci ammonisce, come discepoli di Cristo, nella odierna lettura dalla lettera ai Colossesi: "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che quale ricompensa riceverete dal Signore l'eredità" (Col 3,23-24). Poco prima egli dice ancora più chiaramente: "E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre" (Col 3,17).

Gesù stesso, nel Vangelo, si fa carico in diversi modi delle miserie fisiche degli uomini. Ma cerca sempre di far loro superare queste miserie per portarli a quello di cui hanno bisogno: l'avvento del Regno di Dio tra di noi.

Così, ad esempio, vediamo che il Signore, mosso a compassione per i molti che lo seguivano, diede loro il pane necessario. Ma non si fermo qui: egli infatti sazia gli affamati e poi continua a condurli verso il vero pane della vita, che è egli stesso. Ambedue sono necessari: cibo sufficiente per la vita terrena e il pane dell'Eucaristia nel nostro pellegrinaggio verso la vita eterna. Cristo ci invita addirittura a cercare prima il Regno di Dio; tutto il resto ci sarà dato in aggiunta (cfr. Mt 6,33). Qualunque cosa siamo o facciamo, prima di tutto vogliamo essere veri discepoli di Gesù Cristo! 3. Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice di se stesso: "Io sono il pane della vita" (Jn 6,48). così parla, lui, nostro fratello, che allo stesso tempo è Figlio di Dio. Cristo è molto di più di "un uomo per gli altri". E' molto di più di un benefattore sociale, più di un rivoluzionario che vuole cambiare l'ordinamento esistente. E' vero Figlio di Dio. E il primo dovere del Papa è quello di annunciare a tutto il mondo, in comunione con i Vescovi, questa fede. Questa è la radice e la pietra di paragone per tutto il Popolo di Dio: testimoniare che la nostra Chiesa è fondata su Gesù Cristo, l'eterno Figlio di Dio. Questa fede è l'alito di vita delle vostre parrocchie e la scala di valori decisiva per ciascuna organizzazione ecclesiale nonché per la vita di ciascun cristiano. "Io sono il pane della vita!". Con queste parole annunciamo Cristo in un mondo, che, a ragione, si preoccupa di come potrà vivere domani. Lo proclamiamo in un tempo in cui innumerevoli persone soffrono la fame e ne muoiono, mentre altre vivono nel lusso. Lo sottolineiamo proprio oggi, mentre molti uomini si interrogano ancora sul mistero e la speranza della propria vita. Lo gridiamo pieni di fiducia che il Signore invii anche noi come ha inviato i suoi discepoli a portare il pane alle migliaia di persone in attesa, e tutti furono saziati.

Se ci domandiamo con preoccupazione di cosa dovremo vivere, domandiamoci pero anche con quale speranza un giorno potremo morire. Cercate di misurare le vostre pene quotidiane e le vostre speranze terrene anche con questo parametro: dove sto andando? Che valore ha la mia vita al cospetto di Dio? E di nuovo il Signore a darci la risposta: Io sono il pane per la vita del mondo! Questo pane è la divina immagine della nostra speranza in Dio, nella sua fedeltà, nella felicità della sua eternità. Cristo dice addirittura: "Chi ne mangia non morirà" (Jn 6,50).


4. La Chiesa oggi ci dona questo pane di vita; essa stessa diventa pane per il mondo. Nella Chiesa troviamo il Signore: egli infatti è il suo mistero più intimo, il suo capo. Lo troviamo nella parola della Sacra Scrittura, nel cibo dell'Eucaristia, nella comunità dei fedeli.

Questa Chiesa di Cristo ha alcune caratteristiche irrinunciabili: la vera fede in Cristo, la piena unità sotto la guida dei pastori incaricati, la comune volontà di restare fedeli ai suoi comandamenti.

Solo la Chiesa nella vera e piena fede in Cristo può dare il pane della vita. La fede pero viene dall'annuncio e dall'ascolto. Saluto con gratitudine tutti coloro che hanno ricevuto dalla Chiesa, in modi diversi, la missione di parlare di Cristo, di farlo conoscere agli altri: sacerdoti, diaconi, insegnanti di religione, assistenti pastorali e molti altri. Avete una grande responsabilità.

