GPII 1988 Insegnamenti - Visita al "Bairro da Polana Caniço" di Maputo - Mozambico

Visita al "Bairro da Polana Caniço" di Maputo - Mozambico

Titolo: Padri e madri del Mozambico, non fatevi trascinare da un'aberrante mentalità contraria alla vita

Testo:

Carissimi amici, fratelli e sorelle.

Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo!


1. Vi saluto così, cordialmente. Il calore della vostra accoglienza mi colpisce e mi commuove; e giustifica il mio desiderio di venire qui nella comunità del "Bairro da Polana Caniço", per fare visita al luogo dove vivete e, soprattutto, visitare voi. Elevo a Dio il mio pensiero riconoscente per questo incontro.

Sapete che vengo a visitare la vostra terra come messaggero del Vangelo della pace. Quando compio i viaggi per il mondo, mi ricordo sempre che sono, come Vescovo di Roma, il successore di san Pietro, dal quale Gesù Cristo ha preteso un giuramento speciale di amore. Lo ha preteso da lui e da tutti i Papi che dovevano in seguito occupare la Sede di Roma, la "Chiesa che presiede all'assemblea universale della carità" (S. Ignatii Antiocheni "Ad Romanos", "Inscriptio", 1, 1-2, 2: Funk 1, 213). Mi trovo qui, dunque, per un duplice motivo di amore: amore verso Gesù Cristo che mi invia a compiere tali visite; e amore verso il prossimo, che siete voi. Amare è la legge della nostra fede; è attraverso l'amore che tutti devono riconoscere che siamo cristiani (cfr. Jn 13,35).

Durante le mie visite pastorali, faccio il possibile per incontrarmi con tutta la gente: con coloro che vivono nel benessere e con coloro che hanno difficoltà di sopravvivenza. Ma, i meno abbienti, i poveri, poiché necessitano di forze e di aiuti più degli altri, occupano un posto speciale nel mio impegno a perseguire la "missione" di Gesù Cristo stesso: "annunciare ai poveri la buona novella" della salvezza di Dio (cfr. Lc 4,18).


2. Sono giunto qui, pensando in modo particolare alle famiglie che avrei incontrato e alle persone che hanno dovuto lasciare le proprie case, le proprie terre a causa della guerra, e trovare rifugio in altri luoghi. E il mio spirito, in questo momento, raggiunge tutti gli angoli del Mozambico, ovunque vi sia una famiglia - nelle città, nei quartieri e nei villaggi comunali - e ovunque ci sia un rifugiato, un emigrato o un esule: desidero salutare tutti e rivolgere una parola amica, di conforto e di speranza.

Vedendovi in così grande numero, guardando i vostri volti, ansiosi e preoccupati, non si pensa soltanto ad un normale fenomeno di migrazione interna.

E' nota la sofferenza di molte famiglie disgregate; si sa anche che i figli, da molti anni, vivono separati dai genitori, crescendo lontani dall'affetto della famiglia e non potendone così ricevere alcuna formazione, con il rischio che i più piccoli e i più deboli ne portino i segni nel fisico e nell'animo; e che gli anziani non sempre hanno l'appoggio di cui necessitano. Come Gesù, dinanzi alla folla, stanca e affamata, mi viene spontaneo esclamare: "sento compassione di questa folla" (Mc 8,2), che soffre la fame fisica ed ha fame di Dio.


3. Le famiglie: in questo momento penso alle famiglie felici e che vivono in armonia, e con loro rendo grazie a Dio; penso a quelle che piangono per l'incertezza del domani, per le malattie, per la fame e per la guerra e, infine, per le conseguenze dell'indifferenza, a tutti i livelli, e il mio cuore piange con loro; penso a quelle che sono disperse e divise per qualsiasi motivo; e prego perché il Signore abbia compassione. Desidererei che tutte si sentissero coinvolte dall'amore di Gesù Cristo redentore e che il mio passaggio fra voi costituisse per ciascuna un motivo di forza per animarsi e preparare giorni migliori.

