GPII 1988 Insegnamenti - Omelia della Messa per la proclamazione di sei nuovi beati in Piazza san Pietro - Roma

Omelia della Messa per la proclamazione di sei nuovi beati in Piazza san Pietro - Roma

Titolo: La via della santità è sempre la via della "consacrazione nella verità"

Testo:


1. "La tua parola è verità. Consacrali nella verità" (cfr. Jn 17,17).

La liturgia della domenica di oggi professa e onora la verità racchiusa nella parola del Dio vivente. Mediante le letture dell'antico e del nuovo testamento ci ricorda che questa verità si è offerta agli uomini. così leggiamo nel libro dei Numeri: "Il Signore... prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani" (Nb 11,25). E Mosè, come testimone del fatto che "quelli profetizzarono" (Nb 11,25), dice: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!" (Nb 11,29).

Questo avvenimento e le parole di Mosè sono preannunzio della missione messianica di Gesù di Nazaret. In virtù del suo sacrificio pasquale, in virtù della croce e della risurrezione, Cristo ha effuso lo Spirito Santo sugli apostoli e lo ha trasmesso alla sua Chiesa.

Tutti nella Chiesa, in forza del Battesimo, partecipano alla missione di Cristo, del grande profeta, del Figlio che è sul trono del Padre. La partecipazione a tale missione profetica risalta in particolare misura nella vicenda dei santi: di coloro che mediante la Parola del Dio Vivente sono "consacrati nella verità".


2. Un motivo di gioia per la Chiesa universale e, specialmente per la Chiesa del Messico, è la beatificazione di padre Miguel Agustin Pro, sacerdote gesuita, le cui virtù oggi esaltiamo e proponiamo al Popolo di Dio. Egli è nuova gloria per la amata nazione messicana e per la Compagnia di Gesù.

La sua vita di apostolo pieno di dedizione e coraggio è sempre stata ispirata da un instancabile zelo evangelizzatore. Né le sofferenze delle gravi malattie, né l'indefessa attività ministeriale svolta frequentemente in circostanze penose e rischiose, riuscirono a soffocare la gioia irradiante e comunicativa che nasceva dal suo amore per Cristo, e che nessuno gli ha potuto togliere (cfr. Jn 16,22).

Infatti, la radice più profonda della dedizione agli altri era il suo amore appassionato a Gesù Cristo e il suo ardente desiderio di immedesimarsi in lui, persino nella sua morte. Espresse questo amore in modo particolare nel culto eucaristico. La celebrazione quotidiana della santa Messa era il centro della sua vita, così come fonte di forza e fervore per i fedeli. Padre Pro aveva organizzato le cosiddette "stazioni eucaristiche" in domicili particolari, in cui quotidianamente si poteva ricevere di nascosto il corpo del Signore durante gli anni della persecuzione.

Di fronte all'eccellente esempio di virtù sacerdotali di padre Pro, desidero incoraggiare ancora una volta i miei amati fratelli alla dedizione totale a Gesù Cristo, vissuta gioiosamente nel celibato per il Regno dei cieli e nel servizio generoso ai fratelli, soprattutto i più poveri ed abbandonati.


3. "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome... vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa" (Mc 9,41). Su queste parole evangeliche medito certo a lungo il Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, per 27 anni Arcivescovo di Catania, dopo essere stato per circa due lustri abate dello storico monastero benedettino di san Nicolo "de arenis" in quella città. Egli si erge quale testimone della carità evangelica in tempi particolarmente tormentati per la vita della Chiesa, in mezzo ad accesi conflitti di parte e a profonde alterazioni del tessuto politico e sociale del Paese, in una regione sconvolta dal susseguirsi di paurose calamità naturali: epidemie di colera, terremoti, inondazioni, eruzioni dell'Etna, oltre a quella costante e vastissima calamità che è la miseria dei diseredati.

Pur allevato tra gli agi di una famiglia aristocratica e facoltosa, egli fece della povertà, vissuta in funzione di servizio e di donazione agli altri, una programmatica scelta di vita talmente radicale che, alla sua morte, non si trovo neppure un lenzuolo in cui avvolgerlo: di tutto, letteralmente, egli si era spogliato per rivestirne i poveri, di cui si sentiva umile servitore.

Grande rilievo ebbe pure l'opera da lui svolta a servizio dell'Ordine Benedettino, a cui apparteneva. Per speciale mandato del Sommo Pontefice Leone XIII realizzo la rifondazione del Collegio Internazionale di sant' Anselmo sull'Aventino - condotta a termine esattamente un secolo fa -, e la strutturazione di quella Confederazione dell'Ordine di san Benedetto che oggi è così autorevolmente rappresentata in questa piazza da oltre 200 abati benedettini, convenuti da ogni parte del mondo.

Il Cardinale Dusmet, decoro e gloria del monachesimo, dell'episcopato e del Sacro Collegio Cardinalizio, ci trasmette così il messaggio profetico di una autentica solidarietà evangelica e di una docile e operosa fedeltà al carisma della propria vocazione, vissute ed espresse nella realtà fattiva del dono totale di sé sull'itinerario tracciato dalle orme di Cristo Salvatore.


4. Guardando all'altro beato, a cui oggi la Chiesa tributa gli onori degli altari, Francesco Faà di Bruno, è spontaneo ripensare all'esclamazione di Mosè: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!". Il nuovo beato fu veramente un profeta in mezzo al Popolo di Dio, a cui appartenne come laico per buona parte della sua vita.

