GPII 1988 Insegnamenti - Omelia alla Messa ad Innsbruck - Austria

Omelia alla Messa ad Innsbruck - Austria

Titolo: "Colui che sulla croce sacrifica la sua vita è proprio il Santo in mezzo a te, mondo di oggi"

Testo:

Cari fratelli e sorelle nel Signore!


1. "Presso la croce di Gesù stava sua madre" (cfr. Jn 19,25). Si, là si trovava Maria con le altre donne; là si trovava anche il discepolo Giovanni. Il Concilio Vaticano II spiega questo toccante evento presso la croce e dice: "così anche la beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stesse ritta" (LG 58).

L'amorevole preveggenza di Dio ha condotto Maria fin sotto la croce, per manifestare in pieno il suo posto particolare nel mistero di Cristo e della Chiesa: là si trova Maria con Giovanni e con le altre donne, per chiamare anche noi sotto la croce di Cristo, affinché anche noi attingiamo alla fonte della salvezza. In questo anno mariano la Chiesa intera è invitata attraverso le indicazioni dell'enciclica "Redemptoris Mater" a rinnovarsi secondo le parole del Concilio per seguire Maria nel suo "cammino di fede", che raggiunge il punto culminante proprio nella sconvolgente esperienza ai piedi della croce.


2. Giunto al termine della mia visita pastorale siamo qui riuniti assieme a Maria sotto la croce del suo amato Figlio, per celebrare l'Eucaristia. Voi siete giunti da tutte le parti del Tirolo e del Vorarlberg per fare la vostra professione di fede in questo luogo memorabile. Gesù Cristo, che era, è e verrà si trova in mezzo a noi, egli, che di sé può dire: "Io sono la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Siete giunti in compagnia dei vostri Vescovi e sacerdoti, insieme con rappresentanti delle diverse associazioni religiose delle vostre diocesi di Innsbruck, di Feldkirch e di altre ancora. Insieme con voi porgo il mio particolare saluto ai miei confratelli Vescovi e sacerdoti, fra cui innanzi tutto ai due pastori il Vescovo Reinhold Stecher, felicemente rimessosi da una seria malattia, e il Vescovo Bruno Wechner. Saluto le illustri autorità civili e dello Stato, fra cui particolarmente il signor Presidente della Repubblica ed i presidenti di queste due regioni occidentali. Noi tutti vogliamo qui confessare la nostra fede comune e lodare Dio nella preghiera e nel sacrificio.


3. La nostra sensibilità è poi profondamente toccata dalla bellezza e dalla ricchezza storica del luogo del nostro incontro: la città dalle molte torri, circondata da una corona sontuosa di monti, in una vasta valle in cui si incrociano molte vie; e qui si vede il Bergisel, in un certo qual modo il monte legato alle vicende della vostra patria. Ha visto passare le legioni romane, che sottomisero questa regione all'allora vasto impero. Assieme ad esse sono giunti qui i primi cristiani, commercianti e soldati. Ottocentocinquant' anni fa i figli di san Norberto fondarono ai piedi di questo monte, l'abbazia di Wilten, dalla quale è partito potente impulso alla vita religiosa di questa regione. Attraverso questo monte, presso il quale è stata accesa già due volte la fiaccola olimpica, passano oggi autostrade e linee ferroviarie di rilevanza europea, che congiungono i popoli l'uno all'altro, ma che nel contempo causano a voi e alle vostre terre crescenti danni ambientali. In cima al Bergisel è posta la croce di Cristo; qui sta un'immagine della "Hohe Frau" del Tirolo. così anche in questo luogo risuona il profondo messaggio del Golgota: "Presso la croce di Gesù stava sua madre".


4. Cari fratelli in Cristo, insieme a Maria noi guardiamo a lui, "che essi hanno trafitto" (Jn 19,37). Perché proprio insieme a Maria? Perché lei come nessun altro essere umano ha unito la sua vita con il cammino e l'opera di salvezza di Gesù.

Dopo il suo primo assenso in occasione dell'annunciazione del concepimento, l'amorevole preveggenza del Padre la condusse sempre più profondamente nel sacrificio della vita da parte del Figlio, fino alla condivisione del dolore in cima al Golgota. Qui il suo assenso raggiunse lo spessore più alto: con tutta la forza del suo cuore di madre partecipo alle sofferenze del Figlio nella sua battaglia contro la morte, ed accetto la remissione di lui al Padre, affinché il mondo trovasse in lui la salvezza. "Stabat mater dolorosa" - "Stava la madre nel dolore" sotto la croce. Questa sconvolgente esperienza che penetro fino alle radici della sua vita, schiude a Maria lo sguardo verso il messaggio salvifico che viene dalla croce di Gesù Cristo. Osservato da vicino Gesù appariva colpito dall'"ardore dell'ira" di Dio (cfr. Os 11,9) allorché egli sottomesso prese su di sé tutti i "peccati del mondo". Eppure Maria guardo ancora più in fondo: no, non era l'"ardore dell'ira" che minacciava di annientare suo Figlio; era piuttosto il calore dell'amore di Dio che divorava l'agnello sacrificale e confermava così l'accettazione del sacrificio della vita. Questa totale disponibilità alla dedizione per noi non venne certo dalla ristrettezza e debolezza del cuore di un semplice uomo, è piuttosto "il santo", "il Figlio di Dio" stesso, del quale Maria secondo le parole dell'angelo è divenuta Madre. E' lui che sulla croce offre la propria vita terrena per cancellare i peccati dei suoi fratelli e sorelle di ogni tempo.


