GPII 1980 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio di Carpi - Aula Paolo VI - Città del Vaticano (Roma)

Ad un pellegrinaggio di Carpi - Aula Paolo VI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La coerenza della vita cristiana testimonia l'autenticità della fede

Fratelli e sorelle carissimi! 1. Sono sinceramente lieto di incontrarmi oggi con voi, che avete voluto concludere qui a Roma la "grande missione", con la quale avete celebrato il bicentenario di fondazione della vostra diocesi, avvenuta - come è noto - nel 1779 per opera del mio predecessore Pio VI di venerata memoria.

A tutti il mio commosso ringraziamento per la vostra presenza, così carica di entusiasmo e di affetto.

In questo anno di missione avete approfondito e meditato il ruolo e il significato ecclesiologico, che la diocesi assume sia nell'ambito della vita di tutto il Popolo di Dio, sia in quello dell'esperienza del singolo fedele cristiano. "La diocesi - afferma il Concilio Vaticano II - è una porzione del Popolo di Dio, che è affidata alle cure pastorali del Vescovo coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore e per mezzo del Vangelo e della santissima eucaristia unita nello Spirito Santo, costituisca una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente ed agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" (CD 11).

In queste poche righe c'è una profonda presentazione teologica di quella "Chiesa particolare" che è la diocesi, la quale è "porzione" della Chiesa universale: in essa il Vescovo, i sacerdoti, i fedeli, animati tutti dallo Spirito Santo, hanno nel messaggio evangelico la guida basilare per il loro comportamento e nell'eucaristia il cibo spirituale per il cammino ed il pellegrinaggio, che essi compiono insieme in mezzo alle varie vicende del mondo.


2. Il cristiano è colui che "crede in Cristo"; crede cioè che Gesù di Nazaret è il Figlio di Dio incarnato; è il Salvatore dell'uomo; è colui che ha donato tutto se stesso per la nostra autentica liberazione; che è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione (cfr. Rm 4,25). Il primo, fondamentale annuncio del cristianesimo è questo; la prima nostra grande professione di fede è questa. Ecco perché il Vangelo, che di Gesù ci presenta la vita e l'insegnamento, rimane sempre per colui che intende aderire a Cristo il punto costante di riferimento e di orientamento per tutta la vita. E' il Vangelo che deve trasformare la nostra mentalità, le nostre tendenze, le nostre inclinazioni, i nostri desideri. Conservare, alimentare, accrescere, proteggere, manifestare la fede è quindi per il cristiano una costante ed ineliminabile esigenza.

Voi, fratelli e sorelle carissimi, siete venuti a Roma per pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e dei martiri, i quali per rimanere fedeli a Cristo preferirono la morte. Siete venuti, anche, per ricevere dal successore di Pietro incoraggiamento e conforto per la vostra fede, la quale deve esprimersi e realizzarsi spesso in situazioni di particolari difficoltà sia per la diffusione di ideologie che si proclamano o indifferenti o apertamente contrarie a qualsiasi concezione religiosa e, in particolare, cristiana, sia per la crescita continua e preoccupante di comportamenti pratici, in cui dominano l'individualismo, l'egoismo, la ricerca del benessere e del successo terreno a qualsiasi costo.

In tali situazioni, che possono provocare la tentazione dello sconforto, dello scoraggiamento o del cedimento psicologico, voglio esortarvi oggi, ricordando la grande tradizione cristiana dei vostri padri, a riaffermare con coraggio e con impegno la vostra fede; a custodirla nel cuore; a professarla, senza timore e senza debolezza, pubblicamente con la parola, con l'esempio, sempre in radicale coerenza con le esigenze, talvolta dure, della concezione cristiana.

"II fedele - ci avverte sant'Agostino - non creda semplicemente col cuore, mentre per il timore impedisce alle labbra di annunziare ciò che crede. Ci sono dei cristiani che hanno la fede nel cuore..., ma temono di professarla con le labbra, quasi proibiscono alle loro labbra di far risonare ciò che sanno, ciò che hanno dentro... Dicano dunque le labbra ciò che ha il cuore: questo contro il timore.

