GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi dello Zimbabwe nella nunziatura di Harare

Ai Vescovi dello Zimbabwe nella nunziatura di Harare

Titolo: Indispensabile contributo della Chiesa al processo di riconciliazione nazionale

Testo:

Miei cari fratelli Vescovi.


1. E' con gioia che mi rivolgo a voi, i pastori della Chiesa dello Zimbabwe, all'inizio della mia visita nel vostro Paese e subito dopo il nostro incontro di ieri sera con tutti i Vescovi dell'Africa meridionale, riuniti in occasione della seconda Assemblea Plenaria dell'Incontro Inter-regionale dei Vescovi dell'Africa meridionale.

Questo incontro rappresenta in qualche modo la continuazione delle conversazioni che abbiamo avuto parecchie settimane fa in occasione della vostra visita "ad limina". Ora ho modo di sperimentare direttamente la vitalità e le aspirazioni delle vostre Chiese particolari. Possa questa visita contribuire a confermare e a rafforzare la comunione di fede e amore che ci unisce nel corpo di Cristo (cfr. LG 7).

Voi vi prendete cura del gregge di Dio da lui affidatovi, ben sapendo che Gesù Cristo, il pastore supremo, è la vostra forza (cfr. 1P 5,2-4). Voi "reggete la casa del Dio vivente" (LG 18), sull'esempio del Buon Pastore che non venne per essere servito ma per servire e per dare la sua vita per il suo gregge (cfr. Mt 20,28 Jn 10,11). Sulle orme degli intrepidi araldi del Vangelo, che più di cento anni fa fondarono la Chiesa di questo Paese, voi siete ora mandati a diffondere la buona novella, in obbedienza all'esplicito comandamento di Cristo (cfr. Mt 28,19).


2. Il vostro zelo pastorale si è manifestato in modo particolare, quando il vostro popolo fu coinvolto nella lotta per l'indipendenza e subi le terribili conseguenze del conflitto armato. Oggi, otto anni dopo la fine delle ostilità e la successiva proclamazione della Repubblica dello Zimbabwe, non possiamo che ringraziare Dio per quello che la Chiesa, dietro la vostra guida, ha fatto per accompagnare e assistere la popolazione in quelle circostanze. Le missioni e le istituzioni cattoliche divennero luoghi di rifugio per i perseguitati, centri di assistenza per i feriti, per gli affamati e per i senza tetto. Tutto ciò è stato fatto con amore e coraggio evangelico, senza discriminazioni di razza, di credo o di fede politica.

Nel riprendere le vostre attività pastorali all'alba della nuova Repubblica, voi offriste immediatamente il vostro appoggio nell'opera di ricostruzione e nell'edificazione di una nuova società. In questo voi aveste la collaborazione di un popolo orgoglioso della sua nuova dignità e consapevole di avere acquisito un'identità nazionale tra le altre nazioni dell'Africa e del mondo.

In simili processi storici vi sono diversi momenti di luce ed ombre.

Senza dubbio, voi avete dato e continuate a dare un contributo indispensabile al processo di riconciliazione nazionale tra le parti avverse e tra i gruppi etnici e tribali che hanno costituito la nuova nazione.


3. Quali pastori della Chiesa voi avete insegnato che la riconciliazione, per essere autentica e duratura, deve passare attraverso il perdono e il pentimento, vale a dire, attraverso una conversione del cuore. La Chiesa, che è "sacramento, cioè segno e strumento di riconciliazione" (RP 11), non è destinata soltanto a riconciliarsi al suo interno, vale a dire con i suoi membri che appartengono a gruppi etnici e sociali diversi, ma deve anche essere al servizio della riconciliazione nella società. Il ritorno a Dio è la via del ritorno dell'uomo all'uomo, poiché restituisce la fratellanza, la solidarietà e la pace agli individui e ai gruppi.


4. A partire dall'indipendenza, voi avete compiuto molti sforzi per migliorare ed aggiornare gli strumenti e i metodi di evangelizzazione. Sono state create nuove strutture. Ma è sempre importante garantire che la portata di tali strutture organizzative non sminuisca lo zelo evangelico e il dinamismo dei tempi passati.

Collaborando nella Conferenza episcopale dello Zimbabwe, voi avete compreso quanto sia importante concertare un programma nazionale di evangelizzazione e di crescita ecclesiale. L'esempio delle azioni congiunte dei Vescovi è molto importante per il modo in cui i sacerdoti e i religiosi lavorano insieme in armonia e condividono le responsabilità delle diverse forme di apostolato in ciascuna diocesi.

La vostra collaborazione con le altre Conferenze Episcopali dell'Africa meridionale, attraverso l'IMBISA, vi aiuta a vincere la tendenza a limitarvi alle preoccupazioni della Chiesa nel vostro Paese. Essa è l'autentica espressione di ciò che il Concilio richiede ai membri del collegio episcopale, vale a dire, di avere "una sollecitudine per la Chiesa universale" (LG 23).