Conosco lo zelo e la dedizione con cui i vostri Vescovi si interessano alle famiglie; e si impegnano perché vivano secondo la volontà di Dio, materialmente e spiritualmente. Qualche anno fa hanno pubblicato un documento su "la famiglia cristiana nella Chiesa in Mozambico" (CEM "A familia crista na Igreja em Moçambique", die 21 nov. 1981). E' una spiegazione della dottrina della Chiesa, che ha valore ovunque: anche nel contesto della società africana e mozambicana.

La Chiesa in Africa non può cessare di vivere in comunione di fede e di costumi con tutto il Popolo di Dio sparso per il mondo; non può cessare di dare una risposta univoca ed efficace alle sfide che le coppie qui devono affrontare.

Le coppie stesse, del resto esigono criteri sicuri riguardo la fedeltà, la fecondità e l'educazione dei figli; criteri che non possono fare a meno di riflettere l'insegnamento di Gesù Cristo, trasmesso dal Magistero della Chiesa.

Secondo questa linea, i vostri pastori hanno voluto darvi chiarimenti sull'amore che deve regnare tra gli sposi nell'intimità del focolare; sulle relazioni che devono esistere fra genitori e figli; e sui diritti della famiglia e relativi doveri nella comunità cristiana e nella società civile.


4. Il disegno divino sul matrimonio e sulla famiglia, stabilito fin dal principio (cfr. Mt 19,8), esige: - unità nell'amore: compete, infatti, alla coppia come "comunità intima di vita e di amore" (GS 48), "la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa" (FC 17); - fedeltà nell'amore, attraverso la quale gli sposi sono chiamati a crescere costantemente nella comunione interpersonale (cfr. FC 19); e a offrire stabilità e speranza ad un mondo dilaniato dall'odio e dalla divisione. Pertanto, Dio non cesserà di dar loro la grazia necessaria che alimenti e sviluppi la comunione di vita e la mantenga indissolubile fino alla morte; - libertà, diritti e doveri di questa cellula viva e vitale di tutta la società e della Chiesa, in virtù di quel "vincolo sacro in vista del bene, sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall'arbitrio dell'uomo" (cfr. GS 48).


5. Non si possono ignorare, ovviamente, le situazioni reali di moltissime famiglie, qui nel Mozambico, come anche non si devono dimenticare le minacce che incombono sulla famiglia in genere e in molte parti del mondo. Alcune sono di ordine sociale: condizioni disumane di alloggio, salute, igiene, istruzione e mancanza di soccorsi; altre sono di ordine morale: disgregazione familiare, decadenza dei valori tradizionali e dei valori cristiani nella stima comune, pressioni e imposizioni di modelli di vita da parte di correnti estranee, in questo caso, ai sentimenti dei popoli africani; altre, infine, sono di ordine civile, soprattutto legate alle leggi in materia di famiglia. Nel mondo intero, oggigiorno, la legislazione tende a diventare sempre più permissiva e, allo stesso tempo, tende a sconfinare nei diritti sacri dei coniugi.


6. Gradirei qui focalizzare tutti gli aspetti dell'importantissima realtà che è la famiglia, ma ciò non è possibile per mancanza di tempo. Mi limito ad accentuare la necessità di cautelare, padri e madri di famiglia del Mozambico, contro un pericolo insidioso: di essere coinvolti e trascinati da una mentalità contraria alla vita.

Si tratta di un atteggiamento che non pare allinearsi al sentire tradizionale del popolo africano, che si scontra con il suo amore per la vita. Ma concezioni materialiste e visioni immanentiste del mondo pretendono di inculcare e non esitano nel propagandare sistemi in cui si parte dal principio, non giustificato, che il progresso sarà possibile solamente se la popolazione non aumenterà, e da ciò la facilità con cui si esaltano o si impongono i mezzi per impedire la trasmissione di nuove vite o il loro annullamento se generate; entrambe le cose vanno contro ciò che detta il parametro interiore della dignità della persona umana, in ogni momento dell'esistenza.

Contro tale aberrazione, la Chiesa è decisamente a favore della vita, si pone sempre in difesa della vita, poiché "non è neppure dimostrato che ogni crescita demografica è incompatibile con uno sviluppo ordinato" (SRS 25). Ma, conoscendo bene i gravi problemi posti dalla sovrappopolazione, in alcune regioni, e le situazioni difficili che le coppie devono affrontare, la Chiesa, che educa alla paternità responsabile, fornisce norme per far conoscere e rispettare i metodi naturali per regolare la fecondità.


