GPII 1988 Insegnamenti - L'incontro con i sordomuti e i non-vedenti - Centro "Louis Braille" (Strasburgo)

L'incontro con i sordomuti e i non-vedenti - Centro "Louis Braille" (Strasburgo)

Titolo: Voi cogliete con più grande chiarezza le realtà dello spirito della fede

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. All'inizio di questa giornata domenicale, mentre nel mondo intero i cristiani si riuniscono per commemorare la vittoria di Cristo risorto sul male, sono molto lieto di rendervi visita. Fratelli e sorelle handicappati, vi saluto cordialmente nel nome di Gesù. Saluto le Sorelle della Croce e ringrazio vivamente la Superiora Generale di questa congregazione alsaziana specializzata nel servire gli handicappati, che mi accoglie al Centro Louis Braille. Saluto i genitori e gli amici delle persone handicappate, oltre che i rappresentanti del Servizio della Pubblica Sanità. Rendo grazie a Dio del contributo benefico che voi portate, nel segno di Cristo salvatore degli uomini, affinché in ciascuno degli ospiti di questa casa si espanda una vita pienamente umana.

Vorrei indirizzare anche un saluto particolare ai bambini musulmani che vengono educati qui, oltre che alle loro famiglie. La loro presenza negli istituti cristiani testimonia della volontà della Chiesa cattolica di promuovere il rispetto e l'accoglienza dei credenti islamici. In questo crocevia propizio agli incontri che è Strasburgo, riconosco gli sforzi di dialogo e di collaborazione compiuti dalla comunità cristiana e dalla comunità musulmana, e mi auguro che questi sforzi permettano sempre di avanzare sul cammino della comprensione reciproca, per il bene e la concordia di tutti coloro che vivono in questo Paese e rendono culto a un unico Dio.


2. A Roma o nel corso delle mie visite pastorali ho avuto spesso occasione di incontrare persone handicappate, e devo dire che tengo molto a questi contatti.

Essi mi permettono di conoscere meglio le vostre pene e le vostre gioie, le vostre battaglie e i vostri successi nella vostra ricerca di comunicazione con il prossimo e nei vostri sforzi per stabilire dei legami fecondi con il mondo che vi circonda. Questi incontri mi permettono altresi di constatare la parte attiva che avete nella società e il ruolo che vi esercitate, con tutte le qualità della vostra personalità. Infatti ogni essere umano ha il diritto innato di essere pienamente inserito nel tessuto vivente delle reciproche relazioni sociali.


3. Noi tutti abbiamo questo in comune, e cioè che amiamo la vita, ma ciascuno di noi ne percorre il cammino in maniera diversa. Si è spesso osservato a proposito delle persone che, come voi, hanno un handicap, una certa finezza nei doni ricevuti da Dio, che l'atmosfera della società materialista tenderebbe a smussare presso gli altri. Voi siete testimoni di un amore radioso, che viene invidiato da coloro che sono sani. A voi è dato di possedere una più grande chiarezza nel cogliere le realtà dello spirito e della fede, di cui la grandezza, la bellezza, e finanche l'esistenza non vengono neppure sospettate da coloro che godono di una vita normale. Del resto non chiudiamo noi forse gli occhi, per permettere al nostro pensiero e al nostro cuore di meglio raggiungere il Dio vivente? Agli uomini di oggi, che spesso vivono in un gigantesco frastuono di informazioni, di immagini e di suoni, voi ricordate che la vera vita è interiore e che per capire la Parola di Dio bisogna nutrirsi di silenzio, perché il messaggio del Signore non è sempre esprimibile attraverso le parole umane.


4. Infine, un incontro come questo ha sempre un posto speciale nel mio cuore, perché mette in luce qualcosa che è al centro stesso della realtà misteriosa della Chiesa e che Dio ha rivelato in questi termini all'apostolo Paolo: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2Co 12,9). Nessun essere al mondo è esente dalla fragilità, che sia essa fisica, affettiva o spirituale. Noi dobbiamo tutti prendere atto umilmente dei nostri handicaps. Nella provvidenza di Dio, questo non significa una minore attitudine alla santità o al servizio nel mondo. Al contrario, noi possiamo tutto, in virtù di colui che è la nostra forza, Cristo Gesù. Ogni volta che noi superiamo le tentazioni dello scoraggiamento, ogni volta che facciamo prova di uno spirito gioioso, generoso e paziente, rendiamo testimonianza a quel Regno che deve venire in tutta la sua pienezza, il Regno ove saremo liberati da ogni infermità.

Rinnovandovi la mia stima e il mio affetto, benedico ciascuno di voi e tutti coloro che si dedicano al vostro servizio.


