GPII 1980 Insegnamenti - Ai Vescovi della Corea in visita "ad limina"

Ai Vescovi della Corea in visita "ad limina"

Titolo: Il bicentenario dell'evangelizzazione in occasione di grazia e di rinnovamento

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.

1. Nella speciale unità che stiamo sperimentando oggi, il nostro cuore è lieto e il nostro spirito si rallegra. Nello stesso tempo abbiamo un alto senso di ciò che significa essere "in Cristo". Per me personalmente è una gioia particolare dare il benvenuto a voi, Cardinale Kim e agli altri miei fratelli Vescovi, dal momento che nel profondo mistero della collegialità, la divina provvidenza ha riservato sia per voi che per me un legame vitale con la storia della salvezza che si rivela nelle vite di tutto il popolo coreano.

La vostra presenza qui esprime inoltre la vostra consapevolezza del valore inestimabile della comunione ecclesiale. Presso le tombe degli apostoli la vostra presenza diventa un atto pubblico di rendimento di grazie - un solenne inno di lode - per l'azione salvifica di Dio che ha luogo ogni giorno nella Chiesa in tutta la Corea, e che ha toccato le vite di generazioni di vostri antenati. Nella parola del salmo possiamo proclamare insieme: "Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza. Il nostro Dio è un Dio che salva..." (Ps 68,9-20).


2. Realmente l'intera storia dell'evangelizzazione in Corea è ricapitolata in questo momento dinamico - che voi state vivendo oggi - di fedeltà alla predicazione di Pietro e Paolo. La vostra visita consolida questa storia, che risale alla prima menzione del nome di Gesù Cristo nella vostra terra, e specialmente all'impianto carismatico della fede quasi due secoli fa, che ebbe luogo con l'aiuto del laico Yi Sung-hun. Chiamati all'"obbedienza della fede" (Rm 1,5) attraverso l'azione dello Spirito Santo, i vostri antenati diedero un'eroica testimonianza di fede, che raggiunse il suo culmine nella fortezza dei martiri coreani.


3. Quello stesso Spirito Santo è attivo oggi e la grazia di Cristo sta ancora producendo frutti di giustizia e santità di vita. Come non possiamo lodare il nostro Dio salvatore per i segni di vitalità cattolica riscontrati nelle vostre Chiese locali, per il dono della fede e del battesimo costantemente rinnovati per l'edificazione della Chiesa universale. Ricordo ancora con gioia come, nella vigilia di Pasqua di quest'anno, ho avuto personalmente l'occasione di battezzare e confermare un gruppo di coloro che erano stati zelantemente preparati in patria in Corea all'iniziazione cristiana. La Chiesa di Dio che è in mezzo a voi è stata davvero in grado di compiere grandi opere di fede e carità - e tutte nel nome di Gesù stesso.


4. Con fedeltà e perseveranza voi avete perseguito la vostra missione cristiana di servizio, dando una risposta autentica al comandamento di amore di Gesù. Nelle scuole e negli ospedali, attraverso molteplici opere di misericordia e un impegno per la promozione umana, le vostre comunità locali sono state in grado di dare una vera risposta cristiana ai bisogni umani.


5. Sebbene numericamente pochi in proporzione ai vostri fratelli e sorelle, voi avete reso zelantemente un servizio importante nel dare un contributo al bene comune. Nei campi religioso, sociale, culturale, politico ed economico, i cittadini cattolici, individualmente e collettivamente, hanno reso contributi degni e altamente stimati. La Chiesa deve continuare ad esercitare la sua piena sollecitudine per la persona umana, per i diritti di ogni uomo, donna e bambino. E così la Chiesa sarà sempre attenta alla sfida fattale nel campo dei diritti umani, nel quale essa non deve cessare di porre la sua proposta nel contesto della missione che le è propria, che sarà sempre diligentemente interessata alla dimensione etica e umanitaria di ogni questione che tocca l'esistenza umana, riconoscendo che, secondo l'insegnamento di Gesù, giustizia e misericordia sono tra "le prescrizioni più gravi della legge" (Mt 23,23).


