GPII 1988 Insegnamenti - Nella Parrocchia di Castel Gandolfo (Roma)

Nella Parrocchia di Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Nel cuore buono sta il fondamento del nostro rapporto con Gesù Cristo

Testo:


1. "Osserverete i comandi del Signore Dio vostro... e li metterete in pratica, perché questa sarà la vostra saggezza" (Dt 4,2 Dt 4,6).

Ogni vita ha le sue leggi, ed anche la vita cristiana si svolge secondo una norma esigente di vita rigorosa ed impegnativa: sono i comandamenti di Dio, che trovano in Gesù Cristo la piena e perfetta realizzazione. Egli, infatti, è la norma vivente del nostro essere cristiani, perché la vita divina ci è stata da lui comunicata in pienezza per i meriti della sua morte e risurrezione. Egli cammina con noi, costantemente presente nella nostra esistenza, in una ininterrotta donazione di grazia.

Ogni celebrazione domenicale, riconducendoci alla memoria della Pasqua e del Battesimo, ci ricorda proprio questo: cioè che la nostra vità è stata innestata in Cristo. In lui è morto in noi il vecchio Adamo, intaccato dal peccato, in lui risorto siamo stati innestati come nel nuovo Adamo, per risorgere anche noi a vita nuova. Da lui scaturisce una nuova linfa e, nello stesso tempo, una nuova norma di vita. "Osservate, dunque, i comandi del Signore Dio vostro", tenendo sempre fissi gli occhi in Gesù, modello e fondamento di questa legge poiché egli è la nostra guida. Vivere in Cristo, pensare ed operare in unione con lui deve essere il nostro impegno quotidiano.

Quest'anno non mi è stato possibile celebrare con voi, come di consueto, la festa dell'Assunzione di Maria santissima, a motivo della chiusura dell'anno mariano. Ma non ho voluto interrompere questa bella consuetudine di celebrare l'Eucarestia in mezzo alla vostra comunità parrocchiale di san Tommaso da Villanova, in Castel Gandolfo.

Sono certo che in quel giorno vi siete spiritualmente uniti a me per condividere tale singolare momento, che ha visto unite insieme vetuste tradizioni di preghiera delle Chiese di Oriente e di Occidente.

Saluto tutti voi che partecipate a questa liturgia. Saluto in particolare il Vescovo di Albano, i salesiani, in questo anno dedicato a san Giovanni Bosco, il parroco e tutte le autorità religiose e civili.

Vi rinnovo anche la mia riconoscenza per la cordiale ospitalità che, come ogni anno mi offrite in questa suggestiva cittadina.

L'anno mariano è stato un evento ecclesiale, ricco di grande significato, mediante il quale tutti i fedeli sono stati chiamati a ricordare i dono ricevuti e tutto ciò che nel suo passato testimonia la speciale, materna cooperazione della Madre di Dio all'opera della salvezza di Cristo; al tempo stesso, la Chiesa ha anche voluto preparare per il futuro le vie di questa cooperazione, avendo ormai davanti agli occhi la prospettiva del terzo millennio cristiano, del nostro nuovo esodo verso il futuro che Dio ci offrirà.


2. Accogliamo oggi il monito austero, ma ricco di speranza, che ci viene dalla parola di Dio echeggiata in questa liturgia.

Il Vangelo ci chiama ad una osservanza fedele e corretta dei precetti del Signore, senza trascurare il comandamento di Dio per osservare le tradizioni degli uomini (cfr. Mc 7,8). E il forte rimprovero di Gesù è rivolto ad un popolo che "mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Mc 7,7). Il Signore ci chiede di essere fedeli alla legge di Dio nella verità e nella sincerità della coscienza; ma nello stesso tempo ci indica dove si trova la vera e irrinunciabile fonte della autentica osservanza della legge: nel cuore dell'uomo! Come nel cuore può annidarsi la radice del male morale, dell'inadempienza o del rifiuto della legge, poiché "dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive" (Mc 7,21), così dal cuore nascono i buoni propositi, gli aneliti al bene, gli impegni decisivi della retta coscienza.