Abbia il cuore ciò che dicon le labbra: questo contro la simulazione... Le tue labbra siano sempre in sintonia con il tuo cuore" (cfr. S.Augustini "Enarr. in Ps.


39",16: PL 36,444). Per il cristiano la coerenza è la manifestazione più bella dell'autenticità della sua fede! 3. Auspico pertanto che sempre uniti, con filiale affetto e con serena docilità, al vostro Vescovo, formiate una Chiesa particolare, che sia di ammirazione e di esempio a tutto il Popolo di Dio. Voi, Sacerdoti, in leale collaborazione ed obbedienza al vostro pastore e in fraterna comunione fra di voi, cercate di spendere tutte le vostre energie per il bene delle anime. Voi, padri e madri, con la forza del sacramento del matrimonio, siate consapevoli delle vostre delicate responsabilità ed educate i vostri figli all'amore e all'apertura verso gli altri.

Voi, giovani, che sognate la felicita e la trasformazione della società, preparatevi con impegno, nello studio e nella preghiera, ai compiti che la provvidenza vi affiderà sia nell'ambito della Chiesa sia in quello della comunità civile. E voi, carissimi ammalati, che siete segnati nel vostro corpo e nel vostro spirito dalle stigmate della passione di Cristo, offrite a Dio le vostre sofferenze perché la vostra diocesi sia un luminoso centro di vitalità cristiana.

In questo incontro non posso non ricordarvi la straordinaria figura di un figlio della vostra nobile terra: san Bernardino Realino, nato a Carpi nel 1530, e vissuto in tempi non meno facili di quelli odierni. Giovane intelligente e brillante, appassionato della verità, studio storia, filosofia, medicina, diritto civile ed ecclesiastico. Fu podestà, avvocato, pretore, luogotenente generale di Napoli. Proprio in questa città, rispondendo docilmente alla chiamata di Dio, entro nella Compagnia di Gesù e visse per molti anni a Lecce, dove mori, benedetto, amato e venerato da tutti, nel 1616, Nel 1947 fu canonizzato dal mio grande predecessore Pio XII.

Alla luce dell'esperienza spirituale del vostro san Bernardino, voglio rivolgermi a tutti voi, fedeli della diocesi di Carpi, perché ne imitiate le eminenti virtù cristiane; in particolare desidero invitare i giovani ad essere sempre generosi con Gesù anche, e specialmente, quando egli chiama a seguirlo in una vita di totale consacrazione. Spero e prego che il numero dei seminaristi e dei novizi religiosi della vostra diocesi aumenti sempre più perché essa possa avere sempre molti e santi sacerdoti.

Con questi voti, invoco su voi tutti e sui fedeli di Carpi la continua assistenza di Dio, per la materna intercessione della Vergine santissima.

La mia benedizione apostolica vi accompagni sempre.

Data: 1980-11-08 Data estesa: Sabato 8 Novembre 1980.


Ai coltivatori diretti nella giornata del ringraziamento - Basilica vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Approfondire la fede, amare la terra e il lavoro

Carissimi coltivatori e coltivatrici! 1. Ecco giunta sul calendario delle vostre ricorrenze annuali anche la "giornata del ringraziamento", introdotta da oltre venti anni dalla benemerita confederazione nazionale dei coltivatori diretti e celebrata ormai in tutte le diocesi per volontà della Conferenza Episcopale Italiana.

E' una giornata importante e assai significativa, e quest'anno siete venuti da ogni regione d'Italia per celebrarla insieme col vicario di Cristo: vi esprimo la mia profonda riconoscenza per la vostra vibrante assemblea, testimonianza di fede e di fraternità nei comuni ideali e a tutti porgo il mio saluto cordiale e affettuoso. Questo incontro mi allieta e mi conforta! Desidero prima di tutto salutare con stima e deferenza tutti i vostri dirigenti nazionali, provinciali, diocesani, e in modo speciale il presidente uscente, onorevole Paolo Bonomi, che per ben trentasei anni ha guidato la confederazione, con un servizio intenso, appassionato e geniale. Desidero pure esprimere il mio compiacimento e il mio elogio ai tanti collaboratori, e particolarmente ai consiglieri ecclesiastici, che curano con generosa dedizione la parte spirituale della organizzazione.

