GPII 1988 Insegnamenti - Messaggio al Direttore generale dell'UNESCO - Castel Gandolfo (Roma)

Messaggio al Direttore generale dell'UNESCO - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Solidarietà universale per combattere le cause dell'analfabetismo

Testo:

Al signor Federico Mayor Zaragoza direttore generale dell'UNESCO.

L'annuale celebrazione della Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione è diventata un'occasione privilegiata per fare un bilancio dei risultati ottenuti nella lotta contro l'analfabetismo e per ricordare la gravità e l'estensione di questo flagello, nonostante l'impegno considerevole per eliminarlo.

Questa giornata consente anche di attirare l'attenzione dei governi e dei responsabili interessati a tutti i livelli, come anche dell'opinione pubblica, sul dovere di rispettare i loro impegni morali e di trovare i mezzi materiali necessari per sconfiggere l'analfabetismo. Con un più profondo e rinnovato slancio di solidarietà universale occorre combattere, nello stesso tempo, le cause dirette e indirette che prolungano uno stato di cose molto preoccupante e che impediscono ancora di conseguire risultati più soddisfacenti.

La Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione 1988 ha luogo all'inizio del decennio mondiale dello sviluppo culturale. Si pone nella prospettiva dell'Anno Internazionale dell'Alfabetizzazione, proclamato dalle Nazioni Unite per il 1990. Questo Anno Internazionale dell'Alfabetizzazione, la cui preparazione e animazione sono stati affidati all'UNESCO, vuole essere un invito pressante all'azione solidale di tutti per giungere, da qui al 2000, ad eliminare l'analfabetismo.

Nella mia recente enciclica "Sollicitudo Rei Socialis", con la quale ho commemorato l'enciclica "Populorum Progressio" del mio predecessore Paolo VI, a vent'anni dalla pubblicazione, ho sottolineato la necessità, per uno sviluppo integrale che riguarda anzitutto la persona umana, di legare agli aspetti puramente economici, gli aspetti sociali e culturali: "E' importante che le stesse nazioni in via di sviluppo favoriscano l'autoaffermazione di ogni cittadino mediante l'accesso a una maggiore cultura... Tutto quanto potrà favorire l'alfabetizzazione e l'educazione di base che l'approfondisce e completa... è un diretto contributo al vero sviluppo (SRS 44). L'enciclica invitava ogni paese ad "agire secondo le proprie responsabilità, senza sperare tutto dai paesi più favoriti ed operando in collaborazione con gli altri che sono nella stessa situazione" (SRS 44). Mi parrebbe giusto che la vostra organizzazione favorisse delle collaborazioni regionali nelle diverse parti del mondo, atte ad intensificare, in modo adeguato alla sensibilità di ogni gruppo umano, l'appropriazione di quelle forme fondamentali di accesso alla cultura e alla comunicazione che sono la lettura e la scrittura. Nel documento già citato, io insistevo anche sulla necessità della cooperazione di tutti perché progredisca lo sviluppo, di cui l'alfabetizzazione è un elemento essenziale: "Quanto si è detto non si potrà realizzare senza la collaborazione di tutti, specialmente della comunità internazionale, nel quadro di una solidarietà che abbracci tutti" (SRS 45).

Questi pensieri appena ricordati non vogliono essere solo degli auguri per il pieno successo della Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione: vogliono essere un appello per una più profonda presa di coscienza del dovere dell'iniziativa e della solidarietà, nel campo dell'alfabetizzazione, per ogni donna e ogni uomo "che bisogna aiutare, che bisogna convincere della necessità di por mano essi stessi al loro sviluppo, acquisendone progressivamente i mezzi", per usare le parole di Paolo VI nella sua enciclica sullo sviluppo (Paoli VI, PP 55).

Innalzo a Dio la mia preghiera con queste intenzioni e invoco la sua benedizione su tutti quelli che lavorano all'UNESCO e nel mondo, con instancabile dedizione, a favore dell'alfabetizzazione e dello sviluppo culturale di tutti i nostri fratelli e sorelle dell'umanità.

Dal Vaticano, 20 agosto 1988.


Data: 1988-08-20 Data estesa: Sabato 20 Agosto 1988




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Alla Madonna di Sheshan "Aiuto dei cristiani" affido la mia sollecitudine per la Chiesa in Cina

Testo:


1. Il nostro pellegrinaggio domenicale si spinge oggi verso il lontano Oriente, precisamente verso il Santuario della Madonna di Sheshan, in Cina, elevato nel 1942 alla dignità di Basilica minore.

Sheshan si trova a 50 chilometri da Shanghai. Grazie alla bellezza del paesaggio e alla mitezza del clima, la collina di Sheshan costituisce un luogo di gande attrattiva turistica.

Nel secolo XVIII due imperatori vennero da Pechino per visitarlo. Uno di loro, il famoso Kangxi, gli diede il nome di "Monte del bambù verde". Di fatto la collina è ricoperta da questo caratteristico tipo di piante, che la pittura cinese di tutti i secoli riproduce con tanta grazia, e i cui germogli, tra l'altro, sono considerati un piatto prediletto da quell'antico popolo.


2. L'evangelizzazione arrivo a Sheshan nel 1844. I missionari vi costruirono una casa di cinque stanze, delle quali una adibita a cappella, e le altre al loro riposo. Nel 1864 un religioso laico di nazionalità cinese edifico sulla cima della collina, un chiosco esagonale, ove pose una immagine della Madonna, da lui dipinta e venerata sotto il titolo di "Aiuto dei cristiani". Da allora la devozione alla Madonna di Sheshan, "Aiuto dei cristiani", si è diffusa nella regione e ogni anno, il 24 maggio, se ne celebra la festa, con grande solennità.

