GPII 1988 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un convegno storico su san Carlo - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti ad un convegno storico su san Carlo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'opera di san Carlo Borromeo è essenziale per comprendere chiaramente la riforma cattolica

Testo:


1. Sono ben lieto di accogliervi, illustri professori e docenti, membri dell'Accademia di San Carlo, che in occasione del convegno su "Carlo Borromeo Cardinale Nepote di Pio IV", indetto nel decimo anniversario di fondazione del vostro sodalizio, siete venuti a salutarmi non senza l'intenzione di ricordare anche il decennio del mio servizio pastorale.

Doppiamente grato, ricambio a tutti il più cordiale saluto. Un particolare pensiero va ai signori Cardinali Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano e presidente dell'Accademia, al venerando suo predecessore Giovanni Colombo, che diede inizio all'attività di questa istituzione, tracciandone le finalità e prospettive di lavoro scientifico nello speciale statuto e fissandone la sede presso la Biblioteca Ambrosiana. Saluto anche il segretario monsignor Carlo Marcora e tutti gli intervenuti.


2. Mi è gradito ricordare, in questa circostanza, la singolare origine della vostra Accademia. Essa nasce da un voto esplicito di Papa Giovanni XXIII, il quale, studioso delle visite pastorali del Borromeo nella sua Bergamo, avverti l'esigenza di dare alle fonti d'archivio relative alla figura e all'opera di san Carlo una più facile possibilità di accesso per la necessaria consultazione dei numerosissimi documenti. Di qui l'idea di un'accademia che, oltre alla pubblicazione delle lettere e degli scritti autentici di san Carlo promuovesse studi adeguati di ordine storico-biografico. L'idea fu poi ripresa dal Cardinale Giovanni Battista Montini, che non solo non abbandono l'impegno come Arcivescovo di Milano, ma, divenuto Sommo Pontefice, decise la fondazione affidandone la responsabilità direttiva e organizzativa all'Arcivescovo "pro tempore" della Chiesa milanese. Ed io stesso ebbi la gioia di constatarne la felice realizzazione poco dopo la mia elezione alla Sede di Pietro.


3. Conosco l'assiduità con cui vi dedicate allo studio dell'epoca tridentina e post-tridentina, così fortemente segnata dall'opera pastorale di san Carlo e, successivamente, del cugino, il Cardinale Federigo Borromeo. Nonostante gli onerosi incarichi che già vi assillano nelle rispettive università, voi avete accettato di dedicarvi a questa tematica, che giustamente ritenete interessante e decisiva sia per la conoscenza dei personaggi, sia, ed ancor più, per la storia della Chiesa, promotrice animosa della riforma cattolica.

So anche che il vostro gruppo è aperto a non pochi istituti universitari, non solo d'Italia, ma anche della Francia, della Spagna, dell'Inghilterra, della Svizzera e della Polonia. Auspico che la partecipazione si allarghi, man mano che il campo del lavoro crescerà con la scoperta di ulteriori fonti ed a motivo del vasto interesse che le iniziative dei due Borromeo suscitarono nelle varie regioni d'Europa. E' noto che san Carlo e il Cardinale Federigo furono personalità tali, da dare il loro nome ad un'epoca. La vastità del loro campo d'azione appare soprattutto dalla corrispondenza epistolare, che essi ebbero con i massimi personaggi del loro tempo: imperatori e regnanti, Papi, Cardinali e Vescovi, esponenti della cultura e dell'arte, della letteratura e della scienza. Il santo fu anche legislatore sapiente per la vita pastorale: con le sue norme, con i sinodi celebrati e le visite pastorali personalmente compiute egli lascio un patrimonio di documentazione canonica ricco e prezioso, anche ai fini della comprensione ed interpretazione delle leggi tridentine. Da tali documenti si potrà capir meglio la travagliata, ma diretta e spedita via percorsa da tutta la Chiesa nel moto di vigorosa ripresa del quale per l'incisività dell'azione di san Carlo costituisce uno dei rappresentanti principali.


4. Proprio per questo singolare influsso nella storia di tutta la Chiesa la ricerca storica sui Borromeo ha bisogno di una documentazione sempre più organica.