7. Accanto alla mentalità contraria alla vita, se ne può infiltrare un'altra, anch'essa pericolosa: la mentalità che rifiuta il matrimonio religioso e vincolante. A parte il fatto di non considerare la grazia che genera il matrimonio, debitamente celebrato, tale mentalità sminuisce la grazia degli altri sacramenti (la Penitenza e l'Eucaristia), ricorrendo ai quali è possibile costruire la pace e la felicità nelle famiglie, assicurare la costanza nell'amore e vivificare la testimonianza cristiana.

Oltre a queste insidie, va qui menzionata anche l'esasperazione del sesso, che corrode l'autenticità dell'amore umano e scuote le basi dell'istituzione familiare. Allo stesso modo deve essere menzionata la lentezza nel riconoscimento dell'uguaglianza della dignità e dei diritti della donna e dell'uomo, con il dovuto rispetto per la diversità delle funzioni all'interno della famiglia.


8. In base a come la famiglia mozambicana saprà superare queste insidie, per mantenersi fedele al progetto di Dio "fin dal principio", potrà corrispondere alle aspettative che, con ragione, esistono a questo riguardo: - contribuire affinché la vostra giovane nazione sia una famiglia armoniosa, unita e felice; - essere un ambiente di formazione umana e cristiana, in grado di far fronte ai controvalori e agli squilibri che oggigiorno la minacciano; - accelerare i tempi della pace e dello sviluppo completo dell'uomo nel vostro Paese.

La famiglia è la fonte naturale e il luogo favorito della cultura della vita, è il fulcro in cui convergono i valori che proteggono la vita stessa e il nucleo sociale fondamentale di tutta la civiltà dell'amore. Per questo il Mozambico conta su di voi.

Care famiglie mozambicane, non cedete alle teorie estranee né alle pressioni che indeboliscono la vostra unità e stabilità e distruggono la felicità! Non seguite i cammini dell'egoismo, che vi allontanano dai vostri valori e dalle vostre tradizioni! Non date ascolto a ideologie che autorizzano la società o lo stato ad arrogarsi diritti e responsabilità che appartengono soltanto alla famiglia! Siate ciò che i vostri Vescovi annunciavano: "La famiglia è una comunità e una fonte di amore... una comunità e una sorgente di vita" (cfr. CEM "A familia crista na Igreja em Moçambique", die 21 nov. 1981, 71). Siate fermento di riconciliazione e di unione nella grande famiglia del Mozambico!


9. Quanto agli emigrati, qualunque ne sia il motivo, tanto a voi che qui vi trovate, quanto a quelli che si trovano in altre parti del Paese: la vostra penosa situazione richiederebbe una lunga analisi. Insieme ai vostri connazionali profughi, rappresentate l'espressione di una piaga tipica rivelatrice degli squilibri e dei conflitti che persistono nel mondo contemporaneo. Fate parte delle moltitudini che le calamità naturali, le persecuzioni, le discriminazioni e le guerre, hanno privato della famiglia, della propria casa, del lavoro e di tutto ciò che vi era di più caro.

Il problema è stato già affrontato dal mio predecessore, il Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria, nella enciclica "Pacem in Terris". Ed io non ho cessato di ripetere e ampliare le ragioni fondamentali, che impongono l'obbligo ad aver cura dei fratelli, nella famiglia umana, che invocano aiuto per liberarsi della sofferenza. Voi, dislocati e profughi, siete persone con diritti inalienabili anche fuori dalla vostra terra e dalla vostra patria; tali diritti, in nessun modo, dipendono o sono condizionati da fattori naturali o da situazioni socio-politiche.


10. Pertanto, una volta ancora, lancio il mio appello in vostro favore: - alla comunità nazionale: il problema che costituite e vivete non potrà mai essere risolto senza creare le condizioni per una genuina riconciliazione per la pace - riconciliazione tra i vari settori della nazione stessa, in seno a ciascun gruppo etnico e tra i gruppi etnici e, soprattutto, nel cuore delle persone. Esiste una urgente necessità di perdonare e darsi la mano per costruire insieme un futuro migliore per tutti i mozambicani.

