GPII 1980 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa è il popolo di Dio che accetta la missione

1. Mentre oggi, domenica missionaria della Chiesa, ci riuniamo in piazza san Pietro per recitare l'Angelus, vengono in mente le parole del Vangelo di san Luca, alle quali questa preghiera fa riferimento: "Missus est angelus Gabriel ad Virginem..." (Lc 1,26-27).

All'inizio dell'opera, alla quale desideriamo servire, si trova la "missione". La parola che parla della "missione", cioè della "vocazione", è in un certo senso la prima parola del Vangelo. E la divina realtà della missione decide del mistero stesso della Chiesa, come ha ricordato, in modo splendido, il Concilio nel suo principale documento, la costituzione dogmatica sulla Chiesa: "La Chiesa..., fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio" (LG 5).

La Chiesa è il Popolo di Dio che accetta la missione, la stessa, in un certo senso, che ha accettato la Vergine di Nazaret. E' il popolo che assume questa missione divina insieme con Cristo nello Spirito Santo. In questo modo, tutta la Chiesa si trova nello stato di missione ("in statu missionis"), ed ogni cristiano senza eccezione, consapevole del suo credo, partecipa alla missione della Chiesa.


2. Oggi i nostri pensieri e i nostri cuori, le nostre preghiere e le nostre meditazioni si dirigono, in modo particolare, verso quei territori del globo terrestre, che chiamiamo "territori missionari". Ancor più che verso i territori del globo, ci rivolgiamo verso gli spazi delle anime umane; a ciò ci ha preparati, in modo particolarmente profondo, il Concilio.

La Chiesa non cessa - non può cessare - di andare col Vangelo verso tutti coloro che ancora non lo conoscono. così, come non cessa di ritornare col Vangelo verso tutti coloro che si sono allontanati da esso. Lo fa senza riguardo alle difficoltà, che si accumulano nella sua via missionaria. Lo fa nello spirito dell'apostolo, che ha scritto: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Co 9,16).

Lo stesso deve ripetere di se stessa tutta la Chiesa ed ognuno che, nella Chiesa, si lascia guidare dallo Spirito di responsabilità per il Vangelo.

"La missione della Chiesa - ha affermato il Concilio Vaticano II - si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, obbedendo all'ordine di Cristo e mossa dalla grazia e dalla carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo" (AGD 5).


3. Nella domenica odierna, da questo luogo in cui, insieme con l'eredità lasciata da san Pietro, batte il cuore della Chiesa, ci rivolgiamo a tutti coloro che costituiscono nel mondo intero una grande Chiesa missionaria. Ritengo come un dono particolare della provvidenza il fatto che, in questo anno, mi è stata offerta l'opportunità di visitare alcune zone di questa Chiesa, alcuni paesi missionari.

Desidero, in questa significativa circostanza, ricordare i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le suore, i medici, i missionari laici, i catechisti, in particolare quelli autoctoni, che con tanto zelo e spirito di sacrificio si dedicano all'annuncio del messaggio di Cristo. Il mio pensiero, pieno di sincera gratitudine, va anche agli ordini, alle congregazioni, agli istituti religiosi, che per la grande causa missionaria donano il meglio delle loro energie; come pure il mio incoraggiamento va alle pontificie opere missionarie, quali l'opera della propagazione della fede, della santa infanzia, di san Pietro apostolo, dell'unione missionaria, ed a tutte le opere missionarie a carattere nazionale e diocesano.


4. A tutti costoro diciamo: questo è il vostro giorno! Ma non solo questo giorno.

Ogni tempo della Chiesa è vostro: con voi, per voi e mediante voi! Tuttavia in questa giornata, desideriamo manifestarlo in modo particolare.

Mentre rendiamo grazie al Padre della misericordia e al Dio di ogni consolazione per tutti voi che, in qualsiasi modo, costituite "la Chiesa missionaria" contemporanea, in pari tempo, preghiamo perché le vostre forze non si riducano e non si indeboliscano. Preghiamo perché si renda sempre più intensa la coscienza missionaria della Chiesa intera. Preghiamo anche per le vocazioni missionarie ecclesiastiche e laiche.

Preghiamo con instancabile fiducia.

La messe è grande!

Data: 1980-10-19 Data estesa: Domenica 19 Ottobre 1980.


Al termine dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto ad un gruppo di cicloamatori

1. Sono molto lieto, carissimi amatori dello sport ciclistico, per questo incontro, da voi da tempo desiderato, che mi offre la gradita occasione di manifestarvi i sentimenti del mio affetto e di rivolgervi al tempo stesso una parola di sincera felicitazione e d'incoraggiamento.

Porgo un particolare saluto al vostro Presidente, Cav. Luigi Leggeri, ed al Padre Battista Mondin, che da oltre un decennio assiste spiritualmente la vostra grande famiglia di 40.000 componenti. Con vivo compiacimento vedo qui presenti tra voi alcuni campioni delle passate competizioni, ai quali esprimo la mia ammirazione ed il mio apprezzamento.