5. E tuttavia, il compito più urgente di un Vescovo è la cura pastorale e la guida della sua diocesi. La sua prima occupazione è il ministero rivolto ai suoi sacerdoti e religiosi, ai suoi fedeli. I vostri sacerdoti dovrebbero sentirsi pienamente compresi ed appoggiati da voi nella loro vita e nell'apostolato.

Religiosi e religiose dovrebbero trovare in voi una guida spirituale intelligente e sensibile che sappia incoraggiare il carisma di ogni congregazione, coordinando al tempo stesso un programma concertato di attività pastorali e diocesane.

Come ho già ricordato in occasione della vostra visita "ad limina", siamo rincuorati dal fatto che il numero delle vocazioni al sacerdozio ed alla vita religiosa sta aumentando. Questo accresce la responsabilità di tutti coloro che si preoccupano di dare a questi candidati la formazione migliore e più completa possibile. Allo stesso modo vi incoraggio e vi esorto a continuare i vostri sforzi per mettere in pratica gli orientamenti che il recente Sinodo dei Vescovi ha dato in relazione al ruolo ed alla missione dei laici nella Chiesa e nella società.

La Chiesa dello Zimbabwe col tempo potrà fare sempre più affidamento sulle sue risorse. In un certo senso la comunità ecclesiale è sfidata a raggiungere la sua piena maturità in un breve periodo di tempo. Inoltre la Chiesa, qui come altrove, è una Chiesa missionaria e dovrebbe fare tutto il possibile per fornire personale preparato in grado di rispondere alle necessità di altre zone, specialmente in Africa.


6. L'educazione rappresenta una priorità pastorale in tutte le vostre diocesi. Voi siete giustamente convinti che la Chiesa debba continuare le sue attività in questo campo, dando un importante contributo alla costruzione della comunità nazionale e accompagnando gli sforzi del governo volti a fornire un'istruzione qualificata a tutti i giovani dello Zimbabwe.

Se avete manifestato qualche preoccupazione riguardo ad alcuni aspetti della recente legislazione, lo avete fatto in uno spirito di dialogo e collaborazione e con il desiderio di garantire l'identità cattolica delle vostre scuole. Affermando che i genitori sono i primi e più importanti educatori dei loro figli, e dovrebbero quindi disporre di una autentica libertà nella scelta delle loro scuole, il Concilio Vaticano II, esorta le autorità pubbliche a creare condizioni in cui i genitori possano provvedere all'educazione dei loro figli conformemente ai loro principi morali e religiosi (cfr. GE 3 GE 6). Il Concilio afferma nuovamente il diritto della Chiesa a fondare e a gestire scuole, così da permettere ai genitori cattolici di adempiere ai loro obblighi riguardanti l'educazione dei loro figli (cfr. GE 8). Questo implica da parte della legge civile, il rispetto del diritto per le autorità cattoliche di scegliere i responsabili e gli insegnanti di questi istituti, così da mantenerne l'impronta cattolica. Vi incoraggio a continuare il dialogo con le autorità pubbliche per quanto concerne tale questione che è di grande importanza per la vita del Paese.


7. Miei cari confratelli Vescovi, è ben noto il vostro operato a favore di maggiore giustizia e correttezza nelle questioni umane. A questo si aggiunge la vostra sollecitudine per i poveri e per i membri più indifesi della società.

Recentemente avete mostrato grande preoccupazione per il problema dei tanti profughi che hanno trovato rifugio presso il confine con il Mozambico. La condizione di milioni di profughi nei diversi continenti è una ferita dolorosa che incarna e rivela gli squilibri e i conflitti del mondo moderno (cfr. SRS 24). Io continuero ad appellarmi alla comunità internazionale affinché venga in aiuto a questi gruppi e affinché cerchi di risolvere i problemi che sono alla base di così grandi sofferenze. Al tempo stesso voi siete chiamati ad emulare l'operato del Buon Samaritano con amore e compassione evangelica.

Fratelli Vescovi, a conclusione di questo breve discorso, mi rivolgo a Maria santissima, Madre di Dio e madre nostra. La Chiesa intera l'ha onorata e pregata ardentemente durante questo anno mariano che abbiamo recentemente concluso. Che il suo amore materno accompagni la mia visita pastorale in questo paese. E che protegga voi, i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici nella risposta alla vostra vocazione ecclesiale nel nuovo Zimbabwe, mentre ci avviciniamo al terzo millennio. Che ella, che tutto può con la sua intercessione, invochi la benedizione di Dio sul vostro paese e sulle altre nazioni dell'Africa meridionale.

La pace di Dio discenda sulla Chiesa dello Zimbabwe! Che il suo amore risplenda su tutti gli abitanti di questa promettente terra!


Data: 1988-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1988




Omelia della santa Messa all'ippodromo di Harare (Zimbabwe)

Titolo: Dignità della persona e uguaglianza tra gli uomini per uno sviluppo pieno e armonioso della società.