Bisogna perciò, operare con cuore buono, cioè nella sincerità e nella verità. Nel cuore buono sta il fondamento del nostro rapporto con Cristo.


3. Inserita in Dio mediante Cristo, la vita del cristiano è vita di membra unite in un unico corpo attorno al capo. Il nostro cuore deve perciò conformarsi a quello di Cristo: egli è il cuore ed il centro dell'unica e definitiva autocomunicazione di Dio agli uomini.

Cristo è la definitiva verità di Dio Padre; da lui tutto il corpo riceve forza per crescere in modo da edificarsi nella carità (cfr. Ep 4,18). perciò ogni cristiano deve cercare nella Parola di Dio, cioè in Gesù, la verità che guida, la luce che orienta, la grazia che sostiene.

Se facciamo così allora la speranza sosterrà ogni nostro impegno, perché sapremo riconoscere che la fedeltà a tale legge ed a tale progetto di vita è "dono perfetto", che "viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento" (Jc 1,17).


4. "Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi (Jc 1,21). Il Signore insiste nel chiedere a noi una vera conversione, accogliendo la sua parola con coscienza pura. Accogliere, infatti, significa fare propria la Parola, fare in modo che essa entri nella dinamica della nostra libertà, seguendo una coscienza aperta alla luce che da tale parola proviene.

E' noto, purtroppo, a quali distorsioni possa essere soggetto l'uomo, quando lo insidia la tentazione dell'autogiustificazione. Ci può essere sia l'illusione di un cristianesimo pago di seguire abitudini e formalismi, sia la tendenza di fare di noi stessi il centro e la norma dell'agire, estraniandoci dalla regola aurea del Vangelo. Il cuore di ogni uomo può essere inquinato dalla "tradizione degli uomini" (Mc 7,8) come da "intenzioni cattive" (Mc 7,21), nelle quali spesso si annida l'opposizione alla volontà di Dio.


5. "Siate - dice oggi a noi l'apostolo Giacomo - di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi" (Jc 1,22).

Con animo sereno e docile, con umile desiderio di costante purificazione, impegniamoci a mettere in pratica la Parola, chiedendo insistentemente a Dio di non essere come coloro che illudono se stessi.

Ci sia di aiuto l'esempio di sant'Agostino, che oggi la Chiesa commemora, la conversione, ma soprattutto l'esempio della Vergine Maria, di colei che per prima ha creduto, accettando tutto il progetto di Dio sulla sua vita.

Maria, che nella sua vita avanzo nella peregrinazione della fede, serbando fedelmente la sua unione col Figlio fin sotto la croce, sia il modello del nostro agire, per renderci capaci di osservare i comandamenti del Signore. Con la sua intercessione ci aiuti Maria, che nel suo cuore accolse la stessa Parola - il Verbo - fattasi carne e fattasi "cuore" della nuova umanità.

A lei noi chiediamo di render puro, sincero, lieto e saldo il nostro cuore, per osservare i comandamenti del Signore ed amarli con tutto il nostro essere.

Amen!


Data: 1988-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1988




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La Madonna di Jasna Gora icona della libertà segno dell'unità dell'Oriente e dell'Occidente cristiani

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Oggi, ultima domenica di agosto, seguendo ancora il nostro pellegrinaggio nei santuari della Madre di Dio in tutta la terra, ci rechiamo a Czestochowa, nella mia patria. Ci rechiamo là proprio oggi, poiché il 26 agosto la Chiesa in Polonia ha celebrato la solennità della Madonna di Czestochowa. Recandomi spiritualmente a Jasna Gora, nel centro spirituale della pietà mariana, della mia patria, desidero, nello stesso tempo visitare e salutare tutti i santuari mariani in Polonia.

Oggi ne nominero soltanto due: la Madre di Dio di Kalwaria Zebrzydowska, alla quale ho pellegrinato sin dall'infanzia, e la Madre della Giustizia e dell'Amore sociale di Piekary in Slesia. Ma porto profondamente nel cuore tutti i luoghi della presenza della Madre, nei quali i fedeli hanno imparato e continuano ad imparare il grande mistero della figliolanza divina.