Al presente a Sheshan vi sono due chiese: una a metà collina, l'altra sulla cima. Quest'ultima fu costruita nel 1873 e rifatta nel 1925: ha un campanile alto 33 metri, in cima al quale c'era una statua di bronzo della Madonna, che teneva sollevato in alto il figlio Gesù. Poiché questi aveva le braccia aperte in gesto benedicente, da lontano appariva come una gande croce protesa sulla Cina.

La chiesa, che si trova a metà collina, fu costruita nel 1894. Ai lati dell'entrata sono poste due iscrizioni. Una dice: "La piccola cappella sta a mezza collina; fermiamoci un poco, per accrescere il nostro affetto filiale verso la Madonna". L'altra iscrizione suona così: "La grande chiesa sta sulla cima del colle; facciamo ancora alcuni gradini, per domandare la benedizione della Madre affettuosa".


3. Intorno a Sheshan vi sono molti canali.

I numerosi pescatori, che vivono sulle barche, sono in maggioranza ferventi cattolici.

Ogni anno, durante il mese di maggio, essi si recano in pellegrinaggio al Santuario e a loro si uniscono pellegrini provenienti da varie parti del Paese.

Durante quest'anno mariano i pellegrinaggi si sono susseguiti ininterrottamente nel corso di ogni mese. Desidero unirmi spiritualmente al pellegrinaggio dei fedeli cinesi, raccomandandomi alle loro preghiere. Insieme con loro, presento il mio atto di devozione filiale alla Madonna di Sheshan e affido a lei la mia sollecitudine per tutta la Chiesa, e in modo particolare per la Chiesa in Cina.

"Maria, auxilium christianorum, ora pro nobis!" [Omissis. seguono i saluti in varie lingue. Il Santo Padre si è poi soffermato sulla situazione del Sudan e della Polonia con le seguenti parole:] Desidero chiedere a tutti voi, che seguite da vicino o da lontano la preghiera dell'"Angelus", un ricordo speciale per le popolazioni del Sudan.

Sono stato avvertito che una grave situazione di emergenza si è venuta a creare dopo il nubifragio e le successive piogge che hanno colpito la capitale Kartoum e le zone circostanti. Il Paese si trova in condizione di totale isolamento dal resto del mondo, e le poche notizie che abbiamo ci dicono quanto grande sia stato il disastro per la popolazione, con gravi distruzioni di case e di strutture pubbliche, e numerose perdite di vite umane.

Vogliamo ricordare, con le preghiere e, per quanto ci è possibile, con generose ed appropriate iniziative di soccorso, tanti fratelli così duramente provati da un susseguirsi di dolorose calamità naturali.

Auspico che, insieme con gli aiuti che per prima la diocesi di Kartoum ha potuto offrire, anche altre organizzazioni caritative ed umanitarie si prodighino con premura per i soccorsi necessari ed urgenti.

Durante questa preghiera tutti ci ricordiamo della situazione che si sta evolvendo nella nostra patria. La stampa internazionale dedica molta attenzione a questa situazione e lo fa con notevole preoccupazione. Tentiamo di trasferire questa preoccupazione nella preghiera. Preghiamo per la nostra patria, preghiamo per la pace, ovviamente una pace basata sulla forza della verità e della giustizia e non sulla violenza. Mi riallaccio a tutto quello che già tante volte ho detto sia da qui, da Roma, e soprattutto durante le mie visite in Polonia e in modo particolare in quella dell'anno scorso; a tutto ciò che si riferisce ai diritti dell'uomo e della nazione, in uno stato indipendente, per quanto della sovranità dello stato decidono la sovranità della nazione e i diritti dell'uomo. Ancora una volta ribadisco ciò perché sono queste le direttive della verità e della giustizia sulle quali solo e unicamente si può costruire qualsiasi pace, specialmente la pace interna nella patria.


Data: 1988-08-21 Data estesa: Domenica 21 Agosto 1988




Omelia della Messa a Rocca di Papa (Roma)

Titolo: Occorre abbandonare gli idoli che attentano alla libertà del nostro itinerario verso Dio

Testo:

"Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

Noi ripetiamo questa sera, accanto al Santuario della Madonna del Tufo, a conclusione di questo anno mariano, le stesse parole che Pietro rivolse al Maestro: Da chi andremo, Signore? Tu, tu solo, hai parole di vita eterna.

Facciamo nostra questa espressione, perché come Pietro, anche noi riconosciamo che nel Cristo si adempie la parola di vita di Dio Padre. Con sincera fede riconosciamo che la parola di Gesù è l'unica parola di vita eterna, e lo facciamo guidati dall'esempio di Maria, sollecitati dal suo amore per il Figlio Gesù, dalla testimonianza che ella, la Madre del Redentore, ha lasciato a tutta la Chiesa, ed anche a ciascuno di noi. Maria, infatti, "di generazione in generazione è presente in mezzo alla Chiesa pellegrina mediante la fede e quale modello della speranza che non delude" (RMA 42).


2. Sono lieto di trovarmi qui per la celebrazione della festa della Madonna del Tufo, tanto cara a tutti i fedeli di Rocca di Papa e dell'intera diocesi di Frascati; vi ringrazio per la vostra numerosa presenza.

Saluto il vostro Vescovo, il caro fratello mons. Luigi Liverzani, il quale si è fatto interprete dei vostri desideri, invitandomi qui per la circostanza. Saluto con lui tutto il presbiterio, i padri Trinitari, che reggono questo centro di spiritualità mariana. Saluto tutte le numerose comunità di religiosi e suore che hanno in queste zone le loro residenze, case di formazione e di accoglienza per esercizi spirituali, saluto tutti gli appartenenti ai movimenti di apostolato e di testimonianza cristiana, che in Rocca di Papa e nei dintorni hanno stabilito i loro centri di studio e di preparazione all'apostolato.