Testo:

"Il Signore è il mio pastore" (Ps 23[22],1).

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Oggi, io sto tra di voi quale Vescovo di Roma, e faccio questa gioiosa proclamazione: "Il Signore è il mio pastore".

La faccio insieme a voi, insieme all'intera Chiesa e insieme a tutto il Popolo di Dio che risiede nel vostro paese, lo Zimbabwe.

"Il Signore è il mio pastore".

Vengo tra di voi quale pastore. Vengo nel nome del Signore che è il nostro pastore. Vengo nel nome di Gesù Cristo, il Buon Pastore, l'eterno pastore delle nostre anime. E nel suo nome porgo cordialissimi saluti a tutti coloro che costituiscono la Chiesa nello Zimbabwe, i Vescovi delle vostre sei diocesi e in particolare l'Arcivescovo Patrick Chakaipa di Harare. Assieme a loro, saluto i preti, i religiosi uomini e donne, e i seminaristi del vostro seminario regionale.

Cristo è presente nella vita quotidiana di questo paese per tramite dei membri dedicati del popolo laico. Desidero quindi abbracciare voi che recate testimonianza al nostro Redentore negli eventi ordinari della vita: le famiglie dello Zimbabwe, padri e madri, bambini e giovani, anziani e capi delle vostre comunità locali.

Saluto coloro che costruiscono la vita sociale e culturale dello Zimbabwe: tutti coloro che lavorano la terra, negli uffici e nelle scuole, negli affari e nell'industria, nel governo e nei servizi pubblici. In modo particolare abbraccio nell'amore di Gesù i soli e i malati, e coloro che se ne curano.

Allo stesso tempo, è una gioia salutare i Vescovi che sono membri dell'IMBISA, l'Incontro Inter-regionale dei Vescovi dell'Africa meridionale. Sono molto grato al Signore per la grazia di aver potuto incontrarmi con voi ieri sera, e per l'opportunità di concelebrare questa Messa che pone fine alla vostra assemblea. Vi assicuro della fraterna cura che ho per ciascuno di voi che vi sforzate di curare come un pastore il gregge assegnatovi. Per vostro tramite, cari fratelli, saluto le vostre Chiese locali. In particolare, penso alla Chiesa nei Paesi che non ho potuto includere in questo viaggio pastorale: i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo in Angola, Namibia, Sâo Tomé e Principe, e in Sud Africa. Quando ritornerete alle vostre case, vi prego di assicurare la vostra gente della mia vicinanza ad essi nella preghiera e del mio amore per essi in Cristo Gesù.

Ai cari fratelli della Chiesa in Angola, Mozambico e Sâo Tomé e Principe, per mezzo dei loro Vescovi che partecipano all'assemblea dell'IMBISA, invio i miei cordiali saluti.

Mi sento molto unito con voi, fratelli e sorelle, nella carità divina, e vi auguro felicità, grazia e pace, in Gesù Cristo Signore e salvatore.


2. Seguendo il vostro invito, sono venuto volentieri nello Zimbabwe. Sono venuto come successore di Pietro e Vescovo di Roma, che ha ereditato una particolare missione e responsabilità, legata alla testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo. Poiché Pietro e Paolo rafforzarono le stesse fondamenta della Chiesa attraverso il loro apostolato e sopratutto tramite la loro morte di martiri, dando la loro vita per Cristo, per la verità che è Cristo stesso. Questa verità, essi l' hanno fedelmente trasmessa a tutte le generazioni della Chiesa. Questa stessa verità, io vengo a proclamarvi, come il successore di Pietro nell'ultima parte del ventesimo secolo.

Dal tempo degli apostoli in poi, la Chiesa ha costruito su questa verità, non solo a Roma ma attraverso tutto il mondo. Anche nel vostro Paese, la Chiesa di Cristo costruisce su questa verità, in comunione con la Sede apostolica di Roma.

Essa costruisce sulla forza del legame della verità e dell'amore, un legame che lo Spirito Santo ha sostenuto in ogni tempo dal giorno della Pentecoste e che continua a sostenere oggi tra le varie genti e nazioni che costituiscono l'unico grande Popolo di Dio.

Fu la verità e l'amore di Dio che ispiro il padre Gonçalvo da Silveira a venire nella valle dello Zambesi nel 1560, e negli anni seguenti, a sacrificare la sua vita in modo da piantare in questa terra i primi semi della fede cristiana.

Altri missionari seguirono il suo esempio, incominciando con i gesuiti e i domenicani.

Gli sforzi più intensi di evangelizzazione e i frutti più diffusi di tali sforzi si sono visti negli ultimi cento anni. Lo Spirito Santo - lo Spirito della verità e dell'amore - ha operato meravigliosamente tra di voi, muovendo i cuori ad accettare il messaggio di salvezza del Vangelo, piantando molte vocazioni tra i nativi per il clero e per la vita religiosa, costruendo la famiglia dei credenti e una sacra dimora per Dio. In tale modo, siete diventati un nuovo popolo, rinato nel sacramento del Battesimo, nutrito dalla santa Eucaristia, vivente in amorevole comunione con Dio e l'un con l'altro, insieme al successore di Pietro e alla Chiesa cattolica di tutto il mondo.