5. Maria riconosce nel proprio cuore, trafitto dalla "spada", il cuore morente del Figlio e l'ardore del suo amore divino; ora lei sa quel che Giovanni annunzierà a noi nel suo Vangelo con le seguenti parole: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna; ...non..., per giudicare il mondo ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,16s).

In questo modo Maria sperimenta sotto la croce che l'opera di Dio supera infinitamente le nostre limitate rappresentazioni della giustizia. Lei comprende ciò che il profeta Isaia nella prima lettura odierna della Parola di Dio ci ha annunciato: "Io sono Dio e non uomo; sono il santo in mezzo a te e non verro nella mia ira" (Os 11,9). Egli è veramente "un Dio ricco di misericordia", come abbiamo appena ascoltato nella seconda lettura della lettera agli Efesini (Ep 2,4). Noi tutti riconosciamo con Maria nella fede: colui che là sulla croce soffre e sacrifica la sua vita è proprio "il santo in mezzo a te": in mezzo a te, Gerusalemme; / in mezzo a te, popolo del Dio vivente; / in mezzo a voi, uomini di ogni tempo; / il santo in mezzo a te, mondo di oggi.


6. Qui, in mezzo al nostro mondo si erge la croce sulla quale Gesù ha pronunciato le sue ultime parole: "Tutto è compiuto" (Jn 19,30). E' compiuta la grande opera della nostra redenzione. Oppure diciamo con le parole dell'odierna liturgia della lettera agli Efesini: "Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo con i peccati ci ha fatto rivivere con Cristo" (Ep 2,4s).

A lui dobbiamo la nostra vita intima, in lui siamo "creati..., per le opere buone" (Ep 2,10) in questo mondo di oggi. Guardiamo quindi insieme a questo insondabile mistero di Dio che è l'amore stesso: l'ardore del suo amore crea nuova vita affinché il mondo cambi e possa giungere al compimento. Questo ardore che è lo Spirito Santo, colui che vuole far risplendere la Chiesa e la spinge in avanti verso quel dominio del futuro che sta davanti a noi, voluto da Dio. Percorrete questo sentiero alla luce del triplice motto che avete scelto per la nostra odierna cerimonia di fede: fede viva - patria degna dell'uomo - coraggio per il domani.


7. "Fede viva": così dice il primo punto nel programma della nostra via verso il futuro. Voi dovete purtroppo constatare che la vostra fede spesso famosa nella storia, è oggi, come in molti altri Paesi d'Europa, messa seriamente a repentaglio. Crescente incomunicabilità tra le generazioni, numerosi divorzi, suicidi - anche fra i giovani -, lotta fra partiti e politici con tutti i mezzi, aspri confronti tra gli stessi cristiani, critiche ciniche alla Chiesa perfino nelle sue pubblicazioni ecclesiali: tutti questi segnali d'allarme dicono che il comandamento di Dio e la lieta novella di Cristo non sono più per molti i fondamenti del loro comportamento.

Come fanno i Vescovi delle vostre comunità a mandarvi pastori di anime, se voi mettete così pochi uomini a disposizione del servizio sacerdotale fra le vostre famiglie, i gruppi giovanili e le parrocchie? Come fanno i superiori degli ordini a mettere a disposizione altre sorelle per i vostri ospedali e per gli asili nido locali se le vostre comunità accompagnano ed incoraggiano così poco le fanciulle a questa particolare sequela del Signore? Qual è il motivo per cui è diventato oggi così difficile decidere per una vita spirituale? Un albero vive se le sue radici raggiungono la terra in profondità, fin dove scorrono le correnti sotterranee. La fede di un uomo vive se le sue radici giungono fino alle sorgenti della vera vita, fino allo stesso mistero di Dio. E ciò non avviene senza la preghiera e la meditazione, senza una fedele adesione di vita alla Chiesa in tutte le manifestazioni della sua fede nel corso dell'anno.

Un albero che vive porta i suoi frutti; ed anche la vostra fede se attinge il nutrimento da sane e profonde radici influenzerà la vostra esistenza giornaliera e determinerà il vostro stile di vita in famiglia e con il prossimo, nella comunità dei fratelli in Cristo, nella società.