Munito di chiara intuizione pratica e sensibile alle tensioni e ai problemi del momento, egli seppe trovare risposte positive alle esigenze dei suoi tempi, resistendo alle tentazioni della fretta, del semplicismo culturale, degli interessi personali. Curvo sui libri, impegnato in cattedra o intento ad alleviare nei modi più diversi le sofferenze dei poveri, il beato ebbe come stella polare della sua fervida attività un grande amore per Dio, che egli constantemente alimentava con l'esercizio della preghiera e della contemplazione. Soleva dire: "Darsi a Dio equivale a darsi ad una attività superiore, che ci trascina come le acque gonfie e tumultuose di un torrente in piena...". Dall'amore per Dio scaturiva quell'amore per il "prossimo", che spinse Francesco Faà di Bruno sulla strada dei poveri, degli umili, degli indifesi, facendone un gigante della fede e della carità. Nacque così tutta una serie di opere e di attività assistenziali di cui non è facile fare l'elenco. Anche in campo scientifico egli seppe portare la sua coerente testimonianza di credente, in un periodo in cui la dedizione alla scienza sembrava incompatibile con un serio impegno di fede.

Particolare menzione merita, tra le iniziative sociali, l'Opera di santa Zita per la promozione sociale e spirituale della donna (serve, disoccupate, apprendiste, madri nubili, malate, anziane): il beato promosse il sorgere di una vera "città della donna", fornita di scuole, laboratori, infermeria, pensionati, tutto con propri regolamenti. In questa coraggiosa e profetica iniziativa egli profuse i beni di famiglia, i suoi guadagni e tutto se stesso.

A cent'anni dalla sua morte, il messaggio di luce e di amore suscitato dal beato Francesco Faà di Bruno, lungi dall'esaurirsi, si rivela quanto mai attuale, spingendo all'azione quanti hanno a cuore i valori evangelici.


5. In fra Junipero Serra, sacerdote dei Frati Minori, troviamo un fulgido esempio di unità cristiana e spirito missionario. Il suo grande obiettivo era di portare il Vangelo alle popolazioni autoctone d'America, affinché anch'esse potessero essere "consacrate nella verità". Per molti anni si dedico a questo compito in Messico, nella Sierra Gorda, e in California. Sparse i semi della fede cristiana in mezzo ai tumultuosi cambiamenti portati dall'arrivo dei coloni europei nel Nuovo Mondo. Era un campo di impegno missionario che richiedeva pazienza, perseveranza e umiltà, oltre che lungimiranza e coraggio. Contando sulla divina potenza del messaggio annunciato, padre Serra guido a Cristo i popoli autoctoni.

Egli era ben consapevole delle loro eroiche virtù - come dimostra la vita della beata Kateri Tekakwitha - e cercava di promuovere il loro autentico sviluppo umano sulla base della loro nuova fede di persone create e redente da Dio. Dovette anche ammonire i potenti, nello spirito della seconda lettura di san Giacomo, di non sfruttare e opprimere i poveri e i deboli. Nell'adempimento del suo ministero, padre Serra si dimostro autentico figlio di san Francesco. Oggi, il suo esempio ispira in modo particolare i molti Gruppi Serra in tutto il mondo, i cui membri svolgono un lavoro lodevole nell'animazione vocazionale.

Padre Junipero Serra, modello esemplare di evangelizzatore pieno di abnegazione, è una gloria per la grande famiglia francescana come anche per Maiorca, sua terra natale, che lo venera e lo considera come un figlio illustre.

La filiale devozione alla Vergine Madre di Dio, nella spiritualità francescana propria di questo maiorchino universale, sia forza per incrementare la vita cristiana del popolo fedele.


6. Fin dall'infanzia, il nuovo beato Frédéric Janssoone ha conosciuto la sofferenza, ha dovuto anche lavorare molto presto. Dopo queste esperienze che l'hanno fatto maturare, ha abbracciato generosamente l'ideale di san Francesco d'Assisi. Inviato in Terrasanta, visse con ardore nello spirito francescano, contemplando il mistero di Cristo nella passione e nella risurrezione; egli celebrava con una fede impressionante la presenza del Salvatore nel sacramento dell'Eucaristia. Fu un testimone che sapeva far partecipare alla sua intimità con il Signore.

Vero figlio di san Francesco, il padre Frédéric ci dà l'esempio di una preghiera contemplativa che abbraccia l'opera della creazione, gli eventi della vita quotidiana, ogni incontro personale. Potessimo anche noi accogliere semplicemente come lui lo Spirito effuso dal Signore sul suo popolo (cfr. Nb 11,29)! Il "buon padre Frédéric" ci mostra che lo spirito contemplativo, lungi dal frenare lo zelo apostolico, lo fortifica. Vicino a Dio, è vicino anche alla gente. In Terrasanta e in Canada, non smette di esortare chi lo incontra ad impegnarsi nella via evangelica secondo lo spirito del Terz'Ordine Francescano, e anche nell'apostolato concreto della vita familiare e professionale. Attento e fraterno con i più piccoli, per la loro appartenenza a Cristo (cfr. Mt 10,42), il padre Frédéric condusse i suoi contemporanei ad essere testimoni ardenti e coerenti del Vangelo. La sua glorificazione da parte della Chiesa contribuisce a suscitare nell'Ordine Francescano e nella Chiesa uno slancio rinnovato di santità e di zelo apostolico! 7. La Chiesa intona un canto di giubilo e lode a Cristo per la beatificazione di Josefa Naval Girbés, vergine secolare che dedico la sua vita all'apostolato nel suo paese natale, Algemesi, dell'arcidiocesi di Valencia, Spagna. Donna semplice e docile al soffio dello Spirito, raggiunse nella sua lunga vita l'apice della perfezione cristiana, dedita al servizio del prossimo nei tempi per nulla facili del XIX secolo, durante i quali visse e sviluppo la sua intensa attività apostolica.