Senza dubbio, l'espressione più eloquente della grazia di Dio e del potere della verità e dell'amore è stata la testimonianza eroica di coloro che hanno dato la vita nel servizio del Vangelo. Penso in particolare a coloro che furono uccisi negli ultimi quindici anni, incluso il Vescovo Adolph Schmitt, numerosi preti e religiosi, e molti laici. A tutti costoro vorrei rendere omaggio oggi. La loro coraggiosa testimonianza non sarà mai dimenticata. Hanno mostrato a noi tutti il potere della verità e dell'amore. In loro, vediamo incarnati la vittoria della croce e della risurrezione di Cristo.


3. Il Vangelo della liturgia di oggi dirige i nostri pensieri verso l'apostolo Pietro il quale, in un secondo tempo della sua vita, a Roma, sarebbe divenuto il fondamento della fede dell'intera Chiesa.

Vedete come Gesù - nella regione di Cesarea di Filippi - chiede ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che io sia?" (Mc 8,27). E poi chiede ancora: "E voi chi dite che io sia?" (Mc 8,29). E in quel momento Pietro risponde, parlando a nome di tutti gli Apostoli: "Tu sei il Cristo" (Mc 8,29). O secondo Matteo, la risposta fu: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

"Messia" significa colui che Dio ha unto con lo Spirito Santo e mandato a compiere l'opera di salvezza.

Così Pietro professa la sua fede. E Cristo accetta la sua professione ma prosegue poi predicendo la propria passione e risurrezione. Dichiara: "Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà" (Mc 8,31).

Pietro, che ha professato che Gesù è il Messia, è stupito da queste parole. Prende il suo Maestro in disparte e lo rimprovera.

Cosa significa questo "rimprovero"? Significa che egli cerca di convincere Gesù che quanto ha detto non può succedere, che una tale missione e morte non può succedere a lui, appunto perché egli è il Messia, perché è l'inviato del Signore e unto dello Spirito Santo.

E come reagisce Cristo? A sua volta egli rimprovera Pietro, con parole molto severe. Dice: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Mc 8,33).

Si, Pietro già credeva in Cristo, ma non era pronto per accettare l'intera verità su Cristo. Come molti dei suoi contemporanei, Pietro pensava al Messia in termini umani: vedeva Gesù come colui che avrebbe ridato la libertà ad Israele.


4. Ma nei fatti, l'intera verità su Cristo, sul Messia, sarebbe stata presto rivelata. Sarebbe stata conosciuta esattamente come Gesù aveva predetto. E solo allora Pietro credette: credette che il Messia mandato da Dio era il Cristo crocefisso e risorto.

Pietro professo e proclamo questa verità su Cristo, a partire dal giorno della Pentecoste a Gerusalemme fino al giorno in cui, per fedeltà a questa verità, dette la vita sulla collina del Vaticano a Roma. E per il fatto di credere e insegnare ciò, Pietro pensava e parlava secondo Dio e non secondo gli uomini.


5. Alla luce della professione di fede di Pietro, cosa significa che Cristo è il Buon Pastore? Significa che egli "offre la vita per le pecore" (Jn 10,11).

Quando il salmista del Vecchio Testamento proclamo francamente: "Il Signore è il mio pastore", le sue parole ispirate predicevano un pastore che avrebbe redento tutti con il sacrificio della propria morte sulla croce.

Oggi, ci siamo riuniti qui a Harare per celebrare l'Eucaristia, che è il "memoriale" di quel sacrificio redentore di Cristo. E' il suo rinnovamento incruento sotto le forme del pane e del vino.

Quando istitui l'Eucaristia, alla vigilia della sua passione, Gesù dette ai discepoli il pane pasquale e disse: "Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi". Poi dette loro il vino pasquale in un calice, dicendo: "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati".


6. Nell'Eucaristia, dunque, celebriamo il sacrificio dell'alleanza, la nuova ed eterna alleanza. Questa è l'alleanza di Dio con il suo popolo che era stata predetta dal profeta Ezechiele: "Faro con loro un'alleanza di pace, che sarà con loro un'alleanza eterna... In mezzo a loro sarà la mia dimora; io saro il loro Dio ed essi saranno il mio popolo" (Ez 37,26-27).

Dio stabili questa alleanza con tutta l'umanità nel sangue di suo Figlio sul Calvario. La fece con tutte le genti, con ogni persona sulla terra. La fece anche con voi: con il popolo africano che vive nella nazione dello Zimbabwe. E perciò possiamo cantare insieme al salmista: "Il Signore è il mio pastore / non manco di nulla.../ ad acque tranquille mi conduce.../ Mi guida per il giusto cammino" (Ps 23[22],1-3).