2. Jasna Gora - "Clarus Mons" - Chiaromonte è il Santuario della Regina della Polonia! Essa è da sei secoli il luogo della particolare presenza della Madre di Dio, delle grandi celebrazioni e dei pellegrinaggi non soltanto dei polacchi e delle nazioni slave, ma anche di numerosi Paesi dell'Europa occidentale e di tutto il mondo. E' nota anche a tanti italiani che ogni anno vi si recano in pellegrinaggio.


3. Il momento che ha dato inizio a questo grande incontro della Madre con il suo popolo è stato l'anno 1382, in cui l'icona della Madre di Dio, grande opera d'arte, è stata portata dall'oriente ed affidata ai padri Paolini.

Quest'antica effige, che porta su di sé i segni di elementi del cristianesimo d'Oriente e d'Occidente, è un simbolo dell'unione di questi due mondi, delle ricchezze e delle culture che mediante il Battesimo si sono incontrati e uniti in Cristo.


4. Con Jasna Gora e con l'immagine della Madre di Dio si collegano importanti avvenimenti, quali la difesa di Jasna Gora, della Polonia e della libertà di coscienza, a metà del XVI secolo, durante l'invasione svedese, chiamata il "diluvio". Il Santuario ha svolto pure il ruolo della difesa della fede, della cultura e della conservazione dell'identità nazionale particolarmente durante il lungo periodo della spartizione della Polonia.

Durante la seconda guerra mondiale il Papa Pio XII disse: la Polonia non è perita e non perirà, perché la Polonia crede, prega, la Polonia ha Jasna Gora.


5. Nei difficili anni del dopoguerra, negli anni dell'ateizzazione organizzata e sistematica, Jasna Gora divenne per la Chiesa e l'episcopato polacco, sotto la guida del Primate Cardinale Stefano Wyszynski, un luogo d'incontro per la creazione degli efficaci programmi e delle iniziative pastorali. Divenne poi punto di riferimento per la rigenerazione sociale, come la solidarietà, o altri gruppi e movimenti di rinnovamento sociale. Da qui nascono le definizioni lapidarie e indovinate, come per esempio: "qui batte il cuore immortale della Polonia", "qui siamo stati sempre liberi", "Jasna Gora - la capitale spirituale della Polonia". E l'effige viene spesso chiamata "l'icona della libertà" e il "segno dell'unità dell'Oriente e dell'Occidente, cristiani".

Molti Papi hanno dimostrato verso l'immagine di Jasna Gora venerazione ed amore. Nel nostro secolo san Pio X le offri corone d'oro. Pio XI allesti a Castel Gandolfo una cappella con la copia della Madonna Nera. Sono note le espressioni d'amore verso la Signora di Jasna Gora di Giovanni XXIII; Paolo VI voleva recarsi a lei in pellegrinaggio, ma non gli fu possibile.

Dio ha fatto si che, io figlio di questa terra e nazione, ho potuto fare tre volte il pellegrinaggio apostolico a Jasna Gora e portare alla Regina della Polonia la rosa d'oro offertaLe da Paolo VI, pregare per la Chiesa e lasciare ai miei connazionali il messaggio della fede e della speranza.

"Maria, Regina della Polonia, sono con te, ricordo, veglio!".


[Omissis. Seguono i saluti in varie lingue]


Data: 1988-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1988




A un gruppo di piloti dell'Aeronautica Militare - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Voi offrite straordinarie possibilità per la missione evangelizzatrice del Papa

Testo:

Signor Comandante, signori ufficiali, carissimi piloti del Trentunesimo Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana!


1. Sono molto lieto di accogliervi in questa udienza speciale, a voi riservata, per potervi rinnovare di persona il mio vivo ringraziamento per la vostra premurosa e diligente opera di collaborazione al mio ministero apostolico. Col mio apprezzamento ricevete il più sentito e cordiale saluto! Vi diro con le parole dell'apostolo Paolo: "Noi fungiamo da ambasciatori di Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2Co 5,20). Questa è pure e soprattutto la missione del successore di Pietro, che deve annunziare il Vangelo in tutto il mondo. E voi, con i mezzi stupendi del trasporto aereo, di cui siete esperti, partecipate a tale compito, sia pure indirettamente, e in modo encomiabile e meritorio.


