GPII 1988 Insegnamenti - Al Parlamento europeo - Strasburgo (Francia)

Al Parlamento europeo - Strasburgo (Francia)

Titolo: L'Europa unita di domani dovrà riconciliare l'uomo con la creazione, con i suoi simili, con se stesso

Testo:

Signor Presidente, signore e signori deputati.


1. Mi permetta innanzitutto, signor Presidente, di esprimerle la mia gratitudine per le parole di benvenuto e di stima che mi ha rivolto. Desidero ringraziarla vivamente per aver personalmente rinnovato l'invito, già formulato nel 1980, di venire a rivolgermi a questa prestigiosa assemblea. La speranza che avevo già espresso più di tre anni fa dinanzi ai rappresentanti delle istituzioni europee, diventa finalmente realtà, e mi rendo conto dell'importanza di questo mio incontro con i rappresentanti dei dodici Paesi che formano la Comunità europea, vale a dire i rappresentanti di circa 330 milioni di cittadini che vi hanno affidato il mandato di guidare i loro destini comuni.

Adesso che la vostra assemblea, parte principale dell'integrazione europea sin dagli inizi della "Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio" e la firma del trattato di Roma, viene eletta a suffragio universale diretto e che conseguentemente gode di un prestigio e di un'autorità accresciuti, appare a giusto titolo ai vostri compatrioti come l'istituzione portante del loro avvenire, come una comunità democratica del Paese, desiderosa di integrare più fortemente la sua economia, di armonizzare in molti punti la sua legislazione e di offrire a tutti i suoi cittadini uno spazio unico di libertà in una prospettiva di mutua cooperazione e arricchimento culturale.

Il nostro incontro si colloca in un momento privilegiato della storia di questo continente, quando un lungo cammino, non esente da difficoltà, è stato già percorso e si annunciano nuove decisive tappe che accelereranno, con l'entrata in vigore dell'"Atto Unico Europeo", il processo di integrazione pazientemente portato avanti negli ultimi decenni.

I 2. Sin dalla fine dell'ultima guerra mondiale, la Santa Sede non ha mai smesso di incoraggiare la costruzione dell'Europa. Certo, la Chiesa ha come missione di far conoscere a tutti gli uomini la loro salvezza in Gesù Cristo, quali che siano le condizioni della loro storia presente, perché non vi è mai nulla di più importante di questo compito. così, senza uscire dalla competenza che le è propria, essa considera suo dovere illuminare e accompagnare le iniziative sviluppate dai popoli che vanno nel senso dei valori e dei principi che essa deve proclamare, attenta ai segni dei tempi che esortano a tradurre nelle mutevoli realtà dell'esistenza i requisiti permanenti del Vangelo.

Come potrebbe la Chiesa disinteressarsi della costruzione dell'Europa, lei che è radicata da secoli nei popoli che la compongono e che ha condotto un giorno al fonte battesimale popoli per i quali la fede cristiana è e rimane uno degli elementi della loro identità culturale? 3. L'Europa d'oggi può certamente accogliere come un segno dei tempi lo stato di pace e di cooperazione definitamente instaurato tra i suoi Stati membri, che per secoli avevano sprecato le loro forze a farsi la guerra e a cercare il dominio gli uni sugli altri.

Segno dei tempi ancora, l'accresciuta sensibilità per i diritti dell'uomo e per i valori della democrazia, di cui la vostra assemblea è l'espressione e vuol essere anche la garante. Questa adesione da allora è sempre tesa a sostenere che deve prevalere, in tutte le circostanze, il rispetto del diritto e della dignità della persona umana.

Segno dei tempi anche, noi crediamo, è il fatto che questa parte dell'Europa, che ha finora tanto investito nel campo della sua cooperazione economica, sia sempre più intensamente alla ricerca della sua anima e di un soffio in grado di assicurare la sua coesione spirituale. Su questo punto, mi sembra, l'Europa che voi rappresentate si trova sulla soglia di una nuova tappa della sua crescita, tanto per se stessa che nel suo rapporto con il resto del mondo.