Calatevi nel suo annuncio, continuate nella formazione. Divenite voi stessi annuncio. Ascoltate le domande degli uomini che vi sono stati affidati. La domanda essenziale dei vostri fratelli è questa: Voi stessi, siete testimoni di Cristo? Seguite il suo esempio, l'esempio di colui che nonostante una dedizione totale ha cercato un attimo di silenzio, di preghiera, di solitudine per restare insieme a Dio? Il principale e più profondo compito della nostra fede è la celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti. Curateli il più possibile, conferite ad essi quella dignità e, allo stesso tempo, quel calore che sono indispensabili.

Soprattutto pero abbiate caro quanto ho detto ai vostri Vescovi l'anno passato: "La Messa deriva la sua grandezza non dall'organizzazione esteriore ma da ciò che ne è l'essenza" ("Allocutio ad Episcopos Austriae occasione oblata eorum visitationis "ad limina" coram admissos", 6, die 19 iun. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 2 [1987] 2278).

Solo una Chiesa in piena unione è poi vero pane per il mondo. Il Signore stesso sapeva di essere in fedele ed amorevole unione con il Padre in cielo. E' venuto da lui e in lui vive. Con la sua obbedienza noi ci uniamo nella Chiesa. E' pero impossibile trovare l'unione con il Padre e allo stesso tempo scavalcare gli apostoli ordinati dal Signore ed i loro successori, che sono i Vescovi. Mancanza di unione e di fiducia, accuse offensive, critiche aggressive: tutto ciò significa che Cristo non è presente tra di voi. Quando all'interno della Chiesa vengono pronunciate e scritte parole di inimicizia, non si può più parlare di Cristo. Chi continua a ripetere tali parole e si fissa su di esse, indurisce il proprio cuore e porge agli altri pietre invece di pane. perciò, teniamo a mente l'invito che oggi ci rivolge l'apostolo Paolo: "Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,14-15).

Solo una Chiesa in piena unità, fedele e disponibile a compiere la volontà del Signore nei suoi comandamenti è degna del dono del suo pane. Il Vangelo ci dice che se vogliamo offrire sacrifici all'altare, prima dobbiamo cambiare la nostra vita. Io vengo da Roma, dove ci sono le tombe dei martiri dei primi tempi, e vengo a Lorch, dove è testimoniato il martirio nei vostri paesi.

Non lontano da qui si trova Mauthausen dove cristiani, ebrei ed anche altri hanno sofferto a causa della loro fede. Con la loro sofferenza essi hanno arricchito il mondo. Per essi vale la parola di Gesù: "Il chicco di grano deve cadere nella terra; solo allora produrrà molto frutto" (cfr. Jn 12,24).

Il Signore ha operato la redenzione attraverso l'offerta della sua vita sulla croce. Qui ci troviamo nel centro dell'Europa, dove molti secoli fa è stata eretta la croce della fede. Da questo continente, che per molti aspetti gode di una grande libertà ed anche di un certo benessere, deve sbocciare una nuova semina nel nome di Cristo, molto più forte della zizzania dell'egoismo e dell'invidia, dell'alterigia e dello spreco, della pigrizia dei cuori e della distruzione della vita. Tutti i comandamenti di Dio e della Chiesa sfociano nel massimo comandamento, che è quello dell'amore. Esso è il linguaggio di Dio e conduce al vero bene dell'uomo. L'amore, pero, diventa concreto nell'osservanza dei comandamenti. così il Signore dice: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama" (Jn 14,21).


5. Cari fratelli e sorelle! Il pane di vita ci rende capaci di superare qualunque forza che noi riteniamo la natura ci abbia dato. L'antico Testamento racconta di Elia che, rafforzato dal pane che Dio gli aveva dato, potè camminare quaranta giorni e quaranta notti prima di arrivare alla montagna del Signore. Durante l'ultima cena il Signore dona ai suoi discepoli se stesso come cibo, e così fino ai nostri giorni. Non c'è pane al mondo che venga offerto ed accolto tanto spesso.