- Alla comunità mondiale: perché siano impegnate tutte le energie e percorse le vie del dialogo, della solidarietà e della fraternità, per una pace senza frontiere (cfr. "Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1986", die 8 dec. 1985: , VIII, 2 [1985] 1463); perché risulti efficace una volontà sincera di aiutare tutti i fratelli bisognosi; possibilmente, che le richieste e i fondi, destinati alla produzione e al commercio delle armi, servano ad evitare o, per lo meno, a ridurre, le proporzioni della vostra tragedia (cfr. SRS 23-24).

- Alle organizzazioni internazionali e nazionali: da questo quartiere-campione si eleva un grido che si rivolge a tutti gli uomini; voi, che già tanto avete fatto in questa parte del globo, per i fratelli in situazioni similari, stendete lo sguardo e la mano a questi cari mozambicani! E imploro Dio che in nessun modo siano ostacolate le attività per quest'opera di bene.

E' opera di pace, ciò che qui si farà per curare ferite aperte nel corpo e nello spirito di questa gente; per salvare tanti esseri umani insidiati dalla disperazione, offrendo loro una opportunità; per recuperare e reintegrare intere popolazioni in questa famiglia mozambicana e nella famiglia umana, con rispetto per la loro cultura, per i loro valori e per la loro identità.


11. Infine, mi appello ai cristiani mozambicani: illuminati dalla fede, voi, meglio di tutti, comprendete il valore e la necessità di quell'amore che è più grande del peccato e più forte della morte. Siate inoltre, nei vostri luoghi di residenza e di lavoro e ovunque vi troviate, esempi di amore e della presenza di Dio. Siate caritatevoli con tutti, senza nessuna discriminazione etnica, sociale e religiosa. Gesù Cristo, anche lui profugo fin dall'infanzia, vi apostrofa: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (cfr. Mt 7,12).

E voi, i diretti interessati, non vi lasciate abbattere dallo sconforto né prendere dalla passività. Cercate di migliorare le condizioni e la qualità di vita, per quanto possibile, poiché questa è la volontà di Dio. Non permettete che vi si dica che è Dio a volere o il destino a determinare le indigenze, la miseria, la malattia e la fame. E impegnatevi ad infondere nei vostri figli e nei vostri familiari il rispetto per tutti gli uomini e per il bene comune. E affinché tutto questo sia facilitato, confidate in Dio ed insegnate agli altri che egli è Padre, ricco di misericordia; e adoperatevi a prestargli obbedienza e a rispettare il dovuto culto.

Prego che siano molti quelli che vi offrono aiuto, che mai vada perduto ciò che avete di buono - ed è molto - soprattutto, l'amore per la vita, il senso della famiglia e la solidarietà; che siate sempre "pacifici", come Cristo ci ha insegnato; e che un giorno possiate far ritorno nella vostra terra: è vostro pieno diritto poter ritornare alle vostre radici e riconquistarne tutta la forza culturale e spirituale.

Prima di congedarmi da voi, invito i cristiani qui presenti a implorare Dio, nostro Padre: - che tutte le famiglie mozambicane siano fedeli alla propria missione, nella Chiesa e nella società; - che esse contribuiscano affinché in questa comunità nazionale si continui a formare una grande famiglia: la famiglia mozambicana; - che nei cuori dei popoli scompaiano le "strutture di peccato", che così drammaticamente vi colpiscono; - che ci sia compassione per tutti coloro che soffrono e che abbiano fine nel mondo le cause della divisione, della violenza e della guerra.

E preghiamo con le parole che Cristo ci ha insegnato: "Padre nostro...".


Data: 1988-09-18 Data estesa: Domenica 18 Settembre 1988




Con i giovani nella Cattedrale di Maputo - Mozambico

Titolo: "Con la vita e con l'esempio siate portatori del messaggio di pace e di speranza ai mozambicani"

Testo:

Vi saluto, giovani, "perché siete forti"!


1. Si, carissimi giovani e amici del Mozambico, guardandovi, vedo che siete forti.

Siete la forza di questa nazione, destinata a fare di quest'ultima una grande nazione. Siete la forza della Chiesa, destinata a dare continuità e solidità all'"opera buona" del Vangelo, qui iniziata da Dio (cfr. Ph 1,6). Siete il futuro del Mozambico, della Chiesa e del mondo. Ed è volontà di Dio che sia un futuro migliore.