Ma soprattutto voglio salutare ognuno di voi, carissimi coltivatori e coltivatrici e, per mezzo vostro, tutti i lavoratori dei campi e le loro famiglie: "gente robusta - come disse Paolo VI di venerata memoria - capace, fedele, modesta, generosa delle campagne d'Italia" (Pauli VI "Allocutio", die 27 mart. 1968: "Insegnamenti di Paolo VI", VI [1968] 111). Voi sapete che la Chiesa ha sempre compreso e valutato il vostro lavoro, la vostra fatica, le vostre giuste esigenze. La Chiesa vi ama, vi stima, vi segue e, nelle crisi ideologiche, morali, sociali e politiche che travagliano l'umanità, guarda a voi, coltivatori della terra, con particolare fiducia. Siate dunque oggi i benvenuti nella casa del Padre! Io vi accolgo con le braccia aperte, come ho accolto le moltitudini dei vostri fratelli in Messico, in Polonia, in Irlanda, negli Stati Uniti, in Africa e nel Brasile; e sono lieto di poter ringraziare il Signore con voi e per voi, oggi e sempre, per tutti i benefici che vi ha accordato nell'anno trascorso.


2. Oggi la liturgia ci fa celebrare la memoria della dedicazione della Basilica lateranense, cattedrale della diocesi di Roma e perciò prima cattedrale della Chiesa universale. Il nostro incontro spirituale in questa duplice circostanza della "dedicazione" e del "ringraziamento" si presta a due riflessioni di fondamentale importanza. La prima riguarda il valore della fede cristiana. Il vostro ringraziamento a Dio, evidentemente, nasce dalla fede; e la prima esortazione che desidero rivolgervi è questa appunto: stimate la vostra fede! Mantenete ferma la vostra fede! Oggi vi è bisogno di una fede illuminata, convinta, profonda. Bisogna essere preparati a rispondere in modo adeguato agli interrogativi che la società moderna continuamente, e magari anche violentemente, propone, per non cedere mai all'urto delle diverse e contrastanti mentalità; bisogna aggiornare e sviluppare la propria cultura religiosa. Perciò, specialmente nei periodi di relativa calma dei lavori, frequentate gli incontri formativi nelle vostre parrocchie; meditate la "parola di Dio", in modo particolare nei giorni festivi, così da essere veramente convinti "adoratori di Dio in spirito e verità", come Gesù dice alla Samaritana (cfr. Jn 4,19-24).

Come scriveva san Pietro ai primi cristiani, è necessario stringersi a Cristo, pietra viva, con piena certezza e fiducia, perché "anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo". Immensa è la vostra dignità e responsabilità di cristiani! "Voi infatti, - continua l'apostolo - siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (cfr. 1P 2,4-9).