6. Allo stesso tempo la Chiesa vuole offrire il suo contributo originale e distintivo - che è il suo più grande contributo: la proclamazione del Vangelo salvifico ed elevante di Gesù Cristo nella sua pienezza. Un aspetto della sua attività - ma uno che è lo speciale ed inalienabile diritto e dovere del laicato - che merita particolare considerazione è l'attività del laicato a favore del rinnovamento dell'intero ordinamento temporale (cfr. AA 7). Ci sono molte sfaccettature di questo grande compito - chiari traguardi da considerare e mezzi specifici da impiegare - e non è possibile trattarli ora. Ma possano i nostri laici cattolici ricordare sempre questo: che essi hanno un ruolo principale nell'indirizzare tutto il creato alla lode di Dio, e di permeare il mondo con lo spirito di Cristo (cfr. LG 36).


7. Nel 1980 voi celebrerete in Corea il bicentenario della vostra evangelizzazione - sarà senza dubbio una occasione di grazia, forza e rinnovamento. Insieme a quel grande anniversario, voi state zelantemente preparando un piano pastorale nazionale per gli anni '80. In questo sforzo coordinato voi avete davvero una provvidenziale opportunità per promuovere vigorosamente l'unità delle vostre Chiese locali. In ogni aspetto della nostra attività ecclesiale, Cristo ci chiama ad essere uno in lui. Perciò tutto ciò che viene fatto per promuovere l'unità dell'episcopato e l'unità del clero contribuirà all'unità del corpo di Cristo e all'efficacia della missione della Chiesa. Possa ogni sezione vitale della Chiesa, ogni gruppo parrocchiale, ogni comunità di religiosi e laici sentire il bisogno di essere uniti nell'accettazione della Parola di Dio e di essere "fedeli all'insegnamento degli apostoli, alla fratellanza, allo spezzare del pane e alle preghiere" (Ac 2,42).

La preparazione di un piano pastorale offre una eccellente opportunità per abbracciare di nuovo e sempre più efficacemente - e con totale priorità - la missione evangelizzatrice della Chiesa. Il fondamento, il centro e l'apice dinamico di questa evangelizzazione è "una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, che mori e resuscito dai morti, la salvezza è offerta a tutti gli uomini, come un dono della grazia e misericordia di Dio" (EN 27). E quale offerta più grande può essere presentata attraverso Gesù Cristo a suo Padre nell'occasione del vostro bicentenario che l'oblazione dell'unità - ciascuno, secondo l'ingiunzione di san Paolo, "uniti nello stesso pensiero e nello stesso intento" (1Co 1,10).


8. Miei cari fratelli: gli ostacoli e le difficoltà che si oppongono al Vangelo e mettono in pericolo la vita e la dignità umana sono molti. Ma abbiamo fede nell'azione di Gesù Cristo. Confidiamo nella sua grazia capace di sostenere.

Degni della vostra speciale affezione e attenzione pastorale sono i vostri seminari e i vostri seminaristi. Attraverso l'aiuto dello Spirito Santo molti giovani prestano ascolto all'invito divino. Per parte nostra assicuriamoci che la loro formazione dottrinale e spirituale sia solida, degna di Cristo che li chiamo ad una fedeltà destinata a durare tutta la vita. Se la loro preparazione dovesse essere difettosa, tutto il resto sarebbe imperfetto. La sola base per la vita sacerdotale è la schietta parola della verità rivelata da Dio. Custodiamo questo tesoro e trasmettiamolo in tutta la sua vitalità attraverso i nostri seminari. E' difficile immaginare una responsabilità che incute più timore che questo incarico che Cristo, il Pastore supremo, ci ha affidato come Vescovi.

Vi chiedo di assicurare tutti i vostri preti, sia diocesani che missionari, del mio amore in Cristo. Mentre essi affrontano i problemi pastorali di ogni giorno, includendo quelli di una società urbanizzata e emigrante, esortateli ad avere fiducia in Cristo e nella sua costante presenza. La loro più grande forza sia sempre nella loro unione col Signore, specialmente attraverso la preghiera e l'eucarestia.

Per tutti i religiosi e le religiose eleviamo costantemente l'ideale di santità e la sapienza della croce. La misura della loro efficacia non è giudicata da misura umana; consiste nella loro capacità di amare Gesù e i fratelli.