E "chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1Jn 2,17).

Grazie per il vostro caloroso benvenuto! Grazie soprattutto per essere venuti; avete risposto numerosi e con tutto questo entusiasmo all'invito ad incontrarvi con il Papa. Mi date una grande gioia poiché desideravo molto questo incontro. So che anche voi mi aspettavate, con grande curiosità e, molti di voi, con entusiasmo e amore.

Nel salutarvi cordialmente, saluto tutti i giovani del Mozambico, ovunque si trovino: quelli che affrontano con serenità l'esistenza e quelli che, guardando il futuro incerto, si interrogano; gli studenti, in patria e fuori, e quelli che non studiano; coloro che sono impegnati nelle diverse occupazioni, servendo con gioia i propri simili e il bene comune, e gli altri, senza lavoro, invalidi, alienati e senza fiducia; quelli che sono liberi e quelli che non si sentono liberi né sicuri. Vorrei lasciare a tutti un messaggio di speranza.


2. Sapete che, come Vescovo di Roma, ho compiuto diversi pellegrinaggi pastorali attraverso i cinque continenti. Mi spinge l'impegno assunto con Gesù Cristo; e, nello stesso tempo, l'impegno assunto con l'uomo, di aiutarli ad essere felici, poiché questo è il disegno del Creatore. Questa è stata la ragione per cui il Figlio unigenito di Dio si è fatto uomo: "Per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo" (Credo).

In tutti i miei viaggi pastorali i giovani del mondo meritano, da parte mia, un'attenzione particolare, anche se non esclusiva, poiché anche a loro e soprattutto a loro auguro di essere felici; voglio annunciare loro la verità che rende liberi ed introduce lungo il cammino della felicità, della luce, di quella Luce destinata ad illuminare tutto l'uomo (cfr. Jn 1,9).

E' questo il momento per voi di tracciare un progetto della vostra felicità, che sarà tanto più profonda quanto maggiore sarà stato lo sforzo richiesto. Il periodo della gioventù è molto importante, proprio per questo è il momento di fare un progetto di vita. Le decisioni che prenderete, gli impegni che assumerete e i valori ai quali affiderete la vostra esistenza, così come i traguardi che vi prefiggerete, saranno la forma della vostra felicità.

Quanto desidero per voi che siate felici! Ecco, essere giovani vuol dire una vita in fiore, piena di promesse di buoni frutti; vuol dire speranza della vostra famiglia, di una nazione, della Chiesa e del mondo: di un mondo reso migliore dal vostro generoso contributo e dalla vostra felicità personale. Ed è questa la volontà di Dio: "Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (cfr. 1Jn 2,17).


3. Mi sono rallegrato nel sapere, mentre preparavo questo incontro con voi pregando ed informandomi, che molti giovani mozambicani sono stati, effettivamente, "forti": hanno saputo vincere, come ci diceva l'apostolo san Giovanni nella lettura biblica che abbiamo ascoltato. Vale a dire hanno fatto grandi sforzi e dimostrato del coraggio per perseverare nella fede, per trattenere nel loro cuore la "Parola di Dio" e l'"amore del Padre". Non si sono lasciati impressionare, in mezzo al crollo dei valori tradizionali e cari al popolo mozambicano, in mezzo alla confusione e alla mancanza di rispetto che li attorniava e di fronte alle pressioni dell'ambiente. Altri, forse, si sono dimostrati meno "forti"; ma c'è ancora tempo per diventare "forti". Un giovane ha sempre tempo per riconquistare la propria gioventù bruciata.

E' giovane colui che è "forte"; e non si dimostra "giovane" chi si lascia vincere dal "maligno". E adesso è il momento di prepararvi, di imprimere carattere alla vostra forza; è tempo di allenarvi per partecipare e vincere.


4. E qual è - vi chiederete - lo "sport" in cui dobbiamo dimostrare la nostra forza, per il quale dobbiamo allenarci con perseveranza e nel quale dobbiamo vincere? Quali gli avversari che dobbiamo superare? San Giovanni evangelista spiegava: esiste la luce ed esistono le tenebre; esiste la giustizia ed esiste il peccato. Chi accoglie la Parola di Dio non commette peccato, ma osserva i "comandamenti": conosce la verità ed elimina dalla sua vita le "tenebre", la falsità e la menzogna. Vince il "maligno", il demonio, che è il "padre della menzogna".