Aveva diciotto anni quando, con il beneplacito del suo direttore spirituale, fece il voto di castità. Aveva trent'anni quando nella casa della sua famiglia apre una scuola-seminario dove si formeranno umanamente e spiritualmente moltissimi giovani. Questo apostolato proseguirà nelle cosiddette "conversazioni del giardino", mediante le quali i discepoli meglio preparati ricevevano una formazione spirituale più profonda.

Cosciente del fatto che, come più tardi avrebbe affermato il Concilio Vaticano II, "la vocazione è, per sua natura, anche vocazione all'apostolato" (AA 2), Josefa si è fatta tutta a tutti, come l'apostolo san Paolo, per salvare tutti (cfr. 1Co 9,22). Da ciò l'impronta incancellabile lasciata nell'esercizio della sua carità. Assisteva con cura i moribondi, aiutandoli a morire in grazia di Dio. L'attenzione eroica a coloro che erano colpiti dall'epidemia di colera nel 1885, è uno dei più espressivi esempi della carità di questa anima prediletta.

Una caratteristica singolare di Josefa è la sua condizione di secolare.

Essa, che riempi di discepole i conventi di clausura, rimase nubile nel mondo, vivendo i principi evangelici ed essendo esempio di virtù cristiane per tutti quei figli della Chiesa che, "dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo... per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano" (LG 31).


8. "La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima", proclama il salmo della liturgia odierna (Ps 19,8 [18]).

Il "curriculum vitae" dei nostri nuovi beati abbonda di momenti difficili, in misura tale da potersi dire, umanamente parlando, deprimente. Ciò nonostante essi sono testimoni di grande gioia spirituale. Trovano gioia nei comandamenti di Dio, nella legge del Signore. Il salmista annunzia che la legge del Signore rinfranca l'anima.

Ed in realtà è così. L'uomo trova la forza dello spirito, la forza interiore e la gioia del cuore in ciò che è retto, in ciò che è conforme alla verità.

La via della santità è sempre la via della "consacrazione nella verità".

Si compie su questa via la partecipazione alla vita di Dio stesso, alle inesauribili ricchezze che il suo Spirito elargisce allo spirito umano: elargisce la verità, la forza e la gioia.


9. Siate benedetti tra i beati della Chiesa: Miguel Pro, S. J., Giuseppe Benedetto Dusmet, Arcivescovo, Francesco Faà di Bruno, sacerdote, Juniper Serra, O.F.M., Frédric Janssoone, O.F., Maria Josefa Naval Girbés.

"Appartenete a Cristo"... consacrati nella verità.

Beati perché vedete Iddio.

Siateci accanto, per condurci sulla via della verità alla stessa vostra beatificante visione.


Data: 1988-09-25 Data estesa: Domenica 25 Settembre 1988




Recita dell'"Angelus" - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: I nuovi beati ci insegnano a lasciarci prendere per mano da Maria santissima

Testo:

L'ora ci invita ad elevare il pensiero alla Vergine santa nella preghiera dell'"Angelus". Sono spiritualmente vicini a noi i nuovi beati, che in cielo fanno adesso corona a Maria, verso la quale hanno generosamente orientato la loro vita mentre erano in cammino quaggiù sulla terra.

Grande spazio ebbe la devozione alla Madonna nella vita di Francesco Faà di Bruno e di Josefa Naval Girbés, i quali, privati nell'infanzia dell'affetto della madre terrena, trovarono conforto nel totale affidamento di sé alle sollecitudini della Madre celeste. Sul volto di Maria, la cui statua teneva sempre sul proprio tavolo di lavoro, il padre Pro cerco il segreto di una costante serenità in mezzo alle tante prove e difficoltà di cui fu piena la sua vita. La devozione a Maria fu l'anima dell'apostolato del padre Janssoone Bollengier, fervente frequentatore del Santuario di "Notre-Dame-Du-Cap". Ed è noto che il Cardinale Dusmet volle ad oriente e ad occidente di Catania due santuari mariani, quali "sentinelle avanzate" della città.

Il padre Junipero Serra, per parte sua, promosse tra i nativi d'America la devozione alla Madonna Immacolata molto prima che la Chiesa giungesse a proclamare ufficialmente tale dogma.

L'esempio di questi nostri fratelli, che ci hanno preceduto nel cammino della fede, ci sia di stimolo a perseverare su questa stessa strada, facendoci prendere per mano da Maria santissima.


Data: 1988-09-25 Data estesa: Domenica 25 Settembre 1988




Ad alcuni gruppi di pellegrini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una preziosa eredità da conservare, da vivere e da far fruttificare

Testo:

Venerati fratelli nell'episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. Sono veramente lieto di rivolgere la mia parola a voi, che, pellegrini, siete convenuti a Roma da diverse nazioni per partecipare alla cerimonia di beatificazione, solennemente celebrata ieri in Piazza san Pietro.

Ben volentieri ho aderito al vostro desiderio, fratelli cari, di un incontro che consente, a me, di porgervi un saluto cordiale e dirvi il mio affetto sincero; ed a voi, qui festosamente raccolti, di manifestare fedeltà e adesione al ministero di Pietro.

Sono riconoscente per questa testimonianza di devozione e formo voti di costante crescita spirituale, tenendo a modello esemplare questi beati, la cui vita ed insegnamenti furono, e lo sono tuttora, esempio di autentico servizio a Cristo, Parola vera e vitale.


2. Saluto monsignor Luigi Bommarito, nuovo pastore della Chiesa catanese, monsignor Domenico Picchinenna, Arcivescovo emerito, ed i rappresentanti dell'arcidiocesi di Catania. A voi, come a tutti i presuli ed i fedeli siciliani qui presenti, giunga il mio invito a perseverare nel tener cara e nel far fruttificare la preziosa eredità lasciata dal Cardinale Dusmet.