Sta a voi coordinare, per quanto possibile, tutte le fonti, accedendo specialmente alle accennate lettere, presenti in molti archivi pubblici o privati, e finora in gran parte non pubblicate. L'opportunità di reperire e studiare tale materia è richiesta non solo dall'intrinseca esigenza della ricerca storiografica, ma anche da delicati problemi interpretativi circa l'opera dei Borromeo. Sarà un tale studio a favorire una più chiara comprensione di quei tempi, senza cedere a preconcetti, e mettendo nel giusto rilievo l'opera di protagonisti così cospicui delle vicende ecclesiali italiane ed europee.


5. Desidero esprimere compiacimento anche per il tema scelto nel presente convegno. Il Cardinale nipote segretario dello zio Pio IV, vi apparirà dapprima nella sua incipiente missione ecclesiale, quando, giovanissimo, fu chiamato al servizio della Santa Sede; ma noterete certamente i suoi validi passi nel sacro ministero, valutando come egli svolse con crescente impegno il suo lavoro, fino alla costante e progressiva maturazione di intelligente uomo di governo, e, soprattutto, di pastore indefesso, ben meritevole di essere affiancato - nella memoria storica della Chiesa - alla figura di Ambrogio.

Invocando la divina assistenza sui vostri qualificati lavori, auspice il caro santo, imparto a tutti voi la benedizione apostolica, che volentieri estendo ai collaboratori e alle persone care.


Data: 1988-11-17 Data estesa: Giovedi 17 Novembre 1988




Le credenziali dell'ambasciatore del Burundi presso la Santa Sede - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una riconciliazione fraterna nel Burundi per assicurare un avvenire sereno al Paese

Testo:

Signor ambasciatore.

Con gioia ricevo oggi in Vaticano l'eccellenza vostra in qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Burundi presso la Santa Sede.

La ringrazio dei voti trasmessi da parte di sua eccellenza il maggiore Pierre Buyoya, Presidente della Repubblica del Burundi. La prego di trasmettergli, da parte mia, i miei ossequi deferenti e cordiali, assicurandolo della mia preghiera per la sua persona, per i suoi collaboratori nel governo della nazione burundese e infine per il popolo burundese, cui esprimo tutto il mio affetto.

La sua presenza qui in qualità di diplomatico testimonia l'apertura del suo Paese alle tematiche di ordine spirituale e religioso: me ne rallegro vivamente e sono certo che la sua missione, oggi inaugurata, contribuirà a rinsaldare il rapporto con la Santa Sede. Con parole cortesi, lei ha ricordato l'impegno della Santa Sede per incoraggiare le iniziative che vanno incontro alle profonde preoccupazioni di ogni essere umano e cercano di stabilire tra gli uomini maggiore libertà, giustizia e pace. Il suo Paese condivide il desiderio di promuovere questi ideali attraverso l'impegno comune dei suoi figli e delle sue figlie, nel rispetto della dignità e dei diritti di ciascuno. Conosco le gravi difficoltà conosciute dalla nazione nel passato - e ancora recentemente -, ma so anche che i burundesi e i loro governanti sono fermamente decisi a fare di tutto per superarle. Certamente il suo popolo non manca nè di risorse nè di energia morale per una riconciliazione fraterna e una partecipazione comune di tutta la popolazione all'edificazione di un avvenire sereno. In quest'opera di ampio respiro, potete contare sul sostegno e l'incoraggiamento della Chiesa, e in particolare della Santa Sede, oltre che - lo spero vivamente - sulla simpatia e l'aiuto della comunità internazionale.

Desidero cogliere l'occasione di questo incontro per inviare, per suo tramite, un pensiero particolarmente affettuoso alla comunità cattolica del Burundi, ancora giovane ma già così vigorosa e ricca di promesse. Grande è stato ed è ancora il suo contributo all'opera di promozione dello sviluppo integrale del suo popolo. Con grande soddisfazione ho appreso delle decisioni con cui il nuovo governo ha non solo ristabilito la Chiesa nei suoi diritti, in piena libertà di culto e di azione pastorale, ma anche ha ripreso un dialogo e una collaborazione positivi per il Paese. Desidero ripeterle, signor ambasciatore, che i cattolici burundesi sono desiderosi di prodigarsi per lo sviluppo nazionale, sono pronti a prestare la loro collaborazione costruttiva, leale e disinteressata. Sotto la guida dei loro Vescovi si impegneranno a continuare, con slancio rinnovato, il loro contributo all'unità e al progresso umano armonioso, in particolare nella solidarietà con quanti soffrono e nella lotta contro la povertà. Nel rispetto integrale della vita, essi desiderano edificare sempre più saldamente le strutture familiari, che restano il fondamento obbligato della costruzione di una nazione.