Data: 1988-10-09 Data estesa: Domenica 9 Ottobre 1988




Omelia nello stadio Meinau - Strasburgo

Titolo: "Come fare perché l'uomo dia alla vita il suo giusto senso? Poniamo questa domanda in nome della "nuova evangelizzazione""

Testo:


1. "Insegnaci a contare i nostri giorni..." (Ps 90[89],12).

E' così che prega il salmista nella liturgia di oggi. Noi entriamo nel ritmo della sua preghiera. Noi lo seguiamo qui, in questa città che ha alle spalle una storia così ricca. Sono trascorsi duemila anni dalla fondazione di Strasburgo, "Argentoratum" ai tempi dei Romani. E quanti giorni sono passati! Questo calcolo di tempo umano, il decorso storico, noi lo ricordiamo tutti unendoci oggi in assemblea eucaristica, quali discepoli di nostro Signore Gesù Cristo.

Divenuta roccaforte sulla rotta del Reno, come dice il nome Strasburgo, la vostra città ha ricevuto il Battesimo dall'antichità cristiana. Intorno al suo Vescovo, essa ha trascorso l'alto Medioevo formando la sua personalità in questo centro europeo.

Il ritmo dei tempi è stato anche quello dei conflitti e delle prove.

Strasburgo e l'Alsazia hanno sofferto, ma sono rimaste fedeli a questa terra feconda. Il suo popolo della provincia ha saputo forgiare la sua tradizione e costruire città e villaggi, con il tenace lavoro delle sue mani, con l'apertura del suo spirito alle civiltà dell'est e dell'ovest.

Noi ricordiamo questo lungo passato cristiano, segnato dalla fede delle famiglie e delle parrocchie, dalle rotture e dalle riconciliazioni, dagli slanci della santità e l'audacia missionaria.

Celebrando il bimillenario di Strasburgo, tutta l'arcidiocesi ha desiderato accogliere il successore di Pietro, apostolo del Vangelo. Vi saluto nel nome del Signore, Popolo di Dio, Chiesa che è in Alsazia! E saluto i vostri fratelli e sorelle dell'altra sponda del Reno.

Rivolgo il mio saluto fraterno al vostro pastore monsignor Charles-Amarin Brand, al suo Ausiiiare, monsignor Léon Hégelé, monsignor Léon-Arthur Elchinger, al vostro Vescovo emerito, così come ai Vescovi di Francia, Germania e di altri Paesi che partecipano a questa Eucaristia.

Desidero salutare con deferenza le alte autorità regionali e locali che testimoniano con la loro presenza i fiduciosi rapporti che hanno con la Chiesa in Alsazia. Saluto i membri del Parlamento, i rappresentanti regionali e locali, i sindaci e i presidenti dei consigli parrocchiali.

Saluto infine tutti coloro che si uniscono alla nostra celebrazione attraverso la televisione e la radio, in Europa e, soprattutto, nei dipartimenti e territori francesi d'oltremare.


2. Cari fratelli e sorelle, ascoltiamo il salmista pregare Dio: "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (Ps 90[89],12).

L'uomo è sottomesso alle leggi dei tempi; egli è sottomesso alle leggi di un passaggio transitorio nel mondo visibile della creazione. Ma al tempo stesso l'uomo va al di là di tale necessità. Egli la supera nella "sapienza del cuore".

La saggezza è più grande di questa traversata del tempo. Essa costituisce anche un'altra dimensione dell'esistenza umana nel mondo. Un'altra scala di valori.

E' ciò che mostra l'autore del libro della Sapienza, quando afferma: "La preferii a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;... L'amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana. Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile" (Sg 7,8 Sg 7,10-11).

La sapienza è più grande di ciò che è effimero nel mondo. Grazie a lei ciò che accade assume un valore nuovo. Grazie alla sapienza, nella cultura che acquista nel corso dei tempi, l'uomo si scopre ad immagine e somiglianza di Dio stesso. L'esistenza dell'uomo è la misura di questa immagine.

Pregare per la "sapienza del cuore", con la liturgia di oggi, è anche pregare affinché si compia ciò che è fondamentalmente umano nella storia, ciò che è degno dell'uomo. "Si manifesti ai tuoi servi la tua opera / e la tua gloria ai loro figli... / Rafforza per noi l'opera delle nostre mani!" (Ps 90[89],16-17).


3. L'opera di Dio si è manifestata al pensiero degli uomini. La sapienza eterna è venuta all'uomo grazie alla stessa Parola di Dio.

La Parola di Dio è venuta incontro alle opere umane. Essa è entrata nel "lavoro" dell'uomo. Essa ha penetrato il corso della sua storia umana. Essa si è manifestata nella cultura dell'uomo.

Qui, in questa città, al centro del continente europeo, noi non cessiamo di essere testimoni di questo incontro: dell'incontro del Verbo eterno, in cui Dio si manifesta come sapienza e amore, con la parola umana, con il lavoro umano, con la cultura dei popoli, con la storia dell'uomo.

