GPII 1980 Insegnamenti - All'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

All'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Compiacimento per la saggia e matura intesa tra governo e sindacati in Polonia

Desidero oggi davanti a voi qui presenti esprimere la mia gioia per ciò che è stato fatto negli ultimi giorni nella nostra Patria: per questa saggia e matura intesa, alla quale si è giunti tra le autorità e i sindacati nascenti, Sindacati indipendenti, che sulla base della statuto approvato cominciano la loro attività. Desidero anche mandare di cuore una benedizione a queste nuove istituzioni, che raggruppano così enorme numero di miei connazionali, lavoratori, sia manovali che impiegati.

Desidero allo stesso tempo che questa maturità, che negli ultimi mesi ha caratterizzato il modo di agire dei nostri compatrioti, continui ad esserci propria, e che la Polonia continui a trovare supporto in quelle forze dello spirito che, per Cristo, per il Suo Vangelo, per la Sua Croce e per Sua Madre, sono diventate grande patrimonio della nostra Patria. Desidero che voi, qui presenti, trasmettiate questi miei migliori auguri, le mie parole e preghiere a tutti i connazionali nella Patria e anche fuori dalle sue frontiere.

Data: 1980-11-12Data estesa: Mercoledi 12Novembre 1980.


Agli allievi vigili del fuoco - Città del Vaticano (Roma)

Fratelli carissimi! Sono vivamente lieto per questo incontro, che mi dà la possibilità di esprimere il mio cordiale affetto a voi tutti, Allievi delle Scuole Centrali Antincendi, che nello studio e nella disciplina intendete offrire alla società contemporanea il contributo del vostro dinamismo e della vostra giovinezza.

Desidero dirvi, anzitutto, il mio plauso ed il mio apprezzamento per l'impegno, di cui date prova nel prepararvi, con autentica serietà, ai futuri compiti che vi saranno affidati. Cercate di concepire e di realizzare la vostra vita in una visione, animata ed orientata dal messaggio cristiano, cioè non come una manifestazione di egoismo e di individualismo o come esclusiva ricerca di benessere materiale o, peggio, come sopraffazione fisica o psicologica sugli altri, ma come comprensione vigile, dedizione generosa, disponibilità operosa verso tutti, in particolare verso coloro che si trovano nel bisogno o nelle difficoltà.

Sappiate inoltre professare con letizia e con costanza la fede cristiana, ricevuta nel Battesimo e consolidata dall'insegnamento e dagli esempi dei vostri amatissimi genitori e dei sacerdoti, che sono stati i vostri educatori nello spirito: questa vostra fede si manifesti nell'impegno costante con cui adempite ai vostri doveri civili e religiosi; nella continua riflessione sul Vangelo; nella limpida purezza dei vostri atteggiamenti; nella preghiera, che ispiri e sostenga i momenti culminanti della vostra vita quotidiana.

Auspico che siate sempre dei cittadini onesti e laboriosi, di cui possa andar legittimamente fiera la Nazione italiana, e che possiate essere anche voi protagonisti del suo ordinato sviluppo e della sua prosperità pacifica.

Con tali voti invoco su di voi, per la materna intercessione della Vergine Santissima, l'assistenza continua di Dio, mentre a conferma della mia benevolenza vi imparto la propiziatrice Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri familiari, ai vostri Superiori ed al vostro Cappellano Capo.

Data: 1980-11-12Data estesa: Mercoledi 12Novembre 1980.


Ai Vescovi della Bolivia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Servire la verità nei suoi molteplici aspetti

Carissimi fratelli nell'Episcopato, Con profonda gioia vi ricevo oggi, Pastori del Popolo di Dio della Bolivia che siete venuti a Roma per realizzare la vostra visita ad limina apostolorum. Sento vicino a voi tutti i membri delle vostre rispettive comunità ecclesiali e anche a loro si indirizza il mio affettuoso pensiero, assicurandovi che "Non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perchè il Dio del Signore nostro Gesù Cristo... ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" (Ep 1,17).

Questo fraterno incontro del successore di Pietro con Voi, è il momento culminante della vostra venuta a Roma e l'espressione ampliata di quella comunione ecclesiale che si è manifestata già nei colloqui separati con ognuno di voi. Un cammino prezioso per rendere più intimi i vincoli di unione nell'amore ecclesiale che mutuamente ci legano.

Rendo grazie a Dio per tutto questo e per l'occasione di condividere con voi le speranze e i problemi delle vostre diocesi, così come per incoraggiarvi nella vostra generosa consegna alla causa del Signore. Per questo desideravo vedervi, "per comunicarvi alcun dono spirituale, perchè ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi mediante la fede che abbiamo in comune" (Rm 1,11).