Essi si impegneranno con cura particolare nella formazione dei giovani ai valori di giustizia, di pace e di fraternità, che hanno la loro sorgente nel Vangelo.

Sia sempre più il Burundi - secondo la sua saggezza tradizionale - un Paese di accoglienza, di dialogo e di reciproca assistenza: un Paese che vive in pace e che contribuisce alla pace nel continente africano e in tutta la comunità delle nazioni! Al momento di cominciare la sua missione, le offro i miei migliori auguri per il felice svolgimento del suo compito. Le assicuro che qui troverà sempre una attenta accoglienza e una cordiale comprensione.

Sull'eccellenza vostra, sul signor Presidente della Repubblica, sul governo e il popolo del Burundi, invoco copiose benedizioni divine.


Data: 1988-11-18 Data estesa: Venerdi 18 Novembre 1988




Ai Vescovi del Canada in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ad una società che sembra non conoscere più ragioni di vita i cristiani portino il Vangelo con l'audacia dei primi testimoni

Testo:

Signori Cardinali, cari fratelli nell'episcopato.


1. Sono lieto di ricevervi tutti insieme, voi che avete la responsabilità pastorale delle diocesi del Quebec, in occasione della vostra visita "ad limina".

La nostra concelebrazione eucaristica per il centenario del collegio canadese, l'esperienza spirituale del vostro pellegrinaggio alle tombe dei due grandi apostoli fondatori della Chiesa romana sottolineano il reale significato dei nostri incontri e delle vostre diverse riunioni di informazione e di riflessione con i miei collaboratori: è un'occasione favorevole per fare il bilancio della vostra attività diocesana, in un clima di preghiera e di comunione con l'episcopato della Chiesa universale, presente in qualche modo nella persona del successore di Pietro.

La vostra assemblea di Vescovi del Quebec ha preparato questa visita "ad limina" stendendo un ampio rapporto sulla vostra attività negli ultimi cinque anni, le vostre preoccupazioni e i vostri progetti. Ringrazio monsignor Jean-Marie Fortier, vostro presidente, di avermelo presentato. Voi affrontate diversi argomenti, mostrate il lavoro ben organizzato dei vostri diversi comitati: questo testimonia l'intensità della collaborazione tra voi e con degli specialisti ed esperti. La vostra assemblea dà così un aiuto prezioso a ciascun Vescovo, per rispondere il meglio possibile alle attese e alle necessità del Popolo di Dio.

Non posso riprendere tutte le questioni trattate nel rapporto. Ho già avuto l'occasione di affrontarne qualcuna con i vostri confratelli delle altre regioni del Canada, in questi ultimi tempi. Mi limitero ad alcuni punti da voi stessi ritenuti importanti.


2. L'analisi della situazione sociale nel vostro Paese è per voi fonte di seria inquietudine. Voi constatate che, con la sparizione delle vecchie strutture, molti vostri compatrioti sembrano privi di speranza per l'avvenire e che questa società, profondamente trasformata, è vulnerabile e non conosce più ragioni di vivere. Ecco delle autentiche sfide per la Chiesa che ha svolto un ruolo di primaria importanza nella vostra provincia. Voi mostrate di essere pronti a tener conto delle evoluzioni che hanno sconcertato molti cristiani.

Vi incoraggio a resistere, a impegnare tutte le risorse umane delle vostre comunità per aiutare i vostri fratelli e sorelle a ritrovare il senso dei valori positivi, della solidarietà fraterna, di una risposta generosa alle esigenze del Vangelo che metta in atto la virtù della speranza e la forza della carità. L'incertezza e il disorientamento del mondo devono condurci a testimoniare con forza la buona novella che tocca gli uomini e le donne in ciò che hanno di più vitale.