Questi, fin dalla sua prima lettera pastorale che costitui il programma emblematico del suo lungo episcopato, e che la vostra città ha immortalato nel grandioso monumento innalzato in suo onore, scrisse: "Sin quando avremo un "panettello" noi lo divideremo col povero", e proseguiva: "La nostra porta per ogni misero che soffra sarà sempre aperta. L'orario che ordineremo affiggersi all'ingresso dell'episcopio sarà che gli indigenti a preferenza entrino a tutte le ore".

Egli non solamente tenne fede a queste affermazioni, ma fece meta privilegiata del suo quotidiano ministero i più miseri tuguri dei poveri ed i giacigli degli infermi. E quando il colera mieté migliaia di vittime o la lava incandescente dell'Etna travolse o minaccio le abitazioni; quando il terremoto sconvolse interi paesi, lui, con amore di pastore, fu sempre presente, senza risparmio di tempo e di energie, per curare gli infermi o i feriti, per rincuorare gli smarriti ed organizzare i soccorsi. Col suo amore inconcusso a Cristo, confortava ed insegnava, pregava e benediceva, guidando in tal modo il nobile popolo di Catania ad una fede matura ed operosa.

Cari fratelli di Catania, la protezione del nuovo beato porti abbondanti frutti spirituali di sempre più dinamica vita cristiana, rafforzi la vostra fedeltà al Signore, e faccia si che la vostra esistenza risponda pienamente al suo comandamento di essere perfetti nella carità.


3. Con vivo compiacimento indirizzo, poi, il mio speciale saluto ai pellegrini del Piemonte e, mentre esprimo il mio fraterno affetto al Cardinale Anastasio Ballestrero ed ai Vescovi che vi accompagnano, rivolgo una cordiale parola di benvenuto specialmente alle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, che il beato Francesco Faà di Bruno fondo perché - come egli stesso ebbe a scrivere - "chi mira a Dio, a lasciar per secoli una successione di bene non può far senza di religiose". Care sorelle, la vita religiosa serve alla vocazione della persona e la pone, nella Chiesa, a servizio di Dio e del suo disegno di misericordiosa bontà, che da sempre ha sull'umanità intera. A tutte manifesto il mio apprezzamento per l'intelligente fedeltà, con la quale continuate l'opera del fondatore.

E ai cari presenti, nel ricordo ancora vivo del mio recente pellegrinaggio a Torino, esprimo gioia sincera per questo odierno incontro. Il nuovo beato è un segno evidente della vitalità religiosa e spirituale del Piemonte, che nel secolo scorso ha dato quella schiera di stupende figure di uomini e donne, consacrati a Dio e ai fratelli, alle quali ieri si è aggiunta quella di Francesco Faà di Bruno. Conservate la loro eredità, vivetene, fatela fruttificare! Vi esorto poi ad avere sempre nel cuore l'amore della Chiesa; essa è mistica madre, che dona la familiarità con Dio, ed educa persone capaci di donare la pace nel profondo di ogni cuore. Con tale carità ecclesiale sarete sempre in grado di percorrere il cammino della fede e della carità, che rende capaci di sollecitudine verso tutti.

Termino questo mio familiare colloquio, con l'augurio che in tutti aumenti la gioia, che in tutti cresca la conoscenza del Redentore, maestro e amico che destina a cose grandi.

A questo voto unisco il conforto della benedizione apostolica, che desidero estendere a quanti vi sono cari.

[Il Santo Padre si rivolge ai pellegrini di lingua inglese:] Cari amici. Un saluto cordiale a tutti voi, accorsi a Roma per la cerimonia di beatificazione di ieri, in particolare per la beatificazione di fra' Junipero Serra, la cui figura è amata profondamente nel sud-ovest dell'America. Spero che la vostra visita a Roma in quest'occasione rinnovi nei vostri cuori l'ardore missionario che desidera comunicare la buona novella della salvezza in Cristo Gesù con la parola e con l'esempio. Non dimentichiamo che i nostri contemporanei hanno grande bisogno del messaggio evangelico di verità e amore, per affrontare le sfide di questa nuova era di progresso tecnologico e sociale.

Fra' Junipero Serra era anzitutto un uomo di preghiera e di santità di vita. Oggi il suo nome è legato in modo particolare al Serra International, che si propone la promozione di vocazioni ecclesiastiche e un grande impegno cristiano tra i laici. L'esempio del beato Junipero Serra possa attrarre molti giovani generosi ad una sequela più intima di Cristo nella Chiesa.

Vi assicuro le mie preghiere, per voi e per le vostre famiglie. Vi prego di portare il mio saluto alle vostre parrocchie e a tutti coloro che si affidano alle preghiere dei nuovi beati.

Il Signore sia sempre con voi.

[Il Santo Padre si rivolge ora ai pellegrini di lingua spagnola:] Saluto i pellegrini di lingua castigliana, che vengono dal Messico, dalla Spagna e dalla California, giunti a Roma per onorare i nuovi beati, profondamente radicati nella fede e nelle tradizioni dei loro rispettivi Paesi.

Il gesuita Miguel Agustin Pro è una figura eccelsa di sacerdote, che giunse a versare il proprio sangue come testimonianza della sua fedeltà a Cristo e del suo amore per i fratelli. La Chiesa in Messico, e i numerosi fedeli che qui la rappresentano, guidati da un nutrito gruppo di Vescovi messicani che saluto con fraterno affetto, si rallegrano di poter contare su un nuovo intercessore in cielo. Il suo esempio di santità e dedizione apostolica deve essere uno stimolo per un rinnovato impegno evangelizzatore nella società messicana, alle porte ormai della conclusione del quinto secolo dalla venuta del Vangelo nel Nuovo Mondo.