8. Il primo luogo di una tale esperienza di fede è e rimane per quasi tutti la famiglia: li un cuore giovane si schiude alla bellezza di un cammino con Dio e con la Chiesa oppure rimane chiuso a tutto ciò e si abitua ad una scala di valori soltanto materiali nella propria vita. Ma ciò che viene appreso in famiglia, soprattutto grazie ai genitori, riguardo al legame con Dio e al reciproco rapporto d'amore con gli altri, rimane fondamentale per tutta la vita. Cari genitori, fate si che i vostri figli apprendano dalla vostra fede come l'amore di Dio e del prossimo è realmente vero, salvifico e liberante. Se questo amore viene vissuto nella vita di tutti i giorni ed in quelli festivi come un coronamento di tutte le nostre capacità, può divenire punto centrale e tonificante della nostra persona ed espandersi anche all'ambiente che ci circonda in modo benefico e incoraggiante.

Come è confortante per i bambini sentire che la concordia ed il perdono sono più forti delle liti e dell'odio! Come nella famiglia i genitori ed i fratelli rappresentano un esempio, così anche i santi ed i beati della Chiesa possono suscitare in voi l'entusiasmo per la fede. Uomini e donne che in tempi travagliati hanno vissuto in modo chiaro e convincente il messaggio evangelico e hanno seguito la loro coscienza ripieni dello Spirito di Dio, guadagnano oggi sempre di più la consapevolezza della Chiesa e della società e sono di orientamento per questo nostro tempo. Suor Edith Stein che ha tanto cercato Dio in questo nostro secolo, padre Rupert Mayer il gesuita con la solida convinzione di coscienza, Marcel Callo, il giovane lavoratore che mori a Mauthausen perché per i potenti era troppo cattolico: lo scorso anno essi furono accolti tra i beati della Chiesa.

Proprio qui vicino ha svolto la sua attività il parroco Otto Neururer.

Le sue chiare parole sul Matrimonio cristiano e l'amministrazione del Battesimo ad un compagno di prigionia nel campo di concentramento lo hanno fatto diventare martire. Ancora oggi è onorato nella città di Innsbruck e nei dintorni, il nome del "fratello del Tirolo", padre Tommaso da Bergamo, la cui tomba si trova nel locale convento cappuccino e il cui operato ha confermato la fede di contadini e principi del XVII secolo.


9. Un secondo luogo privilegiato di fede può e deve essere la comunità parrocchiale. I pastori di anime e i loro collaboratori hanno insieme la responsabilità a che la comunità, nel suo insieme e nei suoi gruppi sia il luogo in cui viene continuamente invocato lo spirito di Cristo e reso operante. Qui i molti che sono soli, isolati o disperati ed i molti che cercano un senso ed un orientamento dovrebbero trovare i necessari presupposti per attingere forse persino nuova forza per aiutarsi. Le parole del Signore "Io sono venuto affinché essi abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10) potrebbero in tal modo dimostrare la loro concreta validità.

Per quanto riguarda i rapporti reciproci, vi rimando all'invito rivolto dall'apostolo Paolo alla comunità di Roma - ed a quella comunità parrocchiale: "Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo (la comunità)" (Rm 15,1s). Come suonano attuali anche le parole rivolte dall'Apostolo delle genti alla comunità di Efeso: "Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano... E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio col quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo" (Ep 4,29-32).


10. Cari fratelli e sorelle! Come secondo punto per la vostra strada del futuro avete scelto una "Patria degna dell'uomo". Questo tema risulta di scottante attualità e forse causa della eccessiva invasione turistica e allo stesso tempo a causa del traffico congestionato che affligge questa regione d'Europa, luogo di transito e di ristoro. Nessuno deve dimenticare, tra coloro che hanno un ruolo di responsabilità sociale in questo Paese, tale sensibile minaccia alla natura e all'ambiente.

Patria degna dell'uomo significa poi essenzialmente qualcosa di più che aria pulita, acqua limpida, e terra sana. La patria, cui ciascuno di noi aspira, cresce laddove gli uomini si schierano per il bene reciproco, dove sopportano le reciproche debolezze, dove ciascuno ha tempo per un dialogo pieno di fiducia, dove si è pronti a perdonare. Patria significa consapevole e responsabile costruzione della comunità in cui si vive e dei luoghi di lavoro, significa attenta preoccupazione per le domeniche e i giorni di festa, significa il culto dell'ospitalità, dei rapporti di buon vicinato, della cultura politica. Vivere la patria in questo senso può essere già per i credenti una prefigurazione della nostra patria eterna.

Compreso così nella sua profondità il concetto di patria abbraccia anche il rispetto della dignità di tutti gli uomini. Essa comincia con l'incondizionata stima per la vita umana fin dal suo concepimento. Se una società come un tutto non dispone più della forza e della chiarezza spirituale per conseguire ciò allora diventa compito prioritario dei credenti in Cristo difendere, in nome di Dio e della dignità dell'uomo, il diritto alla vita dei bambini non ancora nati. Alla fine del nostro cammino terreno, la dignità dell'anziano, del malato e del moribondo è affidata alla protezione e alla responsabilità di noi tutti. Ma anche gli emigrati e gli stranieri, gli handicappati e i vagabondi, i traviati ed i peccatori, hanno diritto al riconoscimento dei loro eterni e fondamentali valori.