4. Il "mercato unico", che entrerà in vigore dalla fine del 1992, accelererà il processo di integrazione europea. Una struttura politica comune, emanazione della libera volontà dei cittadini europei, lungi dal mettere in pericolo l'identità dei popoli della comunità, servirà piuttosto a garantire più equamente i diritti, soprattutto culturali, di tutte le sue regioni. Questi popoli europei uniti non accetteranno la dominazione di una nazione o di una cultura sulle altre, ma sosterranno il diritto uguale per tutti di arricchire gli altri della loro diversità.

Gli imperi del passato, che tentavano di instaurare il loro predominio con la forza della coercizione e la politica di annessione hanno tutti fallito. La vostra Europa sarà quella della libera associazione di tutti i popoli e della messa in comune delle molteplici ricchezze della sua diversità.


5. Altre nazioni potranno certamente unirsi a quelle che sono qui rappresentate.

Il mio voto di pastore supremo della Chiesa universale, venuto dall'Europa centrale e che conosce le aspirazioni dei popoli slavi, quest'altro "polmone" della nostra stessa patria europea, il mio voto è che l'Europa, dandosi sovranamente libere istituzioni, possa un giorno estendersi alle dimensioni che le sono state date dalla geografia e più ancora dalla storia. Come potrei non desiderarlo, dato che la cultura ispirata dalla fede cristiana ha profondamente segnato la storia di tutti i popoli della nostra unica Europa, greci e latini, tedeschi e slavi, malgrado tutte le vicissitudini e al di là dei sistemi sociali e delle ideologie? 6. Le nazioni europee si sono tutte distinte nella loro storia per la loro apertura verso il mondo e gli scambi vitali che hanno stabilito con i popoli di altri continenti. Nessuno può immaginare che un'Europa unita possa rinchiudersi nel suo egoismo. Parlando all'unisono, unendo le sue forze, essa sarà in grado più ancora che nel passato, di consacrare risorse ed energie nuove al grande compito dello sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo, specialmente quelli che intrattengono già con essa legami tradizionali. La "Convenzione di Lomé", che ha dato luogo ad una cooperazione istituzionalizzata fra i membri della vostra assemblea ed i rappresentanti di 66 Paesi d'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, è, a ben vedere, esemplare. La cooperazione europea sarà quindi tanto più credibile e fruttuosa quanto più sarà portata avanti senza secondi fini di dominio, con l'intento di aiutare i Paesi poveri a farsi carico del loro proprio destino.

II 7. Signor Presidente, il messaggio della Chiesa riguarda Dio e il destino ultimo dell'uomo, problemi che hanno caratterizzato al massimo grado la cultura europea.

In verità, come potremmo concepire l'Europa privata di questa dimensione trascendente? Da quando, in terra europea, si sono sviluppate, in epoca moderna, le correnti di pensiero che a poco a poco hanno allontanato Dio dalla comprensione del mondo e dall'uomo, due visioni opposte alimentano una tensione costante fra il punto di vista dei credenti e quello dei fautori di un umanesimo agnostico e a volte anche "ateo".

I primi, ritengono che l'ubbidienza a Dio sia la sorgente della vera libertà, che non è mai libertà arbitraria e senza scopo, ma libertà per la verità e il bene, due grandezze che si situano sempre al di là della capacità degli uomini di appropriarsene completamente. Sul piano etico, questo atteggiamento fondamentale si traduce nell'accettazione di principi e di norme di comportamento che si impongono alla ragione o derivano dall'autorità della Parola di Dio, di cui l'uomo, individualmente o collettivamente, non può disporre a suo piacimento, secondo l'arbitrio delle mode o dei propri mutevoli interessi.


8. Il secondo atteggiamento è quello che, avendo soppresso ogni subordinazione della creatura a Dio, o a un ordine trascendente della verità e del bene, considera l'uomo in se stesso come il principio e la fine di tutte le cose, e la società, con le sue leggi, le sue norme, le sue realizzazioni, come sua opera assolutamente sovrana.

L'etica non ha allora altro fondamento che il consenso sociale, e la libertà individuale altro freno se non quello che la società ritiene di dover imporre per la salvaguardia di quella altrui.

Presso alcuni, la libertà civile e politica, già conquistata attraverso un capovolgimento dell'antico ordine fondato sulla legge religiosa, viene ancora concepita come accompagnata dall'emarginazione, ovvero la soppressione della religione, in cui si tende a vedere un sistema di alienazione. Per alcuni credenti, invece, una vita conforme alla fede non sarebbe possibile se non attraverso un ritorno a questo antico ordine, d'altronde spesso idealizzato.