7. Cosa, dunque, dobbiamo fare, cari fratelli e sorelle, per adempiere a questa alleanza con Dio? La risposta ci è data dall'apostolo Giacomo nella sua lettera, che è stata l'oggetto della seconda lettura di oggi: "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro:" Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?"" (Jc 2,17).

Dobbiamo credere nella Parola di Dio. E dobbiamo anche confermare la nostra fede con opere che sono nate dalla fede: "così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa" (Jc 2,17).

E una delle prime opere buone che sgorgano dalla fede, una che necessita disperatamente in questo posto e ovunque, è l'opera di riconciliazione: riconciliazione con Dio, riconciliazione l'uno con l'altro.

Il vostro paese ha conosciuto troppo bene il dolore e la sofferenza causate da peccati quali la discriminazione e la segregazione razziale, che negano la dignità umana e la piena uguaglianza di altra gente semplicemente a causa del colore della loro pelle o della loro appartenenza a una o ad un'altra tribù. I peccati dell'avidità e dell'ebbrezza del potere, e quelli della disonestà e dell'egoismo distruggono allo stesso modo i legami della fiducia e indeboliscono la struttura stessa della società. Questi sono peccati che lavorano contro lo sviluppo armonioso e pieno della vostra nazione.

Ma tutti questi peccati possono essere superati con l'aiuto del Dio dell'alleanza e attraverso la vostra fede in lui. Tramite il sacramento del Battesimo, Dio vi ha riconciliato con se stesso e vi ha affidato l'opera di riconciliazione. Con l'Eucaristia e il sacramento della Penitenza, vi fortificate nella fede e nell'amore di Dio; provate la gioia di venire assieme in Gesù Cristo, e siete inviati a superare la disunione dovunque essa esiste - nel seno delle vostre famiglie e villaggi o in qualsiasi settore del Paese dello Zimbabwe.


8. Se vogliamo attenerci all'alleanza con Dio che Cristo stabili per tramite del suo sangue, con la croce e la risurrezione, dobbiamo seguire Cristo stesso. Egli ci ha chiamato ad essere suoi discepoli, e continua a dirci: "Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,34-35). Pensate attentamente a queste parole di Cristo! Ritornate ad esse spesso nelle vostre menti, nei vostri cuori, nelle vostre preghiere. Il Buon Pastore offre la vita per le pecore. Egli ha dato la vita in sacrificio al Padre.

"Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me" (Ps 23[22],4). Tu, Gesù Cristo! Tu sei con me! Tu, Gesù Cristo, l'eterno pastore di ogni individuo e di tutte le genti! Tu sei con me! "Felicità e grazia mi saranno compagne / tutti i giorni della mia vita / e abitero nella casa del Signore / per lunghissimi anni" (Ps 23[22],6).

Amen.


Data: 1988-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1988




Recita dell'"Angelus" e affidamento dello Zimbabwe a Maria

Titolo: "Io ti affido con fiducia, o Maria, questi figli che hanno conosciuto l'odio e che desiderano pace e riconciliazione"

Testo:

A conclusione di questa sacra liturgia, rivolgiamoci con amore filiale a Maria, Madre di Dio, Madre del Cristo eucaristico.

Nella liturgia della Parola, nella Messa odierna, abbiamo ricordato la risposta di Pietro a Gesù: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Pietro fu il primo a fare una simile professione pubblica di fede. Ma Maria aveva fede già molto prima della professione di Pietro.

Tu, beata Vergine di Nazaret, Tu, donna di fede, Tu hai ascoltato il messaggio dell'angelo Gabriele.

Tu hai avuto fiducia nella Parola di Dio.

Tu hai accettato con fede che il figlio che avresti concepito sarebbe stato chiamato "Figlio dell'Altissimo" (Lc 1,32).

In questo giorno, Maria, aiuto di tutti i cristiani, io ti affido con amore tutte le genti dello Zimbabwe. Guarda la fede di quelli che sono qui riuniti in preghiera. Anche noi abbiamo ricevuto la meravigliosa grazia di conoscere e credere in Gesù, il tuo unico Figlio e il Figlio di Dio.

Ma vedi, Maria, nostra Signora del Monte Carmelo, come la nostra fede viene messa alla prova e come talvolta noi vacilliamo. Prega per noi il Signore.

Chiedi a lui di coprirci con il suo Spirito Santo. Che lo Spirito rafforzi i nostri cuori timorosi e illumini le nostre menti dubbiose, così che noi possiamo credere fermamente, come facesti tu, che "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37).

Maria, Immacolata Concezione, tu non peccasti mai e fin dall'inizio fosti preservata dall'effetto dannoso del peccato sull'anima. Eppure tu conoscevi la profondità della sofferenza umana e la terribile diffusione del male nel mondo, poiché stavi ai piedi della croce e hai partecipato con il cuore straziato di una madre alla passione e alla morte di tuo Figlio. Tu sai, Madre dolcissima, come questa nazione abbia sofferto durante la guerra per l'indipendenza e a causa di atti di violenza in vari luoghi negli anni che sono seguiti. Tu sei nostra Signora della Pace, e oggi noi ci rivolgiamo con riconoscenza a te con questo tuo titolo.