L'autore della lettera agli Ebrei annuncia la trascendenza della Parola divina: la sapienza e l'amore che sono Dio stesso. Egli scrive: "Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto" (He 4,13).

L'uomo vive nella prospettiva del giudizio del Dio vivente. I popoli, le nazioni, l'umanità passano sulla terra e si dirigono verso questa verità per loro definitiva che sarà rivelata nel Verbo di Dio. E' quella, al tempo stesso, la dimensione definitiva della storia, del definitivo compimento in ogni cultura in cui la storia dell'uomo sulla terra cerca di esprimersi.

Infatti: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture...; scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (He 4,12).


4. La Parola di Dio penetra... Essa non resta al di fuori dell'uomo, né al di fuori delle sue opere, e delle sue azioni, né al di fuori della cultura e della storia.

Dopo essersi rivelata, dopo essersi pronunciata nella nostra storia, essa continua a parlare. Essa continua ad operare. Essa crea la più profonda dimensione delle azioni umane. Non cessa di sfidare l'uomo. Tali sfide appartengono all'autenticità dell'immagine e della somiglianza di Dio, che l'uomo incarna. Dio stesso come Creatore e Redentore le presenta all'uomo. Al tempo stesso le sfide di Dio sono tali che l'uomo deve rivolgerle a se stesso. La coscienza dell'uomo deve considerarle come proprie, se è retta e fedele alla verità.

Il messaggio della liturgia di oggi, è denso e al tempo stesso molto ricco. Essa ci fa comprendere chiaramente i problemi essenziali, proprio quelli di cui in questa città europea dobbiamo prendere coscienza e con i quali ogni uomo di questo continente e di questo Paese deve confrontarsi.


5. Ogni uomo... L'uomo... di questo Paese, di questo continente... a chi somiglia? Non somiglia al giovane uomo ricco di cui parla oggi il Vangelo? Quando noi sentiamo che questo giovane uomo "è accorso verso lui" (verso Cristo), che si è messo in ginocchio e gli ha domandato "cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17), allora in questo atteggiamento e in questa domanda si manifesta tutta la giovinezza degli uomini, dei popoli, delle nazioni e della società nel nostro continente.

Essi sono corsi incontro a Cristo con la stessa domanda del giovane del Vangelo. Essi l'hanno chiamato "Maestro buono" e Cristo ha risposto: "Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10,18). In tal modo, egli li ha guidati verso il Padre che lo ha mandato. E gli uomini, i popoli, le nazioni del nostro vecchio continente hanno accolto, nel loro passato storico, la verità su Dio che è buono, che è amore.

Allora Cristo, attraverso gli apostoli Paolo e Pietro, maestri ed educatori, ha ricordato ai nostri antenati e ai nostri padri i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre" (Mc 10,19). Principi immutabili della sapienza divina senza i quali la vita umana non è più veramente umana.


6. Questi stessi principi, Cristo ce li ricorda alla fine del secondo millennio.

Possiamo rispondere come il giovane del Vangelo: "Ho osservato tutti questi comandamenti"? (Mc 10,20). Tutti questi comandamenti, li osservo? In Europa, continente "cristiano", il senso morale si indebolisce, la stessa parola "comandamento" è spesso rifiutata. In nome della libertà, le norme sono rifiutate, l'insegnamento morale della Chiesa è ignorato.

Quando Cristo ricorda al giovane i comandamenti è una parola di sapienza che egli pronuncia. Come potremmo essere veramente liberi senza basare il nostro comportamento su questa parola di verità? Come potremmo dare la sua pienezza di significato alla nostra vita, senza legare i nostri atti alla sapienza e fare la scelta del bene? Una libertà che rifiutasse i principi della Parola di Dio e le linee di condotta stabilite dalla Chiesa sarebbe incapace di fondare la sua azione su dei valori morali incontestabili.

La verità dell'amore, della giustizia, del]a dignità della vita è in Dio creatore, rivelato dal suo Figlio venuto a portare all'uomo la Parola del Padre suo, che solo è buono (cfr. Mc 10,18).

I discepoli di Cristo oggi non possono ignorare i comandamenti, quando si tratta di esigenze essenziali della purezza e della fedeltà dell'amore coniugale, del rispetto della vita, della giustizia e della fraterna condivisione, dell'accoglienza dello straniero, del rifiuto dell'odio e della menzogna, della concreta solidarietà con i poveri e coloro che soffrono.


7. Quando il giovane del Vangelo ha detto a Cristo: "Ho osservato tutti questi comandamenti fin dalla mia giovinezza", allora Gesù ha rivolto a lui il suo sguardo e ha iniziato ad amarlo.

Quante volte questo sguardo di Cristo, pieno d'amore, si è posato e si posa ancora sull'uomo, sull'uomo di questo Paese, sull'uomo europeo! Questo sguardo pieno d'amore è una chiamata: "Vieni e seguimi". "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo" (Mc 10,21).