Il francescano maiorchino Junipero Serra, nativo di Petra, fu l'evangelizzatore di numerose popolazioni in Messico e in California. Da Maiorca, la sua terra natale, il nuovo beato porto la buona novella di Cristo fino alle coste messicane e californiane, dove seguendo gli esempi dei grandi missionari spagnoli, ha realizzato un gigantesco lavoro di evangelizzazione e di promozione umana, i cui frutti si possono vedere ancora nei nostri giorni.

Anch'essa oriunda dell'area geografica del Mediterraneo spagnolo, Josefa Naval Girbés, di Algemesi, nell'arcidiocesi di Valencia, ci si presenta come modello di consacrazione a Dio nella vita secolare, intensamente dedita alla formazione cristiana degli adulti e alla catechesi dei bambini. I laici impegnati nel compito apostolico possono trovare in questa donna - che fu anche terziaria secolare carmelitana e domenicana - una testimonianza singolare della missione alla quale sono stati chiamati nella Chiesa.

Valencia e Maiorca sono terre di beati e di santi. I due figli di quelle amate diocesi, che ieri sono stati elevati all'onore degli altari, ci mostrano che, tanto nella vita consacrata a Dio, come nella condizione secolare, si possono raggiungere i livelli più alti della perfezione cristiana.

Fratelli di Maiorca e di Valencia, imitate i nostri beati! Sono gente della vostra terra, dei vostri Paesi; parlavano la vostra lingua e sono stati un modello chiaro per la vostra vita e gloria delle vostre comunità cristiane.

[Il Papa si rivolge ai pellegrini di lingua francese:] Cari pellegrini venuti alla beatificazione del "buon padre Frédéric", tutti voi attendevate questo incontro più intimo: figli di san Francesco e fratelli del nuovo beato, sacerdoti e fedeli della diocesi di Lilla, sua terra natale, cristiani di Québec, Trois-Rivières, Joliette, Volleyfield, responsabili del Santuario di Nostra Signora del Capo, dove il padre Frédéric ha lavorato così bene prima di affidarne l'animazione agli Oblati di Maria Immacolata. Voglio salutare anzitutto il Cardinale Louis Albert Vachon, Arcivescovo di Québec.

Ieri abbiamo vissuto insieme una lieta celebrazione ecclesiale. Queste beatificazioni o canonizzazioni sono delle manifestazioni della santità di Cristo per il nostro tempo. "In lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), e il suo unico sacrificio (He 10,11ss), ripetuto e messo a disposizione delle successive generazioni, genera dei santi. La beatificazione del padre Frédéric Janssoone, come per tanti altri discepoli di Cristo, è una fonte di gioia e di speranza per tutta la Chiesa, perché è un segno della fecondità della redenzione. Nello stesso tempo, la vita del nuovo beato è - come dice sant'Agostino - un richiamo a tutti noi, "pellegrini dell'eternità". La contemplazione dei più ardenti discepoli del Signore Gesù aveva sconvolto il convertito di Milano. Ecco il senso della famosa frase che rivolge a se stesso nel corso delle Confessioni: "Quello che i santi hanno compiuto... perché non io? Quod isti et quod istae, cur non ego?". Certo, spesso noi non sappiamo o non vogliamo rispondere alla chiamata del Signore. Ma egli è infinitamente paziente.

Ricordiamoci degli operai della parabola chiamati all'ultima ora e pagati con magnanimità, come i primi.

Cari pellegrini di Francia e Canada, non si tratta di ripercorrere esattamente l'itinerario del beato Frédéric Janssoone. Lasciamoci pero prendere dal suo ardore di vivere il mistero di Cristo e farlo scoprire ai contemporanei perché lo vivessero anche loro. Il suo attaccamento alla Madre del Redentore, così evidente nel corso del suo ministero a Nostra Signora del Capo, sia pure una caratteristica della vostra vita personale, comunitaria, diocesana! Con questi sentimenti e questa speranza, vi benedico di tutto cuore.


Data: 1988-09-26 Data estesa: Lunedi 26 Settembre 1988




A un gruppo di abati e priori benedettini - Città del Vaticano Roma)

Titolo: La vostra vocazione: essere al servizio dell'annuncio evangelico nel nostro tempo

Testo:

Venerabile Abate Primate, e venerati abati e priori benedettini.

Come è bello e come è dolce non solo che i fratelli vivano insieme, come il vostro padre Benedetto vi ha dato come regola con meravigliosa saggezza, ma anche che i fratelli vivano in armonia, cioè per meglio comprendere, amare più fortemente, e mettere in atto più pienamente l'unità di intenti di vita! Ci è motivo di gioia e gratitudine il fatto di potervi vedere riuniti davanti a noi e di porgervi un affettuosissimo saluto, poiché ben sappiamo con quanto amore al vostro ordine e con quanta fedeltà alle vostre solide tradizioni, in questi ultimi giorni abbiate messo in comune le vostre opinioni e le vostre esperienze di vita benedettina in tutto il mondo.

Avete cercato con lodevole passione le vie nello Spirito Santo e con prudenza avete esaminato i metodi migliori, con i quali la vostra particolarissima vocazione benedettina e l'istituzione secolare del vostro ordine possa in questa nostra epoca innanzitutto essere al servizio dell'annuncio evangelico di Cristo, dell'attuazione illuminata dell'ultimo Concilio, delle necessità pastorali che nei nostri giorni sono in continua crescita. Siamo perfettamente consapevoli e siamo in consonanza con voi su quanto sia difficile questo cammino e questa attuazione, quanta esperienza richieda questo nobile compito. Ma riteniamo anche che non si debba desistere; anzi si deve con costanza perseverare sotto la guida dello Spirito Santo.