3. La seconda riflessione riguarda l'atteggiamento di "ringraziamento" che deve distinguere la vita di ogni uomo, di ogni cristiano in particolare. Le parole del salmista devono essere nostre, anche nei momenti dell'affanno e del dolore: "Venite, applaudiamo al Signore / acclamiamo alla roccia della nostra salvezza / accostiamoci a lui per rendergli grazie / a lui acclamiamo con canti di gioia!" (Ps 94,12). San Paolo inculcava nelle sue lettere questo continuo spirito di riconoscenza: "In ogni cosa rendete grazie; questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (1Th 5,18); "Siate ricolmi di Spirito... rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (cfr. Ep 5,18-20). E' un atteggiamento "eucaristico", che vi dona pace e serenità nelle fatiche, vi libera da ogni attaccamento egoistico ed individualistico, vi rende docili alla volontà dell'Altissimo, anche nelle esigenze morali più difficili, vi apre alla solidarietà ed alla carità universale, vi fa capire come è assolutamente necessaria la preghiera, e soprattutto la vita eucaristica mediante la santa messa, l'atto di ringraziamento per eccellenza, per vivere e testimoniare con coerenza la propria fede cristiana. Ringraziare significa credere, amare, donare! E con letizia e generosità! 4. Carissimi! Ecco il messaggio che vi affido in questa giornata del ringraziamento: abbiate fede! abbiate riconoscenza! "Cercate sempre il bene tra di voi e con tutti!" (1Th 5,15). E amate la vostra terra, amate il vostro lavoro! E' l'incoraggiamento che vi voglio lasciare per ultimo. Certamente tutte le arti e i mestieri sono utili e validi, ed ogni lavoro ed impiego deve essere equamente valutato, stimato e rispettato. Ma il lavoro dei campi è essenziale e tutti siamo debitori a coloro che vi si dedicano. Esso esige continuità, industriosità, gusto e stima dei valori tradizionali, accettazione del rischio, amore alla fatica, senso di responsabilità. Continuate ad amare la terra; inculcate tale amore ai giovani che formano le nuove famiglie! E la società intera, per tanti motivi, deve esservi sinceramente riconoscente! Mi piace concludere richiamando alla vostra memoria il quadro famoso, e a voi ben noto, di Jean-François Millet, intitolato "L'Angelus", raffigurante un uomo e una donna che arrestano il loro lavoro nel campo, e si raccolgono in silenziosa invocazione alla Vergine santissima. Mantenete anche voi, coltivatori diretti, nelle vostre famiglie sempre limpida e fiduciosa la devozione a Maria santissima; unitevi a lei nel quotidiano impegno del vostro ringraziamento! A lei vi affido! lei vi protegga tutti e sempre!

Data: 1980-11-09 Data estesa: Domenica 9 Novembre 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Auspici per le comunità di Germania e Giappone

1. La solennità della dedicazione della Basilica lateranense, la cattedrale del Vescovo di Roma, orienta i nostri pensieri ed i nostri cuori nella domenica odierna, verso questo venerato tempio.

Si è soliti chiamare da tempo la Basilica lateranense "madre" delle chiese nella Chiesa romana, perché essa come cattedrale vescovile dei successori di san Pietro, ha materna sollecitudine di tutti gli altri centri di culto della nuova alleanza, di tutte le dimore di Dio con il suo popolo in questa Chiesa apostolica. Come "madre" la venerano anche le chiese delle comunità cattoliche sparse nel mondo, vedendo in essa la Chiesa che "presiede alla carità" (S.Ignatii Antiocheni "Ep. ad Romanos", inscr.) ed il centro "a cui, per l'autorevole sua primazia, è necessario che faccia capo ogni chiesa, cioè i fedeli dovunque essi siano" (S.Irenaei "Adv. Haer.", 3,3,2).

Quando diciamo "madre" abbiamo in mente non tanto l'edificio sacro della Basilica lateranense, quanto l'opera dello Spirito Santo, che in questo edificio si manifesta, fruttificando mediante il ministero del Vescovo di Roma, in tutte le comunità che permangono nell'unità con la Chiesa, cui egli presiede. Quell'unità presenta un carattere quasi familiare, e come nella famiglia c'è la "madre" così anche la venerata cattedrale del Laterano "fa da madre" alle chiese di tutte le comunità del mondo cattolico.


2. I miei pensieri si dirigono anche, nella domenica odierna, verso tutte quelle chiese e comunità, che mi sarà dato di visitare sul territorio tedesco incominciando da Colonia e poi, attraverso Bonn, Osnabrück, Magonza, Fulda, fino al santuario mariano di Altötting e da ultimo a Monaco di Baviera.

Il 700° anniversario della morte di sant'Alberto Magno parla in favore di questa visita, che purtroppo - nonostante il programma di cinque giorni - non permette di giungere a tanti importanti centri della vita ecclesiale, legati con la storia e con la cultura di questa grande nazione.

Ritengo questa visita particolarmente importante anche dal punto di vista ecumenico, tanto più che essa accade nel 450° della famosa "confessio augustana".

Già fin d'ora desidero esprimere gratitudine sia alla conferenza episcopale con il Cardinal Höffner a capo, dalla quale è partita l'iniziativa della visita di quest'anno; sia alle supreme autorità dello Stato, che da parte loro si sono così gentilmente associate a questo invito.

Raccomando alle preghiere di tutti questo servizio importante e responsabile del Vescovo di Roma.