Il mio pensiero, grato ed affettuoso, va poi alle autorità civili, in particolare al signore sindaco ed a tutti coloro che hanno organizzato questa cerimonia. Grazie dell'accoglienza e del fervore che rivela le vostre profonde tradizioni religiose. Grazie ancora per questo momento di ristoro, di sollievo, di serenità spirituale, che mi avete concesso in questa suggestiva località.

Rocca di Papa è una città a me ben nota e che mi è vicina, specialmente in questa stagione quando, da Castel Gandolfo amo contemplarla, arrampicata sul ripido pendio di Monte Cavo. E' naturale che in quei momenti elevo per voi una preghiera, affinché il Signore vi dia prosperità, protegga le vostre famiglie, il vostro lavoro, la vostra fede.

Mi è caro pure riflettere sulla tradizione legata a questo Santuario.

Come è noto, un grande masso di tufo, staccatosi dal monte arresto la sua corsa proprio qui, su uno dei punti più scoscesi, lasciando incolume un viandante che, in pericolo di vita, aveva invocato l'aiuto della Vergine.

Su quel masso il famoso pittore Antoniazzo Romano dipinse l'immagine della Madre del Signore, e fu costruito qui il Santuario, che divenne ben presto meta di tanti pellegrini.

Mi unisco anch'io alle vostre tradizioni religiose, pellegrino con voi ai piedi della Vergine per chiedere la sua protezione su tutta la Chiesa e sul suo cammino di fede.


3. I testi della divina parola che abbiamo sentito in questa domenica, sembrano sottolineare una domanda, una sfida, per le vostre anime, quasi provocandoci ad una scelta, ad una decisione forte e risolutiva nei riguardi della fede e del nostro conseguente programma di vita: "Scegliete oggi chi volete servire", chiede Giosuè alle famiglie degli Israeliti radunati a Sichem. E la risposta è decisiva: "Lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dei... Anche noi vogliamo servire il Signore, perché egli è il nostro Dio" (GS 24,15 GS 16 GS 18).

Questo invito oggi è rivolto a tutti noi. Occorre abbandonare i propri idoli, le false divinità che in ogni modo attentano alla libertà del nostro itinerario verso Dio.

Talora l'uomo tende a preferire un dio che si adatti alle nostre povere vedute umane, terrene, prive di prospettiva soprannaturale.

Tutti sappiamo quanto siamo tentati di vivere una vita carnale, materiale, anziché una vita spirituale. Talora facciamo troppo assegnamento sulle sicurezze temporali e immediate, e troppo poco sulle promesse di Cristo.

Oggi il Signore ci chiede una decisione, che non sia chiusa nelle dimensioni temporali e contingenti, ma aperta all'eterno e alla fiducia nella sua Parola. "Tu hai parole di vita eterna": questa è la risposta che dobbiamo dare a Dio; "Anche noi vogliamo servire il Signore".


4. Ma una simile risposta, nasce da una duplice fonte: dalla forza divina, che dona a tutti gli uomini ed a ciascuno la possibilità di credere; e dalla libertà umana, che è il fondamento della vera scelta di ogni uomo.

E' Dio che dona la forza di credere e di decidere: "Nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre mio" (Jn 6,65). Di fronte alle scelte soprannaturali l'uomo da solo sarebbe perduto, perché "la carne non giova a nulla". Solo lo Spirito, lo Spirito di Dio, l'amore sostanziale ed eterno del Padre e del Figlio, questi solamente "dà la vita" (Jn 6,63).

In questa azione si rivela la misteriosa condiscendenza di Dio verso l'uomo, l'eterno disegno di un amore sommo, con il quale Dio si impegna per noi, e nel Figlio suo ci dona la grazia di aprirci al mistero, di condividere la verità eterna e di conoscere e gustare le sue parole, "che sono spirito e vita".

Ma la risposta nasce anche da una libertà, che è facoltà dell'uomo, che dà impulso all'agire umano. Dio ha creato ogni uomo libero, e l'uomo può rivolgersi al bene che Dio costantemente gli propone solo nella libertà. Orbene, Cristo fa appello a questa libertà e attende da essa una risposta responsabile e vera, come quella di Pietro, che abbiamo ora ascoltato.

La libertà dell'uomo, segno distintivo di dignità, è anche fonte di responsabilità, e punto chiave del dialogo con Dio. Lo stesso Iddio chiama gli esseri umani al suo servizio in spirito e verità, per cui essi aderiscono a lui liberamente, non per costrizione.


5. "Signore, da chi andremo?" a questo interrogativo, che in Pietro ha già la risposta giusta perché fondata sulla fede, anche noi siamo invitati a dare la risposta adeguata, quella appunto della fede.

Forse ci sentiamo deboli, e scorgiamo i nostri limiti. Forse, siamo persino tentati di scegliere prospettive di salvezza, che si chiudono nel nostro egoismo e che si affidano a "messianismi" terreni, edonistici e consumistici.

"Signore da chi andremo?". Questa è forse l'espressione dei dubbi profondi, annidati nella nostra esperienza e nella nostra cultura. Abbiamo bisogno di una revisione della nostra fede e di una rivalutazione del messaggio evangelico, per capirlo di più e per affidarci con maggiore slancio alla parola di Cristo.

Alla nostra domanda, ha dato una risposta esemplare la Vergine Maria. E' lei che in mezzo alla Chiesa, pellegrina mediante la fede, è sempre presente come modello di una speranza che non delude. Ella, che per prima ha creduto, dona alle nostre anime, alla nostra libertà, una risposta piena di significato. Ce la dona con la sua vita, ella che ha creduto per prima, accogliendo la Parola di Dio a lei rivelata nell'annunciazione, e rimanendo ad essa fedele in tutte le sue prove, fino alla croce (RMA 43).