Raccomando tutti voi alla grazia salvifica di Cristo nostro Signore, e vi esorto ad essere pieni di fiducia, ad andare avanti nella speranza. Gesù ci sta veramente dicendo: "Noli timere pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare vobis regnum" (Lc 12,32).

I miei saluti cordiali e rispettosi vanno a tutti i vostri fratelli non cristiani con i quali vivete e lavorate, con fraterna stima ed amore. I miei devoti auguri di bene vanno inoltre a tutte le autorità del vostro paese, a tutti i cittadini di buona volontà.


9. In questo momento, i miei pensieri si rivolgono particolarmente ai vostri fratelli e sorelle che vivono nel nord della Corea, specialmente a coloro che hanno sopportato tribolazioni a causa del nome di Gesù e della loro fedeltà a lui.

Possano sapere che essi non sono dimenticati. La Chiesa universale offre loro l'assicurazione delle sue preghiere e della sua inesauribile solidarietà e amore.

Mentre parliamo di loro davanti al mondo, con speranza noi li affidiamo a Dio, che "ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare e pensare" (Ep 3,20).


10. E anche quando noi cerchiamo di adempiere le nostre pesanti responsabilità pastorali noi siamo profondamente convinti che il destino del Popolo di Dio è nel potere della sua grazia, che a sua volta è abbondantemente dispensata dalle mani della sua madre benedetta Maria. Ella ha da lungo tempo presieduto all'evangelizzazione del vostro popolo e continuerà a condurvi tutti verso Cristo Gesù suo Figlio e attraverso lui verso il Padre, al quale, nell'unità dello Spirito Santo, sia lode e rendimento di grazie per sempre.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-10-23 Data estesa: Giovedi 23 Ottobre 1980.


A conclusione della V assemblea generale del Sinodo dei Vescovi - Cappella Sistina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I doveri della famiglia cristiana nella carità e nella verità

Venerabili fratelli.

1. Abbiamo appena ascoltato l'apostolo san Paolo rendere grazie a Dio per la Chiesa di Corinto "perché in lui è stata arricchita di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza" (cfr. 1Co 1,5). Anche noi in questo momento ci sentiamo spinti a ringraziare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo prima di porre termine a questo Sinodo dei Vescovi, per la celebrazione del quale, come membri e come collaboratori, ci siamo riuniti in quel mistero sommo di unità che è proprio della santissima Trinità. Ad essa ci rivolgiamo con sentimenti di gratitudine per aver terminato il Sinodo, eccellente segno di vitalità e momento importante per la vita della Chiesa. Infatti il Sinodo dei Vescovi, istituito da Paolo VI secondo le indicazioni del Concilio, "come rappresentanza di tutto l'episcopato cattolico, significa che tutti i Vescovi in comunione gerarchica sono partecipi alla sollecitudine della Chiesa universale" (CD 5).

Rendiamo, allo stesso tempo, grazie per queste quattro settimane di lavoro.

Durante questo periodo abbiamo sentito i benefici, ancor prima che venissero resi noti gli ultimi elaborati, cioè il messaggio e le "proposizioni": ci è sembrato infatti che la verità e l'amore si rafforzassero nei nostri cuori di giorno in giorno, di settimana in settimana.

Questa crescita va messa in luce e le caratteristiche con le quali si è rivelata vanno segnalate. Da questo appare con quanta rettitudine e sincerità si siano manifestati la libertà e l'impegno responsabile sul tema trattato.

Oggi vogliamo innanzitutto rendere grazie a colui "che vede nel segreto" (Mt 6,4) e che opera come "Dio nascosto", che ha diretto i nostri pensieri, i nostri cuori e le nostre coscienze e ci ha concesso di lavorare nella fraternità e nella gioia spirituale, in modo tale da avvertire appena il lavoro e la fatica.

Eppure è stata grande la fatica, ma non vi siete sottratti ad alcun lavoro.