Oltre al demonio, ci sono altri avversari della verità e della "luce", ai quali bisogna resistere per vincere. E sono: - il "mondo", identificato con la mentalità che scende a patti con il male, che vuole imporre la falsità e le illusioni dell'egoismo, che passano in fretta, lasciando il disincanto; - la triplice "concupiscenza" disordinata: concupiscenza della "carne", che è la tendenza ad abusare del piacere, abuso contrario alla volontà di Dio, al bene di ognuno e del suo prossimo; la concupiscenza degli "occhi", che è l'ambizione del potere, di essere qualcuno, per dominare e dare spazio al proprio egoismo; ed infine, il "fasto della vita", che è avidità di ricchezze, che rendono gli uomini superbi, presuntuosi e chiusi a Dio e ai fratelli.

Questa spiegazione già indica lo "sport" per il quale vi state preparando: la vita, come deve essere. La vittoria sul male, sulle "tenebre" è un dono dall'Alto; ma è anche conquista personale: un impegno che vincola. Non ci sono mezzi termini: o si sceglie la luce, la verità e la libertà con Dio, o, allora, il vagare nelle "tenebre" del mondo che passa. E nel secondo caso, la vita perde significato, l'uomo è un "vinto" e può anche diventare schiavo. Ma per tutti voi, cari giovani, la volontà di Dio è la vittoria, è vincere nella vita. E "chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1Jn 2,17).


5. Ma - direte ancora - per confrontarsi con la "volontà di Dio" è necessario riconoscere in sé e negli altri la possibilità di accettare lo stesso Dio, la dimensione trascendente: riconoscere che noi, persone umane, non siamo solo materia ben strutturata e meglio organizzata di qualsiasi altra, ma anche spirito; e, in quanto essere spirituale, riconoscere che, secondo la Bibbia, ogni uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio; e che, in quanto salvato, è chiamato a essere suo figlio, in Gesù Cristo, e fratello degli altri uomini e destinato ad una vita eterna.

Si! E' necessario riconoscere tutto questo. E negare questa trascendenza significa ridurre se stessi e gli altri ad "oggetti", il cui destino è soggetto all'abuso, all'egoismo e all'avidità degli altri uomini; o allora all'onnipotenza dello stato, eretto a valore supremo. E guardate che questa trascendenza "la ragione stessa la fa conoscere" (cfr. DH 2).

La Chiesa, hanno scritto per voi i Vescovi che presero parte al Concilio, ha fiducia che voi troverete un'energia e un'allegria tali, nello scoprire tutta la ricchezza dell'essere persone, che non arriverete a farvi tentare né cederete alle seduzioni delle filosofie dell'egoismo e del piacere che, di fronte all'ateismo, saprete affermare la vostra fede nella vita e in ciò che dà senso alla vita: "la certezza dell'esistenza di un Dio giusto e buono" (cfr. Conc.

Oec. Vat. II "Nuntii quibusdam hominum ordinibus dati", die 8 dec. 1965: AAS 58 [1966] 16).


6. E' bello sognare, avere delle aspirazioni; è normale all'età vostra, piena di cose affascinanti. Anch'io ho avuto la vostra età, nel clima della guerra, con delle aspirazioni come voi, con sofferenze come le vostre e con momenti pieni di interrogativi, come voi. Ma, lungo il percorso della vita, arriva il momento in cui bisogna scegliere, decidere e dimostrare che siete "forti" per superare avversari ed ostacoli. E inevitabilmente sorgono alcune domande: Chi sono io, alla fine? Dove vado? Che strada devo percorrere, qual è la migliore per me? Mi piacerebbe incontrare da solo ognuno di voi, mentre si pone queste domande, e conversare: ascoltare e rispondere. Non essendo possibile questo, come amico e in qualità di "più anziano", di chi si è già confrontato con la "volontà di Dio" e crede nel suo "amore di Padre", voglio lasciare a tutti la mia testimonianza: la testimonianza di ciò che io considero la cosa più importante per tutti gli uomini miei fratelli.