3. Per rispondere a queste esigenze della missione della Chiesa, voi vi preoccupate in primo luogo dell'educazione alla fede. E' noto che, di fronte a un pluralismo imperante nell'ambito educativo, voi avete preso nuove disposizioni per la preparazione dei giovani ai sacramenti dell'iniziazione cristiana. Tocca alle comunità parrocchiali guidare i giovani alla prima Confessione, alla Confermazione, alla prima Comunione. I genitori, i pastori e gli operatori pastorali, oltre che gli educatori, si uniscono per consentire ai membri più giovani del corpo ecclesiale di affrontare le tappe più importanti della loro vita cristiana nelle condizioni di una vera esperienza di fede, e di accogliere il dono di Dio. Condivido la vostra soddisfazione per la mobilitazione di molti adulti al servizio dei bambini, per la presa di coscienza, da parte delle comunità, del loro ruolo nel risvegliare la fede attraverso la celebrazione ben vissuta dei sacramenti dell'iniziazione. Bisogna incoraggiare le persone impegnate nel lavoro di formazione e condotte, da questo servizio ai giovani, al rinnovamento della loro fede personale.

Non è comunque diminuita la vostra attenzione per l'insegnamento della religione e l'animazione pastorale in ambito scolastico, per tutto l'arco della formazione nei diversi tipi di insegnamento. Si tratta di un impegno essenziale per tutti i cristiani che svolgono un compito educativo, da non delegare a singoli specialisti. Voi godete di condizioni relativamente favorevoli per una pastorale attiva nella scuola. Vi esorto a dedicarvi tutta la vostra attenzione, soprattutto per aiutare i giovani a formare la propria concezione della vita integrando in un quadro unitario i dati delle discipline profane e il messaggio cristiano, le scienze umane con l'etica cristiana, la competenza per affermarsi sul piano sociale con il senso del servizio agli altri, lo sviluppo della personalità con la solidarietà più ampia e disinteressata. Un simile obiettivo può essere raggiunto solo con lo sviluppo di una pastorale molto attiva cui i giovani possono partecipare, essi stessi testimoni dei valori evangelici gli uni per gli altri.

L'approfondimento della fede non riguarda solo i bambini e i giovani.

Gli adulti battezzati non possono vivere pienamente nella Chiesa senza un'attenzione alla riflessione e formazione permanente. così è vostro compito prevedere, per gli adulti di ogni genere, delle possibilità adeguate di progredire nell'intelligenza della fede, affinché non cedano alla tentazione dell'indifferenza, affinché accordino la fede con la vita di tutti i giorni, affinché assumano la loro responsabilità nell'educare alla fede i figli, affinché siano testimoni della fede che hanno ricevuto in dono. A tale scopo, è utile favorire, tra l'altro, i gruppi di riflessione, l'impegno formativo nell'ambito dei movimenti, i momenti spirituali di raccoglimento o di ritiro. E occorre saper lasciare agli animatori capaci lo spazio necessario e aiutarli per la loro formazione intellettuale e spirituale.


4. Nell'evoluzione della vita ecclesiale nel Quebec, in questi ultimi anni, voi sottolineate quella che chiamate la "svolta comunitaria". Da un atteggiamento troppo spesso passivo da parte dei laici, in una Chiesa in cui tutto il peso istituzionale gravava sul clero, si passa ad una corresponsabilità intesa come fattore essenziale. I battezzati partecipano in modo sempre più responsabile all'attività della parrocchia e dei diversi gruppi. In molti casi, la diminuzione del numero dei sacerdoti ha rafforzato questa tendenza, ma si tratta, piu profondamente, per i laici, uomini e donne, di rispondere con verità alla propria specifica vocazione.

Occorre rallegrarsi di una simile evoluzione che ben corrisponde alla messa in atto, da parte delle diverse membra dello stesso corpo, dei doni dello Spirito, come testimoniano gli scritti apostolici: il corpo di Cristo vive pienamente per la vitalità di tutti i suoi membri. L'esercizio della corresponsabilità presuppone non solo un equilibrio tra sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali e laici, ma anche una collaborazione rispettosa della missione di ciascuno. Prossimamente daro a tutta la Chiesa gli orientamenti scaturiti dal recente Sinodo sulla missione dei laici.