2. Bisogna anche che ci ringraziamo fra noi. Ma innanzitutto bisogna riconoscere questo: noi tutti dobbiamo attribuire quel progresso, mediante il quale, come in una maturazione graduale, "abbiamo fatto la verità nella carità", alle continue preghiere che tutta la Chiesa, come circondandoci, ha effuso. Questa preghiera è stata fatta per il Sinodo e per le famiglie: per il Sinodo in quanto si riferiva alle famiglie, per le famiglie in quanto hanno dei compiti da svolgere nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Il Sinodo ha beneficiato in modo del tutto singolare di queste orazioni.

Dio è stato invocato con intensa preghiera. Ciò è avvenuto soprattutto il 12 ottobre, quando i coniugi, che rappresentavano le famiglie di tutto il mondo, sono convenuti davanti alla Basilica di san Pietro per celebrare i sacri riti e pregare con noi.

Se dobbiamo ringraziarci a vicenda, dobbiamo ringraziare tanti ignoti benefattori che in tutto il mondo ci hanno aiutato con le loro preghiere, ed hanno offerto a Dio anche le loro sofferenze per questo Sinodo.


3. E' giunto adesso il momento di ringraziare uno ad uno coloro che hanno collaborato alla celebrazione di questo Sinodo: i presidenti, il segretario generale, il relatore generale, i partecipanti in modo particolare, gli esperti, il segretario speciale e i suoi aiutanti, gli uditori, le uditrici, gli addetti agli strumenti di comunicazione sociale, i dicasteri della curia romana e specialmente il comitato per la famiglia, e anche gli altri, cioè gli addetti alla sala, allungando la serie fino agli aiutanti tecnici, ai tipografi e così via.

Noi tutti siamo grati per aver potuto portare a termine questo Sinodo, il quale è una manifestazione singolare di collegiale sollecitudine per la Chiesa, dei Vescovi di tutto il mondo. Siamo grati perché abbiamo potuto comprendere il significato della famiglia, come di fatto è nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, attenti alle molteplici e diverse situazioni in cui si trova, alle tradizioni, proprie delle varie culture, che la riguardano, ai condizionamenti di una vita più evoluta dai quali è sottoposta, e realtà consimili. Siamo grati perché nel pieno rispetto della fede abbiamo potuto scrutare l'eterno progetto di Dio sulla famiglia, che è stato manifestato nel mistero della creazione e contrassegnato nel sangue del Redentore, sposo della Chiesa. Siamo infine grati per aver potuto precisare, secondo il piano divino circa la vita e l'amore, i compiti della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.


4. Il frutto che questo Sinodo 1980 ha già prodotto è contenuto nelle "proposizioni" approvate dall'assemblea. La prima di queste tratta: "La volontà di Dio da conoscere nel cammino del Popolo di Dio. Il senso della fede".

Questo ricco tesoro delle "proposizioni", che sono 43, noi lo riceviamo come frutto particolarmente prezioso dei lavori del Sinodo.

Nel contempo manifestiamo la gioia che la stessa assemblea ha espresso a tutta la Chiesa nel proclamare il messaggio.

La segreteria generale con l'aiuto degli organismi della sede apostolica e delle conferenze episcopali manderà questo messaggio a tutti coloro ai quali è diretto.


5. Quanto il Sinodo 1980 ha studiato con impegno e ha comunicato nelle suddette "proposizioni", fa si che possiamo meglio comprendere i compiti cristiani e apostolici della famiglia nel mondo contemporaneo deducendoli dalla grande ricchezza degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Dobbiamo fare in modo che le indicazioni dottrinali e pastorali di questo Sinodo trovino concreta realizzazione: questa è la via da seguire.

Il Sinodo di quest'anno si collega intimamente con i precedenti Sinodi di cui è la continuazione. - Parliamo dei Sinodi celebrati nel 1971e soprattutto nel 1974 e nel 1977 - che sono serviti e devono ancora servire ad incarnare nella vita il Concilio Vaticano II.

Questi Sinodi fanno si che la Chiesa presenti se stessa in modo autentico come conviene che sia in questo mondo contemporaneo.


6. Tra i lavori di questo Sinodo va attribuita massima importanza all'accurato esame di quei problemi dottrinali e pastorali che lo richiedevano in modo singolare ed al giudizio chiaro dato ai medesimi.