Cristo chiama in nome dell'amore.

Egli chiama ogni uomo e ogni donna a essere suo discepolo, a testimoniare il suo amore salvifico laddove lo porta la sua vocazione.

Cristo chiama, in nome dell'amore, gli uomini e le donne che rinunceranno ad ogni altro attaccamento per essere al servizio di Dio e dei loro fratelli nella vita consacrata.

Cristo chiama oggi i giovani uomini che accetteranno di donare la loro vita al servizio sacerdotale.

I sacerdoti sono fra voi e capiscono per voi i doni di Dio, vi riuniscono, vi trasmettono la Parola di vita, celebrano nella comunità il sacrificio di Cristo e condividono il pane della vita. A nome di voi tutti, li saluto, li ringrazio di aver risposto alla chiamata di Cristo e di compiere fedelmente un ministero divenuto più pesante a causa della diminuzione del loro numero.

Cristiani d'Alsazia, il vostro Vescovo vi invita a muovervi affinché la chiamata al servizio sacerdotale sia ascoltata. In gran parte, ciò dipende da voi, sacerdoti e fedeli; ciò dipende dalla vostra preghiera, dalla vostra comunione fraterna, dal vostro senso apostolico, dalla vostra fede condivisa e celebrata con fervore. Lo sguardo pieno d'amore di Cristo si posa su tutte le comunità. La vostra comune risposta all'amore di Cristo è necessaria per suscitare e sostenere i giovani chiamati personalmente al sacerdozio.

Alcuni fra loro si metteranno al servizio della diocesi. Altri, speriamo, continueranno la grande tradizione missionaria dell'Alsazia: seguiranno, sui cammini di tutti i continenti, il mirabile esempio di tanti missionari alsaziani, i religiosi e anche le religiose, partiti per portare la buona novella di Cristo.

Le vocazioni sacerdotali e religiose, per le missioni della Chiesa locale o per le missioni lontane, nascono da un Popolo di Dio vivo. E' dunque a voi tutti che affido la chiamata di Cristo, nella speranza di vedere numerosi giovani divenire sacerdoti dell'Alsazia, sacerdoti del mondo.


8. A chi somiglia dunque l'uomo della nostra epoca, del nostro secolo, qui, nel vostro Paese, in Europa? Non è sempre più simile a quel giovane del Vangelo che, alla fine, "se ne ando afflitto, poiché aveva molti beni" (Mc 10,22)? L'uomo di questo tempo, in Europa, ha anche lui, dei "grandi beni". Ha dei beni materiali, ingiustamente divisi è vero, ma più abbondanti di molti suoi fratelli nel mondo; egli vi si attacca, impegna molte delle sue forze per aumentarli. Egli ha anche i beni della sua sensibilità; e, troppo spesso, si allontana da Dio e dal suo prossimo per soddisfare i desideri che fermentano in lui. Egli ha i beni del sapere, crede di possedere la verità; e rimane sordo di fronte alla sapienza di Dio che afferma la verità dell'uomo. Ha i beni del suo potere, domina o disprezza i suoi simili, invece di essere al loro servizio come Cristo, servitore.

L'uomo si chiude in se stesso, e non sa più donare.

Come il giovane del Vangelo, rimane triste, poiché in fondo è solo.

Gesù pronuncia allora queste parole: "come è difficile entrare nel Regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio" (Mc 10,24-25).

L'immagine è forte. Bisogna capirne il messaggio. Se voi siete ricchi di voi stessi e dei vostri beni materiali, voi non potrete entrare nel Regno di Dio, poiché ne ignorate la gratuità e la pienezza. Se siete poveri, il cuore è aperto ai vostri fratelli, le mani pronte alla divisione, la volontà guidata dall'amore; se seguite Cristo che si offre per la salvezza della moltitudine - di ciascuno di noi -, allora potrete avanzare, entrare in quel Regno di Dio, nella comunione del suo amore, nella gioia perfetta! 9. "Essa è viva, la parola di Dio... più tagliente di una lama a doppio taglio", leggiamo nella lettera agli Ebrei. Si, è veramente così! Tale è la Parola di Dio, la parola del Vangelo, quello che ascoltiamo oggi. Tale è la parola della sapienza divina. La parola della vita eterna. La parola della salvezza.

Coloro che hanno ascoltato Gesù hanno domandato: "E chi mai si può salvare?" (Mc 10,27). Egli risponde: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio" (Mc 10,27).

Colui che ascolta veramente la parola di Cristo deve interrogarsi sulla possibilità di salvezza.