Desidero esprimervi anzitutto l'intima soddisfazione che mi produce constatare la salda unione di vedute e di sentimenti che esiste tra i diversi membri dell'Episcopato boliviano, qui moralmente presente nel suo insieme e guidato dal Presidente e vice-presidente della conferenza Episcopale. Vi esorto a mantenere e consolidare questa comunione, premessa indispensabile per un lavoro pastorale efficace e senza tensioni comunitarie debilitanti.

Altro motivo di gioia è per me l'impegno messo dall'episcopato della Bolivia nella promozione di una catechesi adattata alle circostanze concrete del vostro ambiente, seguendo le direttrici tracciate nella "Catechesi Tradendae". Non c'è pertanto bisogno che insista su questo punto, che tanta importanza riveste per ottenere un'evangelizzazione profonda e generalizzata verso la quale la Chiesa Latinoamericana, e in Bolivia in particolare, ha dedicato e dedica così tante generose energie.

Precisamente per dare una risposta valida a questa necessità evangelizzatrice so che vi state occupando con rinnovato interesse della pastorale delle vocazioni native alla vita sacerdotale e alla vita consacrata in genere. Si tratta di un capitolo d'importanza decisiva per l'animazione e il mantenimento nella fede delle comunità ecclesiali. Per questo motivo, tutte le iniziative che intraprenderete per potenziare questo settore della pastorale così fondamentale, contino con la mia più piena approvazione ed il mio più cordiale incoraggiamento.

Per preparare adeguatamente il terreno in cui germineranno le vocazioni, sapete bene come sia imprescindibile curare adeguatamente l'apostolato della famiglia, tema a cui il recente sinodo dei Vescovi ha giustamente consacrato il suo diligente studio. Nelle loro riflessioni e indicazioni potreste trovare ispirazione e nuovo impulso alla pastorale familiare.

Questo lavoro dovrà trovare il suo naturale complemento nello sforzo educativo delle nuove generazioni, perché si consolidino nella conoscenza e nella pratica dei principi cristiani e siano capaci di portarli ulteriormente ai diversi ambienti del tessuto sociale. Le realizzazioni ottenute e il positivo contributo offerto dalla Chiesa boliviana e dalle scuole cattoliche - specialmente dall'Università Cattolica di La Paz - sono una testimonianza eloquente dello spirito che anima la gerarchia e gli altri responsabili, impegnati ad educare nella fede e collaborare al bene della società intera.

Anche se la missione da realizzare è ancora molto ampia e rimangono da raggiungere tanti obiettivi, vedo tuttavia con piacere che la Chiesa in Bolivia non ha dimenticato in nessun momento le iniziative atte a favorire la promozione umana dei settori più bisognosi della popolazione. Vi esorto ad intensificare gli sforzi in tale direzione, con lo sguardo rivolto all'attenzione prioritaria, non esclusiva né escludente, per i poveri, della quale ripetutamente io stesso e i vescovi dell'America Latina ci siamo occupati.

So inoltre che, nell'adempimento del vostro dovere e missione di responsabili e guide della comunità ecclesiale in Bolivia, la vostra voce si è elevata in momenti delicati per la pacifica convivenza nazionale. Fedeli al vostro ministero di Pastori e guidati da una visione cristiana dell'essere umano, coscienti dell'obbligo di servire la verità nelle sue molteplici implicazioni, vi siete pronunciati a favore della "dignità dell'uomo e della libertà del Vangelo".

E' questa una dimensione del vostro magistero, al quale la Chiesa non può rinunciare, come parte indivisibile del suo servizio a Dio e all'uomo.

Cari fratelli: mi intratterrei volentieri con voi su altri temi concreti, ma non possiamo prolungare troppo questo incontro.

Continuate a lavorare con entusiasmo nella porzione ecclesiale che vi è stata affidata. Voglia Dio che il vostro impegno e l'efficace collaborazione dei vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici impegnati e di tante altre persone di buona volontà rendano disponibili, con il favore del padrone della messe che trascende ogni capacità umana, le forze necessarie per un fedele e continuato servizio alla Chiesa e all'uomo fratello. Con la mia preghiera per tutti i figli del vostro caro paese, vi assicuro la mia cordiale benevolenza e vi impartisco la mia affettuosa benedizione.

[Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1980-11-13 Data estesa: Giovedi 13 Novembre 1980.


Al "gruppo democratico" del Parlamento Europeo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario un clima favorevole allo sviluppo della collaborazione

Sono felice di ricevervi durante i vostri giorni di studio a Roma e di avere questo scambio di vedute con voi.