A lei noi ricorriamo, fiduciosi di non essere travolti dal masso pesante ed incombente dei problemi e degli interrogativi sulla nostra vita e sulla nostra fede; convinti che non saremo travolti dal peso dei condizionamenti materiali che limitano la nostra libertà; sicuri, che con la sua protezione, anche la nostra drammatica tensione tra il "si" e il "no" a Cristo si risolverà in una risposta positiva che conduce a salvezza.

Noi le diciamo: Aiutaci, o Madre, a scegliere la nostra strada sulle orme di Cristo, colui che ha parole di vita eterna. Sostieni o Vergine, il nostro cammino di fede. O clemente, o pia, o dolce Madre di Dio e madre nostra, Maria! Amen!


Data: 1988-08-21 Data estesa: Domenica 21 Agosto 1988




Ai Vescovi del Nicaragua in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La Chiesa offre il suo servizio di riconciliazione per superare il conflitto ed avviare il dialogo.

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.

Nell'esercizio del vostro ministero di pastori della Chiesa di Dio in Nicaragua, siete venuti a trovare il Vescovo di Roma per esprimere la vostra comunione gerarchica, dato che Cristo affido a Pietro e ai suoi successori in questa Sede, investiti dall'istituzione divina della podestà suprema, piena, immediata e universale, la cura di tutti i fedeli (cfr. CD 2).

Dopo aver venerato i sepolcri dei santi apostoli Pietro e Paolo, colonne della Chiesa di Roma, e dopo l'incontro personale con me, ho il piacere di salutarvi collettivamente come membri dell'episcopato del Nicaragua, alla fine della vostra visita "ad limina". Mi fa piacere manifestare ora il mio più profondo riconoscimento al signor Cardinale Miguel Obando Bravo, presidente di questa Conferenza episcopale, per le amabili parole che si è degnato di rivolgermi, all'inizio di questo incontro, che testimoniano il vero affetto e la piena adesione dei fedeli cattolici nicaraguensi a questa Sede apostolica.


1. Questo incontro rende evidente una volta di più ciò che ci ricorda il Concilio Vaticano II: "I singoli Vescovi rappresentano la propria Chiesa, e tutti insieme col Papa rappresentano tutta la Chiesa in un vincolo di pace, di amore e di unità" (LG 23). Lo stesso Gesù, prima di consegnare la sua vita per noi (cfr. Ep 5,2), rivolse la sua preghiera al Padre perché tutti i suoi discepoli rimanessero sempre uniti: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21). I Vescovi, successori del collegio apostolico, sono, secondo l'espressa volontà di Cristo, i pastori della Chiesa fino alla fine dei tempi (cfr. LG 18), formando un unico ed indiviso episcopato, a capo del quale sta il romano pontefice "principio e fondamento, perpetuo e visibile, dell'unità della fede e della comunione" (LG 18).

Con questa visita "ad limina" avete voluto stringere ancora di più i vincoli di vicinanza e unità con il successore di Pietro; vincoli che sono sempre stati una caratteristica particolare delle relazioni tra i Vescovi del Nicaragua e questa Sede apostolica. Mi è gradito ricordare a questo proposito, la visita pastorale che ho fatto nel vostro paese, nel 1983, durante il mio viaggio apostolico nell'America Centrale.


2. L'unità esistente tra la testa e le membra di un unico collegio apostolico (cfr. LG 22), è fedele riflesso di quei nodi di fede che uniscono ogni Vescovo con i fedeli, perché "i Vescovi, invece, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari" (LG 23). Segnati dallo Spirito Santo, i Vescovi sono mandati a perpetuare l'opera di Cristo Signore, pastore eterno (cfr. CD 1). Mentre si preoccupano di istruire i fedeli nell'amore di tutto il Corpo mistico, devono continuamente sforzarsi di "promuovere e difendere l'unità della fede e la disciplina comune di tutta la Chiesa" (LG 23).

Conosco, cari fratelli, i vostri sforzi per riunire la famiglia di Dio.

Aiutati dai sacerdoti, dai religiosi, così come dagli agenti pastorali, so che fate tutto il possibile perché la Chiesa, sotto l'azione dello Spirito Santo, arrivi ad essere "in Cristo come un sacramento, o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Esorto tutti, in modo particolare coloro che "sono stati consacrati veri sacerdoti del Nuovo Testamento, perché siano provvidenziali cooperatori dell'ordine episcopale" (CD 15), a rimanere profondamente uniti al loro Vescovo, sia in virtù della comune ordinazione, sia per la comune missione (cfr. LG 28).

Ricordino i presbiteri che, nel compiere il loro ministero ecclesiale, "non si mettono mai al servizio di una ideologia o umana fazione, bensi, come araldi del Vangelo e pastori della Chiesa, si dedicano pienamente all'incremento spirituale del corpo di Cristo" (PO 6). Dio volesse che tutti - sacerdoti, religiosi e religiose, agenti della pastorale e altri fedeli - sappiano rinunciare a tutto ciò che è causa di divisione nella Chiesa, sforzandosi di "mantenere l'unità dello Spirito con il vincolo della pace" (Ep 4,3).


3. Durante gli incontri personali mi avete illustrato verbalmente ciò che avete già esposto nelle rispettive relazioni quinquennali riguardo ai vostri piani di attività pastorale, nella quale occupa un posto di rilievo la catechesi familiare.