La domanda angosciante della realtà umana continua a porsi all'uomo della nostra epoca. Ma la ricchezza materiale non ha forse oscurato l'orizzonte dell'eternità dell'uomo, la prospettiva del Regno di Dio? 10. I pastori della Chiesa in Europa - e non soltanto in Europa - pongono esplicitamente il problema della "nuova evangelizzazione" della nostra società, dei diversi luoghi, insomma, dell'evangelizzazione dell'uomo.

L'analisi dei testi della liturgia di oggi mostra che il problema non è soltanto di rispondere alla questione dell'uomo contemporaneo; ma il primo problema è quello delle stesse domande che l'uomo pone - o che non pone - che forse non vuole porre, di cui, forse, non comprende l'utilità, l'opportunità e l'attualità permanente.

Come fare per porre la domanda che il giovane del Vangelo ha posto a Cristo? Come fare in modo che l'uomo provi la "tristezza" quando non sa "corrispondere" alle esigenze morali, quando non sa rispondere all'amore di cui è eternamente amato? Come fare perché non perda di vista la prospettiva di una vita degna dell'uomo sulla terra, perché non si cancelli in lui l'autentica gerarchia dei valori, perché dia alla vita il suo giusto senso, fino al compimento nell'incontro con Dio? Come fare? Noi poniamo questa domanda in nome della "nuova evangelizzazione". Se ciò sembra umanamente impossibile, ascoltiamo la risposta di Cristo.

La risposta di Cristo è: "Per gli uomini, ciò è impossibile, ma non per Dio"! "Poiché tutto è possibile a Dio"!


Data: 1988-10-09 Data estesa: Domenica 9 Ottobre 1988




Ai battellieri del Reno - Strasburgo

Titolo: La natura è al servizio degli uomini: gestiamola in modo avveduto e rispettoso

Testo:

Signor presidente del Porto autonomo di Strasburgo, Cari amici battellieri, cari amici lavoratori del porto.


1. Sono felice di salutare tutti voi riuniti nel vostro posto di lavoro, al termine del bel percorso, che mi ha permesso di valutare l'ampiezza delle installazioni della zona portuale e di ammirare la potenza di questo fiume, da cui dipende la vostra attività. Ringrazio le autorità del Porto autonomo per avermi offerto anche l'occasione di conoscere meglio il Reno.

Saluto cordialmente la grande famiglia dei battellieri del Reno di Strasburgo, come pure quelli dei porti della Svizzera, della Germania e dell'Olanda. Ho saputo con gioia e gratitudine che alcuni di voi hanno tenuto ferme le imbarcazioni per questa giornata, per poter essere presenti a questo gioioso incontro con il successore di Pietro in questo crocevia europeo.

Saluto tutti coloro che esercitano la loro attività al servizio diretto del traffico fluviale o nelle aziende della zona portuale.


2. Trovandomi con voi sulla sponda del Reno, il mio pensiero si rivolge agli uomini e alle donne che lavorano e navigano, da Rheinfelden fino a Rotterdam, su questo fiume che è uno dei legami più forti fra i Paesi del continente. E' stato detto del Reno che esso è come l'aorta dell'Europa, poiché bagna diversi Paesi e perché le comunicazioni che permette si ramificano attraverso il Meno e la Mosella, attraverso i canali che lo congiungono a regioni sempre più lontane.

Si, questo fiume ha per gli europei un grande significato simbolico.

Nascendo fra le nevi eterne, ingrandito da numerosi affluenti, esso attraversa terre densamente popolate portando ad esse l'abbondanza delle sue acque, elemento primordiale per la vita. Sin dall'antichità esso è stato per i popoli rivieraschi benefattore o ostile, frontiera o legame, teatro di conflitti o luogo di incontri e di aiuto reciroco.


3. L'uomo ha ricevuto da Dio il potere e la missione di dominare la terra, di sottomettere gli elementi. Quando vediamo tutto ciò che è stato fatto lungo il Reno, rimaniamo ammirati dinanzi all'ingegnosità e all'efficacia dell'opera umana.

Il corso delle acque è stato regolato per proteggere le terre dalle inondazioni e facilitare la navigazione. Si è tratto profitto dall'abbondanza delle acque per le città, le coltivazioni, l'industria. L'energia dei flutti, in passato temuta, diviene energia utile e produttiva.

E' vero che la vita propria del fiume e la qualità delle sue acque hanno subito un uso a volte imprudente o eccessivo. Bisogna trarre delle lezioni dagli effetti perniciosi di certe attività industriali. Spero che si proseguano gli sforzi positivi intrapresi per lottare contro l'inquinamento del Reno. La natura è al nostro servizio, sappiamo essere gestori avveduti e rispettosi di un bene che deve conservare la sua fecondità per le generazioni a venire.