Il tema dei vostri studi è molto importante: l'Europa e il suo sviluppo armonioso. Come sapete, il papato fu presente alla nascita della civiltà europea e contribui alla formazione del suo spirito e delle sue istituzioni. La Chiesa Cattolica e l'Europa hanno percorso insieme un lungo cammino. Per questo, i Papi hanno sempre avuto, in sintonia con la loro specifica missione, un grande interesse nel destino di ogni popolo europeo e dell'Europa nel suo insieme, ed anche nelle sue istituzioni.

Il Parlamento Europeo, dove voi lavorate ed affrontate questioni delicate, è il punto focale degli sforzi per costruire l'Europa. Se le istituzioni devono essere veramente vive, devono continuamente ispirarsi alle coscienze degli individui e dei popoli ed esprimere il loro consenso sui valori basilari della civiltà. La lunga storia del continente, con le sue glorie e le sue ombre, ci insegna che non possiamo costruire un'Europa di ordinata e pacifica cooperazione che non si regga sul fondamento di autentici valori umani presenti negli animi degli europei e nelle loro leggi ed istituzioni. Gettare queste fondamenta presuppone il consenso sul primato della persona ed il riconoscimento, sia teorico che pratico, di tutti i diritti che appartengono all'individuo come essere trascendente.

La sicurezza e la cooperazione in Europa si possono costruire solo su queste basi. La sicurezza basata sugli armamenti ha già fallito in passato dal preservare il continente da guerre fraticide: non ci sono motivi per pensare che avrà più successo in futuro. La falsa sicurezza data dalla presenza di forze armate bilanciate deve essere sostituita dalla solida sicurezza delle leggi, della giustizia e della libertà.

Quando guardiamo all'Europa oggi, vediamo promettenti segni di sviluppo e un desiderio di rinnovamento, ma non possiamo chiudere i nostri occhi davanti alle forze che conducono alla paralisi e alla divisione. Il calo dei matrimoni e delle nascite, i molti modi con cui la vita umana è attaccata, il diffondersi della droga, le manifestazioni di egoismo da parte degli individui, delle famiglie e delle comunità, sono tutti sintomi di uno scetticismo distruttivo e di una mancanza di fiducia nella vita e nel futuro.

Il male deve essere combattuto. Sarà vostro compito come leader di rivitalizzare l'Europa di oggi, proponendo e sostenendo iniziative che promuovano i diritti umani in tutti i loro aspetti, creando un clima favorevole per la cooperazione europea.

Prego che il vostro lavoro fornisca un importante contributo per raggiungere questo risultato. Possa Dio, che scelse di creare l'uomo a sua immagine e somiglianza, ponendolo a capo di tutto il mondo nella sua meraviglia, guidare i vostri sforzi e benedirvi.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1980-11-13 Data estesa: Giovedi 13 Novembre 1980.


Città del vaticano (Roma)

Titolo: Documento della Santa Sede sulla libertà religiosa

1. La Chiesa Cattolica, in ragione della sua missione religiosa di carattere universale, si sente profondamente obbligata ad aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo a far progredire le cause della pace e della giustizia sociale per rendere il mondo sempre più accogliente e più umano. Sono nobili ideali ai quali aspirano ardentemente i popoli, e che sono oggetto della responsabilità particolare dei governi di diversi paesi; nello stesso tempo, a causa dei cambiamenti delle condizioni storiche e sociali, la loro realizzazione ha bisogno, per essere sempre più adeguata, dell'aiuto continuo di nuove riflessioni e di nuove iniziative, che avranno molto più valore, quanto più sfocieranno da un dialogo multilaterale e costruttivo.

Se si riflette sui molteplici fattori che concorrono alla pace e alla giustizia nel mondo, si è colpiti dall'importanza sempre più grande rivestita, sotto questo aspetto, dall'aspirazione ovunque diffusa di vedere assicurata l'uguale dignità di tutti gli uomini e di tutte le donne nel modo di dividere i beni materiali e nel godimento effettivo dei beni spirituali, e degli inalienabili diritti corrispondenti.

Al tema dei diritti dell'uomo, ed in particolare a quello della libertà, la Chiesa Cattolica ha consacrato negli ultimi decenni una riflessione approfondita, stimolata dall'esperienza quotidiana di vita della Chiesa stessa e dei credenti di ogni regione e di ogni ceto sociale. Su questo tema, la Chiesa desidera presentare alle alte autorità dei paesi signatari dell'Atto finale di Helsinki alcune considerazioni particolari per favorire un esame della situazione attuale di questa libertà affinché essa possa efficacemente essere assicurata ovunque. Lo fa cosciente di rispondere all'impegno comune, contenuto nell'Atto finale, di "promuovere ed incoraggiare l'esercizio effettivo delle libertà e dei diritti civili, politici, economici, sociali, culturali ed altri che provengono tutti dalla dignità inerente alla persona umana e che sono essenziali alla sua maturazione libera ed integrale"; essa intende così ispirarsi al criterio che riconosce "l'importanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il cui rispetto è un fattore essenziale della pace, della giustizia e del benessere necessari per assicurare lo sviluppo di relazioni amichevoli e della cooperazione, fra di essi, come fra tutti gli Stati".