Rafforzati da questo pane, possiamo incamminarci pieni di speranza verso il futuro.

In alcune società, nel cuore di molti uomini, sembrano oggi regnare malumore o sfiducia. Noi cristiani pero possiamo incamminarci con coraggio perché crediamo alla crescita del Regno di Dio. Infatti, la meta dei giorni non è una fine ma un inizio, non è la morte ma la vita, non stanchezza, ma il riconoscimento e l'amore presso l'eterno banchetto di Dio.

Alla luce di questo coraggio cristiano vi dico per il futuro: trovate gioia nei vostri bambini, accettate il dono di una nuova vita e rifiutatevi di troncare delle vite! Trattate questa vita con amore e rispetto, fin dal primo istante! I bambini, non sono investimenti che si calcolano solo a livello finanziario e che eventualmente si possono buttar via.

Abbiate cuore anche per i giovani. Essi ci pongono domande nuove, apparentemente fastidiose e spesso impulsivi e impazienti. Ma anche loro hanno bisogno di una buona formazione e di speranza per il loro futuro: essi stessi sono infatti la nostra speranza ed il nostro futuro.


6. Per cosa ancora ci dà forza il pane della vita? Con la sua forza possiamo resistere al male.

A volte ci sembra che sia giunta l'ora delle tenebre: guerre, oppressioni, ingiustizie, catastrofi dominano le notizie di ogni giorno. Il singolo spesso si sente oppresso da pene personali, spesso sofferte e sopportate in solitudine. Nulla di ciò ha poca importanza: in ogni cosa si riconosce l'invito di Dio a cercare le forze della salvezza e della liberazione, in se stessi e anche in unione solidale. Certamente anche i politici e gli economisti, gli scienziati ed i tecnici debbono cercare nuove soluzioni strutturali, possibilmente con la partecipazione dei diretti interessati. Ma è sempre necessaria la conversione personale: sono due cose che vanno di pari passo, l'una sostiene l'altra.

Cercate di riscoprire, fratelli e sorelle, quanto sia insostituibile il sacramento della Penitenza. E' insostituibile per la dignità personale dell'uomo.

egli deve poter confessare davanti a Dio ciò di cui è personalmente responsabile.

La Confessione è altrettanto insostituibile per il futuro della fede nelle vostre Chiese locali. Infatti posso credere a Dio come persona solo in quanto so di essere responsabile di fronte a lui, che posso tornare da lui, che egli è il Padre misericordioso, perché Cristo ha ristabilito la legge dell'amore e della riconciliazione sulla sua croce.


7. Le vostre due diocesi hanno compiuto opere esemplari per alleviare la fame e le ingiustizie nel mondo. Penso ai molti assistenti allo sviluppo, alle opere della Caritas, al sostegno alle missioni. Ogni solidarietà pero deve avere anche un cuore: è la disponibilità personale ad assomigliare a Cristo, a lui che ci è fedele fino alla croce.

L'organizzazione capillare della vostra assistenza pastorale trova la propria dinamica e fecondità soprattutto nel fatto che gli sposi sono disposti a rimanere fedeli, a camminare e a crescere insieme, finché la morte non li separi; che esistono persone generose che volontariamente assistono persone difficili, povere e scomode; che giovani e meno giovani hanno il coraggio di intraprendere la sequela di Cristo come sacerdoti o religiosi; che esistono persone disposte ad accettare il proprio destino di malattia e delusione in nome di Cristo, il crocifisso, anche con molte lacrime e in tempi di tenebre. A questo proposito vorrei ricordare la preziosa eredità e le grandiose opere delle comunità religiose e dei monasteri nel vostro Paese. Essi hanno spianato la via alla fede molti secoli or sono. Ancora oggi essi hanno in comune la vocazione di essere segni profetici della presenza di Dio. A questo scopo sicuramente essi hanno necessità di quel costante rinnovamento ed approfondimento, di cui vive l'intera Chiesa e che produce anche quelle forze di cui la società ha bisogno se vuole far fronte alle sfide del presente.