4. Il Reno traccia attraverso l'Europa una via segnata, in ogni tratto, nel corso dei secoli, dai guerrieri e dai mercanti di diversi Paesi. Come è chiaramente riconosciuto dal loro regime giuridico, le sue acque sono patrimonio comune per eccellenza. Non c'è nulla di più chiaramente internazionale di un tale fiume, al punto che le nazioni si sono molto presto accordate per regolare insieme la navigazione e creare l'organizzazione internazionale europea storicamente più antica. Continuando a sviluppare la sua attività, voi offrite un ammirevole esempio di cooperazione in questo continente che sta per giungere alla sua unità.

Grazie allo sforzo dei battellieri, che è stato per lungo tempo compiuto nelle condizioni più pericolose, il Reno rappresenta per molti Paesi una fonte di molteplici ricchezze, materiali e culturali. Al trasporto di merci e al loro commercio, si accompagnano naturalmente scambi intellettuali, artistici e spirituali. Non esiste forse una vera parentela tra le città renane, nonostante la storia le abbia sovente opposte? 5. Cari amici battellieri e lavoratori dei porti, siete gli efficaci artefici di questi legami internazionali, che il grande fiume favorisce. I vostri molteplici compiti si completano e si condizionano a vicenda per far vivere un vasto complesso economico. Lavorando qui, costituite un ambito umano denso e manifestate una preziosa solidarietà, che le frontiere non arrestano.

Sopportate anche i numerosi disagi dei battellieri: la vostra vita familiare è segnata dagli incessanti spostamenti, dalle separazioni, dalle difficoltà che presenta l'educazione dei vostri figli. La modernizzazione delle imbarcazioni e della manutenzione accresce la rapidità delle rotazioni. D'altra parte, il numero dei posti di lavoro diminuisce, e non avete la sicurezza di un lavoro regolare. I progressi della tecnologia non beneficiano sempre gli uomini secondo lo stesso ritmo.


6. E' per questo che tengo a ricordare la convinzione della Chiesa. Non vi è progresso economico senza progresso sociale. Le vostre attività sono spesso designate come dei "servizi", sono infatti servizi per coloro che ricevono materiali o merci. Ma si pensa abbastanza alle persone che compiono effettivamente tali servizi, ai battellieri e ai lavoratori dei porti? L'insegnamento sociale della Chiesa parla di "civiltà del lavoro". Ciò implica una solidarietà verso tutti coloro che prendono parte ai processi economici in vista del bene comune. Ed è bene ricordare che questo termine, "bene comune", non designa un'entità astratta o impersonale. Si tratta del bene reale di tutte le persone, perseguito solidalmente dall'intera comunità. Il bene comune esige sacrifici e un grande senso di collaborazione; ma bisogna che tutto ciò sia sempre vissuto con la preoccupazione per la giustizia e l'uguale dignità di tutti.

Il Vescovo di Roma vorrebbe ripetervi oggi la stima della Chiesa per tutte le forme di lavoro delle vostre professioni e il suo profondo desiderio di vedere sempre rispettata la loro dimensione umana. Lo sapete, la dottrina sociale esige che l'obiettivo prioritario dell'economia sia lo sviluppo integrale dell'uomo, in condizioni tali che la vita professionale sia compatibile con l'accrescimento personale di ciascuno e con la sua vita familiare. Ciò suppone che non ci si lasci rinchiudere in un materialismo pratico e che gli agenti economici, a tutti i livelli di responsabilità, perseguano l'ideale di una società solidale, dove si pongono in primo piano i valori del servizio al prossimo, di apertura dell'uomo alla trascendenza nei suoi personali legami con Dio creatore e salvatore.


7. Cari fratelli e sorelle, la dimensione spirituale della vostra vita si arricchirà e si consoliderà tanto più quanto voi parteciperete alla vita delle comunità ecclesiali che sorgono negli ambienti particolari della vostra attività.

I Vescovi dei diversi Paesi vi mandano dei sacerdoti per riunirvi, per aiutarvi il meglio possibile ad accogliere il messaggio del Vangelo e i doni dei sacramenti; io vorrei incoraggiarli vivamente nel loro ministero, così come i religiosi e i laici che collaborano con loro per rendere la Chiesa vicina ad ognuno. E ringrazio gli educatori che accompagnano i giovani nella loro formazione cristiana.

Sotto la protezione del vostro patrono, san Nicola, rimanete fedeli alla fede che vi è stata trasmessa. Siate uniti, pronti a condividere le vostre speranze e le vostre gioie. Trasmettete ai vostri figli il meglio delle vostre convinzioni. Fate fruttificare i doni che avete ricevuto, a cominciare dalla grazia del Battesimo e quella del Matrimonio. Offrite i vostri successi e i vostri dolori sull'altare della celebrazione eucaristica, quali segni della vostra unione con Cristo! Volentieri ripeto ancora una volta il motto della vostra categoria.

"Prendi il timone della fede, / leva l'ancora della speranza, / avanza sulla rotta dell'amore".