2. Si rileva con soddisfazione che, nel corso degli ultimi decenni, la Comunità internazionale, che manifesta un interesse crescente per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ha preso attentamente in considerazione il rispetto della libertà di coscienza e di religione in alcuni documenti fra i quali: a) la Dichiarazione Universale dell'ONU sui diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948 (articolo 18); b) il Patto Internazionale sui diritti Civili e Politici, approvato dalle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966 (articolo 18); c) l'Atto Finale della Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa, firmato il 1° agosto 1975 ("Questioni relative alla sicurezza in Europa, 1a); Dichiarazione sui principi che reggono le relazioni reciproche degli stati membri: VII. Rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ivi compresa la libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di convinzione").

Inoltre, in quest'Atto finale, nel settore della cooperazione relativo ai "contatti fra persone", c'è un paragrafo in virtù del quale gli Stati partecipanti "confermano che i culti religiosi e le istituzioni e organizzazioni religiose, agendo nel quadro costituzionale degli Stati partecipanti, e i loro rappresentanti possono, nell'ambito delle loro attività, avere fra di essi contatti ed incontri, e scambiarsi informazioni".

Questi documenti internazionali riflettono, del resto, la convinzione che si è sempre più manifestata nel mondo con la progressiva evoluzione del problema riguardante i diritti dell'uomo, nella dottrina giuridica e nell'opinione pubblica dei diversi paesi, a tal punto che il principio del rispetto della libertà di coscienza e di religione è oggi riconosciuto, nella sua formula fondamentale, assieme al principio dell'uguaglianza fra i cittadini, nella maggior parte delle Costituzioni degli Stati.

Dall'insieme delle formulazioni che si trovano negli strumenti giuridici, nazionali ed internazionali, menzionati qui sopra, è possibile evidenziare gli elementi che danno alla libertà religiosa un quadro ed una dimensione adatti al suo pieno esercizio.

In primo luogo, appare chiaramente che il punto di partenza per il riconoscimento ed il rispetto di questa libertà è la dignità della persona umana, che sente l'esigenza interiore, indistruttibile, di agire liberamente "secondo gli imperativi della propria coscienza" (cfr. Atto finale della conferenza sulla sicurezza e Cooperazione in Europa, citato più sopra alla lettera c). L'uomo è condotto, basandosi sulle proprie convinzioni, a riconoscere e a seguire una concezione religiosa o metafisica nella quale è implicIta tutta la sua vita, per quel che riguarda le scelte ed i comportamenti fondamentali. Questa riflessione intima, anche se non sfocia in un'affermazione di fede in Dio esplicita e positiva, deve essere rispettata in nome della dignità di coscienza di ognuno, perché il misterioso lavoro di ricerca di ognuno non può essere giudicato dagli altri. così, da un lato, ogni uomo ha il diritto ed il dovere di impegnarsi nella ricerca della verità, e, dall'altro, gli altri uomini sono tenuti a rispettare la libera maturazione spirituale delle persone.

Questa libertà concreta si fonda sulla natura stessa dell'uomo la cui natura è di essere libero, e dimora - secondo le parole della Dichiarazione del Concilio Vaticano II - "anche in coloro che non soddisfano all'obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa, e il suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia" (DH 2).

Un secondo elemento, non meno fondamentale, è costituito dal fatto che la libertà religiosa si esprime con atti che non sono solo interiori né esclusivamente individuali, poiché l'essere umano pensa, agisce e comunica in relazione con gli altri; la "professione" e la "pratica" della fede religiosa si esprimono con una serie di atti visibili, personali o collettivi, privarti o pubblici, che danno nascita ad una comunione con le persone della stessa fede, stabilendo un legame di appartenenza del credente con la comunità religiosa organica; questo legame può avere diversi gradi, diverse intensità, a seconda della natura e dei precetti della fede o convinzione alla quale si aderisce.


3. La Chiesa Cattolica ha sintetizzato il frutto della sua riflessione su questo argomento nella Dichiarazione "Dignitatis Humanae" del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgata il 7 dicembre 1965, documento che ha per il Seggio Apostolico valore di obbligo.