Questa bella visita avviene nel XXV anniversario delle iniziative della vostra Associazione, di cui meritano speciale menzione i recenti pellegrinaggi in Terrasanta e quelli precedenti ai santuari mariani di Lourdes e di Czestochowa, come pure quello compiuto dagli sportivi del Lazio alla Madonna della Mentorella la scorsa primavera. Tali manifestazioni di fede ben si collegano con l'ordinato esercizio dello sport, perché esso costituisce un'attività che, fortificando il corpo, porta lo spirito a sollevarsi verso Dio nella contemplazione delle meraviglie da lui create.

Lo spirito riflessivo dello sport, mentre percorre le strade che si snodano tra pianure, colli, montagne, fiumi, può scoprire la mano intelligente e generosa del Signore, e lo sguardo di ammirazione si può far preghiera. Ed io di tutto cuore vi auguro che sempre sia così.


2. Lo sport della bicicletta, se praticato con assiduità e con amore, è poi scuola di sobrietà, di fortezza di volontà, di costante sacrificio; è attività molto dura e impegnativa, che concede soddisfazioni soltanto a chi è votato alla rinuncia ed all'impegno perseverante. Praticato in forma turistica, esso è felice occasione per stringere nuove amicizie, per rinsaldare vincoli di fraterna solidarietà che, se permeati dalla fede, costituiscono concrete testimonianze di quell'amore evangelico che Gesù ha raccomandato ai suoi.

Sull'esempio dei vostri migliori campioni, fate in modo che le vostre competizioni ed i vostri giri siano sempre di aiuto per la vostra vita interiore e per l'adempimento dei vostri doveri sociali, familiari, religiosi, mediante l'incontro con Cristo specialmente per quanto riguarda la santificazione della Domenica che è, appunto, il giorno del Signore.

Con l'auspicio di un felice esito per i lavori dell'Associazione Nazionale "Amatori del Ciclismo", che si svolgerà la prossima settimana ad Urbino, imparto la mia cordiale Benedizione che volentieri estendo alle vostre famiglie ed a tutti i vostri cari.

Data: 1980-10-19 Data estesa: Domenica 19 Ottobre 1980.


Ai professori e agli studenti dell'università di "Propaganda Fide" - Università urbaniana (Roma)

Titolo: Ecclesialità, romanità, missionarietà: note specifiche dell'università urbaniana

Venerati fratelli e cari figli! 1. Debbo dirvi anzitutto, con grande sincerità, la mia profonda gioia per questa mia visita alla pontificia università urbaniana, visita che fa seguito a quelle precedenti, da me compiute alle pontificie università san Tommaso d'Aquino, gregoriana e lateranense.

In tali visite ho potuto incontrarmi con i dirigenti, i docenti e gli alunni, ai quali ho potuto manifestare la sincera stima, il profondo affetto e la trepida sollecitudine, che la Chiesa e il Papa nutrono per i centri culturali, che hanno sede nella città eterna, e che sono vere fucine di scienza e di formazione umana, cristiana e sacerdotale.

Oggi, nella significativa circostanza della "giornata missionaria mondiale", mi trovo qui, nella sede della pontificia università urbaniana, che prende nome dal mio predecessore Urbano VIII, il quale con la lettera apostolica "Immortalis Dei Filius" erigeva canonicamente, il primo agosto del 1627, il pontificio seminario urbano, nel quale pii e dotti chierici secolari venivano educati e formati per essere inviati in qualsiasi parte del mondo al fine di propagare la fede cattolica anche a costo della vita.

Mi trovo qui, in questo ateneo, che accoglie oggi, in felice unione ed in emblematica concordia, studenti che provengono da tutte le parti del mondo, portano a Roma le molteplici ricchezze delle culture dei loro popoli e il traboccante entusiasmo della loro giovinezza donata a Cristo ed alla Chiesa, e ritorneranno nelle loro lontane nazioni per rendere partecipi i loro fratelli del magnifico e misterioso dono della fede.

Mi piace ricordare che il 1° maggio 1931il mio predecessore Pio XI inaugurava personalmente la nuova sede del collegio, qui sul Gianicolo; mentre il primo ottobre 1962Giovanni XXIII, con il "motu proprio" "Fidei Propagandae", conferiva all'ateneo il titolo di "università", e nel corso della visita da lui compiuta a questa sede, pronunciava quelle splendide parole, che desidero fare anche mie: "Le nostre due dimore del Vaticano e del Gianicolo si guardano di fronte, si guardano, si parlano, si intendono; una stessa ispirazione, una stessa preghiera per la redenzione in Cristo del mondo intero".


2. Carissimi superiori, docenti, alunni! In questo nostro incontro vorrei brevemente presentare alla vostra considerazione le note specifiche, che debbono caratterizzare la vita di questa pontificia università urbaniana.