Di cuore invoco la grazia del Signore sui battellieri e su tutti i lavoratori del Reno, con le loro famiglie e soprattutto con i loro anziani. A ciascuno di voi, a coloro che non hanno potuto essere presenti oggi, imparto la mia benedizione apostolica.


Data: 1988-10-09 Data estesa: Domenica 9 Ottobre 1988




Celebrazione ecumenica - Chiesa riformata di san Tommaso (Strasburgo)

Titolo: Se uniti, i cristiani annunceranno in modo nuovo il Vangelo e potranno contribuire all'unificazione dell'Europa

Testo:

Diletti fratelli e sorelle in Cristo.


1. Abbiamo appena ascoltato un messaggio molto esigente, ma anche pieno di speranza e di gioia.

Per mezzo del dono della fede e del Battesimo, siamo divenuti i tralci della vera vite che è Cristo. Se veniamo recisi da questa vite, non possiamo portare frutto. Se abbiamo iniziato a dare frutto, la Parola di Dio, ricevuta nella fede, non cessa di mondarci, essa ci purifica affinché noi possiamo portare frutto. Ma le esigenze di Cristo conducono alla speranza e alla gioia: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato". "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore....

Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Jn 15,7 Jn 15,10 Jn 15,11).


2. Esigenza, speranza e gioia: questre tre parole riassumono l'impegno ecumenico che rappresenta oggi la realtà della quasi totalità delle Chiese e delle comunità cristiane.

Dopo periodi di opposizione, di sfiducia e indifferenza reciproche, ci siamo avvicinati gli uni gli altri per mezzo della grazia del Cristo. A causa del legame fondamentale che crea tra noi il sacramento del Battesimo, come ricordava poc'anzi il Pastore Hoeffel, noi tutti siamo i tralci della vera vite che è Cristo. E' da lui che deriva la nostra unità ed è attraverso di lui che può aumentare, perché al di fuori di lui non possiamo fare nulla (cfr. Jn 15,16).

Senza il nostro attaccamento personale al Cristo e il nostro radicarci nella fede in lui, senza ascoltare e accogliere regolarmente la Parola di Dio, i nostri dialoghi diverrebbero semplici negoziati e la nostra collaborazione un progetto semplicemente tattico. La preghiera, la conversione del cuore e il rinnovamento della Chiesa sono i mezzi indispensabili per accogliere la grazia dell'unità dei cristiani (cfr. UR 6-8).


3. Al giorno d'oggi, per ragioni diverse, le Chiese e le comunità cristiane possono essere tentate di richiudersi su se stesse e rallentare così la marcia verso l'unità. Delusi a volte dalla lentezza dei progressi realizzati, o sorpresi da nuove difficoltà che sorgono, siamo chiamati a sostenere nuovi sforzi per meglio comprenderci. Secondo i consigli di san Paolo dobbiamo stare attenti a mantenere l'unità dello Spirito con il vincolo della pace, sopportandoci gli uni gli altri con pazienza e carità, in tutta umiltà e mansuetudine (cfr. Ep 4,2-3).

Questi atteggiamenti generano la fiducia reciproca e scacciano il sospetto. Essi permettono di non disperare mai quando non riusciamo ad accordare le nostre posizioni, poiché tutti cerchiamo di essere fedeli alla volontà del Cristo. C'è un "unico e medesimo Spirito" (1Co 12,11) che ci "guiderà alla verità tutta intera" (Jn 16,13). E, su alcuni punti dottrinali che ci separano, ci ha già ravvicinati.

Se ci poniamo fedelmente sotto la sua luce per meditare la Parola di Dio, siamo sicuri che egli continuerà ad assisterci negli sforzi a favore dell'unità dei cristiani.


4. Con questi sentimenti e con queste assicurazioni ringrazio il Pastore Hoeffel per la franchezza con la quale ha presentato le ansie che vengono espresse nell'attesa della comune partecipazione all'Eucaristia, e la posizione protestante al riguardo. Questa attesa e queste ansie sono anche profondamente mie, e, poiché le nostre posizioni non sono ancora convergenti, dobbiamo proseguire incessantemente, con piena fiducia nello Spirito Santo, il dialogo in corso, sia a livello nazionale che regionale, sia con la Federazione Luterana Mondiale e l'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, come pure nel quadro degli scambi multilaterali all'interno della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese. Come cattolici, non vogliamo lasciare credere che l'impossibilità attuale di una comune partecipazione all'Eucaristia sia una semplice questione di disciplina ecclesiastica che può essere risolta differentemente secondo le persone e le circostanze. Per noi si tratta di una questione di fede. La Chiesa cattolica crede che la celebrazione eucaristica costituisca una professione di fede in atto e che un accordo completo nella fede sia il presupposto di una celebrazione eucaristica comune che sia realmente fedele e vera. Se, talvolta, le nostre posizioni non vengono perfettamente comprese da alcuni, continuo a nutrire speranza, e lo ripeto: se noi cercheremo sinceramente di fare la voIontà di Dio, se lo supplicheremo incessantemente, egli ci illuminerà e compirà un giorno ciò che è oggi impossibile.