La "lectio divina", lasciatavi dal vostro previdentissimo padre e legislatore Benedetto, e affidatavi con amore illuminerà le vostre menti, confermerà le vostre intenzioni nell'interpretare e nel valutare nel modo più giovevole la vostra vita benedettina. La comunità della Chiesa cattolica aspetta da voi e dai vostri fratelli nelle regioni in cui è presente la vostra confederazione, e insieme desidera, un esempio manifesto della vostra vita monastica, fedele alla sacra liturgia secondo le vere intenzioni della Chiesa, un culto e una assidua cura degli studi umanistici.

Voi dovete dedicarvi allo studio di libri della Sacra Scrittura, e ai Padri della Chiesa d'oriente e d'occidente, e alle lingue greca e latina, onde poter continuare ad attingere solide dottrine nell'esperienza di tutta la Chiesa.

In seguito a ciò anche la vostra attività apostolica nelle parrocchie, nelle scuole, nelle missioni non sarà estranea alla vostra vocazione benedettina, ma al contrario prospererà e troverà la sua pienezza, se quotidianamente riceverete nutrimento e luce, incitamento e conforto dalle fonti più sane della vostra tradizione.

Desideravamo comunicarvi brevemente e sinceramente questi nostri pensieri e riflessioni, data l'occasione tanto singolare che ci veniva offerta.

Confidiamo in voi con tutto il cuore; saremo presenti a voi ancora in seguito quando sarete lontani. Ci congratuliamo con il vostro Abate Primate, che è qui presente, della proroga del suo incarico e gli auguriamo con fervide preghiere una fecondissima attività.

Ad ognuno di voi, che di nuovo volentieri salutiamo, auguriamo il più rigoglioso fiorire delle vostre comunità e vigore spirituale.

Vorremmo poter cantare sempre in gregoriano, di cui giustamente vantate la pratica quotidiana, il "Te Deum", per il felicissimo esito di questo vostro riunirvi, con l'aiuto anche della nostra benedizione apostolica, che impartiamo sia a voi che siete presenti, sia a tutte le vostre case.


Data: 1988-09-26 Data estesa: Lunedi 26 Settembre 1988




Ai vescovi del Messico in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La costante azione dei movimenti ecclesiali produce un aumento delle vocazioni in Messico

Testo:

Venerabili fratelli nell'episcopato.


1. E' sommamente gradito per me questo incontro comunitario con il primo gruppo di pastori della Chiesa in Messico, in occasione della visita "ad limina" del 1988.

La mia gioia è grande e desidero esprimerla con le parole dell'apostolo san Paolo: "Ringrazio continuamente il mio Dio, per voi a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni..." (1Co 1,4-5). Gradisco con tutto il cuore le amabili parole che mi ha rivolto monsignor Sergio Obeso Rivera, presidente di questa Conferenza episcopale, a nome di tutti i presenti, facendosi portavoce di voi collaboratori diocesani e dei vostri fedeli. Voi sapete bene come questi incontri abbiano, prima di tutto, un profondo significato teologico, dove si evidenzia l'unità dell'episcopato e la comunione con la Sede apostolica. Per questa ragione assumo con soddisfazione il piacevole compito di animare i miei fratelli confermandoli nella fede (cfr. Lc 22,32), e di condividere le loro gioie e le loro preoccupazioni, i loro risultati e le loro difficoltà.

Desidero iniziare esprimendo il mio vivo apprezzamento per la vostra volontà decisa a mantenere e rafforzare l'unità nel seno della vostra Conferenza episcopale e nella Chiesa in generale. Questa Sede apostolica conosce la fraterna coesione che caratterizza i pastori della Chiesa in Messico e voi siete coscienti dell'importanza di questa testimonianza, che, senza dubbio, edifica grandemente le comunità affidate alla vostra cura.

Le parole del Maestro "Che tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21) devono rappresentare un'esigenza costante in tutto il Popolo di Dio e una garanzia della vostra efficacia apostolica. Ma, perché la suddetta unità e la comunione profonda sia mantenuta e accresciuta, deve essere necessariamente basata su motivazioni profonde e soprannaturali che facilitano la migliore comprensione tra tutti, il dialogo costante, il carattere di servizio di tutto il ministero ecclesiale, l'obbedienza responsabile. D'altra parte, non possiamo dimenticare che l'unità della Chiesa intorno ai suoi pastori è, inoltre, un valido apporto alla stessa società civile e al fiorire di solidali iniziative in favore del bene comune.

Non si cancellano facilmente i miei ricordi del viaggio apostolico che ho realizzato nella vostra patria, quando avevo appena cominciato il mio Pontificato universale, nel gennaio del 1979, durante il quale ebbi la soddisfazione di assistere anche all'inaugurazione della III Conferenza Generale dell'episcopato latinoamericano, a Puebla de los Angeles.

Allora ho potuto vedere direttamente la ricca religiosità del vostro popolo, adorna della semplicità propria dell'anima messicana, e allo stesso tempo, di una profondità ereditata da secoli e coltivata con cura, con la grazia del Signore. Ho potuto vedere tutto questo frequentemente confermato nei gruppi messicani che giungono a Roma e che prendono parte alle udienze e alle diverse celebrazioni.


2. Con questa riunione comunitaria si completa la vostra visita "ad limina". Nei nostri colloqui individuali, abbiamo potuto approfondire insieme le problematiche di ognuna delle vostre Chiesa particolari; ma vorrei che questo incontro collettivo ci servisse ora per riflettere su alcune delle questioni di maggiore importanza nel momento attuale della Chiesa in Messico, proiettato nel panorama della Chiesa nel mondo intero.