La prima deve essere quella della ecclesialità. Voi appartenete alla Chiesa, siete la Chiesa; specialmente voi, studenti, vi formate nello studio severo, nella ordinata disciplina, nella preghiera continua, per lavorare affinché la Chiesa si dilati sempre più nel mondo, manifestando con sempre maggiore efficacia la sua essenziale ed intrinseca cattolicità. La vostra vita è collegata ed unita a quella di tutta la Chiesa: alle Chiese giovani che vi attendono con ansia per ricevere da voi luce, conforto, speranza; a quei membri della Chiesa che hanno compiuto non pochi sacrifici per poter contribuire, anche economicamente, alla vostra preparazione ed alla vostra formazione; a quelle Chiese più antiche, che sperano da voi una nuova forza ed una giovanile energia, che si diffonda in tutta l'articolazione della Chiesa universale.

L'amore alla Chiesa - corpo mistico del Cristo, sposa del Cristo, Popolo di Dio, edificio di Dio - deve essere profondamente radicato nel vostro cuore.

Riascoltiamo e meditiamo le note e commosse parole del grande Vescovo e martire di Cartagine, san Cipriano: "Habere non potest Deum patrem qui Ecclesiam non habet matrem"; e, parlando dell'unità della Chiesa, aggiunge: "Hanc unitatem qui non tenet, non tenet Dei legem, non tenet Patris et Filii fidem, vitam non tenet et salutem" (S. Cypriani "De Catholicae Ecclesiae unitate", 6: CSEL, 3,1,214).

La vostra vita culturale, che si sviluppa attraverso seri e metodici corsi accademici, come pure la vostra formazione spirituale in preparazione al sacerdozio debbono essere animate dalla dimensione ecclesiale.

La teologia, che è il cuore degli studi propri di questa università, è una scienza ecclesiale; cresce nella Chiesa, parla della Chiesa, si sviluppa alla luce del magistero della Chiesa. "In doctrina catholica investiganda et docenda - ho affermato nella costituzione apostolica "Sapientia Christiana" - fidelitas erga Ecclesiae magisterium semper eluceat. In docendi munere explendo, praesertim in cyclo institutionali, ea imprimis tradantur, quae ad patrimonium acquisitum Ecclesiae pertinent. Probabiles et personales opiniones, quae ex novis investigationibus oriantur, nonnisi ut tales modeste proponantur" (Ioannis Pauli PP. II "Sapientia Christiana", I,70).

Ciò comporta uno studio accurato, una ricerca appassionata, una grande serietà scientifica, l'impegno congiunto della specifica preparazione dei docenti e del lavoro personale degli alunni. Quella sete di verità e di assoluto, che è tipica dell'uomo di ogni tempo e di ogni civiltà, e che si riscontra in maniera singolare nelle concezioni religiose ed in tante altre tradizioni ancestrali dei vostri popoli, deve essere un continuo stimolo per lo studio sempre più approfondito delle varie discipline teologiche, evitando le facili suggestioni della superficialità e del conformismo.

Ma lo studio, avulso dalla vita spirituale, non può plasmare i veri teologi, tanto meno gli autentici apostoli del Cristo. Per questo, la formazione spirituale - basata e radicata sulla fede viva, sulla serena speranza e sulla operosa carità - deve essere la prima meta delle varie fasi della vita di questa università e dei collegi, che nell'urbe vi ospitano con tanto amore. E tale formazione deve essere tipicamente "ecclesiale", perché voi vi preparate a diventare operai fedeli, che portino degni frutti nella vigna del Signore, quale è la Chiesa.

La preghiera assidua - sia personale che comunitaria - vi aiuterà ad approfondire la dottrina teologica ed a vivere i misteri della rivelazione cristiana.


3. Un'altra nota, che caratterizza questa università è la sua romanità.

Tutti voi, figli carissimi, siete felici di poter completare i vostri studi a Roma, in questa città resa sacra dalla fede e dal sangue degli apostoli Pietro e Paolo e di tanti martiri, che ci hanno lasciato, come tesoro e come impegno, l'esempio luminoso della loro testimonianza a Cristo; in questa città che, non senza divina disposizione, è il centro della cattolicità, la sede del successore di Pietro, e verso la quale sono orientati il cuore e la fede di milioni di credenti.

Tra i vostri condiscepoli e i vostri professori voi trovate persone di ogni nazione, di lingue diverse, ma tutti uniti dalla e nella stessa fede; potete vivere qui a Roma l'esperienza esaltante della unità e della cattolicità della Chiesa; unità e cattolicità, nelle quali dovrete continuamente formare le vostre singole Chiese particolari. "Quanto più una Chiesa particolare - ha scritto Paolo VI - è unita con solidi legami di comunione alla Chiesa universale - nella carità e nella fedeltà, nell'apertura al magistero di Pietro, nell'unità della "Lex orandi" che è anche "Lex credendi", nella sollecitudine dell'unità con tutte le altre Chiese, che costituiscono l'universalità - tanto più questa stessa Chiesa... sarà veramente evangelizzatrice, cioè capace di attingere al patrimonio universale a profitto del suo popolo, come pure di comunicare alla Chiesa universale l'esperienza e la vita dello stesso popolo a beneficio di tutti" (Pauli VI EN 64).