Nella ricchezza degli interventi, delle relazioni, delle conclusioni di questo Sinodo, che si è mosso su due direttrici, come su cardini, la fedeltà cioè al piano di Dio verso la famiglia e la pratica pastorale caratterizzata da un amore misericordioso e dal rispetto dovuto agli uomini considerati nella loro completezza, per quanto concerne il loro "essere" e il loro "vivere" - in tanta ricchezza, dicevamo, motivo per noi di grande ammirazione, ci sono alcune parti, che hanno attirato l'attenzione dei padri in modo particolare. Essi infatti erano coscienti di essere interpreti delle attese e delle speranze di molti coniugi e di molte famiglie.

Tra i lavori di questo Sinodo è molto utile ricordare questi problemi e conoscere l'approfondimento che sui medesimi è stato realizzato con impegno. Si tratta dello studio dottrinale e pastorale di questioni che, anche se non sono state le uniche trattate nelle discussioni del Sinodo, tuttavia hanno avuto particolare rilievo, in quanto di esse si è parlato in modo sincero e libero.

Si crea così quella situazione derivante dalle indicazioni date circa le suddette questioni con chiarezza e vigore dal Sinodo, avendo presente il tipico elemento cristiano secondo il quale il matrimonio e la famiglia vanno visti come doni dell'amore divino.


7. Perciò il Sinodo, parlando del ministero pastorale verso coloro che sono passati ad una nuova unione dopo il divorzio, loda quei coniugi che, pur angustiati da gravi difficoltà, tuttavia hanno testimoniato nella propria vita l'indissolubilità del matrimonio. Nella loro esistenza si coglie infatti una valida testimonianza di fedeltà verso l'amore che ha in Cristo la sua forza e il suo fondamento.

I padri sinodali inoltre, mentre affermano l'indissolubilità del matrimonio e la prassi della Chiesa di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati che contro la norma si sono uniti in un nuovo matrimonio, esortano i pastori e tutta la comunità cristiana perché aiutino questi fratelli e sorelle a non sentirsi separati dalla Chiesa, non solo, ma in virtù del battesimo essi possono e devono partecipare alla vita della Chiesa pregando, ascoltando la parola, assistendo alla celebrazione eucaristica della comunità e promuovendo la carità e la giustizia.

Quantunque non si debba negare che tali persone possano ricevere, se ne ricorrano le condizioni, il sacramento della penitenza e quindi la comunione eucaristica, quando sinceramente abbracciano una forma di vita, che non contrasti con la indissolubilità del matrimonio - cioè quando l'uomo e la donna, che non possono soddisfare l'obbligo della separazione assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi, e quando non c'è motivo di scandalo - tuttavia la privazione della riconciliazione sacramentale con Dio non li distolga dalla perseveranza nella preghiera, dall'esercizio della penitenza e della carità perché possano conseguire la grazia della conversione e della salvezza.

E' bene che la Chiesa pregando per loro e sostenendoli nella fede e nella speranza si dimostri madre misericordiosa.


8. I padri sinodali ben conoscono le gravi difficoltà, che molti coniugi sentono nella loro coscienza circa le leggi morali riguardanti la trasmissione e la difesa della vita umana. Convinti che quel precetto divino porta con sé la promessa e la grazia, i padri sinodali hanno riaffermato apertamente la validità e la sicura verità dell'annunzio profetico, dotato di un significato profondo e di grande rispondenza alle odierne condizioni, contenuto nella lettera enciclica "Humanae Vitae". Il Sinodo ha inoltre sollecitato i teologi ad unire i loro sforzi all'azione del magistero gerarchico, per sempre meglio illustrare i fondamenti biblici e le ragioni personalistiche di questa dottrina, impegnandosi a far si che tutta la dottrina della Chiesa sia sempre meglio compresa da tutti gli uomini di buona volontà. I padri sinodali rivolgendosi a coloro che esercitano il ministero pastorale a beneficio dei coniugi e delle famiglie hanno respinto ogni dicotomia tra la pedagogia, che propone una certa gradualità nel realizzare il piano divino, e la dottrina, proposta dalla Chiesa con tutte le sue conseguenze, nelle quali è racchiuso il comando di vivere secondo la stessa dottrina. Non si tratta di guardare la legge solo come un puro ideale da raggiungere in futuro, ma come un comando di Cristo Signore a superare con impegno le difficoltà.