Ormai alla soglia del V centenario di evangelizzazione dell'America, vi esorto vivamente a mantenere e accrescere l'eredità della fede. I missionari che sono giunti nel vostro continente e, concretamente, nella vostra terra, portati dal loro zelo evangelizzatore, hanno dedicato i loro sforzi alla catechesi, e specialmente alla catechesi familiare. Questo è stato uno dei pilastri che ha sostenuto la vita cristiana in questo caro continente della speranza.

Sapete che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell'umanità (FC 1).

Nonostante alcune concezioni materialistiche, che a volte entrano a far parte delle legislazioni permissive, rimanete fermi nel proporre l'ideale integro della famiglia, secondo il disegno di Dio, e del sacramento del matrimonio indissolubile, simbolo dell'intima unione di Cristo con la Chiesa (Ep 5,32).

Allo stesso tempo, ricordate ai genitori che hanno il gravissimo compito di educare la loro prole. "Essi sono i primi e i principali educatori dei loro figli" (FC 36), i quali, hanno il diritto inalienabile di ricevere un'educazione conforme alla fede religiosa dei loro genitori (FC 40), che non sia manipolata da ideologie e prassi materialistiche e atee. Nella sua missione evangelizzatrice, "la Chiesa guarda ai giovani; anzi meglio, la Chiesa in modo speciale vede se stessa nei giovani" ("Epistula Apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato", 15, die 26 mar. 1985: , VIII, 1 [1985] 794).

Vincendo non pochi ostacoli, continuando ad offrire ai giovani una catechesi solida e adeguata alle loro legittime aspirazioni nella cornice di una pastorale giovanile che risponda alle loro necessità. così saranno disposti a dar ragione della loro speranza a chi glielo chieda (cfr. 1P 3,15) e faranno in modo che, attraverso la loro vita di fede, la luce di Cristo illumini la società che si avvicina alla fine del secondo millennio. Dal loro amore a Cristo e dalla loro dedizione al prossimo, specialmente ai fratelli più bisognosi, dipenderà il futuro della Chiesa in Nicaragua che, grazie a Dio, si annuncia pieno di speranzose promesse.

Motivo di speciale soddisfazione per me è stato constatare che avete fatto un grande sforzo in tutte le diocesi nel campo della pastorale vocazionale.

Confido nel fatto che il Signore benedirà con abbondanti frutti la vostra preghiera e il vostro ministero, inviando molti operai alla sua messe (cfr. Mt 9,38). La riapertura del seminario maggiore a Managua vi permetterà di seguire da vicino la formazione adeguata, tanto a livello spirituale e morale come umano e intellettuale, dei vostri seminaristi che Dio ha chiamato ad essere "veri pastori d'anime, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo, maestro, sacerdote e pastore" (OT 4).


4. Con profonda attenzione ho seguito la vostra informazione sui gravi problemi del vostro paese, cioè, la discordia attuale con le sue conseguenze a livello personale, familiare, sociale e statale; la conflittualità tra i diversi gruppi; la privazione di quei beni indispensabili che sono la base di una vita degna per l'uomo.

Nonostante queste difficoltà, ho potuto percepire il clamore del vostro popolo per la pace. Dopo anni di violenza che ha causato irrecuperabili perdite di vite umane così come distruzioni dovunque, da tutti i cuori sale una preghiera al "Principe della Pace" (Is 9,5) perché ponga fine alla lotta tra fratelli. Il dolore di tutti i figli di questa nazione: orfani e feriti di guerra; padri e madri che piangono i loro figli morti, scomparsi, prigionieri o scacciati. Questo dolore dei poveri, di quelli che soffrono, interpella gli uomini di buona volontà, specialmente le parti in conflitto, perché facciano tutto il possibile nella ricerca della pace.

Nella vostra recente lettera pastorale avete invitato i nicaraguensi, e, in particolare, quelli che hanno responsabilità pubbliche, "a cercare mezzi pacifici, civili, e politici per riallacciare dialoghi di larghe vedute, in cui si identifichino termini e mezzi pratici e pertinenti per una irreversibile democratizzazione e pacificazione della patria" (Conf. Episcoporum Nicaraquan. "Epistula pastoralis", die 29 iun. 1986). Questa situazione interpella anche la comunità ecclesiale. "La Chiesa è la prima a desiderare la pace e cerca di costruirla, attraverso la conversione e la penitenza" (Conf. Episcoporum Nicaraquan. "Epistula pastoralis", die 6 apr. 1986). Essa non si limita unicamente a condannare "tutte le forme di aiuto, qualunque sia la loro fonte, che conducano alla distruzione, al dolore e alla morte delle nostre famiglie, e all'odio e alla divisione tra i nicaraguensi" (Conf. Espiscoporum Nicaraquan. "Epistula pastoralis", die 6 apr. 1986), ma nella sua azione pastorale educa le coscienze perché i fedeli "lavorino per la pace" (Mt 5,9). Allo stesso tempo la Chiesa offre il suo servizio di riconciliazione perché le parti in conflitto abbandonino definitivamente il linguaggio delle armi e le sostituiscano con il dialogo; un dialogo che sia aperto ed efficace, chiarificatore e fraterno.

La Chiesa, proclamando che "la pace nasce da un cuore nuovo" ("Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1983", die 8 dec. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 3 [1982] 1542ss), invita tutti gli uomini a "scacciare dai cuori qualunque residuo di rancore e di risentimento" (Conf. Episcoporum Nicaraquan. "Epistula pastoralis", die 29 iun. 1988).