Questi due atteggiamenti antagonisti non portano a soluzioni compatibili con il messaggio cristiano e lo spirito dell'Europa. Poiché, quando regna la libertà civile e si trova pienamente garantita la libertà religiosa, la fede non può che guadagnare in vigore raccogliendo la sfida che deriva dalla non credenza, e l'ateismo non può che misurare i suoi limiti di fronte alla sfida che la fede gli pone.

Dinanzi a tale diversità di punti di vista, la funzione più elevata della legge è quella di garantire in egual misura a tutti i cittadini il diritto di vivere in accordo con la loro coscienza e di non contraddire le norme dell'ordine morale naturale riconosciute dalla ragione.


9. A questo riguardo mi sembra importante ricordare che è nell'humus del cristianesimo che l'Europa moderna ha attinto il principio - sovente perso di vista nel corso dei secoli di "cristianità" - che governa in modo più fondamentale la sua vita pubblica: mi riferisco al principio, proclamato per la prima volta da Cristo, della distinzione fra "ciò che è di Cesare" e "ciò che è di Dio" (cfr. Mt 22,21). Questa distinzione essenziale fra la sfera dell'amministrazione esteriore della città terrena e quella dell'autonomia delle persone si illumina a partire dalla rispettiva natura della comunità politica a cui appartengono necessariamente tutti i cittadini e della comunità religiosa a cui aderiscono liberamente i credenti.

Dopo Cristo, non è più possibile idolatrare la società come grandezza collettiva divoratrice della persona umana e del suo destino irriducibile. La società, lo Stato, il potere politico appartengono al quadro mutevole e sempre perfettibile di questo mondo. Nessun progetto di società potrà mai stabilire il Regno di Dio, cioè la perfezione escatologica, sulla terra. I messianismi politici sfociano spesso nelle peggiori tirannidi. Le strutture che le società si danno non valgono mai in modo definitivo, esse non possono neppure procurare da sole tutti i beni ai quali l'uomo aspira. In particolare, non possono sostituirsi alla coscienza dell'uomo, né alla sua ricerca della verità e dell'assoluto.

La vita pubblica, il buon ordine dello Stato, riposano sulla virtù dei cittadini, che invita a subordinare gli interessi individuali al bene comune e a non darsi e a non riconoscere per legge altro che ciò che è obiettivamente giusto e buono. Già gli antichi greci avevano scoperto che non vi è democrazia senza assoggettamento di tutti alla legge e non legge che non sia fondata su una norma trascendente del vero e del giusto.

Dire che spetta alla comunità religiosa e non allo Stato di gestire "ciò che è di Dio", significa porre un limite salutare al potere degli uomini e questo limite è quello della sfera della coscienza, dei fini ultimi, del senso ultimo dell'esistenza, dell'apertura verso l'assoluto, della tensione verso un compimento mai raggiunto, che stimola gli sforzi ed ispira le scelte giuste. Tutte le correnti di pensiero del nostro vecchio continente dovrebbero riflettere su quali oscure prospettive potrebbe condurre l'esclusione di Dio dalla vita pubblica, di Dio come ultima istanza dell'etica e garanzia suprema contro tutti gli abusi del potere dell'uomo sull'uomo.


10. La nostra storia europea mostra abbondantemente quanto spesso la frontiera fra "ciò che è di Cesare" e "ciò che è di Dio" sia stata attraversata nei due sensi.

La cristianità latina medioevale - per non menzionare altro - che d'altra parte ha teoricamente elaborato, riprendendo la grande tradizione di Aristotele, la concezione naturale dello Stato, non è sempre sfuggita alla tentazione integralista di escludere dalla comunità temporale coloro che non professavano la vera fede. L'integralismo religioso, senza distinzione tra la sfera della fede e quella della vita civile, praticato ancora oggi in un'altra realtà, appare incompatibile con lo spirito proprio dell'Europa quale è stato caratterizzato dal messaggio cristiano.