Questa dichiarazione è stata preceduta dall'Enciclica "Pacem in Terris", di Papa Giovanni XXIII, datata 11aprile 1963, che insisteva solennemente sul fatto che "ognuno ha il diritto di onorare Dio seguendo il giusto dettato della propria coscienza".

La stessa Dichiarazione del Concilio Vaticano II è stata ripresa in seguito in diversi documenti di Papa Paolo VI, dal messaggio del Sinodo dei Vescovi del 1974 e, più recentemente, dal messaggio rivolto all'Assemblea dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in occasione della visita papale del 2 ottobre 1979, e che ne richiamava il contenuto essenziale: "A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione" (DH 2).

"Infatti l'esercizio della religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l'essere umano si dirige immediatamente verso Dio: e tali atti da un'autorità meramente umana non possono essere nè condannati, nè proibiti. Pero la stessa natura sociale dell'essere umano esige che egli esprime esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitario" (DH 3).

In quella stessa occasione fu espressa la convinzione che il "il rispetto della dignità della persona umana sembra richiedere che, quando i limiti della libertà religiosa sono discussi o definiti in vista della definizione delle leggi nazionali o delle convenzioni internazionali, le istituzioni che per natura sono al servizio della vita religiosa si schierino da una parte" (Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad Nationum Unitarum Legatos, die 20 Oct. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2[1979] 538).

E questo perché, quando si tratta di dar corpo al contenuto della libertà religiosa, se si omette la partecipazione di coloro che sono i più direttamente interessati e che ne hanno un'esperienza e una responsabilità particolari, si rischia di determinare applicazioni arbitrarie e "di imporre, in un campo così intimo della vita dell'uomo, norme o costrizioni contrarie ai suoi veri bisogni religiosi".


4. Alla luce delle premesse e dei principi indicati qui sopra, la Santa Sede ritiene sia suo diritto e dovere analizzare gli elementi specifici che corrispondono al concetto di "libertà religiosa" e che ne sono l'applicazione, nella misura in cui essi derivino da esigenze di persone o comunità, o nella misura in cui essi siano richiesti per le loro attività concrete. Nell'espressione e nella pratica della libertà religiosa, si rileva infatti la presenza di aspetti individuali e comunitari, privati e pubblici, strettamente legati fra loro, in modo che il godimento della libertà religiosa ingloba dimensioni connesse e complementari: a) Sul piano personale, bisogna tener conto di: - la libertà di aderire o meno ad una determinata fede e alla corrispondente comunità confessionale; - la libertà di compiere, singolarmente o collettivamente, in privato o in pubblico, delle attività di preghiera o di culto, e di avere delle chiese o dei luoghi di culto corrispondenti ai bisogni dei credenti; - la libertà dei genitori di educare i figli secondo le convinzioni religiose che ispirano le loro proprie vite, così come la possibilità di far loro frequentare l'insegnamento catechistico e religioso offerto dalla comunità; - la libertà delle famiglie di scegliere scuole od altri mezzi che assicurino ai figli quest'educazione senza dover subire, direttamente od indirettamente, doveri supplementari che impediscano di fatto questa libertà; - la libertà per le persone di godere dell'assistenza religiosa ovunque si trovino, in particolare nei luoghi pubblici di cura (cliniche ed ospedali), nelle caserme militari e nei servizi obbligatori dello stato, così come nei luoghi di detenzione; - la libertà di non essere costretti, sul piano personale, civico o sociale, a compiere atti contrari alla propria fede, né di ricevere un'educazione, o di aderire a gruppi o associazioni, che hanno principi opposti con le proprie convinzioni religiose; - la libertà di non subire, per motivi di fede religiosa, limiti e discriminazioni rispetto ad altri cittadini, nei diversi aspetti della vita (in tutto quello che riguarda la carriera, lo studio, il lavoro, la professione; partecipazione alle responsabilità civiche e sociali, etc.).

b) Sul piano comunitario, bisogna considerare che le confessioni religiose, riunendo credenti di una determinata fede, esistono ed agiscono come organismi sociali che si strutturano secondo principi dottrinali e fini istituzionali che son loro propri.