Voi stessi avete sentito il bisogno di definire le responsabilità e anche migliorare la preparazione di ciascuno per poter svolgere il proprio compito con gioia, senza temere in alcun modo di essere spodestato, poiché il suo posto nella struttura essenziale della Chiesa viene rispettato. Penso in particolare ai sacerdoti: non devono sentirsi confinati nelle funzioni sacramentali considerate non centrali, staccate dalla loro vocazione di portare la Parola di Dio, di raccogliere e presiedere la comunità, di essere i primi responsabili della missione! Anche se un simile eccesso si verifica raramente, può esserci qualche difficoltà per alcuni sacerdoti, soprattutto quelli formati secondo prospettive diverse: come svolgere il loro ruolo di promotori della corresponsabilità in piena armonia con il carattere sacerdotale loro conferito dall'ordinazione? Deve essere vostra sollecitudine di Vescovi di vegliare perché nessuno provi disagio, perché tutti godano del sostegno fraterno e dell'alimento spirituale specifico di cui hanno bisogno. So che voi riflettete su tali problemi e vegliate perché i membri del presbiterio possano vivere il loro ministero con un buon equilibrio personale.

Accanto ai sacerdoti, hanno preso un posto sempre più considerevole gli operatori pastorali, uomini e donne. Meritano, tra loro, una menzione particolare i diaconi permanenti ed è giusto riconoscere il prezioso servizio svolto con dedizione grazie alla formazione ricevuta. Aumenta il numero dei laici di cui riconoscere le competenze, che spesso avete istituito ufficialmente come responsabili di insegnare, di preparare ai sacramenti, di animare la comunità o di altri compiti ancora. Per tutti gli operatori pastorali ricordo due vostre preoccupazioni: da una parte, utilizzare l'esperienza acquisita per meglio organizzare la loro preparazione, definire le necessità cui i programmi formativi devono rispondere sul piano teologico, spirituale, pastorale e umano. Dall'altra parte, cercate di integrare meglio gli itinerari personali di questi uomini e donne nella vita della diocesi e delle comunità locali. Vi incoraggio a continuare il lavoro intrapreso in questo senso, per rispetto delle persone che danno molto alla Chiesa, e che non devono sentirsi frustrate, e anche nell'interesse stesso della corresponsabilità cui sono chiamati a partecipare.

Il vostro rapporto osserva anche che il rinnovamento della vita delle comunità cristiane grazie alla corresponsabilità ricordata si accompagna troppo spesso ad una tentazione di ripiegamento su se stesse, ad una certa timidezza nell'evangelizzazione. Alla "svolta comunitaria" non corrisponde sempre una uguale "svolta missionaria" - voi dite. Questa vostra importante osservazione spinge a lanciare un appello a ritrovare il dinamismo missionario dei fondatori delle vostre Chiese locali. I cristiani del Quebec non possono dimenticare l'ardore e l'audacia di coloro che hanno fondato la Chiesa nella loro terra e grazie ai quali hanno ricevuto il Battesimo. Non limitate la vostra azione all'interno dei vostri gruppi! Siate evangelizzatori coraggiosi, pronti alla testimonianza che il mondo attende, anche se sembra lontano dalle vie del Signore! 5. Restano due punti da trattare brevemente se pure non meno importanti. In primo luogo, continuando quel che stavo dicendo, c'è il vostro desiderio di sviluppare in Quebec il dialogo della fede con la cultura. Siete ben consapevoli del cammino da percorrere perché la voce cristiana si faccia sentire in una cultura molto cambiata. Senza dubbio è un lavoro difficile da definire e da organizzare. Ma è essenziale. Come è possibile che, in una società con delle radici cristiane così forti, la stessa linfa non riesce a far maturare nuovi frutti? Con lo studio a tutti i livelli, con l'intervento nei mezzi di comunicazione sociale, con la formazione di cui abbiamo parlato, i cristiani devono contribuire in modo essenziale ad esprimere, nel linguaggio di oggi, il vero significato delle aspirazioni dell'uomo e la sua grandezza, e promuovere i valori del rispetto della creazione e di una società fraterna e solidale con i più poveri. Tutti devono sentirsi coinvolti: non si tratta di una questione di carattere solo intellettuale; ciascun uomo e ciascuna donna aspira alla verità in ogni momento della vita e in ciò che impregna la sua cultura.