8. I discepoli hanno riconosciuto il Signore quando egli ha spezzato il pane (Lc 24,31). Egli divide il pane, divide se stesso affinché noi diveniamo una cosa sola. La situazione del mondo odierno è un'unico invito a condividere. La condivisione riesce a far superare le fratture. Il futuro ha bisogno di questa solidarietà; questa solidarietà pero esige considerazione, discrezione e lealtà.

Da chi il mondo dovrebbe imparare, se non da coloro che credono in Cristo e che sempre ricevono il suo "corpo per la vita del mondo"! Quando, soprattutto la domenica, ci riuniamo intorno all'altare, questo è il grande giorno della tavola imbandita affinché noi possiamo condividere. Custodite la domenica ed i giorni festivi per la vostra salvezza e per quella del vostro Paese! Conferite a tutta la giornata un'atmosfera di libertà di cuore per essere capaci di accogliere con attenzione e riconoscenza il dono di Cristo e possiate riconoscere il suo volto nei molti fratelli vicini a noi.

Nello spirito di questa solidarietà voi, come cristiani, dovete dare il vostro contributo alla soluzione delle difficoltà del mondo del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura.

Impegnatevi per una giusta divisione del lavoro disponibile e per la creazione di nuove possibilità di lavoro. Senza sacrifici e compromessi da parte di tutti non sarà possibile risolvere in modo positivo il problema della disoccupazione. Fate tutto ciò che è nelle vostre possibilità affinché nel vostro posto di lavoro risplenda la luce della verità e dell'amore di Dio. Là dove sei e dove operi non devono esistere ingiustizia, rifiuto e umiliazione dell'uomo. A causa della sua fede il cristiano è leale e coscienzioso nel suo lavoro mentre altri vantano la loro furbizia; egli rispetta lo Stato e le sue leggi quando altri pensano di poterlo sfruttare; egli è disponibile e collabora, a seconda delle proprie capacità, nell'ambito di organismi sociali e sindacali mentre altri si chiudono dietro al loro egoismo. Non esiste infatti alcun luogo anche insignificante, alcun luogo di lavoro di poco rilievo, dai quali non possa nascere e crescere il Regno di Dio.

Per questo, ognuno di voi occupi con gratitudine il posto che Dio ha scelto per la sua vocazione: siamo infatti tutti membra del corpo di Cristo, uomo e donna, lavoratore o contadino, padre o madre, persone sole, sacerdote o religioso. Siamo disposti a portare con amore gli uni i carichi degli altri, e ciò nel rispetto della peculiarità della vocazione dell'altro. Incoraggiate soprattutto con tutte le vostre forze nuove vocazioni sacerdotali e religiose nelle vostre diocesi! Esse sono un segno infallibile della salute interiore della Chiesa di un Paese.


9. Facciamoci carico comune della realizzazione di una Chiesa viva e molteplice, piena di fede, in unione indivisibile e nella forza dell'amore che viene da Cristo! Chiediamo l'intercessione dei santi: san Severino e san Floriano, siete padri della Chiesa che si è sviluppata in modo così ricco ed ampio in questo Paese: implorate per noi la grazia di un amore fedele per essa, che è il corpo di Cristo! Madre nostra, Maria, alla chiamata di Dio tu hai risposto con un si purissimo: in questo anno a te dedicato implora per noi la grazia di accogliere il messaggio di Dio con il cuore e la ragione, di ricevere il suo spirito e di seguire Cristo con una vita veramente cristiana! Per questo nel vostro bel Paese, in questo luogo sacro, possiamo esclamare nella comunione con il Popolo di Dio: Diciamo si alla nostra fede, che ci è stata consegnata dal Signore.

Diciamo si alla vita, alla nostra vita di oggi e di domani nella libertà dei figli di Dio, nella luce dello Spirito Santo.

Diciamo si al futuro quando crediamo e confessiamo: credo alla Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica! Essa custodisce il pane di Cristo; essa è il pane di Cristo, affinché il mondo possa vivere! Amen.


Data: 1988-06-25 Data estesa: Sabato 25 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Durante il viaggio da Vienna a Linz