3. Il mio pensiero va ora alla Chiesa che è in Giappone, di cui nello scorso mese di maggio ho avuto la grande gioia di ricevere gli eccellentissimi presuli in visita "ad limina".

Quegli incontri hanno rappresentato uno speciale momento di unità ecclesiale, una celebrazione viva della fede comune, una fraterna ricerca di adeguate risposte che la Chiesa e la società giapponesi attendono.

Con i circa 400.000 e le 16 circoscrizioni ecclesiastiche, la Chiesa cattolica è grandemente apprezzata per il contributo che dà con le sue istituzioni all'affermazione dei valori morali, soprattutto nel campo educativo e culturale oltre che in quello della promozione umana in generale. Sono motivo di speranza il risveglio delle vocazioni e l'impegno crescente dei laici per una testimonianza sempre più autentica del Vangelo perché la buona novella possa essere accolta, con rinnovata generosità, dal popolo giapponese.

A quella Chiesa, a quel popolo tutto - laborioso ed attaccato alle tradizioni, attento e sensibile anche alla dimensione spirituale - va il mio saluto ed il mio augurio benedicente.

Affido questi sentimenti alla preghiera che ora eleviamo alla Madonna, e all'intercessione del martire Paul Miki e ai suoi eroici compagni che sono andati incontro alla morte proclamando i nomi benedetti di Gesù e di Maria.

[Omissis. Segue il messaggio per la "giornata del ringraziamento"; il saluto ad un gruppo di studenti argentini; il ringraziamento per i messaggi augurali del secondo anniversario di pontificato.]

Data: 1980-11-09 Data estesa: Domenica 9 Novembre 1980.


La visita pastorale alla parrocchia lateranense - San Giovanni in Laterano - Roma

Titolo: Voi siete il campo di Dio, voi siete l'edificio di Dio

1. Permettete, cari fratelli e sorelle, che nell'odierna domenica in cui la Chiesa celebra il ricorrente anniversario della dedicazione della Basilica lateranense, io esprima, insieme con voi, la più profonda venerazione al nostro Dio e Signore, che abita in questo venerabile tempio.

Dio è nell'interno della sua Chiesa! Quando il tempio è stato innalzato in questo posto - ed è successo la prima volta ai tempi dell'imperatore Costantino - è stato dedicato a Dio solo.

Infatti si edificano le chiese per dedicarle a Dio, per darle a lui solo come sua particolare proprietà e sua abitazione in mezzo a noi, che siamo il suo popolo. E dai nostri antenati nella fede abbiamo ricevuto la certezza della verità rivelata che Dio vuole dimorare in mezzo a noi. Vuole stare con noi. Di che cos'altro se non di ciò, testimonia la storia dei patriarchi e di Mosè? Di che cos'altro testimonia soprattutto Cristo, Signore e Salvatore nostro, che in modo particolare è, sin dall'inizio, patrono della chiesa in Laterano? 2. Ecco, poco fa abbiamo ascoltato le sue parole pronunciate dinanzi agli abitanti di Gerusalemme e ai pellegrini ivi convenuti per visitare il tempio di Salomone: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere" (Jn 2,19).

Cristo era salito al tempio di Gerusalemme insieme con gli altri e - come abbiamo sentito - egli aveva scacciato fuori la gente che vendeva i buoi, le pecore, le colombe e i cambiavalute seduti al banco. Ed allora dinanzi alla reazione così dura del maestro di Nazaret, dinanzi alle parole che egli aveva pronunciato in tale


"Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". Gli venne posta la domanda: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?" (@Jn 2,18@).

La risposta di Cristo suscito un senso di diffidenza: eppure "questo tempio è stato costruito in quarantasei anni ed egli dice di poterlo far risorgere in tre giorni" (cfr. Jn 2,20).

Soltanto i più vicini a Cristo erano consci che in ciò che egli aveva fatto, si era manifestato il suo "zelo" filiale per la casa del Padre, uno zelo che lo divorava (cfr. Jn 2,17). Ed essi - i suoi discepoli - capirono poi, quando Cristo risorse, che allora cacciando fuori i commercianti dal tempio di Gerusalemme, egli aveva in mente soprattutto "il tempio del suo corpo" (Jn 2,21).