2. Le vostre prestazioni, puntuali, esatte e premurose, mi danno la possibilità di raggiungere tante persone, di incontrare tante comunità, di compiere visite pastorali a tante città e diocesi, e soprattutto di offrire a tante anime la grazia del Signore, che illumina, scuote, esorta, eleva e converte! Certo, non è possibile conoscere tutto ciò che avviene nell'intimo delle coscienze, tuttavia possiamo affermare che ogni incontro vivo e diretto con il Papa è destinato a suscitare riflessioni ed energie spirituali, che aprono più vasti orizzonti di bene e contribuiscono al vantaggio morale della società. A tale missione, ripeto, voi offrite straordinarie possibilità,e ne siete perciò anche voi parte indispensabile.

Si sta avverando la profezia di Gesù, che si legge nel capitolo 24° del Vangelo di Matteo: "Questo Vangelo del Regno sara annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti" (Mt 24,24). E davvero la fede cristiana si è dilatata su tutta la terra, favorita oggi dagli strumenti della scienza e della tecnica.


3. Le onorificenze pontificie, di cui ora ho il piacere di insignirvi, vogliono essere un riconoscimento di questa realta, e insieme un segno tangibile della mia profonda riconoscenza per il vostro generoso servizio.

In pari tempo, esse sono anche un "segno" di grande valore spirituale, che sta a indicare una speciale comunione di intenti e di sentimenti, che deve intercorrere tra voi e la Chiesa, tra voi e il Papa. Questa cerimonia, così familiare e suggestiva, sia per voi uno stimolo ad approfondire sempre più la vostra conoscenza del messaggio di Cristo e del suo Vangelo, e a testimoniare con coraggio, coerenza e serenità la vostra fede cristiana.

Invoco su di voi i più eletti favori celesti, e vi auguro di cuore la pace e la gioia del Signore, mentre vi assicuro il ricordo nella preghiera e affido alla Vergine santissima le vostre persone e le vostre intenzioni.

Vi accompagni sempre la mia benedizione apostolica, che ora vi imparto con grande affetto e che estendo volentieri alle vostre famiglie.


Data: 1988-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1988









A un gruppo di pellegrini tedeschi - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Dal Santuario mariano di Altötting un nuovo impulso spirituale per la vita della comunità cristiana

Testo:

Cari fratelli e sorelle! Di cuore vi saluto, pellegrini di Altotting, luogo di grazia della Madre di Dio, voi siete giunti qui nella città eterna alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Vi accolgo con la stessa ospitalità ed amore con la quale voi mi avete ricevuto in occasione della mia visita pastorale del novembre 1980. Il ricambio della visita è segno della preparazione spirituale al 50° Giubileo del vostro Santuario mariano. Contemporaneamente essa ha luogo in stretta relazione con l'anno mariano che si è appena concluso. Il vostro pellegrinaggio nel centro della cristianità cattolica sia soprattutto espressione del vostro riconoscimento per l'incessante grazia, per gli aiuti spirituali e materiali che Dio in cinque secoli attraverso le materne mani di Maria "nostra cara signora di Altötting" ha elargito ai credenti ed alla Chiesa. Pregate anche per voi stessi, abitanti di quel santo luogo mariano, perché possiate sempre più venir conquistati da Maria, colei che desidera condurre tutti i credenti più vicino a Cristo, suo figlio.

Maria che ha dato la vita, che tutto rinnova, al mondo è la madre di Gesù. Per questo è proprio lei quella che Cristo ci ha dato come madre, come miglior guida del nostro rinnovamento spirituale e religioso, familiare e personale. Come ho sottolineato nella mia enciclica "Redemptoris Mater" la fiducia è la risposta all'amore di una persona e particolarmente all'amore materno. "La dimensione mariana di un discepolo di Cristo si esprime in modo speciale proprio mediante tale affidamento filiale nei riguardi della Madre di Dio... come l'apostolo Giovanni accoglie la madre di Gesù "fra le sue cose proprie" e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore" (RMA 45).