Ma è da un'altra parte che, nei nostri tempi, sono venute le più gravi minacce, quando delle ideologie hanno assolutizzato la stessa società o un gruppo dominante, a detrimento della persona umana e della sua libertà. Laddove l'uomo non si appoggia più su una grandezza che lo trascende, rischia di abbandonarsi al potere senza freno dell'arbitrio e degli pseudo-assolutismi che lo annientano.

III 11. Altri continenti conoscono oggi una simbiosi più o meno profonda tra la fede cristiana e la cultura, che è piena di promesse. Ma dopo circa due millenni, l'Europa offre un esempio molto significativo della fecondità culturale del cristianesimo che, per sua natura, non può essere relegato alla sfera privata. Il cristianesimo, infatti, ha vocazione di professione pubblica e di presenza attiva in tutti gli ambiti della vita. Il mio dovere è anche quello di sottolineare con forza che se il sostrato religioso e cristiano di questo continente dovesse essere emarginato dal suo ruolo di ispirazione dell'etica e dalla sua efficacia sociale, non è soltanto tutta l'eredità del passato che verrebbe negata, ma è ancora un avvenire dell'uomo europeo - parlo di ogni uomo europeo, credente o non credente che verrebbe gravemente compromesso.


12. Concludendo, enuncero tre campi in cui mi sembra che l'Europa unita di domani, aperta verso l'Est del continente, generosa verso l'altro emisfero, dovrebbe riprendere un ruolo di faro nella civilizzazione mondiale: - Innanzitutto, riconciliare l'uomo con la creazione, vegliando sulla preservazione dell'integrità della natura, della sua fauna e della sua flora, della sua aria e dei suoi fiumi, dei suoi sottili equilibri, delle sue risorse limitate, della sua beltà che loda la gloria del Creatore.

- Poi, riconciliare l'uomo con i suoi simili, accettandosi gli uni gli altri quali europei di diverse tradizioni culturali o correnti di pensiero, accogliendo gli stranieri e i rifugiati, aprendosi alle ricchezze spirituali dei popoli degli altri continenti.

- Infine, riconciliare l'uomo con se stesso: si, lavorare per la ricostruzione di una visione integrale e completa dell'uomo e del mondo, contro le culture del sospetto e della disumanizzazione, una visione in cui la scienza, la capacità tecnica e l'arte non escludono ma suscitano la fede in Dio.

Signor Presidente, signore e signori deputati, rispondendo al vostro invito di rivolgermi alla vostra illustre assemblea, ho dinanzi agli occhi i milioni di uomini e donne europei che voi rappresentate. E' a voi che essi hanno affidato il grande compito di mantenere e di promuovere i valori umani - culturali e spirituali - che corrispondono all'eredità dell'Europa e che saranno la migliore salvaguardia della sua identità, della sua libertà e del suo progresso. Prego Dio di ispirarvi e di fortificarvi in questo grande disegno.


Data: 1988-10-11 Data estesa: Martedi 11 Ottobre 1988




Omelia a Mulhouse - Strasburgo (Francia)

Titolo: La nuova evangelizzazione di cui l'Europa ha bisogno ha il suo centro nel messaggio delle beatitudini

Testo:


1. "Cantero senza fine le grazie del Signore" (Ps 89[88], 2). "Senza fine", questo evoca per noi duemila anni di vita cristiana in Europa. Secoli di cristianesimo qui, a Mulhouse. Radici profonde per la vita dei popoli che si incontrano in questo crocevia di nazioni.

"Annunziero la tua fedeltà nei secoli" perché hai detto: la mia grazia rimane per sempre" (Ps 89[88], 2-3).

Costruire la comunità dei battezzati, costruire una tradizione nella fede, è opera dell'amore rivelato dal Vangelo di Cristo. E' l'opera di Dio nella fedeltà alla sua alleanza, è l'opera affidata alle nostre mani e ai nostri cuori.

Eppure, nel corso della storia, i battezzati si sono divisi. Oggi, alcuni desiderano costruire su fondamenta diverse dalla buona novella portata dagli apostoli. Ecco perché la vecchia Europa ha bisogno di una nuova evangelizzazione. Essa deve accogliere nuovamente il Signore che, in eterno, conserva sempre il suo amore (cfr. Ps 30[29]).