4. Si! Figli carissimi! Ogni Chiesa particolare deve essere "evangelizzatrice", deve cioè vivere in una continua tensione missionaria. E proprio la missionarietà è la terza caratteristica della pontificia università urbaniana, in quanto essa è aperta a molti gruppi culturali diversi.

La vostra università è - possiamo ben dirlo - quasi un segno concreto e visibile della universalità della Chiesa, che accoglie in sé, nella propria unità la diversità dei popoli tutti. Unità e diversità che sant'Agostino, commentando il salmo 44, scorge nella veste preziosa della Chiesa-regina, la quale viene presentata al Re-Cristo: "Vestitus reginae huius quis est? Et pretiosus est, et varius est: sacramenta doctrinae in linguis omnibus variis. Alia lingua Afra, alia Syra, alia Graeca, alia Hebraea, alia illa et illa: faciunt istae linguae varietatem vestis reginae huius. Quomodo autem omnis varietas vestis in unitate concordat, sic et omnes linguae ad unam fidem. In veste varietas sit scissura non sit. Ecce varietatem intelleximus de diversitate linguarum et vestem intelleximus propter unitatem... Eamdem quippe sapientiam, eamdem doctrinam et disciplinam omnes linguae praedicant" (S.Augustini "Enarr. in Ps. 44", 24: PL 36,509) In modo del tutto particolare emerge in questa sede, sempre vivo ed attuale, il problema del rapporto tra messaggio cristiano e culture diverse. La forza del Vangelo deve penetrare nel cuore stesso delle varie culture e delle diverse tradizioni. In tale contesto - come ho ricordato nella esortazione apostolica sulla catechesi - sono da tener presenti due principi: "Da una parte, il messaggio evangelico non è puramente e semplicemente isolabile dalla cultura, nella quale esso si è da principio inserito (l'universo biblico e, più concretamente, l'ambiente culturale, in cui è vissuto Gesù di Nazaret), e neppure è isolabile, senza un grave depauperamento, dalle culture, in cui si è già espresso nel corso dei secoli...; dall'altra parte, la forza del Vangelo è dappertutto trasformatrice e rigeneratrice. Allorché essa penetra una cultura, chi si meraviglierebbe se ne rettifica non pochi elementi? Non ci sarebbe catechesi, se fosse il Vangelo a dover alterarsi al contatto delle culture" (Ioannis Pauli PP. II CTR 53).

E nel mio recente viaggio in Africa, rivolgendomi ai confratelli nell'episcopato del Kenya, dicevo loro: "L'acculturazione o inculturazione, che voi a ragione promovete sarà realmente un riflesso dell'incarnazione del Verbo, quando una cultura, trasformata e rigenerata dal Vangelo, produce dalla sua propria tradizione espressioni originali di vita, di celebrazione, di pensiero cristiano. Rispettando, presentando e favorendo i propri valori e la ricca eredità culturale del vostro popolo, voi sarete in grado di guidarlo verso una migliore comprensione del mistero di Cristo, che deve essere vissuto nelle nobili, concrete e quotidiane esperienze della vita africana".

La facoltà di teologia, con le sue varie discipline, l'istituto missionario scientifico e l'istituto di catechesi missionaria, canonicamente eretto alcuni mesi or sono, dovranno approfondire, con rigore scientifico, il problema dell'acculturazione del Vangelo e dovranno formare adeguatamente i futuri araldi, che in tutte le nazioni sappiano diffondere ii messaggio di Cristo, senza adulterarlo o svuotarlo, ma portandolo nel cuore stesso della vita e delle tradizioni dei vari popoli, per elevarli a Cristo, via, verità e vita dell'uomo (cfr. Jn 14,6).

Per far questo, occorre prendere con coraggio il largo, verso il mare sconfinato dell'evangelizzazione, sulla barca di Pietro, che è la Chiesa. "Nec... vilis est navis - ci avverte sant'Ambrogio - quae ducitur in altum. Cur enim navis eligitur - si chiede il santo dottore - in qua Christus sedeat, turba doceatur, nisi quia navis Ecclesia est, quae pleno Dominicae crucis velo Sancti Spiritus flatu in hoc bene navigat mundo?" (S. Ambrosii "De Virginitate", 18: PL 16,297).

Affido voi tutti a Maria santissima, la stella dell'evangelizzazione, e nel riconfermarvi il mio plauso, il mio incoraggiamento ed il mio affetto, vi imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

Data: 1980-10-19 Data estesa: Domenica 19 Ottobre 1980.


All'Auditorium della Pontificia Università Urbaniana - Roma

Titolo: All'inaugurazione del nuovo "Auditorium" dell'Urbaniana

Ben volentieri son venuto oggi quassù, al Gianicolo, per un incontro, che riveste le evidenti caratteristiche dell'universalità, attesa la presenza dei Padri Sinodali, convenuti a Roma da ogni parte del mondo al fine di studiare i problemi della famiglia nel nostro tempo.