Nel vostro desiderio di servire la causa della pace, voi Vescovi del Nicaragua avete realizzato un inestimabile lavoro pastorale. Ho seguito attentamente l'intervento del presidente della vostra Conferenza episcopale, Cardinale Miguel Obrando Bravo, consigliato da altri due fratelli nell'episcopato, nelle conversazioni tra le parti in conflitto, prima come mediatore e ora come testimone. So quanti sacrifici, incomprensioni e anche pericoli, avete dovuto superare per assicurare che il dialogo, sincero e leale, rappresentasse il canale normale nella ricerca di soluzioni ai problemi che affrontano i figli di una stessa nazione.

Ho saputo con piacere che la Chiesa in Nicaragua, attraverso il suo rappresentante nella commissione di verifica, il Cardinale Miguel Obrando Bravo, ha già organizzato il suo personale per la citata verifica, sperando che si riallaccino i dialoghi e si ottenga, insieme alla pace stabile e duratura, la vera democratizzazione del paese.

Come pastori di tutti i nicaraguensi, non stancatevi di lavorare in favore di una autentica riconciliazione nazionale. E' una missione propria della Chiesa alla quale Cristo "ha affidato il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18), e che continuamente deve esortare gli uomini di buona volontà perché abbandonino l'odio, abbattendo il muro che li separa (cfr. Ep 2,14-16), e perché tutti insieme, cerchino di ricostruire la patria sul fondamento della pace, che si basa sulla verità, la giustizia, l'amore e la libertà. Non si può avere la pace dove non si rispetta totalmente la libertà!


5. La Chiesa, che non "è legata a nessun sistema politico" (GS 76), lontana dall'avere pretese di ordine temporale, desidera offrire il suo servizio pastorale all'uomo. Annunciando la buona novella e proclamando la sua dottrina sociale in difesa e promozione dei diritti fondamentali della persona, contribuisce alla salvaguardia del carattere trascendente di ogni uomo e alla diffusione del regno della giustizia e della carità (cfr. GS 76).

Per questo, rinunciando a qualunque privilegio, la Chiesa reclama in ogni società e, quindi, nella vostra, il diritto di godere "del grado di libertà di azione che richiede la cura della salvezza degli uomini" (DH 13).

A questo proposito, spera di poter esercitare sempre il diritto irrinunciabile di avere ed usare i propri mezzi di comunicazione sociale per compiere la sua missione evangelizzatrice in beneficio di tutta la comunità umana.

La Chiesa in Nicaragua spera ugualmente che presto si possano rincorporare al loro precedente lavoro pastorale i sacerdoti che erano stati scacciati dal paese. Spera anche di poter recuperare quanto prima tutti quei beni materiali che erano dedicati al servizio del popolo fedele. Con non minore urgenza, la comunità ecclesiale, fedele alla gerarchia, sente la necessità di riprendere le opere di promozione sociale che si stavano sviluppando a beneficio dei più bisognosi.

Terminando questo gradito incontro, non posso fare a meno di invocare su di voi, cari fratelli, l'intercessione della Vergine santissima, la Purissima, tanto cara e venerata in Nicaragua, come i vostri fedeli hanno dimostrato durante l'anno mariano, che abbiamo appena terminato.

I cristiani che hanno posto la loro fiducia nella protezione della loro "Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice e Mediatrice" (LG 62), non soccomberanno nelle avversità, ma con la sua protezione materiale potranno combattere bene la loro battaglia, correre fino alla meta, conservare la fede, sperando nella ricompensa del Signore, giudice giusto, nel giorno della sua venuta (cfr. 2Tm 4,7-8).

Come testimonianza del mio affetto e della mia vicinanza a tutti i membri dell'amata Chiesa e nazione nicaraguense, vi concedo una speciale benedizione apostolica, in segno della costante protezione dell'Altissimo.


Data: 1988-08-22 Data estesa: Lunedi 22 Agosto 1988




Ai vescovi del Malawi in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: A cento anni dalla prima evangelizzazione nuovo impulso all'annuncio della Parola.

Testo:

Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo.


1. Sono lieto di accogliervi, membri della Conferenza episcopale del Malawi, nella gioiosa occasione della vostra visita "ad limina". Siamo qui riuniti nella comunione dello Spirito Santo e nella grazia e nella pace di Cristo, che è per sempre la pietra angolare della Chiesa (cfr. Ep 2,20). La nostra riunione, mentre testimonia della comunione cui partecipiamo nella Chiesa, serve anche a rafforzare sempre più i vincoli di unità e carità nel Collegio dei Vescovi (cfr. LG 22).

La vostra presenza qui testimonia con eloquenza la verità che Cristo ha scelto di edificare su Pietro la sua Chiesa (cfr. Mt 16,19), che a lui ha dato mandato di confermare nella fede i fratelli (cfr. Lc 22,32), e di guidarli in perfetta unità (cfr. Jn 21,15-17). Il nostro ritrovarci insieme, oggi, ci dà la possibilità di rinnovare la professione di fede di Pietro in Gesù come Cristo, il Figlio del Dio vivente (cfr. Mt 16,16).


2. Ognuno di voi rappresenta la propria Chiesa locale e perciò desidero attraverso di voi, offrire il mio saluto affettuoso e l'assicurazione della mia presenza spirituale a tutto il Popolo di Dio nel Malawi. Come pastori di queste Chiese portate con voi le speranze e le gioie, le prove e le sofferenze del vostro popolo. Portate con voi la loro fede forte e piena di entusiasmo, che fu predicata qui per la prima volta cento anni fa, mise radici nel loro cuore e continua a diffondersi. Oltre a questa fede del vostro popolo, so che portate il loro profondo rispetto per il mistero della funzione di Pietro nel piano divino per la Chiesa universale. Con profonda affezione desidero rafforzare tutti loro, e voi, loro Vescovi, nella fede in Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. E' mia fervida speranza confermarvi nella vostra missione di pastori del gregge e per questo dare nuovo impulso alla evangelizzazione nel Malawi.