In realtà non si può accettare "un processo di gradualità", se non nel caso di chi con animo sincero osserva la legge divina e cerca quei beni, che dalla stessa legge sono custoditi e promossi. Perciò la cosiddetta "legge della gradualità" o cammino graduale non può identificarsi con la "gradualità della legge", come se ci fossero vari gradi e varie forme di precetto nella legge divina per uomini e situazioni diverse. Tutti i coniugi sono chiamati, secondo il disegno divino, alla santità nel matrimonio e questa alta vocazione si realizza in quanto la persona umana è in grado di rispondere al comando divino con animo sereno confidando nella grazia divina e nella propria volontà.

Perciò i coniugi che non hanno la stessa sensibilità religiosa non possono accettare passivamente la situazione, ma dovranno impegnarsi, con pazienza e benevolenza, perché si ritrovino nel fedele adempimento dei doveri propri del matrimonio cristiano.


9. I padri sinodali sono pervenuti sia ad una maggiore comprensione delle ricchezze che si trovano nelle varie culture dei popoli sia dei contributi positivi che offre ogni tipo di cultura, per conoscere più a fondo il sublime mistero di Cristo. Hanno inoltre sottolineato che, anche nell'ambito del matrimonio e della famiglia, si apre un vasto campo alla ricerca teologica e pastorale per meglio favorire l'incarnazione del messaggio evangelico nella realtà di ogni popolo e per cogliere in quali modi le consuetudini, le tradizioni, il senso della vita e l'anima di ogni cultura possano armonizzarsi con tutto ciò che può contribuire a mettere in luce la divina rivelazione (cfr. AGD 22).

Questa ricerca porterà i suoi frutti alla famiglia, se essa viene attuata in conformità al principio della comunione della Chiesa universale e dietro l'impulso dei Vescovi locali, uniti fra di loro e con la cattedra del beato Pietro, "che presiede alla carità di tutta la Chiesa" (LG 13).


10. Il Sinodo ha parlato della donna, della sua dignità e della sua vocazione come figlia di Dio, moglie, e madre in modo appropriato e persuasivo, con rispetto e gratitudine. Respingendo tutto ciò che lede la sua dignità umana, il Sinodo ha evidenziato anche la grandezza della dignità della madre. Per questo motivo ha dichiarato che la società deve costituirsi in modo tale che la donna non sia costretta ad un lavoro fuori casa per motivi economici, ma bisogna che la famiglia possa vivere convenientemente anche quando la madre si dedica totalmente ad essa.


11. Se abbiamo ricordato questi problemi e le risposte ad essi date dal Sinodo, non vogliamo tuttavia trascurare le altre questioni trattate. Si tratta di problemi importanti che devono essere illustrati sia sul piano dottrinale che nel ministero pastorale della Chiesa con grande rispetto, amore e comprensione verso gli uomini e le donne, nostri fratelli e nostre sorelle, che guardano alla Chiesa per avere una parola di fede e di speranza.

Questo infatti è emerso da molti interventi in queste settimane di fruttuoso lavoro.

Ci auguriamo che i pastori, sull'esempio del Sinodo e con la stessa attenzione e determinazione, trattino questi problemi come si configurano nella realtà della vita coniugale e familiare affinché tutti "costruiamo la verità nella carità".


12. Vogliamo ora dire come coronamento dei lavori svolti nel corso di queste quattro settimane che nessuno può costruire la carità se non nella verità. Questo principio vale sia per la vita di ogni famiglia che per la vita e l'azione dei pastori che intendono servire realmente la famiglia.


13. Il principale frutto di questa sessione del Sinodo sta nel fatto che i compiti della famiglia cristiana, la cui essenza è la carità, non possono essere realizzati se non vivendo pienamente la verità.

Tutti coloro ai quali, per l'appartenenza alla Chiesa - siano essi laici, sacerdoti, religiosi o religiose - è stato affidato di collaborare a questa azione, non possono realizzare questo se non nella verità.

E' la verità che libera, è la verità che ordina; è la verità che apre la via alla santità e alla giustizia.