Tale incontro si svolge significativamente in coincidenza con la Giornata Missionaria Mondiale, istituita con sapiente preveggenza dal mio Predecessore Pio XI, giustamente definito il "Papa delle Missioni", Giornata che mi ha offerto la consolante occasione di consegnare nella Basilica di San Pietro il Crocifisso a numerosi missionari e missionarie, pronti, con tutto l'ardore che la nobilissima causa esige, a recarsi nel campo tuttora vastissimo dell'evangelizzazione.

Salgo su questo Colle ricordando che Paolo VI, il mio grande Predecessore, compi anche lui e proprio in coincidenza con la Giornata Missionaria Mondiale del 1974, durante il Sinodo di quell'anno, con i Padri Sinodali allora presenti, una memorabile visita al Collegio Urbano, tanto antico e tanto glorioso, proprio per sottolinearne la provvidenziale, perenne, insostituibile funzione.

Mi è motivo di particolare gioia trovarmi qui, mentre conservo ancora nell'animo il ricordo della visita compiuta alla sede del Dicastero in Piazza di Spagna lo scorso anno, nel quadro degli incontri, diretti e personali, con i miei più vicini e diretti collaboratori negli Organismi della Curia Romana.

Nel trovarmi in questo nuovo "Auditorium", posso costatare con i miei occhi che si tratta di una costruzione felicemente realizzata, con senso d'arte e criteri di razionale funzionalità. E' una nuova opera che viene ad arricchire, assieme alla Biblioteca recentemente inaugurata ed alla vicina sede dell'ampliato "Foyer Paolo VI", le strutture proprie della Pontificia Università Urbaniana.

Desidero esprimere al Sacro Dicastero missionario ed in particolare al suo solerte Prefetto tutto il mio compiacimento e la mia riconoscenza.

Formulo pertanto l'augurio che anche questo nuovo strumento sia un mezzo davvero valido, di cui la Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ed in particolare la Pontificia Università Urbaniana, sappiano usufruire con opportune iniziative per continuare le nobili tradizioni che la contraddistinguono.

Proprio in questa sede, circondato dai Padri Sinodali, dei quali molti Cardinali e Vescovi provengono dalle sedi dei Continenti ove l'evangelizzazione missionaria tuttora si espande, mi è gradito, con rinnovata fiducia, auspicare che la medesima Congregazione, sospinta dal Mandato che le deriva dalla Sede Apostolica, sappia adottare "con saggezza una opportuna flessibilità delle forme dell'annuncio del Vangelo per rendere non solo comprensibile ma accetto alle popolazioni di ogni cultura il Messaggio Divino".

Data: 1980-10-19 Data estesa: Domenica 19 Ottobre 1980.


In occasione del 50° anniversario dell'incoronazione dell'immagine della Vergine del Cammino

Titolo: Radiomessaggio ai fedeli di Leon

Carissimi fratelli e sorelle, E' per me un motivo di grande soddisfazione essere oggi con voi e unire la mia voce alla vostra, in sintonia di sentimenti e di affetto, per rendere omaggio di amore fedele alla Santissima Vergine, in questo cinquantesimo anniversario dell'incoronazione canonica della sua immagine, immagine che evoca "la pietà" venerata in questo bel santuario, sotto il titolo popolare di "Virgen del Camino". A tutti i carissimi figli di Leon e delle regioni vicine, giunga il mio più cordiale saluto di benedizione nel Signore: Che la pace di Cristo abbia sempre in voi l'ultima parola. Siate riconoscenti. (cfr. Col 3,15).

I miei sentimenti sono dunque di sincero augurio per voi che seguendo i passi dei vostri predecessori nella fede, camminate all'incontro giornaliero con Cristo, nostra pace, portato in queste terre laboriose proprio dalla Vergine. Il popolo di Leon sta vivendo felice questa presenza della Madre e del Figlio nella sua terra, specialmente durante queste giornate di ampio respiro spirituale, condensato nella preghiera, nell'attesa di rinnovare l'offerta generosa e fiduciosa a Colei che acclamate con spontaneo fervore e gratitudine come "Regina e Madre".

So molto bene cosa significa tutto questo e per esso rendo grazie a Dio.

Significa che da questo luogo benedetto, focolare spirituale della famiglia di Leon ed oasi accogliente per i devoti pellegrini, si è diffuso nel tempo e nello spazio e si è acceso nei cuori il mistero dell'amore, che la Vergine del Cammino, tenendolo visibile tra le sue braccia, ha trasformato in realtà fruttuosa e vicina: Cristo nostro Salvatore, Cristo nostro fratello.

La Vergine del Cammino, mostrando e ponendo innanzi ai vostri occhi l'umanità giacente e redentrice del suo divino Figlio, è stata per secoli un vangelo vivente: ha annunciato senza interruzione che le ferite, i dolori e perfino la stessa morte, così come la solitudine, la divisione degli spiriti e dei mali morali non sono per i suoi figli l'ultima parola. Essa vi sta a dire e a testimoniare che la sorte definitiva dell'uomo è Cristo, la Parola incarnata, l'amore fatto perdono, grazia e gioia di Dio in mezzo al suo popolo. Quanti, accanto alla sua immagine, si sono sentiti beati perché, come Lei, "hanno creduto" (cfr. Lc 1,45), avvicinandosi così alle fonti della salvezza! In verità, Ella vi ha manifestato, e voi l'avete esperimentato, "il dono di Dio" (cfr. Jn 4,10), quel desiderio intimo di redenzione che ha inondato l'anima di questa regione spagnola e che esprimete gioiosamente come una supplica anelante indirizzata alla Vergine: "Mostraci Gesù, vivo e glorioso, che è nostra eredità".