La Chiesa come tale, e le comunità confessionali in generale, hanno bisogno, per la loro stessa esistenza e per il proseguimento dei loro scopi, di godere di determinate libertà, fra le quali bisogna in particolare citare: - La libertà di avere una propria gerarchia interna o i corrispondenti ministri liberamente scelti da esse stesse, secondo le loro norme costituzionali; - la libertà per i responsabili delle comunità religiose - in particolare, nella Chiesa Cattolica, per i Vescovi e gli altri superiori ecclesiastici - di esercitare liberamente il proprio ministero, di conferire la sacra ordinazione ai sacerdoti o ai ministri, di nominare alle cariche ecclesiastiche, di comunicare e avere contatti con quelli che aderiscono alla loro fede; - la libertà di avere i propri istituti di formazione religiosa e di studi teologici, nei quali possano essere liberamente accolti i candidati al sacerdozio e alla consacrazione religiosa; - la libertà di ricevere e pubblicare libri religiosi riguardanti la fede ed il culto, e di farne liberamente uso; - La libertà di annunciare e comunicare l'insegnamento della fede, con la parola e la stampa, anche al di fuori dei luoghi culto, e di far conoscere la dottrina morale riguardante le attività umane e l'organizzazione sociale: questo, in conformità con l'impegno contenuto nell'Atto Finale di Helsinki. Di facilitare la diffusione dell'informazione, della cultura e degli scambi di conoscenze ed esperienze nel campo dell'educazione e che corrisponde inoltre, nell'ambito religioso, alla missione evangelizzatrice della Chiesa; - La libertà di utilizzare per lo stesso motivo mezzi di comunicazione sociale (stampa, radio, televisione); - la libertà di compiere attività educative, di beneficienza, di assistenza che permettono di mettere in pratica i precetti religiosi e l'amore verso i fratelli, soprattutto verso quelli che più ne hanno bisogno.

Inoltre: - per tutto quello che riguarda le comunità religiose che, come la Chiesa Cattolica, hanno un'Autorità suprema, che possiede, sul piano universale, come prescrive la loro fede, la responsabilità di assicurare, con il magistero e la giurisdizione, l'unità della comunione che lega tutti i Pastori ed i credenti nella stessa confessione: la libertà d'avere rapporti reciproci di comunicazione fra questa Autorità, i Pastori e le comunità religiose locali, la libertà di diffondere gli atti ed i testi del magistero (encicliche, istruzioni...); - sul piano internazionale: la libertà di scambi di comunicazione, di cooperazione, di solidarietà di carattere religioso, con la possibilità di incontri e di riunioni di carattere multinazionale od universale; - ancora sul piano internazionale, la libertà di scambio fra comunità religiose di informazioni e contributi di carattere teologico e religioso.


5. La libertà di coscienza e di religione, con gli elementi concreti qui sopra indicati, è, come si è detto, un diritto primario ed inalienabile della persona; ben oltre, in quanto riguardante la sfera più intima dell'anima, si può anche dire che essa sorregge la ragione d'essere, intimamente ancorata in ogni persona, delle altre libertà. Naturalmente, tale libertà non può essere esercitata che in modo responsabile, in accordo cioè con i principi etici, e rispettando l'uguaglianza e la giustizia che possono essere rinforzate solo con il dialogo già citato con le istituzioni che, per loro natura, servono la vita religiosa.


6. La Chiesa Cattolica - che non è limitata ad un territorio determinato e non ha frontiere, ma comprende uomini e donne sparsi in tutte le regioni della terra - sa, per multisecolare esperienza, che la soppressione, la violazione o le limitazioni della libertà religiosa hanno provocato sofferenze e amarezze, difficoltà morali e materiali, e che ancora oggi ci sono milioni di persone che ne soffrono; al contrario, il suo riconoscimento, la sua garanzia ed il suo rispetto portano serenità alle persone e la pace alla comunità sociale, e costituiscono un elemento non secondario per rinforzare la coesione morale di un paese, per accrescere il bene comune del popolo e per arricchire in un clima di fiducia la cooperazione fra nazioni.

Inoltre, una sana applicazione della libertà religiosa servirà anche a favorire la formazione di cittadini che, nel pieno riconoscimento dell'ordine morale, "sappiano obbedire alla legittima autorità e siano amanti della genuina libertà, esserei umani cioè che siano capaci di emettere giudizi personali nella luce della verità, di svolgere le proprie attività con senso di responsabilità, e che si impegnano a perseguire tutto ciò che è vero e buono, generosamente disposti a collaborare a tale scopo con gli altri" (DH 8).

La libertà religiosa ben compresa servirà d'altronde ad assicurare l'ordine ed il benessere di ogni paese, di ogni società, poiché tutti gli uomini, quando si sentono protetti nei loro diritti fondamentali, sono più disponibili al lavoro per il bene comune.

Il rispetto del principio della libertà religiosa servirà anche al rafforzamento della pace internazionale che, come si può leggere nel discorso alle Nazioni Unite già citato, è al contrario minacciato dalla violazione dei diritti dell'uomo, in particolare dall'iniqua distribuzione dei beni materiali e dalla violazione dei diritti oggettivi dello spirito, della conoscenza e della creatività umana, ivi compresa la relazione dell'uomo con Dio. Solo il pieno rispetto dei diritti garantito effettivamente a tutti gli uomini può assicurare la pace completa.