Veglia su questi tuoi figli e figlie, che io oggi ti affido con fiducia.

Essi hanno conosciuto gli orrori dell'odio e della violenza. Essi anelano a giustizia e pace. Essi desiderano la riconciliazione e l'armonia fra le tribù e le razze dello Zimbabwe, fra tutti i popoli della terra.

Il tuo amato Figlio mori sulla croce "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Noi siamo un popolo che crede che Gesù sia morto per tutti noi. Noi crediamo che Gesù viva per tutti noi. Noi crediamo che egli sia il Principe della pace. Prega per noi, santa Madre di Dio. Ottieni per noi la grazia di credere sempre più fermamente nella vittoria della croce, e di vivere in amorevole comunione con Gesù e con tutti i nostri fratelli e sorelle.

E ora, con le parole dell'"Angelus", uniamo i nostri cuori e le nostre voci in preghiera.


Data: 1988-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1988




Con i laici nella Cattedrale di Harare (Zimbabwe)

Titolo: Gli sforzi compiuti nell'ordine morale sono i pilastri di una nazione migliore.

Testo:

"Voi siete il sale della terra... Ia luce del mondo" (Mt 5,13-14).

Cari fratelli e sorelle.


1. Sono molto felice di salutare tutti voi qui presenti, i rappresentanti dei laici dello Zimbabwe. "Il mio amore è con tutti voi in Gesù Cristo" (1Co 16,24).

In voi saluto tutte le vostre famiglie, le vostre parrocchie, le vostre organizzazioni e movimenti, e tutti coloro che nello Zimbabwe cercano la salvezza nella grazia e nella pace di nostro Signore Gesù Cristo.

Siamo riuniti in questa Cattedrale del Sacro Cuore affidata ai padri gesuiti, che saluto e con i quali mi congratulo per il notevole cortributo che la Compagnia di Gesù ha offerto alla vita della Chiesa nello Zimbabwe nel secolo scorso. La Cattedrale è un segno tangibile della collaborazione fra i primi gesuiti missionari e gli artigiani ed operai locali. Agli occhi della fede, va ricordato che in Gesù Cristo, l'eterno Verbo fatto uomo, l'amore salvifico di Dio si è manifestato nelle parole: "E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo" (2Co 5,19).

Essere cristiano vuol dire essere stato toccato e trasformato, nel Battesimo, da quell'amore; è come essere rinati spiritualmente quali figli adottivi di Dio ed essere così incorporati nella comunità di fede, Corpo mistico di Cristo, "poiché siamo membra del suo corpo" e "perché siamo membra gli uni degli altri" (Ep 5,30 Ep 4,25).

Siamo dunque uniti a ragione della nostra consacrazione battesimale e quali membri della Chiesa. La nostra assemblea è un'espressione vivente del tema della mia visita nello Zimbabwe. "Camminare insieme in Cristo". Quale gioia più grande per me che quella di condividere questo momento di comunione con voi, nella consapevolezza della nostra sublime chiamata! Insieme noi ci rallegriamo nella dignità che è nostra quali figli e figlie di Dio Padre, fratelli e sorelle in Cristo, un popolo segnato dallo Spirito Santo.


2. La nostra riflessione oggi riguarda il vostro ruolo - quali uomini e donne laici - nella Chiesa e nella società. Cosa significa essere un laico cristiano nella società contemporanea? E qui nello Zimbabwe? In un periodo di profondi cambiamenti a livello mondiale il Concilio Vaticano II ha aiutato l'intero corpo ecclesiale ad essere consapevole che i laici hanno una vocazione e responsabilità specifica che è essenziale alla vita e alla missione della Chiesa. Come insegna il Concilio, quella vocazione si realizza "vivendo la realtà quotidiana della famiglia e della vita sociale", e "impegnandosi nelle questioni temporali e ordinandole conformemente al disegno di Dio". In una parola, "contribuendo, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo" (LG 31).

I laici sono talvolta definiti "cristiani comuni" o fedeli che "vivono nel mondo". Tali definizioni non tolgono nulla. E' vero che ci sono altri membri della Chiesa che sono segnati da uno speciale carattere sacramentale negli ordini sacri, o che vivono una speciale consacrazione rendendo pubblica testimonianza dei consigli evangelici, quali la castità, la povertà e l'obbedienza. I preti e i religiosi occupano un posto molto speciale ed importante nella vita della Chiesa.

Essi hanno il compito di costruire la comunità di fede attraverso un servizio che è soprattutto, sebbene non esclusivamente, spirituale e sacramentale. Essi meritano ed hanno bisogno del vostro rispetto, sostegno ed amicizia.

Ma i laici non devono considerarsi una parte minoritaria della Chiesa.