Si, Gesù vivo e glorioso, eredità nostra insostituibile: ecco in sintesi il Vangelo perenne della Vergine del Cammino. E' immensamente consolante per me sapere che questo messaggio mariano non è caduto su terra arida, ma ha trovato terreno propizio per radicarsi in un cuore nuovo e in uno spirito nuovo che vi mantiene uniti nella speranza e nell'amore fraterno. Sia un eco vivente di questa solidarietà in Cristo per Maria, la Residenza per minorati che sorgerà all'ombra protettrice di questo santuario, affidata alla Caritas diocesana; niente di meglio che questi fratelli nostri, resi dalla loro esistenza dolorante più simili al Servo di Dio, per rendere attuale e familiare, cioè, ecclesiale, la presenza di Cristo, cammino di verità e di vita, che "ci trasformerà in un corpo glorioso come il suo".

Tutto questo vi ricorda ed a tutto questo vi chiama la Vergine del Cammino, nella sua raffigurazione della "Pietà". E dalla vostra generosità si aspetta anche che vi offriate di proclamare ancora il suo messaggio. Se lo aspetta da tutti, ma in maniera particolare dai sacerdoti, dai religiosi e dalle persone consacrate, che con il loro "fiat" assumono come propria la gioiosa missione di dare la vita per gli uomini, per Cristo parola definitiva ed eredità nostra.

A voi, alle vostre famiglie, agli anziani e ai malati, ai bambini e ai giovani la mia più cordiale benedizione apostolica, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

[Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1980-10-19 Data estesa: Domenica 19 Ottobre 1980.


Alle pontificie università romane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La dimensione pastorale nell'impegno delle università

Signori Cardinali, illustri professori, carissimi alunni! 1. Questo incontro mi colma di gioia. Voi occupate un posto speciale nel mio cuore e nel cuore della Chiesa. Nel guardarvi, mi salgono alle labbra le parole dell'apostolo: "A quanti sono in Roma, amati da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!" (Rm 1,7).

Il mio saluto si rivolge innanzitutto al signor Cardinale Baum, al quale va la mia riconoscenza per le cortesi parole con cui ha voluto presentare questa assemblea, interpretando in modo incisivo i vostri sentimenti di sincera adesione alla cattedra di Pietro. Saluto cordialmente i professori, che onorano con la loro presenza questo incontro di riflessione e di preghiera. E saluto tutti voi, carissimi alunni, che avete voluto raccogliervi con me intorno all'altare di Cristo, all'inizio dell'anno accademico.

Ho vivamente desiderato io stesso questo momento, al quale attribuisco particolare importanza. Ritengo, infatti, molto significativo, all'inizio di un nuovo anno di studio, l'incontro delle comunità distribuite nelle varie università ecclesiastiche di Roma con il proprio Vescovo per una solenne celebrazione eucaristica, in cui si spezza quel pane divino, che può fare dei molti un corpo solo (cfr. 1Co 10,17). La parola di Dio, che abbiamo sentito proclamare poco fa, ci aiuta a penetrare in profondità nel significato di questo avvenimento, consentendoci di misurarne la trascendente portata.


2. "Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,13-14), ha ripetuto Gesù nel Vangelo. Che cosa vuol dire "sale", che cosa vuol dire "luce"? E' chiaro che, con l'aiuto di queste metafore, Gesù ha voluto definire chi siano i suoi discepoli ed indicare quali doti essi debbano possedere. Il binomio "sale-luce" costituisce la sintesi espressiva della missione da lui affidata alla Chiesa e ad ogni suo membro.

Se tale consegna interessa ogni discepolo di Cristo, essa si rivolge in particolare a chi ha il compito di essere animatore della comunità cristiana, perché chiamato a fare da guida ai propri fratelli nella progressiva scoperta dei tesori di verità, offerti all'uomo dalla rivelazione. Come non porre tra tali animatori quanti fanno parte dei centri ecclesiastici universitari, da cui la Chiesa s'attende, secondo le parole del Concilio Vaticano II, che approfondiscano "i vari settori delle scienze sacre, in modo che si abbia una cognizione sempre più piena della rivelazione divina, sia meglio esplorato il patrimonio della sapienza cristiana, trasmesso dalle generazioni passate, sia favorito il dialogo con i fratelli separati e con i non-cristiani, e si risponda ai problemi emergenti dal progresso culturale"? (GE 11).