6. Per ultimo, vorrei incoraggiarvi a sviluppare la pastorale familiare. Voi sentite l'eco delle sofferenze di troppi vostri connazionali colpiti dal fallimento e dalle separazioni familiari. Voi sapete anche quale gioia e splendore conoscono le famiglie che fanno fiorire la grazia della loro unità restando fedeli all'amore che è dono di Dio nel profondo dell'essere. Che i cristiani abbiano il coraggio di difendere il valore positivo dell'indissolubilità del matrimonio! Rispettino la vita fin dal concepimento! Abbiano la fiducia e la speranza necessarie per accogliere le nuove vite nella famiglia, per reagire al rifiuto dei bambini che compromette il futuro di tutto un popolo! Senza mostrarsi aggressivi, ma con fermezza e convinzione ragionate, essi devono difendere la dignità e i diritti delle famiglie nella società. Non siete i soli portavoce delle famiglie, ma il vostro compito di pastori è importante per aiutarle a prendere coscienza dei loro doveri e per sostenere il loro legittimo desiderio di essere riconosciute e sostenute.


7. Cari fratelli nell'episcopato, la vostra missione è spesso difficile. Vorrei che nel nostro incontro, nella nostra preghiera comune voi poteste trovare non solo un incoraggiamento nei vostri sforzi, ma una conferma della vostra missione apostolica e l'assicurazione che la forza dello Spirito di Gesù Cristo non vi abbandonerà mai. Vi prego di portare il mio cordialissimo saluto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, agli operatori pastorali, uomini e donne, a tutti i fedeli delle vostre diocesi. Con voi, prego che siano lieti di rispondere insieme alla vocazione del Signore. Per loro chiedo l'intercessione della Madre di Cristo e dei santi del Canada. E su tutti invoco la benedizione di Dio.


Data: 1988-11-18 Data estesa: Venerdi 18 Novembre 1988




Lettera al Cardinale Margeot - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al Cardinale Giovanni Margeot in occasione del cinquantesimo di sacerdozio

Testo:

Al nostro venerabile fratello Cardinale Giovanni Margeot Vescovo di Port Louis.

Con grande gioia abbiamo appreso, venerabile nostro fratello, che il 17 dicembre ricorderai e celebrerai solennemente il tuo cinquantesimo di sacerdozio; e poiché riconosciamo bene le innumerevoli e insigni tue opere, unite a esimie virtù, vogliamo congratularci assai con te, sebbene con questa lettera non possiamo esprimere, come conviene, quanto tu sia benemerito per la Chiesa e per la salvezza delle anime. Vorremmo riassumere in queste parole tutti gli elogi nei tuoi confronti: sei un grande sacerdote, un gran Vescovo, come dimostra tutto il tuo apostolato; ma poiché la tua meravigliosa attività non permette di fare questo, riporteremo le cose più importanti.

Come semplice sacerdote nella tua patria e in particolare nella tua diocesi ti sei dedicato al sacro ministero con instancabile attività, espletando vari compiti, come quello di vicario di più parrocchie, di parroco sostituto, di parroco di una grande parrocchia, preside dell'Istituto "Roman Catholic Education Authority", promotore della "Legio Mariae" fondatore delle "Association Foyers de Notre Dame"; assistente generale degli "Esploratori Cattolici"; animatore della "Azione Femminile". Molti gli esempi delle tue doti: la tua appassionata dedizione, l'esperienza, la prudenza, la propensione a seguire i neofiti e a formare il clero di codesto popolo, per il quale hai istituito il "Forger Mgr Murphy". Esse hanno indotto la Sede apostolica ad elevarti all'episcopato: tale onore e il clero e il popolo cattolico ti preannunciavano. Raggiunto il culmine del sacerdozio e presa coscienza dell'accresciuta responsabilità, sebbene nella diocesi di Port Louis, a te affidata, ci fossero molte difficoltà, ti sei servito di efficacissime forme di azione pastorale per diffondere la dottrina cristiana e moltiplicare il numero dei fedeli. Infatti dopo aver assunto l'incarico, ti sei adoperato con tutte le forze e in ogni modo perché la diocesi lavorasse per la causa della famiglia, cioè per la sua unità, per l'educazione dei figli, per la stabilità del matrimonio, difendendo contemporaneamente il diritto alla vita dei nascituri e condannando il crimine dell'aborto. Inoltre, ciò che è in qualche modo legato alla difesa della famiglia, hai provveduto alla formazione della gioventù, soprattutto mediante il "Tabor Center", mediante le associazioni per preparare gli operatori della pastorale e i catechisti, mediante le iniziative contro la tossicodipendenza.