Fratelli e sorelle, sono venuto incontro a voi per incoraggiarvi a proseguire nell'opera dl evangelizzazlone che hanno intrapreso i vostri padri.

Saluto voi che avete ricevuto con il Battesimo la grazia della nuova alleanza! Vi saluto, comunità cristiane dell'Alsazia del sud, e desidero manifestare ai bambini che sono venuti numerosi a partecipare a questa festa della fede, la mia gioia di vederli con noi. Saluto i Vescovi presenti e le delegazioni di Bal, del paese di Bade, delle diocesi di Saint-Dié, di Belford-Montbéliard.

Saluto il vostro Arcivescovo, monsignor Brand, e il suo ausiliare monsignor Hégelé, che mi ha accolto a nome di tutti voi. Esprimo loro la mia gratitudine per tutta la sollecitudine con cui hanno organizzato la mia visita pastorale.

Rivolgo anche un rispettoso saluto alle autorità della regione che hanno tenuto a partecipare a questa celebrazione. E ringrazio in modo particolare il sindaco di Mulhouse per la sua collaborazione attiva che ha reso possibile questo incontro.


2. Cari fratelli e sorelle, nella prima lettura della liturgia, noi abbiamo sentito l'apostolo Paolo parlare dei vincoli fraterni tra i cristiani tessalonicesi e quelli macedoni. Essi sono i primi europei che hanno ricevuto il Vangelo. Il messaggio che Paolo aveva trasmesso loro aveva un unico punto di partenza: il Verbo di Dio, il Figlio del Dio vivente è la nostra Pasqua. In lui, Dio si è unito all'uomo di tutti i tempi in una alleanza nuova ed eterna attraverso la croce e la resurrezione di Cristo.

Il punto di partenza della nuova evangelizzazione, è sempre Cristo, il salvatore dell'uomo. I popoli di oggi aspettano la buona novella: Dio è fedele alla sua alleanza con l'umanità, attraverso il Figlio offerto in sacrificio per noi tutti, risorto il terzo giorno, presente con noi fino alla fine dei secoli. La sua luce penetra le tenebre del dubbio. I muri dell'odio vengono abbattuti. Il peccatore viene redento. Il perdono viene offerto fino all'ultimo giorno. La tavola viene imbandita per la comunione nell'amore.

A conclusione di questo secondo millennio, l'appello evangelico si rivolge ad ogni uomo, ricco della sua cultura e della sua storia, ma incerto sul senso del suo cammino. Che egli si rivolga verso la verità intera, "che intraprenda il cammino della conversione".

Con il Cristo che gli schiude una nuova vita, egli dirà: "Tu sei mio Padre, mio Dio e roccia della mia salvezza" (Ps 28[27]).


3. Al centro del messaggio evangelico, noi ascoltiamo ancora una volta le otto beatitudini. Le beatitudini indicano il cammino del Regno di Dio all'uomo di oggi, forgiato dalla tecnica e dai mezzi di comunicazione, all'uomo che soffre per le ineguaglianze e che è atterrito di fronte ai conflitti, all'uomo che pensa di dominare il mondo e la propria vita ma si lascia sedurre dall'illusione di una libertà disorientata.

Le beatitudini gli danno una risposta. Esse promettono la misericordia, una terra di pace e di giustizia, la consolazione dei cuori, la gioia di essere chiamati figli di Dio, la visione di Dio nella sua gloria. Ogni beatitudine proclama la pienezza della vita eterna. Essa mostra la vocazione dell'uomo.

"In spirito e in verità" (Jn 4,23), le otto beatitudini tracciano il ritratto del cristiano, perché esse disegnano la figura di Cristo stesso. Egli è venuto povero e libero fra gli uomini. Egli ha la dolcezza di coloro che sanno guarire le ferite degli altri. Egli piange sul gregge senza pastore e sui peccati del mondo. Egli ha fame di una giustizia a misura di uomo, quella del Signore che non disdegna l'operaio dell'undicesima ora. Egli è misericordioso al punto di perdonare coloro che lo mettono a morte. Con il cuore puro, egli compie incessantemente la volontà del Padre. Operatore di pace, avendo amato i suoi simili fino all'estremo, egli lascia loro la sua pace e la sua gioia. Perseguitato per la giustizia, oltraggiato, egli apre il Regno a colui che muore insieme a lui.