Riflettiamo, dunque, su ciò che lasciano intravvedere le suggestive immagini, a cui Gesù fa ricorso. Chiediamoci che cosa esse comportino per la vostra specifica situazione. Non è in qualche modo adombrata in esse l'intima natura della comunità accademica, in cui i docenti devono "risplendere" dinanzi ai discepoli per competenza, dottrina, e "condire" al tempo stesso la loro formazione col "sale" della saggezza e della sapienza? A ben riflettere, è qui indicato il principio, in base al quale costruire quella particolare unità spirituale che trae la sua origine dall'amore per la "luce" - cioè per la verità -, e deriva inoltre dalla potenza, dalla solidità, dalla quadratura della testimonianza vissuta che, come "sale", rende credibile l'insegnamento impartito. La vita dell'intera comunità universitaria trova qui il criterio decisivo della sua autenticità.

La parola evangelica svela poi, in prospettiva il futuro verso il quale deve protendersi ogni comunità raccolta nella struttura universitaria: in essa si preparano coloro che saranno, domani, la "luce" ed il "sale" in mezzo ai fratelli; "non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio..." (Mt 5,15). La dimensione pastorale deve essere costantemente dinanzi agli occhi di quanti fanno parte dell'università e deve orientarne efficacemente l'impegno. Quando Cristo dice: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini", (Mt 5,16), addita una particolare responsabilità sia dei discepoli che degli insegnanti: la responsabilità di operare per la gloria del Padre.


3. La nostra riflessione stasera è stimolata ed orientata anche dai suggerimenti contenuti nello splendido brano della prima lettera ai Corinzi, che ci è stato proposto. In esso l'apostolo parla dello "spirito dell'uomo" che "conosce i segreti dell'uomo" e dello "Spirito di Dio" al quale solo si svelano "i segreti di Dio" (cfr. 1Co 2,11).

Sono espressioni dalle quali traspare, innanzitutto, la stima dell'apostolo Paolo per la capacità che ha lo spirito umano di penetrare il proprio mondo interiore e, attraverso questo, anche il mondo circostante. E una stima che porta con sé una consegna precisa: quella di utilizzare saggiamente le risorse della propria intelligenza nello sforzo richiesto per la conquista della "scienza" di cui parla san Paolo. La consegna vale in particolare per voi che, come membri di centri universitari, avete a questo riguardo doveri peculiari, per i quali disponete pure di possibilità e di strumenti, che ad altri sono preclusi.

Proprio quella "scienza" è frutto dell'"insegnamento dello Spirito", e decide di tutta l'autenticità e ricchezza della vostra vita spirituale: in essa si racchiude come la sintesi della "teologia" e della "vita per lo Spirito", concentrata nel mistero pasquale che s'irradia anche sui vostri studi.

Perciò, occorre che affrontiate il lavoro - da docenti o da discenti - con serietà e con senso di responsabilità. Il che significa molte cose: per esempio il buon impiego del tempo, utilizzando, specialmente, le molte possibilità che offre una città come Roma per la ricerca personale, il dialogo culturale, lo scambio di idee, di informazioni, di esperienze a raggio ecclesiale, internazionale e intercontinentale.

Significa pure l'impegno di uno studio approfondito, metodico, organico, sia nei corsi fondamentali, sia in quelli specializzati e specialistici, secondo il programma e le norme della costituzione apostolica "Sapientia Christiana" emanata il 15 aprile 1979 e delle norme applicative che l'accompagnano; documenti molto importanti, alla cui sollecita applicazione sono certo che ognuno vorrà recare il proprio generoso contributo.

Serietà e senso di responsabilità significano ancora l'acquisizione di una reale competenza nelle varie materie, in modo da poter rispondere alle esigenze sia del lavoro scientifico e pastorale, ecumenico, scolastico, missionario, sia a quelle del servizio che siete chiamati a rendere alle Chiese locali e alla Chiesa universale, come è richiesto dalla citata costituzione (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Sapientia Christiana", Prooem., III).

In questa circostanza, intendo richiamare l'attenzione di voi tutti, cari moderatori, professori ed alunni, sulla necessità di coltivare le discipline filosofiche e teologiche, sia in se stesse, sia nella loro connessione con le scienze antropologiche e cosmologiche, sia nei rapporti con le esperienze vive della pastorale, della cultura, del costume, della vita sociale e politica del nostro tempo. Questa è la via per giungere ad annunciare la verità evangelica con forza persuasiva nel confronto tra ragione e fede, con metodo adatto e in dialogo costruttivo con gli uomini del proprio tempo. Questo è il segreto per diventare, a livello culturale e scientifico, ma anche pastorale e catechetico, "sale della terra e luce del mondo".


4. L'apostolo Paolo non parla soltanto dello "Spirito dell'uomo", ma anche dello "Spirito di Dio", a proposito del quale afferma: "Noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato" (cfr. 1Co 2,11-12). Per l'apostolo, la conoscenza della verità non è soltanto frutto dello sforzo umano: essa è anche - e per la verità teologica, è soprattutto - dono dall'alto, che va accolto con umile disponibilità e, diro, in profonda, grata adorazione.