Oggi desidero invitarvi proprio a questa grande fiducia in Maria.

Donatele tutto il vostro cuore e seguite il suo invito materno: "Fate tutto quello che egli (Cristo) vi dirà" (Jn 2,5). Fatelo con una fede viva nella fedeltà e nell'amore verso Cristo e la sua Chiesa. Possa così l'imminente Giubileo nella vostra Chiesa locale divenire per voi tutti un nuovo impulso spirituale attraverso il quale Cristo acquisti sempre più importanza nella vostra vita. Questo vi raccomando come particolare grazia in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma.

Allo stesso tempo di cuore imparto a voi, alle vostre famiglie ed alla vostra comunità in patria la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-09-01 Data estesa: Giovedi 1 Settembre 1988




A un gruppo di Vescovi USA in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Antropocentrismo e teocentrismo congiunti in Cristo fondamenti del servizio pastorale della Chiesa.

Testo:

Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo.


1. Vi saluto con profonda, fraterna affezione, Vescovi delle regioni XII e XIII.

Il significato del nostro incontro di oggi è solo una esperienza di comunione ecclesiale tra noi. Pastori del Popolo di Dio, ma anche un rinnovato impegno per tutte le diocesi delle provincie di Anchorage, Portland, Seattle, Denver e Santa Fe per quell'unità voluta da Cristo tra le Chiese particolari e la Chiesa universale.

Al momento attuale il nostro programma ci invita a riflettere insieme sul nostro ministero e sulla profonda sollecitudine pastorale che noi, in quanto Vescovi, dobbiamo avere per l'umanità e per ogni essere umano. Per essere autentico, il nostro ministero episcopale deve essere autenticamente centrato sull'uomo. Nello stesso tempo deve essere centrato su Dio, la cui assoluta supremazia e il cui primato dobbiamo costantemente proclamare, esortando il nostro popolo a riconoscerlo nella propria vita.

Il Concilio Vaticano ci ha invitato ad assumere l'uno e l'altro approccio - antropocentrismo e teocentrisimo - e a sottolinearli insieme, collegandoli nell'unico modo adeguato, cioè, nella divina persona di Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo compito è per noi contemporaneamente formidabile ed esaltante. può avere un effetto profondo sulle Chiese locali. Nella mia enciclica sulla misericordia di Dio ho precisato che il legame profondo e organico tra antropocentrismo e teocentrismo in Gesù Cristo è forse il principio più importante del Concilio Vaticano II (DM 1). La ragione basilare di questo è l'efficacia pastorale di questo principio.


2. Incentrata su Cristo, la Chiesa può esaltare la natura e la dignità dell'uomo, perché Gesù Cristo è la conferma ultima della dignità dell'uomo. La Chiesa può anche concentrarsi sull'uomo e sul bene di ogni persona perché nell'incarnazione Gesù Cristo ha unito in sé tutta l'umanità. In Cristo, Dio Padre ha posto il progetto sull'uomo. Nello stesso tempo, incentrata su Cristo, la Chiesa sottolinea la centralità di Dio nel mondo, perché in Cristo - attraverso l'unione ipostatica - Dio ha preso possesso dell'uomo fino al grado più profondo.

Proclamare Cristo nella piena espressione voluta dal Concilio significa esaltare supremamente l'uomo ed esaltare supremamente Dio. Proclamare Cristo pienamente significa proclamarlo nel disegno paterno dell'incarnazione, che è la più alta realizzazione di Dio nel mondo. L'antropocentrismo e il teocentrismo autenticamente uniti in Cristo aprono alla Chiesa la via per una adeguata comprensione del suo servizio pastorale all'umanità, per la gloria di Dio.


3. Cristo unisce nella sua persona i due comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo. Quando stabilisce per la Chiesa la priorità dell'amore per Dio, sant'Agostino ne chiarisce l'ordine di realizzazione: "L'amore di Dio viene prima come comandamento, mentre l'amore del prossimo viene prima come azione" ("Dei dilectio prior est ordine praecipiendi, proximi autem dilectio prior est ordine faciendi") (S.Augustini, "In Ioan. tract.", 17). In questo senso le parole di san Giovanni rimangono una sfida ancora attuale per la Chiesa: "Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Jn 4,20).