Così dunque nel giorno in cui celebriamo il ricordo ricorrente della dedicazione della Basilica in Laterano, che è madre di tutte le chiese, desideriamo esprimere la massima venerazione a tale "dimora di Dio con noi" (cfr. Ap 21,3), professando che essa raffigura Cristo stesso crocifisso e risorto.

Cristo nostra pasqua: poiché per lui, in lui e con lui abbiamo l'accesso al Padre nello Spirito Santo; per lui, in lui e con lui Dio stesso, nel mistero imperscrutabile della sua vita trinitaria, si avvicina a noi per stare con noi, per abitare in mezzo a noi.


3. In questo modo, io, Vescovo di Roma, desidero nel giorno odierno esprimere la mia venerazione al mistero di questo tempio al quale sono congiunto da due anni, e desidero esprimere questa venerazione insieme con voi, che siete una parte peculiare della Chiesa di Roma. Siete infatti la parrocchia lateranense. Cari fratelli e sorelle! E' una grande e veramente singolare distinzione la vostra! Essa vi impone il dovere di afferrare dapprima in modo particolarmente perspicace e di vivere poi con la necessaria coerenza il mistero del tempio di Dio, che l'odierna liturgia mette così magnificamente in rilievo.

Salutandovi nel modo più cordiale, in occasione della visita che oggi compio alla vostra parrocchia, desidero contemporaneamente salutare con deferenza ed amore tutti coloro che hanno uno speciale legame con questo insigne tempio a motivo delle cariche che ricoprono nella Chiesa di Roma.

Saluto, pertanto, il signor Cardinale vicario che, nella sua qualità di arciprete del capitolo della Basilica, in questa Chiesa ha una presenza particolarmente significativa e stimolante. Saluto, poi, il vice-gerente monsignor Canestri e monsignor Plinio Pascoli, al cui zelo pastorale è affidata la zona della diocesi, cui appartiene questa parrocchia, e saluto altresi i venerandi canonici del capitolo che, unitamente ai beneficiati, animano la vita liturgica della Basilica, partecipando attivamente alle celebrazioni che vi si svolgono.

Colgo volentieri l'occasione per attestare loro il mio apprezzamento, mentre, ringraziando quanti prestano la loro opera nelle sacre congregazioni, presso il vicariato e in altre forme di ministero, mando volentieri un saluto affettuoso ed un augurio cordiale a coloro ai quali la malattia ha impedito di essere qui con noi in questa lieta circostanza.

Un saluto particolarmente caloroso rivolgo, poi, al parroco, don Sergio Vazzoler, che si sta prodigando con generoso slancio per fare della parrocchia, ristrutturata quattro anni or sono in conformità con le direttive conciliari, una comunità viva, che circondi la grande cattedrale, come i figli circondano la madre, perché non resti sola, senza una sua vita pastorale.

Saluto ancora i religiosi e le religiose degli istituti presenti nell'ambito della parrocchia, con un pensiero speciale di riconoscenza per coloro che, in modo diretto, si spendono nelle varie forme di servizio indispensabili per un'ordinata vita liturgica e pastorale.

Il mio saluto si rivolge, infine, ai laici che compongono la corale polifonica, lodevolmente impegnata nell'animazione delle celebrazioni domenicali, ai giovani che si stanno preparando all'importantissimo ministero della catechesi, a quelli che assicurano il servizio all'altare nelle funzioni sacre, ed ai membri del consiglio pastorale, che affiancano con generosa disponibilità il lavoro apostolico del parroco.


4. Cosa vi diro, cari fedeli della parrocchia di san Giovanni in Laterano? Permettetemi di seguire san Paolo e di proporvi una sua parola tratta dalla liturgia odierna: "Voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" (1Co 3,9).

Due paragoni, ognuno dei quali parla in modo tanto espressivo di ciascuno di voi, e nello stesso tempo di tutta la vostra comunità.