Abbiamo constatato, quanto amore di Cristo, quanta carità è offerta a tutti coloro che nella Chiesa e nel mondo formano una famiglia: non solo agli uomini e alle donne riuniti in matrimonio, ma anche ai ragazzi e ragazze, ai giovani, ai vedovi, e agli orfani, agli anziani e a tutti quelli che in qualche modo partecipano alla vita della famiglia.

Per tutti costoro la Chiesa di Cristo vuole essere e proporsi come parte di quella pienezza di vita con cui Paolo parla nella lettera ai Corinzi: "Perché in Cristo siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza" (cfr. 1Co 1,5).

Detto questo, vi annunciamo di aver nominato come aiuto alla segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, tre Vescovi la cui designazione spetta al romano pontefice, in aggiunta ai dodici da voi eletti. Essi sono: - Ladislaus Cardinale Rubin, prefetto della sacra congregazione per le Chiese orientali; - Paolo Tzadua, Arcivescovo di Addis Abeba degli etiopi; - Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano.

Vi auguriamo infine ogni bene nel Signore.

Data: 1980-10-25 Data estesa: Sabato 25 Ottobre 1980.


All'Associazione dei Giornalisti Europei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'unità europea in un orizzonte più vasto

Signore, Signori, E' con gioia del tutto particolare che accolgo i rappresentanti dell'Associazione dei giornalisti Europei in quest'anno dedicato al grande Apostolo e Patrono d'Europa, San Benedetto. Per il vostro XVIII Congresso internazionale, vi siete riuniti in questa città di Roma la cui vocazione europea ha potuto favorire e persino ispirare i lavori della vostra assemblea.

Siete impegnati nella formazione dell'opinione pubblica dei paesi europei, una bella e pesante responsabilità. Siete coscienti delle enormi difficoltà di ordine politico, economico, sociale e soprattutto umano che l'ideale dell'unità europea incontra sul suo cammino. Questo continente comprende un grosso numero di comunità nazionali e potrebbe dunque beneficiare di tutta la ricchezza delle loro culture, nel rispetto di ognuno; ma resta segnato dalle opposizioni e dalle lotte che questi paesi hanno avuto in passato tra di loro, esasperando le loro divergenze politiche, ideologiche o religiose, o volendo ottenere con la forza interessi particolari. così questa lunga storia non facilità coloro che vedono nell'unità europea il mezzo per realizzare la comprensione e la fratellanza dei popoli che la compongono e per contribuire alla pace del mondo.

Si deve riconoscere che, malgrado i grandi passi compiuti, l'aspirazione previdente e generosa di tanti pionieri, uomini e donne che hanno dedicato il loro tempo ed i loro sforzi all'ideale europeo, non si è ancora realizzata. I miei predecessori, dall'epoca di Benedetto XV, non hanno mancato di fornire il loro incoraggiamento e le loro esortazioni, come ha appena ricordato il vostro Presidente che ringrazio vivamente per i suoi alti propositi. Riprendendo ciò che diceva Paolo VI ai direttori dei giornali dei paesi membri della Comunità Economica il 17 aprile 1967, ricordo che la missione del papa non è di offrire la migliore soluzione politica o economica per realizzare l'unione dei popoli europei: "La nostra missione è un'altra: è di ordine morale e spirituale. Ma è proprio alla luce dei principi di ordine superiore che il carattere nefasto delle divisioni fra gli uomini appare in modo evidente. E' alla luce delle esigenze profonde della natura umana e della vita sociale che si manifesta la necessità per gli uomini di riavvicinarsi, di amarsi, di unire gli sforzi per reealizzare finalmente quel mondo umano e fraterno al quale, coscientmente o no, tutti gli uomini e i popoli aspirano" (cfr. Insegnamenti di Paolo VI, V (1967) 739).