Parimenti ti sei preoccupato di evangelizzare i cinesi e gli indiani ivi residenti, a cui provvedono la Associazione Cattolica Cinese e l'Associazione Cattolica Indo-Mauritiana. E sollecitudine non minore hai avuto per i sacerdoti e continui ad averne istruendoli senza posa sui documenti della Sede apostolica e soprattutto del Concilio Vaticano II e sugli Atti pontifici, dei quali alcuni, come ad esempio le lettere encicliche "Humanae Vitae" e "Populorum Progressio" privilegi tra gli insegnamenti, e certamente con accortezza e a ragione veduta, poiché comprendi molto bene quanta incidenza abbiano sulla vita dei cristiani.

Adempi a questo compito dell'insegnamento soprattutto con la predicazione, sia a voce, sia per iscritto, e non solo ti rivolgi al clero ma a tutti i seguaci di Cristo. Sono molto note infatti le tue lettere pastorali, specialmente quelle quaresimali, che molto contribuiscono a formare una retta coscienza dei cattolici, a illuminare i laici sulla loro vocazione ecclesiale e a istruire tutti sulle verità teologiche, sull'importanza dei sacramenti, sulle questioni riguardanti la religione e la società.

Vero pastore, che hai pascolato e pasci il gregge in "pascoli rigogliosi", provvedi con zelo a formare la diocesi nella sua vita interiore e nell'azione sociale e civile, così come esige il rinnovamento della Chiesa.

Riteniamo quasi superfluo fare menzione degli elogi che hai conseguito con la tua attività, con la tua vita, dei riconoscimenti che ti sono venuti; vogliamo ricordare tuttavia la dignità cardinalizia alla quale da poco ti abbiamo elevato: questa infatti testimonia la stima che abbiamo per te. Gli altri sono segni della approvazione che hai ricevuto dalle autorità religiose e civili, ma poco aggiungono a quella approvazione con la quale il Signore riconosce le tue buone opere, approvazione che senza dubbio è l'unica che ti sta a cuore. Anche noi partecipando a questa divina stima, e confidando che con queste nostre parole il tuo giorno anniversario sarà più gioioso, ti impartiamo di cuore la benedizione apostolica, propiziatrice di doni celesti, che comunicherai a tutti i cattolici di Port Louis.


Data: 1988-11-19 Data estesa: Sabato 19 Novembre 1988




Ai partecipanti ad un "Colloquio" della Congregazione per le cause dei santi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I miracoli sono messaggi e segni di Dio che è amore

Testo:

Signor Cardinale, cari fratelli nell'episcopato, cari amici.


1. Sono lieto, ricevendovi qui, di potervi ringraziare per la ricerca interdisciplinare per la quale vi siete riuniti a Roma. Un simile lavoro è una testimonianza di fede nella potenza e nella provvidenza di Dio.

La presenza del Vescovo di Tarbes e Lourdes, monsignor Jean Sahuquet - con il predecessore monsignor Henri Donze - mi ricorda il pellegrinaggio alla grotta di Massabielle che ho potuto compiere anch'io per la festa dell'Assunzione del 1983, unendomi così alla folla di fedeli che pregano fervidamente l'Immacolata Concezione, la madre del Salvatore, facendo un'esperienza spirituale spesso decisiva per la loro vita.