5. La realtà centrale che l'Eucaristia è nella vita della Chiesa e la dolorosa impossibilità attuale di celebrarla insieme non devono comunque distoglierci dalle numerose occasioni che abbiamo - di cui forse non ci accorgiamo abbastanza - di pregare insieme e insieme portare frutto per la gloria di Dio e il bene dell'umanità. Se noi non possiamo ancora beneficiare insieme della presenza del Cristo nel sacramento del suo corpo e del suo sangue, possiamo già, e dobbiamo, beneficiare insieme della sua presenza in ogni uomo e donna debole, bisognoso od oppresso (cfr. Mt 25,35-40). Noi che siamo ancora incapaci di condividere il pane eucaristico, siamo chiamati dal Cristo a condividere il pane della miseria dei poveri. Sappiamo che l'evangelizzazione dei poveri è un segno del regno che viene, e che Gesù è misteriosamente presente nel più piccolo dei suoi fratelli. La lotta contro la sofferenza e la miseria degli uomini riveste quindi una dignità incomparabile. Nel corso della storia delle nostre comunità tanti uomini e donne illuminati e spinti dalla fede cristiana si sono generosamente impegnati per sollevare e liberare gli oppressi e rivelare loro il volto e il messaggio del vero liberatore! Come non ricordare, in questa chiesa nella quale tanti sono i legami che lo riportano alla memoria, la notevole testimonianza dell'amore del Cristo per i poveri che fu il grande teologo e medico Albert Schweitzer? 6. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di avermi dato l'opportunità di incontrarvi. Senza dimenticare le sofferenze del mondo e le divergenze che ancora rimangono tra di noi, abbiamo ascoltato il Cristo parlarci affinché la sua gioia sia in noi e che la nostra gioia sia perfetta (cfr. Jn 15,11).

Voi sapete che sono venuto a visitare le istituzioni europee che hanno la loro sede a Strasburgo e le comunità cattoliche di questa regione. E' ugualmente motivo di gioia e di speranza per l'Europa di oggi e di domani il fatto che siamo qui riuniti. Per contribuire all'unificazione dell'Europa e per poter annunciare in modo nuovo il Vangelo di Gesù Cristo, i cristiani devono essere sempre più uniti affinché "il Regno di Dio venga", come hanno ricordato, qualche giorno fa, i partecipanti all'importante incontro che si è tenuto a Erfurt tra i rappresentanti della Conferenza delle Chiese Europee e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.

La presenza delle istituzioni europee come anche l'esistenza e l'influenza del Centro di Studi ecumenici della Federazione Luterana Mondiale, sono qui a Strasburgo dei richiami e dei segni della vocazione dei cristiani a testimoniare insieme il Vangelo in Europa e nel mondo.


7. La ricca eredità cristiana quale è la vostra, a Strasburgo, in Alsazia e in Lorena, può anche essere una fonte d'impegno rinnovato per il servizio di Dio e degli uomini. In quest'anno durante il quale voi celebrate il 450° anniversario della fondazione della vostra Facoltà di Teologia protestante, il ricordo del passato cristiano della vostra città non può lasciarvi indifferenti. Dopo la testimonianza di coraggio e di abnegazione dei monaci evangelizzatori venuti dalle isole britanniche, l'insegnamento teologico di sant'Alberto Magno e dei suoi discepoli, la profondità mistica del maestro Eckart e di Jean Tauler, hanno dato lustro alla vostra città e alla vostra regione. Venne poi il momento delle nostre dolorose opposizioni che portarono alla nostra separazione. Personalità religiose quali Giovanni Calvino, Martin Bucer e Jacques Sturm hanno segnato questa città, molto al di là di un effetto storico, non solo nel campo della teologia e della vita ecclesiale, ma anche nel campo culturale, sociale e politico.

Oggi, mentre si avanza sul difficile cammino dell'ecumenismo, la missione e la collaborazione delle facoltà di teologia protestanti e cattoliche e dei vari istituti della vostra università, la presenza di cristiani in posti di grande responsabilità in questa regione e tutte le forme di testimonianza delle comunità cristiane, compresa la loro testimonianza comune, sono altrettante occasioni e mezzi che il Signore vi offre affinché Strasburgo venga confermata nella sua vocazione cristiana.

Che la grazia di Dio vi aiuti a servirlo con questi mezzi! Allora "la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù!" (Ph 4,7).


Data: 1988-10-09 Data estesa: Domenica 9 Ottobre 1988





GPII 1988 Insegnamenti - L'incontro con i sordomuti e i non-vedenti - Centro "Louis Braille" (Strasburgo)