O uomo, tu sei fortunato ad avere un simil Salvatore, o uomo sei fortunato, tu che sei stato battezzato con l'acqua che sgorga dal fianco aperto di Cristo crocifisso! Tu puoi dire con il salmo: "Cantero senza fine le grazie del Signore" (Ps 89[88],2).


4. Con le otto beatitudini la Parola di Dio guida il cristiano nella imitazione di Cristo. Se egli vive nel loro spirito può conformarsi alle esigenze di giustizia, di purezza e di abnegazione che Gesù insegna nel discorso della montagna. Allora la legge di Cristo non è un obbligo, essa svela all'uomo la verità della sua vocazione, essa gli restituisce la sua condizione di figlio ad immagine e somiglianza di Dio.

Gesù ci dice: "Beati i poveri di spirito... beati i miti... beati i puri di cuore". Sono queste le qualità dell'essere cristiano. Egli non fa l'elogio dell'indigenza. E questa mitezza non è debolezza. Egli ci invita alla gioia di essere liberi anche riguardo ai nostri possessi materiali o affettivi, a condividere con gioia ciò che siamo e ciò che abbiamo, ad aprire il nostro cuore alla presenza infinitamente amorevole di Dio e alla speranza della vita nel Regno che ci è promesso.

Gesù ci dice: "Beati coloro che piangono... beati i misericordiosi... beati i perseguitati per la giustizia". Egli non si rassegna al male che fa soffrire, né al peccato che divide e distrugge. Egli chiede, di fronte alla sofferenza e al peccato, di aprirsi alla compassione, divivere il perdono. Egli chiede di essere fedeli alla giustizia secondo Dio, alla verità evangelica al punto da accettare l'ostilità e la persecuzione. Egli chiede di saper offrire come un dono d'amore tutte le forme della sofferenza umana.

Gesù ci dice: "Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia... beati gli operatori di pace". Beati saremo, se con tutte le nostre forze e tutta la nostra generosità, lavoreremo affinché ciascuno dei nostri fratelli abbia il privilegio di essere trattato secondo la sua dignità, affinché tutti insieme possiamo costruire la civiltà tanto desiderata dove "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).


5. Nel corso delle altre tappe di questo viaggio ho parlato dei vari aspetti della vita ecclesiale alla luce del Vangelo. Qui a Mulhouse, vorrei dire che lo spirito delle beatitudini riguarda anche il lavoro dell'uomo.

Mulhouse, città del lavoro, simboleggiato dalla ruota nel suo stemma.

Abitanti di Mulhouse, la "città dalle cento ciminiere", voi sapete cosa vuol dire avere fame e sete di giustizia, nelle fabbriche, nelle miniere, quando il fardello del lavoro è pesante, e anche quando si prova l'angoscia di perdere la possibilità di lavorare.

Nel secolo scorso, ispirati da sacerdoti come Landolin Winterer e Henry Cetty, voi siete stati tra i pionieri del cattolicesimo sociale. I vostri padri hanno voluto conservare la dignità dei lavoratori e meglio consolidare la comunità della "famiglia operaia" organizzando la solidarietà professionale, il reciproco aiuto e promuovendo l'istruzione. Era il periodo in cui Papa Leone Xlll dava alla dottrina sociale della Chiesa il suo slancio dell'epoca moderna con l'enciclica "Rerum Novarum".

In condizioni oggi diverse, è tuttora necessario mettere l'uomo in primo piano e non ridurre il lavoro al rango di una mercanzia. Con l'opera della sua intelligenza e delle sue mani, la persona umana è associata tramite Dio alla sua opera creatrice. E' vero che il lavoro provoca sofferenza con lo sforzo e il peso della fatica. Ma è umano portare questa croce quando ne deriva un nuovo bene poiché tramite il suo lavoro l'uomo realizza se stesso. Il lavoro è una fonte per la sua vita - gli procura i mezzi per vivere -, per la vita della sua famiglia.

Esso gli permette allo stesso tempo di sviluppare le sue doti, le sue attitudini.