Partendo dalla certezza che la vostra maggior fonte di energia consiste nell'essere persone, nell'essere persone accanto ad altre persone e poter realizzare insieme cose stupende, la mia testimonianza è questa: solo in Dio i valori umani trovano un fondamento solido; e solo in Gesù Cristo, Dio e uomo, si intravvede una risposta al problema che ogni persona è per se stessa: egli è la via, la verità e la vita per tutti gli uomini.


7. Aperti alle dimensioni sociali dell'uomo, come tutti i giovani, vi rivolgete verso il futuro. Sentite il desiderio di fare qualcosa; in certi momenti, potrete sentire anche il desiderio di trasformare radicalmente le strutture, che appaiono inadeguate ai vostri sogni di una società migliore: una società giusta, libera e prospera, in cui tutti ed ognuno possano usufruire con serenità dei benefici del progresso. Dio ha fatto i giovani così, proprio perché si sentano stimolati a trasformare il mondo, migliorandolo, e disegnino un progetto di vita in questa direzione. Vi danno fastidio le "ombre", quello che "non va": le ombre delle divisioni e delle barriere fra gli uomini, dell'incomprensione fra le generazioni, del razzismo, dell'ingiustizia e della guerra; e, d'altro lato, le ombre della dissipazione e dello sperpero, quando in altre parti del mondo si patiscono le miserie e la fame. E potrebbero a volte assalirvi due tipi di tentazione: di scoraggiamento e abdicazione o, al contrario, di comportamenti estremisti fino alla violenza.

Ma voi siete "forti": volete essere "forti" non è vero? E, proprio per questo, vogliate ascoltare la saggezza dei "più anziani", che vi indicano le vie della temperanza, della prudenza e della giustizia, per giungere all'autodisciplina e alla supremazia dell'amore nella vostra vita, che sono i moventi del rinnovamento da voi desiderato. In altre parole, vogliate formare dentro di voi una personalità equilibrata, una coscienza onesta e chiara, essere persone giuste, che ispirano fiducia, uomini e donne di parola e di una autenticità a tutta prova. Questa è la volontà di Dio; e "chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1Jn 2,17).


8. Vi ho scritto, tempo fa, una lettera, in cui vi dicevo che la storia è scritta non solo con gli avvenimenti che si svolgono "fuori" dall'uomo; ma è scritta, innanzitutto, "dentro" l'uomo: è la storia delle coscienze umane, delle vittorie e delle sconfitte morali (cfr. "Epistula Apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato", 6, die 26 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 767). Ed in una pubblicazione da voi distribuita in vista di questo incontro con il Papa, si leggeva: "Costruiamo la pace nella giustizia e nell'amore". La frase mi è piaciuta. Ma, a volte, molti buoni propositi di costruire una società giusta svaniscono nell'inautenticità e non durano, perché manca loro l'appoggio di un serio impegno di morigeratezza ed anche di austerità personale. Per usare una parola sola, per mancanza di "fortezza" morale.

Costruite, amati giovani, la pace "dentro", nelle vostre coscienze, per poter portare avanti la grande missione di pace che vi aspetta.

Nonostante la giovane età, avete già avuto occasione di vivere una dura esperienza, a volte molto dolorosa, di mancanza di pace, determinata dalle vicende che il vostro Paese ha attraversato. Alcuni di voi già sono nati in tempo di guerra e di grandi tribolazioni e sofferenze. Quanti vostri coetanei hanno perso la vita, vittime della guerra, della violenza, della fame e della malattia! Quanti si ritrovano invalidi! Quanti altri hanno perduto il rispetto per la vita, l'apprezzamento per i valori di ordine superiore e tradizionali, l'amore della famiglia e hanno lasciato che l'odio e la ribellione si impossessassero di loro!


9. Voi sentite che il Mozambico, molto o comunque più di altri Paesi, ha bisogno di voi, ha bisogno di giovani che sappiano vincere nella vita, di "uomini nuovi".

Sentite che a voi spetta il compito bello ed entusiasmante, ma non facile, di costruire una società, dando tutto il significato e l'espressione che deve avere l'indipendenza da poco conquistata, che non è fine a se stessa. Sentite che avete il compito non solo di consolidare una società che avete trovato, ma di ricostruire molte cose e dare a questo popolo strutture ed organismi che permettano a tutti i cittadini di vivere come una vera nazione, che ha il suo prototipo in una grande famiglia armoniosa e felice.