E tutto il mondo sa, a questo proposito, che l'Europa può trovare nelle sue tradizioni i valori umani, morali e spirituali che garantiscano il significato dell'esistenza personale, il senso del lavoro, dei rapporti familiari, il rispetto dell'uomo, dei suoi diritti, della sua libertà, del suo destino, la dinamica del perdono e della fratellanza... La Chiesa ha ripetutamente glorificato quest'anno il contributo originale di san Benedetto da Norcia a questa civiltà, al punto che sarebbe superfluo insistervi ancora davanti a voi. Mi auguro almeno che voi sappiate sempre evidenziare i valori spirituali che l'Europa ha tratto dal cristianesimo o sviluppato nella sua sfera, ma che sono il patrimonio della natura umana, di tutti gli uomini di buona volontà. L'Europa deve renderne testimonianza al mondo; senza questi valori, in ogni caso, la sua costruzione sarebbe fragile e, oso dirlo, destinata al fallimento.

Ma è stato molto opportuno che il vostro Congresso abbia studiato, anche con l'aiuto di specialisti, i problemi d'ordine politico, monetario, agricolo, energetico, che esprimono concretamente la solidarietà nelle preoccupazioni della vita quotidiana e che contribuiscono a rendere l'intesa e l'unione reali ed efficaci, in particolare dopo che l'elezione del Parlamento Europeo a suffragio universale e diretto ha fornito nuove possibilità d'orientamento comune.

Sarà vostro compito contribuire a questo progresso, utilizzando i mezzi - a dire il vero molto potenti - che vi sono propri: giornali, radio, televisione; svilupperete in questo modo le conclusioni del vostro Congresso in un modo relativamente facile da capire per il gran numero di uomini e donne coinvolti, ed in particolare i giovani. Il vostro compito in questo campo, come d'altronde in tutti quelli che riguardano i mass media, sarà determinante per la maturazione ed il senso di responsabilità dell'opinione pubblica, se saprete contemporaneamente comunicare i dati reali e proporre le vostre convinzioni sulla realizzazione ideale dell'Europa. Molto recentemente, il 25 settembre, ho avuto l'occasione, davanti ai congressisti dell'Unione Internazionale della Stampa Cattolica di sottolineare i valori della comunicazione: "Ascolto, informazione reciproca, scambio, comunione, partecipazione, impegno al servizio degli altri, in breve, tutto quello che permette agli uomini di conoscersi meglio, apprezzarsi e collaborare" ("L'Osservatore Romano", die 26 sept. 1980).

La vostra attenzione è particolarmente incentrata sulla costruzione attuale dell'unità europea, ma non potete fare a meno di allargare la vostra visione ad un orizzonte più vasto. La vostra speranza, come quella di molti europei, è di vedere tutto questo continente trovare la sua solidarietà e la sua unione in una Comunità di popoli europei che già hanno in comune tante tradizioni culturali e cristiane. E questa speranza trova una prima realizzazione, o piuttosto una prima tappa, nel fatto che nuovi paesi europei accederanno prossimamente a quella Comunità alla quale voi avete appena dedicato i vostri lavori.

La Comunità Economica Europea ha inoltre dei legami economici con circa una sessantina di paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico - penso in particolar modo alla Seconda Convenzione di Lomé -, e questo può apparire come una forma interessante di comprensione e solidarietà verso i paesi del Terzo Mondo.

Bisogna senza dubbio augurarsi che questi legami siano estesi ad altri paesi più sfavoriti, con i quali d'altronde la Comunità ha già cominciato a stabilire accordi d'associazione.

Anche in questo caso, con i vostri mezzi di comunicazione, potete fare molto per far comprendere i valori culturali e spirituali di quei paesi e le loro maggiori esigenze in campo sociale ed economico. La vostra competenza, la vostra lealtà e il vostro spirito di servizio permetteranno di offrire un prezioso contributo anche agli uomini politici che sono incaricati di compiti così complessi. In poche parole, voi avrete contribuito all'edificazione dell'uomo che è in ultima analisi lo scopo del vostro lavoro, dell'uomo i cui diritti sono inseparabili da quelli di Dio.

Mi auguro che la grazia di Dio vi ispiri e vi assista, e prego il Signore di benedire le vostre persone, le vostre famiglie, i vostri colleghi e i vostri cari paesi.

[Traduzione dal francese]

Data: 1980-10-25 Data estesa: Sabato 25 Ottobre 1980.


GPII 1980 Insegnamenti - Ai Vescovi della Corea in visita "ad limina"