Gli dà la possibilità di servire, contribuire al progresso economico e culturale della società, di trasformare la terra per renderla abitabile a beneficio di tutti. Il lavoro è fonte di progresso sociale: grazie ad esso, i legami della comunità di persone impegnate negli stessi compiti si rafforzano. Per i cristiani il lavoro significa partecipazione alla vita di Cristo che ha lavorato con le sue mani, e al suo sacrificio redentore. Possano i lavoratori scoprire tutte le dimensioni del lavoro, senza essere privati di alcuno dei suoi valori! Noi ora offriremo il pane. Esso è il frutto della terra, della creazione di Dio. E' anche l'opera delle mani umane cha hanno macinato il grano alla ruota del mulino. Presentando questa offerta fra di voi, io prego il Signore affinché riunisca i lavoratori in uno "spazio sociale" dove ciascuno trovi il suo giusto posto, dove nessuno sia disprezzato, dove nessuno sia privato del lavoro. Io lo prego affinché si moltiplichino sulla terra non soltanto "i frutti della nostra attività", ma anche "la dignità dell'uomo, la comunione fraterna e la libertà" (cfr. LE 27; GS 39).


6. La vostra situazione in quella che voi chiamate la "Dreieckland", vi ha sempre portati a degli scambi attivi con le regioni confinanti della Svizzera, della Germania e, in Francia, dei Vosgi e del "Franche-Comté". Inoltre, l'attività industriale e mineraria di Mulhouse e dell'Alsazia del sud ha attirato numerosi stranieri che sono entrati nella vostra comunità di lavoro.

Vorrei qui salutare coloro che sono venuti da Paesi d'Europa, i miei compatrioti della Polonia, gli italiani, i portoghesi - e anche tutti coloro che sono venuti da altre regioni del mondo.

Mulhouse conserva una antica e felice tradizione di ospitalità, rispettosa di culture e patrimoni spirituali diversi. La regola per l'accoglienza del prossimo, noi la troviamo nella lettera di san Paolo: "Voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri" (1Th 4,9).

L 'amore fraterno non ha frontiere. Un operatore di pace riconosce in ogni uomo un essere amato da Dio, qualunque siano le sue origini. Con la sua accoglienza, il discepolo del Signore si sforza di alleviare tra quanti arrivano la prova dell'espatrio. Egli rispetta la vita delle famiglie attaccate ai loro costumi e sollecite nel trasmetterli ai loro figli.

Questo atteggiamento profondamente umano e pacifico, so che corrisponde in larga misura a ciò che voi vivete già da generazioni. Da parte dei cristiani, questa convivialità - anche se vissuta al modesto livello di quartiere o di villaggio - serve realmente la causa della pace e della unità all'interno dell'Europa, e anche tra gli europei e i loro fratelli delle altre regioni del mondo. Non ci si deve accontentare di una sorta di reciproca tolleranza fra stranieri, ma creare dei legami ben più profondi: ciò che ci avvicina a ciascun uomo è lo spirito delle beatitudini, la sete di giustizia e di pace, l'amore fraterno che abbiamo appreso da Dio.


7. Fratelli e sorelle, ascoltiamo il primo messaggero dell'evangelizzazione in Europa, san Paolo: "Avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più!" (1Th 4,1).

Gli apostoli hanno annunciato all'Europa la verità intera. Il Battesimo ha unito milioni di uomini al Cristo redentore. Nella Chiesa, essi sono chiamati a formare un corpo vivente e unito. E la Chiesa stessa deve essere un segno di fratellanza per tutti gli uomini.

"Fratelli, noi vi incoraggiamo a fare ancora nuovi progressi", lavorando con le vostre mani, costruendo l'unità. Come non esprimerne l'ardente desiderio nella vostra regione segnata dalle divisioni fra cristiani avvenute nel passato? "Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù" (1Th 4,2). La nuova evangelizzazione di cui l'Europa ha bisogno trova nel messaggio delle beatitudini un punto di riferimento centrale. Non ne sminuite le esigenze! Meditate sulla Parola vivente di Dio. Siate pronti a rendere conto della speranza che è in voi (cfr. 1P 3,15).

Trasmettete tutta la verità ai vostri figli tramite l'insegnamento e la testimonianza della vita cristiana nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità.

Con Pietro, io vi dico: "Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta" (cfr. 1P 1,15).