E' per me una gioia salutare i membri del Comitato medico internazionale di Lourdes, come anche i teologi e i canonisti, riuniti con i responsabili e il Consiglio medico della Congregazione per le cause dei santi. Desidero ringraziare in modo speciale i promotori di questo incontro che sarà veramente utile per la Chiesa.


2. Il tema del vostro colloquio è la constatazione di fatti o di guarigioni straordinarie, inspiegabili secondo i criteri scientifici e quindi aperti alla possibilità di un intervento divino. Nel cuore e nello spirito di uomini sottoposti alle prove più dolorose e disperate, simili fatti possono manifestare l'onnipotente aiuto divino, in momenti in cui egli è il solo loro soccorso, la sola speranza, la sola consolazione.

Le guarigioni, i doni straordinari, sono numerosi. Non tutti sono conosciuti, meno ancora sono verificati nel quadro di una seria perizia e successivamente riconosciuti autentici dalla Chiesa. Ma questi segni possono essere dei richiami, dei messaggi che mostrano che Dio è amore. Hanno provocato delle conversioni, hanno sollecitato molte persone a vivere un dono di sè più sincero e generoso, di solito nella discrezione.


3. Quando vengono constatati in condizioni rigorose, poi riconosciuti ufficialmente dall'autorità ecclesiale, simili fatti sono come un sigillo divino che conferma la santità di un servo di Dio di cui si è invocata l'intercessione, un segno di Dio che suscita e legittima il culto che gli viene reso e dà garanzia all'insegnamento fornito dalla sua vita, la sua testimonianza e le sue azioni.

Per le cause dei santi, i miracoli hanno un significato molto importante: fanno, in un certo senso, sentire la "voce di Dio" nel discernimento della Chiesa per la beatificazione o la canonizzazione di un servo di Dio.

Illuminano e confermano il giudizio che impegna l'autorità di Pietro e della Chiesa. Di qui l'importanza dei fatti da voi studiati.


4. A Lourdes, viene invocata la mediazione di Maria per ottenere la grazia della guarigione. Quando viene accordata, è un segno di Dio stesso, un dono del Figlio di Dio, Figlio di Maria, un dono della misericordia che ha la sua origine nel Padre. Lo Spirito consolatore attesta nella gioia la presenza dell'amore divino, e testimonia la potente intercessione di Maria. Ogni guarigione inspiegabile dal punto di vista medico, debitamente constatata a Lourdes, poi riconosciuta come miracolo dall'autorità ecclesiale competente, contiene un messaggio, un invito a vivere più cristianamente, una illuminazione sulla funzione di Maria, Vergine Immacolata, madre della Chiesa e Regina della pace.

Per coloro che hanno la responsabilità pastorale dei santuari di Lourdes, un'attenzione speciale ai miracoli è una responsabilità e una missione.

Da molto tempo, la collaborazione dei medici è stata preziosa per aiutare il discernimento, secondo il loro specifico ambito di competenza. Con i progressi della scienza, certi fatti si comprendono meglio; ma numerose guarigioni costituiscono una realtà spiegabile solo nell'ordine della fede, che l'esame scientifico non può negare a priori e deve quindi rispettare, proprio nel suo ordine.


5. Pare che oggi la pedagogia divina illumini gli uomini con interventi più spirituali e interiori, e che i fatti di carattere corporale divengano più rari.

Resta il fatto che Dio concede sempre doni inattesi e profondi, rispondendo alle invocazioni fatte nella fede e nella carità, fiduciose nella potenza del suo amore più grande di tutto.

La vostra ricerca comune prenderà in considerazione gli interventi divini constatabili, nel contesto scientifico che presuppone ed esige il loro esame, ma anche alla luce della fede nell'onnipotente misericordia divina.

A questa luce rivelata si pone la vostra ricerca ed è necessario valutare i lavori di cui avete ricevuto la missione. Vi incoraggio a continuarli secondo le esigenze della vostra scienza e anche nel rispetto della grandezza di Dio, santo e forte.

Invoco su di voi l'aiuto di Dio e a tutti voi, ai vostri cari, ai vostri amici e collaboratori imparto la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-11-19 Data estesa: Sabato 19 Novembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Ai partecipanti ad un convegno storico su san Carlo - Città del Vaticano (Roma)