Sono pieno di profonda speranza per il futuro della Chiesa nel vostro paese. Colgo questa opportunità per lodare le molte e coraggiose iniziative da voi intraprese per proclamare il Vangelo nella vostra società. Insieme con i missionari, e con il clero locale, i religiosi e i catechisti laici, vi siete dedicati alla missione evangelizzatrice della Chiesa, "la grazia e vocazione propria della Chiesa, la sua più profonda identità" (Pauli VI, EN 14). Annunciando Gesù Cristo e il Vangelo ai molti che non hanno ancora sentito parlare di lui o non l'hanno accettato, voi siete stati, secondo le parole di Simeone, "una luce per illuminare le genti" (Lc 2,32). Siete stati fedeli al comando di Cristo (cfr. Mt 28,19-20) e avete portato avanti il programma fondamentale della Chiesa cominciato alla Pentecoste.

Come siete ben consapevoli, il grande compito della Chiesa dell'evangelizzazione consiste nel far si che il Vangelo permei la nostra vita così che noi, a nostra volta, possiamo portarlo agli altri. Per questo è importante ricordare che evangelizzare comporta la conversione, cioè il cambiamento interiore. Il processo di purificazione inerente all'evangelizzazione significa accettare la chiamata di Cristo a "pentirsi e credere al Vangelo" (Mc 1,15). Come esito di questa conversione alla salvezza non solo l'individuo, ma l'intera comunità ecclesiale viene cambiata, diventa sempre più un'espressione viva di fede e carità.


3. E' vostra particolare responsabilità, fratelli miei, adottare i più appropriati mezzi per proclamare il messaggio di salvezza nella vostra società. La Chiesa non esita a mostrare rispetto e stima per le religioni non-cristiane, perché "esse sono una viva espressione dell'anima di grandi gruppi di popoli" (Pauli VI, EN 53). Dal momento che tutti quelli che riconoscono il Creatore sono in qualche modo compresi nel disegno di salvezza, esiste tra cristiani e non-cristiani una base profonda di amore reciproco e comprensione e coesistenza pacifica. La Chiesa sostiene che il suo impegno al dialogo con i non-cristiani non preclude la sua essenziale missione di annunciare Gesù Cristo.

Come cattolici siamo chiamati, anche in situazioni difficili, ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita. E desidero aggiungere che la testimonianza cristiana attraverso l'esempio personale deve essere accompagnata dal parlare di Dio, che è il fondamento della nostra fede, la ragione della nostra speranza, e la sorgente del nostro amore (cfr. "Allocutio iis qui plenario coetui Secretariatus pro non christianis interfuerunt", die 28 apr. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 1 [1987] 1449ss).

Sono lieto di sapere che esistono diversi contatti ecumenici tra le comunioni cristiane nel Malawi. Come insegna il Concilio Vaticano II, ci sono molti modi in cui la Chiesa è legata a coloro che sono stati battezzati e portano il nome di cristiani (cfr. LG 15). Questi vincoli comuni che uniscono i cristiani devono essere meglio valutati. La preghiera comune e la collaborazione nell'impegno sociale dovrebbero sempre caratterizzare le nostre relazioni con gli altri cristiani, oltre alle discussioni a livello teologico portate avanti da persone qualificate a presentare l'insegnamento della Chiesa in materia di fede e morale.


4. Miei cari fratelli: riflettendo insieme sull'attività della Chiesa nel Malawi, desidero riconoscere in particolare il contributo vitale dato dai vostri sacerdoti nell'annuncio del Vangelo e nel progresso sociale del vostro popolo. Desidero esprimere il mio amore fraterno per tutti i sacerdoti che collaborano con voi nel guidare il gregge di Cristo affidato alle vostre cure.

Il ministero per il Popolo di Dio che i nostri fratelli sacerdoti condividono con noi non richiede solo la loro fedeltà a noi, ma richiede a noi, consapevoli delle loro conquiste e delle loro difficoltà, di essere per loro veri fratelli, mostrando loro compassione e comprensione in ogni occasione. Ogni fratello sacerdote deve essere con noi, secondo le parole di san Paolo, "servo di Cristo... prescelto per annunciare il Vangelo di Dio" (Rm 1,1).

Un aspetto essenziale del nostro compito apostolico è la conferma dei nostri fratelli sacerdoti nella loro identità e nel loro mandato. E' il ministero della Parola e dell'Eucaristia a definire con chiarezza il ruolo del sacerdote.

Così noi leggiamo negli Atti degli Apostoli che le priorità apostoliche sono "dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola" (Ac 6,4). Non manchiamo mai di ricordare ai nostri fratelli sacerdoti che nell'Eucaristia, che è "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 2), essi trovano la sorgente della loro carità pastorale (cfr. PO 14). E ancora è nell'Eucarestia e nella frequenza al sacramento della Penitenza che troveranno la forza per l'offerta quotidiana della loro vita, come anche la grazia necessaria per restare fedeli all'impegno del celibato.


5. E' veramente una grande benedizione per la Chiesa nel Malawi il fatto che il numero dei candidati al sacerdozio continui ad aumentare e quindi è di grande incoraggiamento per gli anni a venire. Ciononostante, sarà la particolare attenzione da voi prestata ad ognuno dei vostri seminaristi e ai programmi di formazione nei seminari locali minori e nei due maggiori ad assicurare l'educazione spirituale, accademica e pastorale dei vostri futuri sacerdoti. Un requisito essenziale per un valido programma è la presenza di sacerdoti qualificati come direttori spirituali e professori alle facoltà teologiche e filosofiche dei vostri seminari. Bisogna compiere ogni sforzo possibile per trovare sacerdoti per questo importante compito di preparazione dei seminaristi, anche se dovete dipendere dall'aiuto esterno alle vostre Chiese locali. Vi offro il sostegno della mia preghiera in questo compito fondamentale della formazione dei sacerdoti.