Rimanete fedeli all'alleanza! Ogni giorno, in ogni incontro, lasciatevi prendere da Cristo! E potrete cantare con il salmista: "Cantero senza fine le grazie del Signore; con la mia bocca annunziero la tua fedeltà nei secoli" (Ps 89[88],2).


Data: 1988-10-11 Data estesa: Martedi 11 Ottobre 1988




Congedo dalla Francia all'aeroporto di Mulhouse-Basel (Strasburgo - Francia)

Titolo: La Chiesa desidera portare il suo specifico contributo alla ricerca del destino d'Europa, che è quello dell'uomo e della civiltà

Testo:

Signor primo ministro, eccellenze, signore, signori.

Al termine del mio viaggio apostolico nella sede delle istituzioni europee stabilite nella capitale alsaziana così come nelle tre diocesi di Strasburgo, Metz e Nancy, desidero indirizzare dal profondo del cuore una parola di ringraziamento a tutte le persone che, nell'esercizio delle loro alte funzioni o attraverso la loro discreta collaborazione, hanno contribuito allo svolgimento di queste giornate.

Questi ringraziamenti, io li rinnovo in maniera particolare all'indirizzo del signor Presidente della Repubblica francese e del governo che ella presiede, signor Primo ministro. Rendo partecipi della mia gratitudine tutte le autorità regionali, dipartimentali e municipali, così come le autorità francesi ed elvetiche di questo aeroporto internazionale di Mulhouse-Bâle. Signor primo ministro, sono molto toccato dalla sua cordiale deferenza che mi ha dato l'occasione d'intrattenermi con lei.

Ancora una volta, saluto il Consiglio d'Europa, con la commissione e la corte dei diritti dell'uomo, così come il Parlamento europeo. E saluto la città di Strasburgo il cui passato l'ha preparata a simbolizzare l'Europa democratica, l'Europa riconciliata, l'Europa del dialogo fra le culture.

Ho voluto, da parte mia, sottolineare l'importanza di Strasburgo allo stesso modo sul piano ecclesiale elevando questa diocesi alla dignità di arcidiocesi. Tocca adesso a questa Chiesa locale di svolgere sempre meglio il suo ruolo nella edificazione spirituale dell'Europa.

Con gioia e fiducia, ho potuto misurare l'entusiasmo della gioventù europea e la sua disponibilità ai valori morali. Che possa essa ricevere il solido alimento spirituale di cui ha bisogno! Ho potuto constatare la vitalità della fede nelle comunità d'Alsazia e Lorena, malgrado tutte le sfide del momento e la crescente secolarizzazione della vita. Ho voluto confermarle nella fede e nella speranza.

Sono lieto di terminare qui questo viaggio nell'Alsazia del Sud. Ho appena lasciato Mulhouse, città crocevia di tre Paesi europe, antico centro industriale, dove si è ben presto sviluppato lo specifico contributo dell'Alsazia al cristianesimo sociale. Vi scorgo un segno di questa Europa, consapevole del bisogno di radicare i valori etici nell'humus fecondo della fede religiosa.

L'Europa non è un'entità astratta, né soltanto un mercato od uno spazio di libera circolazione, è innanzitutto comunità di uomini. Non vi è comunità senza il sentimento di una comunità di destini. E' alla ricerca del destino dell'Europa, che è anche quello dell'uomo e della civiltà umana, che la Chiesa desidera portare il suo specifico contributo.

A lei, signor Arcivescovo, ai sacerdoti ed ai fedeli della vostra grande diocesi, all'Alsazia cristiana, a tutti gli uomini di buona volontà, affido questo compito di manifestare al resto d'Europa la piena coerenza della vostra fede con la vostra vocazione a lavorare per l'edificazione europea.

Congedandomi da lei, signor primo ministro, desidero assicurarle le mie preghiere ed i miei voti per la prosperità di tutto il popolo francese! Prego Dio di dare a tutti la sua benedizione.


Data: 1988-10-11 Data estesa: Martedi 11 Ottobre 1988









Ai Vescovi dell'Australia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'intero Popolo di Dio condivide nei vari modi l'ufficio di insegnamento che è proprio della Chiesa

Testo:

Cari fratelli Vescovi.


GPII 1988 Insegnamenti - Al Parlamento europeo - Strasburgo (Francia)