Non è questo il momento di fare studi profondi su ciascuna delle questioni che attraggono con maggiore urgenza la vostra sollecitudine di pastori; tali studi, del resto, so che vengono fatti nelle vostre assemblee episcopali con saggezza, zelo e prudenza, come nella recente svoltasi a Toluca, lo scorso aprile.

Si tratta ora di considerare, in questo e negli incontri successivi con i rimanenti gruppi dell'episcopato messicano, i temi più salienti della vita ecclesiale messicana, tenendo conto dei vostri documenti collettivi, così come della problematica su cui si è riflettuto nella vostra precedente visita "ad limina" e negli indimenticabili incontri con le differenti categorie del Popolo di Dio durante il mio viaggio apostolico nella vostra nazione.

Infatti, la vostra presenza a Roma ci ha offerto l'occasione per un esame sincero e una programmazione fondamentale nella vostra azione di pastori, secondo ciò che ha evidenziato recentemente il "Direttivo per la visita "ad limina"", promulgato dalla Congregazione per i Vescovi.


3. Nella solenne cerimonia di beatificazione di ieri, ho avuto la gioia di elevare all'onore degli altari il padre Miguel Agustin Pro, che viene ad aggiungersi a san Felipe de Jesus nella corona dei martiri della fede. Questi due modelli di sacerdoti mi hanno suggerito di dividere oggi con voi alcune riflessioni sul tema del ministero sacerdotale.

Dalle vostre relazioni quinquennali e direttamente dalle vostre labbra ho potuto constatare qualcosa che riempie di gioia il mio cuore di pastore: l'aumento delle vocazioni sacerdotali in Messico. Mentre mi congratulo con voi per questo risorgere della risposta alla chiamata del Signore, vi ringrazio per il ruolo importante da voi svolto come Vescovi in questa crescita. Devo ringraziare anche il Signore per il risvegliarsi delle vocazioni laicali specialmente consacrate e per le vocazioni apostoliche secolari. Esse sono parte essenziale della Chiesa, e sapete bene come ci rallegra questa maturità del laicato nella sua partecipazione all'opera evangelizzatrice.

Dovendo pensare alle cause immediate che hanno prodotto questo aumento di vocazioni sacerdotali, non possiamo dimenticare che una di esse, e molto importante, è stata l'azione dei movimenti apostolici di secolari, nei quali tanti giovani hanno sentito la chiamata divina come una opzione concreta dentro l'ambiente di dedizione generosa e di azione apostolica intensa che hanno vissuto nei loro rispettivi movimenti ecclesiali. Oggi invito tutti ad assumere la promozione delle vocazioni sacerdotali come un compito primario, e allo stesso tempo come un segno della propria gratitudine per la vostra missione di pastori.

Questa promozione - lo sapete bene - deve realizzarsi nella famiglia, in cui l'ambiente cristiano renda normale questo passo di dedizione generosa alla Chiesa nel ministero sacerdotale; nelle parrocchie, dall'esperienza intensa della preghiera liturgica, comune e personale, che crei nel cuore e nella mente dei bambini e dei giovani il terreno per un intervento provvidenziale del Signore che li chiama; nelle scuole, attraverso insegnanti cristiani che sappiano orientare gli alunni verso la decisione di una dedizione totale della loro vita al sacerdozio; nei movimenti ecclesiali, che in Messico hanno avuto negli ultimi anni tanta importanza, e che costituiscono una grande ricchezza per la Chiesa.

Se voi, pastori della Chiesa, dedicate il meglio del vostro entusiasmo a una selezione attenta dei vostri sacerdoti e allo stimolo delle vocazioni sacerdotali, dobbiamo confidare nella Provvidenza che ci premierà tutti con un aumento del numero dei sacerdoti e con il conseguente risorgere della vita cristiana nella quale le Chiese locali del Messico si trovano seriamente e generosamente impegnate.


4. Ma non servirebbe a nulla la promozione delle vocazioni sacerdotali se non avessimo cura allo stesso tempo, con tutto il cuore, dei seminari, che devono essere come la pupilla dei vostri occhi. Infatti, il seminario è proprio la leva del futuro della diocesi. So molto bene che siete veramente impegnati in questo e ciò ci permette di guardare al futuro con ottimismo, poiché tali centri di formazione rappresentano la fucina e la miniera da cui la Chiesa in Messico potrà attingere le forze sacerdotali necessarie senza le quali sarebbe vano nutrire qualunque speranza apostolica. Curate con affetto l'andamento dei seminari, in modo che si consideri adeguatamente il numero di vocazioni e di alunni, sia nei propri seminari diocesani, che tutta la vita e gioia diffondono nelle rispettive diocesi, sia, quando ciò non è possibile per la scarsità degli alunni o dei possibili professori, nei seminari interdiocesani o regionali, o nei seminari per seminaristi alunni delle università ecclesiastiche. Considerate il seminario come la particella che chiede la maggior cura da parte del Vescovo pastore, e consegnate a lui i vostri affanni più preziosi e il vostro tempo più generoso.

Dedicate al seminario i sacerdoti più preparati per questa missione fondamentale, confidando che il Signore moltiplicherà qualunque semina e qualunque sforzo con il centuplo.

Naturalmente, tutti siete coscienti del fatto che il problema dei seminari va molto oltre il semplice aumento numerico dei candidati. Infatti, un elemento centrale di tutta la pastorale vocazionale è la solida formazione di coloro che sono chiamati al sacerdozio. Per questo, la ricerca diligente delle vocazioni deve sempre essere accompagnata dall'adeguata preparazione e dalla cura della propria perseveranza.