In Cristo - nella sua persona e nella sua parola - la Chiesa trova il principio della sollecitudine per l'uomo (cfr. RH 15). La sua ispirazione e la sua forza in tutte le dimensioni del suo servizio pastorale si fondano in Cristo. Allo scopo di servire l'uomo, la Chiesa rifletterà su di lui in rapporto con Cristo e si sforzerà di avvicinarsi a Dio solo attraverso Cristo. Da questo punto di vista è possibile considerare che "l'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima fondamentale via della Chiesa" (RH 14). Nello stesso tempo, senza contraddizione noi proclamiamo che "Gesù Cristo è la via principale della Chiesa" (RH 13). E' così perché Cristo è la pienezza dell'umano.

Cristo è l'espressione divina di quello che deve essere l'uomo, come l'uomo deve essere trasformato, come l'uomo deve essere introdotto nella comunione della Santissima Trinità, in particolare "per lui, con lui e in lui".


4. Parlando di antropocentrismo, cioè sottolineando la dignità dell'uomo in relazione con Cristo e con la missione della Chiesa, è necessario fare riferimento alla base permanente dell'antropologia cristiana, che è la creazione a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26-27). Questo Dio è un Dio che si rivela come comunione di persone, un Dio salvatore, un Dio di amore e misericordia.

Nella sollecitudine della Chiesa per l'uomo e la sua dignità, che trova espressione in ogni programma sociale da lei messo in atto, la Chiesa deve proclamare la realtà della creazione rinnovata dalla redenzione e dalla liberazione - compiuta nel Battesimo - di ogni persona. Nel suo essere più profondo la Chiesa si sente spinta a proclamare la dignità dell'uomo: la dignità dell'uomo sollevato al livello di Cristo, al livello della adozione divina.

Pertanto la Chiesa, proclamando la dignità naturale dell'uomo, proclama anche la piena dignità cristiana: la dignità dei figli di Dio chiamati a una dignità soprannaturale, chiamati ad adorare il Padre con Cristo.

Parlando ai Vescovi americani cinque anni fa, ricordai "il servizio pastorale di rendere il Popolo di Dio sempre più consapevole della sua dignità di popolo di culto" ("Allocutio ad quosdam episcopos e Foederatis Statibus Americae Septemtrionalis, occasione oblata "ad Limina" visitationis coram admissos", 8, die 9 iul. 1983: , VI, 2, [1983] 49). Notai in particolare "che possiamo rendere un grande servizio pastorale al popolo, mettendo in luce la sua dignità liturgica e indirizzando i suoi pensieri a propositi di culto. Quando il nostro popolo... si rende conto di essere chiamato... ad adorare e ringraziare il Padre in unione con Gesù Cristo, una immensa potenza si effonde nella sua vita cristiana" ("Allocutio ad quosdam episcopos e Foederatis Statibus Americae Septemtrionalis, occasione oblata "ad Limina" visitationis coram admissos", 3, die 9 iul. 1983: , VI, 2, [1983] 47).

Per quanto riguarda i diritti all'interno della Chiesa, il Papa Giovanni Paolo I, dieci anni fa, in occasione di una delle due visite "ad limina" del suo breve Pontificato - proprio nel giorno della morte - si espresse in questi termini: "Tra i diritti dei fedeli, uno dei più grandi è il diritto di ricevere la parola di Dio nella sua integrità e purezza, con le sue esigenze e la sua potenza" (Ioannis Pauli I "Allocutio ad quosdam sacros Praesules Insularum Philippinarum, occasione oblata eorum visitationis "ad Limina"", die 28 sept. 1978: Insegnamenti di Giovanni Paolo I, 100). Alla Chiesa è, sotto ogni aspetto, irrevocabilmente affidato il compito della vigorosa difesa di tutti i diritti umani e cristiani, per se stessi e soprattutto quando vengono calpestati. Con la realizzazione, da lei vissuta in anticipo, della pienezza del regno di Dio, ella deve continuare il lavoro del Messia, di cui dice il salmista: "Avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso" (Ps 72,13-14). La Chiesa deve quindi sempre essere di casa tra i poveri, vigile nella difesa dei loro diritti.