7. In questa prospettiva, la santa Sede, con quanto sopra esposto, intende servire la causa della pace, augurandosi che questo contribuisca la miglioramento di un aspetto così importante della vita umana e sociale e, per contraccolpo, della vita internazionale.

C'è bisogno di dire che la Santa Sede non ha alcuna intenzione di mancare di rispetto alle prerogative sovrane degli Stati? Al contrario, la Chiesa prova un profondo interesse per la dignità e per i diritti di ogni nazione, al bene delle quali desidera contribuire e si impegna a contribuire.

La Santa Sede vuole anche invitare alla riflessione affinché le Autorità Civili responsabili dei diversi paesi vedano in quale misura le considerazioni sopra esposte debbano essere oggetto di un serio esame. Se la riflessione può portare ad un miglioramento della situazione attuale, la Santa Sede si dichiara disponibile, con spirito aperto e sincero, ad intavolare a questo scopo un dialogo fruttuoso.

Dal Vaticano, il 1° settembre 1980.

[traduzione dal francese]

Data: 1980-11-14 Data estesa: Venerdi 14 Novembre 1980.


All'assemblea plenaria di "Iustitia et Pax" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Salvaguardare il diritto dei popoli al proprio sviluppo e alla propria identità

Signor Cardinale, cari fratelli e sorelle.

E' normale e benefico che il Papa si riservi regolarmente un momento con ogni dicastero della santa Sede, e specialmente nell'occasione dei momenti forti del loro lavoro, la loro riunione plenaria. Voglio dirvi che sono felice di questo incontro.

1. Nel corso di questa quattordicesima assemblea generale della commissione pontificia "Iustitia et Pax", voi tutti, membri e segretariato, avete riflettuto insieme per meglio prendere coscienza degli importanti problemi che segnano la nostra epoca nei campi dello sviluppo, delle relazioni tra i popoli, dei diritti dell'uomo e della pace. Ciascuno di voi vi ha contribuito a partire dalla sua propria esperienza e del suo proprio impegno. Sono felice del lavoro che avete realizzato e vi ringrazio tutti ed ognuno per ciò che questa assemblea arrecherà alla missione della Chiesa e al ministero pastorale che mi è affidato.


2. Il vostro compito è in effetti un contributo al ministero pastorale della Chiesa, per la Chiesa e, attraverso essa, per tutta l'umanità. La costituzione pastorale "Gaudium et Spes" - che assume un rilievo particolare per la vostra commissione e per tutte le commissioni nazionali "Iustitia et Pax" legate a voi - ha espresso questa idea con forza: "Perciò la Chiesa, che è insieme "società invisibile e comunità spirituale", cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio... così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia" (GS 40, §§ 2et 3).

Si, grazie a questa fede offerta in testimonianza e tradotta in azione concreta, bisogna umanizzare, avendo di mira la piena dimensione della persona, tenendo conto dei valori fondamentali, culturali e religiosi.


3. Questa piena dimensione spirituale è troppo spesso trascurata o assente ai nostri giorni nelle imprese degli uomini e delle nazioni. E' assente nella sua profonda totalità. Essa è assente quando una società si ferma su se stessa e mira a obiettivi di cui solo una parte del popolo beneficia a detrimento degli altri.

Prendendone una coscienza viva e spesso angosciata, molte persone di buona volontà, molti cristiani, e in particolare la vostra commissione non esitano a consacrare la loro attenzione e le loro forze al grande compito dello sviluppo autentico dell'uomo e dei popoli, che appare come una grande sfida. Poiché infatti ogni giorno porta nuovi ostacoli sul cammino dello sviluppo integralmente umano e voi potete enumerarli. Certo abbondano le teorie e gli approcci che prendono in considerazione il progresso dell'uomo, ma in modo spesso parziale, o esse cercano di soddisfare i bisogni materiali a detrimento dei valori culturali e spirituali.

E' in questo contesto che noi possiamo scoprire la nostra vocazione specifica.

Dobbiamo prima di tutto guardare bene in faccia i problemi reali e i mezzi tecnici, scientifici o politici proposti per porre delle soluzioni. Ma il nostro ruolo specifico di cristiani, il ruolo della Chiesa, è di confrontare le possibilità ai criteri dell'uomo, della sua vera natura e del suo destino, della sua vocazione trascendente.