Infine il problema strutturale della disoccupazione deve essere esaminato anche dal punto di vista di una patria degna dell'uomo e deve esigere la solidarietà di coloro che si trovano in una condizione migliore.


11. Il vostro terzo punto è "coraggio per il domani". Un positivo adempimento dei primi due compiti - fede viva e patria degna dell'uomo - porta già ad una coraggiosa e convinta disponibilità ad affrontare il futuro con fiducia. Negli ultimi anni si è destata in molti la paura, alimentata in tutto il mondo e presso di voi dai costanti terremoti politici, dalle minacce inferte all'ambiente, dall'esperienza di un'apparente mancanza di senso.

Un concetto troppo ingenuo di progresso negli ultimi decenni ha portato i più ad una dolorosa perdita di significato. Questa nuova atmosfera ha paralizzato molti; altri vivono soltanto per il momento presente senza pensare al domani. In questa condizione i cristiani sono chiamati a prendere sempre più coscienza della forza della nostra fede che costruisce il futuro e trarre conseguenze per il nostro cammino comune. In realtà molte cose sulla nostra terra hanno bisogno di un rinnovamento: il rapporto reciproco delle forze politiche, l'ordinamento economico mondiale, l'esercizio della libertà di coscienza e di religione ma anche i rapporti interpersonali. Per il futuro del mondo e anche della vostra patria è decisivo alla luce di quale forza ed in quale spirito si deve tendere ad un tale rinnovamento del cuore e delle strutture; in un qualche attuale spirito del tempo o nel Santo Spirito di Dio.

Chi si apre allo Spirito di Dio diviene subito capace di "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" come scrive Paolo (Ga 5,22s). Qui c'è la chiara sorgente dalla quale possiamo attingere il coraggio per il domani. Lo Spirito di Gesù Cristo è la forza e la via per edificare una nuova civiltà dell'amore che può assicurare una vita degnamente umana per quanti più uomini possibile su questa terra.


12. Cari fratelli e sorelle. Il Vangelo della festività di oggi ha indirizzato il nostro sguardo con Maria verso il cuore aperto del Salvatore. Veramente: "Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui" (Jn 7,38s).

Allorché lo Spirito di Dio il giorno della Pentecoste scese sulla Chiesa raccolta in Gerusalemme anche Maria, la madre di Gesù, si trovava in mezzo a loro.

Fino ad oggi è lei il modello della fede cristiana. In lei la fede ha trovato il suo massimo fulgore, il suo intimo canto. Assieme a lei anche la nostra vita deve diventare un costante rendimento di grazie a Dio: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore" (Lc 1,46s). Amen.

[Al termine della santa Messa nel "Bergisel Stadion" di Innsbruck il Santo Padre ha rivolto ancora alcune parole ai presenti:] Cosa devo aggiungere? Ho già detto molto, ma credo di dover dire dell'altro. Sono pieno di ammirazione, questo volevo dire.

Ho pensato: si è vero, ho anche una discreta esperienza come sciatore; ma questo dono non lo meritavo.

Vi ringrazio per avermi dato occasione di guardare con meraviglia la bellezza che viene dal Creatore, la bellezza della natura.

Ma nello stesso tempo è necessario fare appello alle bellezze interiori dell'uomo per pregare, e questo lo abbiamo fatto insieme durante la solenne celebrazione eucaristica.

San Paolo ci ha parlato dei moltiplici frutti dello spirito, dello Spirito Santo - i frutti dello Spirito Santo nello spirito umano. C'è infatti una estrema varietà di frutti spirituali, e c'è anche il dominio di sé, e quando mi soffermo su ciò che vedo, penso che l'uomo si, dovrebbe dominarsi, necessariamente. Sappiamo molto bene che san Paolo ha paragonato la vita del cristiano ad una attività sportiva, e lo sport è anche dominio di sé, e si dovrebbe dire, infine, non esiste neppure l'amore senza il dominio di sé; dominio di sé ed amore vanno di pari passo.

Questo lo ho appreso fra le montagne, fra gli uomini, tra i giovani, nelle giovani famiglie, tra gli sposi, e lo ripeto in questa occasione. Forse è un "genius loci" che mi ha ispirato in questo modo, un "genius loci". Vi ringrazio per questa esperienza straordinaria.


Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988




Recita dell'Angelus - Innsbruck (Austria)

Titolo: Il "si" di Maria è un "si" alla vita che proviene da Dio

Testo:

"Presso la croce era la Madre di Gesù" così dice il Vangelo della celebrazione eucaristica odierna.