Ma il primo passo deve essere la costruzione della pace come si leggeva nel vostro foglietto programmatico. A voi, giovani, ragazzi e ragazze del Mozambico, spetta introdurvi, come protagonisti, nella realizzazione di questo programma gigantesco. Lo presento a voi proprio perché siete giovani, siete la forza e la certezza del futuro del Mozambico. Siate i portatori di questo messaggio di pace e di speranza a tutti i mozambicani! Siate anche messaggeri con la vita e l'esempio! Portate via dal vostro cuore risentimenti e odii! Lasciatevi conoscere ed amare dal redentore dell'uomo, Gesù Cristo, che è nella storia degli uomini la forma e il nome dell'amore e della misericordia di Dio. Diventate "pacifici" fin dal periodo della vostra formazione per vincere nella vita! Preparatevi qualitativamente, in tutti i campi, per l'opera di ricostruzione e di sviluppo che vi lancia una sfida! Che i vostri governanti possano contare su di voi, su tutti ed ognuno! Che il Papa, lasciando il Mozambico, possa portare con sé la certezza che la Chiesa, strumento di pace, per vocazione e missione divina (cfr. GS 89), possa avervi come araldi della pace e fautori della fraterna convivenza in questa comunità nazionale, in nome di Cristo, Principe della Pace! E che, una volta a Roma, io sia certo che questo mio appello rimanga nel cuore dei miei giovani amici mozambicani e continui a produrre frutti nella pacificazione e nella partecipazione allo sviluppo, nel progresso e nella prosperità del nostro amato Mozambico! 10. così, carissimi amici, anche la Chiesa ha bisogno di voi: vuole che sentiate di essere Chiesa e in essa possiate vivere responsabilmente la comunione e la partecipazione, alla luce delle Beatitudini, per irradiare la gioia dei figli di Dio, nella lotta contro i "meccanismi perversi" e le "strutture del peccato", avendo come obiettivo la solidarietà umana e cristiana (cfr. SRS 40).

E di alcuni - mi sia permessa l'espressione - Cristo ha bisogno in maniera particolare: suggerisce loro di "lasciare tutto" e "seguirlo" come progetto di vita e cammino di felicità. E' risaputa la grande necessità di vocazioni sacerdotali, religiose e di laici impegnati. Ambienti adatti a queste vocazioni sono le famiglie, dove ci sia un clima di amore e di preghiera. Mi rallegro nel sapere che, quale frutto di una più accurata preparazione per quelli che seguono la strada del matrimonio, sta crescendo l'apprezzamento per il sacramento del Matrimonio, celebrato come Dio vuole e secondo le leggi del vostro Paese.

Non accontentarsi di essere come siete e aspirare ad essere migliori significa avere personalità; non accontentarsi del mondo così come lo avete incontrato, ma desiderarlo migliore è segno di gioventù; non accontentarsi delle dimensioni temporali ma desiderare di essere persone per l'eternità significa essere cristiani. E' la volontà di Dio: e "chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1Jn 2,17).

Prima di darvi la benedizione, con tutto il cuore, col pensiero a tutti i nostri amici giovani del Mozambico, soprattutto a quelli che soffrono, innalziamo a Dio la nostra voce pregando come san Francesco d'Assisi: "Signore, fa di me uno strumento della tua pace! / Dove c'è odio, che io porti l'amore; / Dove c'è offesa, che io porti il perdono; / Dove c'è discordia, che io porti l'unione; / Dove c'è il dubbio, che io porti la fede; / Dove c'è l'errore, che io porti la verità; / Dove c'è disperazione, che io porti la speranza; / Dove c'è tristezza, che io porti la gioia; / Dove ci sono le tenebre, che io porti la luce.

Signore, / Fa' che io cerchi di consolare piuttosto che essere consolato, / di comprendere piuttosto che essere compreso, / di amare piuttosto che essere amato.

Poiché / è dando che si riceve, / è perdonando che si è perdonati, / ed è morendo che si risuscita alla vita eterna!


Data: 1988-09-18 Data estesa: Domenica 18 Settembre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - Visita al "Bairro da Polana Caniço" di Maputo - Mozambico