5. Nel darci le basi per la difesa dei diritti umani, Cristo annuncia una completa struttura di relazioni tra gli uomini. Egli insegna che per salvare la nostra vita occorre perderla (cfr. Lc 17,33). Davvero l'uomo non può trovare pienamente se stesso senza prima donarsi con verità (cfr. GS 24). Questo perché essere una persona a immagine e somiglianza di Dio significa esistere in relazione a un altro e agli altri. Ciò che Cristo e la Chiesa propugnano non è la semplice difesa esteriore dei diritti umani, né la semplice difesa dei diritti umani attraverso organismi e strutture presenti nella comunità - per quanto provvidenziali ed utili esse possano essere - ma l'impegno totale di dare da parte di ogni persona nella comunità, così che i diritti di tutti siano assicurati attraverso la struttura di relazioni adeguate umane e cristiane, in cui la carità di Cristo regni sovrana e in cui la giustizia sia "temperata" dall'amore (cfr. DM 14). Questa struttura di rapporti personali - la sola favorevole alla piena difesa dei diritti umani e cristiani - deve guardare all'essere umano come creato a immagine e somiglianza di Dio, così come Dio è: una comunione di persone.


6. Un fenomeno che contrasta questa struttura di rapporti personali e perciò i diritti umani, un fenomeno che ho già portato all'attenzione di tutta la Chiesa è "il declino di molti valori fondamentali, che costituiscono un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto per la vita umana sin dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della famiglia... Di pari passo con ciò vanno la crisi della verità nei rapporti interumani, la mancanza di responsabilità nel parlare, il rapporto puramente utilitario dell'uomo con l'uomo, il venir meno del senso dell'autentico bene comune e la facilità con cui questo viene alienato" (cfr. DM 12). Ciascuno di questi punti meriterebbe una lunga trattazione. In altre occasioni vi ho parlato dettagliatamente su alcuni di questi temi. Vi sono profondamente grato per la vostra perseveranza nel rispondere a tante sfide pastorali, di cui una delle più grandi è certo la difesa e il sostegno della vita umana.


7. Un ambito dei diritti umani che richiede una continua difesa è la famiglia e i suoi membri, genitori e figli. La Carta dei Diritti della Famiglia presentata cinque anni fa dalla Santa Sede ha precisato questi diritti e merita una rinnovata attenzione. Uno dei principi fondamentali enunciati in questo documento è "il diritto originario, primario e inalienabile" dei genitori di educare i loro figli ("Charter of the Rights of the Family", art. 5) secondo le loro convinzioni morali e religiose, e di seguire da vicino e controllare la loro educazione sessuale.

La Chiesa deve continuare a presentare la sessualità umana unita al piano di Dio sulla creazione e costantemente proclamare la finalità e dignità del sesso.

Tra i mezzi di cui la famiglia umana è gravemente ferita ci sono gli irrisolti e immensamente lucrativi traffico di droga e pornografia. L'una e l'altra piaga sociale degradano la vita umana e l'amore umano e violano i diritti umani.


8. Per occuparci dei diritti specifici delle donne in quanto donne, è necessario tornare nuovamente alle basi immutabili dell'antropologia cristiana adombrata nel racconto scritturale della creazione dell'uomo - maschio e femmina - a immagine e somiglianza di Dio. Sia l'uomo che la donna sono creati a immagine della persona di Dio, con una dignità inalienabile e complementari - uno con l'altra. Qualsiasi cosa violi la complementarietà della donna e dell'uomo, qualsiasi cosa impedisca la reale comunione di persone secondo la complementarietà dei sessi offende la dignità sia della donna che dell'uomo.