Di grande importanza per l'evangelizzazione del vostro popolo nell'ultimo secolo è stato il contributo di grande valore dei missionari, sacerdoti, suore e padri. Con grande dedizione e santità hanno piantato il seme della fede nel cuore del vostro popolo. Sia il loro esempio sempre una fonte di ispirazione per coloro che lavorano al servizio del Vangelo e cercano di far crescere il regno di Dio nel Malawi.

Ho notato che, come i candidati al sacerdozio diocesano, c'è stato un aumento anche del numero di vocazioni alla vita religiosa. Il contributo dei membri degli istituti di vita consacrata al lavoro di evangelizzazione nel vostro paese si svolge in particolare nella sfera della salute e dell'insegnamento.

Nel vostro lavoro con i religiosi vi invito a rinnovare i vostri sforzi per dimostrare la grande stima ed apprezzamento della Chiesa per la loro vocazione di amore consacrato che li spinge ad esprimere sempre più il loro carisma specifico in forme appropriate di lavoro apostolico. Come ben sapete, la presenza dei religiosi nella vita della comunità ecclesiale offre al mondo un segno di autentica vita cristiana. La loro fedeltà nella sequela del Signore Gesù in spirito di gioia e sacrificio è un mezzo particolarmente efficace di proclamare il Vangelo.


6. Ho appreso con grande soddisfazione del sempre crescente ruolo svolto dai laici del vostro paese nelle attività della Chiesa. Tra i molti movimenti che animano il laicato ci sono la "Legio Mariae", l'Organizzazione Cattolica Femminile, il Terz'Ordine Francescano, i Giovani Studenti Cristiani, i Giovani Lavoratori Cristiani, e l'Apostolato della Famiglia. Ciascuna di queste organizzazioni laicali dà un contributo significativo all'evangelizzazione del Malawi. Sono lieto che i laici siano una forza reale che provvede un buon numero di operatori pastorali per la vita e per la missione della Chiesa. Mi riferisco alla presenza dei laici come catechisti, responsabili di comunità, insegnanti.

Il campo specifico dei laici per diffondere il Vangelo comprende il loro lavoro quotidiano, nel caso degli sposati, il loro compito di genitori dà loro la primaria responsabilità dell'educazione cristiana dei loro figli (cfr. GE 3). Desidero incoraggiarvi in tutte le iniziative di sostegno dell'educazione religiosa dei giovani del vostro paese. Per diventare maturi in Cristo, essi hanno bisogno di una presentazione sistematica di tutta la dottrina cristiana. In ogni età l'insegnamento delle verità della fede rimane un compito fondamentale della Chiesa. Dobbiamo garantire che i nostri giovani ricevano una adeguata formazione in tutto quello che Gesù ha comandato di insegnare (cfr. Mt 28,20), l'intero contenuto dottrinale e morale del Vangelo.


7. Il grande numero di fedeli che partecipano alla celebrazione della liturgia domenicale e fanno uso frequente dei sacramenti deve essere grandemente lodato. Vi sono pero vicino nella vostra preoccupazione pastorale per la pratica della poligamia, i matrimoni irregolari, e l'aumento dei divorzi. Altri gravi problemi della famiglia e della società comprendono la pratica della contraccezione artificiale e il ricorso all'aborto. Contro ogni crisi della vita familiare la Chiesa deve continuare a proclamare con più efficacia possibile il significato e il valore dell'amore cristiano e la dignità della vita cristiana. Dobbiamo fare il possibile per aiutare la nostra gente a comprendere l'insegnamento del Concilio Vaticano II che il matrimonio è "un dono reciproco di due persone", e che "questa intima unione... come pure il bene dei figli, esige la piena fedeltà dei coniugi e ne reclama l'indissolubile unità" (GS 48). Con questo in mente, la Chiesa deve continuare a dedicarsi alla speciale missione di proteggere la sacralità e la dignità del matrimonio, poiché ella sa che l'amore del marito e della moglie partecipa del mistero della vita e dell'amore di Dio stesso.


8. Per finire, non posso dimenticare il grande numero di rifugiati giunti di recente nel vostro paese in cerca di salvezza, cibo e rifugio. Mi è stato detto che vengono soprattutto dal Mozambico e che il loro numero continua ad aumentare.

Vi incoraggio nei vostri sforzi per alleviare le loro sofferenze e provvedere al loro benessere fisico e spirituale. Poiché molti di loro sono cattolici, le vostre Chiese locali devono essere aiutate il più possibile da sacerdoti e religiosi di altre comunità nel vostro lavoro per rispondere alle loro necessità spirituali. E' mia fervida preghiera che la comunità internazionale continui a provvedere aiuto per il difficile problema dei rifugiati nella vostra zona.

Miei cari fratelli, mentre svolgete il vostro lavoro pastorale, siate certi che io sono con voi nell'amore di Gesù Cristo. Noi tutti abbiamo un solo scopo: mantenerci fedeli all'impegno pastorale a noi affidato dal Signore, in persona, di guidare il Popolo di Dio sulla strada della salvezza. Possa Maria che è "segno di sicura speranza e di consolazione, innanzi al peregrinante Popolo di Dio" (LG 68), intercedere per voi e tutto l'amato popolo del Malawi.

La pace di Cristo sia sempre con voi. Con la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-08-23 Data estesa: Martedi 23 Agosto 1988








GPII 1988 Insegnamenti - Messaggio al Direttore generale dell'UNESCO - Castel Gandolfo (Roma)