Cari fratelli e sorelle, noi tutti conosciamo l'immagine che ritrae la Madre di Gesù suo Figlio divino, ai piedi della croce. Questa scena del Vangelo è raffigurata in molte Chiese del vostro Paese. In tal modo, viene fissato il ricordo fedele di quanto accadde sul Golgota e quello del legame profondo che unisce il Figlio divino alla Madre sua. Maria ha seguito il Signore nel suo cammino fino alla croce. In questo senso, ella rappresenta per noi un modello: anche lungo il cammino della nostra vita possiamo talvolta incontrare una croce, la cui ombra può oscurare la nostra esistenza tanto da indurci alla tentazione del dubbio.

Noi possiamo sempre, nel momento del bisogno, ricorrere a Maria. Si, mettiamoci al suo fianco e leviamo il nostro sguardo verso il suo Figlio crocifisso che per noi è andato incontro alle tenebre di una morte tanto crudele.

Se noi contempleremo insieme a lei le sue sofferenze, capiremo che anche la nostra vita è stata misteriosamente salvata attraverso la croce del Signore, poiché Cristo, sulla croce, ha portato con sé il fardello delle nostre vite.

L'immagine della Madre di Dio ai piedi della croce di suo Figlio, ci insegna che il suo si alla fede, alla volontà di Dio, è stato un si alla sua vita, una vita che proviene da Dio. Preghiamo quindi affinché crescano in noi la speranza e l'amore e affinché, attraverso la forza della nostra fede possiamo, nella sequela del Signore, dire un si sempre più chiaro alla nostra vita, al nostro prossimo e al nostro mondo.


Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988




Ai ragazzi dell'Azione Cattolica - Innsbruck (Austria)

Titolo: Una festa non può essere celebrata da soli: sarebbe triste! Tanti bambini ancora muoiono di fame e sui campi di battagla

Testo:


1. Cari bambini, cari cristiani vecchi e nuovi! Saluto voi tutti di cuore. A conclusione del mio pellegrinaggio nella vostra bella Austria, mi trovo ora qui con voi. In questi giorni ho conosciuto un po' di più il vostro Paese ed ora incontro voi, ragazzi e ragazze del Tirolo e del Vorarlberg.

Voi celebrate una festa, una festa gioiosa! Voi stessi avete cantato: "La nostra vita sia una festa!". Ma sapete anche che la nostra vita non può essere sempre una festa. Vi sono momenti di gioia ma spesso anche momenti di dolore. Su questa terra immensa, vi sono tanti bambini bisognosi che non hanno cibo, né casa, né famiglia. Molti bambini non hanno la possibilità di imparare un mestiere. Vi sono inoltre Paesi in cui si diviene soldati da bambini; e molti bambini muoiono sui campi di battaglia. Alcune settimane fa sono stato in Sudamerica e presto visitero l'Africa.

Ovunque in quel continente incontrero bambini tanto bisognosi. Eppure anche tra di voi vi sono bambini che cantano insieme "La nostra vita sia una festa", anche se non la sentono.

E tuttavia cantare è giusto. E' giusto poiché Dio stesso ci ha donato una grande festa. Egli ci dice: tu devi essere il mio bambino. Mi sei così vicino e così caro, come potresti esserlo soltanto per il migliore dei padri e la più fedele delle madri. Questa gioia, questa festa è cominciata con il nostro Battesimo. Certamente i vostri genitori come anche tante altre persone, avranno gioito quando voi siete venuti al mondo: ma alla loro gioia, Dio ha aggiunto la sua gioia...: con il Battesimo, voi siete divenuti suoi figli.

Senz'altro non potete ricordare il giorno del vostro Battesimo. Fu un giorno di grande gioia e tutti erano felici. Il cero battesimale venne acceso: la vostra vita sarebbe stata chiara e luminosa, viva e calda come quella fiamma: da questo si riconoscono gli amici di Dio. Al battezzando viene donato un bell'abito bianco. Per questo il Padre celeste ci dice: "Fa' che il tuo abito della festa sia senza macchia". Restami fedele con la tua amicizia.

E spesso, dopo la cerimonia, ci si riunisce per una piccola festa; la tavola viene apparecchiata. Ebbene, questa festa in realtà non ha più fine: ciascun battezzato, è invitato continuamente alla mensa del Signore - voi stessi avete già ricevuto la prima Comunione e per tutta la vita vi accosterete all'altare della Chiesa dove Cristo stesso si vuole donare a voi. Dovrete riconciliarvi con Dio attraverso il sacramento della Penitenza, ogni qualvolta devierete dal giusto cammino o gli volterete le spalle. E' vero: la nostra vita è una festa poiché noi siamo stati battezzati.

Ma una festa non può essere celebrata da soli: altrimenti sarebbe una festa triste. Con il Battesimo noi entriamo anche a far parte, insieme ai cristiani di altri Paesi, della Chiesa nella sua totalità. In questa Chiesa riconosciamo tanta parte di quella gioia della festa che Dio celebra con noi: come sono splendide le vostre Chiese addobbate a festa; con quale gioia celebrate talvolta la Messa nelle vostre parrocchie; ed anche adesso qui, in questo luogo e in questo momento, noi proviamo nuovamente quanto sia grande la gioia di appartenere alla Chiesa di Cristo.