Attraverso la prima stesura del vostro documento sulle preoccupazioni per le donne da parte della Chiesa e della società, io so che state compiendo grandi sforzi per rispondere adeguatamente a queste molto varie preoccupazioni, presentando la donna come partner nel mistero della redenzione, così come viene vissuto ai nostri giorni. Cercate anche di aiutare ad eliminare le discriminazioni a base sessuale. Giustamente presentate Maria, Madre di Dio, come modello di sequela, e come segno di speranza per tutti, e insieme come simbolo e modello speciale per le donne nel loro rapporto con Dio nel ministero della Chiesa.

In tutta la Chiesa resta da compiere una grande, orante riflessione sulla dottrina della Chiesa sulla donna e la sua dignità e vocazione. Ho già annunciato la mia intenzione di pubblicare un documento su questo argomento, e questo documento vedrà la luce fra breve. La Chiesa è decisa a mettere la sua dottrina, con la potenza di cui è investita la divina verità, al servizio della causa femminile nel mondo moderno - per aiutare a chiarificare i loro diritti e doveri, e per difendere la loro dignità e vocazione femminile. L'importanza di un giusto femminismo cristiano è così grande, che bisogna fare ogni sforzo per presentare i principi su cui si basa, e seguendo i quali può essere difeso e promosso per il bene di tutta l'umanità. La serietà di questo impegno richiede la collaborazione non solo del Collegio dei Vescovi, ma di tutta la Chiesa.


9. Lo status della dignità e dei diritti umani è accresciuto incommensurabilmente dalla condizione e dal destino soprannaturale dell'uomo, che sono trovati solo nel rapporto con Dio, solo nel rapporto con Cristo. Paolo VI, nella sua potente enciclica sociale, la "Populorum Progressio", presento insieme questi elementi.

Egli volle che la Chiesa si impegnasse in un'azione sociale solida e sicura. In altre parole, egli volle unire i diritti e la dignità dell'uomo - dunque tutto l'umanesimo a Dio, in Cristo. In una parola, egli sostenne che la Chiesa può e deve essere insieme antropocentrica e teocentrica nello stesso tempo, essendo Cristo-centrica, centrandosi su Cristo, il redentore dell'uomo, il redentore di tutta l'umanità. Questo suo messaggio è oggi più importante che mai per il nostro popolo, dato che "mediante la sua inserzione nel Cristo vivificatore, l'uomo accede a una dimensione nuova, ad un umanesimo trascendente, che gli conferisce la sua più grande pienezza" (Pauli VI PP 16). E ancora: "Non vi è dunque umanesimo vero se non aperto verso l'Assoluto, nel riconoscimento di una vocazione, che offre l'idea vera della vita umana" (Pauli VI PP 42). Per tutti noi questa è la vocazione cristiana - essenzialmente legata all'incarnazione e alla causa della dignità e dei diritti umani così come sono definiti dal Verbo incarnato.

E quando la giustizia umana è non solo praticata ma "corretta" dall'amore, la causa di tutta l'umanità ne viene incommensurabilmente arricchita.

Attraverso la carità di Cristo, Verbo incarnato, si allargano ampiamente gli orizzonti del servizio - esercitato nel nome del Vangelo e della missione della Chiesa.

Come pastori del Popolo di Dio, cari fratelli, sappiamo per esperienza come sono importanti questi principi ad ogni livello della Chiesa, in ogni comunità di fedeli, piccola o grande che sia. Non c'è altra strada da percorrere che l'uomo e la sua dignità. Non c'è altra direzione cui avviarlo che Dio. Non c'è altro modo per arrivare che attraverso Cristo. Per edificare il regno di Dio, non c'è altra causa che la causa dell'uomo visto nella luce di Cristo, che dice: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).

Con queste riflessioni, cari fratelli, vi assicuro la mia preghiera perché le vostre Chiese locali possano trovare sempre più in Cristo il legame perenne tra la causa dell'uomo e il regno di Dio e perché in Cristo esse sperimentino forza e aiuto per la loro vita. Vi ricompensi il Signore Dio per il vostro zelo e la vostra generosità e l'amore pastorale con cui servite il suo popolo santo. Con la mia apostolica benedizione.


Data: 1988-09-02 Data estesa: Venerdi 2 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Nella Parrocchia di Castel Gandolfo (Roma)