4. Per salvaguardare questo destino, ogni uomo deve poter esercitare la sua libertà, in un clima di equità e senza angoscia. Occorre ricordare che dovrebbe innanzitutto mangiare secondo la sua fame, e su questo punto niente dovrebbe essere trascurato per rendere i nostri contemporanei e i responsabili più coscienti di questo problema primordiale di sussistenza per popolazioni intere che vivono, qui e là, in gravi minacce per il loro nutrimento e la loro salute. Ma bisogna che ogni persona possa vivere con dignità, in una situazione di uguaglianza rispetto agli altri; essa deve essere sicura che la sua vita sarà rispettata così come i suoi diritti inalienabili. La tortura deve essere denunciata e bandita, ma anche il sospetto sistematico che soffoca la libertà dell'uomo e lo paralizza costantemente, impedendogli di essere libero nelle sue scelte fondamentali, nelle sue idee e nella sua fede, anche quando il bene comune non è per nulla minacciato.

Per salvaguardare questo destino dell'uomo, ogni popolo e ogni nazione deve poter liberamente esercitare il suo diritto al mantenimento e allo sviluppo della sua propria identità, del suo patrimonio culturale, del suo avvenire, avendo i mezzi per mantenersi padrone della propria sorte e indipendente. Deve essere capace di sviluppare le sue proprie risorse e di ricevere un compenso adeguato per i prodotti dei suoi sforzi. Deve poter dividere le ricchezze autentiche del suo patrimonio con le altre. In breve, deve poter divenire in realtà un membro a pieno titolo della famiglia delle nazioni.

Enumerando queste condizioni a titolo di esempio, si può dare l'impressione di un ideale utopico che è lontano dall'essere realizzato. Ma, a tempo e fuori tempo, bisogna formare le coscienze ad averne vivo desiderio, bisogna sostenere gli uomini e i popoli che ne domandano la realizzazione per sé e per gli altri; bisogna soprattutto incoraggiare le iniziative positive che vanno in questo senso. Da parte del Papa, la vostra commissione fornisce qui un contributo di valore.


5. La possibilità di realizzare un tale sviluppo darà alle nazioni e al mondo intero quella visione di speranza di cui esse hanno tanto bisogno ai nostri giorni e che dipende, per una parte notevole, dalla volontà politica dei responsabili della sorte dei popoli, una volontà decisa a creare le condizioni necessarie per una società di fraternità e di solidarietà. Tra queste condizioni, una delle più urgenti è la pace.

In questo campo, il mondo ci presenta oggi ancora segni di contraddizione. Certo, si è testimoni di molte iniziative generose che cercano di assicurare la sicurezza e la pace. Ma si vede anche, in senso opposto, tensioni che si accrescono, conflitti che permangono o risorgono, guerre stesse che nascono e si prolungano, con il loro seguito di odi esacerbati, di distruzioni inutili così dannose per l'avvenire, di morti di cui le popolazioni fanno le spese. Si constata d'altra parte che prosegue la spirale della corsa agli armamenti sacrificando reali bisogni sociali e particolarmente dimenticando i bisogni dei poveri.

La volontà politica deve dunque intaccare gli atteggiamenti che sono alla base delle tensioni: l'animosità e l'odio, l'egoismo e la diffidenza, la competizione ingannevole e il proprio cieco interesse. La volontà politica deve lasciarsi guidare dalla verità.

Che mi sia permesso di riferirmi al tema della giornata mondiale della pace: "La verità: forza della pace". Si, è la verità che chiarirà le tenebre dei malintesi e delle spinte di violenza; è la verità che mostrerà il cammino della confidenza e del dialogo; è la verità che renderà possibile il rispetto mutuo e la collaborazione; è la verità che garantirà sola la libertà.


6. La verità sull'uomo, fondamento della pace e condizione dello sviluppo, vi traccia la via da seguire nel vostro lavoro così importante. Essa vi pone al centro dell'opera di evangelizzazione e di promozione umana alla quale la vostra appartenenza alla commissione pontificia "Iustitia et Pax" vi impegna; essa vi mette al centro della missione della Chiesa nel mondo. Perché, aiutando la famiglia umana, voi manifestate e attualizzate il mistero dell'amore di Dio per l'uomo (cfr. GS 45, § 1).

Che il vostro ministero di pace e di giustizia possa sempre essere un ministero di amore, e direi anche di misericordia! A voi tutti, e innanzitutto a lei, caro Cardinale Gantin, a lei, padre Schotte, nelle sue nuove funzioni di segretario, a voi membri della commissione venuti da tutti i continenti, e membri del segretariato, esprimo la mia confidenza, i miei incoraggiamenti, l'assicurazione della mia preghiera, e vi benedico di tutto cuore.

Data: 1980-11-14 Data estesa: Venerdi 14 Novembre 1980.



GPII 1980 Insegnamenti - All'udienza generale - Città del Vaticano (Roma)