I seminaristi devono essere formati teoricamente e praticamente perché si assicuri in futuro un genuino fiorire della vita cristiana a tutti i livelli, come esprimono insistentemente le raccomandazioni del Concilio Vaticano Il e della Santa Sede. A tale proposito, devono essere oggetto della vostra particolare attenzione i documenti diffusi dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica relativi alla formazione degli aspiranti al sacerdozio.


5. Dovendo essere il sacerdote un uomo di preghiera, colui che guida la comunità a rendere a Dio il culto di tutta la Chiesa, è necessario che i candidati, sin dal seminario, acquistino una coscienza chiara della loro missione specifica, evitando deviazioni che potrebbero condurli più tardi ad adottare metodi in conflitto con il Vangelo, a fondarsi su principi esclusivamente umani o orientati a mete puramente temporali. La formazione del candidato al sacerdozio non può prescindere da una solida ecclesiologia, che si fonda sulla persona di Cristo così come è presentata nel Vangelo, evitando riletture incerte che portano confusione e disorientamento. L'attività educativa deve avere come scopo la configurazione di personalità umane equilibrate, aperte alle esigenze pastorali del momento attuale e con una base spirituale, morale ed intellettuale che li porti ad una generosa dedizione al Signore e alle anime.

Evitate che i validi sforzi realizzati nei seminari per la adeguata preparazione dei candidati possano perdersi per una trascuratezza successiva.

perciò, favorite con grande diligenza la perseveranza di coloro che già vivono la loro consacrazione totale. Seguite molto da vicino i vostri sacerdoti con sollecitudine e fiducia, con amore di padri perché, integrandosi nell'apostolato, possano essere vostri fedeli collaboratori. Non temete di consumare in questo il vostro tempo e le vostre energie. Siate prima di tutto loro amici nelle necessità spirituali e materiali, facendo in modo che la vostra parola e il vostro chiaro esempio serva come prezioso aiuto per mantenere in loro la coscienza chiara della propria identità.

In questa linea di azione pastorale, desidero incoraggiarvi anche nella promozione delle vocazioni alla vita consacrata. La somma delle energie dei diversi ordini, congregazioni, e istituti nel vostro Paese rappresenta una forza apostolica di vitale importanza. Nella prospettiva unitaria della diocesi e di tutta la nazione, sostenete le iniziative in favore delle vocazioni religiose e della consacrazione secolare, certi che ciò porterà frutti abbondanti nella vita cristiana delle Chiese locali che presiedete come pastori.


6. Se ho voluto ricordare oggi, amati fratelli, l'urgenza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata come punto chiave della pastorale diocesana, è perché questo è uno dei grandi doni che la Chiesa in Messico ha ricevuto dal Signore in questi ultimi tempi. Questa grazia deve essere aiutata dalla collaborazione di tutti, in modo tale che si pongano le basi e le fondamenta di un autentico rinnovamento nelle vostre comunità diocesane. E' un motivo di conforto constatare che la Chiesa conta in Messico su un potenziale di sacerdoti, religiosi e religiose, così come sulle persone consacrate - senza dimenticare i secolari dediti all'apostolato - con i quali l'episcopato può guardare al futuro con realismo pieno di speranza.

Molti sono i problemi pastorali che ci preoccupano. Infatti, considerando qualunque aspetto della vita umana, personale e sociale, di oggi, troviamo ambiti che richiedono l'attenzione del pastore: l'infanzia che ha bisogno di una prima formazione cristiana; la gioventù ansiosa di avere un aiuto efficace e rispettoso delle sue preoccupazioni, come anche di una profonda preparazione cristiana per avanzare nella vita con una fede più matura; le famiglie cristiane che devono affrontare molti problemi specifici di oggi, come la moralità pubblica, la droga, la povertà estrema, la disoccupazione. Per questo approfitto del nostro incontro di oggi per lanciare un appello a tutti e ad ognuno dei cattolici messicani perché favoriscano con decisione e generosità le vostre direttive pastorali. Come successore di Pietro, desidero esortare tutti ad uno sforzo apostolico ben maturo, coerente, sostenuto, coscienti che l'azione della Chiesa nel vostro Paese esige disciplina e cooperazione, docilità allo Spirito e grande fiducia in Dio nostro Padre.


7. Per concludere, desidero chiedervi che portiate il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese diocesane: ai sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e seminaristi, ai cristiani impegnati nell'apostolato, ai giovani e alle famiglie; agli anziani; agli infermi e a quelli che soffrono. In modo particolare ai sacerdoti, ai seminaristi e alle anime consacrate dite che il Papa apprezza il loro lavoro per il Signore e per la causa del Vangelo, e che spera e confida nella loro fedeltà.

A voi, Vescovi del Messico, sono grato in nome del Signore per la vostra sollecitudine pastorale per la Chiesa di Dio. Nella vostra dedizione generosa al Vangelo contate sulla benedizione ed intercessione della Madre di Dio. Io chiedo oggi alla nostra Signora di Guadalupe che, come "prima evangelizzatrice del Messico e dell'America", accompagni con il suo affetto materno i pastori del Messico, in questo momento storico in cui ci prepariamo ormai a celebrare il quinto centenario dell'arrivo del Vangelo nel nuovo mondo. E a san Felipe de Jesus e al beato Miguel Agustin Pro Juarez chiedo che siano con lei intercessori di fronte al Padre che sta nei cieli.

Vi accompagno nei vostri compiti con la mia preghiera e la mia sollecitudine apostolica, mentre vi concedo la mia benedizione, che estendo a tutti gli amati figli del Messico, che ricordo con grande affetto.


Data: 1988-09-26 Data estesa: Lunedi 26 Settembre 1988





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