Siete... "il campo di Dio", che deve il suo buon raccolto soprattutto all'acqua del battesimo. Qui, presso la Basilica, si trova un fonte battesimale molto antico. E qui, dall'acqua del fonte battesimale lateranense molti di voi sono nati alla vita divina nella grazia di figli adottivi, venendo a far parte di questa comunità parrocchiale. Con quale lode l'odierno salmo responsoriale esalta le "correnti del fiume" che "rallegrano la città di Dio" (Ps 45 [46],5)! E il profeta Ezechiele evoca l'immagine degli alberi che crescono sulla riva del torrente e grazie a ciò portano frutti. Ecco le sue parole: "Lungo il fiume, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicine" (Ez 47,12).

Così anche voi, cari fratelli e sorelle, crescete in virtù della grazia del battesimo e portate i frutti delle opere buone, frutti che devono durare per la vita eterna, se rimanete fedeli a questa grazia del battesimo.

Vi è poi l'altro paragone: voi siete "l'edificio di Dio". Tale immagine esprime la stessa verità circa il nostro legame organico con Cristo, come "fondamento" di tutta la vita spirituale: "Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Co 3,11).

Così scrive l'apostolo Paolo nella prima lettera ai Corinzi, e in seguito pone ai destinatari della sua lettera - ed anche a noi! - la seguente domanda: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi"? (1Co 3,16). Ed aggiunge ancora (sono parole forti, in un certo senso anche severe e minacciose): "Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui" (1Co 3,17). Per concludere poi: "Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi" (1Co 3,17).


5. Ecco il metro con cui vi conviene misurare la vostra vita cristiana: ciascuno di voi individualmente e tutti insieme nel contesto di questa comunità parrocchiale.

E' un metro che deve stimolare il senso di responsabilità di ciascuno, inducendolo ad assumersi generosamente gli impegni che derivano dal suo inserimento, mediante il battesimo, nel corpo mistico di Cristo. Il far parte, poi, di questa parrocchia, non grande ma singolarmente significativa, mentre costituisce per voi tutti un titolo particolare di onore, fonda anche per ciascuno la giustificazione di speciali doveri. La vostra vita cristiana si svolge all'ombra della cattedrale del Papa, nella quale convengono fedeli da ogni parte del mondo, per confermare la loro adesione alla cattedra di Pietro e rinnovare, nell'attiguo battistero, l'impegno delle loro promesse battesimali.

Come non avvertire il richiamo che scaturisce da un simile abituale contatto e dal conseguente, inevitabile confronto? Voi molto potete ricevere dalle testimonianze di fede intensa e di fervorosa devozione, che qui recano pellegrini provenienti da regioni a volte lontanissime, consentendovi di fare quotidianamente l'esperienza diretta della dimensione cattolica della Chiesa. Spetta a voi offrire ad essi un'accoglienza che li metta a loro agio e li faccia sentire, qui nel centro della cattolicità, come "a casa loro". Spetta a voi dar loro l'esempio di una comunità cristiana viva, armoniosamente compaginata nella carità ed aperta ad ogni iniziativa nobile e generosa, una comunità dinamicamente protesa verso gli altri nel desiderio di far parte a tutti della gioia che viene dall'aver scoperto l'amore di Cristo. Spetta a voi soprattutto dimostrarvi, in ogni aspetto della vostra condotta, degni eredi di quei romani, per i quali san Paolo ringraziava Dio, "perché la fama della loro fede si era sparsa in tutto il mondo" (cfr. Rm 1,8).


6. Terminando questa meditazione, rivolgiamo ancora una volta lo sguardo della nostra fede su questo meraviglioso tempio, che oggi celebra l'anniversario della sua dedicazione.

Ed accompagnino il nostro incontro nella comunità della parrocchia lateranense queste solenni e gioiose parole della liturgia odierna: "Io mi sono scelto ed ho santificato questo tempio perché la mia presenza vi resti sempre" (2Co 7,16). Alleluia.

Data: 1980-11-09 Data estesa: Domenica 9 Novembre 1980.


Ai giuristi e ai giudici della corte europea - Sala del Concistoro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Attraverso la commissione e la corte la difesa europea dei diritti umani

Signor presidente, eccellenze, signore e signori.