Una festa non può essere celebrata da soli. Nemmeno Dio è mai solo. Egli è il Dio uno e trino, è unità indissolubile e vivente di Padre, Figlio e Spirito Santo. In lui vi è così tanta gioia e amore che molti dovrebbero esserne partecipi. Possiamo dire di vivere in unità con Dio e di condividere parte di quella immensa fortuna quando viviamo in una famiglia unita. La famiglia è composta di padre e madre; ma la maggior parte di voi ha anche fratelli e sorelle.

Tuttavia anche quando le famiglie non sono unite, noi desideriamo ugualmente pensare con gratitudine ai padri e alle madri che ci hanno donato la vita. Nel momento in cui ricevete il Battesimo entrate a far parte della più ampia comunità della Chiesa e al tempo stesso di una famiglia che per voi può essere una Chiesa in miniatura. Se vi amerete gli uni gli altri e sarete saldamente uniti, allora Dio abiterà in voi e voi in lui.

A questo punto desidero rivolgervi una preghiera: portate i miei saluti ai vostri genitori, ai vostri fratelli e sorelle, e in generale a tutte le persone a cui volete bene. E ciascuno di voi dovrebbe pensare anche al sacerdote che lo ha battezzato. Chiedete ai vostri genitori di parlarvi di lui! Forse un giorno vi sarà possibile fargli visita oppure scrivergli. E allora gli direte queste parole: ti ringrazio per avermi battezzato. In tal modo, nelle vostre vite è iniziata quella grande festa che Dio vuole celebrare con noi per tutta la vita. Ora è nostro desiderio continuare la nostra festa in questa sala.

Volentieri partecipo alla vostra gioia.

Cari bambini, miei giovani amici! Ora mi trovo qui con voi all'aperto.

Vi saluto ancora una volta cordialmente poiché adesso siamo molto più vicini. Sono molto felice di essere tra voi, bambini della Gioventù Cattolica. Con particolare gratitudine saluto tutti i responsabili della gioventù che dedicano ai giovani tanta parte del loro tempo, dei loro cuori e della loro gioia piena di fede.

Alcune settimane fa abbiamo celebrato la solennità di Pentecoste. In quell'occasione abbiamo ricordato la prima Pentecoste della Chiesa a Gerusalemme.

Allora gli apostoli erano riuniti a cena con i loro amici. Erano ancora timorosi e tenevano la porta chiusa. Poi Dio dono loro lo Spirito Santo, lo Spirito della verità, della giustizia e dell'amore. E li accese come con il fuoco. Pieni di entusiasmo essi uscirono nelle strade e nelle piazze e li accadde qualcosa di meraviglioso: genti di tutte le razze, di Paesi e lingue diverse non appena si trovarono di fronte a quei primi cristiani e parlarono con loro, poterono comprendersi gli uni gli altri. Gli apostoli esaltarono dinanzi a loro le grandi opere di Dio e "Tutti erano ebbri di gioia". Poi Pietro comincio a parlare loro di nostro Signore Gesù Cristo. Allora si aprirono i cuori. Essi sentirono che Dio era vicino a loro. Egli ci ha donato il suo Figlio, che è con noi e che per noi è persino andato incontro alla morte. E la loro tristezza svani quando essi cominciarono a credere che egli era risorto. Questa è la lieta novella.

Non vi è messaggio migliore: nella gioia o nel dolore, se seguirete Cristo, egli sarà sempre con voi lungo il vostro cammino. Gli apostoli poterono dunque arrivare fino al cuore delle genti poiché avevano ricevuto lo Spirito santo. Anche voi presto riceverete il sacramento dello Spirito Santo, la Cresima.

Alcuni di voi sono già stati cresimati. La Cresima ha questo significato: lo Spirito Santo vi dona la forza di difendere la fede e di continuare a diffondere la lieta novella. Tutti hanno bisogno di questo messaggio: coloro che sono felici e coloro che piangono, le persone sane e gli ammalati, i giovani e gli anziani.

Gli apostoli erano soltanto un piccolo gregge. Ma non appena essi in quel giorno di Pentecoste parlarono agli uomini di Cristo, circa tremila persone vollero essere battezzate.

I Vescovi sono i successori di quegli apostoli; io stesso sono il successore di san Pietro. E noi diciamo a voi bambini: "Dovete aiutarci". In quel momento il Vescovo o qualcun'altro da lui incaricato di amministrare il sacramento della Cresima, dice anche: "Conto su di te, Cristo ha bisogno di te, la sua Chiesa ha bisogno di te!".