Tale dono, non può essere apprezzato ed accolto dall'"uomo naturale" (1Co 2,14), che reputa "follia" tutto ciò che, nell'interpretazione di sé e del mondo, trascende il metro della sua intelligenza. All'"insegnamento dello Spirito" è aperto invece l'"uomo spirituale", il quale può affermare con l'apostolo: "Noi abbiamo il pensiero di Cristo" (1Co 2,16), un "pensiero" che ha al suo centro, come san Paolo precisa nel medesimo contesto, il mistero "assurdo" della croce (cfr. 1Co 1,17ss; 1Co 2,2).

Perciò nella ricerca teologica acquista importanza fondamentale la preghiera, intesa come pratica di ogni giorno e come spirito di fede e di contemplazione, che deve diventare uno stato abituale della vita dello studioso cristiano. Questo è il punto: la verità del Signore si studia a fronte china; s'insegna e si predica nella espansione dell'anima che la crede, l'ama e ne vive.

Per questo bisogna innalzare spesso la preghiera che traduce la scelta dell'autore del libro della Sapienza: "Implorai e venne in me lo spirito della sapienza. Lo preferii a scettri e troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto...; l'amai più della salute e della bellezza: preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana" (Sg 7,7-8 Sg 7,10).

Tutti i cultori delle scienze sacre e di quelle che vi sono collegate, devono impegnarsi in questa docilità e fedeltà allo Spirito di Dio, come i grandi padri e maestri della Chiesa, tra i quali mi piace ricordare, oggi, sant'Alberto Magno, perché il prossimo 15 novembre ricorre il VII centenario della morte.

In quel giorno mi rechero a Colonia, per onorare questo eminente filosofo e teologo medioevale, che nel suo lavoro scientifico seppe armonizzare la cultura umana e la sapienza cristiana, proprio perché viveva nella preghiera e nella meditazione delle verità eterne per alimentare nel suo cuore la fiamma dell'amore divino. Egli non esitava ad affermare: "Oratione et devotione plus acquiritur quam studio" (S.Thomae I 1,1 Prol.). San Tommaso, suo discepolo, fu anche suo imitatore in questo culto della vita interiore e nella pratica dell'orazione.


5. Ecco gli impegni che vi stanno dinanzi, carissimi docenti ed alunni, nella prospettiva di questo nuovo anno accademico, che inauguriamo stasera nel contesto maestoso di questa Basilica, nella quale sono custodite le spoglie mortali dell'apostolo Pietro. Non è forse necessario che ciascuno si metta in ascolto di quanto gli suggerisce l'eterna parola di Dio? Non c'è ragione forse di rifletterci sopra con animo volenteroso e disponibile, nel desiderio di corrispondere nel miglior modo possibile alle attese dei superiori, dei fratelli, della Chiesa intera? Come Vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale, io sono qui a pregare con voi, per invocare la discesa dello Spirito Santo nelle vostre menti e nei vostri cuori, per chiedere che egli vi inondi con lo splendore della sua luce e vi assista col conforto dei suoi sette doni nel vostro studio e nel vostro apostolato.

Carissimi giovani, conosco la vostra generosità e so di poter fare affidamento sulla vostra capacità d'impegno e sul vostro spirito di sacrificio.

Nel farvi, pertanto, i miei auguri cordiali di un anno scolastico sereno e fruttuoso, vi raccomando: studiate e comportatevi in modo da dar compimento alle aspirazioni del popolo cristiano, che anche nel Sinodo dei Vescovi si sono espresse più volte, e specialmente nelle parole commoventi di madre Teresa di Calcutta, che chiedeva ai padri sinodali di dare alle comunità cristiane dei santi sacerdoti, degli apostoli della verità e dell'amore.

E a voi, docenti e responsabili della vita universitaria, desidero confermare, anche in questa circostanza, l'alto apprezzamento che nutro per il compito da voi svolto nella Chiesa: missione sublime la vostra! Ma anche missione particolarmente delicata e difficile, non solo per gli ardui cammini della ricerca scientifica su cui dovete inoltrarvi, ma anche per la responsabilità formativa nei confronti di tanti giovani che si affidano alla vostra guida. Vi sorregga la fiducia del Papa, che con voi e per voi prega presso l'altare di Dio.

La celebrazione eucaristica, che ci ha riuniti stasera nella contemplazione delle profondità della parola di Dio, consolidi l'intima unione di menti e di cuori, che deve esservi tra gli atenei ecclesiastici di Roma nel corso di tutto l'anno accademico. Pur impegnati in sedi diverse nell'approfondimento di campi distinti della ricerca secondo metodi forse differenti, restate nell'unità che scaturisce dalla verità, che oggi avete ascoltato.

Lo Spirito divino scenda su tutti voi e per la virtù del sangue di Cristo vi renda sapienti cultori della verità e buoni amministratori dei doni di Dio.

"Voi siete la luce del mondo... Voi siete il sale della terra... Risplenda la vostra luce davanti agli uomini".

Amen. Data: 1980-10-21Data estesa: Martedi 21 Ottobre 1980.






GPII 1980 Insegnamenti - Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)