In una comunità di fede "tutti hanno la stessa dignità cristiana". Tutto il Popolo di Dio è chiamato alla santità nella fede, nella speranza e nella carità. Tutti devono partecipare alla costruzione del Regno di Cristo nel mondo. Guardate come san Paolo paragona la Chiesa al corpo umano; "Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte" (1Co 12,27). Nella Chiesa ci sono molti ministeri e servizi diversi e molti doni speciali per la costruzione e l'arricchimento dell'intera comunità. Qualunque sia la vostra condizione sociale, la vostra occupazione o professione, voi, i laici dello Zimbabwe, voi dovete svolgere il vostro reale e vitale dovere cristiano.


3. "Voi siete la luce del mondo... il sale della terra".

Le vostre famiglie e la vostra vita economica, sociale e culturale rappresentano l'orizzonte naturale dei vostri sforzi cristiani. La vita familiare e il mondo del lavoro sono contesti speciali in cui i laici si devono impegnare secondo la testimonianza e il vivere cristiano! La Scrittura ha cose profonde e meravigliose da dire sulla vita familiare, sull'amore fra marito e moglie, sull'armonia fra genitori e figli, sul sostegno che i membri della famiglia devono darsi l'uno con l'altro, sulla fervente fede in Dio nei grandi e piccoli impegni della vita familiare. Il libro della Genesi descrive gli effetti del primo incontro dell'uomo con la donna: "Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa" (Gn 2,23).

L'esclamazione di Adamo rivela il principio della permanente e fedele alleanza matrimoniale fra marito e moglie: "i due saranno una sola carne" (Gn 2,24). I bambini sono il frutto del loro amore. "Ecco" dice il salmo "dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo" (Ps 127,3). E bambini e nipoti a loro volta - secondo quanto ci insegna san Paolo - "imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio" (1Tm 5,4).


4. Oggi, le basi morali del matrimonio e della vita familiare devono essere difese dallo stress e dalla confusione causate da mutamenti delle circostanze sociali e dalla diffusione di ideologie che intaccano i valori etici cristiani.

Uno dei principali compiti della Chiesa è affermare le "verità" che ispirano e sostengono i valori su cui una giusta e pacifica società può essere costruita. E' importante per la Chiesa insegnare - soprattutto attraverso i suoi Vescovi, preti, religiosi e catechisti - che la persona umana, nella piena autenticità del suo essere sociale e personale - e non un'istituzione, né lo Stato, né un partito, né un'impresa commerciale - è la misura dell'autentico progresso. Per questo motivo la Chiesa insiste sull'inviolabilità e sulla dignità della persona umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale.

La tradizionale cultura africana è incentrata sulla famiglia. L'Africa non potrà progredire a meno che le sue famiglie sopravvivano agli attuali cambiamenti sociali. La famiglia africana deve trovare una nuova forza, riaffermare i valori positivi contenuti nella Tradizione e assimilare una più personale dimensione di intesa, di impegno e di amore.


5. Il rispetto per la vita di cui stiamo parlando include anche offrire rifugio alle persone che hanno sofferto la fame o la guerra civile, oppressione o terrore.

Quelli tra voi che ricordano i difficili anni trascorsi per ottenere l'indipendenza capiscono bene il comando biblico dal libro del Levitico: "Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri" (Lv 19,34).

Sfortunatamente, nella maggior parte di questa regione dell'Africa meridionale la violenza è una realtà troppo frequente. Prego con fervore per lo Zimbabwe affinché, attraverso un fortunato processo di riconciliazione nazionale, attraverso l'approccio umanitario ai problemi dei rifugiati nei suoi territori, e attraverso l'affermazione legale e pratica dei diritti umani, esso possa essere un esempio e possa avere influenza positiva sugli altri Paesi nell'urgente compito di stabilire una civiltà di pace e giustizia, una civiltà d'amore.


6. Voi siete stati benedetti con questa meravigliosa nazione, fertile, ricca di risorse che, nel disegno del Creatore, devono essere usate per il bene comune.

Come cristiani voi sapete che lavorare per il progresso del vostro Paese è condividere l'opera creativa di Dio. La vostra chiamata cristiana è intrecciare la verità rivelata da Dio e insita nella natura umana - rispettando la vita, l'amore e la solidarietà umana - nel tessuto stesso della società dello Zimmbabwe. Vi invito a rispondere a questa chiamata e ad accoglierla con generosità.

Lo sviluppo è qualcosa di più di un problema tecnico, economico e finanziario. E' soprattutto uno sforzo umano che richiede enormi risorse di intelligenza, compassione, un senso di giustizia ed equità, altruismo e amore.

Esso "non è un processo rettilineo, quasi automaticamente e di per sé illimitato" (SRS 27). Anche quando le risorse materiali e la competenza tecnica sono valide, il lavoro per l'autentico progresso richiede saggezza e forza morale per plasmare la creazione di Dio rispettando le sue leggi interne, così che essa provveda efficacemente al bene comune, come Dio intese dall'inizio (cfr. Gn 1,28). Il progresso è possibile solo come un grande impegno morale di intelligente collaborazione e solidarietà da parte di tutti i settori della comunità.