Diffonderete nel migliore dei modi la lieta novella se voi stessi vi impegnerete. In che modo? Vi faccio alcuni esempi: partecipate ogni domenica alla Messa - i vostri compagni di scuola lo noteranno e rifletteranno - siate sempre disponibili con tutti, nella scuola e ovunque ma senza farvene un vanto - allora sarete i messaggeri di Cristo. Siate sinceri anche se questo potrà crearvi difficoltà e allora sarete gli apostoli della verità di Cristo.

Nel vostro Paese, vi è ancora un'altra splendida opportunità di portare a tutti la lieta novella: lo Sternsinger. So con quale entusiasmo vi impegnate in questo. Immagino come sia faticoso fare tanta strada per andare di casa in casa e trovarsi tra persone estranee. Ma so anche quanto la maggior parte di loro sia felice che voi andiate a trovarli. Solo raramente sarete respinti. Mi congratulo con voi per aver raccolto così tante offerte che vi permetteranno di aiutare i nostri missionari e molte altre persone bisognose del mondo. Vi ringrazio per questo.


2. Tutti gli uomini hanno bisogno del Vangelo. Voi sapete quanta fame e quante guerre vi sono nel mondo. Anche in quei Paesi ove regna il benessere, vi sono tanti uomini tristi che non riescono a fare nulla di buono nella loro vita. Molti hanno perso il contatto con Dio. Queste persone hanno tutte bisogno del Vangelo, proprio come quelle genti nel giorno della prima Pentecoste davanti alla porta degli apostoli. Siate anche voi apostoli! Conto molto su di voi. A casa ciascuno di voi potrà dire: mamma, papà, il nostro Papa, il nostro Vescovo, la nostra Chiesa hanno bisogno di me! Voi appartenete alla Chiesa; essa vive della forza dello Spirito Santo che rafforzerà anche voi. Gioiamo insieme di questo e celebriamo oggi qui la nostra festa.

[La "Festa dei Bambini" è proseguita all'interno dello Stadio del Ghiaccio di Innsbruck con la suggestiva recita del Padre nostro: tutti i presenti in piedi e per mano nell'atto simbolico di formare visibilmente la Chiesa. Prima di concludere l'incontro il santo Padre anziché leggere la terza parte del discorso ha preferito improvvisare un breve saluto. Questo il testo del discorso preparato:] Cari bambini, grandi e piccoli cristiani! Tra breve dovro congedarmi da voi. Non potro stringere la mano a tutti.

E al termine di questo nostro incontro faro esattamente quello che i vostri sacerdoti fanno a conclusione della Messa: vi impartiro la mia benedizione.

Contemporaneamente faro con la mano un segno di croce su di voi.

Ma perché proprio una croce? Per farci ricordare nel modo più efficace che Gesù Cristo si è fatto garante per noi fino all'ultimo, che ci ha amato in completa fedeltà. Quando benedico qualcuno invoco su di lui la luce della bontà di Dio e al tempo stesso dico: sii conforme alla bontà di Dio! Sii felice, gioisci dell'amore di Cristo, vivi della sua forza! Non potrai stare sempre bene, né avere sempre successo: ma potrai sempre essere con Cristo e trovare coraggio in lui.

Nostro Signore Gesù Cristo è stato crocifisso per la sua fedeltà a Dio.

Questo è accaduto vicino ad una strada di fronte alla città che vide riunite tante persone. Sul suo capo, fu posta una targa con il suo nome, che lo definiva Re dei Giudei. Coloro che fissarono questa targa sulla croce volevano deridere Gesù. Ma non sapevano di aver detto la verità. Si, egli era come un re buono e forte, un re per il mondo intero. Allora molti rimasero increduli alla vista delle sue ferite e delle sue sofferenze. Quegli uomini conoscevano re con grandi poteri, re di fronte ai quali provare timore. E tuttavia simili re non sono mai stati amati dalle genti. Al contrario un numero sempre crescente di persone ha cominciato ad amare Cristo, questo re sulla croce, poiché proprio attraverso di essa aveva mostrato che: nessuno li amava come li amava lui; che nessuno aveva dato così tanto per loro. La benedizione con il segno della croce ci ricorda tutto questo.

Spero che voi tutti a casa abbiate un crocifisso, uno tutto vostro.

Sulle cime di molte delle vostre montagne si trova un crocifisso. Amate questo segno della croce! Veneratelo! Quando amo e stimo qualcuno parlo volentieri e con fiducia con lui. Imparate a pregare; pregate frequentemente da soli specialmente all'inizio e alla fine di ogni giornata. Ma è anche bello e necessario che voi preghiate insieme ad altri. Se farete questo conoscerete sempre meglio Gesù Cristo; lo comprenderete sempre più e imparerete a guardare alle vostre vite con i suoi occhi. Un momento gioioso di profondo dialogo con Cristo, si ha quando insieme viene celebrata la santa Messa. Gesù intendeva proprio questo quando disse: "Fate questo in memoria di me". Con la Messa, noi entriamo in stretto contatto con le sofferenze e la morte, con la resurrezione e la vita divina di Cristo.