1. Considero tutta l'importanza di questo incontro con i rappresentanti del movimento internazionale dei giuristi cattolici, ai quali si sono unite alte personalità dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, dell'Unesco, della corte europea dei diritti dell'uomo, del consiglio d'Europa e del corpo diplomatico.

Sono molto felice di accogliervi in occasione del vostro "colloquio romano" organizzato per il trentesimo anniversario della firma della convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Questo anniversario suscita davvero nel nostro cuore una profonda e sincera riconoscenza verso i promotori di questo importante documento, e nello stesso tempo ci stimola a riprendere coscienza di tutto ciò che contiene e soprattutto a verificare coraggiosamente e sinceramente l'applicazione effettiva che se ne è potuto fare.

Il colloquio vi ha permesso di riflettere sui fondamenti dottrinali della convenzione come sulla legislazione che si è sviluppata in questi ultimi trenta anni per difendere la dignità della persona e sostenere i suoi diritti inviolabili. E ora questo incontro con il Papa che si svolge nel segno di una tradizione di fecondo dialogo tra i Papi e le istituzioni europee (cfr. ex gr., "I Papi e l'Europa", Documenti, Torino 1978) e di collaborazione tra la santa Sede e la comunità europea, mi offre l'occasione di ricordare l'interesse e l'impegno della Chiesa per il consolidamento della pace e della giustizia tra i popoli europei.

Bisogna innanzitutto notare che la Chiesa cattolica, nei suoi uomini migliori e soprattutto nei suoi santi, ha offerto un contributo decisivo per lo sviluppo e per l'unità dell'Europa. Lo ricordavo esplicitamente l'8 ottobre, inaugurando la cappella ungherese nelle grotte vaticane: "Dall'opera dei santi è nata una civiltà europea fondata sul Vangelo di Cristo ed è sorto un fermento per un autentico umanesimo, impregnato di valori eterni, tanto che da allora si sviluppo un'opera di promozione civile sotto il segno e nel rispetto del primato dello spirituale. La prospettiva aperta allora dalla fermezza di questi testimoni della fede è sempre attuale e costituisce la via ideale per continuare a costruire un'Europa pacifica, solidale, veramente umana, e per superare le opposizioni e contraddizioni che rischiano di sconvolgere la serenità degli individui e delle nazioni" (cfr. Ioannis Pauli PP. II "Homilia occasione inaugurationis sacelli Hungarici in cryptis Vaticanis habita", die 8 oct. 1980: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", III,2[1980] 803-804) 3. Non ci sono dubbi che alla base dell'Europa degli uomini c'è l'immagine dell'uomo che la rivelazione cristiana ci ha lasciato e che la Chiesa cattolica continua ad annunciare e a servire. Si tratta dell'uomo nella sua piena verità, in tutte le sue dimensioni, dell'uomo concreto, storico, di ogni uomo compreso nel mistero della redenzione, amato da Dio e destinato alla grazia, come ho già lungamente esposto nell'enciclica "Redemptor Hominis" (Ioannis Pauli PP. II RH 13). Questa immagine dell'uomo ha segnato in maniera particolare la cultura europea e sarà sempre per noi il principio fondamentale di ogni umana dignità. E' su questa base che si costruisce l'Europa degli uomini e dei popoli, e non solamente quella del progresso materiale e tecnico.

A quest'opera gigantesca e mai terminata, un contributo di qualità è fornito dalla convenzione europea dei diritti dell'uomo che gli Stati membri del consiglio d'Europa hanno sottoscritto, "animati da uno stesso spirito e possedendo un patrimonio comune di ideali e di tradizioni politiche, di rispetto della libertà e di preminenza del diritto", per riprendere le parole del preambolo. Si è voluto, con questo atto solenne, assicurare la garanzia collettiva dell'esercizio dei diritti enunciati nella dichiarazione universale del 1948, e nello stesso tempo tutti gli europei si sono impegnati a lavorare efficacemente per passare dall'egoismo individuale o nazionalista ad un'autentica solidarietà tra le persone e tra le nazioni.


GPII 1980 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio di Carpi - Aula Paolo VI - Città del Vaticano (Roma)