L'integrale sviluppo di un popolo deve essere ispirato da uno spirito simile a quello che il Vangelo chiama "conversione-metanoia" cioè "è urgente necessità di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali che definiscono i rapporti di ogni uomo con se stesso, col prossimo... e con la natura" (SRS 38). Ciò di cui ha bisogno l'Africa è di essere fedele alle proprie tradizioni di condividere le responsabilità per i compiti all'interno della comunità. Lo Zimbabwe ha bisogno di quell'atteggiamento sociale e morale chiamato solidarietà, che deve motivare il vostro impegno di laici "per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a "perdersi" a favore dell'altro invece di sfruttarlo e a servirlo invece di opprimerlo" (SRS 38). Solidarietà è "la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (SRS 38).


7. E' qui che il cristiano laico, uomo o donna, entra in possesso di ciò che gli spetta. E' qui che provate voi stessi, "il sale della terra" e "la luce del mondo". Se voi siete colmati dello Spirito Santo, lo Spirito di amore, compassione e giustizia, che vi rende capaci di agire nella solidarietà con tutti - soprattutto con i più poveri e con i più abbandonati potete rinnovare l'aspetto della terra, potete effettivamente lavorare per il nuovo Zimbabwe che desiderate.

La Chiesa nello Zimbabwe è profondamente impegnata a sviluppare il vostro paese da poco indipendente. Le istituzioni cattoliche di educazione, gli ospedali e le case di cura, e programmi di assistenza sociale - in cui molti di voi sono generosamente impegnati - costituiscono un notevole contributo al benessere della nazione. Nelle zone rurali la Commissione cattolica per lo sviluppo sta lavorando duramente per effettuare cambiamenti in meglio.

Allo stesso modo, voi cattolici, uomini e donne laici, siete chiamati a lavorare per lo sviluppo non solo nelle istituzioni e organizzazioni esistenti nella Chiesa, ma in ogni momento della vita; ovunque, nella vostra vita professionale e sociale rendete testimonianza dei valori del Vangelo e mettete in pratica gli insegnamenti sociali della Chiesa. Come agricoltori, operai e minatori, insegnanti, assistenti sanitari, casalinghe e madri così come donne che lavorano, assistenti sociali, sindacalisti, uomini d'affari, politici e professionisti di tutti i generi dovete essere pienamente convinti che i vostri sforzi e le vostre fatiche, la vostra abilità e i vostri risultati, esercitati nel rispetto dell'ordine morale e con spirito di servizio, siano i pilastri, di una nazione migliore, una patria migliore per voi stessi, le vostre famiglie e i vostri concittadini.

In una parola, cercate di ordinare ogni cosa secondo la volontà di Dio: è tutto vostro, ma voi appartenete a Cristo (cfr. 1Co 3,23). Questa è la trasformazione del mondo dall'interno, ciò di cui parla il Concilio. Certamente, un giusto risultato del nostro incontro potrebbe essere da parte vostra la decisione di studiare attentamente la dottrina sociale e morale della Chiesa e di promuovere la sua realizzazione. Ad ogni livello nelle nostre scuole e nei nostri programmi educativi, gli insegnamenti della Chiesa su problemi sociali e morali devono avere un posto preminente.


8. Fratelli e sorelle, laici della Chiesa dello Zimbabwe: un grande compito vi attende. Un immenso peso di responsabilità morale ricade sulle vostre spalle. Ma la fonte della vostra forza è Cristo stesso, in cui si realizza la descrizione del sofferente servo di Isaia: "Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze" (Is 53,4). Vincendo il peccato e la morte egli ci ha aperto la via della definitiva libertà. In lui le nostre attività umane e i nostri sforzi per risolvere i problemi della società diventano la via della nostra personale e collettiva redenzione (cfr. Lc 21,19).

Cristo va raggiunto attraverso la sua Chiesa, costruita sulle basi degli apostoli. Molti di voi sperimentano la Chiesa in piccole comunità cristiane, dove si ascolta il Vangelo e si impara ad applicare il messaggio del Vangelo alle concrete circostanze della vostra vita. Tali comunità, quali cellule vitali della Chiesa, in unione e armonia con i vostri sacerdoti e Vescovi, le vostre parrocchie e diocesi, devono aiutarvi a servire l'intera comunità attraverso la collaborazione nella costruzione delle vostre famiglie, delle vostre istituzioni, del vostro Paese e dell'intera Chiesa.

"Voi siete la luce del mondo", soprattutto la luce dello Zimbabwe e dell'Africa meridionale. Abbiate sempre il coraggio di accettare le richieste di tale vocazione! "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Possa Dio darvi forza in questo compito!


Data: 1988-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi dello Zimbabwe nella nunziatura di Harare