Avete chiese meravigliose, ma esse sarebbero prive di vita se noi non le riempissimo con le nostre preghiere, con i nostri canti e con la nostra immensa gratitudine per i doni di Dio. Quell'uomo che non sa manifestare gratitudine sarebbe poverissimo anche se possedesse il mondo intero. E il paese più bello sarebbe povero, se nelle tante chiese, soprattutto la domenica, il giorno della resurrezione, non riecheggiasse questo unanime ringraziamento.

Cari bambini, congedandomi da voi, vi benedico con la croce, il segno dell'amore di Cristo, nel nome del Dio uno e trino. Che Dio vi aiuti e vi protegga tutti. Vi benedica Dio onnipotente, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

[Ed ecco il testo del discorso improvvisato dal Papa:] Ora voglio rivolgermi a voi senza leggere alcun testo. Stamattina mi è stato chiesto se mi intendevo di sci. E forse oggi pomeriggio mi si dovrebbe chiedere se sono stato o se sono un pattinatore su ghiaccio. Il luogo dove ci troviamo ora è infatti una pista per il pattinaggio sul ghiaccio. Non ora naturalmente, ma nel periodo invernale. E ora voglio dirvi che quando ero un ragazzo ho fatto anch'io questa esperienza, che voglio ricordare qui insieme a voi. Quando ero bambino andavo sui pattini: da giovane, da sacerdote, da Papa sono rimasto uno sciatore. Se c'è al mondo una città in cui si può affermare ciò, questa è proprio Innsbruck e il Vorarlberg. E vi dico anche che il periodo dell'infanzia che voi state vivendo è stato per me un periodo pieno di bellissimi ricordi. Ora voi siete bambini e ognuno di noi è stato bambino o bambina.

Naturalmente ciascuno di noi, anche il più grande. Io non so chi sia il più anziano tra di noi.

Questi ricordi del tempo dell'infanzia sono per noi molto importanti. E si può tranquillamente affermare che nella vita tutto dipende dagli anni dell'infanzia, da come ciascuno ha vissuto i primi anni della propria vita. Questo significa che tutto dipende anche dalla famiglia, dalla scuola, dai genitori e dai fratelli, dai compagni di scuola. Ma sono anche importanti la parrocchia, le organizzazioni giovanili che sono presenti oggi qui e che hanno contribuito all'intero programma di questa giornata. Vi ringrazio per questo incontro, è stata un'ottima idea quella di organizzarlo in questo modo alla fine della mia visita in Austria.

Questo incontro con i bambini ci fa riflettere soprattutto sul futuro.

Se guardiamo al futuro è con loro che dobbiamo guardarlo e progettarlo. Il futuro è sempre nelle mani dei più giovani. perciò quando la Chiesa d'Austria e la società austriaca riflettono sul futuro devono rimanere in stretto collegamento con i giovani e con i bambini. E insieme a loro costruire la Chiesa del futuro.

Occorre costruire con voi la Chiesa del futuro! E quando dico la Chiesa, penso naturalmente alla Chiesa di Vorarlberg e della diocesi di Innsbruck. Ma non soltanto a loro. Penso alla Chiesa universale, alla Chiesa di tutto il mondo. E mi riempie di gioia che i bambini austriaci pensino alla Chiesa d'Austria così come pensano alla Chiesa del mondo. Questo è evidente ed è un segno incoraggiante. Lo si vede soprattutto nelle "Sternsinger". Voi qui in Austria cantate nelle case ma il vostro pensiero va al mondo intero. Quello che le persone generose vi danno lo inviate alle missioni. In questo modo la Chiesa universale è già presente in voi.

Ed io sono con voi. Voi sapete bene che il Papa tra due o tre ore deve rientrare a Roma. Ma sapete anche che il Papa di volta in volta si reca a fare visita alle varie Chiese nel mondo come è accaduto questa volta in Austria. E in occasione di queste visite nei vari Paesi io incontro i bambini e i giovani. L'ultima volta ho incontrato i bambini della Bolivia. Non saprei dire se fosse più bello in Bolivia oppure qui. Là tutto era in stile boliviano e qui naturalmente è tutto in stile austriaco.

Se qui bambini si dice "kinder", in Bolivia, in America Latina, persino in Spagna si dice "los ninos". Una bella espressione. Tornando a casa potete raccontare ciò che ha detto il Papa. E il Papa vi ha detto che siete "los ninos e las ninas". A nome di tutti i bambini del mondo che io incontro durante le mie visite saluto voi, bambini dell'Austria. E a nome vostro, di voi che siete qui presenti, voglio inviare il mio saluto a tutti i bambini del mondo, perché tutti apparteniamo alla Chiesa, la Chiesa di Gesù Cristo e in Gesù Cristo siamo tutti in lui una sola cosa, tutti cristiani e tutti figli di Dio nella Chiesa intera. Vi ringrazio per questo incontro.


Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Omelia alla Messa ad Innsbruck - Austria